Volume 50 - Le Rose Negate, Autoconclusiva

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TOPIC_ICON12  view post Posted on 16/4/2017, 15:40
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Attenzione. Questa short-fic è stata elaborata facendo riferimento agli spoiler sul volume 50 in circolo!
Le immagini vengono da google search e appartengono quasi tutte a siti stranieri.
Buona lettura!

Le rose negate
- Volume 50 -



Ho parlato col dottore, ieri sera.
Era scuro in volto, non dissimile da chi reca pessime notizie, ma non sa come tamponare la cosa così da renderla accettabile.
Non ci sono terapie applicabili, ad oggi. La situazione mentale di Shiori è tale da non consentire nulla di canonico. Ho pensato, in quel momento, alla possibilità di interpellare uno shamano, un guaritore, un qualsiasi testa di cazzo possa fare qualcosa. Mi sono sentito terribilmente ridicolo.

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Sono letteralmente relegato all’angolo di questo ring claustrofobico, ma penso che sposarmi, allo stato attuale, sia la scelta peggiore che possa prendere. Hijiri ha detto più o meno così: Shiori – e io, naturalmente – meritiamo un amore vero, reale, che non sia il surrogato di un fuilleton ottocentesco. Anche se, a differenza del mio collaboratore, non sono del tutto convinto che la mia…fidanzata sarebbe infelice. In fondo, sono l’ennesimo premio che una ragazza bella, ricca e vincente come lei agguanterebbe.
Non sono certo io o i miei sentimenti ad essere messi in dubbio, oggi.
Ciò che mi rode, che mi uccide letteralmente dacché ho parlato con Hijiri, è il fatto che lei possa rifarsi una vita. Lei non è come me.
Lei è parte di me, ma non è me.
Perché lei ha il teatro, mentre io ho solo lei per recitare la parte di me stesso.
Senza di lei, rasento la follia.

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Non mi ero accorto di questa cosa fino a quando Hijiri non ha dichiarato di volersela prendere. E’ stato il primo, dopo quello pseudofidanzato dai capelli di plastica che si chiamava Rio. Ma, all’epoca, io ero ancora inconsapevole della portata di questo amore. Non potevo minimamente ponderare fin dove mi sarei spinto pur di tenerla legata a me.
Omicida.
Sarei disposto ad ammazzare piuttosto che vederla con chiunque altro. A Sakurakoji ho detto che Maya sarebbe stata tutta sua, ma gli ho mentito. E, nel momento in cui ho pronunciato quelle parole, ho mentito anche a me stesso.
Nessuno. Nessuno deve averla.
Sento che potrei diventare più matto di quanto non sia già adesso. Sarei pronto a commettere un atto efferato.
Non so chi, tra me e Shiori, sia più pazzo.
E in che cosa differisco da mio padre? Da quel padre che disprezzo profondamente per i modi rudi e la cattiveria che non concede sconti neppure a chi lo segue con tanta devozione!
Mi sono messo con la Takamiya perché ero disperato: non mi interessava nulla del gruppo Chuo. Avevo già la Daito, che sarebbe passata a me, in quanto unico erede di Eysuke. Inoltre, ero stato proprio io, facendo a brandelli la mia anima, a tessere attorno a me il sembiante dell’affarista senza scrupoli. Tutto era andato come previsto, fino a che non è arrivata lei, Maya.
La sua forza, come la sua insignificante normalità, mi hanno fatto ricredere su tutto.
Perché, di là del fatto che sono un uomo piacente, ricco e intelligente, nascondo in fondo al cuore il bambino che è cresciuto sotto l’ala protettrice di una mamma normale. E che mi ha reso normale. Desideroso come tutti di guardare il cielo per ore, in un planetario o all’aria aperta.

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Lei mi capisce profondamente, più di chiunque altro.
Essere felice con Maya è il sogno più grande che possa realizzare, ma, se oggi decidessi, come Hijiri suggerisce, di essere felice, quali conseguenze, quale futuro per noi? Non sono convinto che Eysuke decida di restarsene con le mani in mano: la revoca dell’adozione creerebbe un buco nel mio futuro e, inevitabilmente, in quello di Maya. Non potrei più proteggere lei e neppure me stesso.


