Il peso della colpa

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TOPIC_ICON12  view post Posted on 31/7/2014, 14:34
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Il peso della colpa

Capitolo Primo



L'uomo sui cinquantacinque anni si spostò sotto il portico del teatro per ripararsi dalla pioggia.
Lo scroscio, forte ed improvviso, lo aveva costretto ad affrettarsi: il calpestio concitato provocò il sollevamento dell'acqua di una pozzanghera lì prossima, che finì per schizzare i pantaloni in frescolana.
Egli fissò la gamba sinistra, quindi, con una mano, eliminò l'eccesso di gocce: si sistemò la cravatta di seta scarlatta e, ricompostosi, prese a fissare il manifesto davanti a lui.
Il due di novembre, festa dei morti ed evento nazionale in tutto il Giappone, era la data prevista per lo spettacolo dimostrativo: Maya Kitajima ed Ayumi Himekawa, candidate designate da Tsukikage sensei, si sarebbero finalmente affrontate per il ruolo di Akoya.
La Dèa Scarlatta era prossima alla rinascita.
L'uomo portò indietro un ricciolo di colore biondo cenere, quindi, con aria cogitabonda, si appressò ad entrare all'interno dello Shuttle X.
"Che tempo da cani!" stava dicendo una delle guardie al custode del teatro "Certo, l'idea del palcoscenico all'aperto non poteva essere meno indicata, per questa stagione!"
"Che vuoi farci?" aveva risposto l'altro seccato "Sai come sono gli artisti, no? Una manica di pazzi. E noi <poveri mortali> siamo costretti a subirne le scelte..."
"Che avrà poi di così straordinario questo copione?" domandò un altro, munito di scopa e straccio "L'andirivieni del pubblico rende il mio lavoro impossibile."
"Sono degli imbecilli...Ci sono tanti vecchi rincoglioniti e reduci di guerra, ma pochissime fighe...Che allegria..."
"Scusate..." si intromise il cinquantenne "Dove si va per il palco A?"
Il terzetto arrossì pressoché in contemporanea, quindi il custode, con fare più affabile che mai, gli fece strada, introducendolo all'ingresso della platea.
"Il suo posto è laggiù: riparato, ovviamente." annunziò asciugandosi una mano sui pantaloni un poco umidi "Prendo l'ombrello, così l'accompagno."
"Non occorre." disse l'uomo alzando appena una mano "Ci sono degli anziani in piccionaia. Veda di provvedere a loro."
"Sì, signore...subito, signore..." balbettò il custode.
Aveva compreso di essere stato udito e, temendo per il proprio posto di lavoro, non sapeva come riparare.
Masumi Hayami, che sostava un poco nervoso lì vicino, si accorse dell'uomo, ma, non conoscendolo personalmente, rimase di fianco all'enorme corona di rose scarlatte appena recapitata da Karato Hijiri: l'immagine era piuttosto singolare, per non dire equivoca, ma nessuno poteva intuire che il giovane presidente della Daito Art Productions fosse il misterioso sostenitore di Maya Kitajima.
"Toh, guarda..." fece il collaboratore ombra "Sembra che Seiichi Hokuto si sia deciso ad uscire allo scoperto..."
Nel mentre, tentava di sistemare delle rose <sfuggite> all'enorme imbragatura.
"E' lui?" chiese perplesso Masumi "Me lo immaginavo di tutt'altro genere: ha tratti e colori occidentali..."
"Già." assentì Hijiri "Nonostante questo, è il più potente produttore in odore di yakuza che vi sia in circolo...Un autentico uomo d'affari giapponese!"
"Non abbiamo prove che sia stato lui a recapitarmi l'ordigno..." tagliò corto l'altro, la cui caratteristica era esprimere un giudizio solo in presenza di certezze inoppugnabili "Tra l'altro, mi pare una persona assai distinta. E' ancora giovane; uno che prenoti il palco migliore per uno spettacolo che non viene dato da cinquant'anni può essere solo un estimatore vero del teatro. Questo depone già a suo favore."
