Posts written by LauraHeller

view post Posted: 29/5/2017, 07:57 CONTROVERSIE IN MEDICINA: OMEOPATIA - Medicina integrata
In tutte le cose, credo ci voglia il giusto mezzo - o sano buonsenso.
Rispetto ad alcuni secoli fa, prima che si conoscessero gli antibiotici, il tasso di mortalità era elevato. Ci si curava con le erbe, ma non sempre funzionavano. Il problema della resistenza agli antibiotici è reale, ma non per questo si può pensare di ingurgitare tre cucchiaini di zenzero per sedare un qualsiasi dolore o combattere un'infiammazione. Gli ultimi avvenimenti addolorano. E' vero che le case farmaceutiche alzano il tiro per fare i loro interessi, ma il caso del fanciullo cui non è stato dato l'antibiotico dovrebbe far riflettere e tanto anche. Si fa di tutto per demonizzare la scienza, perché gli imprenditori "la uniscono" al loro interesse, ma la scienza è tutto. La scienza è la nostra carta vincente per la sopravvivenza (se non l'unica).

Grazie, prof. Valenti, per il suo interessante articolo. A proposito dei vaccini, ha chiarito molti dei miei dubbi.
view post Posted: 29/5/2017, 07:43 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo diciotto.



Essenzialmente, ritengo che ci siano dinamiche quasi ripetitive. Non so se sono causate da situazioni e sentimenti irrisolti.
Quando Umibozu e Yuu, che pur non si sono mai visti prima di qualche giorno fa, si incontrano, si percepiscono scintille.
In mia assenza, poi, può accadere di tutto.
“La signorina Kitajima non c’è.” Dice il mio manager accogliendo Sakurakoji in ufficio.
“Lo so,” Risponde quest’ultimo “ma sono atteso. È stata Maya a chiedermi di venire qui.”
“Certo.” Dice Umibozu “E suppongo sia per il ruolo di Isshin: so che la signorina gliel’ha proposto.”
“E lei non pare del tutto d’accordo.” Osserva Sakurakoji perspicace.
“Voglio solo il meglio, per questo spettacolo. A quanto ne so, lei è stato un Isshin eccezionale, a suo tempo. Lo spettacolo, ancora oggi, è diventato un cult in ogni scuola di recitazione che si rispetti.”
“Ha visto i video?” chiede Yuu interessato “Potrebbe prendere spunto. Ad esempio, riguardo a…”
“Non mi serve prendere spunto.” Si trincera subito Umibozu “Il Maestro Oozachi ha scritto tutto ciò che c’era da scrivere ed io mi limito a sistemare la sua bozza.”
“Senza dubbio, un lavoro originale.” Commenta l’altro.
Il mio manager capisce che gli ho già passato copia dei suoi appunti e, soprattutto, che Yuu ha una perspicacia non indifferente.
“Ad esempio,” continua quest’ultimo “è stato abile nell’inserire episodi originali, tratti forse da…un più recente passato.”
Si riferisce all’incontro nella Valle mio e di Masumi.
Umibozu stringe gli occhi:
“Debbo dedurre che siate entrati in confidenza tale da raccontarle particolari così intimi?”
“Io ho chiesto a Maya di sposarmi!” sbotta Sakurakoji “E lei avrebbe anche accettato, se solo Hayami non si fosse messo in mezzo. Maya si è sempre aperta, con me. Ha visto in me un punto di riferimento fin dalla sua prima giovinezza.”
“Già.” Ironizza Umibozu “La morte di Hayami, però, non le ha consentito comunque di coronare il suo sogno.”
Yuu fissa negli occhi il mio manager:
“Lei trova strano che Maya si sia confidata con me, ma sono io a trovare quantomai curiosa la sua conoscenza di certi particolari. Lei non era neanche nato: dove ha trovato queste informazioni?”
“E’ il mio lavoro.” Fa in tempo a dire il ragazzo.
Entro in ufficio in quell’istante, interrompendo il confronto.
Umibozu mi guarda appena, mentre Sakurakoji mi viene incontro per baciarmi, gesto che ricambio col consueto entusiasmo.
“Mi ritiro a scrivere.” Dice il manager “Con permesso.”
view post Posted: 26/5/2017, 08:27 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo diciassette.



Torno al parco Asahi di nuovo, ma da sola, qualche giorno dopo.
Sono in cerca di ricordi e sensazioni. E mi sono portata dietro lo scritto di Umibozu per pensarci su. Come segnalibri, ho usato i biglietti trovati tra i due mazzi di rose scarlatte, quello destinato a me e quello per Eysuke Hayami. Poiché, senza Umibozu, riesco a cogliere poche sfumature, la mia permanenza si fa breve. Torno indietro: solo allora capisco che sto ripercorrendo ancora una volta la mia vita a ritroso. Il cavalcavia che attraverso a piedi, un colosso di lamiere e cemento, è simile al ponte di corde della Valle dei Susini, che la sensei Tsukikage bruciò. Mentre lo dava alle fiamme, pronunciava quella che a me e ad Ayumi suonò come una sorta di sentenza:

“La dèa scarlatta, ormai, vive dentro di voi.”

Ho riflettuto a lungo, anni fa, sul senso di quel gesto e ne ho trovato il senso in ciò che Masumi, sul ponte cittadino, mi ha detto:

“Fammi credere nella dèa scarlatta.”

E ancora:

“Anche io sono come te: nessuno: né io né tu né alcun altro abitante di questa metropoli crede che esista uno spirito divino buono e amorevole con noi. L’anima e le parole della dèa scarlatta non possono vivere nel mondo reale.”

Era come se Masumi mi spronasse a farlo credere. Ma credere in cosa?
Apro il copione di Umibozu e leggo una battuta di Isshin:

“Se tu stessa non credi, come posso io? Aiutami, Akoya. Dammi un nome, te ne prego.”
E Akoya risponde:

“Quel nome potrebbe mutare gli equilibri raggiunti.”
“Chiamami amore, allora.” dice Isshin “Se lo facessi, forse, potresti perfezionarlo, quell’equilibrio.”

