Capitolo quattordici.
“Ragazzino, stamane voglio riscattarmi.”
Vado alla scrivania di Umibozu.
“Andiamo a leggere il suo copione al parco, le va?”
“E, a lei, va?” chiede a sua volta.
È ancora cupo, arrabbiato e non ne capisco il motivo: sembra geloso. Ma non è la gelosia di un innamorato. Del resto, è solo un giovanotto. Come potrebbe amare me, tanto più vecchia?
Piuttosto, ho la sensazione che sia suo desiderio conservare viva l’idea che Masumi – e nessun altro – sia la mia anima gemella. È encomiabile, da parte sua, ma assolutamente non necessario, ché il mio cuore, da quando ho realizzato di amarlo, è immoto.
“Questo parco è importante, per me.” Dico mentre usciamo alla luce del sole, il palazzo con gli uffici alle spalle “Molti anni fa, mentre provavo ad entrare nel mio personaggio, sono venuta qui. Ho provato disperatamente a vederci il mondo.”
Egli annuisce come chi sa già tutto.
“Masumi mi ha chiesto” continuo ad ignorarlo “di fargli credere nella dèa scarlatta.”
Imbocchiamo il viale alberato.
“E’ casuale, certo, ma è un po’ quello che le farò leggere tra poco.” Mi dice con tono piano e malinconico.
“Mi parli di lei, ragazzino…” ridacchio “Il posto è ancora distante, del resto. Ieri, mi ha incuriosito molto quel suo modo di parlare della sua anima gemella! Mi è parso di capire che è un sentimentale…”
“Pensa che una persona innamorata sia <sentimentale>?” chiede alzando le sopracciglia ironicamente “E’ amore e basta, ragazzina…”
“Sono curiosa di sapere come ama un pragmatico come lei.”
Sto affondando il coltello della piaga. Solo che, parlando con lui, mi accorgo che la piaga potrebbe essere più mia che sua.
“Ama come ama lei.” Risponde criptico “Spero che si ricordi bene <di come amava> il signor Hayami!”
Perché mi risponde così?
“Me lo ricordo, sì.”
“E, allora, non vada in cerca di presunti sostituti, dannazione…” rincara.
Sì, è chiaro, ma è assurdo comunque: non c’è motivo per cui insista su questo punto.
Teme davvero che possa disinnamorarmi di Masumi. Questo non solo non è possibile, ma è incomprensibile che gli stia tanto a cuore.
“Non butti la questione su di me, per favore.” Ribadisco “Se dobbiamo lavorare insieme, mi piacerebbe conoscerla meglio.”
“Tutto ciò che deve sapere è sul mio fascicolo.” Mormora freddo.
“Andiamo! È possibile che sia sempre così impettito? Mi parli di lei, su!... voglio sapere che tipo di donna le piace e, soprattutto, che tipo di donna può mai amare uno come lei!”
Egli si ferma, costringendomi a fare altrettanto.
“Una donna sensibile, bella e intelligente.” Risponde serio.
Ho un tuffo al cuore.
Mi sembra di rivivere una scena del passato, quando Masumi mi disse qualcosa di simile.
E provo, parimenti, lo stesso senso di vuoto che la risposta mi procurò.
Una donna è nel suo cuore.
Un’altra donna.
Sensibile, bella, intelligente.
Un’altra Shiori, penso tra me.
“Lei non è falsa.” Mi dice “E’ sempre spontanea e allegra, anche. Non teme di tenermi testa ed è per me la ragazza più bella che mi sia stato dato vedere.”
“Allegra…” ripeto tristemente “E’ impossibile non esserlo, quando si è consapevoli di vivere un grande amore. L’amore di anime!”
Faccio il punto della situazione su ciò che io sono, adesso.
Quanto diversa dalla Maya Kitajima d’un tempo, quella che saltò su una nave, quella che si lasciò abbracciare in un tempio deserto, quella che recitò Akoya con una sola immagine negli occhi.
Cos’era rimasto di lei?
“Diventare grandi, a volte,” riprende “può renderci succubi della normalità, dei luoghi comuni. Scema la passione, ma non in lei. Lei è straordinaria. Il fuoco arde sempre, dentro di lei.”
“Perbacco…” ironizzo in modo dolceamaro “Dev’essere proprio una persona eccezionale…”
“Lo è, sì.” Dice.
Abbiamo ripreso a camminare.
“E, ora, signorina Kitajima, vogliamo riprendere la lettura?”
“Com’è la sua fidanzata?” chiedo imperterrita “Fisicamente, intendo. Lei sarà anche un rompiballe, ma è piacente. Di certo, lo sarà anche lei.”
“Com’era la fidanzata ufficiale di Masumi Hayami?” domanda a sua volta Umibozu sedendo sull’erba asciutta “E com’era la sua anima gemella?”
“Mi sta dicendo” mormoro “che non è bella? La sua fidanzata ha poco gusto nel vestire e un linguaggio non consono al contesto? È questo che mi dice?”
“Ciò che mi interessa è la sua anima. E, piacendomi tanto, è ovvio che anche il suo corpo non mi sia sgradito.”
Di nuovo svolazzare di pagine, di appunti: da una parte, il testo del capolavoro scomparso, dall’altro il suo copione nuovo di zecca.
Non credevo davvero, in così poco tempo - poche ore,invero! - di legarmi tanto a lui e a queste pagine. Forse, perché entrambi riescono a suscitarmi una grande nostalgia.
Nostalgia di cosa, però?
Non so spiegarmelo.
Masumi mi manca da vent’anni. Ma è qualcosa che va al di là di Masumi ed è Masumi stesso! Sono consapevole di essere in procinto di perdere la ragione.
“Essere onesti con se stessi è una condizione essenziale per capire questo scritto.” Dico fra me e me. E, tuttavia, quell’onestà mi rimandava ad un sentimento inaccettabile.
Stavo tornando ad amare.
Non Yuu, ma Masumi. Masumi come mi viene offerto da questo ragazzo.
Ma questo ragazzo non ha scritto di Masumi. Ha trovato un manoscritto vecchio di quasi cent’anni e, ora, sta offrendomelo. Insieme al suo vissuto e assieme al mio.
“Lei interpretò meravigliosamente la sua Akoya, il giorno in cui dispersero le ceneri di Hayami, laggiù nella Valle.”
Io non ero andata, no.
Non solo perché non potevo lasciare lo spettacolo, ma perché non intendevo dire addio a chi mi sarebbe stato vicino per sempre. Comunque. In qualche modo.
Lui mi avrebbe raggiunto. Quando il dolore si sarebbe quietato, in un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi, in sordina, lui si sarebbe nuovamente palesato.
Io lo sapevo, ma ero troppo addolorata, all’epoca, per potere razionalizzare tutto questo.
Ora lo so.
Tuttavia, ed è qui che mi inquieto, Umibozu non è Masumi e, soprattutto, ha una compagna che reputa, oggi, la sua anima gemella. Non è a me che rivolge queste attenzioni. Io sono solo lo strumento per mettere in scena un altro successo teatrale. Null’altro.
Senza contare che son troppo vecchia, per lui. L’età mi pare uno scoglio insormontabile.
…
Come accidenti sto parlando?
Che sto dicendo?
Che problemi ti poni, Maya?