L'uomo di spalle

« Older   Newer »
  Share  
TOPIC_ICON12  view post Posted on 3/10/2016, 16:51
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


L’uomo di spalle



(Liberamente tratto dagli spoiler provenienti dall'altro capo del mondo)



La bottiglia di brandy era aperta: se ne avvertiva il tanfo dolciastro sin dalla finestra.
E la stanza era enorme.
L’uomo era mimetizzato nel buio di una notte che pareva perenne, un bianco e nero beffardo e amaro: solo la luce dello schermo del computer ne evidenziava le fattezze, rendendone plasticamente le spalle larghe, ma ossute.
Era tutto riassunto in quel frangente: l’astenia provocata da molti giorni trascorsi praticamente a digiuno era impressa negli occhi chiari e vuoti. Ad essa si sommava la tensione nervosa, l’amore frustrato, l’ansia per il futuro incerto.
Aveva lasciato la casa di suo padre: “per vivere la mia vita”, aveva detto.
Ma di quale vita poteva trattarsi? Era sempre e comunque nel suo Paese, dove l’esistenza borghese improntata allo sterile apparire costituiva l’essenza stessa del vivere. E, poi, se pensava alla sua fidanzata, il senso del tempo, già amplificato dalla gravezza della situazione, si dilatava spaventosamente. Come se gli fosse divenuto d’improvviso impossibile allungare la mano e prendersi ciò che era suo.
Prese il telefono e, con un deciso scatto del pollice sinistro, inviò una chiamata.
“Dottore, mi dica,” mormorò dopo un poco “che speranze ci sono a che lei possa riprendersi?”
L’altro rispose vago: sciorinò dati e, poi, l’essenziale.
“Non s’ impara facilmente il senso della sconfitta. Non se la vita, dacché si è nati, ha la forma di una vittoria schiacciante sul mondo.”
Masumi, allora, ridacchiò sommessamente: quanto simili erano stati il percorso suo e di Shiori, fino ai vent’anni o su di lì. E per entrambi, una volta conosciuto l’amore, era cambiato tutto. Solo un punto, però, era risultato diverso e decisivo nel loro comune percorso di formazione: Masumi, a differenza di Shiori, aveva conosciuto abbondantemente la sofferenza e l’amore di sua madre, una donna semplice e determinata, aveva fatto sì che riscoprisse, con Maya, la bellezza delle cose semplici.
Shiori, dal canto suo, non solo non conosceva sconfitta o perdita, ma non aveva neppure imparato a distinguere il concetto di amore da quello di semplice possesso. Forse, perché nessuno mai le aveva insegnato ad amare correttamente. Trovarsi davanti un manager di successo, giovane, bellissimo e sensibile, le aveva fatto perdere la testa. Vedersi, d’improvviso, abbandonata, aveva quindi innescato una “crisi esistenziale” senza precedenti. Così devastante da renderla, prima, lucidamente folle, poi, del tutto fuori controllo e autolesionista.
“Shiori non guarirà mai se continua a chiedersi cosa non va in lei. Continua, infatti, a pensare di essere così perfetta da non poter essere rifiutata da nessuno. Men che mai da lei” Disse il medico prima che Masumi, il braccio quasi stanco, chiudesse la chiamata.
La luna, piena e lucente, uscì fuori da una coltre di nubi. Si illuminò, stavolta, il viso di Masumi e, con esso, la parte di lui che, fino a quel momento, era rimasta celata a chi racconta questa storia: era un volto deciso.
“Ti ho detto che voglio riprendere in mano la mia vita.” Mi disse.
Io tenevo in mano un calice pieno a metà.
“L’ha detto.”
“Ritengo sia giunto il momento di farlo.” riprese “E non lascerò nulla di intentato. Lo faccio per Maya e per me, ma anche per Shiori.”

CONTINUA!...

 
Top
view post Posted on 3/10/2016, 21:22
Avatar

Stregone/Strega professionista

Group:
Administrator
Posts:
1,924

Status:


Bentornata! 😊
 
Top
view post Posted on 3/10/2016, 21:35
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Grazie mille! :wub:
 
Top
view post Posted on 4/10/2016, 12:07
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo secondo



All’altro capo della città, nel quartiere bene destinato a chi è baciato dalla fortuna per nascita o per ingegno, c’era un altro Hayami. Un Hayami vero, non un fanciullo preso dalle stanze della servitù per diventare, magicamente, Hayami. Ed era, da qualche giorno, un uomo silenzioso, non più sicuro di se stesso.
“Hasakura,” diceva un paio di volte al giorno “chiamami mio figlio.”
E l’anziano servitore, ubbidiente, prendeva il telefono ed eseguiva ordine e telefonata.
Eysuke si sentiva rispondere che il cellulare era occupato o spento. All’inizio, il vecchio Hayami se ne era allarmato non poco:
“Che accidenti stai facendo, Masumi?”
E gli tornavano in mente le sue ultime parole:
“Stammi bene, padre.”
Mitzuki lo aveva rassicurato: suo figlio passava otto ore al giorno in ufficio, come faceva dacché gli aveva lasciato le redini dell’azienda. Sostanzialmente, non era cambiato nulla.
Tranne che per un particolare, certo.
Perché lasciare la villa così d’improvviso? Perché raccomandargli di riguardarsi?
Che cosa c’era in ballo?
“Sei diventato prudente, Masumi.” Disse il vecchio come se l’avesse davanti.
Gli parve che Hasakura, in fondo al salone, borbottasse qualcosa, ma lasciò correre. Allora, Eysuke, che in cuor suo non era convinto della sincerità del collaboratore, prese la cornetta e compose il numero di chi – ne era certo – non gli avrebbe mai negato alcuna risposta. L’unico ad essere sinceramente vicino a Masumi e a lui medesimo.
Fui riluttante. Rispondere a quella chiamata gravava tanto quanto la situazione in sé: mentire non era nella mia natura, soprattutto all’uomo cui dovevo tutto e che mi aveva messo di fianco alla persona più cara che avessi al mondo.
“Signore…” Salutai formale, ma il tono era forzato ed Eysuke troppo intelligente per non capire che qualcosa non quadrava.
“Che accidenti sta succedendo a mio figlio?”
Era andato al dunque: non era nella sua natura tergiversare e lo sapevo.
“Signore?”
“Non osare trattarmi da rincoglionito.” Rimbeccò.
Non era astioso, ma l’ansia riuscivo a percepirla tutta. Ansia legittima, certo. Per quanto, in cuor mio, fossi anche arrabbiato con lui per ciò che stava facendo patire a suo figlio e a Maya, latentemente, provai pena.
“Non era mia intenzione, signore.” Replicai calmo, il tono piano, ma non rassicurante ai suoi orecchi.
“Ebbene?” m’incalzò “Voglio sapere cosa c’è sotto. Perché Masumi se ne è andato? A cosa sta lavorando, Hijiri?”
“Per quanto mi ha detto,” provai a tergiversare “nulla di nuovo.”
Gli parlai di alcuni affari, di una casa discografica nuova, in particolare.
“E La Dèa Scarlatta, allora?” mi chiese Eysuke un poco frastornato dall’enorme mole di informazioni che, di certo, non lo interessavano né voleva.
“L’allestimento è a buon punto.” Risposi “E’ stata la Daito, materialmente, a guidare i passi dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo. Quindi, non comprendo la sua ansia. È ovvio che il capolavoo scomparso sia sempre in cima ai nostri pensieri e alle nostre aspettative. Suo figlio non sta trascurando nulla.”
“Perché, allora, lasciare questa casa?”
“Credo” risposi sincero “sia legato al problema della signorina Shiori: c’è un polo universitario che si occupa di medicina psichiatrica, vicino all’albergo in cui suo figlio alloggia.”
“Lo dici per dire o parli per cognizione di causa?” mi domandò dopo una pausa significativa di silenzio.
Lo rassicurai: non era mia intenzione mentire. Forse, tergiversare, ma mentire, no. Ovviamente, era omessa tutta la parte inerente Maya e le intenzioni del signor Masumi. Quella era custodita nel mio cuore, assieme alla speranza che potessero realmente essere felici.
“Sta bene, allora.” chiosò Eysuke “Abbi cura di raccontarmi ogni stranezza. Qualsiasi cosa ti sembri strana sarai tenuto a riferirmela, siamo intesi?”
Io annuii e chiusi la chiamata dopo opportune rassicurazioni. Masumi, davanti a me, aveva sentito tutto.
“Pensi sospetti qualcosa?”
Alzai le spalle: chi poteva dire cosa intuisse o pensasse anche solo d’intuire Eysuke Hayami? Di certo, era una delle persone più intelligenti che avessi mai conosciuto.
“Se anche gli dicessi la verità,” sorrisi “non mi crederebbe: non è uomo che creda nei sogni d’amore.”
“Vado a casa di Shiori.” Mi annunciò Masumi prendendo la giacca adagiata sulla spalliera della poltrona “E’ arrivato il momento di muoversi.”
“Stia bene, signore.” Risposi, una pregnante euforia nel cuore.
Il pensiero, nel mentre, corse alla piccola Maya.
“Stiamo lavorando anche per te, chibichan.” Mormorai fra me.
 