Lasciare la dimensione reale e trascendere nella realtà. Non è impossibile.
Lo è diventato, per me, dopo che Masumi se ne è andato: perché ho lasciato che le mie ossa, le mie corde vocali, il mio pensiero invecchiassero d’improvviso?
view post Posted: 24/5/2017, 09:06 Rispetto della cultura/religione o rispetto delle leggi? - La Società vista da noi
Avevo scritto un lungo post, che rimanda all'importanza di una cultura laica, unica a creare vera inclusione, ma è andato perduto. Grazie, Fiordi, come scrivi tu giustamente, è un fatto di buon senso. :wub:
view post Posted: 24/5/2017, 08:49 VACCINI: SE NE PUO' PARLARE? - Medicina integrata
Tu hai perfettamente ragione, cara amica e io, con molta probabilità, sono tra quelle persone ansiose che volentieri si annovera tra i "vaccinisti". Però, perché, specie in fatto di allergie, non si fa quasi mai riferimento all'inquinamento. Non ho scritto il caso di mio fratello Walter per caso o per fare un esempio come un altro. Perché si sviluppano intolleranze alimentari? O allergie quando si è adulti? Quanto di ciò che mangiamo è "buono"? Perché, anni addietro, l'intolleranza al lattosio era una cosa rarissima (a momenti, si beveva dalla tetta di una mucca e nessuno prendeva malattie) ed oggi, invece, certa stampa ti racconta che il latte provoca il tumore e va bevuto solo da infanti? Io credo che, in un contesto come quello dei vaccini, vada tenuto conto anche del fattore ambiente. Sono IGNORANTE. Lo scrivo a caratteri cubitali, ma non tutte le demonizzazioni mi hanno mai convinta. Sto con Gino Strada, anche se non è un nobel. ;) Un caro abbraccio.
view post Posted: 23/5/2017, 08:20 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo sedici.



Ha seguito suo figlio un anno dopo la sua tragica scomparsa.
Non ha retto al dolore e, del resto, il suo fisico, non è mai stato forte abbastanza.
Gli sono stata accanto sino all’ultimo, nonostante tutto, nonostante le sue cattiverie.
Il suo genietto.
Così mi chiamava quand’era alla fine e, forse, vaneggiando un poco, mi diceva che avevo mutato il corso del mondo: quello di Masumi e il suo, anche. Al punto di essere riuscito a riuscito a riconciliarsi con la sensei, a chiedere perdono delle sue malefatte.
Come Masumi, anni fa, era solito deporre rose scarlatte sulla tomba di mia madre, allo stesso modo avevo preso l’abitudine di fare parimenti con Eysuke.
Stavolta, però, sono stata preceduta.
Un mazzo di rose – scarlatte – è adagiato sulla lapide di colore nero.
Non ne resto particolarmente scioccata. È come se me lo aspettassi. È come se la testa fosse presa da altro e, in effetti, è proprio così.
Cerco tra gli steli e trovo un biglietto.
“Se l’anima di questa dèa invisibile esistesse o vegliasse su di noi,” leggo a voce alta “quanto ci parrebbe meraviglioso il semplice vivere!”
“Cos’hai detto, Kitajima?”
La voce rauca di Ryuzo Kuronuma mi coglie di sorpresa.
Lo spavento fa sì che il biglietto cada ai miei piedi ed è lui, pur anziano e malandato, a chinarsi per raccoglierlo.
Legge il testo, prima di rendermelo e il suo stupore, nel mentre, si fa più grande.
“Rammento bene queste parole.” Dice.
“Davvero?” chiedo improvvisamente in preda ad un’ansia crescente.
“Le ricordo” precisa “perché sono stata io a pronunciarle.”
“A chi le ha dette, signor Kuronuma…?”
Non è necessario, però, che lui mi risponda.
Gli racconto quello che sta accadendo e, mano a mano che la narrazione prosegue, anche la sua curiosità pare placarsi.
È noto che chi vede dall’esterno goda della serenità d’animo che manca a chi è coinvolto.
Si può dire, quindi, che il mio regista, nella sua testa, stia mettendo a posto ogni tassello.
“Non sono qui per caso, Kitajima. È stato il tuo giovane assistente a dirmi che potevo trovarti qui.”
“Non capisco.” Dico “Perché mi stava cercando?”
“Egli sorride eloquentemente:
“Perché sarò io a dirigerti. E sarà il mio ultimo spettacolo teatrale.”
view post Posted: 23/5/2017, 08:17 VACCINI: SE NE PUO' PARLARE? - Medicina integrata
Io parlo da ignorante, ovvio. Dico quel che penso e spero sempre d'essere smentita. Ritengo plausibile, però, che l'elemento allergico, come anche le patologie cui fai riferimento, siano dovute anche all'incremento di fattori come inquinamento ambientale. Mio fratello Walter, per farti un esempio, è nato non allergico. Lui ha quarantasette anni e tre anni fa ha iniziato ad avere problemi in tal senso: non so quante allergie abbia! Cose di cui prima non soffriva assolutamente: siamo sempre vissuti all'aria aperta e non sapevamo neppure cosa fosse una rinite. Siamo stati vaccinati nell'infanzia quel tanto che era richiesto dalla legge, ma, come ti ho scritto prima, io ho avuto solo il morbillo e nessun'altra malattia esantematica.
Lo so, sono una caprona. Posso basarmi solo sulla vita vissuta, ma quando senti anche Gino Strada parlare della necessità di vaccinare i sempliciotti come me non possono far altro che ...porsi delle domande. Perché demonizzare? Perché pensare al farmaco e non a tutto quello che ci circonda. L'inquinamento ci sta soffocando. Le stagioni perennemente calde danno fioriture anticipate, con tutto quello che ne consegue.
Ripeto: a me puzza parecchio. Non sono per le multinazionali del farmaco, per carità, ma neppure per il ritorno alle epidemie di malattie che si riteneva d'aver sconfitto.
view post Posted: 22/5/2017, 08:55 VACCINI: SE NE PUO' PARLARE? - Medicina integrata
Non ho mai demonizzato la medicina, anzi. I vaccini sono una gran cosa: penso a quello che accade alle donne incinte quando beccano morbillo o rosolia durante la gravidanza. Penso a quello che evitano i bambini molto piccoli, quando beccano una qualsiasi malattia infettiva (e i casi recenti lo dimostrano!). Certo, io non sono mai stata vaccinata per morbillo,parotite e rosolia e sono stata fortunata a non beccarle mai, a differenza di mio fratello, ma ricordo che, quand'ero piccola, l'ansia dei genitori non era quella attuale e, anzi, in maggio, quando si aveva la massima diffusione di questi virus, i miei speravano che io li prendessi così da immunizzarmi in modo naturale.
Mio fratello era la vittima sacrificale di questi malanni. Io, no. Ho beccato, infatti, solo il morbillo. Quando Walter ebbe gli orecchioni, ho dormito nella stessa camera con lui, ma non li ho presi!