Osservava Hokuto già da qualche minuto: il suo presunto nemico non appariva per nulla un corrotto e ispirava benevolenza.
Aveva capelli molto chiari e due occhi di azzurro scuro; il fisico era alto e slanciato, segno che frequentava una palestra per tenersi in forma.
Masumi gli fece un cenno col capo.
"Buon pomeriggio."
Seiichi si era avvicinato con la mano tesa in sua direzione: mano che Hayami accolse senza problema alcuno.
"Non ci conosciamo di persona." proseguì l'uomo "Io sono il Presidente della Hokuto Productions."
Hijiri, ancora di spalle, sentiva ogni parola un poco preoccupato.
"Sono Masumi Hayami." si presentò il figlio di Eysuke "Non avevo mai avuto il piacere di conoscerla. Il suo viso, a differenza del mio, si vede poco sulle copertine dei giornali..."
"Per non dire che non lo conosceva affatto..." sorrise condiscendente Seiichi "Mi piace lavorare in incognito."
"E' davvero un degno concorrente." lo lodò Masumi scrutandolo in viso "Sotto il profilo musicale, mi pare che la sua compagnia non abbia rivali."
"Non la metterei in questo modo." gli fece eco Hokuto "L'ultimo affare è stato messo a segno dalla Daito: un colpo da maestro che le fa onore..."
Hayami ringraziò: non ravvisava alcun malumore e ciò gli permetteva di pensare con serenità allo spettacolo che, di lì a poco, sarebbe iniziato.
"E' un estimatore di Oozachi?" chiese cambiando discorso.
"Della sensei Tsukikage." precisò franco Seiichi "Ero adolescente, quando calcava le scene. La adoravo come donna e come artista. Mi è spiaciuto molto saperla in disgrazia. All'epoca, ero uno studente squattrinato e non potevo far nulla per correre in suo aiuto. Inoltre, per motivi che non sto qui a spiegarle, ho preferito dedicarmi al rock e alla musica in generale."
Un lampo di collera, mentre accennava alla signora in nero, parve attraversagli lo sguardo azzurro: la cosa fu così evidente che Masumi non poté non avvedersene.
"C'è qualcosa che non va?" domandò un poco riluttante.
Era diventato inquieto e l'ipotesi del suo collaboratore, lì prossimo nel ruolo di fioriaio, non gli parve più così infondata.
"Nulla. E' solo che le macchinazioni di suo padre hanno causato molto dolore. Chiunque abbia amore per il teatro e un minimo di sensibilità nei confronti del prossimo non può non ammetterlo..."
Corse immediatamente ai ripari:
"Mi scusi...Questo giudizio non ha nulla a che vedere con lei..."
Masumi ridacchiò sarcastico.
"Non abbia timore di esprimersi." dichiarò secco quest'ultimo "Mio padre è tutto tranne che un santo. E io, a detta della gente del nostro ambiente, sono il suo degno figlio: mi ha insegnato quello che so e, da quando si è ritirato, le minacce che prima erano a lui rivolte, sono state ereditate da me insieme alla poltrona di presidente. Ma che glielo dico a fare? Lei lo sa perfettamente..."
Seiichi assunse una espressione grave, ma non replicò; Masumi era stato diretto e, soprattutto, aveva fatto riferimento all'agguato subito qualche il mese prima.
"Io non ho paura: ho sempre fronteggiato il pericolo." disse Hayami "Tuttavia, vorrei fosse chiaro a ciascuno dei miei nemici che chiunque tocchi ciò che mi sta più a cuore è destinato a misera fine."
"Parla dello spettacolo?" chiese Hokuto perplesso.
"Questo non la riguarda. E scendere nei particolari del mio privato non è mio costume. Lei è un estraneo, oltre che un diretto concorrente."
Masumi se ne andò, lasciandolo immerso nei suoi pensieri: Seiichi teneva le mani strette a pugno. Le braccia stese lungo i fianchi erano piegate in avanti, come a trattenere la rabbia.
Hijiri si avvide perfettamente della cosa ed ebbe paura: c'era qualcosa, nello sguardo dell'uomo, che lo inquietava e glielo rendeva familiare.
Non riusciva ancora a capire di cosa si trattasse, ma non prometteva nulla di buono.
 
