| Capitolo 1:
Come aveva osato? Come aveva potuto permettersi anche solo di pensare di comprarla in quel modo? Chi credeva di essere quella donna? Cosa pensava, che i suoi dannati soldi potessero farle avere ogni cosa, perfino l'amore? Era piena di rabbia in quel momento, furiosa era dir poco. Ma gliele avrebbe cantate ah se lo avrebbe fatto! Anche a costo di farsi buttare a mare poi, ma le avrebbe sputato in faccia la verità a quella specie di vipera mascherata da donnina mite e remissiva. Poteva ingannare gli altri coi suoi modi di fare da perfetta moglie tutta ossequi e moine, ma non lei che aveva ben capito da quel gesto che tipo di persona fosse in realtà. Quell'assegno pesava come una montagna nella sua piccola borsa, Maya aveva il cuore pieno di dolore al pensiero di lui che l'avrebbe presto sposata, ma chi si assomiglia si piglia, pensò. Dopotutto lui è bello, ricco, famoso. Come poteva trovare interessante una sciocca e insulsa ragazzina come lei. Eppure...sospirò. Eppure c'erano le sue rose, meravigliose e profumate. Rose che le avevano accompagnato la vita in ogni momento importante e che come per magia, apparivano sempre nei momenti in cui ne aveva bisogno. Si era resa conto, ripensandoci, che erano sempre state consegnate dopo un loro litigio o per un evento importante. Ma quella volta, lui si era tradito menzionando il foulard blu di Stewart. Maya sentì il cuore balzarle fuori dal piccolo corpo. Era lui. Era sempre stato lui. Ma perché? Perché lo aveva fatto Hayami san? Si chiedeva mentre si dirigeva a passi ormai lenti verso la grande nave. Non era più così sicura di se ormai, sentiva le gambe tremare al solo pensiero di vederlo insieme a quella donna. Si riscosse dai pensieri, e tirando su la testa risoluta, strinse i piccoli pugni e si apprestò a salire per cercarla e gettarle in faccia quello sporco assegno! Che schifo le faceva. Che delusione capire che razza di persona c'era dietro la falsa maschera della dolcezza e della passività. Proprio vero che tutti a questo mondo indossiamo delle maschere. Era felice di poter pensare che lei lo faceva per amore del teatro almeno, quell'amore tanto forte da averla spinta a voler diventare attrice, lei da tutti considerata poco più che una nullità, persino dalla sua stessa madre; con questi tristi pensieri salì sul ponte più grande in cerca, credendo di trovarli in fretta, voleva restare in quel posto il meno possibile. Iniziò a cercare con lo sguardo ma non li vide, mentre i vigilantes e i controllori videro lei invece. "Signorina può mostrarmi il suo biglietto per favore?" Le chiese uno degli addetti. "I...io veramente non..non ce l'ho. Ecco sto solo cercando una persona e poi scenderò dalla nave" rispose, sincera come suo solito. "Mi dispiace ma senza biglietto non può salire signorina deve lasciare la nave" provò a spingerla per allontanarla. "Mi lasci..mi lasci! Io devo trovarla, devo parlare con quella persona..." provò a divincolarsi lei attirando gli sguardi dei presenti. Masumi Hayami era sul ponte intento ad osservare il viavai delle persone e in attesa della sua...fidanzata, il suo volto ebbe un involontaria smorfia di disgusto. Cosa significava quell'invito? Aveva raggiunto il luogo in cui le aveva dato appuntamento rendendosi conto solo all'ultimo di che posto fosse e che intenzioni lei avesse. Con orrore raccolse il suo lungo cappotto e si stava apprestando a ridiscendere quando una scena attirò la sua attenzione e in particolare una voce, una vocina dolce che conosceva molto bene e che per lui era musica. Il cuore iniziò a battergli forte; "Maya!" Esclamò, facendo voltare gli addetti alla sicurezza. "HAYAMI SAN!" rispose lei col cuore che batteva all'impazzata. Sfuggendo alle guardie si avvicinò a lui attaccandosi al suo braccio."Lasciatela stare, è con me" disse loro in tono autorevole che non ammetteva repliche. Quelli presero atto della situazione e chinandosi si allontanarono. Masumi senza rendersene conto prese a camminare con lei sul ponte come se fosse la cosa più naturale del mondo; "Maya che ci fai qui? Che cosa stai cercando?" La sentiva agitata ma il proprio braccio, ancora, era tenuto stretto dalla sua ragazzina. Era così bello passeggiare con lei in quel modo. Sembrava spaventata, agitata. Cosa angosciava la sua piccola chibichan? La osservò, i capelli scuri un po' spettinati, il viso dai grandi espressivi occhi scuri, il nasino impertinente e quelle labbra...dio! quella bocca piccola e perfetta. Quante volte avrebbe voluto perderci la testa, sfinendola di baci. Era cresciuta Maya, lo aveva già notato. Non di altezza quello no, era rimasta sempre la sua piccola e fiera ragazzina tascabile; ridacchiò piano tra se, avrebbe potuto stringerla nel suo cappotto e nessuno lo avrebbe notato. Lui che era alto molto più dei giapponesi normali, col suo metro e ottantacinque, la nascondeva dentro di se. Ed era letteralmente così, poiché tutto l'amore che sentiva per lei,lo aveva dovuto chiudere nel proprio cuore. *Maya amore mio cosa fai qui? E perché sembri così triste?* pensò tra sé continuando a camminare con lei. Lei si riscosse scuotendo la testa; si accorse di essere ancora al braccio di Masumi e riprendendo il controllo di se si staccò da lui, che avvertì come un freddo profondo quando la sua ragazzina si allontanò. Alzando il viso con aria combattiva, le si parò di fronte con aria di sfida. "Dov'è? Mi dica Hayami san, dov'è la sua preziosa e meravigliosa fidanzata?" Calcò di proposito sulle due parole cercando con lo sguardo quella specie di manichino per sarti di donna. "La mia...? Ma...intendi Shori?" Masumi non capiva. Cosa c'entrava Shori e cosa voleva Maya da lei? "Certamente e chi altri? Quante altre fidanzate ha Hayami san?" Disse lei in tono ironico. Un lungo fischio annunciò che la nave stava salpando. "Oh no! Dannazione!" Maya iniziò a correre in direzione della scaletta per ridiscendere a terra ma ormai gli ormeggi erano stati lanciati e la nave, lentamente si stava allontanando dal bordo. Masumi la raggiunse. "Chibichan a quanto pare dovrai restare su questa nave, se mi spiegassi cosa ci fai qui te ne sarei grato" disse lui, a braccia conserte. "Non sono qui per parlare con lei ma con la sua fidanzata le ripeto" volse il viso per non guardare quei meravigliosi occhi di cielo, pezzi di ghiaccio che le facevano battere il cuore e tremare le gambe. Il sole al tramonto, alle spalle di lui, rendeva i suoi capelli biondi come il grano maturo, scintillanti come l'oro. Maya ebbe un leggero mancamento. Dio quanto era bello! Così incredibilmente...maschio, così meravigliosamente uomo. Il cuore le batteva da morire. E ora? Che cosa avrebbe fatto con loro due su quella nave? Una volta parlato con quella donna che avrebbe potuto fare? Buttarsi in mare? "Mi dispiace ma lei non c'è signorina, dovrai accontentarti di me soltanto" disse lui guardandola. Era così bella la sua ragazzina, nel suo abitino semplice, senza trucco, con gli occhi lucenti come stelle. Le forme del suo piccolo corpo trasparivano anche in quel modo; la ragazzina era diventata una graziosa giovane donna, le osservava la curva del seno, decisamente perfetto. Una terza misura,di sicuro, si trovò a pensare in modo malizioso. Le gambe erano magre e delicate e per quanto non potesse affermalo con certezza, non essendosi mai soffermato ad osservarlo davvero, anche il suo lato b doveva essere piccolo ma perfetto. Madre, quanto smaniava di poterla anche solo sfiorare! Maya ebbe un tuffo al cuore. NON C'ERA! LEI NON C'ERA! e lei ora era lì, su quella nave...sola, con lui. Con l'uomo che sapeva di amare, con il suo ammiratore delle rose scarlatte, con l'unico che le causava turbamenti tali da scombussolarla, con colui che aveva compreso essere la sua anima gemella da quel momento nella valle dei susini, nel tempio, quando lui l'aveva tenuta tra le braccia per scaldarla. Le gambe le tremavano. La rabbia iniziale aveva adesso lasciato il posto al panico di essere sola lì con lui. "Maya non vorrai mica restare qui sul ponte in eterno?" Le chiese. "Vieni" le disse porgendole il braccio. "Dobbiamo andare al coperto, la sera sta calando e si sta facendo freddo". Era vero e lei nel suo cappottino iniziava ad avvertire i brividi, ma al braccio di lui no. Ogni altra cosa spariva e se solo lo guardava sentiva un intenso calore scorrere nel suo corpo. Scesero giù di alcuni piani, raggiungendo i negozi. Maya si chiese il motivo guardando perplessa Hayami san; "signorina, sei su una nave da crociera molto elegante, non ci sono fast food qui, l'unico modo per mangiare è cenare al ristorante. Vuoi farmi l'onore di farlo con me, per questa sera?" Maya sentì il cuore rimbalzarle in gola. Oddio! Eccome se lo avrebbe voluto, e non solo cenare con lui! *oooh accidenti Maya! Smettila di fare questi pensieri sconci! E piantala di fissarlo immaginandolo nudo!* si sentì avvampare e divenne tutta rossa in viso, quell'uomo unico aveva risvegliato in Maya pensieri e desideri ormai adulti. Voleva, di più, desiderava ardentemente di poterlo toccare...di sentire la pelle di lui, di conoscere il suo corpo di uomo. Il suo profumo unico, che ormai conosceva bene, aveva un altro sentore, non ci aveva mai fatto caso prima di pensare a lui per quel che era, e cioè uno splendido e spettacolare esempio di maschio. Ora in quel profumo speziato che tanto amava, poteva avvertire anche un odore diverso, il suo. Quello di Masumi, quello della sua pelle calda. Oddio come le batteva forte il cuore, anche il solo pensare al suo nome e basta, solo nei suoi pensieri osava dargli del tu. "Si...si accetto Hayami san, grazie ma non capisco perché siamo qui" disse ferma insieme a lui dinnanzi ad un elegante negozio di abiti, cercò di deviare il proprio pensiero tornando lucida. "Te lo ripeto, l'unico modo di cenare qui è al ristorante, e non puoi presentarti vestita così in modo informale, ci vuole per forza di cose un abito elegante" sollevò un sopracciglio lui, sorpreso dalla veloce risposta affermativa di lei al suo invito. "ma io...non.." azzardò lei in risposta, "No...non ci provare a protestare, stavolta no. Pago io ogni cosa e tu per una volta lascerai che lo faccia, senza storie, capito signorina?" Le disse serio Hayami jr. "Madame, la lascio nelle sue capaci mani, anche per il trucco e i capelli", di fronte al negozio vi erano boutique di coiffeur, "mi renda la ragazza più bella dell'intero piroscafo, a dopo" così dicendo, con un cenno del capo, salutò la signora e la sua chibichan, lasciando Maya alla padrona del negozio. Le sorrise. "Sorprendimi Maya, così come fai ogni volta che ti vedo su un palcoscenico " lei arrossì iniziando a balbettare. Masumi sorrise ancora, com'era dolce la sua piccola ragazzina. Si voltò lasciandola sola e si diresse verso il piano superiore dove parlò col cerimoniere di bordo e si informò di quale sarebbe stata la sua cabina e di Shori e se ci fossero state eventuali altre cabine disponibili per la notte. Appurato che non vi era altra disponibilità e avvertendo un brivido di disgusto nel leggere la descrizione degli arredi delle cabine, chiese ed ottenne che fossero cambiati di sana pianta. Si chiese anche come avrebbe fatto a convincere Maya a dormire nella stessa sua cabina. Il pensiero gli fece accelerare il cuore *Chibichan amore mio, come farò a tenerti distante da me, se desidero come un pazzo soltanto stringerti ed amarti?* pensò tra se sospirando. Erano ormai sette anni che nel suo letto non entrava nessuna donna; certo non era un santo, ma da anni ormai non c'era nessuna all'infuori di lei nei suoi pensieri e nei suoi sogni, anche in quelli più spinti e che lo spingevano a fare ciò che solo un adolescente inesperto faceva. Aveva avuto donne anche bellissime e sexy prima di conoscerla e dopo, ma era sempre stato solo la soddisfazione di un bisogno fisico e nient'altro. Solo sesso fine a se stesso; scopate per togliersi sfizi e per liberare l'uccello e sia lui che le sue partner del momento lo sapevano e non aspiravano ad altro; alcune avevano ottenuto favori, altre invece parti in produzioni Daito. Con lei era diverso. Masumi non la desiderava solo per il piacere, lui la amava come un pazzo da tempo, e non sopportava di vedere nessuno accanto alla SUA ragazzina, men che mai il giovane Sakurakoji, che era per giunta un gran bel figo, come avrebbero detto svariate attrici che conosceva, con quei bellissimi occhi azzurri e il fisico niente male. Sapeva perché lo aveva capito immediatamente dai gesti di lui, che era innamorato di Maya. Lei non ci badava a quanto pareva o non lo aveva proprio capito, la sua sbadataggine era proverbiale ormai, molto più probabile, conoscendola. Ma agli occhi di un uomo innamorato, non sfuggono certe cose, come le occhiate che Yuu le lanciava, i suoi gesti galanti, il modo in cui si infervorava nel recitare accanto a lei. *E no! Caro mio...lei è MIA! non ci provare neanche a toccarla*. Con questi pensieri scese nuovamente le scale dirigendosi verso il ristorante, in attesa che Maya fosse pronta per raggiungerlo. Seduto al tavolino poggiò il cellulare spento, senza neanche pensare di riaccenderlo per sentire cosa era accaduto a Shori o avvisare Mizuki che sicuramente si stava chiedendo che cavolo di fine avesse fatto il proprio capo, anche se lei sapeva, perché Shori glielo aveva detto, dove fosse in quel momento. ogni altro pensiero che non fosse lei era svanito dalla sua testa. Bevve un sorso di vino aspettando di vederla arrivare. Per poco non soffocò vedendola scendere e avvicinarsi al tavolo. Era...meravigliosa! Aveva scelto un leggero abito blu di organza e seta che scendeva fino a poco oltre le ginocchia lasciandole liberi i movimenti, indossava dei deliziosi sandali gioiello che incorniciavano i piedini delicati. Aveva pettinato i lunghi capelli sollevandoli ai lati con piccoli fermagli lucenti e aveva un trucco leggero che aveva reso più piene ed invitanti le sue labbra morbide. Masumi ebbe un singulto mandando giù il vino; si scostò dalla sedia per raggiungerla. "Sei bellissima Maya", le sussurrò facendola arrossire. Le spostò la sedia invitandola a sedere di fronte a se. Lei era visibilmente nervosa. Non era mai stata con lui così in quel modo; Masumi sorrise. "Sei davvero splendida ragazzina, ma al tuo look manca qualcosa.." le porse un piccolo astuccio invitandola ad aprirlo. Maya trattenne il fiato, conteneva degli orecchini a forma di rosa, viola. "Ti piacciono?" Le chiese facendoglieli indossare; non aveva neanche per un instante pensato che regalandogli quegli orecchini si sarebbe tradito. Maya sentì il cuore scoppiare di gioia e annuì sorridendo dolcemente. Ma si riscosse chiedendosi cosa sarebbe successo se lo avessero riconosciuto, che avrebbero pensato vedendolo al tavolo con una donna che non era Shori? Masumi le lesse nel pensiero. "Non temere, se anche ci dovessero fotografare vedranno solo Masumi Hayami a cena con Maya Kitajima, promessa del teatro e candidata al ruolo di Dea scarlatta. Non agitarti." Le prese il bicchiere versandole dell'acqua. "Posso avere del vino Hayami san per favore?" Disse lei volendo sembrare adulta. Forse un po di alcool le avrebbe fatto smettere di battere forte il cuore in quel modo. Masumi sollevò un sopracciglio divertito. "Ma certo signorina" le versò il fresco vino profumato. "Bevi piano, mi raccomando, è fresco e piacevole e va giù che è un piacere, ma da alla testa alla svelta " le disse premuroso. Maya annuì, si lasciava completamente guidare da lui, distogliendo spesso lo sguardo dai suoi occhi che le facevano sciogliere il sangue nelle vene. Bastava una sua sola occhiata per farla tremare tutta; cos'era quel sentimento cosi potente? Perché adesso era così? Certo anche in passato gli occhi di lui per lei avevano avuto molti significati. L'avevano spaventata con la loro freddezza, l'avevano guardata con ironia, con divertimento. L'avevano osservata seri e molte volte invece l'avevano guardata con tristezza e malinconia. Alcune volte però aveva visto negli occhi di lui dell'altro, qualcosa che non riusciva a spiegare. Come un desiderio represso di volersi avvicinare a lei; che stupida era. Nella valle, aveva avuto quella strana visione e le era sembrato di sentirlo dentro di se, credeva di averlo potuto toccare, che si fossero riconosciuti come anime gemelle. *Io sono te, e tu sei me signor Hayami...se solo sapessi quanto ti amo e ti desidero, dio se mi guarda così gli salto addosso qui al ristorante* arrossì al pensiero, lei così ingenua, con lui perdeva la testa. Masumi non capì il motivo di quel suo strano modo di fare. Dov'era finita la sua combattiva ragazzina? Possibile che...che fosse felice di essere li con lui? Che..che il semaforo fosse diventato verde,finalmente? Nella valle, non era riuscito a tenerla tra le braccia senza rubarle un bacio. E quella strana visione...l'aveva sentita dentro il suo cuore, come se la propria anima avesse finalmente ritrovato il pezzo che gli mancava. L'aveva tenuta ancora tra le braccia sentendo il desiderio di possederla salire dentro, se solo fosse stata sveglia l'avrebbe fatta sua lì al tempio. Scosse la testa. *che cazzo vai a pensare Masumi...lei ti odia. Non sarà mai solo tua...