Ad ogni modo, non comprendo la demonizzazione di un ritrovato medico - il vaccino, appunto - che può aiutare ad ammalarsi di meno. Come non comprendo questa connessione tra vaccino ed autismo. Sarò ignorante, ma mi pare una cosa infondata.
view post Posted: 22/5/2017, 08:48 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo quindici.



“Vi ho visti, ieri sera.”
Sta leggendo il suo copione con tono quasi sepolcrale, con l’atteggiamento tipico di chi è colpito nel profondo. Non posso credere a ciò che sento. C’è una scena, in questo inedito, in cui è descritta la gelosia di Isshin nei confronti di Akoya.
“Nell’epoca in cui le stelle <cadevano>,” prosegue Umibozu “i sacerdoti s’affrettavano a fornire interpretazioni nefaste.”
Mi stupisce ad ogni istante che passa. Il testo del Maestro, nel testo definitivo, ha dato ampio spazio alle battaglie e all’ira divina <impressa> nella volta celeste: nel copione di Umibozu, invece, la chiave di lettura parrebbe diversa e, comunque, in relazione ai due amanti.
“Le stelle che cadono in picchiata sono i desideri inespressi.” Spiega quest’ultimo “Sono le lacrime di chi non vedrà mai realizzata l’aspirazione più grande.”
“E sarebbe?”
So bene che la domanda è superflua, ma lo sto guardando in viso per capire dove vuole arrivare e lui, in un soffio, mi dice quel che m’aspetto e, cioè, che si tratta dell’amore.
“Nell’atto primo, Akoya dice alla nonna che il suo desiderio non si avvererà mai, perché ci sono cose che vanno al di là della felicità personale. Isshin le fa eco nel secondo, quando pronuncia le stesse parole davanti a Terefusa. Il mio desiderio non s’avvererà mai…”
Deglutisco. La gola fa male.
Costui non si rende conto, penso: ricostruisce tutta la mia vita e non lo sa. Chiedersi come faccia, chiederlo a lui direttamente, suppongo sia inutile. Risponderà nel modo più ovvio, facendo riferimento alle anime gemelle, a come queste si comportano nel momento in cui si incontrano.
Canoni, stereotipi. Mi darebbe in pasto solo cose che non mi interessa udire.
Decido, pertanto, di non porre alcuna domanda diretta, ma di girarci intorno:
“Ho detto la stessa cosa, tempo addietro.”
Il tono della mia voce è, ora, intriso di nostalgia.
“Al signor Hayami?” mi chiede Umibozu alzando un sopracciglio.
Nego col capo:
“A Yuu.”
Lo fisso dritto negli occhi azzurri:
“Non c’è, credo, niente di più doloroso che veder naufragare il proprio sogno d’amore. Ma lei, questo, non può saperlo perché è un uomo fortunato.”
Lo dico senza acredine e voglio che lo sappia. La sua risposta, però, mi spiazza ancora una volta:
“Lo so bene, invece. So perfettamente cosa si prova. Vedi la persona che ami ammirata da tutti, lontana un milione di miglia da te. Pare far di tutto per essere felice senza di te.”
“Magari,” gli faccio eco “lo fa perché pensa di non essere lei stessa all’altezza della situazione.”
Ho il tono scettico, ma comunque aperto a diverse interpretazioni. Interpretazioni che, però, non vengono, quasi sopraffatte da un senso di tristezza sempre più marcato, di cui non so dare spiegazione.
Mi guardo intorno: il parco Asahi è deserto.
Si è già fatta ora di pranzo, ma non ho alcuna voglia di desinare e così anche Umibozu, da quanto mi pare di capire.
“L’incanto poetico è così vicino a sentimenti come questo…” dice.
“Ragazzino, sono stufa.” Affermo alzandomi “Lei mi stupisce ogni giorno che passa, lo sa? Ormai, è dato acclarato: pare che mi legga nel pensiero. Ho bisogno di intimità, quindi me ne torno in ufficio. Ci vediamo domani.”
view post Posted: 17/5/2017, 07:34 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo quattordici.