Top
view post Posted on 5/10/2016, 15:13
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo Terzo



Entrò nella stanza da letto della sua fidanzata tirando con nervosa rapidità la porta scorrevole. Era stato risistemato tutto a tempo di record. Non c’era traccia dell’incendio provocato da Shiori un paio di settimane prima. Purtroppo, però, il resto non era cambiato e per “resto” intendo il macabro rituale delle rose viola. Stipate in ognuno dei quattro angoli della camera da letto e persino sul letto, quasi fosse un giaciglio funebre. Lei, seduta al centro del futon, reggeva un paio di forbici aguzze. A Masumi parvero le stesse che lo avevano ferito. Non se ne sarebbe stupito: la follia di Shiori non era che un riflesso di una assurda, riprovevole follia collettiva.
Follia di famiglia.
L’imperatore dell’alta finanza, colui che lo aveva pregato di prendersi cura tanto di lei quanto del suo impero, era solo un vile, un mentecatto che aveva costretto la sua stessa nipote a vivere un’esistenza di apparenze e fantasmi, di perfezione ipocrita e di falsità.
Con quale coraggio, ora, minacciava ritorsioni?
Avevo accompagnato Masumi in macchina e attendevo con ansia che egli uscisse: sapevo che voleva portare via Shiori da casa di suo nonno, ma non ero certo che questi avrebbe condisceso. Entrambi nutrivamo seri dubbi in merito.
In effetti, i timori condivisi trovarono rapida conferma: non potevo vederne le sagome, ma le voci del giovane Hayami e dell’imperatore Takamiya giunsero nitide alle mie orecchie.
“Che cosa sei venuto a fare? Questo atteggiamento in casa mia è oltraggioso!” stava dicendo l’anziano “Non ti consentirò di fare nulla fino a che non avrai giurato di sposare mia nipote come stabilito!”
Il mio cuore era in confusione: rabbia e incredulità mi scuotevano da capo a piedi. Avrei voluto aiutare il mio principale, ma non potevo.
“Lei non immagina quanto questo suo atteggiamento abbia arrecato danno a Shiori!” sbottò Masumi, la voce più lontana.
Ne desunsi che era entrato in casa, presumibilmente nel salotto, nonostante le imprecazioni di Takamiya.
Si udì un ciabattare convulso: il vecchio, forse la tata e qualche servitore.
“Non ti lascerò portare via Shiori!”
Ma Masumi non rispondeva neanche.
Lo rividi dopo pochi istanti, la donna in braccio, uno sguardo vuoto da far paura su entrambi i volti.
Quanto può essere gravoso un amore non corrisposto! Io lo sapevo bene, ma, almeno, avevo la fortuna di supportare praticamente le persone cui tenevo. Godevo della loro fiducia.
Il signor Hayami e Shiori, invece, palesavano dolorosa insofferenza, seppur per motivi differenti. La ragazza aveva alcuni petali viola in grembo: la sua visione mi diede nausea repentina. I capelli erano sfatti; il contorno degli occhi segnato da sinistre ombre violacee.
“Andiamo alla clinica di Keyo, Hijiri.” Mi disse Masumi sistemando Shiori sul sedile posteriore.
Io non fui del tutto persuaso di quella decisione: temevo che, folle com’era, ella potesse tirar fuori un coltello e ammazzarci mentre eravamo intenti a fare altro.
Lui mi rassicurò senza aprire bocca.
“Masumi,” disse la Takamiya “andiamo in viaggio di nozze? Ho fatto bene a bruciare quella ragazza.”
Furono di nuovo brividi. E anche la risposta di Masumi mi lasciò di sasso:
“Sì, è bruciato tutto. Ora, però, devi pensare a rimetterti in sesto: la moglie di un manager deve essere in forma.”
“Sì? Devo fare un bambino.” Rispose ingenuamente l’altra. Poi, con un guizzo di follia:
“Non devi farlo mai più, Masumi. Sei stato cattivo con me. Non avrai un’amante. Io non sono come mia madre e mia nonna.”
 
Top
view post Posted on 6/10/2016, 14:34
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo quarto



“Sta’ zitta.” Pensai infastidito, nonché immaginandomi quel che Masumi stesso – credo – stava tangibilmente pensando. Alla fine, stanco di tutto, lo dissi davvero, rompendo per la prima volta in assoluto il mio perenne stato di subalterno.
Le ombre non parlano. Non in pubblico, per lo meno.
Il mio principale ebbe uno scatto repentino alle sopracciglia, ma, forse perché concentrato sulla guida, non mi guardò. Quella donna infame, invece, prese a blaterare insensatezze e commenti classisti, cui ovviamente non badai.
Il mio pensiero era tutto concentrato su Masumi. Avevamo parlato a monosillabi: per tutto quel tempo, più che sentire, avevo intuito ciò che gli passava per la testa.
Ravvisavo confusione e preoccupazione, certo.
“Non temere.” Mi disse rompendo il silenzio tra noi “Neppure suo nonno può obbligarmi a ciò che non voglio. La patologia era latente: gli ultimi eventi hanno fatto sì che il bubbone esplodesse rapido e devastante. Credo sia completamente folle. A questo punto, potrebbe trascorrere sedata il resto della sua vita: è quasi necessario, se si vuole evitare che anche l’autolesionismo subentri.”
Miserabile vita, dissi tra me.
“Spero, tuttavia,” riprese Masumi “che la serenità di quei luoghi possa darle un barlume di sensatezza.”
“Crede?” feci scettico “Le rammento che un’estimatrice delle luci della città non può trovare ragioni d’essere nella natura selvaggia delle nostre montagne.”
“E’ questo il punto.” Mormorò il giovane Hayami “Non c’è nulla di normale, nel suo modo di vivere.”
Io scossi il capo sempre più perplesso, mentre la voce di Shiori giungeva alle mie orecchie con crescente fastidio.
Era orribile.
Brutta, bruttissima. Invecchiata di colpo, non aveva nulla della fanciulla in fiore di pochi giorni prima.
Non che mi fosse mai piaciuta, anzi: detestavo le sue ciglia finte e i capelli vaporosi e fuori moda. Forse, però, ad essere fuori moda era proprio la sua faccia.
“Non osare ingiungermi di tacere, lurido servo.” Mi disse “Io so bene chi sei. Sei il fattorino delle rose viola. Sei complice, ma capirai presto da che parte stare.”
Guardai il profilo delicato di Masumi, riprendendo immediato controllo di me stesso. Era imperturbabile: si poteva dire che la preoccupazione per il suo stato fisico e mentale annullasse del tutto il fastidio procuratomi da Shiori Takamiya e dalle sue folli insolenze.

***



Lei era sola, sul palco.
I piedini nudi aderivano dolorosamente alle macerie: pezzi di ferro arrugginito e sassi aguzzi piegavano in modo innaturale la pianta dei piccoli piedi. Pareva in equilibrio tra la terra e il cielo.
Io capivo bene il signor Masumi, i suoi sentimenti così intensi e immutati per anni. Certo, Maya non era propriamente bella, ma era proprio la sua onestà intellettuale a renderla incantevole. Quella stessa onestà che era stata propria della madre dello stesso Masumi. Il talento vero, certo, poteva supplire ad una normalità fisica che passava sotto silenzio.
Lo spettacolo era imminente: io stavo organizzando il tutto, cercando di conciliare gli intenti di Masumi con quelli del suo anziano genitore. Dovevo proteggere Maya.
Avevo consigliato ad Hayami di posticipare l’incontro ad Izu per sistemare prima la vicenda di Shiori. Nel contempo, stavo vicino a lei – Maya – pregandola di avere fiducia: il donatore di rose scarlatte non l’aveva abbandonata e questo doveva bastarle per darsi la giusta carica.
Il donatore di rose era più vivo e partecipe che mai, sì. E l’avrebbe incontrata presto, immediatamente dopo lo spettacolo di prova. Lei, ora, viveva per quel momento e usava il suo cuore per dare il meglio di sé nell’interpretazione di Akoya.
La capivo. La capivo profondamente. Basta essere vicini alle persone che amiamo per essere felici. Non importa come si imposti il legame perché esistono molti modi di dare e ricevere amore e, talvolta, godere anche solo della stima di chi ci è tanto a cuore è sufficiente.
 
Top
view post Posted on 7/10/2016, 17:17
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo quinto



