Posts written by LauraHeller

view post Posted: 5/10/2016, 15:13 L'uomo di spalle - Fanfictions

Capo Terzo



Entrò nella stanza da letto della sua fidanzata tirando con nervosa rapidità la porta scorrevole. Era stato risistemato tutto a tempo di record. Non c’era traccia dell’incendio provocato da Shiori un paio di settimane prima. Purtroppo, però, il resto non era cambiato e per “resto” intendo il macabro rituale delle rose viola. Stipate in ognuno dei quattro angoli della camera da letto e persino sul letto, quasi fosse un giaciglio funebre. Lei, seduta al centro del futon, reggeva un paio di forbici aguzze. A Masumi parvero le stesse che lo avevano ferito. Non se ne sarebbe stupito: la follia di Shiori non era che un riflesso di una assurda, riprovevole follia collettiva.
Follia di famiglia.
L’imperatore dell’alta finanza, colui che lo aveva pregato di prendersi cura tanto di lei quanto del suo impero, era solo un vile, un mentecatto che aveva costretto la sua stessa nipote a vivere un’esistenza di apparenze e fantasmi, di perfezione ipocrita e di falsità.
Con quale coraggio, ora, minacciava ritorsioni?
Avevo accompagnato Masumi in macchina e attendevo con ansia che egli uscisse: sapevo che voleva portare via Shiori da casa di suo nonno, ma non ero certo che questi avrebbe condisceso. Entrambi nutrivamo seri dubbi in merito.
In effetti, i timori condivisi trovarono rapida conferma: non potevo vederne le sagome, ma le voci del giovane Hayami e dell’imperatore Takamiya giunsero nitide alle mie orecchie.
“Che cosa sei venuto a fare? Questo atteggiamento in casa mia è oltraggioso!” stava dicendo l’anziano “Non ti consentirò di fare nulla fino a che non avrai giurato di sposare mia nipote come stabilito!”
Il mio cuore era in confusione: rabbia e incredulità mi scuotevano da capo a piedi. Avrei voluto aiutare il mio principale, ma non potevo.
“Lei non immagina quanto questo suo atteggiamento abbia arrecato danno a Shiori!” sbottò Masumi, la voce più lontana.
Ne desunsi che era entrato in casa, presumibilmente nel salotto, nonostante le imprecazioni di Takamiya.
Si udì un ciabattare convulso: il vecchio, forse la tata e qualche servitore.
“Non ti lascerò portare via Shiori!”
Ma Masumi non rispondeva neanche.
Lo rividi dopo pochi istanti, la donna in braccio, uno sguardo vuoto da far paura su entrambi i volti.
Quanto può essere gravoso un amore non corrisposto! Io lo sapevo bene, ma, almeno, avevo la fortuna di supportare praticamente le persone cui tenevo. Godevo della loro fiducia.
Il signor Hayami e Shiori, invece, palesavano dolorosa insofferenza, seppur per motivi differenti. La ragazza aveva alcuni petali viola in grembo: la sua visione mi diede nausea repentina. I capelli erano sfatti; il contorno degli occhi segnato da sinistre ombre violacee.
“Andiamo alla clinica di Keyo, Hijiri.” Mi disse Masumi sistemando Shiori sul sedile posteriore.
Io non fui del tutto persuaso di quella decisione: temevo che, folle com’era, ella potesse tirar fuori un coltello e ammazzarci mentre eravamo intenti a fare altro.
Lui mi rassicurò senza aprire bocca.
“Masumi,” disse la Takamiya “andiamo in viaggio di nozze? Ho fatto bene a bruciare quella ragazza.”
Furono di nuovo brividi. E anche la risposta di Masumi mi lasciò di sasso:
“Sì, è bruciato tutto. Ora, però, devi pensare a rimetterti in sesto: la moglie di un manager deve essere in forma.”
“Sì? Devo fare un bambino.” Rispose ingenuamente l’altra. Poi, con un guizzo di follia:
“Non devi farlo mai più, Masumi. Sei stato cattivo con me. Non avrai un’amante. Io non sono come mia madre e mia nonna.”
view post Posted: 5/10/2016, 15:07 Perché non scriverò più di politica... - Allnews
Infatti, caro Rino, mi riferivo all'Italia mafiosa che governa, non certo ai cittadini. Ho conosciuto anche io e ritengo d'essere, modestamente, una cittadina corretta e irreprensibile. Pago le tasse e, addirittura, guadagno meno di quanto mi toccherebbe. Quindi, se dovessimo giudicare da questo gli italiani, gran parte di noi sarebbe in odore di santità!
Tornando al discorso iniziale, voglio specificare il motivo del mio post.
Esso è nato perché, dando uno sguardo distratto ai post della sezione allnews, insieme abbiamo portato avanti una critica spietata a colui che ritenevamo il creatore del Ventennio bis. Dacché Berlusconi è entrato in politica, tutti noi, giustamente certo, abbiamo subito pensato a una sorta di dittatura: la dittatura degli stereotipi borghesi, della ricchezza che tutto può, delle soap opera, degli acquisti a portata di click, della trash tv. Peggio ancora: dei compromessi, del malaffare e di tutto ciò che di negativo un uomo pubblico possa essere capace di fare.
Bene.
Scrivendo quei post, io non avevo capito un cazzo.
Non avevo capito che quei vent'anni stavano preparando qualcosa di peggio, culminato con il boy-scout fiorentino. Ed è una presa per il culo totale, giocata sul botta e risposta dei dati sul rialzo che non c'è. Sul pil che sale. Sul potere d'acquisto che aumenta.
A noi che paghiamo le bollette raccontano le belle favole: c'è il bonus cultura ai diciottenni, l'aumento delle pensioni, la massiccia campagna assunzioni dei proff, il bonus bebè, il ponte sullo Stretto e persino la campagna per la fertilità.
La campagna per la fertilità coi manifesti di Scientology, Rino! Con i neri cattivi e biondi europei che fanno i buoni! Ma di che cazzo di Governo stiamo parlando?
Berlusconi ha solo preparato le mollezze attuali: siamo un popolo che, dieci anni fa, aveva forse qualcosa da dire, ma oggi è completamente indottrinato, muto, asservito.
La storia partigiana è la mia storia, ma hai visto anche tu come è stato trattato il Presidente dell'Anpi quando si parlava di Costituzione?