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***



Eysuke, seduto al tavolo della sala da pranzo, depose il quotidiano di fianco al piatto cogitabondo.
Invero, non aveva letto una sola riga delle notizie di finanza che, di solito, lo assorbivano del tutto.
“Asakura,” chiamò piano.
L’assistente gli fu prossimo in un istante:
“Signore?”
“Che notizie…di mio figlio?” chiese con uno sforzo mentale notevole. Non era il momento giusto per dare alla servitù l’immagine di un uomo che non ha più il controllo su tutto, ma la preoccupazione derivante dal non sapere dove si trovasse Masumi e l’eccitazione per l’imminente fusione col gruppo Chuo ebbero il sopravvento.
L’anziano lo guardò di sottecchi, le bianche sopracciglia inarcate interrogativamente su due occhi piccoli e maligni.
“Non ne so nulla, signore.” Rispose in modo laconico. E fece un passo indietro senza, però, distogliere lo sguardo da quello del padrone di casa.
Le mani di Eysuke, che avevano stretto i braccioli fino a quell’istante, allentarono la presa.
La signora Ono, che serviva a tavola da venticinque anni, si avvicinò facendo un inchino.
“Prima che vada in camera,” mormorò con dolcezza “la prego di prendere la sua medicina.”
E depose sul tavolo un vassoio d’argento su cui erano sistemati due compresse e un bicchiere d’acqua.
“Il signor Masumi non mi ha raccomandato altro.” Precisò la donna.
Il suo tono era così dolce da rabbonire persino il vecchio burbero.
“E ti ha detto altro, il signor Masumi?” chiese Eysuke con ironia.
“I figli devoti si preoccupano sempre della salute dei genitori non più giovani.” Sorrise la signora Ono “E suo figlio è davvero un bravo ragazzo. È dolce e gentile come pochi.”
Fece per congedarsi e Hayami lasciò correre. Sì, Masumi gli era sicuramente devoto: non avrebbe fatto nulla che fosse di nocumento a lui e alla Daito. Né, tantomeno, avrebbe commesso l’errore madornale di far fallire la trattativa del secolo.
Eysuke prese la compressa e la mandò giù, tirando un lungo sospiro.