“Signor Hijiri.” Disse lei, la piccola bocca che esprimeva già entusiasmo.
Ero il suo unico collegamento con il donatore e lo sapevo: ciò nonostante, me ne stupivo ogni volta. Repentinamente, era tornata nel suo corpo insignificante, deponendo la maschera più pesante che si fosse mai vista.
Io le andai incontro per evitare che si facesse male, lì in mezzo alle macerie. Ma la sua felicità nell’avvistarmi mi prevenne e così accadde l’inevitabile: stramazzò tra i calcinacci, finendo per ferirsi il ginocchio.
“Il suo sostenitore se la prenderà con me.” Le dissi dopo averla raggiunta a grandi passi.
Mi chinai per osservare la ferita, quindi le diedi il braccio perché potessimo raggiungere insieme la panca lì vicino. Estrassi da un piccolo necessaire un cotton fiock imbevuto di disinfettante, quindi attaccai un cerottino. Il tutto avvenne nell’assoluto silenzio. Si sentiva solo lei che respirava piano.
“Non vedo l’ora di incontrarlo.”
Io avevo alzato la testa pochi istanti prima che pronunciasse la frase: intercettai uno sguardo nuovamente perso. Il suo pensiero era nuovamente altrove. Quando pensava a Masumi Hayami, Maya non era più Maya. Era quella Maya, l’altra metà dell’anima di Hayami.
“Credo sia lo stesso per lui.” Sorrisi condiscendente “E’ una persona eccezionale, come lo è lei, del resto. Due persone così non possono non incontrarsi felicemente.”
La vidi arrossire: da quando capiva le allusioni sessuali? Il copione del capolavoro scomparso stava davvero cambiandola. O la sofferenza.
“Che cosa si aspetta da Izu?” chiesi curioso. Volevo constatare dove giungeva la sua nuova visione della vita, più smaliziata e aperta.
“Aspettarmi?” ripetè “Non mi aspetto nulla, signor Hijiri. Io …attendo solo di vivere ciò che non ho ancora vissuto. Nessun telefilm, nessun copione può rendere l’idea di ciò che mi attende. Quell’esperienza sarà solo mia e non so proprio come andrà.”
Si martoriava le piccole dita, aveva il viso arrossato.
“Il donatore” riprese “è un uomo adulto ed io ho solo diciannove anni. Per molto tempo, ho ritenuto di essere inadatta, ma, per qualche strano motivo che proprio non riesco a cogliere, io ho destato la sua attenzione. Basta questo per inebriarmi.”
Ora era di nuovo Akoya.
“Perché io? Tra tante attrici di talento, lui ha scelto me e mi ha eretto a sua musa. Lui non è un’artista: è un mecenate e, come tale, ha saputo comprendere la mia arte. Gliene sarò grata in eterno.”
Ridacchiai un po’ amaro: com’era possibile che fosse passata dall’odio atavico all’amore appassionato in un lasso di tempo tanto breve? Il vero miracolo della storia l’aveva compiuto Shiori Takamiya, che aveva restituito a Maya l’immagine di una ragazza gelosa.
“Per molte persone, non esiste arte senza amore e viceversa.” Stavo dicendo, mentre una folata di vento gelido e, con essa, una sensazione di paura si impadronì di me.
Non eravamo soli.
Nitidamente, avevo udito avanzare qualcuno. Qualcuno che era impedito e, con fatica estrema, si reggeva ad un bastone.
Mi levai in piedi e vidi davanti a me Eysuke Hayami.
Ero senza occhiali, motivo per cui Maya s’avvide con chiarezza del mio stupore. Non era l’atteggiamento di chi non conosce chi ha davanti, anzi.
“Il signore della bibita in lattina!” esclamò la ragazza con semplicità.
Eysuke mi passò vicino senza dirmi nulla. Non un cenno di saluto. Pareva reggermi il gioco.
“Che ha fatto, signorina?” domandò a Maya allarmato “Le prove esigono, forse, che si faccia male? Non stia a sentire Chigusa Tsukikage: il suo apprendistato è finito da un pezzo e lei è un’attrice completa.”
La stava lodando. E sinceramente, anche.
Maya era arrossita di piacere:
“Non sarebbe dovuto uscire con questo freddo.”
“Smettila di preoccuparti per lui” pensai.
Diedi uno sguardo all’anziano: che faccia aveva! Non poteva essere falso fino a questo punto. Era felice quanto Maya di averla incontrata. Ma, allora, perché? Perché obbligare suo figlio a un matrimonio senza amore, quando una nuora come la Kitajima avrebbe costituito la scelta per lui più congeniale? Poteva la ricerca dei soldi giungere a questo punto?
“Siamo pari, allora.” le disse Eysuke “Lei si è ferita e io mi sto raffreddando.”
Si guardò intorno:
“Vedo che è sola.”
Non ero nessuno: forse, l’aveva con me perché le avevo impedito di farsi male.
No, non era questo: stava cercando Masumi.
“Non sono sola. C’è qui uno dei miei amici più cari.” Disse Maya con semplicità.
“Capisco.” Disse Hayami sedendosi accanto a lei “Venga con me a prendere un tea, vuole? Rammento che, qui vicino, c’è quel negozio di dolci in cui mi ha portato tempo fa.”
Il viso di Maya divenne chiaro d’improvviso: com’era prevedibile, consentì e, datogli il braccio per sostenerlo, lasciarono l’area delle prove. Un cenno di saluto da entrambi e restai solo col mio carico di inquietudini e perplessità. Cosa accidenti poteva volere il vecchio da lei? Cosa intendeva chiederle?
Non potevo fare niente.
L’unica cosa che pensai di fare fu di chiamare Masumi per avvertirlo. A quell’ora, doveva essere in ufficio. Speravo ci fosse.
Inforcati gli occhiali, seguii la strana coppia.
Dopo cinque minuti sedevano nel locale indicato da Maya: avevano scelto un tavolino appartato ed Eysuke era di spalle. Dalla mia posizione, non potevo vederne l’espressione, ma sentivo tutto ciò che si dicevano.
Si scambiarono convenevoli. Qualche frase puerile di Maya indusse Hayami a sorridere. Nessuno di loro, però, andava al dunque. Lei, ingenuamente, voleva chiedergli perché fosse andato a cercarla; lui voleva domandarle se sapesse qualcosa di Masumi.
A volte, pensavo tra me, Maya sconcerta: non ti è mai passato per la mente che la persona che hai davanti sia la più interessata al mondo, la più corrotta che ci sia? Che sia lì punto per farti del male e non per mangiare un parfait al cioccolato che gli darà il mal di stomaco?
Era così finto! Io non lo vedevo materialmente, ma me ne figuravo i lampi di cattiveria dipinti nei piccoli occhi. Che a lei sfuggivano! Dannazione, Maya, in sette anni, non eri cresciuta per niente!
“Signore, mi scuso se le riformulo la domanda:” cominciò lei “come mai è venuto a cercarmi? Ravviso tristezza e preoccupazione.”
Eysuke, però, non rispondeva ancora, il cucchiaino del parfait era ancora al suo posto, così come il cameriere glielo aveva servito:
“Sono un padre in ansia. Molto in ansia.”
Maya tacque in attesa che egli completasse il suo pensiero. Una domanda, di certo, aveva preso forma nella sua testa. Di che paternità stava parlando? E come poteva essere posta in relazione a lei?
“Ho un figlio.” Spiegò il vecchio “Un figlio che non ha mai destato in me particolari preoccupazioni. Molti…lo direbbero il figlio ideale. È in salute e risponde esattamente alle mie aspettative. Lui è il mio erede.”
“Avevo capito che era una persona benestante.” Arrossì Maya.
“Gli ho insegnato tutto quello che so.” Riprese Eysuke “E, adesso, non so più dove sia né cosa stia facendo.”
“E’ scomparso…?” chiese l’attrice con partecipe preoccupazione.
“Così sembra.” Le rispose l’altro.
Finalmente, estrasse il cucchiaino per poi riaffondarlo nella crema al cioccolato che iniziava a sciogliersi.
Lei gli pose le domande di rito: com’era possibile? Nessuna notizia? Il cellulare spento?
Eysuke rispondeva a monosillabi: per me era del tutto palese che volesse chiederlo a lei. Non ero certo di restarmene lì, impassibile. Conoscevo il vecchio: sarebbe esploso, prima o poi, vomitandole in faccia la sua verità, annessi e connessi. L’avrebbe sconvolta.
“Lei è una ragazza davvero incredibile.” Disse Eysuke “Vive ingenuamente, come se nulla potesse ferirla e si adopera per non ferire gli altri. Io ho sempre pensato, vedendola sul palco, che fosse un genio: il vero genio ha il potere di cambiare il mondo. L’ho detto a mio figlio: è come una rivoluzione copernicana. Ineluttabile. Né prevede si possa tornare indietro.”
Il visetto di Maya era interrogativo:
“Io, un genio? Lei è troppo buono, signore. Non credo di esserlo: io recito perché non c’è nulla al mondo che ami di più.”
“Eppure, signorina, quanti cambiamenti ha prodotto…lei non se ne avvede neppure. Cambiamenti positivi, ma anche devastanti.”
“Signore?...”
Era venuto fuori.
Adesso avrebbe iniziato la sua lunga orazione: lo avrebbe fatto in modo cortese, ma uccidendola. Il veleno degli scorpioni è lento.
Mi alzai dal mio tavolo e gli andai alle spalle: Maya, adesso, mi vedeva, ma non lui.
“Maya…” dissi volutamente per attirare la sua attenzione.
“Hijiri.” Disse a sua volta Eysuke “Sei pregato di andartene.”
L’ordine era perentorio. Mi gelò letteralmente.
“Signore, io…”
“Voi due vi conoscete?” chiese Maya.
“Ci conosciamo.” Rispose per me il vecchio “Da lungo tempo, anche. Hijiri è un mio dipendente ed è il più stretto collaboratore di mio figlio.”
“Dipendente?...stretto collaboratore?” ripeté la ragazza.
Finalmente, avevo fatto uno più uno: la conclusione era univoca.
“Lei è… se lui è…”
Eysuke annuì. Mi ero avvicinato di più, ora potevo vederne l’espressione: non era trionfante, no. Era quasi costernata.
“Il generale millepiedi sono io.”
“Il signor Hayami?...” chiese lei con tono appena udibile.
Dov’era la tua voce, Maya?
Era spenta, come era finito l’entusiasmo di trovarti di fronte uno dei tuoi più accaniti fan.
“Sono io.” ribadì Eysuke “E ti prego, ti imploro di dirmi cosa sai di mio figlio.”
“Signore, io le ho detto che…” provai a intromettermi.
“Sta’ zitto.”
Era incredibile come Eysuke realizzasse una sorta di bipolarismo, in quel frangente: a lei snocciolava contenuti come se temesse di ferirla. A me si rivolgeva con toni al limite della scortesia. Non mi aveva mai ingiunto di tacere. Forse, perché io stesso ero sempre stato servile e mai astioso.
Adesso, però, c’era in gioco una situazione che mi stava a cuore come fosse mia.
Non potevo tacere.
“Non starò zitto. Sono io il referente del signor Masumi.” Dissi con fermezza “Le ho già detto che suo figlio è regolarmente in ufficio e nessun affare viene trascurato, nonostante la situazione inerente la signorina Shiori.”
Maya, all’udire quel nome, ebbe uno scatto involontario.
“Io voglio sapere perché ha lasciato la mia casa.” Sibilò Eysuke “Il vero motivo, Hijiri. Se non lo sai tu, saprà dirmelo lei, non credi?”
“Signore…” si intromise Maya “non so risponderle, io non so niente.”
“Non sta mentendo, Presidente” rincarai aspro “e lei lo sa bene.”
Lo sguardo che la ragazza mi lanciò mi spaccò il cuore in due:
“Signor Hijiri, che cosa sta succedendo al signor Masumi? Me lo dica, per favore?”
Era così accorata! Il tono di chi ama con passione e senza interesse alcuno. Davvero, teneva solo a che egli stesse bene. Di Eysuke Hayami, invece, non poteva dirsi lo stesso.
“E’ in salute, stia tranquilla.” Risposi “E sta lavorando molto, anche in relazione alla situazione della sua…fidanzata. Non sta bene e…”
“Ti ho detto di tacere!... “ sibilò il vecchio “E’ a me che devi dare conto, non a lei, che è la fonte, seppur involontaria, di tutto questo.”
Prese la piccola mano di Maya, che abbandonò il cucchiaino sul tavolo, schizzando di panna il centrino bianco.
“Non l’ho con lei materialmente: la mia stima è sincera e credo ne sia consapevole anche lei. Tuttavia, sono accadute alcune cose che mi hanno allarmato. Una di queste è legata al prossimo matrimonio di mio figlio, temo compromesso per sempre.”
Venne fuori, senza che io potessi aggiungere altro, il discorso di Shiori e della sua malattia. Poi, l’inevitabile rimando alla posizione sociale e al senso del dovere.
“Lei” disse anche Eysuke “è sempre vissuta liberamente. Non ha padre e, da qualche anno, neppure una madre. Le sue condizioni sono tali da consentirle un modo di vivere sereno. Chi appartiene, invece, al mio ambiente ha delle regole da seguire: seguire il cuore, una volta su tre, non è consentito. Se lo avessi fatto, non sarei il magnate che sono adesso. Se non avessi visto giusto, non avrei adottato Masumi per farne il mio erede.”
“Lei …” provò a dire Maya “ha sempre parlato con una certa…ammirazione della signora Tsukikage. Rammento mi disse di averla sempre trovata affascinante, inarrivabile quasi, nel ruolo della dèa scarlatta. In questo, non ho visto l’atteggiamento di un semplice fan…”
“Il fatto di avere ammirato Chigusa non mi ha distolto dal motivo per cui ho creato la Daito: produrre il capolavoro scomparso e portarla alle stelle. Arricchirmi per esso.”
La ragazza scosse il capo:
“No, non lo credo. Io so che lei è una persona di buon cuore e mi è sempre parso di percepire, dietro il suo viso, un alone di sofferenza: la sofferenza di chi ha il cuore spezzato.”
Eysuke tacque.
“Dunque…” fece piano “non sai nulla di mio figlio, è così? Non stai mentendo? Nessun progetto?”
“Solo uno.” Rispose Maya con semplicità “E non ha a che vedere con l’immediato futuro. Ho intenzione di vincere la mia competizione per la vita e, poi, lo incontrerò.”
L’anziano strinse gli occhi.
“Ho bisogno di sapere perché questi sette anni di mistero. Perché si è nascosto dietro la maschera del donatore di rose scarlatte? Da Lande Dimenticate, sono a conoscenza della sua identità. La mia visione di lui ne è uscita sconvolta: ho realizzato ci fosse amore, salvo poi capire, a mia volta, che l’amore può essere vissuto in modo diverso da quello canonico. Lui, infatti, si è fidanzato con la signorina Shiori. Sono giunta a pensare che la sua stima si limitasse all’arte, prima di salire su quella nave.”
“Maya, per favore…” dissi “E’ del tutto inutile spiegare. Ci sono cose che non potranno mai essere comprese del tutto da chi non ha mai vissuto l’amore sincero e disinteressato…”
Mi rivolsi a Eysuke:
“Le chiedo scusa per la durezza, signore, ma credo che la conversazione debba terminare qui. Per la buona riuscita di questo spettacolo, la pregherei di evitare di turbare Maya in altro modo.”
“Voglio vedere la dèa scarlatta quanto te.” Rispose Hayami “Non era mio intento turbarla in alcun modo. Sembrerà strano, forse, ma sono in ansia per Masumi: fino ad oggi ho sempre avuto il controllo su tutto e, adesso, mi pare di stringere aria tra le mani. Devo sapere tutto ciò che può essere utile per darmi una risposta.”
“Suo figlio non sta tramando nulla.” Dissi io fermo “Mi stupisce che ne metta in dubbio l’onestà. Non le ha detto, forse, di riguardarsi? Tra voi non sussiste alcun legame di parentela, ma il signor Masumi sente comunque di avere delle responsabilità nei confronti del suo anziano genitore. È un cuore buono, scaltro negli affari, un po’ meno nelle questioni private, temo.”
La conversazione languiva. Il vecchio Asakura si palesò alla stregua della morte, la faccia incavata e ossuta:
“Andiamo, signore?”
Eysuke si mise in piedi autonomamente, come se la conversazione gli avesse conferito un barlume di vitalità alle gambe.
Se ne andarono via, dimenticando di pagare come cortesia imponeva agli uomini che invitassero una qualsiasi signora a consumare una bevanda in un locale pubblico.
Maya, solitamente svanita, si avviò alla cassa col borsellino a fiori in mano. Io le fui dietro in un istante:
“Lasci, faccio io.”
Ella negò col capo senza aprire bocca e depose due monetine sul bancone: non attese neppure il resto e uscì nell’oscurità dell’autunno incalzante.
 