“Ragazzino, stamane voglio riscattarmi.”
Vado alla scrivania di Umibozu.
“Andiamo a leggere il suo copione al parco, le va?”
“E, a lei, va?” chiede a sua volta.
È ancora cupo, arrabbiato e non ne capisco il motivo: sembra geloso. Ma non è la gelosia di un innamorato. Del resto, è solo un giovanotto. Come potrebbe amare me, tanto più vecchia?
Piuttosto, ho la sensazione che sia suo desiderio conservare viva l’idea che Masumi – e nessun altro – sia la mia anima gemella. È encomiabile, da parte sua, ma assolutamente non necessario, ché il mio cuore, da quando ho realizzato di amarlo, è immoto.
“Questo parco è importante, per me.” Dico mentre usciamo alla luce del sole, il palazzo con gli uffici alle spalle “Molti anni fa, mentre provavo ad entrare nel mio personaggio, sono venuta qui. Ho provato disperatamente a vederci il mondo.”
Egli annuisce come chi sa già tutto.
“Masumi mi ha chiesto” continuo ad ignorarlo “di fargli credere nella dèa scarlatta.”
Imbocchiamo il viale alberato.
“E’ casuale, certo, ma è un po’ quello che le farò leggere tra poco.” Mi dice con tono piano e malinconico.
“Mi parli di lei, ragazzino…” ridacchio “Il posto è ancora distante, del resto. Ieri, mi ha incuriosito molto quel suo modo di parlare della sua anima gemella! Mi è parso di capire che è un sentimentale…”
“Pensa che una persona innamorata sia <sentimentale>?” chiede alzando le sopracciglia ironicamente “E’ amore e basta, ragazzina…”
“Sono curiosa di sapere come ama un pragmatico come lei.”
Sto affondando il coltello della piaga. Solo che, parlando con lui, mi accorgo che la piaga potrebbe essere più mia che sua.
“Ama come ama lei.” Risponde criptico “Spero che si ricordi bene <di come amava> il signor Hayami!”
Perché mi risponde così?
“Me lo ricordo, sì.”
“E, allora, non vada in cerca di presunti sostituti, dannazione…” rincara.
Sì, è chiaro, ma è assurdo comunque: non c’è motivo per cui insista su questo punto.
Teme davvero che possa disinnamorarmi di Masumi. Questo non solo non è possibile, ma è incomprensibile che gli stia tanto a cuore.
“Non butti la questione su di me, per favore.” Ribadisco “Se dobbiamo lavorare insieme, mi piacerebbe conoscerla meglio.”
“Tutto ciò che deve sapere è sul mio fascicolo.” Mormora freddo.
“Andiamo! È possibile che sia sempre così impettito? Mi parli di lei, su!... voglio sapere che tipo di donna le piace e, soprattutto, che tipo di donna può mai amare uno come lei!”
Egli si ferma, costringendomi a fare altrettanto.
“Una donna sensibile, bella e intelligente.” Risponde serio.
Ho un tuffo al cuore.
Mi sembra di rivivere una scena del passato, quando Masumi mi disse qualcosa di simile.
E provo, parimenti, lo stesso senso di vuoto che la risposta mi procurò.
Una donna è nel suo cuore.
Un’altra donna.
Sensibile, bella, intelligente.
Un’altra Shiori, penso tra me.
“Lei non è falsa.” Mi dice “E’ sempre spontanea e allegra, anche. Non teme di tenermi testa ed è per me la ragazza più bella che mi sia stato dato vedere.”
“Allegra…” ripeto tristemente “E’ impossibile non esserlo, quando si è consapevoli di vivere un grande amore. L’amore di anime!”
Faccio il punto della situazione su ciò che io sono, adesso.
Quanto diversa dalla Maya Kitajima d’un tempo, quella che saltò su una nave, quella che si lasciò abbracciare in un tempio deserto, quella che recitò Akoya con una sola immagine negli occhi.
Cos’era rimasto di lei?
“Diventare grandi, a volte,” riprende “può renderci succubi della normalità, dei luoghi comuni. Scema la passione, ma non in lei. Lei è straordinaria. Il fuoco arde sempre, dentro di lei.”
“Perbacco…” ironizzo in modo dolceamaro “Dev’essere proprio una persona eccezionale…”
“Lo è, sì.” Dice.
Abbiamo ripreso a camminare.
“E, ora, signorina Kitajima, vogliamo riprendere la lettura?”
“Com’è la sua fidanzata?” chiedo imperterrita “Fisicamente, intendo. Lei sarà anche un rompiballe, ma è piacente. Di certo, lo sarà anche lei.”
“Com’era la fidanzata ufficiale di Masumi Hayami?” domanda a sua volta Umibozu sedendo sull’erba asciutta “E com’era la sua anima gemella?”
“Mi sta dicendo” mormoro “che non è bella? La sua fidanzata ha poco gusto nel vestire e un linguaggio non consono al contesto? È questo che mi dice?”
“Ciò che mi interessa è la sua anima. E, piacendomi tanto, è ovvio che anche il suo corpo non mi sia sgradito.”
Di nuovo svolazzare di pagine, di appunti: da una parte, il testo del capolavoro scomparso, dall’altro il suo copione nuovo di zecca.
Non credevo davvero, in così poco tempo - poche ore,invero! - di legarmi tanto a lui e a queste pagine. Forse, perché entrambi riescono a suscitarmi una grande nostalgia.
Nostalgia di cosa, però?
Non so spiegarmelo.
Masumi mi manca da vent’anni. Ma è qualcosa che va al di là di Masumi ed è Masumi stesso! Sono consapevole di essere in procinto di perdere la ragione.
“Essere onesti con se stessi è una condizione essenziale per capire questo scritto.” Dico fra me e me. E, tuttavia, quell’onestà mi rimandava ad un sentimento inaccettabile.
Stavo tornando ad amare.
Non Yuu, ma Masumi. Masumi come mi viene offerto da questo ragazzo.
Ma questo ragazzo non ha scritto di Masumi. Ha trovato un manoscritto vecchio di quasi cent’anni e, ora, sta offrendomelo. Insieme al suo vissuto e assieme al mio.
“Lei interpretò meravigliosamente la sua Akoya, il giorno in cui dispersero le ceneri di Hayami, laggiù nella Valle.”
Io non ero andata, no.
Non solo perché non potevo lasciare lo spettacolo, ma perché non intendevo dire addio a chi mi sarebbe stato vicino per sempre. Comunque. In qualche modo.
Lui mi avrebbe raggiunto. Quando il dolore si sarebbe quietato, in un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi, in sordina, lui si sarebbe nuovamente palesato.
Io lo sapevo, ma ero troppo addolorata, all’epoca, per potere razionalizzare tutto questo.
Ora lo so.
Tuttavia, ed è qui che mi inquieto, Umibozu non è Masumi e, soprattutto, ha una compagna che reputa, oggi, la sua anima gemella. Non è a me che rivolge queste attenzioni. Io sono solo lo strumento per mettere in scena un altro successo teatrale. Null’altro.
Senza contare che son troppo vecchia, per lui. L’età mi pare uno scoglio insormontabile.