* il suo volto assunse una piega amara. Maya lo vide diventare d'improvviso serio. Sospirò "Hayami san...sta bene?" le domandò preoccupata. "Si...si va tutto bene non temere..." si sforzò di sorridere lui. Una dolce musica riempì il salone, suonata dall'orchestra e dal pianoforte. "Vuoi ballare Maya "? Le chiese lui porgendole la mano. Ebbe un sussulto, "i...io, si, vo...volentieri Hayami san" rispose prendendo la sua mano grande. *Com'è calda la tua mano amore mio...potrei tenerla stretta in eterno * pensò lasciandosi trasportare da lui in pista. Altre coppie si erano lasciate andare alle danze, sicché nessuno sembrò badare a loro due. Masumi era in paradiso; teneva stretta la sua ragazzina, che, arrendevole, si lasciava guidare. Poteva sentire il corpo caldo di lei stretto a se, questo gli diede i brividi. Il profumo dolce dei suoi capelli lo inebriava. Chiuse gli occhi rapito dal tenerla ancora una volta tra le braccia; avvertì ancora, come al tempio, una scossa che gli fece aprire gli occhi. Lei lo guardava,coi suoi meravigliosi occhi scuri che scintillavano. Quella bocca delicata, dio si trattenne, in che modo non lo seppe mai,dal baciarla con passione. Maya era semplicemente in estasi; anche se guardandosi intorno si chiese come mai nessuno sembrava curarsi di loro. Eppure aveva immaginato che lo avessero riconosciuto; Masumi capì cosa stava pensando. "Questa è una crociera per coppie, chibichan, se te lo stai chiedendo. E ho già avuto modo si adocchiare qualcuno che conosco e che di sicuro non è qui con la propria moglie" disse. La seria e rigida educazione giapponese tollerava le amanti, a patto che tutto fosse discreto o si limitasse alle aree predisposte al piacere, come certi quartieri che lui ben conosceva. Maya ascoltava ma la verità era che non le importava molto, anche se era imbarazzata. Lei era lì con lui, ancora una volta tra le sue braccia forti, sentiva il suo respiro caldo sul collo che le diede i brividi. Aspirava l'odore di lui. Il suo profumo di buono misto all'odore che, ora si, lo aveva capito, adesso sapeva essere quello della sua pelle calda di uomo. Dio! Aveva una voglia folle di poter toccare quel petto largo e possente su cui aveva poggiato la testa senza rendersene conto. *Abbracciami amore mio tienimi stretta* pensò soltanto, lasciandosi cullare. La musica era finita da un pezzo mentre loro incuranti di tutto e tutti, restavano uniti in quell'abbraccio in cui ognuno riconosceva l'altro come la perfetta metà di se stesso. La nave ebbe uno scarto, Maya si aggrappò a lui per evitare di cadere. "Oh, Masumi..." mormorò involontariamente. A lui saltò un battito nel petto. LO AVEVA CHIAMATO PER NOME! Maya sembrò non averci fatto caso e si riprese allontanandosi da lui che la guardava in modo strano. Lo aveva fatto,lo aveva sentito. Aveva detto il suo nome non lo aveva chiamato Hayami san; com'era freddo il mondo adesso che lei non era più tra le sue braccia. Sospirò stanco. "Vieni Maya, andiamo a guardare il cielo, vuoi?" Le chiese. Di tutto pur di prolungare la presenza di lei accanto a se. Quella notte avrebbe voluto durasse un eterno; salirono sul ponte esterno fermandosi accanto alla balaustra, nel silenzio della sera erano i soli presenti. "Guarda Maya quello è il grande carro" le indicò lui. il cielo stellato copriva come una cascata la volta celeste, punteggiata di meravigliose stelle splendenti che si riflettevano danzando negli occhi di lei. Masumi era affascinato. Chi era quella donna? Perché ormai lo era, poteva vederlo molto bene. Una fitta di eccitazione gli arrivò dritta all'inguine. Cosa aveva creato dentro di lui in modo così speciale da fargli perdere la testa? L'amava da morire, e sapere che non avrebbe mai potuto essere solo sua gli strappava il cuore dal petto. Come poteva pensare che potesse voler stare con lui? Eppure...di segnali quella sera ne aveva avuti e anche forti. Lei lo aveva chiamato per nome non lo aveva sognato, era stato un attimo ma lo aveva fatto. E ora che...che stava facendo? Sentì la piccola mano di lei scorrere sulla sua schiena da sotto la giacca, aggrappandosi al suo fianco. *che stai facendo chibichan? Non sai cosa mi provoca il tocco delle tue mani..* pensò guardandola osservare il cielo e indicandole un punto preciso. "Che cos'è quella Hayami san?" Domandò persa in direzione del cielo stellato. "Oh, quella non è una stella Maya ma un pianeta. Si tratta di Venere, il punto più luminoso nel cielo quando il tramonto cala e la più visibile ad occhio nudo anche per gli antichi naviganti, che la ribattezzarono lucina o lucifera, poiché risplende più delle altre stelle fino alle prime luci del mattino" "Oooh quante cose sa sulle stelle Hayami san" aggiunse lei. Un brivido le fece accapponare la pelle. "Bbbrrr..." si strinse nelle braccia istintivamente. "Vieni, andiamo" Masumi tenendola per mano la portò al ponte inferiore. "Mi dispiace Maya ma non ci sono altre cabine disponibili, dovrai per forza dormire qui con me nella mia" le gambe le cedettero nel sentire le parole di lui. "Ma non temere, da perfetto gentiluomo io dormirò sul divano " le fece spazio nella grande e calda cabina, che aveva fatto preparare diversamente a com'era stata predisposta in originale. Se pensava a quello che Shori aveva provato a fare, sentiva il gelo attanagliargli l'anima! chiuse a chiave. Sfilò il cappotto restando in camicia e gilet. "Beh mi sembra che ci si possa anche stare..." osservò il divano e lo stile molto più sobrio rispetto alle descrizioni dei depliant. Maya guardava la cabina. E così, se lei fosse salita, quella avrebbe dovuto essere la loro...stanza? Lui...avrebbe diviso il grande letto a baldacchino con lei? L'avrebbe tenuta tra le braccia? L'avrebbe spogliata, toccata, amata??? No...non ce la faceva a pensarlo. Non voleva...non poteva. Lui...lui era suo! Masumi era la sua anima gemella lei lo sapeva, lo sentiva dentro il suo cuore e nell'anima. E non lo avrebbe mai lasciato a quella specie di manichino, simulacro di finta donna; "Hayami san..." mormorò. Lui si voltò a guardarla. Era così bella ed indifesa. Si avvicinò a lei. "Cosa c'è Maya..." in un gesto d'istinto le carezzò la guancia con dolcezza. La mano di lei trattenne la sua. Masumi sobbalzò. "Che mani grandi e calde hai Masumi kun..." di nuovo! Di nuovo lo aveva chiamato per nome! Maya poggiava la propria guancia nella sua mano stringendo con dolcezza il suo polso e carezzando con l'altra il dorso. "Masumi kun...quanto mi piace quando mi sfiori " confessò timidamente come se stesse parlando da sola. *mia piccola chibichan tu non sai quanto ti voglio! e come diventa difficile adesso calmarmi e non poterti avere tutta la notte..* Maya sembrava dimentica di ogni cosa. Agiva come seguendo un impulso. *lui è qui, è con me, siamo soli io e lui e io...io lo desidero come non ho mai desiderato nessuno. Voglio che mi baci...che mi tocchi, io voglio fare l'amore con lui...sono pazza, io una semplice ragazzina...ma lo desidero così tanto*, si avvicinò a Masumi che d'istinto si sedette sul bordo del letto. Aprì gli occhi la ragazzina. "Hayami san..." portò le mani alla bocca "scu...scusami ". "Maya, da quanto tempo ci conosciamo ormai?" Le domandò. "beh...da quando avevo tredici anni...sono passati sette anni ormai ". "E non credi che sia arrivato il momento di lasciare le formalità e chiamarmi per nome?" Le strinse la piccola mano. "Co...come??? Oh ma...io.." "Maya...dillo, ti prego...di il mio nome", le chiese con dolcezza. "Masumi..." rispose lei timida, il cuore che le batteva forte, *Oh lo aveva fatto! Aveva detto il SUO nome...come le piaceva il suono!* . "Oh Maya, com'è dolce il mio nome, detto da te " lei sgranò gli occhi sorpresa. "Davvero?...trovi...trovi che sia dolce?" *come fai amore mio? Come fai a non crederlo e a non renderti conto che sei passata dal lei al tu...* pensava lui. "Si. Ogni cosa detta da te diventa miele per me..." si lasciò andare a dirle. "Masumi...perché mi stai dicendo questo?" "Perché mi stai trattando così, con gentilezza, sembra quasi che tu mi stia..corteggiando " arrossì. Non si rendeva conto di essergli andata così vicino da trovarsi adesso tra le gambe di lui. *Maya, io...io non resisto...non ce la faccio più* la strinse a se con dolce possesso. "Masumi perché, ti prego, dimmi perché lo stai facendo" poggiò le mani sul viso di lui, arrivando a pochi centimetri dalla sua bocca. "Dimmi che cosa pensi, ti prego ho bisogno di sentirlo, dimmi che quello che sto vivendo non è solo l'ennesima illusione di una ragazzina". "Ti sento così vicino, diverso stasera, più vero più umano, ti prego..." continuò lei in un sussurro, era così vicina, poteva sentirne il calore e Masumi non resistette oltre. "Maya, amore mio..." sussurrò, le sfiorò le labbra con le dita poggiando finalmente la bocca su quella di lei. Le sue labbra erano morbide come sapeva, e calde. La strinse al suo petto con dolcezza. Stavolta non era soltanto un bacio rubato, stavolta fu un primo bacio dolce, tenero, appassionato. Dapprima lei ne fu stupita, restando immobile, ma poi iniziò a seguire la volontà della bocca di lui e piano piano aprì le labbra, lasciando che Masumi insinuasse la lingua iniziando a giocare con la sua, fu un bacio profondo e pieno di desiderio. D'istinto Maya lo abbracciò ancora di più sfilando il gilet, lentamente risalì ai capelli di lui iniziando a passarci le mani. Masumi ebbe un brivido e la strinse ancora di più a se. "Amore mio...amore mio mia piccola Maya" sussurrò ancora sulle sue labbra, non resisteva più. Era troppo. Era troppo tempo che la sognava, che la desiderava. "Masumi..." rispose lei con un filo di voce, troppo emozionata per quel primo bacio con lui, che le aveva reso le gambe molli e tremanti. Si staccarono guardandosi negli occhi. Lui era incredulo. "Maya, da quanto? Da quanto tempo tu...?" "Da quanto tempo...ti amo amore mio?" Rispose carezzandogli teneramente il viso. Finalmente! Finalmente glielo aveva detto. Sentiva il cuore più leggero adesso. Come se un grosso peso le fosse stato tolto dal petto; adesso non aveva più senso negare, gli avrebbe detto tutto e vada come vada. Avrebbe seguito gli eventi e dove l'avrebbero portata. Ma lui...lui l'aveva chiamata amore mio! E l'aveva baciata. Allora anche lui...anche lui provava la stessa cosa! "Tu...tu mi ami Maya??" Da quanto tempo? Com'era possibile? Non riusciva a crederci tanto era felice, credeva di stare sognando. Maya, la sua piccola Maya lo amava! "Si Masumi,ti amo...ti amo tanto, e credo...ecco credo di averti sempre amato già da quella volta alla Daito quando mi soccorresti salvandomi dai cani..." confessò, fece una piccola pausa "ma è solo quando ti sei fidanzato che l'ho capito. Ho capito che ti amavo davvero, quando vedendoti con lei il mio cuore è andato in pezzi per il dolore di averti perso" abbassò lo sguardo, avvertendo ancora dentro di se quel dolore che le aveva svuotato il cuore. Avvinghiata a lui ora, gli passava le mani tra i capelli con dolcezza e tenerezza. "Quanto ho sempre desiderato farlo...mormorò ". "E quanto io avrei voluto che tu lo facessi " rispose lui ridendo piano. "Maya...oh Maya! Sapessi quanto ti amo e ti desidero anch'io!" Si lasciò infine andare confessandole tutto l'amore che aveva tenuto dentro di se per così tanto tempo. La guardò a lungo. "Maya, dimmi la verità, quella sera eri tu vero?" "Sei stata tu a pulire le mie ferite dopo quell'aggressione, e...e mi hai baciato, le carezzava la schiena lentamente", la ragazza esitò a rispondere "si,ero io, ma credevo che non mi avessi sentita "; "oh si che l'ho fatto...sentivo la tua voce che mi recitava le parole di Akoya e la tua bocca calda, credevo di aver sognato ". Maya gli sfiorò le labbra. "No non hai sognato, così come non stai sognando adesso..." lo baciò nuovamente, con dolce passione. "Masumi guardami..." gli chiese. "Guardami e dimmi cosa vedi, ti prego". Lui la osservò pensando un po' alla risposta da darle; "Una donna Maya, io vedo una meravigliosa, appassionata, dolce, impulsiva, ingenua e forte giovane donna " "una donna che ho visto crescere giorno per giorno, cambiare e diventare sempre più brava, sempre più appassionata, sempre più splendida, come un bellissimo fiore che sboccia" le carezzò il viso con amore. "Allora se è questo quello che vedi,Masumi,ti prego...toccami" chiese lei con un sussurro, timidamente. "Cosa?" sgranò gli occhi lui. "Sono stanca di essere considerata di vetro, sono fatta anch'io di carne e sangue, ti prego, trattami come una vera donna, la tua donna, amore mio se è vero che mi ami"; "Maya, io ti amo come non puoi sapere, come un pazzo, sono stato e sarò sempre folle di gelosia verso i tuoi parter sul palco, ti amo da morire sin da quel primo sguardo nel teatro, quando i tuoi occhi scuri e il tuo sorriso timido spaccarono il ghiaccio che circondava il mio cuore arido", le aveva appena aperto il cuore e confessato i propri sentimenti senza neanche accorgersene; poi sorrise. "Come mi hai chiamato, poco fa?" Le carezzò la schiena. "A...amore mio" Maya sentì le gambe tremarle per l'emozione. "Dillo ancora Maya, dillo di nuovo" sussurrò con voce piena di desiderio. "Amore mio" ripetè lei Masumi emise un suono basso e roco. "Maya,da quando ti vidi la prima volta ed eri soltanto una ragazzina, ti ho sognato per anni, ho desiderato per anni stringerti e baciarti...e farti molto altro anche". "Anch'io Masumi...anch'io ti sogno e ti desidero" arrossì nel confessarlo. "Oh tu non sai,non sai quante volte da sola nel mio letto io..." si coprì il viso con le mani. Masumi era esterrefatto e a bocca aperta. Maya gli stava confessando quel che davvero aveva sentito??? "T...tu,tu mi stai dicendo forse che...lo fai...pensandomi???" non riusciva quasi a dirlo, tanto era eccitante il solo pensiero, la fitta all'inguine tornò ancora più potente. "Si,si...Oh si Masumi ed è il tuo nome che urlo in quel momento, oddio che vergogna". "Maya...oh dio tu non sai quante volte in questi sette anni l'ho fatto anch'io come uno sciocco adolescente..."; "com'ero io, quindi" , sorrise lei "s..si...cioè no...scusami non volevo dire che sei sciocca"...si trovò a balbettare. "Oh ma lo sono stata. Talmente stupida da non capire chi tu realmente fossi, fin da subito, mio ammiratore delle rose " gli si strinse ancora al petto. Masumi la allontanò da se all'improvviso scattando in piedi. "COSA??? Da quanto? Da quanto tempo lo sai???" Lei fece una pausa e poi tornò a parlare, "da molto prima della valle, già da lande dimenticate in realtà, ricordi la prima dove vinsi il premio? Quella sera mi inviasti le rose ma fosti tu a tradirti, nel tuo biglietto nominavi il fazzoletto blu di Stewart...ma quel foulard lo usammo soltato una volta, in occasione della prima e quella volta l'unico spettatore fosti TU..." "e poi",ridacchiò piano toccando gli orecchini, "signor manager Daito, non hai pensato che donandomi questi, ti saresti tradito??" "Un coglione...hai ragione, sono proprio un... cretino" si corresse. Rise lui passandosi la mano nei capelli e spettinandosi; "dio amore mio come sei bello e sexy..." gli carezzò il viso amato dolcemente. "Maya..."la sollevò tra le braccia, "tu non hai idea di cosa mi provochi...di cosa puoi accendere in un uomo come me" "No??? Vuoi mostrarmelo?" Disse lei. "Sai...potrebbe anche essere la stessa cosa che tu provochi in me..." la lasciò scendere. "Cosa mi stai chiedendo??" La guardò strano negli occhi e stavolta lei non abbassò lo sguardo. "Ti sto chiedendo, arrossì tanta era la vergogna, di fare l'amore con me..." le passò le piccole mani sul torace ampio, iniziando lentamente a sbottonargli la camicia. Lui era sorpreso dalla audacia della sua ragazzina e letteralmente affascinato . "Masumi ti prego, amami...fammi tua, insegnami come farti felice" "Maya...sei sicura??? Io so che ti farei male..." era preoccupato per lei, come sempre, come aveva sempre fatto. "No...me lo faresti se non volessi regalarmi la prima volta con l'unico uomo che amo e desidero...amore, per favore, spogliami" insistè lei, portando la mano di Masumi sulla zip del vestito. Lentamente e col respiro accelerato, come il cuore che gli stava letteralmente esplodendo nel petto, l'uomo le fece scivolare il vestito a terra, lasciandola in intimo. Indossava un completo di reggiseno e perizoma in pizzo e inserti in raso color grigio perla che le mettevano in risalto il seno pieno e florido non più da ragazzina. Masumi la fece girare su se stessa; "dio mio" mormorò. Aveva visto giusto, il lato b di lei era perfetto e sodo. Masumi sentì il sangue diventargli lava fusa nelle vene e il suo corpo inizare a reagire alla vista di lei mezza nuda "Sei dannatamente sexy ragazzina..." si lasciò scappare; lei sorrise, comprendendo bene come quel nomignolo nascondesse i reali sentimenti di lui. Lentamente e senza parole Maya lo spinse sul letto, sfilandogli la camicia dai pantaloni e baciandolo con piccoli baci incerti e veloci; slacciò la cinta dei pantaloni abbassando la zip e togliendoglieli. Maya sentì il viso andarle in fiamme alla vista di quel corpo fantastico che piano piano stava scoprendo. Masumi era affascinato dai gesti di lei, così timidi ma anche vogliosi di avere quella intimità con lui che per anni aveva solo sognato. Si sfilò le scarpe e le calze restando in boxer e camicia. "E ora? Che vuoi fare Maya?" Domandò in tono curioso ed eccitato. Maya arrossendo, smorzò la luce in un gesto di timida pudicizia; Masumi rise. "Non dire una parola" lo spinse sul grande letto, sfilandogli la camicia. Lentamente gattonò sopra di lui. Trattenne il fiato a quel contatto il potente manager. La sua amata era così calda e curiosa. Lei in silenzio gli si avvicinò sedendo tra le sue gambe e iniziando nuovamente a baciarlo con dolcezza, finalmente libera di esplorare quel magnifico corpo che la stava facendo andare a fuoco. Gli sfiorava le spalle e la schiena all'altezza delle clavicole, stringendolo, gli passava le braccia sotto le proprie. "Ti amo..." gli sussurrò carezzando i suoi meravigliosi capelli e aspirando il profumo di maschio caldo della sua pelle, aveva indovinato prima, avrebbe voluto assaggiarlo. Masumi ricambiava i baci di lei, passando anche lui le mani tra i suoi setosi capelli scuri, le carezzava la schiena cercando la pelle come stava facendo la sua ragazzina non più tale a quanto pare. Timidamente e lentamente portò in silenzio le mani di lui ai gancetti del reggiseno. "Maya..." mormorò sempre più voglioso di poterla vedere e toccare. La sdraiò sul letto sovrastandola, sfilandole il reggiseno e restando immobile, in trance a guardarla. "È tutto vero? Non sto sognando? Tu sei qui...con me?" Mormorò innamorato più che mai. Maya prese la sua mano grande poggiandola su uno dei suoi seni, "ci credi ora che senti battere il mio cuore sotto le tue mani amore mio?" Sussurrò. Masumi trattenne il fiato, quel seno morbido e magnifico sembra fatto apposta per le sue mani, ne aspirò l'odore, ne saggiò la morbidezza. Lasciandosi andare al desiderio lo prese in bocca stuzzicando i capezzoli scuri; Maya inarcò la schiena trattenendo il respiro quando sentì la sua bocca, finalmente, su di se. Iniziò a gemere mormorando il suo nome, Masumi sentì il sangue bollire e il sesso premere nei boxer. *Maya, amore mio ti amo da impazzire...non posso permettere che nessuno a parte me ti tocchi in questo modo...sei mia, sei solo mia...