Top
view post Posted on 8/10/2016, 16:05
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo sesto



Ero sconvolto.
La mia unica preoccupazione era che Maya non restasse turbata dall’aver saputo la verità da Eysuke. Lui si era comportato bene; non l’aveva minacciata.
Tuttavia, quando riferii l’accaduto a Masumi, quella sera stessa, per poco non gli venne un coccolone. Impallidì visibilmente, impossibilitato a dire una sola parola che avesse senso. Andava avanti e indietro nella stanza d’albergo. Sempre dandomi le spalle, come se non volesse guardarmi in faccia.
“Signore, prima o poi, sarebbe accaduto.” Dissi soltanto, il tono rassicurante “E le ricordo ancora che nulla di brutto è stato detto alla signorina. Anzi, se debbo essere onesto, il tono di suo padre è stato conciliante, nonché sinceramente preoccupato per lei. Non si spiega il motivo della sua assenza da casa.”
“Ed è andato a domandarlo a Maya?”
“Signor Masumi, io ho mantenuto per diversi giorni un contegno odioso, glissando in ogni modo le sue domande. In un certo senso, credo che suo padre sia stato indotto da me a cercare la ragazza.”
Egli mi guardò con dolcezza e fiducia insieme:
“Non hai colpe. È sempre stato un dannato impiccione: dovevo prevedere tutto questo. “
Gli dissi che Maya era turbata e che, a parer mio, avrebbe fatto meglio a palesarsi quanto prima, anche prima dello spettacolo dimostrativo, magari. Io non credevo nelle cornici ideali:
“Che importanza vuole che abbia Izu? È solo uno scorcio di mare che avete intravisto dalla nave. E’ la sua casa, ma quella casa, un giorno, Maya la frequenterà abitualmente.”
Masumi rise sommessamente.
“Come darti torto? Sì, forse, è un’assurdità, ma è la prima volta in vita mia che sento la necessità di fare tutto bene, di farlo …romanticamente. Lei ha solo diciannove anni ed io, per quanto più esperto e maturo, non ho mai amato davvero alcuna donna. Vorrei fare con lei ciò che un ragazzo innamorato farebbe.”
“Io credo” mormorai commosso “che per la signorina Maya sarebbe paradiso ovunque lei desideri incontrarla. Anche adesso, nella sua povera casa.”
Mi fissò stravolto:
“Adesso?”
“Perché rimandare a domani? Faccia come Romeo: corra dall’altra metà della sua anima. La conforti come può e renda grazie al cielo per quella promessa che si è fatto qualche giorno fa: ha ripreso in mano la sua vita, ricorda? Deve solo onorarla.”

***



Io me ne andai dietro di lui mesto.
Persino il rumore della mia auto, a qualche metro di distanza, pareva triste. Un rumore discreto, quasi timoroso di esser di troppo.
Anche in quel frangente, gli stavo accanto.
Era così da dieci anni e così doveva continuare ad essere: l’ombra non si stacca mai dalla persona che la proietta ed io ero proprio questo. L’ombra di Masumi Hayami, la sua sagoma di spalle che gliele custodiva, quelle spalle. L’ombra senza volto, lieta solo di accompagnarsi e mai di uscire dal suo perenne anonimato.
“Forza, Masumi, sii l’uomo che lei si aspetta tu sia.”
Non che avesse dubbi sulla mascolinità di lui. Piuttosto, temeva lei e le sue parole che, pur semplici, tendevano sempre a bloccargli la lingua, a fermargli il cuore. Masumi doveva essere, stavolta, più forte.
Egli salì le scale piano, l’impermeabile chiaro che svolazzava sul vano stretto. Scricchiolavano i gradini di legno, ma anche il suo cuore, credo.
Sentii nitidamente che bussava: io ero rimasto di sotto, appoggiato con la schiena a una parete fragile quanto lo era il mio stato d’animo.
Lei lo accolse con un’espressione inaspettata, come se lo aspettasse da sempre. Me la figurai con chiarezza.
“Bentornato, caro.”
Già, bentornato, ma…quando vi eravate lasciati? Forse, mai.
Credo che le piccole braccia si siano avvinghiate al suo collo, dopo avere spiccato un volo – il volo dell’allodola shakespeariana che, per qualche motivo, mi tornava in mente.
“Il resto è silenzio.”
 
Top
view post Posted on 10/10/2016, 18:17
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo settimo