Come accidenti sto parlando?
Che sto dicendo?
Che problemi ti poni, Maya?
view post Posted: 16/5/2017, 07:17 Rispetto della cultura/religione o rispetto delle leggi? - La Società vista da noi
Premesso che, da persona di sinistra, con una cultura di sinistra, leggere di argomenti di tal fatta mi indigna.
Adesso, "i compagni" sono tutti a favore delle religioni "altre" pur di dare contro a quella cattolica, che avrà anche le sue pecche, ma appartiene alla cultura del popolo italiano tanto quanto spaghetti e mandolino.
La Cassazione si è espressa in modo chiaro sul fatto che non si possa circolare con pugnali in tasca, per quanto lo scopo sia nettamente religioso.
La legge dice, altresì, che non è legale girare con il burka perché vale il principio della riconoscibilità.
Ora, beninteso. Delle religioni in sé non me ne frega una mazza. E scusate l'espressione pesa e, forse, volgare. Non me ne frega perché le distinguo da sempre dalla fede. Non me ne frega perché certe limitazioni "morali" le reputo schifose e offensive,specie se ad essere soggette e sottomesse sono le donne.
La religione fa parte della cultura e, come tale, va presa per ciò che è: se un libro mi piace, lo leggo. Viceversa, non lo faccio. Di certo, non lo brucio.
Però, se certi principi religiosi vanno contro la legge e la legge mi dice di non girare armato, seppur per motivi di fede, io debbo attenermi a ciò che la legge mi dice.
Senza se e senza ma.
Qui mi taccio perché mi fa davvero incazzare che la sinistra tutta faccia ragionamenti allucinanti ancora una volta in favore di uno e non in favore del TUTTI che dovrebbe contraddistinguere la vera Sinistra e il vero marxismo.
view post Posted: 16/5/2017, 07:04 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo tredicesimo.



“Oggi,” esordisce Umibozu “siamo ad un punto cruciale.”
Non mi sarà difficile entrare in sintonia con lui, come il giorno avanti. Se non è sarcastico, stare in compagnia di questo ragazzino può rivelarsi arricchente. Senza contare il fatto che capire cosa scrive è fondamentale per mettere in scena questa nuova versione del capolavoro scomparso.
Penso a quello che ci siamo detti ieri: in un certo senso, anche trovarsi a parlare di teatro con una persona che ti comprende profondamente può costituire una situazione ideale. Laddove, disquisendo d’affari, ci siamo azzuffati e non trovati affatto.
La stessa cosa era accaduta a me e a Masumi per lunghissimo tempo.
Scuoto la testa, sconvolta dai miei stessi pensieri: com’è possibile che mi metta a creare parallelismi tra questo ragazzo e il mio amore? Tra la nostra storia d’amore e la <questa>…collaborazione?
Lo sguardo cade sul foglio che mi ha messo sotto il naso e ciò che leggo mi lascia impietrita una volta di più:

“Isshin (rivolgendosi a Kusunoki): L’anima gemella? Se uno avesse l’enorme dono d’incontrarla, comprenderebbe quanto solo sia stato sino ad allora.”
Umibozu mi guarda coi suoi occhi trasparenti.
“Non è tollerabile rinunciarvi.” Precisa e ora mi è difficile reggerlo.
Volendo sfuggire all’imbarazzo, finisco, però, per complicarmi la vita.
“Si è mai sentito solo, ragazzino? Mi riferisco…alla sua anima gemella. Lei ha una ragazza?”
Egli abbassa il capo:
“Sono stato solo dal giorno in cui sono nato. Ho atteso ventiquattro anni, prima di ritrovare me stesso.”
Sospiro, una punta d’incertezza sulle mie costole.
“E’ fortunato, allora.”
E penso a Masumi, ma anche alla ragazza con la quale Umibozu sta costruendo un futuro. Me la figuro appariscente, bellissima, molto concreta.
“Chiunque abbia la fortuna di amare la propria anima affine non può sentirsi più solo. Anche se vive distante da lei, nel tempo o nello spazio, fa di tutto per raggiungerla.”
E’ ispirato.
Ora comincio a provare fastidio: ma perché?
“Deve vivere un amore particolare, ragazzino…” ridacchio “E molto felice, aggiungo.”
“Come il suo, ragazzina.” Mi fa il verso “Tale e quale.”
“E’ così.” Rispondo puerilmente “Non importa che Masumi sia morto. Io lo sento qui, presente, adesso e si frappone tra me e lei perché è geloso anche lì dove si trova…”
“Non ha motivo alcuno per esserlo!” Mi sorride in modo disarmante Umibozu.
Che sorriso splendido.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse raggiante.
Sta pensando alla sua giovane compagna, questo è certo.
“Le anime gemelle sono tali per l’eternità. Nessuno si frapporrà tra esse.” Rincara.
“Masumi era molto geloso.” Racconto senza sapere perché “Di Sakurakoji, soprattutto.”
E’ Umibozu, stavolta, a perdere la favella.
“Perché lui rappresentava Isshin.” Si decide a rispondere, ma dopo svariati secondi di apnea “E il palco, come sanno tutti gli artisti, crea alchimie moleste. Forse, il signor Hayami ha desiderato calcare le scene insieme a lei, ragazzina.”
“Non so…” mormoro “Il rapporto tra me e Yuu, in effetti, è sempre stato assai particolare. E’ Masumi la mia anima gemella, questo è vero, ma, quand’ero adolescente, ho avuto qualcosa di più che un semplice trasporto per Sakurakoji: anzi, posso dire d’esserne stata innamorata. Lui è stato il mio primo amore, sì.”
Umibozu deglutisce e, di nuovo, non replica.
“Masumi non era un attore. Era la mia anima gemella nella vita reale, come il Maestro lo fu per la sensei Tsukikage. Sul palcoscenico, però, la mia anima gemella è sempre stato Yuu. Solo Yuu. Non vorrei nessun altro, anche per quest’altra rappresentazione…”
“E’ ardente, il suo interesse, ragazzina.”
Io ho perso Masumi, vent’anni fa, ragazzino. Cosa vuoi saperne, tu che vivi un amore pieno e riamato, del dolore della separazione?
Non lo dico, ma mi capisce: eccome, se mi capisce.
“Non basterebbe solo il tenero ricordo, se si ha avuto la fortuna di viverlo, quell’amore?” chiede arrabbiato.
“Sono divagazioni di un adolescente, queste.” Rimbecco “Tanto vale, allora, votarsi alla castità.”
“Isshin lo fece.” Dice Umibozu alzandosi dalla poltrona “Non posso credere che ancora nutra dei dubbi su Sakurakoji: lui…non è, non può essere un degno sostituto di Hayami. Non lo sarà mai.”
“Sostituto?” ripeto “Ma come parla? Chi ha parlato di <sostituti>?”
“Se pensa di averci avuto una storia o, chissà, d’avercela ancora, è legittimo, non crede?”
“No!” sbotto alzandomi a mia volta “Non lo è!...”
Lui è già sulla porta:
“Senta. Ci pensi su. Con il cuore aperto, però e riveli a se stessa, una volta per tutte, chi è la persona che ama e amerà per sempre!”
view post Posted: 12/5/2017, 08:03 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo dodicesimo.