* le scorse con le mani lungo il corpo, sfiorandole pancia,fianchi e il sesso vergine da sopra gli slip. "Sono tua Masumi, sono solo tua, non c'è nessuno per me io voglio essere tua soltanto" sembrava leggergli nel pensiero lei; lo attirò a se, baciandolo con passione. "Maya tu non puoi sapere quanto ti desidero..." scivolò coi baci lungo il collo risalendo ad assaporare quelle fantastiche labbra piene e rosse da mordere. Maya gli sfiorò il petto fantastico ribaltando le posizioni. Desiderava da matti baciare quel torace ampio, scivolando dal collo giù fino ai capezzoli, carezzando la lieve peluria bionda. "Dio sei bello come una statua amore mio..." Masumi ridacchiò piano, emozionato come un ragazzino ai baci di lei sul suo petto; nessuna mai le aveva detto quelle cose con la stessa naturalezza con cui gliele diceva la sua piccola. Era davvero unica; la riposizionò sotto di se tornando a baciarla con ardore. Non era mai sazio della bocca di Maya, scivolando lungo il collo, carezzando i morbidi capelli profumati, le strinse le mani dolcemente arrivando di nuovo allo sterno ed al seno, ne baciò e succhiò uno tornando a farla gemere, voleva che per lei fosse speciale quella prima volta. Le avrebbe fatto male lo sapeva, ma lo avrebbe fatto anche a se stesso. Erano sette lunghi anni che non aveva più rapporti fissi ormai, e a parte le volte in cui faceva da solo, perso nelle proprie fantasie erotiche, non sapeva più neanche lui se avrebbe saputo trattenersi dal godere subito, come un novellino, una volta che fosse stato dentro di lei. Solo a quel pensiero il suo sesso spinse contro la coscia di Maya. *accidenti...sta buono su...a cuccia ancora per un po' * si spostò di lato scivolando lungo la pancia piatta e perfetta di Maya. Lasciava scie di baci umidi ma infuocati, lei sentiva la sua passione maltrattenuta. Masumi scese verso gli slip di pizzo, aspirando l'odore del suo sesso inviolato e solo la sua esperienza e gli undici anni di differenza gli impedirono di rovinare il momento. Sfilò lentamente l'intimo lasciando che seppure nella penombra, i suoi occhi innamorati si riempissero di lei, della sua Maya, nuda e calda sotto di se. I riccioli erano scuri, fu come una scossa elettrica carezzarli. Il suo sesso divenne duro premendo di prepotenza negli slip; il cuore gli martellava nel petto. "Masumi..." lo invocò lei spingendo il viso di lui tra le gambe, allargandole timidamente. Lentamente la assencondò, chiedendosi come facesse a fare una cosa tanto sexy senza neanche rendersene conto. Baciando piano l'interno coscia, accarezzandole le gambe, i polpacci e i piccoli piedi, risalì quindi al monte di Venere, carezzandola con amore infinito ed infine assecondò il desiderio di Maya e allargò le grandi labbra, esponendo la clito rosa e deliziosa che prese a leccare piano. "Mmmmggghh..." la sentì gemere mentre stringeva le lenzuola. Il suo membro pulsava, voglioso di prendere quel prezioso tesoro. Masumi continuava a leccarla con amore, assaporando incantato tutto il gusto della sua ragazzina, le infilò un dito dentro, lentamente, delicatamente. La sentì gemere ancora più forte. "..ti prego..ti prego..." mormorava ansimando. Si azzardò ad infilare un secondo dito, seguitando a succhiarla e lentamente spinse dentro e fuori. Il cuore di Maya stava per balzare fuori dal petto. *oh dio...oh dio...sto impazzendo...è lui, è davvero lui che sta facendo questo???* gli carezzava i capelli morbidi e setosi. Gemeva di piacere e questo fece impazzire Masumi, che sentì come se qualcosa si rompesse, uno scatto. Si fermò a guardarla. Era bellissima, accaldata, ansimante e innamorata. Maya atteggiò la bocca cercando le sue labbra e lui subito corse a baciarla. *che strano assaggiare il mio sapore dalla tua bocca amore mio ...* lo spinse di nuovo giù invitandolo a finire ciò che aveva iniziato. Non se lo fece ripetere due volte e tornò a leccarla e succhiarla. *devo prepararla o le farò più male di quel che crede* la sentiva ansimare e gemere, stava arrivando all'apice, e poco dopo esplose in un orgasmo urlando il suo nome, restò ansimante e tremante. Che cosa era quella piccola donna che gli stringeva le mani, nel buio, si chiese. Gli aveva rapito anima cuore e corpo da così tanto tempo che gli sembrava tutto solo uno splendido sogno. Ma no, non lo era. Era lei era davvero la sua piccola Maya sotto di lui che aveva appena finito di appagare e assaggiare. Si spostò di lato togliendo i boxer finalmente e liberando la sua erezione che iniziava a farsi dolorosa. Maya sgranò gli occhi portando la mano alla bocca *che mi prenda un colpo! Dio Masumi sei...sei...oh santo cielo...non potevi che essere dotato di un tale ben di Dio! * pensò osservando l'asta eretta e dura dalla scura peluria bionda. Sapeva che era "ben messo" nonostante non avesse termini di paragone, ovviamente. Ma quante sere, con Sayaka, Mina e Rei ne avevano parlato, ridendo e arrossendo alle battute sconce di Mina? Istintivamente vi posò la mano, voleva sentirlo. Voleva accarezzare ogni parte del corpo del suo uomo, perché ormai Masumi era il SUO uomo,non lo avrebbe mai MAI lasciato a nessun'altra. *oh com'è...tanto! liscio e caldo, morbido e duro...che sensazione meravigliosa * Masumi per poco non venne quando Maya glielo prese in mano con quel modo di fare spontaneo. Stava scoprendo il sesso con lui, e lo faceva in modo così naturale, senza capire cosa creava nel suo uomo. Si. Era suo. Completamente, totalmente, perdutamente suo. E lei lo stesso. Nessuno...NESSUNO l'avrebbe mai più toccata da adesso in poi; lei era sua e soltanto sua. Gli stava facendo bollire il sangue andando su e giù con quelle piccole manine sul proprio sesso. "Maya basta..." la fermò di scatto. Lei si impaurì. "Ho...ho sbagliato qualcosa?" Chiese timorosa. "No amore mio no, ma voglio venire con te, sei pronta?" Gli chiese sentendo il cuore esplodere. "Si..." annuì lei col cuore in gola dall'emozione, allargando le gambe nuovamente e affidandoglisi completamente. Masumi posizionò il suo membro su di lei, dapprima frizionando, e sentendola già calda ed umida, già questo lo avrebbe fatto venire se avesse avuto l'età di lei, si morse un labbro fino a farsi male. Maya avvertì il contatto della punta e impazzì dalla voglia di sentirlo tutto. Lui continuava e lentamente iniziò ad spingere ed entrare, piano, cautamente, finché non fu quasi totalmente in lei. "Ti fa male amore?" Le chiese preoccupato. Lei scosse la testa. Allora azzardò e in una spinta più a fondo la penetrò avvertendo come un rompersi e qualcosa di caldo e liquido scivolare "Aaah..." gemette Maya, aggrappandosi alle sue spalle e istintivamente stringendo le gambe attorno a quelle di lui. Le aveva fatto male lo sapeva, ma non poteva evitarlo purtroppo. "Passerà amore non è niente, passerà " le carezzò il viso. "Lo so..." annuì nel buio. Masumi si fermò per permetterle di abituarsi a lui, e lei poco a poco si lasciò andare sentendo il suo uomo dentro di se; Masumi la assecondò dapprima lentamente, poi con sempre maggiore ardore, affondando le spinte e godendo finalmente con lei. Dio stava succedendo sul serio. Non era un sogno stavolta. Stavano facendo l'amore davvero. E lo stavano facendo profondamente; lacrime di gioia scivolarono dagli occhi di entrambi mentre la visione della valle si ripresentava loro, uniti in un solo corpo, una sola anima. Masumi strinse le mani raggiungendo l'apice urlando con lei. Maya c'era quasi e venne per prima, seguita da lui che urlando, la riempì del suo caldo seme. Rimasero entrambi stretti l'uno all'altra, ansimanti, appagati e sudati dalle fatiche d'amore; "stai bene?" Le chiese lui. "Si, e tu?". "Divinamente amore mio, finalmente sei diventata mia...". "Lo sono sempre stata mio unico amore " gli carezzò le mani. Masumi scivolò fuori da lei, che strana sensazione di incompletezza. Maya si strinse al suo petto carezzandolo con le sue mani e baciandolo piano. Rimase in silenzio godendo del calore di lui che le disse: "Tu sei la mia donna adesso chibichan e nessuno mai...mai potrà dividerci...". "Io sono te..." disse lei prendendo la sua mano. "Tu sei me" rispose lui. "Un unico corpo e una sola anima..." dissero insieme. Masumi fissò il soffitto a lungo, esitando su cosa aggiungere. Poi dopo un profondo silenzio disse solo "Maya io ti amo, non posso pensare di vivere la mia vita senza di te..." si poggiò sul gomito guardandola serio."Sposami chibichan, diventa mia moglie, rendimi l'uomo più felice dell'universo " le chiese carezzandole i capelli. Maya portò le mani alla bocca. "Ma...Masumi e la tua fidanzata?" "Chi??? La mia fidanzata non esiste Maya. Non esiste più nessuno per me da questo momento in poi. Tu sei il mio sole, la mia aria, l'acqua che mi da la vita. Tu sei TUTTO per me. Romperò il fidanzamento amore mio...tu aspettami, ti renderò la donna più felice del mondo mia ragazzina, e non importa se dovrò rinunciare ad ogni cosa, tu conti più di tutto l'oro dell'universo...", la osservò aspettando. "Si,si Masumi...si lo voglio! Voglio essere tua moglie!" Lo strinse al suo seno mentre fuori la luce delle stelle pulsava inondando il cielo ancora scuro. Ma un nuovo giorno sarebbe arrivato e li avrebbe trovati più uniti ed innamorati che mai...
Capitolo secondo:
Le luci dell'alba ormai annunciavano la fine della notte sull'Astoria; presto avrebbero attraccato e il sogno sarebbe tornato realtà. Masumi osservava Maya, silenziosa, occhi bassi. Sapeva cosa stava pensando. La strinse a sé. "Amore mio, tu mi hai cambiato la vita. Hai reso un arido deserto rigoglioso giardino, hai risvegliato in me passione, allegria, gioia di vivere. Tu sei aria pura Maya, e sei la mia essenza, la luce della mia anima che credevo persa, tu sei il sole del tuo sorriso, la dolcezza della tua voce, tu sei acqua della vita per me, Maya...tu sei tutto...sei il mio tutto, la mia stessa esistenza non avrebbe alcun senso senza di te.." Maya era senza fiato e senza parole. "Tu...tu davvero mi ami così tanto amore mio?" Riuscì a domandare con un filo di voce. "Oh Masumi..." si strinse al petto di lui lasciando andare tutte le parole che aveva nel cuore carezzando quel petto caldo e meraviglioso di cui aspirò il profumo "tu sei il mio sogno che si è realizzato. Io...non avevo capito. Ero così stupida e ingenua, non ho saputo riconoscere i miei veri sentimenti, ma anche se c'eri come mio ammiratore ed io ancora non lo avevo capito, mi ritrovavo sempre a cercarti in qualche modo. E non capivo perché, anche quando la signora stette male, istintivamente fu te che cercai, e dopo quella sera al planetarium, ogni volta che osservavo le stelle era il tuo volto che vedevo. Quando seppi che ti eri fidanzato ti chiamai, ricordi?" Alzò il viso timidamente verso di lui. "Io...io avrei voluto dirti che ti amavo...ma non ci riuscivo. Come avrei potuto? Tu ti stavi fidanzando ed io avevo capito i miei sentimenti troppo tardi. Ero confusa. Credevo di averti sempre odiato e invece mi ritrovavo a pensare sempre a te e il cuore mi faceva tanto male. Ero convinta che quella della valle sarebbe rimasta solo una splendida visione e niente di più, mi sarei accontentata che tu potessi considerarmi un prodotto, se avessi vinto la competizione per la Dèa " sospirò. Masumi la lasciò continuare, carezzandole la schiena nuda dolcemente,; "poi...ricevetti indietro il mio album con le foto, tutte tagliuzzate e il mio diploma strappato e infine la tua lettera in cui mi dicevi che...che non mi avresti più seguito come ammiratore e che eri rimasto deluso da me..." represse un singhiozzo. "COSA????" Masumi la scostò fissandola serio. "Maya non avrei mai e poi mai fatto un simile gesto, io vivevo per quelle rose, erano l'unico contatto che potevo sperare di avere con te!" Le carezzò il dolce viso con amore. "Non sono stato io a mandarti indietro le tue cose, erano preziose più dell'oro per me" la strinse al suo petto. "Credo di sapere molto bene adesso chi sia stato a farlo e ti assicuro che la pagherà molto cara!" Mormorò tra i denti stretti con odio profondo negli occhi di ghiaccio. Si alzò accendendo una sigaretta e restando, nudo, assorto a pensare. Doveva agire in fretta. Maya lo amava, lo aveva dimostrato quella notte in cui gli aveva fatto dono della sua purezza. Piccole macchie ormai marrone scuro testimoniavano questo dolce sacrificio d'amore della sua ragazzina che ora lo abbracciava da dietro poggiando le piccole mani sul suo petto largo e forte. *Oh Maya* , non aveva idea di quale effetto quelle dolci carezze avevano per l'animo del suo uomo, balsamo curativo per un cuore ferito e innamorato da sempre. "Dobbiamo prepararci Maya, dobbiamo studiare una strategia." Le disse rivestendosi ed invitandola a fare lo stesso; "io non amo Shori e non la sposerò mai, non posso e non voglio pensare neanche per un attimo alla mia vita senza di te" "ma Masumi come facciamo? Ormai...sei il suo fidanzato ufficiale" scoppiò in lacrime. "Maya non piangere amore mio, dobbiamo essere forti ancora per un po', ti fidi di me?" Le prese le mani stringendole e baciandole teneramente. "Si...ad occhi chiusi..." annuì. "Bene, allora dovremmo tornare a recitare ancora la nostra parte, tu quella della ragazzina che mi odia, ed io quella del cinico produttore che da anni ripeto", "ma nei nostri cuori e nelle nostre anime io sarò con te e tu sarai con me in ogni istante del giorno e della notte". La abbracciò con foga baciandola con passione e desiderio. Lei era SUA sua e di nessun altro. Doveva lottare per averla e lo avrebbe fatto anche per vendicarsi di suo padre. Ah...padre. Che parola enorme per descrivere quell'essere che lo trattava come una marionetta; - si padre, no padre, certamente padre, sarà fatto padre, seduto Masumi, in piedi Masumi, - era un cagnolino ammaestrato, buono per l'eredità della famiglia e della Daito. Ma adesso era tempo di voltare pagina definitivamente. Era ora di tirare fuori le palle se davvero le aveva mai avute, e lui sapeva bene di si. Si staccò da Maya con una luce nuova negli occhi freddi; "ricordati sempre che ti amo, che sei l'unica donna della mia vita, che non potrei mai vivere senza di te e il tuo amore, Maya ". Un lungo fischio testimoniò l'entrata in porto della nave. "Oh no...no...di già " lei si gettò tra le sue braccia. "Fatti forza amore, si va in scena" le baciò la punta del naso. Togliendo il lenzuolo macchiato di sangue rifece il letto, posizionando coperte e cuscini sul divano, facendo capire così di aver dormito lì. Posizionò il lenzuolo ripiegato, sotto l'impermeabile poggiato sul braccio, così da nasconderlo. Prese per mano Maya e con lei si avviò sul ponte esterno. Affacciatosi alla balaustra si accorse dell'auto di Shori. Per fortuna Mitzuki aveva inviato anche una macchina della Daito, a seguito del suo sms del mattino. "C'è Shori giù in banchina e anche Sakuracoji" disse senza emozione. "Inizia la recita, ragazzina" le sfiorò una mano casualmente. Shori sorrise melliflua ad indirizzo di Masumi, salvo sbiancare accorgendosi della presenza di quella odiosa attricetta accanto a lui. Che ci faceva su quella nave e accanto al SUO fidanzato???? Non appena scesero si diresse da lei apostrofandola malamente. "Tu...tu, che cosa ci fai accanto al mio fidanzato???" Alzò un braccio per schiaffeggiarla. "SHORI!" La mano grande di lui le afferrò il polso con rabbia. Maya aveva chiuso gli occhi incassando la testa, in attesa del colpo che non arrivò. "Non ti azzardare a fare scenate inutili!" La spinse in macchina. "Può attendere fuori un istante per cortesia?" Chiese all'autista dei Takamija. Entrò in auto con lei. "Cosa volevi fare eh? Dare scandalo al porto? Devi renderti conto che io sono un uomo con una certa posizione, Shori, e certe piazzate non sono di mio gradimento..." i suoi occhi fiammeggiavano. "Inoltre, che cosa sarebbe questo????" Gli mostrò l'assegno che aveva dato a Maya. "Ti rendi conto di quel che stavi per fare??? E se Maya fosse scelta per recitare la Dèa Scarlatta? Ci avevi pensato al danno che avresti potuto creare alla Daito art??? Come ti sei permessa di fare un gesto simile?" "Ma...Masumi io..." "Masumi un cazzo! Non ti dovevi permettere di immischiarti in cose che non ti riguardano!" Shori era esterrefatta. Non lo aveva mai sentito esprimersi in termini volgari o perdere il suo aplomb. "Cosa c'è, futura moglie, credevi che fossi un manichino? Beh abituati, perché io sono un UOMO e come tale a volte mi comporterò e credimi, ho esigenze che non credo ti piacerà sempre soddisfare" le strinse il viso di porcellana con le dita della mano. "E adesso fammi il piacere di tornartene a casa e NON TI AZZARDARE MAI PIÙ A ORGANIZZARE QUESTO TIPO DI SERATE SENZA PRIMA CONSULTARMI! NON MI PIACE ESSERE MESSO DAVANTI AL FATTO COMPIUTO, INTESI, GIOIA???" La allontanò con mala grazia da se uscendo dall'abitacolo. "Io vado al lavoro, vedi di riflettere su quanto ti ho detto, ci siamo capiti?". Sbattè lo sportello avviandosi a passi decisi verso la sua auto, non senza aver prima rivolto a Maya il solito saluto di scherno. "Ci vediamo, ragazzina, e per quel che riguarda questo..." mostrò l'assegno "consideri chiusa la questione.." lo strappò gettandolo in mare. Sakuracoji era esterrefatto, non aveva capito di cosa parlassero lui e la sua fidanzata in auto, ma aveva ben sentito il tono alterato di lui. Maya lo fissò a lungo, e sebbene anche lei avesse sentito, gli occhi di lui che la guardavano, erano dolcissimi e profondi come i meravigliosi fiordi di Norvegia che era la terra di origine di sua nonna, a quel che sapeva, e scintillavano pieni di luce e amore; amore per lei, che sorridendo lo ringraziò sedendo dietro l'amico, partendo con lui verso il teatro dove avrebbero ripreso le prove. Il cuore gli batteva forte nel petto, e Yuu poteva sentirlo benché non ne comprendesse il motivo. Gli bastava che lo abbracciasse perché sentisse i brividi lungo la schiena al contatto col corpo caldo di lei. Masumi entrò in auto dicendo "alla Daito" ,riprese la ventiquattrore e ne tirò fuori dei fogli che Mizuki gli aveva inviato, contratti per rappresentazioni future nei maggiori teatri Daito, resoconti finanziari legati alla possibile messa in scena della Dea e estratti conto riguardanti un certo "pensiero fisso" del suo capo, includenti fiori, abiti, e tutto il resto. Sorrise lui. "Questo lo mettiamo via" lo ripiegò con cura infilandolo nella tasca interna della giacca da dove trasse il cellulare per le chiamate private. Sollevò l'impermeabile sorridendo alla visione del lenzuolo. Lo portò al viso aspirando l'odore. Sapeva di lei, del suo profumo di pulito e fiori ma anche di amore, di sesso di passione. Carezzò teneramente quelle piccole macchie, segno del dono prezioso della verginità di lei. Erano la testimonianza che davvero era accaduto, che non aveva sognato tutto, che la sua Maya era diventata donna tra le sue braccia mentre facevano l'amore. *Dio Maya, ti desidero talmente tanto che potrei impazzire se non potrò averti ancora* poggiò la testa sul bordo del sedile rilassandosi e lasciandosi andare al ricordo della notte trascorsa e del corpo caldo e morbido di