Mi addormentai in auto per ridestarmi qualche ora dopo con un forte dolore a fondo schiena e al collo. Era l’alba.
Un’altra alba sfolgorante. Per loro, certo. Per la celebrazione di un amore eterno, avvenuta, miracolosamente, in un posto nel quale nessun sognatore avrebbe pensato di trovarsi. Avevano progettato lo sfarzo di Izu ed era stata la soffitta di una vecchia casa giapponese.
Io, per certi versi, mi ero figurato tutto a Nara. Nel vecchio tempio abbandonato dove s’era consumato anche l’amplesso della sensei con Ichiren Oozachi. A pensarci bene, era andata davvero così: erano rimasti abbracciati l’uno all’altra tutta la notte e, alla fine, lui l’aveva persino baciata. Non importava che Maya dormisse o fingesse di farlo. L’aveva baciata e la bocca di Maya era chiaramente dischiusa. Si era trattato di un bacio molto intimo.
Il sesso in sé non era che un’inezia: lo sapevo bene. La mia esperienza di vita testimoniava quanto poco contasse. Quanto poco bastasse per sentirsi al posto giusto. Del resto, che diritto poteva mai avere un’ombra sulla realtà?
Mi aspettavo che Masumi uscisse dalla piccola casa di Maya con il primo raggio di sole e così fu. I capelli biondi scintillavano di oro scuro, obliquo; quel raggio fendeva anche le iridi azzurre, rendendole trasparenti come l’acqua del mare. La sua bellezza corrispondeva in toto a ciò che recava in cuore: la promessa di un amore, finalmente mantenuta, era palese. Ero felice per lui. Felice per entrambi. Continuavo a sposare, dentro di me, l’idea che l’ombra vive per l’altrui felicità. Ma il fatto che ripensassi esattamente alle stesse cose della sera precedente. mi diede per la prima volta l’idea di un circolo vizioso.
Davvero non c’era felicità per l’uomo di spalle? Per l’ombra fedele? Essere felici per essere riusciti ad alleviare le sofferenze della persona cui debbo tutto doveva essere tutto? Dentro di me, si insinuava forte il pensiero che anche io, in qualche modo, dovevo fare in modo di raggiungere un traguardo di vita significativo, che fosse forte solo per me e per nessun altro.
“Signor Masumi.” Dissi uscendo dall’abitacolo.
“Sei stato qui per tutta la notte?” mi chiese lui con un sorriso preoccupato “Sarai ridotto ad uno straccio.”
“Non si curi di questo.” Risposi sorridendo a mia volta “Sono molto felice per lei. Desideravo lo sapesse. Lei e Maya siete delle persone eccezionali: meritate di essere felici.”
“Grazie.” Mormorò Hayami “E’ quanto auguro anche a te.”
Io deglutii dolorosamente.
Perché mi capiva così profondamente? Ero trasparente ai suoi occhi? Ero convinto davvero di poter nascondere tutto attraverso le lenti scure.
“Sa bene che per me le cose vanno diversamente.” Risposi in un soffio “La ringrazio di cuore per non aver sostituito il termine morto con ombra, ma, di fatto, è quello che sono. Non potrei vivere concretamente accanto ad una persona, se non posso garantirgli un effettivo sostegno, una condivisione di vita.”
“Non curarti di questo. Sai bene che ci sono molti modi per agguantare la felicità. Il matrimonio è solo una formalità.”
“Il matrimonio non è che un punto d’approdo.” Dissi grato “Il problema è …tutto il resto. Entrare nell’ottica di una vita a due e trovare l’altra parte, signore. Non a tutti gli uomini è concesso il privilegio di amare ed essere riamati da una persona speciale. Lei e Maya siete stati fortunati, pur nella sofferenza presente, a superare e ad avere il coraggio di vivere la felicità.”
“Ci sono voluti sette anni.” Mormorò Masumi amaro.
“A me potrebbe non bastare questa parvenza di vita.” Dissi a mia volta.
Hayami mi guardò con apprensione: credo non riuscisse a credere nel fatto che mai nessuno aveva attirato la mia attenzione. Condividevamo l’anagrafe e, a trentuno anni, chiunque ha già vissuto il suo primo amore.
Lui, seppur in ritardo, ci era arrivato. E io?
“Signore, sono perfettamente consapevole di certe dinamiche.” Dissi piano “Le ho vissute. Le vivo. Quel che le dico corrisponde a verità: non posso in alcun modo permettermi di imbastire alcuna relazione. Ma il mio cuore è pieno: pieno da scoppiare. Posso assicurarle che sto vivendo secondo le mie scelte e non solo perché sono costretto a fare questa vita. Avrei potuto, anni addietro, declinare il gentile invito di suo padre e non prendermi cura di lei, ma non l’ho fatto. Ho scelto di non farlo.”
Stavolta, i suoi occhi chiari si aprirono un poco, riflesso della sorpresa e della consapevolezza d’un tratto assunta.
“Spero” dissi soltanto “che questo non cambi nulla, signor Masumi.”
“Perché, Hijiri?” chiese con un fil di voce.
“Perché, signore?” domandai a mia volta “Me lo sono domandato tante volte: è nella natura delle cose. Questa, per me, è la natura delle cose.”
“Non intendevo questo.” Riprese lui “Mi chiedo perché amare qualcuno che non può ricambiarci? È una delle volte in cui la teoria delle anime gemelle mi lascia perplesso.”
“Se lei è certo di ciò - che Maya sia l’altra metà della sua anima, intendo - allora sono io ad avere sbagliato indirizzo. Ho bussato alla porta sbagliata e, finora, non desiderando altro che quello che sto facendo, non ho mai ritenuto di dovermi rivolgere altrove. Le confesso di essere stanco in partenza: sono troppo pigro per guardarmi intorno. E la condizione di ombra non è che un ulteriore aggravio a questo status.”
Masumi annuì dispiaciuto.
Io andai ad aprirgli la portiera dell’auto perché vi entrasse:
“Andiamo in ufficio, signore?”
Egli annuì.
 
Top
view post Posted on 11/10/2016, 15:41
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo ottavo



Alle nove del mattino, Mitzuki ci attendeva alla porta principale con volto teso.
“Preparati.” Mi disse il signor Hayami “Quest’accoglienza non racconta nulla di buono. È l’inizio di una lunga giornata.”
“Me ne rendo conto, signore.” Risposi pensando subito a ciò che ci aspettava.
Eysuke era in ufficio, seduto sulla poltrona di suo figlio. Asakura, invece, stava alla sua destra, con la sedia a rotelle di fianco. I loro volti mi rammentarono certe tele italiane del Cinquecento: accigliati guizzi di luce a fuoriuscire dalle tenebre in cui vivevano, loro malgrado.
Il vecchio Hayami chiese al suo assistente di uscire dall’ufficio, ordine prontamente eseguito. Chiese anche a me, senza aprir bocca, ma quel cenno del capo, insolente più che mai, non mi scosse affatto. Rimasi dov’ero: sarei uscito solo se Masumi in persona lo avesse chiesto e non lo fece.
Vidi Eysuke assumere un’espressione ancor più grottesca, quindi cercai suo figlio con lo sguardo.
“Non c’è nulla che tu non possa dirmi che il mio braccio destro non possa ascoltare.”
Due secondi dopo, anche Mitzuki entrò in ufficio e sedette, defilata, su una poltrona.
Compresi che anche quella riunione era stata prevista, seppur nessuno ne potesse anticipare i risvolti.
“Anche la tua segretaria è il tuo braccio destro?” chiese il vecchio sarcasticamente “Un’ombra e una donna…complimenti. È questo il futuro della Daito, dunque?”
“Può essere.” Rispose Masumi fermo “Che cosa sei venuto a fare, padre? Se sono gli affari che ti premono, sappi che procedono a gonfie vele e secondo…i nostri piani. L’Associazione Nazionale per lo Spettacolo fa esattamente tutto quello che noi desideriamo. I finanziamenti per il rilancio dell’area del Kyoshoto sono stati stanziati da una nostra società di servizi. I biglietti per lo spettacolo di prova sono esauriti; i gadget e tutto ciò che ruota intorno alla campagna pubblicitaria per il rilancio del capolavoro scomparso sono pronti.”
“Manca solo una cosa.” Disse Eysuke con cipiglio odioso “Ed è di questo che devi rendermi conto. Quindi, pregherei le tue …braccia sinistra e destra di uscire da qui.”
“Loro non si muoveranno da qui.” Ribadì Masumi “Quanto a Shiori, ho dato disposizione che fosse ricoverata in una struttura a Keyo: si tratta della clinica in cui tu stesso ti sei curato qualche tempo fa.”
“Al …villaggio della dea scarlatta?” si stupì l’anziano.
“E’ così.” Assentì suo figlio “Non posso certo sposarla. Nelle condizioni in cui si trova, sarebbe di nocumento agli affari della nostra famiglia e della sua, anche.”
“Ryu Takamiya ti ha offerto di comandare il suo impero!” sbottò finalmente Eysuke “E’ una situazione ideale: Shiori è ridotta a una mentecatta e tu puoi avere ciò che hai sempre sognato. Puoi anche farti una vita con quella ragazza, a patto di salvare le apparenze, ovvio.”
Strinsi le mani a pugno, come se Hayami avesse rivolto a me quelle parole così assurde e disdicevoli: salvare le apparenze. Sposarsi senza amore. Ridurre Maya alla stregua di un’amante. Negare una paternità ai suoi figli. Che razza di mostruosità era mai questa?
“E’ scioccante.” Ridacchiò Masumi “Davvero, dopo tutti questi anni, credi che io possa accettare una vita di apparenze? Ancora, padre? Io non voglio solo ricchezze. Io voglio…poter respirare, fare le mie scelte, tornare felice a casa mia ogni sera. Dopo una giornata di duro lavoro, non voglio una moglie ammusonita o gelosa del fatto che non le dedico ogni attenzione. Da uomo indipendente, voglio una donna indipendente con cui potermi confrontare al di fuori della logica dell’apparenza che la classe borghese e benestante prevede. Davvero, non potrei mai essere un capufficio frustrato, che scappa dall’amante ogni volta che può.”
Eysuke strinse gli occhi:
“Sai cos’è il gruppo Chuo? O fingi di essertene dimenticato? Hai idea di quanto benessere potresti aggiungere al tuo attuale?”
“Benessere?” ripeté Masumi “Abbiamo già quanto ci serve, padre. Lo hai sempre ripetuto, in tutti questi anni: la nostra casa di produzione è nata per La Dèa Scarlatta e, ora che l’abbiamo, non abbiamo più bisogno di altro.”
“Non abbiamo niente!” sbottò il vecchio esasperato “I diritti di rappresentazione sono ancora in mano a Chigusa Tsukikage!”
“Ma il nostro nome è su ogni manifesto, dietro ad ogni gadget o rimando pubblicitario! Accanto a quello dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo!” protestò Masumi.
“Signore…” mi intromisi timidamente “Signor Eysuke, – specificai – lei pare dimenticare quanti…benefici potrebbe trarre a riguardo da una eventuale relazione tra suo figlio e la signorina Kitajima. E mi stranizza, visto il suo fiuto per gli affari. Perché si rifiuta di contemplare questa opportunità?”
Il patriarca Hayami mi fissò terreo:
“E’ lo stesso discorso da ragioniere poco lungimirante che mi fece Ichiren cinquant’anni fa. Io non capisco niente di teatro…io faccio altro. Sì, è vero, io faccio altro. Io faccio i soldi, anche. E’ attraverso questi soldi che vi schifano tanto che ingrandisco l’azienda e assumo centinaia di persone. Sono un imprenditore. Tengo a La Dèa Scarlatta con tutto me stesso, ma non posso limitarmi a questo. Sputare sugli affari del gruppo Chuo, ora che Takamiya è in ginocchio per via di Shiori, sarebbe uno spreco inaccettabile: Ryu non ha eredi, a parte sua nipote. Se morisse, il suo impero sarebbe assurdamente smembrato tra tutti gli investitori: ciò non deve avvenire e non accadrà perché noi saremo lì.”
“No.” Disse Masumi perentorio “Non mi porrò al capezzale dei Takamiya alla stregua di un avvoltoio. Ho molto a cuore la sorte di Shiori e farò di tutto per poterle ridare adeguata serenità. Mi sento responsabile, per quanto la patologia non è causa mia…”
“Patologia?” ripeté l’anziano.
“Shiori non è semplicemente anemica.” Spiegò il mio principale accendendosi una sigaretta “C’è qualcosa di molto più grosso, alle spalle. Lei è…schizofrenica.”
Credo gli sia preso un colpo.
“Inoltre,” continuò Masumi “non è nelle condizioni di procreare. Presto o tardi, ci troveremmo nella tua situazione, costretti ad adottare qualcuno che prenda le redini della società.”
“A maggior ragione,” aggiunse Eysuke “dovresti tenere in conto la possibilità di tenere Maya di fianco a te.”
“Lei è completamente fuori di testa!” sbottai “Non può pensare davvero una cosa come questa…è inaccettabile.”
Masumi mi rivolse uno sguardo di benevola condiscendenza, ma teso a fermarmi. Così feci, continuando a ribollire tra me e me.
“Non costringerò Maya a questa vita. Neppure avendo tutti i soldi del mondo, accetterebbe una cosa di tal fatta. E lo stesso vale per me. Rifletti, padre: come è possibile, anche solo legalmente, sposare una persona non sana di mente?”
“La legge è fatta per essere circuita. E tu continui a non vedere la situazione con sufficiente obiettività: è l’ideale, Masumi. Fai quel che puoi per Shiori, ma ti ordino di sposarla. Se non lo farai, mi vedrò costretto a rigettare la tua adozione.”
“Fallo.” Disse Masumi senza indugio “Fallo, padre. Riprenditi la Daito. A queste condizioni, io non la voglio.”
Guardai il mio migliore amico e capufficio con uno sguardo che riassumeva tutto: stima, affetto, orgoglio.
 