In tag hai detto che non ti va di urlare. Io sono come te, Rino. Ti comprendo pienamente. Non sopporto chi si impone e chi urla. Ed è per questo che vivo in disparte. L'unica cosa che faccio, attivamente, è spingere mio figlio a lasciare questo Paese orribile e privo di prospettive. Solo questo.
view post Posted: 4/10/2016, 12:07 L'uomo di spalle - Fanfictions

Capo secondo



All’altro capo della città, nel quartiere bene destinato a chi è baciato dalla fortuna per nascita o per ingegno, c’era un altro Hayami. Un Hayami vero, non un fanciullo preso dalle stanze della servitù per diventare, magicamente, Hayami. Ed era, da qualche giorno, un uomo silenzioso, non più sicuro di se stesso.
“Hasakura,” diceva un paio di volte al giorno “chiamami mio figlio.”
E l’anziano servitore, ubbidiente, prendeva il telefono ed eseguiva ordine e telefonata.
Eysuke si sentiva rispondere che il cellulare era occupato o spento. All’inizio, il vecchio Hayami se ne era allarmato non poco:
“Che accidenti stai facendo, Masumi?”
E gli tornavano in mente le sue ultime parole:
“Stammi bene, padre.”
Mitzuki lo aveva rassicurato: suo figlio passava otto ore al giorno in ufficio, come faceva dacché gli aveva lasciato le redini dell’azienda. Sostanzialmente, non era cambiato nulla.
Tranne che per un particolare, certo.
Perché lasciare la villa così d’improvviso? Perché raccomandargli di riguardarsi?
Che cosa c’era in ballo?
“Sei diventato prudente, Masumi.” Disse il vecchio come se l’avesse davanti.
Gli parve che Hasakura, in fondo al salone, borbottasse qualcosa, ma lasciò correre. Allora, Eysuke, che in cuor suo non era convinto della sincerità del collaboratore, prese la cornetta e compose il numero di chi – ne era certo – non gli avrebbe mai negato alcuna risposta. L’unico ad essere sinceramente vicino a Masumi e a lui medesimo.
Fui riluttante. Rispondere a quella chiamata gravava tanto quanto la situazione in sé: mentire non era nella mia natura, soprattutto all’uomo cui dovevo tutto e che mi aveva messo di fianco alla persona più cara che avessi al mondo.
“Signore…” Salutai formale, ma il tono era forzato ed Eysuke troppo intelligente per non capire che qualcosa non quadrava.
“Che accidenti sta succedendo a mio figlio?”
Era andato al dunque: non era nella sua natura tergiversare e lo sapevo.
“Signore?”
“Non osare trattarmi da rincoglionito.” Rimbeccò.
Non era astioso, ma l’ansia riuscivo a percepirla tutta. Ansia legittima, certo. Per quanto, in cuor mio, fossi anche arrabbiato con lui per ciò che stava facendo patire a suo figlio e a Maya, latentemente, provai pena.
“Non era mia intenzione, signore.” Replicai calmo, il tono piano, ma non rassicurante ai suoi orecchi.
“Ebbene?” m’incalzò “Voglio sapere cosa c’è sotto. Perché Masumi se ne è andato? A cosa sta lavorando, Hijiri?”
“Per quanto mi ha detto,” provai a tergiversare “nulla di nuovo.”
Gli parlai di alcuni affari, di una casa discografica nuova, in particolare.
“E La Dèa Scarlatta, allora?” mi chiese Eysuke un poco frastornato dall’enorme mole di informazioni che, di certo, non lo interessavano né voleva.
“L’allestimento è a buon punto.” Risposi “E’ stata la Daito, materialmente, a guidare i passi dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo. Quindi, non comprendo la sua ansia. È ovvio che il capolavoo scomparso sia sempre in cima ai nostri pensieri e alle nostre aspettative. Suo figlio non sta trascurando nulla.”
“Perché, allora, lasciare questa casa?”
“Credo” risposi sincero “sia legato al problema della signorina Shiori: c’è un polo universitario che si occupa di medicina psichiatrica, vicino all’albergo in cui suo figlio alloggia.”
“Lo dici per dire o parli per cognizione di causa?” mi domandò dopo una pausa significativa di silenzio.
Lo rassicurai: non era mia intenzione mentire. Forse, tergiversare, ma mentire, no. Ovviamente, era omessa tutta la parte inerente Maya e le intenzioni del signor Masumi. Quella era custodita nel mio cuore, assieme alla speranza che potessero realmente essere felici.
“Sta bene, allora.” chiosò Eysuke “Abbi cura di raccontarmi ogni stranezza. Qualsiasi cosa ti sembri strana sarai tenuto a riferirmela, siamo intesi?”
Io annuii e chiusi la chiamata dopo opportune rassicurazioni. Masumi, davanti a me, aveva sentito tutto.
“Pensi sospetti qualcosa?”
Alzai le spalle: chi poteva dire cosa intuisse o pensasse anche solo d’intuire Eysuke Hayami? Di certo, era una delle persone più intelligenti che avessi mai conosciuto.
“Se anche gli dicessi la verità,” sorrisi “non mi crederebbe: non è uomo che creda nei sogni d’amore.”
“Vado a casa di Shiori.” Mi annunciò Masumi prendendo la giacca adagiata sulla spalliera della poltrona “E’ arrivato il momento di muoversi.”
“Stia bene, signore.” Risposi, una pregnante euforia nel cuore.
Il pensiero, nel mentre, corse alla piccola Maya.
“Stiamo lavorando anche per te, chibichan.” Mormorai fra me.
view post Posted: 4/10/2016, 12:05 Perché non scriverò più di politica... - Allnews
Perché non scriverò più di politica.