lei, dei suoi baci dolci e timidi,dei suoi occhi scuri infiammati e accesi dall'amore fisico. Risentiva la voce di lei, più bassa e profonda nel momento del massimo piacere;l'autista sollevò lo sguardo e vide il giovin signore come mai lo aveva visto. Sorrideva e sembrava in estasi. Maya e Yuu erano arrivati al teatro; togliendo il casco lui le chiese spiegazioni sulla sua presenza su quella nave, e Maya gli raccontò dell'assegno e del tentativo di allontanarla dal...signor Hayami da parte della sua fidanzata. "Che cosaaaa??? Ma quella donna è pazza forse??? Come osa farti una simile richiesta, non sa forse che tu odi il signor Hayami???" Si stupiì lui. "È esattamente questo che ero andata a dirgli infatti" replicò lei battagliera, posizionando le mani sui fianchi, " ma a quanto pare non c'era e io sono finita a fare una...crociera d'amore ah..." atteggiò il volto al disgusto, "come se si potesse provarne per quel...quel..." "arido arrivista cinico e senza scrupoli, lo so lo so.." rise Yuu sapendo come lei lo aveva sempre definito. Le parole di Maya se solo avesse potuto dirle, sarebbero state ben altre. *Oh Masumi, amore mio...mio unico amore e vita mia...quanto mi manchi già, ma devo essere forte anche per te* istintivamente si strinse nelle braccia chiudendo gii occhi e aspirando il profumo di lui ancora presente sui suoi vestiti e sulla propria pelle. Dio quanto desiderava che il suo uomo fosse li e la abbracciasse, stringendola su quel petto meraviglioso e forte che aveva coperto di baci e carezze, ebbe un brivido lungo la schiena. Un uomo...dei del cielo se lo era! Così diverso dai giovani Idol che andavano di moda sulle riviste e in tv, e così diverso anche da Sakuracoji stesso, che sebbene fosse un bel ragazzo, non avrebbe mai potuto reggere il paragone con un uomo di più di trent'anni come lui. Aveva un fisico che...aaaah solo a ripensarci arrossiva ancora. Masumi aveva saputo risvegliare in lei pensieri e desideri che fino a poche ore prima erano solo sogni. Sakuracoji la guardò senza capire che stesse facendo. Sembrava quasi star abbracciando qualcuno. Shori intanto era rientrata a casa e ancora scossa dalle parole di lui, si lasciò andare tremante sul futon. "Chi sei tu, che fine ha fatto il mio Masumi e perché quella sgualdrinella era con te eh???" Morse rabbiosa il fazzoletto. "Tanto lo so che sei tu il suo ammiratore, inutile che fai tanto la commedia con me...me la pagherai per le tue parole, mio caro...nessuno aveva mai osato parlarmi in quel modo!" Mizuki entrò chiudendo la porta alle sue spalle, blocco e penna alla mano, pronta a ricevere ordini. Quel che vide la lasciò a bocca aperta. Il signor Hayami sedeva sulla poltrona, la testa poggiata e gli occhi chiusi. Rideva piano, passandosi le mani nei capelli. "Che notte! Che notte magica e indimenticabile ". "Deduco che la serata organizzata dalla sua fidanzata sia stata di suo gradimento, Hayami san" disse sollevando un sopracciglio, perplessa. "Si sieda Mizuki" riaprì gli occhi lui. Saeko rimase colpita, non gli aveva mai visto quello sguardo, così intenso, allegro, rilassato. Il suo capo era...felice! "Di mio gradimento dice??? Oh decisamente...eccome se lo è stata...peccato che non fosse Shori la mia compagnia per la crociera dell'Astoria " sorrise beffardamente osservando la sua segretaria; "Ah no??? Beh allora spero per lei che abbia trovato...degna sostituzione " un idea folle le stava balenando in mente. "Oh si, eccome...una compagnia che lei conosce molto bene cara Mizuki, con me ieri sera c'era Maya, è salita perché voleva parlare con Shori ed è rimasta bloccata dalla partenza della nave". Saeko sgranò gli occhi sorpresa. "Molto bene" si aggiustò gli occhiali, "sono felice per lei, spero che abbiate...appianato le vostre divergenze" disse. "Se così si può dire" ridacchiò. Masumi voleva prendersi una piccola rivincita sulla sua sempre zelante e attenta segretaria; "potrebbe raccogliere per cortesia i documenti firmati della ventiquattrore? grazie" si accese una sigaretta lentamente. "Certamente" Mizuki eseguì l'ordine sotto lo sguardo di Masumi. "Oh, un altra cosa, potrebbe anche far distruggere, per favore, quel lenzuolo?" Rise piano osservando l'espressione di assoluto stupore e sorpresa misto a vergogna che assalì la donna, nel momento in cui comprese di cosa si trattava. "...signor...signor Hayami..." riuscì a dire stupita. "Si Mizuki, io e Maya siamo stati insieme e siamo una coppia da questa notte.." sospirò estasiato al ricordo della sua amata ragazzina tra le proprie braccia e non solo. "Ci siamo dichiarati, e io le ho chiesto di sposarmi" confessò. "Ehm ehm"...tossichiò lei "a tal proposito le vorrei ricordare, in caso lo avesse scordato, che lei sarebbe, come dire...leggermente impegnato nei preparativi di un imminente matrimonio?" "Oh non l'ho affatto scordato, per questo le chiedo aiuto signorina" Mizuki restò sbalordita ma si ricompose subito, era troppo felice che finalmente quei due si fossero decisi. "La ascolto signore, cosa devo fare?". "A fine turno la pregherei di far finta di allontanarsi, salvo tornare qui in ufficio dall'ascensore di servizio, e far entrare anche una persona, un mio uomo di fiducia" , disse. "Se la sente signorina? È dalla mia parte?" "Assolutamente si signore, conti su di me" scattò in piedi. "Suppongo che i... documenti debbano essere messi al sicuro, vero?" Sorrise ironica. "Con permesso signore" si allontanò chiudendo la porta e lasciando Masumi ai propri pensieri. Arrivata alla propria scrivania, archiviò le pratiche firmate e senza essere vista pose il lenzuolo in una busta di carta che avrebbe provveduto a bruciare. *e quindi quei due alla fine si sono decisi a farlo! Finalmente! Sono felice per te Maya, adesso si che non potrà più chiamarti ragazzina!* rise piano. Maya intanto era stata raggiunta in camerino da Hijiri. "Buongiorno signorina Maya, ho qualcosa per lei" le disse porgendole l'ennesimo mazzo di meravigliose rose viola, accompagnate dal bigliettino. Maya sobbalzò nel vederle "amore!" mormorò troppo felice Hijiri sorrise. "Vedo che molte cose sono cambiate in così poche ore, signorina " Maya si gettò tra le sue braccia felice. "Oh si signor Hijiri è cambiato tutto...tutto...la ringrazio tanto per esserci stato in tutti questi anni" "dovere signorina Maya, è stato un onore per me occuparmi di lei per conto...di chi sa". Era incredibile. Maya adesso sapeva tutto e a quanto pare ricambiava i sentimenti di Masumi; quanto tempo sprecato dietro a paure inesistenti, se solo si fossero decisi prima."Adesso la lascio alle prove, oh dimenticavo" le porse un cellulare " questo glielo manda chi sa, c'è una linea privata su cui potete comunicare, credo che presto riceverà una chiamata" sorrise allontanandosi da lei. Maya lo prese tremante e lesse il bigliettino. - Mi permetta di continuare a inviarle queste bellissime rose e in attesa di rivederla sul palco, le rinnovo la mia stima; io credo in lei e attendo solo di vederla vincere, suo per sempre , il suo devoto ammiratore - *Masumi, oh...mio per sempre, mio, mio..MIO, come io sono tua, completamente tua* "reciterò per te e te soltanto, mio amato ammiratore delle rose viola" la sentì dire Sakuracoji, entrando mentre lei riponeva il cellulare nella borsa
Capitolo 3:
Yu represse un moto di gelosia alle parole di lei, com'era possibile che provasse amore per una persona che non aveva mai visto né conosciuto. Per quel che ne sapeva poteva essere anche una donna. Ah, dannazione, le avrebbe fatto cambiare idea, lui l'amava e le avrebbe mostrato la differenza che c'era tra un sentimento vero come quello che provava per lei, e un sogno romantico. Maya era persa ancora nei suoi pensieri e sobbalzò nel vederlo. "Oh non ti ho sentito entrare" disse arrossendo e notando lo sguardo di lui sul suo decolté in mostra. Si coprì distogliendo lo sguardo ed arrossendo, nessuno che non fosse Masumi doveva guardarla in quel modo; si alzò e si preparò ad andare. "No, certo che non mi avevi sentito, eri persa a sospirare dietro il tuo sogno" le disse lui in tono amaro. "Il mio non è un sogno, sai benissimo che è reale, lo vedi dalle sue meravigliose rose", rispose cercando di essere gentile. Era decisamente stufa dei commenti di lui a riguardo, gli voleva bene ma non doveva permettersi di mettere sempre bocca su chi fosse o chi non fosse e su quel che doveva o meno provare. Che ne sapeva lui? E poi, anche se fosse, lei al suo ammiratore doveva tutto, e se era lì in quel momento era anche grazie a ciò che aveva fatto per lei in tanti anni e quindi la gratitudine ci stava tutta. "Io gli devo tutto Yuu e tu lo sai, senza il suo prezioso supporto e aiuto avrei abbandonato molto tempo fa l'idea di essere una attrice..". "Tu scambi l'affetto e la gratitudine con un altro sentimento, non puoi essere innamorata di un uomo, ma chi lo ha detto poi che lo sia, che neanche conosci ". Ah questa poi! Maya non ci stette più, adesso osava anche dubitare che fosse un uomo??? Oh dovette fare forza su se stessa per non confessargli QUANTO lo era. Mordendosi le labbra infuriata infine confessò "io non sono una ragazzina, usò di proposito il termine che usava sempre lui, e so benissimo chi è questa persona, cosa credi Yuu?". Si pentì quasi subito di averglielo detto, perché lui le prese le braccia e sorpreso le disse "Tu lo sai??? E chi è allora, forza avanti, dimmelo!" Sakurakoji era fuori di se in quel momento, ma non resistette a cercare di capire. "Yuu! Lasciala stare!" L'imperiosa voce di Kourunuma lo fece voltare di scatto. "Non farmelo ripetere,lasciala andare ragazzo..." gli intimò il regista, Maya colse al volo l'opportunità e prendendo le sue cose, salutò i due uscendo per tornare a casa. Era stata una vera stupida a credere che Yuu l'avrebbe lasciata in pace se glielo avesse detto. Kourunuma gelò il suo protagonista maschile con lo sguardo. "Non hai ancora capito che non potrà mai ricambiare i tuoi sentimenti? Sei davvero così accecato dal tuo egoismo da non pensare a quello che lei vuole e alla sua felicità, Yuu??" Si accese una sigaretta parlando serio con lui. Maya era cambiata da ieri sera, era già diverso tempo che la vedeva in difficoltà sul palco, sempre triste e alla ricerca di un qualcosa dentro di se che le mancava. Spesso l'aveva sorpresa a piangere ma lei si era sempre defilata e lui non le aveva chiesto spiegazioni. Anche perché credeva di aver intuito qualcosa, anche se quel che pensava era talmente incredibile che se fosse stato reale ci si sarebbe davvero potuta fare una pièce teatrale niente male. Aveva notato molto bene gli sguardi di lei quando una certa persona era presente nel teatro, ed aveva altresì notato che quella certa persona aveva preso a presentarsi alle prove un po troppo di frequente per essere interessato solo ai progressi della sua compagnia, diciamo che era più che altro interessato a quelli di lei, anche se non lo dava a vedere in apparenza. Sorrise ironico. Ma a chi voleva darla a bere? Si vedeva lontano un kilometro che tratteneva a stento la rabbia quando Yuu sul palco la stringeva. Non capiva perché si comportasse così ne perché lei facesse lo stesso. Era evidente che quei due si cercavano, eppure non riuscì ancora a collegare, c'era qualcosa che gli mancava ancora per completare il quadro. "Non puoi costringerla ad amarti se lei non prova lo stesso sentimento, sarebbe una forzatura e non sarebbe un vero sentimento e tu non vuoi questo, non è vero?" Sputò il fumo verso il soffitto seguendo le volute azzurre mosse dal vento. Puntò lo sguardo severo verso il giovane che ad occhi bassi subiva le parole sagge del regista. Kourunuma aveva ragione ma lui l'amava non poteva farci niente. Sospirò amaramente; non poteva costringerla, certo. Non le avrebbe mai fatto niente del genere. Si sarebbe accontento allora di essere il suo amato sul palco, almeno lì poteva farlo. "Ha ragione sensei...devo darle ascolto e restarle accanto se davvero le voglio bene" ammise al regista che annuì serio, felice che il ragazzo avesse compreso finalmente e che le divergenze che li avevano separati ultimamente potessero essere superate. Ora era tempo di pensare alla Dea e allo spettacolo e da quello che aveva visto quel giorno, a quanto pareva Maya aveva cambiato decisamente animo. Doveva essere successo qualcosa di davvero sconvolgente; non poteva immaginare quanto. Maya era arrivata a casa camminando su una nuvola, trasognata e ignara del fatto che fosse seguita. Una grossa macchina scura aveva accompagnato ogni suo spostamento, ma anche un certo uomo ombra lo aveva fatto, e al contrario di lei, lui aveva notato benissimo la grossa berlina dai vetri oscurati e l'aveva perfettamente riconosciuta. La giovane salì le scale entrando nel piccolo appartamento che divideva con l'amica Rei, che la accolse in casa preoccupata della assenza della sua amica la notte prima. "Maya ma dov'eri finita santi numi, mi hai fatto prendere un colpo!" La ragazza a mala pena sembrava aver sentito le sue parole. "Scu...scusami Rei, ecco io mi sono dimenticata di avvertirti..."; "Maya ma stai bene? È successo qualcosa? Sembri diversa..." la osservò attenta l'amica. Aveva gli occhi lucidi e il volto in fiamme, ma quello che la colpì fu che sembrava diversa, anche nel modo di camminare, di porsi. Era più sciolta, meno rigida. Non si ingobbiva più, timida, come se volesse nascondersi al mondo. Al contrario, era sempre alta un metro e una ciliegia ma sembrava più grande, mostrava finalmente i suoi vent'anni nonostante l'abbigliamento da ragazzina. Maya sedette sul divano basso sospirando. Rei aveva ragione ad essersi preoccupata, ma ieri davvero per lei tutto era scomparso nel momento in cui gli occhi di lui avevano agganciato i suoi. Doveva delle spiegazioni alla sua amica e aveva bisogno di dirlo a qualcuno di cui si fidasse, anche se non le avrebbe detto di chi si trattava, per rispetto del suo amato Masumi. Masumi! Le battè forte il cuore al solo pensare al suo nome, portò la mano al petto. Faticava ancora a credere davvero a quel che era successo ma il profumo di lui sui suoi vestiti testimoniava che non era stato un sogno e gli orecchini a forma di rosa che ancora portava alle orecchie, idem, per non parlare di un certo "doloretto" che ancora avvertiva. Con occhi sognanti e luminosi invitò l'amica a sedersi accanto a lei. "Rei...ecco io...ieri sera ho...ho dormito con una persona " ammise arrossendo. Rei sgranò gli occhi sorpresa. "In che senso...hai dormito? Dov'eri Maya, chi c'era con te??" Si allarmò l'amica, sapendo quanto fosse dolce e ingenua la sua coinquilina ed amica. Maya sospirò e timidamente le raccontò quel che era accaduto, omettendo i particolari. "Cio...cioè tu ieri sera sei...stata con un uomo Maya??? Ho capito bene???" Rei sgranò gli occhi stupita. Ecco perché sembrava diversa! Lo era! Era diventata donna tra le braccia di...si ma...DI CHI??? Maya aveva sempre detto di essere innamorata del suo donatore delle rose, poteva mai essere stato lui?? O piuttosto, viste le voci che giravano da tempo, non era stata invece con Sakurakoji??? "Maya tesoro mio, ti prego, dimmi che non era Yuu..." "Yuu??? Ma certo che no! Ma come può venirti in mente un idea simile! Lui è un uomo non un ragazzino!" Si inalberò lei arrossendo per aver detto anche troppo. "Un uomo??? E quanti anni avrebbe questo fantomatico tuo compagno???" Chiese sempre più curiosa di capire. "Rei ti prego, non insistere ti ho detto anche troppo, lui...lui è una persona importate e io..non posso dirti chi è anche se morirei dalla voglia di farlo" sospirò sincera. "Una persona importante? Maya non sarà per caso il tuo misterioso ammiratore??" Le chiese lei, buttandola lì. "Si...si Rei...hai indovinato. È proprio lui..." ammise Maya ed era vero, dopotutto. Ma non le spiegò come ne perché fosse riuscita ad incontrarlo ed indurlo a svelarsi. Inavvertitamente però le sfuggì il particolare del luogo dove questo incontro avvenne, la nave Astoria. "Io sono esterrefatta Maya, tu e il tuo ammiratore..." l'amica era stupita più che altro perché credeva che dietro il fantomatico uomo si nascondesse una persona di una certa età, era sempre stata convinta di questo. "Oh Rei se solo tu sapessi chi è..." la strinse Maya alzandosi e dirigendosi in bagno per togliersi la stanchezza di dosso. Rei non ististette oltre e restò pensierosa a chiedersi chi potesse mai essere questo fantomatico ammiratore così importante da indurre Maya al silenzio. Preparò il pranzo pensierosa, e l'occhio le cadde inavvertitamente sulla rivista di gossip arrivata quella mattina. In prima pagina vi era una foto che per poco non le fece cadere i piatti dalle mani. Masumi Hayami scendeva, elegante come sempre, dal piroscafo Astoria, dove a quanto pareva aveva cenato e dormito. Dietro di lui si intravedeva una piccola figura femminile, nascosta dalla sua prestanza fisica. Rei perse un battito riconoscendo parte di quegli abiti. Maya! Era Maya ne era certa! Ma...ma quindi...noooo, si disse sgranando gli occhi ancora una volta. No non era possibile, di certo stava sbagliando ma...tutto combaciava perfettamente! I malumori e le lacrime di lei, i loro bisticci, le loro prese in giro, il fatto che, se ne era accorta da tempo, il comportamento del signor Hayami nei confronti di Maya era per lei uno stimolo a fare sempre meglio, come se volesse pungolarla più che ostacolarla; le sue manovre avevano portato Maya stessa a interpretare Ardis sul palco accanto ad Ayumi e la sensei, e di conseguenza Jane, che le aveva fatto vincere il premio che l'aveva di fatto messa in lista per interpretare la Dea scarlatta. No, quell'uomo non odiava affatto la sua amica e se ne convinse sempre di più. E adesso ogni cosa si spiegava. Sentì le lacrime salirle agli occhi. Maya oh tesoro...tu...e Masumi Hayami??? E ne sei innamorata, ed anche tanto! E gli hai donato la tua purezza amica mia. Ah santi dèi, sperava solo che ne valesse la pena, visto che era un'uomo impegnato. Non voleva che lei soffrisse né che ne facesse la sua amante; scosse la testa ma nel contempo sorrise tra se; però, hai buongusto amica mia devo ammetterlo, quel gran bel figo! Complimenti, ridacchiò tra se. Un uomo eh, porca miseria se lo è, con quel fisico da paura e quegli occhi, quei capelli. Sapessi quante ti invidierebbero sapendo che sei tu la donna di quel Dio vichingo! E fu con questi pensieri e l'animo a metà tra il divertito e il preoccupato, chè di fatto non sapeva cosa volesse lui davvero dalla sua cara Maya, la accolse ponendole davanti un caldo e profumato piatto di Ramen...