Top
view post Posted on 12/10/2016, 14:50
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo Nono



Maya era sola.
Alle otto del mattino, dopo avere corso lungo il fiume per raggiungere il Kyoshoto, sedeva in contemplazione del sole freddo che stava dando i primi raggi alle cose oscure e inerti che la circondavano.
Respirava l’aria a pieni polmoni, traendone energia. La frescura prodotta dal vento si abbatteva come ad ondate sul viso chiaro, mentre, subitaneo, un raggio di sole andava a baciarglielo dolcemente, conferendo calore e altra forza ancora.
Era un’immagine bellissima, priva di imperfezioni. Mi pareva di vedere la prima creatura sulla terra: una creatura senza macchia né peccato. Credo che Masumi si sia innamorato di Maya perché se l’è figurata sempre in questa guisa.
Non mi staccavo da lei da qualche giorno. Solo quando arrivava il regista o il cast mi decidevo a raggiungere il signor Hayami in ufficio. Il mio cuore, come anche il mio corpo, si divideva materialmente tra due persone per le quali avevo scoperto di vivere. Il mio scopo nella vita era diventato il loro e mi adoperavo febbrilmente perché riuscissero nei loro intenti.
Kuronuma, di solito, arrivava appena dopo di lei, con la sua colazione rustica e fumante all’orientale: si concedeva un barlume di normalità, prima di trasformarsi nel regista-cerbero che tutti conoscevano, l’uomo capace di ripetere una scena di due minuti per cento volte in uno stesso giorno. La perfezione di Maya si sposava ad una visione quasi manichea del teatro. Minimo investimento, massima resa. In questo senso, Ryuzo Kuronuma era una sorta di rivisitatore degli antichi canoni del teatro elisabettiano.
Per questo motivo, come Maya, trovava stimolante e incantevole recitare in mezzo al nulla. Quella discarica suggeriva ogni cosa, a patto, naturalmente, che si avesse la capacità di vederla.
Anche Saeko Mitzuki andava a vedere le prove: giungeva con la sua auto personale verso le nove. E portava una colazione calda anche lei, che di solito faceva trovare a Maya in camerino. Un gesto gentile, che non recava il marchio del donatore di rose.
Eravamo tutti in ambasce per Maya e Masumi. Credo che Mitzuki sia stata, sin dall’inizio, la mia controparte femminile, la consigliera più fidata di entrambi. La stimavo, per quanto avessi parlato con lei a monosillabi per molti anni. Era una donna integerrima, interessata solo al benessere del suo principale.
E, poi, arrivò anche Eysuke.
Di nuovo?
No, non era possibile. Era tornato a disturbare, a turbare con ogni mezzo a sua disposizione. Che fare? Provare a fermarlo? Non sarebbe stato neppure fattibile: uno così fa esattamente ciò che vuole.
Non avevo abbastanza fiducia in Maya: credo fosse l’unica, invero, ad essere in grado di rabbonirlo.
Ella aveva la colazione di Mitzuki in grembo: il tovagliolo era un grazioso quadrato di colore scarlatto decorato a fiori poco più scuri, quasi viola – il colore delle rose, pensai.
“Ne vuole un po’?” chiese lei debolmente “La frittata è invitante e così anche la marmellata che l’accompagna.”
“Prenderò un taiyaki, magari.” Disse Eysuke sedendosi lì accanto a lei.
“Anche a suo figlio piacciono molto.” Aggiunse Maya “Credo trovi buffa la forma dei biscotti.”
“Sono dei pesciolini un po’ bizzarri, in effetti.” Ridacchiò il vecchio, le cui mani parvero scottarsi.
“Perché è venuto qui?” domandò Maya “Vuole davvero raffreddarsi? Signor Hayami, i miei intenti non sono mutati. Non cambierò idea, lo sa? Anche se mi fa una pena immensa, in questo momento.”
Credo che ad Eysuke sia preso un colpo. E la sorpresa fu tale, per quell’espressione così accorata e sinceramente dispiaciuta, che non riuscì a reagire nel modo consono e sgradevole, quello che si confà a un magnate senza scrupoli dell’alta finanza.
“Pena? Io?” ripeté “Ti sembro così stupido e vecchio?”
“Tutt’altro, signore.” Rispose Maya sicura, il volto fisso sul sacchetto di taiyaki che Mitzuki le aveva portato con il resto della colazione “Io capisco come ci si possa sentire. Quando vorremmo ad ogni costo avere notizie e non ne abbiamo, la sensazione di smarrimento è devastante. Però…”
“Però?” chiese Eysuke con tono piano.
“Lei ora sa che cosa pensa e fa suo figlio.” Spiegò l’altra “La sua ansia è davvero dovuta alla sua disobbedienza? Io credo di no, signore.”
“Che cosa credi, Maya?” incalzò il vecchio.
“Forse, non è un caso che noi due ci si trovi qui a distanza di poche ore. È come se ci fosse qualcosa di irrisolto. In lei, ovviamente.”
Egli mise le mani l’una dentro l’altra:
“Lo sai, quel taiyaki mi ha riscaldato. Suppongo ci si senta così quando si è voluti bene da qualcuno.”
Maya tacque cogitabonda.
“Perché ha rifiutato l’amore di suo figlio? Io credo che Masumi non abbia desiderato altro, in vita sua.”
“Ci sono cose che non ti spieghi, credo.” Rispose Eysuke “Io ho amato una donna che mi ha disprezzato e ha dato se stessa a un uomo che diceva di essere la sua anima gemella. Ho odiato Ichiren per avere insegnato a Chigusa ciò che a me non era concesso: se era vera tutta quella menata, dov’era l’altra metà della mia anima?”
“Ha mai pensato…potesse essere la signora Aya?” domandò Maya incerta “Io non so come si costruisce un rapporto di coppia, ma credo che, in tutti i casi, alla base debba esserci una profonda complicità. Sua moglie le ha messo tra le mani il destino della sua creatura.”
“E’ pur vero che gli ha assicurato un futuro.” Ridacchiò Eysuke per nulla convinto.
“Per come la vedo io, le ha solo affidato ciò che aveva di più caro. Io credo che Aya Fujimura abbia visto qualcosa di speciale in lei e questo qualcosa non aveva certo a che vedere con il denaro.”
“Che ne sai tu, ragazzina?” chiese l’anziano alzando le sopracciglia “Il mondo ha regole che tu non conosci.”
“Conosco l’educazione di Masumi e so chi gliel’ha impartita.” Rispose Maya sicura “Una donna dolce e premurosa; una donna che asciugava le lacrime di Masumi e sapeva elogiarlo al tempo opportuno; una donna che ha fatto di tutto pur di assicurargli un futuro. Quale madre non desidera questo per il proprio figlio.”
Sospirò come se avesse davanti una storia.
“E’ stata quella stessa donna a salvare la sopraveste da sposa della dea scarlatta, signor Hayami.”
Fu un altro colpo al cuore:
“Che ne sai tu?”
“Masumi è stato da me, l’altra sera. Mi ha raccontato ogni cosa. Non abbiamo fatto altro che questo: parlare. Chiarirci in via definitiva: cancellare ogni menzogna e sotterfugio, assieme a tutto ciò che aveva avvelenato il nostro rapporto per sette anni. So tutto di Aya, sua moglie.”
“Quel giorno dannato…” masticò Eysuke “Masumi mi guardò così male…”
“E non si è mai chiesto perché?” fece Maya titubante.
“Lui aveva gli occhi pieni di lacrime e di rancore, soprattutto. Da allora, Aya non fu più la stessa.”
“E neppure lei, signor Hayami.” Soggiunse la ragazza “Dal suicidio di Ichiren, per l’esattezza, ad ogni affare concluso, ad ogni banconota che accresceva il suo conto in banca, è corrisposta una sventura, un colpo al cuore dietro l’altro. La sua malattia, per quanto diversa da quella della signorina Shiori, deriva da ciò che di irrisolto c’è il lei.”
“Adesso, oltre che genio del teatro, sei diventata anche una psicologa? Ti prego di tacere. Non ho bisogno neppure ora che son vecchio di qualcuno che mi psicanalizzi.”
“Se non vuole avere degli interlocutori,” azzardò Maya “perché è ancora qui?”
“Perché sei l’unica persona che possa far ragionare mio figlio, dannazione!” disse senza indugio Eysuke “Shiori è inferma e ha bisogno di lui.”
“Masumi sta facendo tutto il possibile per esserle di conforto. La medicina è l’unica cosa che può aiutare la signorina, dal momento che la sua malattia s’è rafforzata a causa del finto appoggio accordatole dai suoi familiari. Il denaro non serve ad allontanare le difficoltà, lei dovrebbe saperlo. E un cuore spezzato non si cura con lo shopping.”
Avrei voluto correre ad abbracciarla per dirle quanto fossi fiero di lei, di ciò che era diventata. Tenere testa a quel vecchio bastardo non era cosa da tutti, tantomeno potevo aspettarmelo da una ragazzina ritenuta all’unanimità di scarsi mezzi.
“E suppongo che tu sappia tutto della situazione di Shiori.” Rincarò l’anziano “Se sei tanto saggia, dovresti anche intuire che alla sua malattia c’è un solo rimedio: l’amore di mio figlio, che è colui che le ha, prima, donato, poi spezzato il cuore!”
“Ed è con lo stesso rimedio che riteneva di poter avere la sensei Tsukikage?” domandò l’attrice socchiudendo significativamente gli occhi.
Egli si levò in piedi a fatica, come se nel suo cuore si fosse conficcato un altro minuscolo, dolorosissimo coltello: se le meritava tutte, quelle coltellate, ché era marcio dentro e, pur intuendo la soluzione più giusta, rifiutava di darsi una mossa, di uscire da quella impasse che gli sarebbe costata la vita e, forse, la stessa anima. Un’anima che egli rifiutava, certo.
“Non intrometterti, signorina. Sarà meglio per te.”
“Allora, sta a lei non venirmi più a cercare.”
E si levò in piedi a sua volta, tornando nel centro del parco virtuale, a ferirsi, a provare ciò che ad altri non era concesso perché lei era la prescelta. Fino a prova contraria, era alla pari con la Himekawa. E, se solo Hayami senior avesse guardato di là del suo naso, avrebbe compreso che lei, Maya, era la prediletta, la persona giusta e non l’altra, un’attrice senza dubbio potente, ma non in grado di affrontare ciò che solo all’amata Chigusa era stato concesso.
Stava camminando reggendosi a fatica sul bastone. Era venuto da solo, senza il sostegno di quel cane di Asakura. Ciò ne faceva indubbiamente un uomo senza difese. Sarebbe potuto cadere. Forse, pensava che Maya, generosa com’era, sarebbe corsa a sorreggerlo. Dimenticava, però, che, una volta su quel palco, Maya diventava un’altra persona, si estraniava da tutto il contesto, financo di lui e delle sue necessità pratiche.
Egli aveva fatto due passi ma, subito, si fermò all’udire un accorato mio caro.
“Cosa sono origini, età e convenzioni a fronte del poter stare con me?...”
Non lo stava facendo apposta. Giusto quella scena, in quel frangente così drammatico, però, dovette apparire ad Eysuke una sorta di forzatura. E, difatti, egli aveva arrestato i suoi passi e ora, come fosse in trappola, non riusciva a schiodarsi da lì. Lo vidi che si girava piano. Le nuvole cupe erano divenute d’improvviso più veloci per effetto della corrente: così, tra gli interstizi, era apparso un raggio di sole che, quasi impazzito, andava ad illuminare ogni angolo del palcoscenico improvvisato. A Eysuke parve di sentirlo sulla schiena.
“Non esistono età, aspetto, rango.” Continuava Maya con tono dolcissimo.
Non ho mai creduto nei miracoli. Credo siano desideri potenti del cuore che, per puro caso, possono tramutarsi in autentiche visioni. È quanto accadde quella mattina fredda, dove persino la pioggia stentava a cadere. Perché, se fosse caduta, alla stregua di lacrime, non sarebbe terminata così facilmente, continuando ad inondare e inondare ancora. Per lavare e purificare.
Eysuke la fissò come non l’aveva mai fissata prima: di fatto, non era lei che vedeva. Non la Maya disprezzabile. Non la compagna in versione volgare del suo figlio adottivo ingrato.
Ci vedeva l’altra, la sensei, l’unica dèa scarlatta che egli riconoscesse.
Si somigliavano dannatamente, in quel contesto. Ne convengo anche io, ad oggi, a distanza di anni. Ci si chiede come possano semplici frasi cambiare il cuore degli uomini. Riflettendo, è pur vero che le religioni si fondano sulle parole. Quelle rivelate, per lo meno. E torme di uomini sono disposti persino a guerreggiare pur di far prevalere il loro credo. Gente incolta, strumentalizzata, proprio come Eysuke, reso incolto dal denaro e, alla fine, divenuto strumento di se stesso.
Voleva, forse, urlare che era tutto nella testa di quel dannato Oozachi. Infatti, alla fine della fiera, neppure lui ci aveva creduto. Se avesse inteso come reale la romantica teoria delle anime gemelle, non avrebbe terminato la sua vita appeso ad una corda, con la sua donna che, alla stregua di una pietà, giaceva sotto di lui nel vano tentativo di riportarlo in vita. Con le parole che lui stesso aveva forgiato per lei.
A volte, proprio su questo punto, sentivo che Eysuke non avesse del tutto torto.
“Un giorno, qualunque giorno, il nostro Fato ci ricongiungerà.” Mormorò Maya “Il nostro Fato è il medesimo. Non essere triste, amor mio e compi il destino.”
 