Ieri pomeriggio, parlando informalmente della gestione del forum con la mia founder e coadmin, ho espresso il desiderio di cancellare alcune discussioni di politica dal sito de Le Streghe della Luna. Sul mio blog personale, che sto ripulendo piano, ho anche eliminato la sezione dedicata alla politica. Faccio presente che non sono impazzita né ho deciso di disinteressarmi di ciò che, da sempre, provo a comprendere. Rammento che, negli Anni Ottanta, adolescente, trovavo incomprensibile il linguaggio dei politici. Ebbene, per quanto “difficili”, i loro discorsi, “tradotti” dalla saggezza del babbo, avevano un senso.
Oggi, il senso si è perduto del tutto. A parte l’orrido revisionismo storico, cui ogni parte politica attinge a mani basse col fine preciso di arraffare voti, ogni politicante usa un linguaggio abbordabile, comprensibile, ma logicamente assurdo. Tutti capiscono, ma, per paradosso, non si capisce.
Non si capisce perché un parlamentare debba guadagnare una cifra stellare (il confronto coi Paesi esteri potrebbe essere utile per capire quanto guadagnano coloro che manteniamo lautamente a Roma); non si capisce perché, come nel mio caso, un professore con titoli, abilitazioni e pubblicazioni debba continuamente “dimostrare” e vincere concorsi per avere un cazzo di posto di lavoro; non si capisce perché un operaio di fabbrica debba respirare fumi nocivi (e non solo) fino alla vecchiaia, impedendo a sé di avere una vecchiaia tranquilla e priva di malanni fisici e a tanti giovani di prenderne il posto; non si capisce perché è meglio fare il ponte sullo Stretto di Messina, la zona più sismica d’Italia, piuttosto che mettere in sicurezza il Belpaese; non si capisce perché rispolverare una sorta di legge Acerbi, che tanti scompensi ha portato nel Ventennio; non si capisce perché un crimine efferato possa essere non solo impunito, ma addirittura reiterato!
Ecco. L’incomprensione a livello di contenuti degli Anni Ottanta si è trasformata, oggi, in insensatezza. Ed è per questo che ometto, da oggi, di intavolare discorsi di politica. Mi dispiace di avere avuto, nel corso degli anni, discussioni anche accese con persone che la pensavano in modo diametralmente opposto al mio. Con Fulvia, soprattutto, che ho cercato di contattare per scusarmi del mio assurdo appoggio ad un partito politico che ha tradito gli ideali stessi dei partigiani. Non che sia diventata pentastellata, ma, alla fine della fiera, abbiamo ragione noi cittadini scontenti di tutto e tutti. La politica, ormai, è solo per il malaffare. E’ l’Italia mafiosa, signori. Da qualsiasi angolazione ideologica la si guardi.
view post Posted: 3/10/2016, 21:53 Il tempo dopodomani - Venditori di Almanacchi
Primo giorno di "nebbia", stamane. La stagione promette bene.
view post Posted: 3/10/2016, 16:51 L'uomo di spalle - Fanfictions

L’uomo di spalle



(Liberamente tratto dagli spoiler provenienti dall'altro capo del mondo)



La bottiglia di brandy era aperta: se ne avvertiva il tanfo dolciastro sin dalla finestra.
E la stanza era enorme.