Capitolo 4:
Masumi fissava assorto il panorama dalla grande vetrata del suo ufficio, l'immancabile sigaretta accesa a raccogliere i propri pensieri. Doveva agire in fretta e muoversi con attenzione se voleva liberarsi dal giogo di un matrimonio imposto; era stato un coglione a credere di poter sostituire Maya nel suo cuore con un altra donna e per il tipico selfcontrol giapponese e la loro educazione sempre rigida, un po' si sentiva in colpa anche verso Shori, ma solo un po', ripensando a quel che aveva cercato di fare; ma soprattutto, sapendo di cosa era capace il vecchio Takamjia, sentì molti meno sensi di colpa nel portare avanti ciò che stava per fare. Doveva tentare il tutto per tutto per avere la sua Maya, per proteggerla soprattutto. Erano ormai le dieci e mezza di sera e nell'ufficio era rimasto lui solo. Spense la sigaretta ormai consumata e sedette in attesa. Il cellulare in mano; non sapeva se sarebbe ancora stata sveglia ma non importava. Le parole gli uscirono di getto; "mio dolce piccolo raggio di sole, mia pioggia d'estate, mia gemma splendente, mio meraviglioso bocciolo di rosa viola, la scoperta del tuo amore per me, l'aver compreso che ricambiavi i miei stessi sentimenti, l'averti finalmente amata e tenuta tutta la notte tra le braccia, ha riempito il mio cuore di una tale felicita che se anche adesso avessi davanti a me il peggiore dei nemici, dalla mia bocca uscirebbero solo diamanti e perle perché troppo pieno di amore è il mio animo, mia unica stella del cielo, vita mia, ti amo così tanto da non riuscire neanche a quantificare quanto. Conto i minuti, i secondi, gli infiniti istanti che mi separano dal rivederti e dal fare l'amore con te fino a perdermi...ti amo, ti amo, ti amo. Tuo,Masumi", rilesse le proprie parole e premette invio. Lasciando il telefono non appena sentì il cicalino dell'ascensore lasciar entrare qualcuno che già sapeva. Maya fissava il cielo stellato dal piccolo scorcio della finestra dell'appartamento; non riusciva a dormire, ripensava continuamente a lui. Solo a lui. La sua immagine meravigliosa le apparve in quel cielo stellato che sentiva così legato a loro. Il cellulare che Hijiri le aveva dato emise il suono di un sms sulla chat segreta, e lei corse a leggerlo. Il cuore le battè forte nel leggere quelle parole, strinse il telefono baciandolo come avrebbe voluto baciare lui. "Amore, amore, amore mio, tutta questa passione, questo ardore, davvero sono per me? Solo per me? Questa piccola e insignificante ragazzina buona solo a recitare? Tu sei così...perfetto, elegante, ricco, potente e dannatamente bello, oh dio come ho fatto a non vederlo per tutti questi anni??" Chiuse gli occhi ripensando al suo viso dai tratti delicati ma anche così maschili, il naso dritto e perfetto, la fronte spaziosa, la bocca...ah dio, quanti baci si erano dati, quanto le mancava il sapore di lui, della sua lingua che esplorava e si intrecciava alla propria. Lei, che prima di quel momento non aveva nemmeno mai pensato di baciare un uomo, si era trovata persa in un turbine di pensieri e desideri così bollenti e passionali da farle perdere la ragione. Masumi l'aveva resa donna, l'aveva fatta sua con passione e dolcezza. E ora lei lo desiderava con ogni singola fibra di se, dai pensieri alle dita, dalla bocca al resto di sé che anelava a ricongiungersi con quell'uomo meraviglioso. Il suo corpo era marchiato ormai, l'odore di lui la circondava come se avesse segnato il territorio, come un animale che ribadisce il possesso della propria femmina. Era sui suoi abiti, nel piccolo armadio aveva sparso il suo profumo virile e speziato. Dio quanto amava il sapore della sua pelle! "Mio unico amore, mio Dio nordico, mio turbine e tempesta dei sensi, mio magnifico, mia passione bollente, non puoi neanche immaginare quanto ardentemente ti desidero, quanto i tuoi unici e dolcissimi occhi di ghiaccio che mi leggono l'anima mi manchino, al pari delle tue stesse mani sul mio corpo che ti vuole,alla tua bocca che mi cerca, alla tua voce che mi sussurra. Amo la tua voce Masumi, come amo ogni singola parte di te, specialmente il tuo immenso cuore buono che batte per me, questa kalinka, questo piccolo insignificante fiore di prato...ancora non mi capacito che tu sia mio e solo mio" sospirò rispondendo. Masumi sorrise, un classico di Maya sentirsi scialba e invisibile quando i suoi stessi occhi color cioccolato scintillavano di passione e fuoco quando era su un palco. Era diventata una donna e neanche se ne rendeva conto, una piccola donna che gli aveva rubato il cuore tanto tempo prima, facendolo tornare a battere, quando lui credeva di non possederlo più. Ah, ci avrebbe pensato presto a fargli capire quanto era bella e dolce, ora era il momento di usare il cervello e le palle, non i sentimenti. Sorrise a Mizuki e Karato davanti a lui ed iniziò ad esporre il proprio piano di attacco...
Capitolo 5
Hijiri ridacchiò tra se, non c'era che dire, il signor Masumi o era totalmente impazzito o era un gran figlio di buona donna e per come lo conosceva lui, con rispetto per sua madre, propendeva più per la seconda. Mizuki si mosse più in fretta possibile per fare quel che le aveva chiesto e in men che non si dica, in pochi giorni, aveva già organizzato tutto. Mancava solo di fare l'ultima telefonata ma quella spettava al capo. Hayami san, nel suo ufficio, trasse un consunto libricino da uno dei cassetti e sorridendo si apprestò a fare un numero di telefono che non ricordava più di aver fatto da anni, sperando che la persona che cercava fosse come la ricordava; ci volle un po' prima che una profonda voce dal marcato accento rispondesse. Masumi sorrise, era proprio come lo ricordava. "Ma nun ce posso crede! Ma che davero davero sei popo te??? Ma che caaazzo de fine hai fatto se po' sapè???" Hayami san aveva le lacrime agli occhi, Ken non era cambiato di una virgola in quasi otto anni. La telefonata fu lunga e gioviale,nonostante i toni accorati di lui. Mizuki e gli altri dipendenti potevano avvertire le allegre risate del capo nel suo ufficio, ed erano allibiti. Quando si interruppe e lui la chiamò, Saeko entrò professionale come al solito. Hayami san aveva le lacrime agli occhi dal ridere ancora, ma tornando improvvisamente serio, le raccontò come era andata e le chiese se aveva preparato ogni cosa. Annuì sottoponendogli i fascicoli e lui dopo averli letti li firmò. "Bene, Mizuki, si dia il via all'operazione salvataggio capra e cavoli, come direbbe Ken". Sospirò chiudendo gli occhi e pensando ad una certa ragazzina, sorrise pregustando la sua espressione sorpresa di quella sera, quando se lo sarebbe trovato alla porta di casa.
Rei scosse la testa ancora incredula. Quella sbadata di Maya aveva lasciato acceso il proprio cellulare e i messaggi erano facilmente accessibili; "sei davvero incredibile Maya chan, ma se invece di me li avesse letti qualcun altro, che cacchio sarebbe successo eh?? Ma lo capisci LUI chi è??" Le disse provando ad essere seria mentre passava l'aspirapolvere in casa. Maya era arrossita come un peperone e aveva abbassato lo sguardo, consapevole che la sua amica avesse ragione. Quello che però la faceva vergognare di più di tutto era l'entità dei messaggi stessi, così...intimi fin nei particolari che lei e Masumi si erano scambiati in quei pochi giorni, però era felice che almeno lei sapesse. Rei ridacchiò, "tranquilla che non li racconterò di certo a nessuno lo sai", "però...che fuoco il tuo Masumi e chi lo avrebbe immaginato??" Maya non potè far a meno di ridere; "e a me lo dici??? Non mi pare neanche vero ancora" ma poi ricordava le sue parole e si convinceva che erano vere e che tutto sul serio stava accadendo.
Shori Takamija era stata sempre educata a compiacere, obbedire, sorridere e niente altro. Aveva tutto, soldi, potere e in un certo qual modo anche bellezza, ma non aveva mai avuto quel che davvero voleva. La libertà di essere se stessa; per questo aveva imparato a simulare e fingere. Simulare ad esempio, malattie che non aveva, e fingere di essere un ochetta scema, mentre invece era proprio l'opposto. Accolse con un sorriso cinico il giovane uomo in nero che dall'ombra era sbucato, "Signorina lei è davvero bellissima", le disse facendo un discreto baciamano e ricambiando il sorriso. Lampi di crudele eccitazione le accesero gli occhi alla vista dell'arma anche poco nascosta dell'uomo sotto la giacca.
Capitolo 6:
Masumi richiuse il telefono con uno scatto e azionando l'interfono chiamò Mizuki che subito entrò nella stanza richiudendo la porta. Il capo gli aveva chiesto dieci minuti per pensare e lei intanto aveva pronto ciò che sapeva. "Saeko chan, dovrebbe provvedere alla realizzazione di diverse carte di imbarco, il nome e cognome di una li conosce, suppongo" Masumi si accese una sigaretta perplesso sul da farsi. Ripensava alle parole di Ken; "Masù non me posso move da Roma, Mirella è quasi a termine, se vengo a Tokio, nasce mi fjia e io non ce sto, come minimo me tajia le palle, lo sai com'è fatta! Te tocca venì a te, e famme er favore, vojio popo conosce sta perla de donna che me stai a raccontà", lui ridacchiò tra sé, dimentico della Mizuki che lo osservava in attesa. Ken aveva quel caratteristico accento che lo faceva tanto ridere, un giapponese decisamente parecchio italianizzato. Del resto era nato in Italia e cresciuto a Roma, era logico che parlasse slang, e lui, sebbene a volte faticasse a capirlo, stava riacquistando l'orecchio a quel suo modo di parlare. Voleva bene a quei due teste di cacchio, fin dai tempi del college, in cui aveva fatto del tutto perché capissero di essere fatti uno per l'altra. "E vabbè Ken, ho capito, me tocca moveme a me, non sia mai che Mirella too taji..." rise del suo accento romano, rimesso alla prova dopo così tanti anni. Mizuki non aveva capito un acca di quel che aveva detto il suo capo, solo un vago accenno; aveva studiato più lingue, prendendo svariati master, a seguito della assunzione in Daito, tra queste c'erano oltre all'inglese, naturalmente, anche il cinese, il russo, lo spagnolo, e l'italiano. Era considerata una delle segretarie più colte in Daito Art e questo la inorgogliva. Ma a quelle parole mormorate da Hayami san era rimasta, non capendo il senso della frase. Doveva essere divertente a giudicare dalla faccia di lui. "Provveda alla sistemazione di chi sa, anche se potrà sembrare avventato, dovrà partire con noi o la questione rischia di saltare" conosceva bene Ken, se gli aveva "chiesto" di conoscere Maya era perché voleva capire. E lui in finale, dovette ammettere che la cosa non gli dispiaceva poi tanto. Ken, Mirella, lui e...Stephanie - oh santo cielo, da quanto non la pensava più, faticava a ricordare com'era fatta, salvo certi "particolari" - erano stati compagni di università a Milano tanto tempo prima, quando suo padre lo aveva spedito a completare gli studi alla Bocconi, per prepararlo nel migliore dei modi a quel mondo spietato dell'alta finanza che lo attendeva una volta diventato vicepresidente Daito. E lì aveva conosciuto quello scapestrato di un giappo-italiano,che in poco tempo era diventato il suo migliore amico. Si alzò dalla poltrona sbuffando. Come spiegarlo a lei però, e soprattutto a Kourunuma??? Senza contare che doveva farlo senza che Shori si insospettisse, visto che di certo non poteva portarla con se. Sarebbe stato solo il tempo di un weekend, ma doveva trovare un escamotage che potesse giustificare la sua presenza in Italia, in viaggio non ufficiale. "Se mi permette, signor Hayami, avrei da suggerirle una piccola soluzione..." disse Mizuki, la quale sembrava aver capito a cosa lui stava pensando. Espose la sua idea e Masumi annuì compiaciuto. "Saeko chan lei è un genio! Dovrò ricordarmi di aumentarle lo stipendio se riuscirò in questa impresa" sorrise. Ed un problema era risolto. Ma ora restava Kourunuma, come fare con lui? Chi glielo spiegava che avrebbe dovuto rapirgli la prima attrice? Sospirò. Temeva che con lui avrebbe dovuto parlare chiaro, o almeno in parte, ma... ah, quell'uomo non era certo un ingenuo. "Mizuki annulli gli ultimi appuntamenti, devo recarmi ad un appuntamento importate stasera". La solerte segretaria annuì. "Signor Hayami, crede che valga la pena fare tutto questo?" Gli domandò, lievemente in ansia per quello in cui il suo capo si stava apprestando a fare e in cui lei lo aveva anche appoggiato. Haiami jr chiuse gli occhi e l'immagine di lei, sorridente, allegra, solare e timida nel suo arrossire quando la stringeva, gli fece battere forte il cuore. "Si..si Mizuki, ne varrà sempre la pena". Lei annuì sorridendo, sapeva a chi stava pensando. Richiuse la porta alle sue spalle e tornò ad occuparsi della solita routine d'ufficio, anche se, un paio di profondi occhi verdi fecero capolino nei suoi pensieri, associati alla figura di un certo uomo ombra, distraendola. Arrossì guardandosi intorno. *accidenti lo hai visto mezza volta Saeko, che cavolo ti prende * si trovò a pensare. Eppure, il fatto di dover dividere con lui quel segreto, unito a quel che il loro capo voleva fare, li aveva in un certo senso uniti. *Hijiri Karato...chi sei davvero tu?* Il destinatario dei pensieri di Saeko Mizuki, in quel momento era come sempre preso dalla imcombenza di sorvegliare lei, la piccola chibichan del suo capo. La preoccupazione lo colse, non appena si rese conto di chi occupava la grande macchina scura che seguiva la ragazza in ogni suo spostamento. Trasse dalla tasca interna della giacca il cellulare e compose un numero che non faceva da parecchio; "Toshiro ho bisogno di parlarti al più presto" disse restando in ascolto. "Bene, a più tardi allora" chiuse la comunicazione. Doveva agire per tempo, non poteva permettere che quell'individuo spiasse Maya, meno che mai quando vide scendere lei dall'abitacolo e sedersi silenziosa e altera in un altra auto, che si diresse verso la grande villa. Maya, ignara di tutto, stava dirigendosi verso casa. Kourunuma sedeva sul basso sgabello del chiosco, sorbendo il suo solito sakè, quando avvertì l'intenso e speziato profumo, misto all'odore di fumo, di quell'uomo. "Buonasera signor Kourunuma" sedette accanto a lui nel suo pregiato completo di importazione, poggiando l'elegante cappotto di cachemire sulle spalle. "Hayami san, cosa la porta di nuovo qui?" Domandò, anche se aveva la mezza idea che dietro quell'incontro ci fossero gli espressivi caldi e profondi occhi color cioccolato di una loro conoscenza comune...
Capitolo 7:
L'aereo percorreva rotte già note, mentre Maya, tremante ed emozionata, si chiedeva cosa ci facesse li, accanto a Mizuki e a Masu...ehm...al signor Hayami, intento a leggere prospetti finanziari dai complicati calcoli; era così preso dalla lettura da non accorgersi dello sguardo di lei, che,intenta, lo studiava in ogni dettaglio. La fronte era corrugata, indice della concentrazione che stava impiegando, gli occhi presi dalla lettura e la bocca dritta e seria. Quando era intento in un pensiero o concentrato a fare calcoli, i suoi occhi di ghiaccio diventavano più scuri; la bocca perfetta, dal labbro inferiore morbido, era un'attrazione irresistibile per Maya. Così come il suo sguardo glaciale che in preda alla passione diventava di volta in volta di fuoco ma anche dolce come il miele di millefiori, lei lo sapeva bene ora. Era impressa nel suo cuore come un marchio a fuoco la loro notte sull'Astoria. Le parole di lui, le sue carezze, i suoi baci, la passione con cui avevano fatto l'amore. Arrossì diventando viola in volto, scrutò Mizuki intenta anche lei a scrivere e-mail al pc; scosse la testa, non riusciva ancora quasi a crederci neanche lei, eppure era accaduto sul serio, ed ora si ritrovava su quell'aereo, diretta in Italia con l'uomo che amava, la sua segretaria e il caro Hijiri. Ma che diavolo ci faceva lei lì? Non riusciva a capirlo ancora. Sapeva solo che avrebbero fatto tappa a Roma. ROMA...sospirò, che cosa pazzesca! Lei che non era mai uscita dal Giappone ora sarebbe atterrata in una delle città più belle e ricche di storia del mondo! È vero che non era mai stata una cima a scuola, ma città come Roma, Londra, Parigi, New York, e molte altre, avrebbe sempre desiderato visitarle, ed ora uno di questi sogni si stava per realizzare. Mizuki era piombata in casa sua la mattina presto dicendole di fare in fretta i bagagli e che sarebbero dovuti partire, loro due, il signor Hayami e un'altra persona per un viaggio d'affari in Italia. A Maya era caduta la tazza del tè, fortunatamente senza rompersi. Rei era rimasta a bocca aperta, incredula, ma visto che Maya non reagiva, ci pensò lei a preparare ogni cosa e a consegnarla alla solerte segretaria che in un lampo l'aveva fatta vestire ed era scesa con Maya, infilandola a forza in una delle macchine della Daito che, sfrecciando veloce, aveva raggiunto l'aeroporto e l'imbarco dei voli privati, dove il jet della Daito corp, era partito, direzione Italia. Masumi le aveva sorriso dolcemente, salutandola in modo garbato e informale, erano ancora in terra giapponese dopotutto, e benché non avessero dovuto fare tutta la trafila dell'imbarco con gli altri passeggeri, per arrivare alla scaletta avevano per forza di cose dovuto consegnare passaporti e carte di imbarco per le formalità burocratiche. Una volta passata la dogana e scesi in pista per raggiungere l'aereo, Masumi aveva lasciato andare la tensione espirando tutta l'aria trattenuta fino a quel momento. Volse il viso bello e maschio verso di lei, sorridendole. Le prese la mano con dolcezza, stringendola, e sussurrò piano al suo orecchio,"mi sei mancata da morire, ragazzina" facendola arrossire. Mizuki sorrise al gesto tenero di lui; non c'era niente da fare, il signor Hayami con Maya diventava un altro. Salirono a bordo tutti, seguiti anche come sempre dal fedele Karato. Ed ora erano lì, in volo da ore ormai, con lui impegnato su quei carteggi da quando l'aereo era decollato e ancora nessuno si era degnato di spiegarle il motivo della sua presenza lì. Perdendo la pazienza, come sempre aveva fatto in passato, si alzò di scatto "Insomma...mi volete dare ascolto???" Disse scocciata stavolta. Mizuki sollevò lo sguardo aggiustando gli occhiali sul naso, Hijiri sorrise vedendola così combattiva. Eccola la piccola Maya che non temeva di affrontare il colosso Hayami. Masumi scoppiò a ridere. "Eccoti chibichan, mi chiedevo quanto ci avresti messo a esplodere come tuo solito" la canzonò come faceva sempre. "Senti un po'... Hayami san, potresti anche degnarti di darmi una spiegazione del perché sono stata letteralmente rapita dalla signorina Mizuki, stamattina" gli si parò davanti a gambe larghe e con le mani sui fianchi, lo sguardo conbattivo di sempre. Masumi rise nuovamente, ma in effetti una spiegazione gliela doveva. "Tanto per cominciare..." la prese per un braccio attirandola a se dolcemente, "potresti salutare come si deve il tuo uomo...ragazzina" disse carezzandole il viso e catturando le labbra morbide di lei in un bacio appassionato e profondo. Maya rimase basita dal gesto di Masumi, lì davanti a Mizuki e Hijiri, ma la dolcezza di quella bocca meravigliosa ed esigente le fecero scordare ogni altra cosa. Si strinse a lui circondandolo con le braccia e lasciandosi andare. "Masumi...vuoi spiegarmi per favore??" Rimase stretta a lui, carezzandogli i meravigliosi capelli biondi. Non era mai stanca di farlo e adorava i mugugni di piacere che emetteva quando gli passava le dita tra quei morbidi fili d'oro, tanto quanto amava quando lui faceva lo stesso, passando la sua mano grande e delicata nelle sue lunghe chiome scure. Mizuki era arrossita alla scena; mai avrebbe creduto di vedere il suo capo, considerato implacabile e gelido negli affari, lasciarsi andare in quel modo, con la sua piccola ragazzina. Capì il senso di quella macchie di sangue e di quel lenzuolo, nei loro gesti così dolci ed intimi. Erano una coppia, una coppia sul serio. Finalmente avevano trovato l'altra metà di loro stessi; osservò un istante Karato che sorrideva felice e per niente imbarazzato ai gesti teneri di quei due. Sorrise il cinico presidente della Daito art, facendo sedere la sua amata sulle proprie lunghe gambe. "Sei qui con noi perché in questo viaggio... di affari, diciamo, tu sei la protagonista assoluta" le carezzò la guancia dolcemente, occhi negli occhi con lei. "E sopratutto ci sei, perché senza di te non riesco più a stare neanche un istante ancora, amore mio" la baciò di nuovo. "Se non ci sei mi manca l'aria, Maya..." la strinse con amore facendole poggiare la testa sul proprio petto. "Ma..sumi..." arrossì lei, sentendo gli occhi di Hijiri e Mizuki su di se. "Ti vergogni di loro, amore?" Rise piano Masumi; "un..un po'...ecco io...devo ancora abituarmi a tutto...questo" disse sfiorando l'ampio petto di lui. Saeko sorrise nel sentirlo chiamare Maya amore mio. Ah quanto tempo aveva perso dietro ad assurde paure! Per fortuna che la sua ragazzina, ancora una volta, aveva agito d'istinto e aveva fatto il miracolo. Ed ora erano li, l'una nelle braccia dell'altro, persi in baci e tenerezze da innamorati, quali erano. "Hai fame? Ti faccio portare qualcosa?" Le carezzò il viso ed il collo,scivolando naturalmente verso il seno, con un gesto tanto intimo da far arrossire ancora la sua segretaria. Maya non se ne accorse neanche, come se quel gesto per lei fosse la cosa più naturale del mondo. Dimentica dei due collaboratori, poggiò le proprie labbra sul collo di lui aspirando il suo odore di cui non era mai ebbra, e mordicchiandogli l'orecchio rispose piano che aveva solo fame di lui. Masumi quasi la stritolò per quanto quel gesto avesse acceso il desiderio di possederla ancora come quella notte, ma si trattenne e si riscosse, sorridendole. "Vieni, incosciente ragazzina, devi nutrirti, non vorrai svenire a Roma eh?" Le disse sedendo con lei al basso tavolino a quattro predisposto per la colazione. "Avevi detto che non mi avresti più chiamata così " mise il broncio lei sedendo braccia conserte e guardando fuori dal finestrino dell'aereo. Il visino arrabbiato. "La mia piccola, terribile e focosa chibichan" rise piano lui. "Tu resterai sempre la MIA ragazzina, Maya...lo sei sempre stata, dal primo momento che ti vidi.." Maya lo guardò, appianando l'espressione in un sorriso dolce. Adesso comprendeva quanto amore metteva in quel nomignolo che per anni aveva detestato, facendola sentire piccola e inadeguata rispetto a lui. "Amore mio..." sussurrò timida. Masumi allora si alzò e andando a sedersi accanto a lei le catturò le labbra, ancora una volta, in un bacio che le tolse il fiato. "Ti amo, cazzo...ti amo da impazzire Maya lo sai? Tu sei MIA..." le disse piano. Non era mai stufo di ribadirle quanto profondamente l'amava. Hijiri sobbalzò. Quanta passione repressa aveva potuto sfociare in quel gesto? Quanto desiderio e fuoco c'erano in quell'uomo da spingerlo a fare tutto questo, praticamente scordando la presenza di lui e Saeko? Osservò la segretaria, anche lei era rimasta sorpresa. Era ancora più affascinante quando arrossiva, la seria e sempre inappuntabile Mizuki. "Tua mio donatore delle rose, tua e di nessun altro..." ricambiò il bacio lei; uno stomaco brontolò rovinando l'effetto. "Scusa...avevi ragione, ho fame " rise imbarazzata, mentre Masumi nuovamente scoppiò in una risata allegra, richiamando l'hostess che prontamente servì loro dei sandwich ripieni, del tè verde e dei succhi di frutta...