Top
view post Posted on 13/10/2016, 14:33
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capitolo Decimo



“Signor Masumi, si accomodi.”
Egli entrò nell’ampia camera soleggiata e scorse subito Shiori, seduta sul letto, col viso rivolto verso la finestra. Non si girò neppure di un millimetro e Masumi si sentì subito invaso da una grande angoscia.
Stupido, forse, pensare che un posto tanto miracoloso per lui e Maya potesse essere di beneficio per chiunque vi andasse. La rivoluzione è fattibile, certo, ma a patto che il proprio cuore sia disposto ad accogliere il cambiamento.
Shiori, per come la vedevo io, era solo una stupida ragazza viziata. La patologia, se c’era, non cambiava la sostanza delle cose: in ognuno di noi c’è una qualche inclinazione alla cattiveria, come anche alla follia. Basta condiscendere ad essa un istante per cambiare per sempre il proprio destino.
Così pensavo, così penso ad oggi.
Masumi si avvicinò al letto, mentre io, per nulla convinto della necessità di quell’incontro, assistevo alla scena non visto. Avevo voluto accompagnare il mio principale ad ogni costo e, per evitare inconvenienti, chiesto a Mitzuki di stare con Maya durante la mia assenza.
Pregavo, in cuor mio, che tutto andasse bene.
“Shiori.” Cominciò “Come stai?”
Ella rivelò finalmente il viso, quel viso che odiavo, quel viso disgustoso.
“Starò bene quando mi sarò liberata di quell’intrigante.” Disse riferendosi a Maya.
Ebbi un sussulto: se non fossi stato l’uomo che ero, che sono, l’avrei presa a sberle.
“Sono qui per te. Maya non c’è.” La rassicurò inutilmente Masumi.
“Lei c’è sempre.” Rispose Shiori sfidandolo “Lei c’è sempre stata. È…la tua anima gemella, è così?”
Quanta lucidità aveva acquisito in poche ore. Ma era ancora la creatura malevola di qualche ora prima, forse di tutta una vita.
“Maya è la mia anima gemella.” Disse pacatamente Masumi “Fino a che non l’ho incontrata, non credevo in niente, men che mai in cose come questa: concreto, smaliziato…tu stessa mi hai conosciuto come l’affarista senza scrupoli della Daito Art Production, rammenti? Solo vedendola, in quel teatro, sette anni fa, ho realizzato di poter ambire a qualcosa di diverso.”
“Sei solo un maiale.” Ringhiò Shiori “Sei promesso a me. Ciò nonostante, tu hai scelto di correre dietro alle sue gonne da quattro soldi. Scommettono che si alzano meglio delle mie, è così?”
“Non essere volgare, non ti si addice.” Rispose Masumi “Io ti ho conosciuto come una donna incantevole e dal linguaggio impeccabile.”
“E’ colpa tua.” Mormorò l’altra “Perché non mi hai lasciato quando eri in tempo? Il giorno in cui ti sei presentato a casa di mio nonno coi fiori potevi ancora tirarti indietro.”
“Infatti, se sono qui, è solo perché sento la responsabilità di quella scelta.” Ammise con rammarico Hayami.
Mi stupiva quanto lucida fosse la Takamiya in quel frangente. Pareva quasi normale, a parte qualche commento volgare che, di certo, se non derivava dalla sua buona educazione, era conseguenza di uno squilibrio mentale devastante.
“Devi sposarmi, adesso. Che ti piaccia o no.”
“Non ti sposerò.” Rispose Masumi perentorio “E, se non lo faccio, è perché meriti tu stessa qualcosa di meglio. Hai sempre lamentato la mia distanza, la mia ossessione per gli affari. È una mia caratteristica: io sono un uomo d’affari e lo sarò sempre, anche se dovessi sposarmi. Non intendo tralasciare tutto soltanto perché mia moglie vorrebbe avermi ventiquattr’ore al giorno al suo fianco.”
“A che serve avere potere se non puoi demandare gli affari ad altri?” chiese Shiori inviperita “Devi fare il tuo dovere, Masumi. Tu devi!”
“Non lo farò. Non lo farei neppure se me lo chiedesse Maya stessa.”
“Fa bene lei a parlare…è sempre chiusa in quel dannato teatro. Siete fatti della stessa pasta: a che vi serve amare, se, poi, fate vite separate?”
Masumi le sorrise con dolcezza:
“Essere anime gemelle non significa stare insieme materialmente ogni istante della giornata. Per quello, basta il pensiero. Essere anime gemelle è rientrare in se stessi solo pensando all’altro. Agire in funzione dell’altro.”
Il medico di Shiori mi chiese di spostarmi così da accedere alla stanza: ubbidii senza rispondere, facendo solo un lieve cenno d’assenso.
“Come andiamo, oggi?” domandò subito a Shiori “Mi pare che il suo aspetto sia migliorato. L’infermiera mi ha detto che ha fatto colazione da sola. Che ne direbbe, oggi, di fare un ulteriore passo in avanti?”
“Non pretenda troppo, dottore.” Rispose sgraziatamente la donna “E’ del tutto probabile che io non abbia voglia di fare nulla. Anzi, se proprio vuole farmi un favore, mi riporti a casa. Ammesso l’abbia ancora, una casa.”
“Perché dice questo?”
Il dottore aveva un tono insolitamente dolce, come se avesse davvero a cuore gli interessi di quella iena.
Shiori si girò verso la finestra, ignorandolo.
“Oggi, farà una doccia e uscirà in giardino con me. Le va bene?”
Era una terapia interessante, senza dubbio, ma ciò che disse lei non faceva ben sperare sulla buona riuscita degli intenti del medico.
“Lo farò se ad accompagnarmi sarà il mio fidanzato.” Affermò infatti perentoria.
“Il suo fidanzato è la fonte dei suoi problemi.” Fece il medico “Uscirà con me, non con lui.”
Ella sgranò occhi che già promettevano lacrime.
“Io ho bisogno di essere amata, non accudita.” Disse infine.
“Lei non può chiedere l’amore dove nessuno può dargliene.”
Mi piaceva quel dottore. Era diretto. La prendeva in contropiede e riusciva a non farla urlare.
Incredibile come, fuori da casa Takamiya, Shiori, per quanto sempre indigesta, risultasse quasi più sana.
“Va bene. Lo farò solo perché è l’unica persona gentile con me.” Disse quest’ultima lanciando uno sguardo di sfida a Masumi.
Li vidi uscire mezz’ora dopo: la donna doveva aver fatto la doccia, ché la vestaglia era diversa. Camminava sotto il sole con il medico di fianco.
 