L’uomo era mimetizzato nel buio di una notte che pareva perenne, un bianco e nero beffardo e amaro: solo la luce dello schermo del computer ne evidenziava le fattezze, rendendone plasticamente le spalle larghe, ma ossute.
Era tutto riassunto in quel frangente: l’astenia provocata da molti giorni trascorsi praticamente a digiuno era impressa negli occhi chiari e vuoti. Ad essa si sommava la tensione nervosa, l’amore frustrato, l’ansia per il futuro incerto.
Aveva lasciato la casa di suo padre: “per vivere la mia vita”, aveva detto.
Ma di quale vita poteva trattarsi? Era sempre e comunque nel suo Paese, dove l’esistenza borghese improntata allo sterile apparire costituiva l’essenza stessa del vivere. E, poi, se pensava alla sua fidanzata, il senso del tempo, già amplificato dalla gravezza della situazione, si dilatava spaventosamente. Come se gli fosse divenuto d’improvviso impossibile allungare la mano e prendersi ciò che era suo.
Prese il telefono e, con un deciso scatto del pollice sinistro, inviò una chiamata.
“Dottore, mi dica,” mormorò dopo un poco “che speranze ci sono a che lei possa riprendersi?”
L’altro rispose vago: sciorinò dati e, poi, l’essenziale.
“Non s’ impara facilmente il senso della sconfitta. Non se la vita, dacché si è nati, ha la forma di una vittoria schiacciante sul mondo.”
Masumi, allora, ridacchiò sommessamente: quanto simili erano stati il percorso suo e di Shiori, fino ai vent’anni o su di lì. E per entrambi, una volta conosciuto l’amore, era cambiato tutto. Solo un punto, però, era risultato diverso e decisivo nel loro comune percorso di formazione: Masumi, a differenza di Shiori, aveva conosciuto abbondantemente la sofferenza e l’amore di sua madre, una donna semplice e determinata, aveva fatto sì che riscoprisse, con Maya, la bellezza delle cose semplici.
Shiori, dal canto suo, non solo non conosceva sconfitta o perdita, ma non aveva neppure imparato a distinguere il concetto di amore da quello di semplice possesso. Forse, perché nessuno mai le aveva insegnato ad amare correttamente. Trovarsi davanti un manager di successo, giovane, bellissimo e sensibile, le aveva fatto perdere la testa. Vedersi, d’improvviso, abbandonata, aveva quindi innescato una “crisi esistenziale” senza precedenti. Così devastante da renderla, prima, lucidamente folle, poi, del tutto fuori controllo e autolesionista.
“Shiori non guarirà mai se continua a chiedersi cosa non va in lei. Continua, infatti, a pensare di essere così perfetta da non poter essere rifiutata da nessuno. Men che mai da lei” Disse il medico prima che Masumi, il braccio quasi stanco, chiudesse la chiamata.
La luna, piena e lucente, uscì fuori da una coltre di nubi. Si illuminò, stavolta, il viso di Masumi e, con esso, la parte di lui che, fino a quel momento, era rimasta celata a chi racconta questa storia: era un volto deciso.
“Ti ho detto che voglio riprendere in mano la mia vita.” Mi disse.
Io tenevo in mano un calice pieno a metà.
“L’ha detto.”
“Ritengo sia giunto il momento di farlo.” riprese “E non lascerò nulla di intentato. Lo faccio per Maya e per me, ma anche per Shiori.”