Capitolo 8
Con un gesto secco rimise giù la cornetta del telefono. Sospirò guardando le perfette unghie laccate; Masumi non era in sede. E non avevano saputo dirle nulla di più che era partito quella mattina per un viaggio d'affari che lo avrebbe trattenuto fuori per il weekend. Quando aveva insistito per sapere la destinazione, il piano della Mizuki era scattato; una delle addette stampa Daito, in confidenza, le confessò che era partito per andare a Milano alle sfilate di Valentino e Dolce e Gabbana, per farsi confezionare costosi abiti firmati che le avrebbe regalato. Shori si illuminò, felice di questa sorpresa che lui le stava preparando, anche se lei avrebbe voluto andare a Parigi con lui. Non immaginava di certo di CHE sorpresa si trattasse! Kourunuma intanto, aveva informato gli altri che Maya sarebbe stata assente per quel fine settimana, era partita con destinazione valle dei susini, in cerca della ispirazione per perfezionare la dea. A tutti sembrò sensato, l'unico che storse il naso fu Sakurakoji che voleva raggiungerla per provare con lei. Ancora una volta Kourunuma dovette prenderlo da parte; "non è il caso che tu vada da lei..." disse deciso. "Deve stare sola adesso e tu saresti d'intralcio, pensa piuttosto al tuo di personaggio e lasciala perfezionare il suo".*Decisamente mi deve un favore Hayami san* pensò tra se, mentre Yuu ancora una volta si arrendeva all'evidenza di essere di troppo per lei. Il jet aveva fatto scalo per il rifornimento di carburante, e i tre erano scesi all'aeroporto di Parigi, assaporando i profumi caratteristici e i sapori di Francia. Mizuki in perfetto francese senza accenti, si era premunita di farli mangiare e bere in un luogo piccolo ma carino, frequentato da ragazzi giovani in partenza per le varie mete d'Europa; Hayami san in quel luogo, con il suo completo e il cappotto scuro, sembrava un tirannosauro col tutù; stonava in maniera inesorabile. "Non ci siamo...ncs" disse Maya scuotendo il capo. "Hai intenzione di girare per Roma in quella maniera???" Lo indicò. Masumi sgranò gli occhi. Perché? Che aveva ora di così strano? "Aaah devo proprio insegnarti tutto, signor -uomotuttodunpezzo-" rise piano lei. "Ma ti pare il caso di girare per la città eterna come se dovessi tenere un meeting alla Daito???" Hijiri ridacchiò piano; tanto era inutile. Non avrebbe convinto mai e poi mai Masumi sama a sembrare un giovane uomo di trent'anni. O forse si? Chissà. Maya aveva uno strano ascendente sul suo capo. "Beh? E quindi? Dovrei vestire come te, chibichan??" Sollevò un sopracciglio perplesso, guardandola. Indossava una felpa e dei jeans, niente di che, oltre al cappotto che le aveva visto sulla nave e che, a parere suo, era troppo leggero. Non aveva mai dato importanza all'aspetto di lei, a lui queste cose in fondo non importavano; amava la sua piccola anche per quella sua semplicità che la rendevano unica e speciale. "No...ma neanche andare girando così come sei vestito. Vuoi attirare l'attenzione di tutta la città?" "E poi..."abbassò lo sguardo timida, "voglio sfoggiarti un po', voglio tenerti per mano e girare con te senza che nessuno sappia chi siamo, come le persone normali" *oltre al fatto che voglio far schiattare di invidia chiunque ti veda, mio bellissimo e sexyssimo manager integerrimo* scampanellò quella vocina della verità nella sua testa, e che la fece un po' arrossire all'idea. Masumi sorrise alla sua amata; "non so se ci sarà occasione di fare un po' i turisti amore" le disse sincero. "E poi dove vorresti portarmi, sentiamo, mia tour operator " rise canzonandola. Mizuki ridacchiò finendo la sua insalata e si alzò per andare a pagare. "Beh...ci sono così tante cose da vedere a Roma, ma io vorrei tanto visitare il centro, la fontana di trevi...", "vuoi gettare la monetina anche tu?" Le sorrise scaldandole il cuore. Quel modo di farlo era solo suo, solo a lei riservava quegli sguardi pieni di dolcezza e d'amore profondi. Non lo aveva mai notato prima,quando ancora credeva di odiarlo; i sorrisi di Masumi erano rari ma quelli che aveva sempre riservato a lei erano come tenere carezze piene di sentimento. Arrossì, prendendogli la mano; "si...e voglio farlo con te, perché è con te e solo con te che vorrei poter andare anche sulla luna ", ammise con lo sguardo pieno di amore per lui. Masumi ricambiò la stretta alla mano di lei, attirandola leggermente verso di se e baciandole le labbra da sopra il tavolino del locale. "ai tuoi ordini mia piccola Dea..." rispose dolcemente facendola morire dalla voglia di stringerlo e mostrare al mondo intero che era solo suo...
Capitolo 9:
Il jet atterrò a Roma in orario per l'incontro con Ken. Mizuki aveva riservato tre suite all'hotel Hassler, e la vista mozzafiato su piazza di Spagna e Trinità de'monti era davvero impagabile. Corcertarono di sistemarsi un attimo e rinfrescarsi e poi di ritrovarsi nel salottino della suite di Hayami san; per fortuna Masumi aveva abbastanza prestigio e capitali personali da evitare di far pesare le spese sul bilancio Daito. Maya sgranò gli occhi alla magnifica vista che dal terrazzo si poteva godere della città eterna. "Oddio Masumi non mi sembra vero di essere qui! Guarda! Si illuminò tutta indicandogli le sommità dei palazzi e delle chiese. "Che spettacolo! Ma si vedono i terrazzi dei palazzi e sono tutti pieni di fiori!" I suoi occhi scuri scintillavano pieni di entusiasmo. "E qui su questa stessa via c'è pure un teatro!" Masumi annuì, lo sapeva. Eeeh se lo sapeva, avevano per anni cercato di ottenere l'utilizzo del Sistina, senza ottenere risultati, ma qualcosa si stava sbloccando anche col Teatro Argentina, e se Alessandra gli avesse dato una mano, chissà. Il cellulare squillò. "Allora, Hayami san, sei arrivato? 'Ndo state? Vi raggiungo io o vieni tu a casa?" Chiese Kenshiro "Ken " Rossi Watanabe. "Tutt'apposto, stiamo all'Hassler, ci vediamo a casa tua per le sette?" "Ok cubetto de ghiaccio, così ve fermate per cena e parlate pure con la grande attrice" rise di cuore. "Ah ci sarà anche lei??? Bene bene...sarò felicissimo di risalutarla, a tra poco testa di cactus" chiuse la chiamata lui, ridacchiando. Maya era troppo curiosa, chi era mai questo Ken che faceva così ridere il suo sempre serio e composto Masumi? Si tolse le scarpe estasiata camminando scalza sulla morbida moquette del salotto. "Ma...Masumi..." arrossì, "c'è solo un letto matrimoniale, e...io..." balbettò a disagio. "E tu dividerai questo enorme e bellissimo letto con me, naturalmente " la abbracciò lui sollevandola quasi. La tenne su, faccia a faccia, a Maya mancava mezzo metro per toccare terra coi piedi. Si reggeva a lui stretta al suo collo; "ti amo tanto" sussurrò prima di catturare le sue labbra meravigliose in un bacio profondo e appassionato. Ormai si stava sciogliendo con lui e benché fosse successo solo una volta, sentiva di aver trovato davvero l'anima gemella anche nella passione del desiderio fisico. Erano appena le tre, all'appuntamento mancava ancora diverso tempo e quindi scendendo dalle braccia di lui decise che avrebbe fatto un bel bagno in quella meravigliosa vasca antica. Masumi iniziò a spogliarsi senza problemi davanti a lei, con gesti naturali, quasi che non avesse mai fatto altro in vita sua. Maya divenne fucsia in viso, adesso non c'era la penombra della nave e poteva vederlo in tutto il suo splendore. Masumi aveva un fisico spettacolare, le gambe erano lunghe e muscolose il giusto, come quelle degli atleti, il torace era largo e definito e le spalle ampie, era uno sportivo e si vedeva. I bicipiti erano scolpiti seppure non troppo pompati, gli addominali -oh mamma mia- erano perfetti e scolpiti. La v dell'inguine scivolava verso il basso, divenne più rossa di un pomodoro cercando di non guardarlo "li" ma era impossibile non farlo. Santo Dio, madre natura era stata decisamente benigna con quel tronco di pino di maschio! Masumi non si accorse dell'ispezione di lei, dandole le spalle senza problemi. "Mmmmm" un mugugno le uscì senza volerlo dalle labbra, se il sesso era proporzionato al resto di lui, il lato b era da urlo. Aveva una voglia matta di fare l'amore con lui, non si sarebbe mai staccata dal suo meraviglioso uomo. E non era solo il suo corpo, che ora conosceva e ricordava, a farla impazzire, ma il fatto che lui la amasse così tanto, che il cuore buono e gentile di lui fosse totalmente suo, che i suoi gesti nei confronti di lei in passato erano stati dettati da tutto questo; che quegli occhi di ghiaccio erano pieni di sentimento solo per quella piccola ragazzina, impacciata, ingenua e senza tante attrattive. "Beh??? Che ci fai ancora li impalata e vestita chibi??" Si stupì lui. "Ma...ma sei in imbarazzo Maya???" sorrise. Lei annuì ma non riusciva a staccare gli occhi di dosso al suo amore, così bello e perfetto in tutto. Masumi rimase fermo a farsi guardare sorridendo, lentamente, si avvicinò a lei e con dolcezza le tolse i vestiti di dosso. Uno ad uno. Quella visione del corpo di lei, che a poco a poco emergeva, bastò ad accenderlo, sentì l'eccitazione salire. Dovette far forza su se stesso per non gettarla sul letto e farla sua ancora e ancora. I seni di lei rivelavano la stessa eccitazione nei piccoli capezzoli duri che lo chiamavano attirandolo come sirene, infine le tolse gli slip e restò a osservarla. Era così bella! Dolce, sensuale e finalmente femmina e cresciuta; le curve non erano esagerate ma erano perfette per la sua ridotta altezza che lo aveva sempre divertito. La sua piccola guerriera tascabile, ridacchiò intenerito e dolcemente le porse la mano. "Andiamo a fare questo bagno?" La guidò verso la vasca dove si immersero entrambi rilassandosi e stringendosi in quell'unione che ormai venne spontanea, come il respirare e il bere acqua. Non ci furono ostacoli, ormai i loro corpi si riconoscevano completandosi. Maya avvertì ancora quel senso di appartenenza totale che prevaricava ogni cosa, il sesso, l'educazione, il rango...tutto spariva. Tutto era niente quando il cuore riconosceva l'altra metà della propria anima. Si amarono così, dolcemente, presi da quella voglia che la notte sulla nave aveva acceso come un fuoco eterno. Masumi ancora non ci credeva, osservava gli occhi scuri di lei, le sue labbra rosse e gonfie di baci, le gote arrossate. Lei era sua, sua e lo amava, si abbandonava a lui fiduciosa, e lui non poteva e non voleva deluderla. Non di nuovo, adesso che si appartenevano. Era ancora più deciso e risoluto ad andare a fondo alla faccenda, sperando anche nell'aiuto di una donna ed artista che certamente avrebbe compreso quel che voleva fare...
Capitolo 10:
Si rivestirono lentamente dopo essersi asciugati e coccolati a lungo, e quindi Masumi avvertì Karato e Saeko di andare da loro. Stranamente mentre avvertiva lei, il trillo di un secondo cellulare gli fece capire che in quanto a corteggiamento beh, il suo uomo ombra lo batteva in velocità di sicuro. Rise tra se *ma bene Mizuki, e io che credevo che fosse fatta di acciaio*. Di lì a poco i quattro si ritrovarono nel salotto della suite, iniziando a studiare finalmente il vero e proprio piano per la loro vittoria finale. Maya portò più volte le mani alla bocca, stupita, sorpresa ed emozionata. Masumi era davvero, davvero un asso, aveva agganci insospettabili e due palle cubiche in quanto a gestione aziendale. Karato non era da meno però, se non fosse stato per lui, molte delle notizie che Masumi aveva avuto non gli sarebbero mai arrivate sotto gli occhi. "Bene bene, ma guarda guarda, volevi provarci eh, ma ti è andata male", gongolò stavolta, felice e sicuro di se. Ma non avrebbe comunque abbassato lo guardia, a seguito delle cose apprese, specialmente non avrebbe smesso di proteggere lei, la sua amata Maya, la luce dei suoi stessi occhi. Il contratto era stato steso, adesso stava tutto in mano a Ken, o meglio, a sua madre. Erano quasi le sei e iniziarono a prepararsi per incontrarlo. Maya era troppo curiosa di sapere chi fosse e in che rapporti era con Masumi; questi indossò un completo di tweed accompagnato da un giaccone pesante lungo e una splendida sciarpa color ghiaccio, dono della sua chibichan. Maya, imbarazzata, aveva cercato nella sua borsetta qualcosa che non lo facesse vergognare di lei. E ringraziò il cielo che fosse stata Rei a fargli la valigia, perché le aveva messo capi essenziali ma carini, come la corta gonna a tubino al ginocchio, uno dei doni dell'ammiratore che lei, troppo insicura, non aveva mai indossato, a cui aveva abbinato una graziosa camicia color glicine e un giacchettino avvitato dello stesso colore scuro della gonna. Conoscendo la goffaggine di Maya, vi aveva associato una scarpa tronchetto dal tacco medio, circa 4 cm. Maya doveva solo decidere se lasciare i capelli sciolti o legarli. Il trucco era leggero e non invadente, risaltava i suoi grandi occhi scuri e profondi, le labbra delicatamente rosate. Lei non era una bellezza da copertina, era ancora una pura rosa in bocciolo, Masumi era innamorato pazzo di lei. "Sciolti..lasciali sciolti amore, adoro passarci le mani dentro" le disse carezzandole i capelli lunghi e morbidi. Maya guardò lui, era bellissimo. *un infarto, lo sento...mi verrà un infarto a vent'anni!* portò la mano al petto sentendo il cuore battere a tremila. *dei del cielo, avete perso uno dei vostri rappresentati, ce l'ho io qui davanti a me, in tutta la sua spettacolare magnificenza*. "Quanto sei meraviglioso..." le disse senza fiato a quella visione, il suo compagno era davvero un uomo di un altro livello.
Karato e Mizuki per poco non trasecolarono, era davvero Masumi Hayami quello lì? Si d'accordo, Saeko lo aveva visto a volte in abbigliamento meno "formale", ma quel completo gli era nuovo. Karato pensò che solo lei,solo Maya aveva potuto fare un miracolo del genere e far riemergere quel lato di lui, quello in cui era relegato Masumi Fujimura, il ragazzo che il cognome Hayami aveva nascosto dietro i completi gessati e le riunioni di marketing, dietro i party freddi ed informali del jet set, pieni di attrici e attori che recitavano un copione anche fuori dalle scene; soltanto Maya era diversa da tutto questo, lei sul palco brillava e tutti gli altri sparivano, e giù dal palco era ancora la dolce e timida 13 enne impacciata e con la testa tra le nuvole. Era cresciuta certo, le esperienze l'avevano maturata, e gli insegnamenti di Masumi le avevano aperto gli occhi sul falso mondo in cui aveva scelto di vivere quando era appena una bambina con la testa piena di sogni ed aspettative. Lei stava adesso competendo per portare in vita di nuovo un opera maestosa, complessa e intimista come la Kurenai Tennio e non c'erano state altre attrici,oltre a lei ed Ayumi, ad essere ritenute degne dalla signora di poterla far rivivere. Nemmeno la tanto decantata Utako, madre della sua rivale. Maya era ora pronta per spiccare il volo, con o senza la vittoria, verso quel mondo dell'arcobaleno in cui Masumi l'aveva riportata con la forza, conscio del fatto che per lei recitare fosse più importante che respirare. Sospirò guardandola; gli occhi lucenti e profondi erano puntati in ogni istante su di lui, sul suo uomo, sul suo compagno di vita, sulla sua anima gemella, su quell'essere che per tanti anni sia lui che Saeko avevano visto vivere un esistenza vuota, nei gesti sempre uguali e senza emozione di giorni passati a fissare lontano, da quella finestra di quell'ufficio, perso in chissà quali pensieri e in quali ricordi. Si era chiesta tante volte la giovane Mizuki, allora appena assunta, se dietro la facciata ci fosse qualcos'altro in quel ragazzo tremendamente serio e dagli occhi gelidi. Se lo era chiesto quando agiva come uno squalo attirato dal sangue quando chiudeva grossi affari con guadagni astronomici per la Daito Art, che aveva contrubuito a rendere l'immenso colosso che era diventata. Si domandò ancora una volta se sarebbero riusciti davvero in quell'impresa, e si disse che soltanto lui avrebbe potuto farcela. Saeko sapeva bene di cosa fosse capace, con quali ideali e quali insegnamenti era cresciuto il ragazzo dagli occhi di ghiaccio che ora sorrideva sereno e finalmente conscio di essere vivo, di poter amare ed essere amato, dopo la solitudine di un esistenza senza sentimenti, fino a quel giorno di sette anni prima, quando una piccola ragazzina timida, distratta e un po pasticciona, gli andò a finire contro in quel teatro, legando i suoi occhi profondi e la sua stessa anima a quel giovane uomo che ora rideva, illuminato dall'amore infinito della sua dolce chibichan e a cui aveva restituito un cuore che nemmeno lui credeva più di avere. Quel cuore che lo aveva portato ad essere lì, in quell'hotel, in quella città straordinaria ma distante dal suo paese migliaia di chilometri, a combattere per lei, per loro, per la loro felicità. Per quel futuro che voleva costruire con lei e solo con lei, da cui non poteva più stare lontano, da cui per troppo tempo lo era stato e che era ormai la sua stessa linfa vitale, l'essenza stessa della sua anima che era legata a quella di lei dal filo rosso del destino.