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***



“Che cosa hai detto?”
Le parole del vecchio imperatore dell’alta finanza penetravano nelle mie orecchie procurando ferite dolorose.
“Vuoi,” mi incalzò “spiegarmi una volta per tutte che cosa è accaduto? Sembravi così preso da mia nipote! Forse, sei stato un po’ titubante, all’inizio – e ora inizio a capire perché – ma poi non hai più lasciato dubbi. Nulla che ci facesse ricredere sulla tua buonafede.”
“Sono stato sincero, in merito a Shiori.” Dissi senza indugio “C’è stato un momento in cui ho pensato realmente che fosse la scelta più giusta per me. Sotto ogni punto di vista, sua nipote rappresenta il meglio. Per un uomo nella mia posizione, di certo, Shiori è la più grande fortuna immaginabile.”
“Ma…?”
E la domanda di Takamiya recava una nota semiisterica nel tono con cui era stata posta.
“Poi?...non è corretto parlare di poi. Nel mio caso, dovrei parlare di prima.”
“Non posso neppure rimproverarti di voler mettere le mani sulla mia società!” sbottò sempre più scuro in viso “Dal momento che vuoi disdire il matrimonio, mi pare del tutto ovvio che non te ne importi nulla! Che cos’avete, tu e tuo padre, in cantiere? Un affare milionario? L’esclusiva di un gruppo rock mondiale?”
“Mi scuso” svicolai infastidito “per ogni mio atteggiamento. Dacché ho messo piede nella sua casa, ho pensato che sposare Shiori fosse un atto dovuto. A me e alla società.”
“Confermi, dunque, che tutto era finalizzato a mettere le mani sul gruppo Chuo?”
Il tono indignato aveva lasciato il posto a quello scandalizzato, ma non propriamente sorpreso.
“Sei arrivato fino a questo punto per ottenere cosa, sciagurato? Mia nipote è completamente impazzita e, nonostante le mie ripetute preghiere, nonostante sia praticamente ai tuoi piedi, continui a rifiutarti di sposarla!”
“Non intendo lavarmene le mani.” Dissi con tono piano, ma fermo, gli occhi fissi in quelli dell’anziano.
Non volevo avesse dubbi sulla mia buonafede. Avevo mentito sino a quel momento e non era più tempo di perseverare.
Tutto doveva essere fatto per bene, ora: non sarei mai potuto essere felice con Maya, se non avessi tentato il tutto per tutto per riconsegnare a Shiori un’esistenza normale.
“Non c’è dubbio, signor Takamiya. Ciò che lei ha sentito dire di me – il fatto che sia un essere ancor più spietato dell’uomo che mi ha allevato - corrisponde a verità. Dacché ho messo piede in casa Hayami, mi sono adoperato per diventare l’erede perfetto e, in quanto tale, ho messo da parte ogni sentimentalismo, ogni cosa che potesse influenzare la mia attività di imprenditore. Sì, sono un essere privo di scrupoli, lo ammetto. Sono entrata in casa sua con un preciso intento e, subito, si è rivelata essere una scelta errata: sono successi molti fatti sgradevoli. Forse, è un messaggio del cielo o, semplicemente, il Fato. Non posso spiegarlo. Ma è certo che non tornerò indietro: ribadisco con forza che non sposerò Shiori.”
Takamiya scosse il capo, ma non replicò: avevo finalmente colto nel segno. Essermi liberato di quel peso, avere evidenziato più volte che niente e nessuno mi avrebbe ricondotto a Shiori e a quella famiglia mi ha trasmesso quel senso di libertà di cui non godevo da moltissimo tempo. Era finita.
Era finita!
La felicità traboccava letteralmente dal mio cuore e il vecchio, per quanto poco incline ai sentimentalismi, riuscì a percepirla in tutta la sua evidenza.
“Bene.” Mi disse “E…che cosa intendi fare per far tornare Shiori in sé?”
I coltelli affondano facilmente nella carne resa tenera dall’essere indifesi. E chi è felice di andare incontro al proprio amore è tale: indifeso.
“Non credere che io ti liberi dalla tua promessa così facilmente, Masumi.” Rincarò “Ti solleverò solo se riuscirai a guarire la mia adorata nipote.”
Io annuii:
“Ho preso informazioni, in merito. E non perché supponevo che lei mi ponesse di fronte alle mie responsabilità.”
Mi alzai.
“Dunque?” fece Takamiya “Quale sarebbe la tua idea?”
“Portare Shiori a Keyo.” Risposi fermo “Si stratta di un sanatorio, a quasi duemila metri di quota. Lì riceverà cure adeguate. Non so quanto tempo ci vorrà, ma il medico col quale ho parlato mi ha detto che, se sua nipote risponderà in modo corretto, i margini di recupero dovrebbero restringersi.”
“Keyo?...Alta montagna?...” ripeté sconcertato Riu “In ventisei anni di vita, la mia Shiori non è mai stata lontana da questa casa! Mai!”
Volevo rispondergli che l’anemia perniciosa, l’isteria e tutto il corredo che, assieme ai vizi, ella aveva ricevuto erano stati un fottutissimo regalo dell’adorata famiglia, ma mi astenni.
“Può lamentarsi o obiettare quanto vuole.” Dissi “Farò valere per l’ultima volta la mia posizione di…fidanzato, se potrà giovare alla salute della sua nipotina.”
Mi alzai dal tavolino basso e, senza aspettare consenso, mi diressi in camera di Shiori.
Ciò che vidi facendo scorrere la porta di carta di riso mi procurò una nausea profonda. L’ultima nausea, sperai.
Lei era lì, sul letto, seduta. Gli occhi semiaperti fissavano una rosa scarlatta ridotta a brandelli.
Tutt’intorno, poi, era un cimitero di fiori.
I fiori che, un giorno, ebbi a negarle.

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FINE

 
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view post Posted on 12/2/2018, 01:42
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Sempre bellissime e profonde le tue storie.
Quanto vorrei vederlo un Masumi così risoluto e deciso. E quanto vorrei veder pubblicato il famigerato numero 50, ma inizio davvero a perdere le speranze, per fortuna che ci sei tu a gettare una luce.
Certo che non può sposare Shiori, ma nemmeno può lavarsene le mani. L'idea che Masumi, lontano da Maya possa fare follie al limite dell'omicidio, vuoi vedere che lo rende più simile alla sua fidanzata? Ironico, ma in questo c'è senza dubbio qualcosa di realistico, l'istinto 'passionale' che quest'uomo ha sempre dovuto soffocare sotto l'apparente freddezza.
E solo la sua freddezza, il ragionamento calcolato può salvarlo dal disastro di una vita che non vuole.
Bellissima, asciutta, essenziale, perfetta. E' sempre un piacere leggerti.
 
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view post Posted on 13/2/2018, 16:30
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Grazie, Scarlett, per essere venuta sin qui a leggermi. E' un onore averti tra le mie lettrici. Ovviamente, vale anche per me il fatto che desidero con forza un Masumi risoluto, forte, deciso.
Chissà che la Miuchii non si ravveda.
Sperém.
 
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