Sono in ufficio ed è praticamente l’alba. Non ho dormito un granché e, a giudicare da quello che vedo, neppure il mio stretto collaboratore. Necessito con una qualche urgenza d’un bidone di caffè, ma Umibozu non pare dello stesso avviso e continua, dopo un cenno di saluto stentato, a scrivere i suoi appunti. Dalla concentrazione che traspare dai suoi occhi azzurri, deduco si tratti del nuovo copione.
Due minuti dopo sono seduta alla mia scrivania.
“Senti un po’, ragazzino,” dico chiamandolo all’interfono “non ti sarai mica inventato tutta questa roba, vero? Come faccio a sapere che non stai rimaneggiando arbitrariamente il capolavoro scomparso?”
Lui mi fissa – ed è già sulla porta – la cravatta lievemente smollata, gli occhi azzurri stanchi, ma sveglissimi.
“So che lo vorrebbe e disperatamente.”
Che dice? E, nel mentre, ridacchio.
“Vorrebbe che fosse tutta verità, io lo so.”
È contrariato. Turbato.
“Quali <conseguenze> dall’incontro col suo prezioso Isshin?”
Appoggio la schiena alla pelle morbida dietro di me e inizio a capire. Per lo meno, credo di capire, ma non a fondo. Sono sempre stata l’ultima della classe, in questo senso.
Ieri pomeriggio, Sakurakoji era atteso sul tardi ed è arrivato, sul tardi.
Umibozu, stamane, è saccente, sì, non dissimile da ieri e ieri l’altro: solo, s’è aggiunta una punta di sarcasmo.
Da ieri pomeriggio.
Il mio collaboratore ha introdotto Yuu nel mio ufficio come un qualsiasi stagista avrebbe fatto. La differenza, però, stava nel fatto che lui è qualcosa di più che un semplice segretario. Occupa il <posto fisico> che fu di Mitzuki, certo, ma per sua preciso, imperscrutabile, inspiegabile volere.
“Se è un incontro d’affari,” ha precisato “sono tenuto a presenziare.”
Ma io ero già volata tra le braccia di Sakurakoji, senza lasciare dubbi intorno alle finalità di quel rendez-vous.
E così, Umibozu, la coda tra le gambe magre e slanciate, si era ritirato in buon’ordine.
Quando Yuu se ne è andato, erano le otto di sera e l’ufficio, praticamente deserto. Il ragazzino non c’era ed io ho potuto tirare un sospiro di rilassato sollievo.
Mi ha fatto piacere sapere che Sakurakoji è di nuovo in circolazione. I musical di Broadway gli hanno dato una notorietà planetaria, ma, per uno come lui, segnato quanto me dal ruolo di protagonista del capolavoro scomparso, era del tutto naturale, alla fine della fiera, tornare a casa.
E, quando gli ho parlato del nuovo manoscritto e di ciò che Umibozu stava scrivendo, ho visto i suoi occhi scintillare in modo meraviglioso: ho sempre amato, quei suoi occhi scuri e penetranti, specchio di un’anima bella che non conosce rabbia o alterco o cattiveria.
Tornare sulle scene insieme, con vent’anni d’esperienza in più sul groppone, sarebbe davvero un sogno.
“Ho parlato al mio amico del suo lavoro.” Dico scrutando Ayakawa di sottecchi “E nutre un entusiasmo addirittura superiore al mio.”
“Questo non è difficile crederlo.” Ironizza riferendosi a me “Solo di recente, forse, ha iniziato a rivalutare ciò che le sto sottoponendo.”
“Mi diverte immaginarla all’opera.” Sorrido sarcastica “Convincermi è difficile, è così.”
“Lei non ha bisogno di essere convinta, ragazzina…Lo è già, ma si diverte a darmi contro. È nella sua natura, giusto?”
E si appropria delle sue carte, come a chiedermi implicitamente di iniziare la lettura del copione.
“E’, poi, certa che Sakurakoji riesca a vestire ancora una volta il ruolo di Isshin?” mi domanda prima di entrare in ufficio e chiudere piano la porta.
“E’ un dubbio inutile.” Rispondo “Egli è assai più istruito di me. Legge di filosofia e possiede una sapienza del cuore non indifferente, causatagli dalla sofferenza.”
“Oh, sì, dev’essere stato invero doloroso capire di non essere lui, la sua anima gemella.”
Ma che sta facendo?
Cosa dice?
Persevera ancora nel suo atteggiamento sarcastico! Che ne sa lui di chi soffre o ha sofferto per non essere stato ricambiato?
Si siede sulla poltrona e inizia la lettura:

“Quel giorno, quando ti incontrai nella Valle, compresi immediatamente che tu eri la mia anima gemella.”