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view post Posted on 1/8/2014, 16:47
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Capitolo Secondo



Masumi Hayami sedette al suo posto S nervoso.
Maya sarebbe andata in scena alle tre: lo spettacolo di Ryuzo Kuronuma partiva per primo, come da copione.
Il giovane presidente della Daito Art Productions prese a visionare alcune carte che le erano state consegnate dalla segretaria Mitzuki: riguardavano ancora una volta la malattia mentale di Shiori Takamiya.
Nelle ultime settimane, le sue condizioni parevano essere migliorate: pur rimanendo in pratica reclusa in casa, la nipote dell'imperatore dell'alta finanza aveva reiniziato a mangiare con regolarità. Non che esprimesse le sue emozioni: tuttavia, il suo sguardo era tornato blandamente vivo e rispondeva alle domande con una padronanza ritenuta, fino a qualche giorno prima, impensabile.
Masumi le era rimasto vicino sino al conseguimento di apprezzabili risultati.
Nel mentre, aveva tenuto fede a quanto promesso a Maya Kitajima: si erano incontrati ad Izu; si erano apertamente dichiarati i reciproci sentimenti, le loro emozioni.
Il sole, che splende sempre sugli amanti, rifulgeva alto nel loro cielo.
Tutt'intorno, il mondo - ignaro, a partire da Eysuke - assisteva agli eventi senza immaginare nulla di ciò che essi auspicavano per il loro futuro in comune.
Il pensiero di Masumi, tuttavia, indugiava ancora con molta apprensione sulla povera Shiori e sulla sua sorte.
In quel momento, una donna sui quarant'anni, molto bella e di buon gusto, prese posto accanto a Masumi rivelando un accento americano.
"Scusi." disse "Questo accanto a lei è il mio posto."
Hayami si alzò galantemente in segno di rispetto:
"S'immagini. E' la benvenuta."
Quand'egli tornò alle sue carte, ella, che indossava occhiali scuri assai particolari, gettò uno sguardo su di esse. Le ci volle un istante per ritrasferire le immagini al suo principale, seduto poco più indietro, che le visualizzò su un tablet.
Seiichi Hokuto lesse con attenzione ogni contenuto chiedendosi a che cosa si riferissero: la risposta - il nome di Shiori - l'ebbe poco più avanti e lo sorprese non poco.
"Guarda guarda..." fece semiscioccato "E bravo Takamiya, che riesce a tenere nascosta una montagna come questa..."
Hokuto portò una mano alla bocca, quindi cercò, nella tasca sinistra della giacca, il pacchetto di sigarette: essendo un palco all'aperto, non c'erano restrizioni per i fumatori.
"Shiori, che è la fidanzata di Masumi, è andata fuori di testa:" rifletté "a questo punto, le nozze salteranno e il povero Eysuke dovrà cercare altrove <l'erede dell'erede>..."
Ripensò a quanto accaduto la sera dell'aggressione al giovane presidente della Daito Art Productions:
"Dunque è a questa giovane attrice che il ragazzo si riferisce quando parla di <qualcosa che gli sta a cuore>: i tizi che ho assoldato mi hanno raccontato che ha fatto di tutto per proteggerla...Lo hanno menato di brutto, ma lui non si è mosso di un pollice."
Per un istante, l'immagine dell'affarista senza scrupoli fu sostituita da quella, più tenera, di uomo innamorato.
Ma il viso di Maya, così infantile e <normale>, lo restituì alla realtà:
"No...E' talmente attaccato al lavoro da rischiare la pelle per proteggere un suo prodotto...Tipico della sua razza dannata: il sangue di Eysuke Hayami ha infettato anche lui..."
Eppure, qualcosa ancora non quadrava.
La campanella che annunziava la rappresentazione squillò e Seiichi spense il dispositivo per concentrarsi sulla scena.
Maya, in veste di dèa, apparve spiazzando tutti: nell'oscurità incalzante, dovuta tanto alle luci quanto al cielo cupo sopra di lei, non era neppure riconoscibile.
Il trucco di scena l'aveva completamente cambiata, trasformandola in una creatura soprannaturale.
Il cuore di Seiichi perse colpi, ché gli parve di rivedere Chigusa Tsukikage giovane. Lo sguardo si spostò su Masumi, che appariva galvanizzato dalla stessa immagine: la mano sinistra stringeva il bracciolo della poltrona come fosse una morsa.
La Kitajima, terminato il prologo del primo atto, lasciò la scena e la sensazione provata dagli astanti fu assai simile a quella di distacco atavico. Tutti parvero sentirne la mancanza: il copione era solo agli inizi e già aleggiava la certezza di assistere a qualcosa di straordinario.
"Questa ragazza..." disse tra sé Seiichi "non è una...<normale>. Com'è possibile trasfigurare il proprio aspetto sino a questo punto? E' davvero...affascinante."
Poi, notò che, di fianco ai posti a sedere, c'era Hijiri, in piedi e vestito con abiti borghesi.
"Il fiorista non era un fiorista..." pensò ancora Hokuto senza per questo rincondurlo alla sua collaborazione con Masumi.
Le scene del primo atto si successero con estrema rapidità: dipinse la vita dei protagonisti, il loro amore trascendente e appassionata insieme con una maestria che commosse ogni invitato..
L'erede di Chigusa affascinò talmente tanto Seiichi da commuoverlo.
Il momento clou dello spettacolo, quello dell'innamoramento della dèa scarlatta, fu il più atteso: Maya, nei panni della giovane Akoya, era china davanti al fiume sacro, una rotaia enorme della metropolitana. Eppure, per qualche oscuro motivo, tutto ciò che gli spettatori vedevano non erano macerie né devastazione, bensì una natura perfettamente armoniosa. Era il sorriso della dèa a renderla tale, a restituire la perfezione sottratta dall'egoismo dell'uomo.
Akoya sapeva che curare Isshin equivaleva a porre un punto fermo alla sua esistenza terrena, ma non riusciva ad immaginare <fine> fisica migliore di quella, dal momento che il sacrificio era dettato proprio dal suo affetto per l'altra metà della sua anima.
Isshin era lo scultore sacro ed anche l'unico uomo che avesse amato dall'eternità: nel cuore della giovane, tra l'altro, albergava la certezza in base alla quale, nell'ennesima sua reincarnazione, sarebbe di nuovo tornata ad abbracciare il suo caro amante.
"Che intensità..." pensò Masumi rapito "E' come se tutto ciò che abbiamo vissuto sino a questo momento assumesse finalmente un senso. Il dolore per la non voluta separazione‎ è del tutto andato..."
Seiichi guardava ora il suo profilo risoluto ora il palcoscenico e Maya Kitajima, il cui sorriso materno riempiva la sala con una naturalezza che sconcertava. L'odio che il presidente della Hokuto recava in cuore parve scomparire per un istante.
A metà della rappresentazione, il segnale di una mail giunta al suo telefonino lo distrasse.
Si alzò con grande disappunto dal suo posto e finse di andare ai servizi.
Il passo, subito lesto, si fermò davvero all'interno dei bagni del teatro riservati ai vip.
"Pronto?" fece con tono asettico.
"Abbiamo la conferma." dissero all'altro capo del filo "Era come sospettavamo, signore."
Seiichi ebbe un tuffo al cuore:
"Per gli dèi, stavo commettendo un irreparabile errore. Non me lo sarei mai potuto perdonare..."
 
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view post Posted on 2/8/2014, 21:07
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Capitolo terzo