Ken Rossi Watanabe era il perfetto esempio dell'unione di due mondi e di due culture in apparente antitesi; i capelli neri e lisci, gli occhi dal taglio a mandorla tipicamente orientali uniti ad un verde intenso dell'iride ed una altezza di poco inferiore a quella di Masumi stesso. Il volto era marcato e attraente, il fisico scolpito e decisamente palestrato. Nel complesso era decisamente, decisamente, un gran bell'uomo. Gli abiti informali ovviamente erano dati dal fatto che fosse in casa sua; indossava infatti una normalissima tuta col cappuccio. Suo padre, come gli spiegò Masumi nel tragitto fino alla villa all'Aventino, era Josei Watanabe, uomo d'affari giapponese che sul finire degli anni 70 era stato spedito in Italia dalla propria ditta e cge era rimasto letteralmente folgorato dalla bellezza di quel paese, così diverso dal proprio e che a Roma aveva incontrato l'amore della propria vita, ad un party, per caso, quando la allora emergente attrice Alessandra Rossi gli aveva stretto la mano per la prima volta. Da quel momento Josei era vissuto in funzione di lei, che era diventata una delle attrici di cinema teatro e tv più importanti del paese ed aveva creato la Bluestar art corp, analoga alla Daito ma più piccola, in cui militavano le giovani leve che negli anni aveva scovato e lanciato diventando anche lei produttrice, come tanti suoi colleghi maschi. Maya portò le mani alla bocca sorpresa. ALESSANDRA ROSSI?? QUELLA Alessandra Rossi??? Non riusciva a crederci. Fino ad ora non avevo mai conosciuto altre attrici famose, ma lei. Oh lei era stata una Medea MERAVIGLIOSA, ardente, passionale, ferita, lacerata dal dolore. Perfino la Sensei ne aveva ammirato il valore; la definiva la perfetta interprete per i classici. Lei l'aveva vista soltanto in vecchi spezzoni girati tanti anni prima, ed essendo in italiano non aveva capito molto, ma lo aveva "sentito" con quella sensibilità artistica che solo chi calca le scene può dire di possedere. Ed ora stavano andando a casa sua, e Ken, il migliore amico di università di Masumi, era suo figlio. Credeva di cominciare a capire che cosa avesse in mente il suo compagno di vita..
Capitolo 11:
"Masumi, finalmente gliel'hai fatta a muovere il culo dal tuo ufficio!" Lo accolse Ken abbracciandolo stretto quasi a soffocarlo per poi lasciarlo andare e stringere una mano sull'avambraccio destro di lui,ricambiato in quel gesto dallo stesso Masumi, come un segno di riconoscimento o appartenenza ad una strana setta. "Hai ragione Ken, hai perfettamente ragione" ammise lui, illuminandosi vedendo la bella donna bionda dagli occhi scuri e il sorriso allegro, dietro Ken. "Mire! Tesoro! Maaaamma mia ma sei enorme!" Rise all'indirizzo del pancione di lei. "Aho, so anni che non se vedemo, non te presenti al matrimonio e la prima cosa che me dici quanno me rivedi è che so enorme??? E te vorrei vedè a te se fossi incinto!" Gli mollò un pugno sulla spalla. Masumi rise, "hai ragione tesoro scusa, sei bellissima come sempre...anzi, più di sempre" le baciò la mano galante. "oh che ce sei venuto dar Giappone a batte i pezzi a Mirella?" Disse Ken strattonandolo. "Piuttosto cafone che non sei altro, che ne dici di presentarci i tuoi ospiti"? Domandò ad indirizzo di Mizuki, Hijiri e Maya che erano rimasti basiti davanti a quella specie di spettacolo che si era presentanto ai loro occhi, non appena entrati nel grande giardino della bellissima villa di Ken. "Hai ragione ma tu mi distrai sempre mannaggia.." rispose Masumi colto in fallo. "Bene, lei è Saeko Mizuki, la più efficiente, brava, sveglia, solerte e decisamente irritante segretaria che avessi mai potuto sperare di avere" le sorrise come rare volte le aveva visto fare. Mizuki ricambiò il sorriso, aggiustando gli occhiali. "Lui è un mio carissimo amico Ken, l'altro fratello strappato alla nascita insieme a te, fai conto. Hijiri Karato, mio fedele braccio destro e...voce della mia coscenza" disse stringendogli la mano. Karato si commosse a quelle parole; "troppo buono Masumi sama" disse con la sua voce calda e gentile. "E infine...", Masumi sorrise dolcemente guardandola, "lei è...Maya Kitajima, il mio sole, l'altra metà della mia anima, la mia stella splendente, la mia ragazzina...lei è tutta la mia vita!" Le carezzò il viso in fiamme a quelle parole. "Ma...sumi...mi..mi fai vergognare" arrossì ancora diventando bordeaux. Lui non resistette e teneramente la baciò lasciandosi andare e stringendola a se. Sapeva che coi suoi amici lo poteva fare senza vergogna. Kenshiro fischiò. "La peppa Masù...sei popo innamorato perso!" Rise. Squadrò la ragazza da capo a piedi, chiedendosi cosa mai avesse potuto trovare in una come lei, così piccolina, timidina e in apparenza insignificante. Ma era stato ben educato, anche secondo i dettami giapponesi e quindi non fece commenti inopportuni. Mirella invece la trovò deliziosa e le piaceva il rossore che si era creato sul suo viso, era imbarazzata, segno evidente di naturalezza e spontaneità dei gesti. Il gruppetto venne raggiunto da due meravigliosi cagnoloni, due bovari del bernese, che iniziarono a girare intorno agli estranei ringhiando. "Aki, Kira, su a cuccia...buoni buoni, disse loro Ken" "Kira??? Ah ma allora ti sei ricordato..." rise Masumi. Quest'ultimo lo stava annusando curioso, e prese a scodinzolare cercando la sua mano. "Gli piaci, Masu, sarà per via del nome" rise piano Mirella. Maya era un po' intimorita ma l'aspetto di quei cagnoloni le piaceva, avevano davvero un pelo morbido e lucido. Entrarono tutti in casa, preceduti da Ken e Mirella. Arrivarono al piano inferiore dove si trovava il salotto grande e si accomodarono sui comodi divani. Ken si diresse al mobile bar preparando degli spritz che accompagnò a piccoli tramezzini ripieni. Porse i cocktails agli ospiti, guardando Maya scettico. "Tu bevi, signorina??"le chiese in giapponese. "Oh, beh se non è tanto alcoolico..." prese il bicchiere. Per i tre era decisamente un cocktail particolare e i tramezzini idem. Karato apprezzò particolarmente quello col tonno e pomodoro, Mizuki era affascinata dai carciofini. Maya apprezzò tutto, assaggiando e gustando quei sapori per lei tanto diversi da quel che solitamente mangiava. Masumi la guardava felice; Maya era sempre stata di appetito pur essendo magrissima, evidentemente tutte le energie le consumava sul palcoscenico..e non solo da quando stavano insieme. "Ah,che meraviglia. Erano anni che non bevevo uno spritz come si deve! Sei sempre un mago Ken" posò il bicchiere Masumi. "Vedo che hai messo su un bel fisichetto eh mr freeze, m'hai dato retta alla fine e scommetto che vai a corre al parco", Mizuki sorrise. In effetti era proprio così; molte volte lo aveva chiamato al telefono e gli aveva risposto con l'affanno dato dalle corse e gli allunghi. "Si e se è per questo faccio pure pesi e palestra a casa quando posso". "Ah ecco perché hai gli addominali così perfetti e le gambe così belle" si lasciò andare a dire Maya, ingenuamente, rivelando una intimità che di certo non si fermava ai baci. Masumi quasi sofficò con lo spritz, diventando rosso come un gambero. Mizuki e Hijiri risero piano; Ken sghignazzava dando di gomito all'amico. Maya era davvero pura come una bambina a volte, li guardò chiedendosi che aveva detto di strano, salvo capire un po' in ritardo il senso del suo stesso commento e iniziare a balbettare, di nuovo rossa in viso. Che figura!
Capitolo 12:
Il gruppo si alzò dirigendosi verso il salone grande dove Ken e Masumi sedettero su delle alte sedie in legno dalle spalliere lunghe e la seduta comoda, intorno ad un meraviglioso tavolo in legno scuro antico, alle loro spalle, un salotto con un lungo divano di stoffa chiara con due poltrone uguali, un basso tavolo dalle gambe di legno lavorato su cui poggiava una meravigliosa pietra d'onice. Al centro campeggiava un piccolo contenitore per le caramelle e i cioccolatini e due posacenere. Dietro Masumi vi era una meravigliosa credenza in stile fine '800 tutta lavorata ed intarsiata su cui campeggiava un centrino lavorato in stile sardo riproducente dei bellissimi fiori. Sopra vi era poggiata una bellissima porcellana di Capodimonte, ai lati erano presenti vasi da spezie bassi e tondi,decorati manualmente con disegni di fiori e piante, provenienti da antiche farmacie. Accanto alla porta di entrata vi era una alzatina in legno con un putto alla base, che reggeva l'apparecchio telefonico, il modem e uno svuota tasche. Attaccata alla parete accanto all'ingresso vi era una consolle antica anche questa. L insieme dell'arredamento parlava di ricerca per le cose belle ma non moderne; a Masumi per certi versi ricordava la studio privato di suo padre. Del resto, Josei era suo coetaneo e così pure Alessandra. Molti quadri campeggiavano sulle pareti bianche, alcuni piccoli ed altri quasi a parete. Riconobbe molti nomi di artisti italiani contemporanei, da Santelli ad Omiccioli, passando per Fraschetti e Sailer. Vi era anche un originale Guttuso raffigurante Alessandra a seno nudo, coperta da un velo, da giovane; Maya e Mirella sedevano sul divano, con Karato. Mentre Mizuki, efficiente come suo solito, tirava fuori i contratti da far firmare a Ken, ponendoli dinnanzi ai due amici e ormai quasi soci. "Buono, mi piace. Hai studiato tutto nei minimi dettagli e questo lo sapevo, sei sempre stato un asso in queste cose; ma prima che io firmi, deve leggerlo mamma lo sai. È lei dopotutto la titolare e presidente, io sono solo il vice, ho potere di firma è vero, ma lei prima deve vagliare ogni cosa " disse aspettando. "Per me va bene, che aspetti a chiamarla? Sono anni che non la vedo più ". Ken annuì, facendo partire una chiamata al cellulare. "Mà? Voi scenne in salone a salutà Masumi?...se...porta pure papà già che ce state, ve aspettiamo." Chiuse la chiamata sorridendo. "Scende pure il vecchio, sarà felice di parlare giapponese, è una vita che non lo fa più". Poco dopo Maya sussultò riconoscendo la grande Alessandra Rossi; non era cambiata di molto dalle immagini che vide. Era davvero bellissima. Aveva lunghi capelli neri come l'ebano e profondi occhi verdi come smeraldi; il volto era dolce ed armonioso e le forme generose ma non troppo. Se la immaginò sul palco a recitare Elettra, Ifigenia o ancora di più, vista la non più giovane età, una perfetta Penelope. Come la Tsukikajde infatti era austera ma fiera. Aveva superato i 70 anni ma non aveva nemmeno un filo bianco tra i capelli. Josei era la sua perfetta controparte; giapponese atipico, portava i capelli di media lunghezza, erano arruffati e grigi ma non sciatti. Era alto, magro e portava baffi curati ed occhiali da vista dalla montatura d'oro. Indossava un paio di pantaloni larghi e una camicia. Alessandra portava un pantalone chiaro e un maglione morbido. La guardò, osservandola. Sollevò un sopracciglio perplessa ma sorrise. "Masumi! Figliolo! Da quanti anni non ci si vedeva!" Disse nella loro lingua. Allargò le braccia Josei abbracciando il ragazzo. "Bentrovato zio, scusami se non mi sono fatto sentire ne vedere per tutti questi anni" rispose lui in giapponese, ricambiando l'abbraccio. Quindi rimase ad osservare Alessandra, che sorridendo lo strinse al seno prosperoso come fosse un figlio. "Mannaggia a te, testone che non sei altro...dovrai raccontarcene di cose" disse con voce calda e profonda. Maya tremava. Era così bella! Elegante, i movimenti erano fluidi e leggiadri. Le ricordava Utako in questo; "non mi presenti i tuoi amici?" Chiese al giovane presidente, lo sguardo fisso su quella ragazzina trepidante. "Oh...ma certo. Lei è Saeko Mizuki,la mia segretaria personale e, sorrise, preziosa amica" Saeko sobbalzò. Non credeva la potesse ritenere tale. Chinò la testa in gesto tipico orientale; Masumi proseguì, indicando Hijiri, e infine il suo sguardo si posò su Maya. "E lei è...Maya Kitajima..." non proseguì perché Alessandra con un gridolino disse: "lo sapevo! Ero certa che fosse lei!" Le si avvicinò prendendole le mani di sorpresa. "Josei...lei è..."sorrise al marito, "lei è L'ALLIEVA DELLA GRANDE CHIGUSA TSUKIKADJE!" Josei scattò in piedi incredulo a bocca aperta. Masumi sospirò, ricordando come anche Josei fosse rimasto, a suo tempo, affascinato dalla Signora e dalla sua recitazione. "LEI??? lei è QUELLA Maya???" La ragazza sgranò gli occhi sorpresa. Si voltò cercando ma capì che si riferivano proprio a lei. "I...io??? Ma...state parlando proprio di me???" Non riusciva a credere di essere famosa fin laggiù. "Maya mia cara, di che ti stupisci? Come tu conosci me, e ho visto il tuo sguardo quando mi guardavi prima, io conosco te" le sorrise dolcemente. "Sai, anche quaggiù in Italia arrivano gli echi delle tradizioni teatrali del resto del mondo, ed essendo Josei giapponese, lui continua a ricevere riviste ed articoli dal suo paese di origine. Specie adesso, via internet. " sedette accanto a Ken, su una delle sedie. "Abbiamo seguito tutta la tua carriera, sai? Così come quella di Masumi. A proposito...scusa, caro presidente, ma lei, indica Maya, non è colei con cui ti scontri di continuo nei foyer dei teatri non Daito???" Maya sobbalzò. Masumi scoppiò a ridere di cuore. "Ebbene si, è proprio lei, zia. La mia croce e delizia..." strizzò l'occhio alla sua ragazzina che balbettò in imbarazzo "i...io non litigherei se tu ogni volta non mi indisponessi..." "ah si eh?? Sarei io quindi a farti perdere la pazienza?" Maya saltò su piantandosi battagliera davanti a lui "tu.. tu sei...odioso e mi fai sempre arrabbiare". Ken e Alessandra scoppiarono a ridere. Mizuki rivide i loro antichi bisticci, ridacchiando piano, così come Karato. "Eccoti qui chibichan, mi eri proprio mancata!" Rise Masumi attirandola a se. Ad Alessandra quel gesto intimo non passò inosservato; "Masumi ma tu non sei fidanzato con un altra?" I due ragazzi si gelarono. Maya strinse Masumi reprimendo un singhiozzo, ecco. La dura realtà era questa. Masumi era legato ad un altra, più bella, più sofisticata, più colta, più ricca di lei, semplice ragazzina senza passato ne cognome altisonante. Non riuscì a trattenersi. "Non piangere, amore, non farlo ti prego" le sussurrò, carezzandole i capelli con tenerezza. Maya scoppiò in lacrime stringendosi al petto di lui, incurante dello spettacolo che stava dando. "Mamma! E che cazzo pure te, che delicatezza!" Ken le fece gli occhiacci scuotendo la testa. "Masumi, è vero...io..io non dovrei neppure essere qui" disse lei tra le lacrime. "Smettila amore" ripeté lui, "se sei qui è proprio per questo" pose una mano sul contratto allontanando il viso di lei e asciugando le sue lacrime. Alessandra, incuriosita, prese i fascicoli iniziando a leggerli. Capì subito di cosa si trattava. "Una fusione Masumi??? È questo ciò che chiedi, spiegami un po chi è questa GNK corp"? Lo fissò aspettando una sua risposta.
In Giappone intanto, una lunga macchina scura lasciava uscire un uomo anziano che lentamente raggiunse una giovane donna elegante e dall'aspetto curato, dirigendosi con lei verso l'entrata di un antica abitazione dal giardino rigoglioso. Il vecchio carezzò il viso della giovane, stringendola a se con fare possessivo, e baciandola con passione aggressiva.
Alessandra aspettava ancora una risposta da lui che annuì spiegandole ogni cosa fin dall'inizio. "E quindi, tu hai perso ben sette anni e stavi per perdere questa perla di ragazza, per le tue paure e paranoie??? Ma sei un coglione o cosa Masumi Fujimura Hayami???" Sospirò prendendo la penna e firmando i contratti. "Ringrazia dio se nun te corco de botte, regazzì!" Disse in romanesco stretto, ma senza vera acredine, "fammi vedere i prospetti di questa unione di capitali" scorse i fascicoli soffermandosi sui futuri utili. Masumi era raggiante, letteralmente. Aveva ottenuto esattamente ciò che sperava. E ora, alla luce anche delle prove raccolte su di lei, poteva finalmente scongiurare quel dannato matrimonio imposto che come un capestro lo stava strozzando ogni giorno di più. "È fatta chibichan! Finalmente! Finalmente!" La strinse a se felice come non mai...
Capitolo 13:
La giovane donna raccolse i propri abiti raffinati ed eleganti e li depose su una sedia, non voleva che si sgualcissero. Si controllò allo specchio e si vide bellissima e perfetta, come sempre a suo giudizio. *te la farò vedere io Masumi, ti dimenticherai presto di quella sciacquetta insignificante. Tu sei MIO e se non farai ciò che dico, potrai rivederla solo andandola a trovare al cimitero* pensò crudele, mentre si dirigeva nuda e sotto lo sguardo concupiscente di quell'uomo, verso l'honsen privato di lui, circondato da alte mura impenetrabili agli sguardi esterni.
