Com'è cambiata la scuola...

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view post Posted on 7/10/2016, 19:44
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Molto cambiata.
Non esporrò solo il mio punto di vista di docente. Parlerò coi ricordi miei di ragazza e, infine, getterò un ponte tra l'idea di didattica professata da chi mi ha preceduto e quella attuale.

Mi ricordo di una ragazza con una montagna di libri stretta nella cinghietta rossa. Negli ultimi anni del liceo, i libri stavano nello zainetto; il dizionario di greco o latino portato rigorosamente a mano. Le ore di scuola erano cinque, dal lunedì al sabato: al triennio, il prof di filosofia, che aveva sempre le ultime ore, ci teneva fino alle due. Noi prendevamo copiosi appunti: appunti che, per inciso, uso ancora perché quel prof era un luminare e aveva studiato a Roma con Berlinguer. Mica bruscolini.
I quaderni di allora non si buttano via. I quaderni di allora sono cimeli di saggezza, scritti direttamente con la grafia bella e in bella copia. Ci sono i disegni, di fianco alle frasi: ora un tempio greco, ora il profilo di Aristotele, ora il volto accigliato di Giordano Bruno incappucciato.
Bastava che il professore di turno iniziasse a parlare per avere totale silenzio in classe: non perché fossimo servi, ma perché, pur annoiandosi in tanti, si aveva la consapevolezza di imparare solo ascoltando.
"Laura scrive come parla" disse una volta il mio prof di lettere a mio padre.
Era un complimento.
Lui, nella mia capacità di scrivere, ci credeva sul serio. Ma ne fece una malattia quando gli dissi che non avrei seguito il mio sogno per cercare un lavoro concreto.
"Non è il tuo mestiere. Devi fare ciò per cui sei nata."
Rammento che mi trattò male per molti anni e, incontrandomi, recriminava come a volte gli anziani fanno per quel sogno non mantenuto.
Partimmo, in quarta ginnasio, in 32. Ci diplomammo in 13. Laureati sette.
Con lode, una.
Io.
Ingegneri: quattro.
Ricercatori: due.
Nessuno, all'epoca, recriminava all'indirizzo di una scuola poco democratica solo perché selettiva. Io ringrazio quella selettività perché mi ha dato la consapevolezza di ciò che sapevo fare, ma anche dei miei limiti: non potevo optare per matematica o facoltà di indirizzo scientifico.

Oggi.
Il caos totale.
Ragazzi fuori controllo e incapaci di seguire un modello comportamentale "consono" all'ambiente.
La colpa, ovviamente, è del docente che non sa tenere la classe.
Gli appunti.
Non se ne prendono più perché il professore parla sempre di me. I ragazzi sono protagonisti del loro apprendimento, con la differenza che il lessico è sempre più scarso in quelli che leggono poco. E la scrittura è, il più delle volte, un disastro.
Si arriva alle Superiori che non si ha idea di cosa sia un corsivo o un apostrofo o un accento.
I congiuntivi sono stati sostituiti da perenni presente o da passati remoti retaggio di un aoristo di sapore meridionalista e grecista che, per quanto stupendo, non ha motivo d'essere (a meno che non si ritenga di essere dei Matusalemme).
Flipped classroom o lezione invertita, fonti su internet, filmati di raistoria, railetteratura o di Quark al posto delle classiche lezioni frontali.
Non discorsi chiari né collegamenti con quanto studiato in precedenza (altrimenti, ci si perde).
Ora.
Io stessa mi entusiasmo per il fatto che i ragazzi si facciano attori principali, oltre che ricettori di contenuti.
Tuttavia, a fronte di tutto ciò, quanto si è perso?
Della saggezza dei maestri, come anche della capacità di ascoltare e di scrivere.
 
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