La rappresentazione di Maya proseguì liscia come l'olio fino alla fine, stregando letteralmente gli intervenuti.
Le condizioni del tempo avverse, scatenatesi nel momento clou, ovvero quello in cui Isshin avrebbe colpito il fusto del susino millenario per ricavarne il legno necessario alla sua statua, non potevano essere più calzanti. La drammaticità degli eventi fu sottolineata in modo naturale, senza forzature.
Quando Maya aveva camminato sulle macerie a piedi nudi, il suono dei sassi sotto di lei avevano comunicato un che di doloroso, come di pelle tenera che si feriva camminando. Fu una scena da brividi: la dèa moriva nel corpo ed era come se la gioia abbandonasse del tutto coloro che assistevano.
Poi, d'improvviso, l'oscurità fu rotta da un lampo che aveva illuminato per un istante la scure nelle mani di Yuu Sakurakoji: lo scultore sacro, con le lacrime agli occhi, pronunciò una battuta assai commovente.
"Se anche son certo di ritrovarti ancora, non mi persuade l'idea di dover attendere a lungo, prima di riabbracciarti."
Akoya, già riversa in terra, accolta dalle rudici dell'albero di susino che parevano le braccia di una madre, gli rivolse un sorriso così tenero da illuminare le tenebre: era la forza dell'amore a ispirarla e ad essere, nel contempo, di supporto al giovane amante.
"Perpetuerai la nostra storia...Sarà eterna come il nostro amore."
Anche Seiichi Hokuto, tornato al proprio posto riservato, aveva un nodo in gola: l'odio cresceva in lui di minuto in minuto. Eysuke Hayami ne era l'oggetto.
Era colui che aveva impedito per cinquant'anni che La Dèa Scarlatta venisse messa in scena; era la causa della fine artistica della sensei Tsukikage, persona che egli ammirava silenziosamente sin dall'adolescenza.
Masumi Hayami, suo figlio adottivo, non poteva essergli più simile: era scaltro e arrogante. Davanti ad un buon affare, non si faceva scrupoli e azzannava le prede senza colpo ferire, senza tenere in conto le conseguenze per il malcapitato.
Il matrimonio di convenienza con la rampolla di casa Takamiya, poi, risultava del tutto disgustoso per Hokuto: se era vero - come di fatto lo era - quanto aveva letto su Shiori grazie alla sua spia, voleva dire soltanto che Masumi, pur di arrivare ai vertici, era disposto persino a sposare una mentecatta.
Istruire la sua discendenza in modo così vergognoso non poteva essere tollerabile.
Quando la rappresentazione fu terminata, la bella collaboratrice lo raggiunse nel foyer e, senza essere vista, lo prese da parte:
"Che ne dice?"
"La rappresentazione è stata magnifica." rispose Seiichi col cuore in tumulto per ciò la notizia che aveva appreso in bagno.
La donna s'avvide che stava mentendo.
"Mi pare di capire che i sospetti siano stati confermati. Del resto, anche io, da mesi, non avevo più molti dubbi. La prova del nove è stata superata a pieni voti. Non so se rallegrarmi o dolermene. Lascio decidere a lei."
"Il suo sarcasmo è del tutto fuori luogo, Mitzuki." rispose Hokuto.
Ella scosse i lunghi capelli neri:
"Se mia sorella venisse a sapere che ho sbirciato tra le sue cose, non me lo perdonerebbe."
"Sarà ricompensata <anche> per eventuali perdite." disse con sicurezza Seiichi "Ma non sarà necessario: è troppo in gamba per essere colta in fallo e Saeko non verrà mai a sapere nulal di nulla."
Si congedarono perché Masumi, che era entrato nel foyer, pareva dirigersi nella loro direzione. Seiichi si scostò, accorgendosi di essere a ridosso dell'enorme corona di rose scarlatte.
"Spettacolo magnifico." disse al giovane Hayami quando gli fu prossimo.
"Grazie, ma non è merito mio." rispose secco quest'ultimo "Non ancora, per lo meno. E, anche quando la Daito dovesse godere dei diritti di rappresentazione, se non ci fossero questi attori e un certo regista, a nulla servirebbe."
"Quanta umiltà..." ridacchiò Seiichi fissandolo nei grandi occhi azzurri "Ma è vero. Per quanto geniale e bellissima, Ayumi Himekawa non riuscirà ad eguagliare Maya Kitajima: la somiglianza tra lei e la sensei Tsukikage, così come l'intensità dei loro sentimenti per Isshin è tale da non poter essere riprodotta diversamente."
"Non è ancora detto." mormorò Hayami perdendosi nei suoi più dolci pensieri "Ma spero davvero sia come lei dice: anch'io son convinto che non possa esserci rappresentazione migliore."
Si stupì di conversare affabilmente col suo acerrimo nemico: a tratti, Hokuto sembrava una persona di buon cuore, ma cercava in ogni modo di nascondere la debolezza che non si addice ad un uomo d'affari dietro a un atteggiamento spavaldo e, per certi versi, irriverente. Se diceva qualcosa di carino, immediatamente sentiva il bisogno di ironizzarci sopra.
Ricordava molto Masumi stesso e, proprio per questo, il presidente della Daito riuscì a coglierne la vera natura in pochi istanti.
Saeko Mitzuki aveva intravisto sua sorella Hiromi e, subito, si fece pallida in volto. La raggiunse all'altro capo della sala.
"Che bella sorpresa..." disse acida "Sei in gran spolvero per il tuo bell'accompagnatore? A proposito, chi è?"
"Sono in incognita." rispose l'altra sorseggiando un calice di champagne rosa.
"Deve essere un pezzo grosso, allora." ridacchiò ironica Saeko "A trent'anni, con una laurea..."
"Smettila!" troncò subito la maggiore "Non mi importa di ciò che pensi: ho scelto io questa vita. E mi va bene così: me la godo alla grande."
La segretaria di Hayami non sapeva che Hiromi era in pratica il braccio destro di Seiichi Hokuto: credeva facesse l'accompagnatrice e, integerrima qual era, non poteva tollerarlo.
"Tornerai a casa, stasera?" si informò Saeko "Debbo alzarmi presto, domani e non voglio sentire rumori molesti..."
"Mettiti due tappi, allora..." bofonchiò Hiromi stizzita "Non temere: ti ho disturbato solo perché ero stata sfrattata. La prossima settimana avrò un appartamento tutto mio, così tu potrai tornare a fare la pensionata. Ognuno, del resto, ha il destino che si merita."
E la piantò in asso.
Il campanello che annunciava la seconda rappresentazione trillò e le due si separarono definitivamente e con molti mugugni in sospeso: Hiromi tornò di fianco ad Hayami, mentre Mitzuki sostò nel corridoio, non distante da Karato Hijiri.
Si stupì che la sorella stesse di fianco al suo principale e non comprese bene il nesso con ciò che le aveva raccontato. Si tranquillizzò, tuttavia, non vedendola vicino a nessun altro uomo d'affari o signore in vista della Tokyo bene: Hiromi era una mina vagante e, come tale, andava tenuta d'occhio.
 