CONTINUA!...

view post Posted: 3/10/2016, 16:03 Varie: Glass No Kamen - Curiosità e Notizie Utili
Pare che qualcosa, del volume 50, si muova. Il sito, ovviamente, è in giapponese, ma è possibile fare una traduzione estemporanea! A me è venuta in mente un'idea per una nuova ff. :wub:

http://polymera11.blog55.fc2.com/blog-entry-1420.html
view post Posted: 3/10/2016, 15:34 Razionalismo e irrazionalità - Filosofia, storia, religione
A dispetto del titolo, non intendo affermare nulla di filosofico. La mia è "filosofia" da asporto o da passeggio, se si preferisce. Un po' come Diogene, vado in giro vestita della mia fragile botte gridando alle insidie della modernità.
Bellissimo pensare, attraverso il mezzo web, di poter raggiungere ogni anfratto del nostro vasto mondo. Ogni persona non è più anonima. Gode di uno spazio suo, in un tripudio di suoni, parole, immagini.
E' frastornante.
Razionalmente, quindi, ci si accorge di come tutto ciò sia meraviglioso e amplifichi a dismisura le possibilità un tempo legate alla rapidità dei piccioni viaggiatori.
C'è, però, il risvolto della medaglia: il lato oscuro non della luna, che è uno "scoglio" infimo del sistema solare, ma dell'universo web.
E' la perdita di vista di ciò che conta. E' lo stato confusionale in cui la mente versa dovendo dividersi tra un profilo e una telefonata, un nickname e il nickname del figlio. Oggi, tutto si fa on line. Persino il registro di scuola, ormai, prevede nickname, password e diavolerie annesse. Non c'è niente che consenta di difendersi a una persona che, come me, è nata tra due epoche sostanzialmente differenti.
Bisogna abituarsi o soccombere a questo eccesso di scienza che turba, che disturba, che sottrae tempo al tempo. Annulla lo spazio e uccide il tempo.
Da tempo, complici le mie situazioni personali, vivo cercando di staccarmi da ciò che conta relativamente.
Ho capito che, in qualche modo, sto meglio e mi sforzo di soffocare l'istinto di sbirciare sulla casella di posta. Ho iniziato cancellando un inutile account fb. Ho rifiutato di comprare un cellulare a mio figlio (ne condividiamo uno in due). Respiro di più. E meglio. E ho capito me stessa: non riesco a vivere la mia vita tra un milione di costrizioni. Voglio respirare ed essere libera di gestire i rapporti come credo, indipendentemente dalla dura legge del web.
Mi scuso per le parole confuse. Suppongo, da aspirante filosofa quale mi professo, che ci si aspetti un discorso altamente speculativo.
Ma è quanto, ad oggi, penso e volevo condividerlo con voi.
Grazie.
Laura.
view post Posted: 21/12/2015, 20:23 Star Wars - Episode VII - Il risveglio della forza - CINETECA, Televisione, Teatro, Fumetti, I nostri VIDEO!
Vale la pena! E' pazzesco che uno della nostra generazione non abbia mai visto Star Wars, ma, in effetti, non è impossibile! Forza, Barbara, ce la farai. Ne vale la pena. L'episodio IV è stato il primo film che ho visto al cine. Non avevo neppure cinque anni, ma qualche flash l'ho ancora! E' bastato per innamorarmene senza appello! :wub:
view post Posted: 20/12/2015, 22:03 FATTA L’ITALIA, RESTA DA FARE GLI ITALIANI… - La Società vista da noi
Rinooooo! Bentornato, mio caro! :wub:
L'Italia non è mai stata una, ma non è l'unica, in Europa, a vivere questo senso di disagio. A ciò si aggiunga la situazione in cui versa da sempre: corruzione, delinquenza, intolleranza generalizzata verso il diverso, scarsa cultura di base. Io non vedo la luce, francamente. Essere ottimista mi è impossibile. Ma spero, ovviamente, di sbagliarmi.
