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“<che ne sarà di noi, che ne sarà>? E’ una domanda quasi filosofica, tanto induce ai più tetri pensieri, ma io non voglio rifletterci neppure. Non stasera, per lo meno. La danza, il nostro primo ballo, mi ispira sensazioni positive. Non voglio credere che il mio futuro sia privo i questo. Ora lo so: potrei anche morirne.”
Così pensava Masumi, mentre si riscopriva infastidito del proprio atteggiamento inconcludente nei confronti di Maya. Ella lo prevenne.
“Hayami san, che ne è di Shiori Takamiya?”
La domanda dell’attrice lo colse realmente di sorpresa: gli uomini non riescono a pensare a più cose contemporaneamente. La loro testa è suddivisa in compartimenti stagni. Impensabile, sovraccaricare i neuroni.
“Mi ha sempre stupito.” disse Hayami, squadrandola da capo a piedi.
“Che cosa?” l’incalzò Maya curiosa.
“Che una ragazza giovane e fisicamente insignificante racchiudesse ed esternasse tanta forza.” rispose il suo interlocutore.
“La ringrazio di avermi dato dell’insignificante! Ma il motivo è solo uno, credo: io sono Akoya.” rispose l’attrice con calore “E c’è un po’ di Akoya in tutte le donne che amano.”
“Dillo ancora.”
E la richiesta di Masumi risuonò, appassionata, nella grande sala.
C’era un mondo di elementi in tempesta, a due passi da loro, oltre quel balcone immerso nell’oscurità incalzante.
Il fuoco ardeva vigoroso.
Il Presidente della Daito si stupì di non aver toccato né brandy né sigarette. Quando Maya era con lui, il pensiero dell’autodistruzione non lo toccava per nulla.
“Talvolta,” riprese lui “mi chiedo perché chi soffre per amore desideri pazzamente di annullarsi, di soccombere per effetto delle stesse fiamme che ardono nel suo cuore.”
“Forse,” disse la giovane, titubante “perché quelle fiamme sono tutto ciò che l’amore non riamato potrebbe produrre.”
“E…se scoprisse che quello stesso amore che l’ha fatta soffrire, oggi, è perfettamente ricambiato?”
Masumi si sentì uno stupido:
“Ti risponderei che l’ho sempre saputo. Ho intravisto da subito <qualcosa>, nei tuoi occhi. Ed è in virtù di quel <quid> che le mie speranze hanno avuto un seguito, nonostante tutto…”
“Si riferisce alla signorina Shiori?” chiese Maya.
A malincuore, egli annuì:
“Ho sbagliato tanto nei confronti della mia…fidanzata, quanto nei miei.”
Sospirò profondamente, appoggiando la testa alla parete come chi appare stremato dalla confessione appena rilasciata.
“E’ una donna splendida,” proseguì “piacente e colta come poche. O, almeno, così credevo prima della faccenda dell’assegno.”
“Che cosa l’ha reso dubbioso, Hayami san?” domandò Maya incerta.
Masumi ci pensò su.
“Una sera,” prese a raccontare “ci ritrovammo a cena, in uno dei tanti ristoranti di lusso della Capitale: davanti a un cielo opaco e senza stelle, mi confessò candidamente di preferire le sfavillanti luci artificiali e, di conseguenza, tutto ciò che è opera dell’uomo. Capisci cosa significa per uno che, da bambino, andava per planetari, illudendosi che le stelle splendessero sul serio?!”
La fissò con tanto trasporto da indurla ad arrossire:
“Tu, invece, mi hai soddisfatto in pieno. Da sempre.”
Maya abbassò la testa, mentre il Presidente della Daito la riattirava a sé.
“Ho sempre avuto molto amore per le bellezze della natura.” le sussurrò sulle labbra “Talvolta, provo immenso fastidio per tutto ciò che disturba il normale ciclo degli esseri viventi.”
“Una stella è fatta per splendere.” aggiunse Maya ispirata “Ma noi, a Tokyo, non sappiamo neppure come è fatta. E trovo pazzesco che persone come Shiori, conosciute ed additate come <sensibili>, vivano senza che il minimo dubbio le scuota.”
“Ti prego,” la supplicò Masumi “non parliamone più. Gli dèi non ce lo perdonerebbero. Sono stati prodighi di tante occasioni d’incontro, ultimamente e vorrei che non ne sprecassimo più alcuna.”
Maya sorrise.
“Allora,” riprese l’uomo “sei arrivata a comprendere la dèa scarlatta?”
La giovane attrice alzò entrambe le spalle:
“Si possono comprendere gli spiriti, ma il problema resta l’interpretazione. Io non sono brava come Ayumi, non ho la sua istruzione né la sua grazia. A volte, ho la sensazione di essere una sciocca bamboletta. Ha presente le sculture kokeshi? Sono grezze, dozzinali, proprio come me.”
“Ma esprimono benevolenza.” la corresse Masumi “E gli dèi hanno l’apparenza che gli uomini danno loro; quindi, a ben vedere, si tratta di una <interpretazione> arbitraria. Un dio esprime autorità, è vero, ma chi può dire se danzino o fluttuino nell’aria? Essi non hanno corpo, quando vivono sparsi negli elementi. Li permeano, ma non li incarnano. Lo stesso è per gli spiriti.”
“Non ci avevo pensato.” sussurrò Maya tra sé e sé.
“Perché tu pensi a forme umane.” le disse Masumi come se le leggesse nel pensiero.
“Hayami san, lei è un uomo straordinario…Non credevo avesse compreso così bene lo spirito del capolavoro scomparso.”
“Forse,” rise il Presidente della Daito “dovresti recitare la dèa scarlatta con me!”
“Non sarebbe una cattiva idea.”
Ma il volto dell’attrice si rabbuiò, ché il pensiero corse a Yuu, con la gamba ancora immobilizzata.
“E’ davvero un Isshin pregevole.” soggiunse Masumi.
“Io penso davvero che lui ritenga di essere la mia anima gemella.” disse Maya.
“Ti manca, è così?” le domandò l’altro “Mi ha detto Hijiri che, alle prove, ti ha vista piangere solo sentendo nominare il suo nome. Tu sei presa da quel ragazzo. Vorrei che lo ammettessi davanti a me e definitivamente, Maya.”
La richiesta di Masumi suonò agli orecchi della ragazza come una sorta di schiaffo morale.
“No.” rispose perentoriamente “Egli è stato come una sorta di primo amore, il primo ragazzo che mi avesse fatto battere il cuore. Ma la nostra confidenza è più tipica dei fratelli che degli amanti.”
Lo fissò e, nel mentre, ne cercò la mano:
“Ho pianto molto per lei, Hayami san, quando ancora credevo di provare odio e, in seguito, scoprendo di nutrire dei sentimenti d’amore.”
“Mi sembra impossibile.” disse a sua volta Masumi “Odio e amore, così come bene e male, sono le due facce dello stesso essere. Solo che è quasi beffardo scoprirlo così.”
“Che cosa viene <dopo>, adesso?” chiese Maya.
“Beh,” rispose Masumi “suppongo che dovremmo iniziare col darci del <tu>“.
Continua!…
Edited by LauraHeller - 27/3/2011, 17:26