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Yayoi
view post Posted on 3/8/2014, 19:50




Chi è questo nuovo losco figuro? :huh:
E cosa avrà in mente di fare con l'aiuto di un'altra Mitzuki???

Al momento più che una ff sembra la trama di un thriller!!!

E devo scoprire come va a finire! ;) :D
 
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view post Posted on 4/8/2014, 13:09
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Ehehehe, sto leggendo molto riguardo al tema dello specchio. Adoro le situazioni e le personalità speculari: così uguali, così diverse!!!

Capitolo quarto



Ayumi Himekawa fu meravigliosa.
La sua cecità ebbe la capacità di stravolgere la stessa <fisica>, facendola raggiungere vertici probabilmente inarrivabili per tante interpreti, Maya inclusa.
Ma la sua innata perfezione fu anche la causa della sua sconfitta: che Akoya ed Isshin fossero consapevoli di ricongiungersi in ogni vita loro concessa perché anime gemelle era un dato acclarato.
Che si comportassero con distacco nell'atto di compiere determinati gesti era altra cosa.
Inoltre, la critica più attenta non poté non notare una commistione tra la religione shintoista e la visione cristiana del mondo, visione che Ichiren, convertito al buddhismo dopo i quarant'anni, non solo rifiutava a priori, ma sconosceva del tutto.
L'Akoya di Ayumi rammentò una splendida Maria di Nazareth e, come tale, espresse dei sentimenti d'amore <troppo> tesi all'universale. Non che la <vera> Akoya fosse egoista: tuttavia, era noto a tutti come fosse realmente, estremamente innamorata del suo scultore sacro. La separazione dal compagno le pesava e poco importava che fossero destinati a riunirsi, prima o poi.
E, poi, nell'interpretazione troppo tecnica di Ayumi era risultato fatale il fatto che apparisse come galvanizzata: era così plastica da apparire innaturale. Per quanto fosse stupefacente ciò che faceva, esprimeva una consapevolezza che il corpo, nella maggior parte dei casi, non ha. Il corpo, infatti, è fatto anche di involontarietà, di gesti non propriamente studiati, ma spontanei: Ayumi, che era impegnata a superare il suo handicap visivo, si muoveva invece come un robot perfetto.
Maya fu la vincitrice sin da subito, tanto per la critica quanto per il pubblico non specializzato: e la cosa sorprendente fu che la stessa Ayumi Himekawa, dopo la chiusura del sipario, si rese conto di avere perduto la sua battaglia.
Ma il suo corpo si era spinto talmente tanto in alto, mostrando la genialità per la quale da sempre era stata lodata, da renderla perfettamente soddisfatta: non poteva fare di più. Sentimentalmente, non era in grado di eguagliare Maya Kitajima, ma non poteva farsene una colpa, dal momento che, per quel copione, non erano richieste soltanto grandi doti tecniche, ma anche profonda conoscenza di ogni sfaccettatura della vita. Sotto quel profilo, Maya vinceva abbondantemente, complice un'esistenza per nulla semplice: lo stesso era stato, molti anni prima, per Chigusa Tsukikage, prima interprete de La Dèa Scarlatta, rimasta orfana in tenera e strappata a un fato ignobile grazie alla generosità di Ichiren Oozachi, che le aveva dato una casa e un'istruzione.
Così, due ore dopo, a spettacolo concluso, terminati gli applausi di rito - assai meno calorosi di quelli tributati al cast di Kuronuma sensei - tutti si ritrovarono di nuovo nel foyer per il rinfresco e l'annuncio atteso da 45 anni.
La signora Tsukikage, in gran spolvero per l'occasione, avrebbe proclamato di lì a poco la vincitrice della competizione.
Anche Masumi Hayami in molto teso: quel momento, per lui, era importante quanto lo era per Maya, dal momento che aveva intenzione di dichiarare pubblicamente sia i suoi sentimenti per l'allieva della signora in nero che la fine della sua relazione con Shiori Takamiya.
Il rilancio de La Dèa Scarlatta, con tutta probabilità accompagnato da uno scandalo come ai tempi di Oozachi, costituiva, nell'insieme, una scommessa azzardata: Masumi non poteva neppure ipotizzare la reazione di suo padre, per non parlare di quella dell'<imperatore> Takamiya, lì presente, cui aveva promesso di prendersi cura di Shiori per sempre.
Saeko Mitzuki gli aveva consegnato delle proiezioni precise; insieme avevano calcolato ogni margine di rischio, ma la realtà, sovente, può rivelarsi avversa.
Da uomo d'affari, il giovane Hayami ne era ben consapevole: il nervosismo cresceva e a stento veniva tenuto a bada dal suo pur addestrato self control.
Ma Masumi aveva pur sempre dalla sua una grande determinazione: il suo cuore apparteneva a Maya.
Stare con Shiori equivaleva ad un atto contro natura e, come tale, gli era inaccettabile.
Seiichi Hokuto, che aspettava con trepidazione l'annuncio, non prevedeva nulla: non poteva neppure ipotizzare i sentimenti di quel giovane che, all'apparenza, era il ritratto del suo patrigno. Osservava i movimenti nervosi di Hayami, quelli di Karato Hijiri, tornato nelle vesti di fattorino e aspettava che gli eventi si consumassero per decidere come agire al meglio per fare gli interessi suoi e dell'azienda.
E soprattutto per vendicarsi del clan degli Hayami.
"Sarò breve." disse la sensei Tsukikage dopo che il responsabile della sala ebbe richiamato all'attenzione gli invitati "Questa festa splendida, offerta dall'Associazione Nazionale per lo Spettacolo e...dalle compagnie teatrali satelliti che hanno <permesso> questo sontuoso, particolarissimo allestimento, non dev'essere interrotta più del necessario. Segna anche la nascita della nuova stella del teatro tradizionale giapponese: la mia...prosecuzione naturale, l'erede della mia anima e dei diritti di rappresentazione del capolavoro scomparso."
Si schiarì la voce commossa:
"E' stato meraviglioso. Mi è sembrato di assistere a un miracolo e non potevano esserci allieve più talentose e geniali di Ayumi e Maya. Sono fiera di loro e tengo subito a precisare che la vittoria, se così si può chiamare, è una formalità: ciò che esse sono riuscite a fare, oggi, ha superato ogni mia aspettativa."
La gente prese a mormorare: qualcuno, addirittura, ironizzò su quello sminuire i tanti sacrifici compiuti dalle due giovani attrici candidate. In effetti, anche a Masumi parve forzato, ma la signora in nero era tipo da stupire in ogni occasione:
"Ogni competizione deve, però, avere una vincitrice e voi tutti l'attendete per festeggiarla. L'erede dei diritti di rappresentazione è... Maya Kitajima."
Dopo aver pronunciato il nome, la sensei tacque perché, impetuoso, partì un applauso fortissimo. Sakurakoji abbracciò la sua partner, quindi il regista Kuronuma.
La vittoria era piena e nessuno poteva contestare quel responso, perché avevano dato il meglio.
Seiichi Okuto applaudiva anch'egli un po' commosso, lo sguardo fisso su Masumi, la cui gioia era evidente.
 