view post Posted: 20/12/2015, 21:47 Star Wars - Episode VII - Il risveglio della forza - CINETECA, Televisione, Teatro, Fumetti, I nostri VIDEO!
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Visto qualche giorno fa e subito me ne sono innamorata!
Questo Star Wars è in assoluto l'episodio che meglio raccoglie l'eredità della trilogia classica, cancellando il marchio d'infamia dei film intermedi, quelli che narrano le vicende drammatiche di Anakin Skywalker.
Si riprende, così, dai figlioli dei nostri personaggi preferiti.
C'è Kyloren, il figlio di Han e Leya, concepito fuori dal matrimonio. Rapporto particolare, quello tra i nostri due "anziani" innamorati storici: non convivono e, anzi, sembrano separati. Ma, per qualche oscuro motivo, il frutto del loro amore è passato al lato oscuro e, facendo il verso al più celebre nonno, ha optato per una maschera nera.
Il giovane Solo pare combattuto tra la luce e l'ombra ma, considerato quel che fa alla fine, l'ombra è decisamente qualcosa di più che una semplice inclinazione. Egli compie ciò che ai suoi predecessori è stato negato dalla coscienza.
Kyloren, dunque, non ha coscienza?
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Una cosa è certa: è un personaggio piuttosto "brutto", di cui ancora non si comprendono molte cose. In tal senso, Star Wars VII è tornato a percorrere le orme dell'episodio IV, dove, diciamocelo, tante cose erano state sapientemente lasciate in sospeso per poi essere spiegate nei due film successivi (The Empire Strikes Back e The Return of jedi).
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Poi c'è Rei.
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Rei senza cognome, ma che gli spoiler (e la spada laser di Luke) hanno preventivamente sbugiardato. Rei Skywalker, dunque, è la legittima erede dell'ultimo dei jedi, misteriosamente scomparso e ricercato - per essere ucciso, naturalmente - dagli eredi dell'Impero galattico, ora appellato Primo Ordine e "dominato" da un losco e imprecisato "figuro".
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Rei, che incontrerà suo padre solo alla fine dell'episodio, è stata sottratta alla famiglia nella più tenera età.
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Il motivo, ovviamente, non è chiaro. Fa la mercante di rottami ed è sola. Vive in un pianeta del tutto simile a Tatoinne e sa guidare ogni tipo di nave spaziale, persino il Millennium Falcon. L'incontro con Han Solo farebbe supporre che è figlia sua, ma, in verità, non è così.
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Dall'ammutinamento di una guardia di bianco vestita, scopriamo che l'esercito del Primo Ordine non è più composto dei cloni di Jango Fett, ma da "schiavi" (?) sottratti alle loro famiglie dalla più tenera età. Finn è decisamente il personaggio meglio riuscito di questo episodio e richiama un po' il vecchio Han, un po' sbruffone un po' coraggioso. Spero abbia una storia d'amore con Rei... :wub: Per ora, si parla solo di grande amicizia...FinnHS-Fathead
Star-Wars-countdown--Boyega-Clone-Trooper
P.S. Dimenticavo...l'albero genealogico sopra postato è stato clamorosamente smentito dall'episodio in questione...Come andrà a finire???
10564 replies since 27/8/2008