Mi fissa.
“Questo è sicuramente il passo più oscuro di tutto il capolavoro scomparso ed è uno dei pochi pezzi che ritroviamo, integro, nella prima bozza, ma con una differenza sostanziale.”
Annuisco.
Ed io, a mia volta, inizio a capire il perché di quella complessità: nella stesura definitiva, Oozachi ha aggiunto “per la prima volta”.
Umibozu legge i pensieri di Akoya:
“Ci eravamo <già> visti? Quando era accaduto? Non poteva essere ora, in questa vita.”
“La sensazione di conoscersi da sempre” dico con tono piano “è uno status <tipico>, nelle anime gemelle.”
“Vero, ma il concetto di illusione non implica che non esista! Va solo inteso nel suo significato letterale: l’incontro nella Valle è <ideale>.”
Così dice, lo sguardo brillante, forse un poco triste.
Continuo a non cogliere il significato di quelle parole.
“Non comprendo ancora: cosa vuole dirmi?” chiedo “Forse, che il Maestro era già incancrenito dal tarlo della depressione?”
“Tutt’altro.” Mi sorride “Questo concetto è ben lungi dall’istigare al pessimismo: anzi, è un messaggio di speranza. Vede, Maya, è quasi spontaneo, in una condizione d’ideale realtà, trovarsi, scoprirsi, amarsi senza restare sopraffatti dalle circostanze o dal pregiudizio. Nel mondo reale, dove molteplici sono i richiami e i frastuoni prodotti da santoni e imbonitori, incontrarsi ha del miracoloso e, se l’incontro avviene, il suo valore è amplificato. Le luci della città non possono fagocitare quella delle stelle, se questa si serba nel cuore. Chi ama il cielo una volta, l’ama per sempre.”
E’ bello. Così penso, ma non glielo dico.
Si capisce, forse, dalla piega della bocca, che indica soddisfazione.
“Le piace?” mi chiede Umibozu mentre un raggio di sole, attraversando i due grattacieli di fronte, ci bacia i volti, scaldandoli, arroventandoli lievemente.
Io annuisco. Per la prima volta, provo una grande serenità. E complicità.
Deriva dal semplice fatto che gli sono accanto ed è uno stato d’animo che non mi spiego.
view post Posted: 10/5/2017, 13:08 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo undici.



Mi sento eccitata.
Non lo ammetto perché il rischio è quello di esaltarmi davanti al ragazzino. E, inoltre, se tutto si fosse rivelato un fiasco, non lo avrei facilmente digerito.
Pertanto, provo a mitigare gli impeti meglio che posso.
Pur avendo quarantadue anni, sono rimasta spiritualmente la ragazzina di un tempo. Recitare qualcosa di nuovo mi riempie, rende sopportabile ciò che non può esserlo, nella normalità: la perdita di Masumi, ad esempio, mi era divenuta tollerabile sol perché, subito dopo la tragedia, ero tornata sulle scene a competere con Ayumi Himekawa.
In altre parole, a noi artisti è dato sopravvivere e raccontare le modalità di quella sopravvivenza. Onde, poi, derivare l’appellativo ingiusto di vedovallegra e affini.
Andare in ufficio, dopo la scoperta della gallina dalle uova d’oro, alias Umibozu, è diventato d’improvviso più semplice. Forse, persino più bello.
Sono passati pochi giorni dal suo arrivo e dal nostro viaggetto a Izu, eppure mi pare di lottare con lui da tutta una vita.
È un agone in piena regola, sì.
Perché lui è quello che sta cercando di farmi indossare l’ennesima maschera, una maschera che potrebbe far dimenticare il passato in nome del presente.
È mai possibile, tutto questo?
“Che cosa è cambiato, ragazzina?” chiede sarcastico Umibozu al mio arrivo.
Di lunedì, alle otto, sono arzilla come una vecchietta esaltata dal liquore.
“Debbo pensare che è il freddo a renderla così carina e ben disposta?”
“Niente di tutto questo.” Dico con sicumera “Piuttosto, ho deciso, visto che debbo tollerarla, di provare a capirla.”
Egli mi guarda con sospetto:
“C’è qualcosa che non mi torna.”
Mi avvicino al tavolino.
“Ascolti bene, ragazzino, vuole che reciti? Tiri fuori le frecce dalla faretra e mi dia una buona ragione per perseverare in questo stato di grazia. Oppure, inizi a fare i bagagli.”
Sta per replicare, ma squilla il telefono e Umibozu è lesto nel rispondere.
“Quando avrà finito,” gli dico sottovoce per non disturbarlo nella conversazione “venga nel mio ufficio…con quelle sue carte.”
Obbedisce con un cenno del capo e, due secondi dopo, è da me.
Mi stupisco, pensando che quello studio sta trasformandosi piano in una ideale Valle dei Susini: una valle improbabile per una dèa scarlatta tutta nuova.
Egli biascica qualcosa: il contenuto della telefonata viene rivelato con meccanica professionalità prima che egli segga alla poltrona antistante la mia scrivania e inizi a spargere le sue carte.
“Sakurakoji?” ripeto “Dice davvero, ragazzino?”
Porto le mani sulle tempie, tirando indietro i capelli:
“Non so esprimerle la mia felicità. Non vedo Yuu da tempo immemore: finalmente, è ritornato dall’America.”
E verrà a trovarmi nel pomeriggio. Penso già a quello che potrei raccontargli e la mia esaltazione è tale da farmi dimenticare, per un istante, che Umibozu e lì presente ed attende di mostrarmi una volta di più i risultati dei suoi sforzi.
Vado a sedermi, dopo aver recuperato un barlume di serietà e mi appresto ad udire ciò che ha da dirmi.
Lui si schiarisce la voce, quindi, con sguardo obliquo, visualizzando ora le carte ora la mia sagoma, comincia:
“Quando il Maestro era poco più che trentenne, viveva in bilico tra due diverse visioni del mondo: i due assiomi più importanti, quelli che la filosofia additerebbe a <fondazione del mondo>, dominavano parimenti il suo modo di concepire l’amore e l’universo tutto.”
Comprendo solo l’essenziale, ché la mia preparazione è pari a zero. Le mie uniche conoscenze in ambito filosofico derivano dalla meditazione del capolavoro scomparso.
“In quest’ottica,” continua Umibozu “concepì La Dèa Scarlatta. La prima stesura, quella al nostro esame, è una sorta di primo canovaccio scritto su materiali di fortuna – forse, una vecchia porta rotta spiega il foglio di riso usato come blocco per appunti.”
Rammento bene: era ciò che stava leggendo quel giorno, alla Biblioteca di Izu.
“Ichiren” spiega “ha dato corpo ad un’idea che, agli occhi di filosofi od artisti, può apparire come una qualche scontatezza: la penna tace, quando la bocca s’apre al riso, alla umana felicità. Parallelamente, tacciono le voci degli dèi, quando gli uomini si elevano alla comprensione delle cose. Non è il proibito perché è proibito. È la <ùbris>, il peccato di tracotanza, a bloccare gli uomini in quella medietà posta tra terra e cielo. In certe culture, poi, è difficile ancor di più interpretare l’idea di trasgressione, ché coinvolge gli stessi dèi.”
“E’ questo che mi è sempre parso inspiegabile. Perché?” domando curiosa. Ho sempre interpretato Akoya con il mio cuore, dandole, probabilmente, un taglio psicologico più vicino all’umano che al divino. Sì, la mia interpretazione era commovente, eccelsa, ma, non propriamente vicina alla filosofia e, tantomeno, al pensiero originale di Oozachi.
“E’ semplice.” Mi sorride Umibozu “Essendo tutto composto dai quattro elementi, c’è un substrato comune agli dèi e agli uomini, anche. Se, poi, il mondo è, a sua volta, pieno di anime, sarà anche pieno di dèi. Tutto è circolare, in questo perpetuarsi del ciclo di vite. Ed ecco spiegato perché la leggenda narri un classico di tutti i tempi: la possibilità che un uomo e un dio si leghino in un sentimento all’apparenza ritenuto solo umano.”
Mentre mi spiega queste cose, è esaltato più di un ragazzino. Mi riesce difficile vederlo come tale. Ho visto una sola persona esaltarsi tanto per La Dèa Scarlatta: quella persona era Eysuke Hayami, l’uomo più ossessionato che abbia mai conosciuto, l’uomo che, per reazione al rifiuto della sensei, preferì distruggerla. L’amore – o quello che gli somiglia, non saprei dire – è un sentimento dalle sfaccettature più diverse.
Lui mi prende la mano, come a richiamarmi all’ordine. Ha visto che mi sono persa nei miei pensieri: stavolta, però, non reagisco con stizza. Mi divincolo, ma senza alcuno scatto scortese:
“V’è un particolare ancora, da svelare: quando le anime si riconoscono come tali ovvero gemelle o affini continueranno a cercarsi disperatamente fino al raggiungimento della primigenia unità. Il ciclo di vite, così, dipende in parte dalla volontà dell’uomo.”
Mi accorgo, in questo istante, di avere letto e ascoltato permanendo nella condizione di apnea. Soprattutto le ultime parole avevano avuto il potere di scuotermi: la volontà dell’uomo, dunque, può decidere quando e se reincarnarsi. Se si è conosciuta l’anima gemella, a dispetto delle dolorose interruzioni che il vivere comporta, non si potrà a lungo stare lontani da essa.
Questo, dunque, era il primigenio pensiero del Maestro Oozachi, quando, non ancora fagocitato dai problemi economici e dalla mafia messagli alle calcagna da Hayami, viveva serenamente accanto alla sensei. Fu il pessimismo a fare di Isshin un bonzo errante non era così, nel primo copione.
view post Posted: 9/5/2017, 08:16 Anime Gemelle - Fanfictions