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view post Posted on 5/8/2014, 13:59
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Capitolo quinto



Dopo gli applausi, fu la volta di un secondo annuncio, quello che spiazzò tutti proprio perché inatteso, quasi surreale: chi poteva ipotizzare che sussistesse una relazione amorosa tra lo smaliziato erede di Eysuke Hayami e l'attrice del momento, la quale, genialità a parte, non era minimamente paragonabile alla bellissima e ricchissima Shiori Takamiya?
Seiichi Hokuto, che aveva dedotto qualcosa già prima dello spettacolo, non poteva neppure immaginare il vespaio che la cosa avrebbe suscitato: e, tuttavia, qualunque cosa nuocesse ad Eysuke gli era gradita quanto un sorso d'acqua dopo una lunga camminata sotto il sole.
Masumi prese Maya per mano - gesto, questo, di per sé sopra le righe nella società giapponese di un certo livello, disabituata a esternazioni emotive così forti.
Per quel che ne sapevano tutti, era fidanzato, ma con un'altra.
Insieme salirono sul palco, dove ancora il Presidente dell'Associazione Nazionale per lo Spettacolo chiacchierava la sensei Tsukikage, la quale, però, non apparve minimamente sorpresa della cosa: da tempo, l'anziana aveva intuito che qualcosa bollisse in pentola tra i due. Troppo evidente s'era rivelato l'attaccamento di Masumi alla giovanissima attrice; e fin troppo in imbarazzo era stata beccata la Kitajima in più di una occasione.
Chigusa conosceva molto bene l'animo umano: Maya era cresciuta sotto il suo sguardo e, ormai, ne conosceva ogni sfumatura del carattere.
"Vogliate scusarmi..." si scusò Masumi, prendendo tra le mani il microfono.
Eysuke, che se ne era rimasto in disparte fino a quel momento, spinse la sedia a rotelle un poco più avanti, come se presagisse qualcosa: come gli succedeva sovente quand'era spiazzato o preso in contropiede, strinse i già piccoli occhi fino a ridurli a fessure.
Gli ospiti del foyer rivolsero immediata attenzione al giovane Hayami.
"Anche io, come la sensei, non ruberò molto tempo alla vostra serata né a queste splendide intepreti."
Con un ampio gesto della mano indicò Maya e, a seguire, Ayumi:
"Debbo, però, fare un annuncio pubblico, che tolga ogni dubbio a ciascuno di voi e ufficializzi qualcosa cui tengo in maniera particolare."
Chigusa Tsukikage arcuò le labbra.
"Io e la signorina Maya Kitajima ci siamo fidanzati." disse senza indugio, ma con voce tremante, Masumi "Da qualche giorno, abbiamo deciso di stare insieme."
"Fidanzati?" ripeté qualcuno "Ma com'è possibile? Tutti sanno che, tra una settimana, lei celebrerà il suo matrimonio con la signorina Takamiya!"
"Esigo spiegazioni, Masumi!" sbottò l'imperatore dell'alta finanza avanzando in mezzo al gruppo lì radunato.
Aveva presenziato allo spettacolo dimostrativo perché Eysuke lo aveva personalmente invitato, non perché il teatro lo appassionasse più di tanto.
"E sarà mio dovere fornirgliele." rispose il giovane "Ma <non> in questa sede. A meno che lei non voglia rendere pubblici alcuni eventi che si è premurato - a ragione - di nascondere per tutto questo tempo."
Il riferimento alla malattia mentale di Shiori fece desistere l'anziano nonno di Shiori, che strinse rabbiosamente i pugni.
"Ma quegli eventi non hanno attinenza con le mie scelte attuali." chiarì subito il figlio di Eysuke "Io sono innamorato di Maya da molto tempo, da prima del fidanzamento con sua nipote."
Gli invitati mormorarono ancora più forte, mentre Eysuke, sconvolto, non sapeva più come placare le acque, visto che alcuni suoi vicini di tavolo stavano già gridando allo scandalo.
"La ama da prima?..." disse qualcuno "Ma com'è possibile? Maya Kitajima ha solo diciannove anni! Da quanto dura questa tresca? E' inaccettabile!"
"Permettetemi!" esclamò Masumi "Siete completamente fuori strada: non c'è stato nulla, tra me e la signorina, che sia accaduto prima del fidanzamento con Shiori. I nostri sentimenti sono venuti allo scoperto di recente. So che, a questo punto, nessuno di voi farà fede a quanto sto dicendo, ma è così. Che lo crediate o no!"