Top
view post Posted on 17/10/2016, 20:22
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capo Undicesimo

- Epilogo -



La cosa più sconvolgente fu constatare, nei giorni successivi, che l’insolita cartolina non mutava.
Il dottore coi capelli a cespuglio – lo avevo denominato così in virtù della folta chioma spesso sossopra – portava fuori Shiori regolarmente. Un giorno, addirittura, lei si era vestita: un paio di jeans e una felpa che parevano conferirle l’aspetto di una più matura Maya Kitajima, le scarpette rasoterra di colore rosso.
Che stava accadendo?
Nascosto dietro ad un albero, intercettai uno stralcio di conversazione tra la Takamiya e il medico.
“Vado a prenderti del tea.” Diceva lui “Aspettami qui: respira profondamente e guarda il cielo.”
“Lo farò.” Rispose lei con tono familiare.
Esercizi di respirazione e contemplazione insieme? Sentivo, però, che c’era dell’altro. Quanto ci fosse di positivo, certo, era tutto da verificare e lo avrei fatto immantinente, approfittando del fatto che il dottore si era allontanato per renderle l’ennesimo servigio.
Uscii fuori dal nascondiglio e osservai il profilo di Shiori: il suo naso, la forma dei seni, le gambe piegate a novanta gradi, la mano destra in grembo. Non aveva più i segni dell’oppressione interiore stampati sul volto. Le mani non erano raggrinzate su se stesse come qualche giorno prima, quando parevano prendere a morsi le coperte. Erano mollemente abbandonate. Le gambe, in posizione comoda, davano un senso di scivolamento.
“Posso disturbarla?” chiesi palesandomi.
Intercettai uno sguardo indecifrabile:
“Lei è?...”
Mi chiedeva chi ero? Stava mentendo o cosa?
“Non se ne ricorda?” chiesi sorpreso “Abbiamo parlato qualche giorno fa: sono un dipendente del signor Masumi.”
“Il signor Masumi…” ripeté Shiori tra sé “Questo nome dovrebbe ricordarmi qualcosa?”
La follia, dunque, era cosa certa. Arrivare alla rimozione totale dei contenuti del recente passato non era che la dimostrazione della totale regressione della Takamiya.
“Forse no.” Risposi “In effetti, occorrerebbe rammentarsi solo di ciò che conta.”
Forse, aveva scoperto una nuova serenità approfittando della sua malattia mentale. Totalmente pazza lo era di certo, ma serena.
“E’ così.” Disse Shiori “Aspetto mio nonno da un momento all’altro. Mi porterà a casa. Il dottore dice che ora sono guarita.”
Annuii senza replicare.
“Signor Hijiri.”
La voce del medico mi fece trasalire. Quella conversazione con la Takamiya quasi mi aveva estraniato dal contesto.
“Dottore. È tutto a posto?”
“Non potrebbe andare meglio.” Mi rispose “Lo dica al signor Hayami, per favore. Presto, la signorina potrà essere dimessa.”
“Già.” Fu la mia laconica risposta “Suppongo non ci sia nulla da fare.”
“Attraversa fasi alterne, ma dubito diventi pericolosa. Se prenderà i farmaci, come stabilito, non dovrebbe avere particolari problemi.”
Annuii incerto: da un certo punto di vista, era un bene che davvero lei avesse divelto ogni ricordo del passato, compreso il disgraziato fidanzamento con il mio principale. E il vecchio imperatore del gruppo Chuo non avrebbe più avuto da ridire, una volta constatata la follia della nipote.
“Davvero suo nonno verrà a riprenderla?” chiesi al medico.
“Così mi è stato detto.” Rispose “E’ stato il signor Hayami, per quanto ne so, ad avvertirlo.”
Era strano che non mi avesse riferito nulla, ma, forse, non lo riteneva importante. Io ero l’uomo di spalle. Ed ero anche colui che gliele guardava, quelle spalle, sì. Non era necessario mi mettesse al corrente di ciò che non rappresentava un reale problema ai suoi occhi. Un problema che poteva risolvere solo lui, certo, i quanto direttamente coinvolto nella vicenda.
“La signorina Shiori è migliorata d’aspetto.” dissi “Sembra persino più colorita.”
“Le abbiamo somministrato delle vitamine specifiche. L’emocromo è buono e, così, anche i valori del ferro. Per questo motivo, dorme molto meno. Ha anche ripreso a mangiare con appetito: la dieta è ricca. Deve recuperare in termini di massa muscolare.”
“Non sono certo che a Tokyo possa continuare questa terapia. I ritmi frenetici, la sua ingombrante famiglia.”
“Farò in modo che l’imperatore si prenda cura di sua nipote, altrimenti gli chiederò di farla tornare qui.” Disse il medico spiazzandomi.
“Shiori è una donna gradevole e colta. In pochissimi giorni, è tornata ad occuparsi dei fiori. Potrebbe prendersi cura del giardino e ricevere un regolare stipendio.”
“Uno stipendio da fioraia?” ripetei stupito.
“E’ tanto scandaloso?” mi chiese l’altro.
Negai col capo: certo, non era scandaloso, ma non mi aspettavo fosse il mestiere della Takamiya.
“Finora, l’unico rapporto positivo instaurato dalla signorina è coi fiori della serra.” Mi spiegò il dottore.
Il mio pensiero corse subito alle rose scarlatte.
“Se è vero quanto dice, suppongo che Shiori non si lascerà sconvolgere da fiori come questi.”
Il rovo davanti a noi era splendido: incantevole e pericoloso insieme. Ogni petalo pareva imprigionato da pericolose spine.
“Ultimamente,” spiegai “ne ha distrutti a centinaia.”
Staccai un fiore e mi diressi verso di lei, quindi glielo porsi.
Ella mi guardò sorpresa:
“Per me?”
E ricevette il dono con mani tremanti.
“Che magnificenza.” Osservò come incantata “E’ un colore davvero sublime.”
Ne aspirò il profumo e prese a ringraziarmi.
“Dottore, inizio ad avere freddo. Può, per favore, accompagnarmi in serra?”
La vidi allontanarsi al braccio del suo salvatore – chissà, poi, se era davvero così – e scomparire per sempre dalla mia vista e dalla mia vita.
Presi il telefono dalla tasca e riferii a Masumi per filo e per segno quanto avevo visto e vissuto di persona.
Inutile riferire la sorpresa del mio principale, che quasi stentava a credere in un simile risvolto.
Mi chiese almeno sei volte se fossi certo di quanto raccontato.
“Signor Masumi, il suo tono di voce, finalmente, è alto.” Dissi compiaciuto “E’ tornato quello di un tempo. Non può immaginare quanto ciò mi faccia felice.”
“E’ a te che debbo tutto questo.” Mi rispose lui, rendendomi l’uomo più felice della terra.
“L’idea di portare Shiori a Keyo, però, è stata sua. Credeva si sarebbe risolta in così breve tempo?”
“Davvero, non ci speravo neppure.” Mormorò commosso Hayami “Adesso, posso tornare da Maya ogni sera senza per questo sentirmi in colpa o in pensiero.”
“Viva la sua vita serenamente, signore.” Dissi convinto “Se la merita. E anche Maya.”
La vita, qualunque cosa avesse loro riservato il futuro, sarebbe stata serena, vissuta all’insegna di una felice consapevolezza: quella propria delle anime gemelle.
Lo spettacolo dimostrativo avrebbe avuto luogo a giorni.
Nessun’ombra all’orizzonte. Solo un sole totale, assoluto, in pieno zenith. Un sole che appiattisce le ombre, rendendole parte della realtà. Osservai Maya in costume di scena, da lontano, sentendomi felice e sereno come lo ero sempre stato.
Per lei, per Masumi.
Per il mio cuore così pieno di lui e della sua storia, della loro storia.

FINE

 
Top
12 replies since 3/10/2016, 16:51   169 views
  Share