Capitolo dieci



Quel giorno, nella Valle, lì dietro al tempio, dove scorre il fiume che si tinge del colore dei fiori di susino, c’eravamo io e Masumi. Le piante, intorno, ci facevano da corona.
Sui due lati opposti, realizzammo di essere stati lì da sempre, solo per trovarci in quella situazione. Per quella eravamo venuti al mondo.
Gli esseri umani comuni, quelli che vivono per la materialità, avrebbero desistito dall’attraversare il corso d’acqua.
Io e Masumi non eravamo fisicamente diversi dagli altri, ma avevamo qualcosa di più: la consapevolezza d’essere nati per amarci. L’ipocrisia del mondo, mascherata dal rango di lui e dalla mia giovane età, non era riuscita a vincere. Di questa ipocrisia, purtroppo, resta vittima la gran parte dell’umanità, quella fetta ampia che si contenta del poco per non ambire il molto.
Che pur gli spetterebbe perché, secondo la volontà degli dèi, non v’è un solo individuo che sia destinato all’infelicità e questa è prodotta unicamente da chi ambisce il potere per sé e non vuol farne parte con chi lo attornia.
Era questo, il senso profondo del capolavoro scomparso, il messaggio del Maestro, rimasto egli stesso strangolato dalle convenzioni, pur avendo concettualmente intravisto la luce e, con essa, il vero progetto degli dèi.

“Scendiamo, dunque, sulla terra
E facciamo ciò che dobbiamo.”



Il coro degli spiriti divini, che attorniavano la dèa scarlatta dacché aveva assunto forma mortale, pronunciò queste due frasi, puro brivido, per me che leggevo.
Per me che avevo letto, ritrovandovi il mio vissuto, le pagine scritte da un qualsiasi Umibozu Ayakawa.
“Come ha fatto?” mi chiedo ossessivamente “Oppure, davvero, quel suo manoscritto originale riportava una scena del tutto simile a quello che avevo visto nella Valle congiuntamente a Masumi?”
Indipendentemente da tutto, dovevo comunque riconoscergli il fatto di sapere scrivere in modo egregio: il copione era opera sua, non di Oozachi.
Però, grazie a questa mia sbirciata, iniziavo finalmente ad entrare nell’ottica di Hijiri e di Mitzuki. Loro erano vissuti accanto al mio Masumi e, probabilmente, soprattutto il primo, ne avevano raccolto preziose confidenze, anche relative a quella notte nella Valle.
Sì, forse coglievo appieno ciò che palesemente nessuno dei miei due collaboratori aveva saputo dirmi con chiarezza. Volevano che, come artista, arrivassi da sola a scoprire il segreto di Umibozu e la sua capacità di vedere oltre la dèa scarlatta accreditata ed ufficiale.
Alzo la cornetta e chiamo il mio manager, ma nessuno risponde.
Sbircio fuori dall’ufficio ancora una volta, ma la scrivania è vuota. Non l’i-pad, non i fogli sparsi, non Umibozu. Solo un biglietto:

“Sono al suo servizio, ma non del tutto. Vada a casa e riposi anche lei.”
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