"Sei uno sciocco, figliolo..." ridacchiò Eysuke Hayami spiazzando tutti. Si rivolse a Takamiya: "Ryu, che cosa ti aspettavi? Sei un uomo d'affari anche tu: avrai capito perché Masumi ha rotto il fidanzamento con Shiori..."
"No!" sbottò l'altro "Vedi di spiegarmelo tu, visto che sei così lungimirante!"
"La Dèa Scarlatta." rispose il patrigno di Masumi con tono fermo "Sai bene che faremmo qualsiasi cosa per averne i diritti di rappresentazione. E' stato il sogno mio ed ora è quello di mio figlio: lui sa che Maya non cederà mai i diritti esclusivi alla Daito. Non finché ci sarà Chigusa Tsukikage a manovrarla come ha fatto sinora..."
"E' comunque scandaloso..." disse il nonno di Shiori "Mia nipote ne farà una malattia! E' una ragazza pura, innocente: come potrà accettare la rottura di un fidanzamento d'amore in nome del dio denaro?!"
Nel mentre, Hiromi e Seiichi osservavano la scena dal fondo della sala: Hokuto fremeva dentro.
"Non posso credere che si possa arrivare a simili livelli di grettezza..." pensava "Se Masumi, di comune accordo con quello schiacallo di Eysuke, avesse circuito la giovane attrice per il suo scopo, sarebbe davvero spaventoso..."
"Mi sembra assurdo..." disse la sorella di Saeko sottovoce "Se fosse come dice il vecchio, non soltanto Masumi, ma anche la stessa Daito dovrebbe dire addio ai diritti di rappresentazione per sempre. Da questa sera!"
Seiichi deglutì:
"La pensi davvero così?"
"Penso che Eysuke stia cercando di salvare ciò che può." rispose Hiromi "L'accordo matrimoniale coi Takamiya è saltato e deve dare una pubblica giustificazione. A questo punto, non so proprio cosa possa accadere..."
"Potresti ipotizzare." fece il suo principale con tono piuttosto acido "Sei pagata profumatamente per farlo."
Ella lo fissò con sufficienza:
"Non sono stata assunta per le mie doti di chiromante. Io uso il cervello, non le palle di cristallo..."
"Non puoi essere certa di quel che dici:" balbettò Seiichi "se Masumi fosse realmente giunto a livelli di corruzione mai visti, io..."
Maya e Masumi, mano nella mano, si fecero largo tra la folla col chiaro intento di uscire.
"Non puoi cavartela così, ragazzo!" urlava Takamiya cercando di fermarlo "Non oserai piantarci in asso per andare a spassartela con questa...signorina...!"
"Non osi dire una sola parola su Maya." sibilò il figlio di Eysuke "Lei è innocente: io stesso sono innocente. Non ho mai toccato sua nipote con un dito: non avrei potuto farlo, dal momento che non la amo affatto. Dovrebbe, piuttosto, lodarmi perché, a differenza di tanti uomini, non ho approfittato di chi è tanto innamorato di me!"
"Non l'hai sedotta?" chiese Ryu "Se anche non sei arrivato al <dunque>, l'hai comunque illusa: Shiori è una donna di grande cuore e di profondissimi sentimenti! Non meritava un simile trattamento!"
"Ed io non meritavo di sacrificare il mio cuore dietro minacce!" sbottò Masumi avvicinando Maya a sé come a difenderla da un assieparsi di sguardi scandalizzato "Amo questa ragazza: ho atteso che raggiungesse l'età giusta per aprirle il mio cuore. E sono stato costretto, mio malgrado, ad accettare un incontro prematrimoniale!"
"A chi vuoi darla a bere?" rincarò Eysuke "Ti rendi conto di ciò che dici? Io ti avrei minacciato? Sei davvero senza cuore, Masumi: ti ho aperto le porte della mia casa; ti ho ceduto il lavoro di tutta la mia vita..."
"Potrei anche vomitare..." disse Seiichi a Hiromi dopo aver udito le parole del vecchio Hayami.
"Già." fece la donna "Finge di non avere bisogno del suo erede, quando è perfettamente ovvio che ne ha eccome."
"Non oserà diseredarlo..." mormorò Hokuto.
"La festa, ormai, è completamente rovinata." disse Hiromi perdendosi in un sospiro "Temo che la mia sorellina dovrà cercarsi un altro lavoro..."
 