Dall'altra parte del mondo, Masumi, ignaro, stringeva a se il suo scricciolo di donna. "Ti amo, ti amo..." le sussurrava di continuo mentre le carezzava il viso tanto amato. Maya lo abbracciava stretto, emozionata e piena di vergogna. Che figura, davanti a tutti. Non riconosceva più il suo compagno; lui così serio e riservato, lasciarsi andare a quei gesti così intimi davanti a tutti. Ma poi ciò che più contava era sentire le sue braccia forti stringerla e le parole che le diceva, e il resto spariva, com'era sempre stato tra loro, fin da quel primo abbraccio cieco a Nagano. "Anch'io ti amo tanto,ti amo Masumi" rispose dolcemente in un sussurro al suo orecchio. Rimasero ad abbracciarsi per qualche minuto, finché Alessandra tossì discreta. "Beh ragazzi, direi che sarebbe il caso di andare a tavola a cenare, credo..." "ecco brava mà, è meglio eh" Ken si alzò porgendo il braccio a Mirella. "Su forza, venite in cucina che servo la cena" disse lei ai suoceri e agli ospiti. Hijiri e Mizuki si stupirono della grandezza della stanza, del bellissimo e grande tavolo ad angolo con panche in legno e cuscini, e della attrezzatissima cucina dal frigo enorme e dai piani d'appoggio puliti ed eleganti. Sedettero attorno al tavolo come Mirella disse loro di fare; parlava un perfetto giapponese, solo con un lieve accento straniero. Del resto erano anni che stava con Ken e ormai come poteva non farlo? "Maya tesoro, mi daresti una mano?" Le chiese. Maya alzò gli occhi, "Ma certo, dimmi cosa devo fare?" "Apparecchia la tavola ti prego, li ci sono posate e piatti" le indicò lo scaffale a metà altezza e il cassetto della cucina. "Sissignora!" Scattò lei, abituata da quando era al Manpuku ad occuparsi di quelle cose. Maya era una ragazza semplice, e legava subito con chi la capiva. Lei e Mirella sembravano vecchie amiche pur conoscendosi da poche ore. Cercò le posate, che per i giapponesi non erano cosa consueta, ma in molti ristoranti eleganti, inclusa la nave Astoria, erano presenti, quindi le mise come ricordava aveva visto quella sera. "I bicchieri???" Domandò cercando intorno. "Ci penso io chibichan" Masumi glieli porse prendendoli dallo scaffale in alto. "Grazie amore..." rispose lei tranquillamente, sorridendogli e seguitando a sistemare in tavola. "Brava tesoro, grazie, ora puoi sederti accanto a Masu, arrivo con la cena" disse Mirella. L'atmosfera nella cucina era familiare e distesa, Saeko e Karato sedevano vicini, le mani si sfioravano sotto la tavola, legandosi. Masumi aveva già capito che tra loro qualcosa era scattato e ne era felice soprattutto per il suo caro amico, che avrebbe terminato così di essere solo un ombra solitaria. Mirella portò in tavola la zuppiera contenente la minestra di lenticchia, poggiò anche l'arrosto di vitella, le verdure grigliate, e il purè caldo che coprì. Il vino era da far decantare e Ken già lo stava stappando per versarlo nella brocca, e l'acqua era fresca di frigo. Il pane caldo era stato affettato e posto sulla tavola. Raggiunse Ken nel momento in cui Josei stava facendo il piatto a sua moglie; la serata trascorse tra chiacchiere sul passato, su quello che Masumi aveva fatto in quegli anni e su quel che succedeva nel resto del mondo. I quattro italiani capirono perché Hayami jr era stato così assente e distante quando prese a raccontare ogni cosa di quegli ultimi quasi dieci anni in cui non si erano visti; Maya arrossì sprofondando. Era lei la causa principale se Masumi non aveva avuto altri pensieri per la testa; ad Hijiri squillò il cellulare. Osservò il display e facendo segno a Masumi si alzò dirigendosi in terrazzo a parlare. Chiuse la comunicazione con uno scatto secco; maledizione! Per fortuna che avevano già preso le loro contromisure. Masumi sorrise ironico nell'ombra. *fai fai bambolina, credici di avermi fregato...vedrai che sorpresina avrete presto tu il tuo caro nonno e mio padre * pensò tra se mentre il volto si piegava al disgusto di quel che Toshiro aveva riferito loro. Tornò dagli amici stringendo ancora di più a se la sua adorata, aspirando l'odore di buono dei suoi capelli scuri morbidi.
Ayumi rifletteva su se stessa. Ormai era quasi completamente cieca e inevitabilmente sola; aveva preteso di essere libera e vivere come una adulta e ora la grande casa silenziosa le sembrava più tetra del letto di Carmilla. Si alzò girando per il salone, ormai lo conosceva a perfezione e quindi il quasi buio totale dei suoi occhi non la condizionava. Si diresse in cucina e con gesti lenti prese a preparare da mangiare, ormai sapeva farlo anche così. Si fermò una volta posta la pila sul fuoco. Che cosa voleva lei? Si chiese fissando un punto lontano, senza vedere. Davvero voleva essere la dea per mostrare al mondo quanto fosse speciale e che non voleva essere sempre solo la "figlia di"? Davvero era questo che desiderava? No. Si rispose. Non più almeno; lei voleva recitare perché amava farlo, perché sul palco l'adrenalina la faceva sentire finalmente viva e perché voleva davvero scontrarsi col genio di Maya. Quella ragazza la spaventava, non riusciva a capire come facesse a non sapere di esserlo, un genio. Mentre lei da sempre ritenuta tale, si sentiva inadeguata a confronto con lei, che dalla prima volta nella valle, aveva saputo "diventare" un albero di susino e aveva smosso perfino gli dei per la parte dell'acqua; il rumore dell'liquido che bolliva la riscosse da quei ricordi. Maya era un mostro, letteralmente un mostro di bravura e talento innati, e lei non vedeva l'ora comunque di confrontare la sua dea con quella di lei. "Io ho la mia Dea Maya, ho la mia..." e non avrebbe accettato tanto facilmente di farsi battere da lei. "Vieni fuori di lì Peter" disse apparentemente rivolta alle pietre del giardino zen. Aveva avvertito la sua presenza non solo dai click degli otturatori, ma prima ancora dal suono del suo respiro e dal suo profumo. Hamil si avvicinò a lei sorpreso; "così sapevi che ero lì" risalì avvicinandosi. Si. Ayumi lo sapeva e ne era felice, il cuore prese a batterle forte. Forse...dopotutto, non sarebbe stata più sola per tutta la vita, pensò mentre stringeva la calda mano di lui.
Sakurakoji sospirò osservando il proprio riflesso allo specchio. Il trucco di scena non era troppo esagerato, lui voleva mostrare l'essenza di Isshin restando se stesso. Sapeva che era un azzardo, ma in fondo aveva ventidue anni, non poteva certo mostrare l'età del rivale che superava i quaranta da un pezzo. Si trovò a ripetere i gesti automatici dello scultore che gli aveva fatto da maestro, pensando come se lo fosse sul serio. E in vero, aveva imparato a scolpire; non erano opere d'arte, più cose astratte che riflettevano uno stato d'animo, ma alcune statuette del Buddha non erano male. Ci aveva messo amore nel farle e si vedeva; amore. Si ritrovò a pensare di nuovo a Maya, dove poteva essere in questo momento? Aveva trovato quella concentrazione per amarlo come suo Isshin? Avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti? Era concentrato solo su ciò che egoisticamente voleva lui, non pensava a ciò che lei desiderasse, credendo, presuntuosamente, di essere perfetto per la giovane che amava. Il riflesso dello specchio gli rimandava un ragazzo alto dai capelli scuri e gli occhi azzurri, a detta di molte era bello ma a lui non importava. Lui voleva essere perfetto per lei, anche se una sottile ansia gli pervadeva l'animo, facendolo dubitare che per Maya sarebbe stato mai più di un semplice compagno sulla scena.
Capitolo 14:
Il dopocena fu relativamente tranquillo, tra chiacchiere e risate. Maya si trovava bene in compagnia di quei ragazzi ed ascoltava estasiata i racconti di vita vissuta in comune con il suo compagno quando ancora aveva appena passato i vent'anni. Gli riuscì strano capire molte usanze italiane ma non aveva pregiudizi e quindi cercava di non giudicare; del resto erano occidentali e gli occidentali erano così affascinanti, come lui, il cui aspetto era tutto fuorché nella norma in Giappone. Lo sentì raccontare per la prima volta di sua nonna, quella magnifica dea norrena che dalla fredda Norvegia scese in Giappone e col suo modo di fare fece innamorare suo nonno che la sposò e la venerò finché non morì improvvisamente per una strana infezione che la portò via in pochi mesi. Suo padre aveva preso da lei, biondo come il grano, grandi occhi grigi, e taglio a mandorla come lui stesso. E come Masumi, anche suo padre da bambino aveva subito il disprezzo degli altri perché ritenuto diverso e strano. L'unica che gli aveva mostrato dolcezza, gentilezza e amore era stata sua madre Aya, donna dal cuore gentile e dall'animo delicato. Era figlia di poveri contadini, e dovette lavorare presto, sacrificando parte della propria adolescenza facendo la cameriera in grandi case padronali. Il padre di Masumi era un artista, un musicista e pittore girovago come ce n'erano tanti in quegli anni. Si conobbero ad una festa di paese e tra loro subito scoccò la scintilla; si sposarono pochi mesi dopo, e quasi subito il cielo e gli Dei fecero loro dono di un figlio, lui. Un bimbo dolce, sano, vivace e bellissimo. Suo padre lo adorava, lo chiamava "il mio piccolo fiore di ghiaccio" riferito ai suoi profondi occhi di quel particolare color pervinca così simili al mare d'inverno, quando il ghiaccio lo ricopre. - Gli occhi degli Dei-, diceva lui, riferendosi alla mitologia nordica della terra di sua madre. Morì che Masumi, così avevano scelto di chiamarlo, aveva solo pochi anni, e Aya, sua madre, nonostante il profondo dolore, dovette rimboccarsi da subito le maniche, pensando non a se ma al suo piccolo principe,nel cercare un lavoro in cui una madre ed un bambino piccolo potessero essere ben accetti. Il posto lo trovò a villa Hayami, e il resto della storia era nota a tutti ormai. Maya ammise che di Masumi lei sapeva davvero poco e tutto quello che quella sera stava uscendo fuori, le riempì il cuore d'amore e affetto ancora più profondi per quell'uomo che ora la stringeva a se come se fosse il suo tesoro più prezioso. Poggiò la testa sulla sua spalla dolcemente cingendogli la vita con le braccia. Masumi le carezzava i capelli con tenerezza, ponendovi piccoli baci di tanto in tanto. Quei gesti dolci le scaldavano il cuore. Alessandra era colpita, quei due ragazzi erano davvero uniti da qualcosa che non sapeva spiegarsi. Mizuki registrò tutto, nella sua mente analitica. Nemmeno lei sapeva troppo del passato del proprio capo, l'unico che ne era a conoscenza era Karato, che per Masumi era un quasi fratello di sangue, come lo aveva definito lui nel presentarlo a Ken. Dopotutto, crebbero insieme, sebbene Hijiri ricevette un istruzione privata, dacchè sia lui che il resto della sua famiglia risultavano tutti morti. Karato ebbe la medesima infanzia di Masumi; anche se, a differenza del suo amico e capo, suo padre era ancora vivo e svolgeva il ruolo di uomo ombra per Hayami senior. Karato era laureato ad Harvard e come suo padre prima di lui, aveva legato la vita alla famiglia Hayami, che gli aveva restituito una dignità seppure rendendolo un ombra; lui era il fedele ninja di Masumi. Più di un dipendente, più di un amico, unito a lui dal loro patto di sangue, avvenuto quando erano ancora ragazzini e Masumi aveva tagliato il palmo della propria mano e mischiato il proprio sangue a quello di Hijiri, chiamandolo fratello da quel momento. Per questo era stato l'ombra di Maya in tutti quegli anni, non avrebbe mai potuto permettere che l'unica persona che rendesse felice Masumi, soffrisse. Ken era stato ed era tutt'ora uno dei migliori amici di lui, e fu proprio Masumi a farlo mettere con Mirella, che sospirava per lui fin dal primo anno di specializzazione. Come potesse quel tonto di Kenshiro non vedere quel fiore di ragazza struggersi e sospirare per lui, Masumi non lo capì mai. Scosse la testa ricordando che fu solo quando, in una notte di pioggia intensa, li chiuse a chiave nella propria stanza di università, che quei due ebbero modo di dichiararsi e unirsi, mentre lui passava la notte tra le braccia di Stephanie (e della amante di lei, ma questo Maya non avrebbe dovuto saperlo mai; solo Ken sapeva che la loro era una storia a tre).
Alessandra sospirò e in un momento di folgorazione artistica, chiese a Maya di recitare per lei, per loro. Voleva proprio rendersi conto da sola della bravura di quella ragazza, voleva capire se la Tsukikadje avesse visto giusto e cosa aveva visto in quella ragazzina. Mirella Ken e Josei approvarono. "Siii dai, facci vedere qualcosa, siamo proprio curiosi" battè le mani la giovane futura madre. Maya guardò Masumi incerta sul da farsi, recitare così, a freddo, senza palco ne luci ne nulla, le sembrò di tornare bambina, quando la sensei la conobbe mentre recitava le parti delle favole ai bambini più piccoli al parco. Ma recitare era la sua vita e quindi, sorridendo accettò. Chiese al pubbilco presente se avesse qualche richiesta in particolare e Masumi, prendendole le mani, "Akoya" la apostrofò dolcemente. La giovane sorrise, carezzandogli il viso teneramente, prese la sciarpa di lui e usandola a mo di velo, lasciò che la Dèa entrasse nuovamente in lei. D'improvviso assunse una posa strana e quella che sembrava solo un’ombra addossata ad una sedia dal bordo alto, si mosse e rivelò una figura velata, leggera, come un ramo fiorito che, da inerte che era, come sfiorata dal vento, si rivelò pian piano pieno di vita. Non era una persona quella che i presenti vedevano: era la visione di uno spirito. Era lo spirito che Isshin cercava per rendere viva la statua sacra della Dea, ma era anche molto di più. Era la visione del sogno più bello di Masumi, del suo più profondo desiderio, di quello che mancava alla sua anima per essere completa e tornare ad unirsi a lei. L'uomo potente scordò all’istante chi fosse, cadendo in ginocchio ai suoi piedi. In quel momento il suo cuore fu pieno di desiderio per quella visione, e l’unica cosa che voleva era avvicinarsi ad essa ed afferrarla, toccarla. Alessandra sbarrò gli occhi stupefatta, Josei era in silenzio a bocca aperta. Mizuki e Karato annuivano, guardando Masumi trasfigurato in qualcun altro. In quel momento il giovane Hayami non esisteva più, davanti a loro c'erano Akoya e Isshin, lo scultore sacro. Ken e Mirella erano ammirati ed in silenzio dallo stupore; Maya sembrava un altra persona. "Quel giorno…quando ti ho visto per la prima volta nella valle…ho capito subito che eri tu la mia anima gemella…" Masumi avvertì in se la stessa sensazione di quella volta a Nara, in riva al fiume, quando Maya gli era apparsa come la Dèa; "quando il mondo era ancora nel caos, spiegò Akoya, gli dei del cielo e della terra si incontrarono e nacque un essere la cui anima venne divisa in due corpi differenti. Quando le due anime si rincontreranno, torneranno ad essere una sola. Così gli uomini torneranno ad essere dei, per creare una nuova vita." Masumi vibrava a quelle parole. "È allora che si sviluppò una forza, quella che chiama l'anima dell'altro..." continuò lei. "Non esistono età, aspetto, rango... quando si incontrano queste anime, si attraggono vicendevolmente, cercando l'altra metà di se stesse...ansiose di trovare l'unità, implorano pazzamente l'altra" Maya guardava Masumi con occhi pieni di amore. La sua voce era bassa e roca, piena di sentimento e di passione vibrante. "Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me, ora che mi hai incontrato? Abbandona te ne prego, il tuo nome,il tuo passato, diventa solo mio, amore mio..." Masumi in ginocchio dinnanzi a lei sentiva la propria anima uscire dal proprio stesso corpo e andare verso quella di Maya. "Io non ho che questi occhi per guardarti, queste mani per accarezzarti, questo corpo per amarti", l'uomo tremante prese Maya tra le braccia e la strinse dolcemente. Maya ricambiò l'abbraccio. Sentiva dentro di sé un amore puro e vero, senza nome, senza passato, senza confini. Non importava a chi appartenesse il corpo di chi l’abbracciava. Quell’anima era esattamente ciò che la completava, ciò che la rendeva unica, lo sapeva da sempre. Quell’abbraccio si riversò dentro i cuori di chi stava guardando, comunicando una forza e un calore che erano una certezza; le anime gemelle esistevano, non erano solo un sogno per romantici nostalgici, e loro le stavano guardando in quel momento e in quel luogo. "Solo una cosa mi rattrista, questi corpi sono divisi in due" disse Masumi ricordando la parte e stringendola ancora di più. "Perché non possiamo essere un corpo solo?" Masumi lo sentiva dentro di se ogni volta che lei gli era lontana, si sentiva solo, separato da lei, dimezzato. "Qual è il nome della mia essenza, Akoya?" volle sapere Isshin, dominato dal desiderio di recuperare la propria identità perduta. "Mio caro, non è nel nome la tua essenza" rispose la ragazza. "Ma nella vita degli dei, che trabocca in tutto il mondo...tutto l’universo si muove grazie ai desideri degli dei, che riempiono il cielo, la terra, e i nostri corpi". Masumi la guardava,sentiva Isshin in se. “Non conta il nome? Non conta l’identità? Non contano i confini del mio corpo?” chiese. "Se vogliamo chiamarci, non dobbiamo fare altro che pensare l’uno all’altra, ed entrare in questa musica incessante che alimenta la vita in tutto l’universo" Maya guardò il suo compagno negli occhi; l’anima della dea e quella dell’uomo si toccarono. E tutti i presenti, in quel momento, poterono sentire, sebbene non vi fosse, la musica della vita, la potenza creatrice che va oltre la morte e riportava l’armonia nel cielo e sulla terra. "Tu...mi completi..." disse Maya porgendo il palmo della propria mano verso quella di lui. Masumi emozionato, poggiò il proprio su quello di lei, avvertendo la stessa sensazione di quella volta. Solo che Maya stavolta non sparì e i loro corpi si attrassero l'uno verso l'altro, come le loro anime che già erano fuse in un bacio pieno di amore, passione e vita. "Tu mi completi " ripeté, intrecciando le proprie dita alla mano di Maya che lentamente si strinse a lui carezzandogli i bellissimi capelli, le cui ciocche, nella foga della recitazione, erano venute a cadergli scomposte sugli occhi, rendendolo ancora più bello di sempre, unendo le proprie labbra a quelle dell'uomo che amava con tutta l'anima, quella stessa anima che era unita, legata a quella di Masumi dal filo rosso del destino. "Maya..." mormorò lui sulle labbra calde della sua donna, stringendola con passione e possesso. Il momento era passato, adesso Masumi abbracciava la sua Dèa in carne ed ossa, la sua Maya. "Masumi" sgranò gli occhi lei, sorridendo. Era tornata. La Dèa aveva lasciato di nuovo il posto alla giovane ragazza che sbattendo le ciglia osservò i sei spettatori increduli a quel che avevano appena assistito. "Kurenai Tennio" mormorò Josei con le lacrime agli occhi. Alessandra era immobile, a bocca aperta, le mani sul petto. Guardava quella ragazzina stupita e ammirata, ma anche spaventata. Maya aveva carezzato la sua anima, aveva avvertito dentro di se la sensazione che aveva provato quando, tanti anni prima, conoscendo quel giovane giapponese dagli occhi profondi, si era innamorata di lui. Tutte quelle sensazioni, adesso le riempivano anima e cuore. Strinse la mano di suo marito, sentì che anche Josei provava la stessa cosa. Chi era quella ragazza?? O meglio COS'ERA??? come aveva potuto in poche battute aver fatto tutto questo? La donna provò paura, mai in tanti anni di recitazione aveva provato una simile sensazione. Era come tornare alla sorgente di tutti i propri desideri, era come sapere che fosse possibile realizzarli, perché c’era ed esisteva un amore infinito che rendeva possibile ogni cosa. Era come se davanti alla Dea Scarlatta di Maya ciascuno fosse ricondotto alla vera essenza di se stesso, Alessandra Rossi pianse...
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