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Capitolo sesto



Seiichi si mosse nervosamente:
"Hiromi, non so...Se anche fosse come dici, la figura di uomi d'affari di Masumi ne uscirebbe a pezzi. Non posso credere che non abbia calcolato tutto. Tutto questo, se non corretto, lo porterà alla rovina."
"In effetti," disse la più grande delle sorelle Mitzuki "ho trovato delle proiezioni, nella cartella di Saeko. Il giovane Hayami ne esce alquanto malconcio, nonostante gli eventuali ammortizzatori. Anche se dovesse ottenere i diritti di rappresentazione de La Dèa Scarlatta, potrebbe comunque perdere diversi partner: quelli legati alla tradizione, per inciso. Aziende alimentari delle antiche fattorie del Kanto che, da sempre, sono legate alla Daito quando questa ne curava i trasporti, sartorie e fabbriche di manufatti giapponesi e persino librerie..."
"Questo, quindi, dimostra che Masumi ama davvero la sua compagna." disse Seiichi non del tutto convinto.

***


L'annuncio nel corso della festa aveva sollevò, come prevedibile, un gran polverone. Sotto certi aspetti, che Maya convolasse a nozze con Masumi poteva favorire la stessa Daito dal punto di vista dei diritti di rappresentazione, ma se al giovane Hayami fosse stata revocata l'adozione, sarebbe stato di nuovo l'onnipresente, malefico Eysuke a mettere le mani sul capolavoro scomparso, realizzando il suo sogno, compiendo l'ennesimo smacco ai danni della sensei Tsukikage.
Inoltre, Seiichi non era affatto certo del fatto che il vecchio Hayami rinunciasse facilmente all'accordo con la famiglia Takamiya. Era troppo allettante: la potenza acquisita attraverso il matrimonio gli avrebbe consentito ancora di bloccare i piani della signora in nero.
Hokuto sentiva di nuovo la rabbia ribollirgli dentro.
Non era più come vent'anni prima. Stavolta anche lui era a capo di una compagnia di tutto rispetto. Poco importava se si fosse occupato solo di musica sino a quel momento: avrebbe comunque offerto tutto il suo supporto alla sensei, nel caso in cui ne avesse avuto bisogno.
Mentre pensava agli ultimi eventi, Seiichi, che sedeva al tavolino dell' elegante bar del teatro Daito di Shibuya all'ora di colazione, vide transitare prima Eysuke, accompagnato dal fedele Asakura, che, col volto sempiternemente tetro, trainava la sua sedia a rotelle; poi, a passo spedito, il giovane Hayami.
Il gruppetto si spostò in una saletta appartata: Masumi si trovava lì perché Maya stava recitandovi insieme alla compagnia. Visto che il freddo incalzava, si era deciso che le prove per l'allestimento della prima de La Dèa Scarlatta si sarebbero tenute al chiuso. Chigusa sensei aveva consentito di ricevere ospitalità dalla Daito sol perché la sua pupilla si apprestava a sposare Masumi: se avesse saputo quel che, di lì a poco, sarebbe accaduto, non avrebbe mai consentito di dar soddisfazioni al vecchio Eysuke.
I toni di voce erano così concitati che giungevano sino alle orecchie attente di Seiichi: ovvviamente, non capiva che cosa si stessero dicendo, ma non era una conversazione amichevole.
Eysuke era andato subito al dunque.
"Devi immediatamente ritrattare questa farsa e chiedere scusa alla famiglia Takamiya in pubblico."
Masumi non gli rispose neppure.
"Hai capito, sconsiderato che non sei altro? Hai mostrato una ingratitudine di cui non ti sapevo capace: tipico di chi ha avuto tutto e pensa di potere girare le spalle ai suoi benefattori."
"I tuoi benefattori?" ripeté ironico il figlio "Ho lavorato ogni singolo giorno, dacché mi hai adottato. Non mi hai mai detto <grazie>; non hai mai fatto un solo apprezzamento, anche quando concludevo affari che facevano affluire ingenti somme nelle casse della <tua> società. Io ho saldato da un pezzo il mio...<debito di riconoscenza>."
"E' assurdo che, per amore, sia disposto a rinunciare a tutto!" sbottò il vecchio.
"Dal mio punto di vista, non sarò l'unico a perderci: vuoi dare la Daito in pasto ai tuoi vecchi amministratori? Liberissimo, ma non avrài mai ciò che agogni da cinquant'anni."
Le parole di Masumi scioccarono Eysuke:
"Io non capisco come tu possa rinunciare a un matrimonio di alto rango! Senza contare che potresti comunque tenerti Maya....Sei un uomo, diamine!"
"Ma che stai dicendo?" sibilò il giovane "Pensi che potrei fare di Maya un'amante?! E infliggere così altro dolore a Shiori?! Io non sono come i tuoi amici! E non sono come te! Tu hai sposato mia madre solo per interesse, mentre continuavi ad adorare, nel segreto, l'icona di Chigusa Tsukikage! Hai condotto una esistenza vergognosa!"
"Ma ho avuto te." rispose Eysuke fermamente "Ti ho istruito per prendere, un giorno, il mio posto. Non dico che non sia stato bravo, ma devi andare sino in fondo."
"Lo farò, ma con Maya. Non rinuncerò al mio cuore." disse Masumi con altrettanta fermezza.
"Allora, si compirà il tuo fato. Sei sollevato dai tuoi incarichi alla Daito. E non sei più mio figlio." trionfò il vecchio Hayami.
Quel senso di onnipotenza, però, era attenuato da una sorta di angoscia: non soltanto perché la sua azienda non sarebbe stata più la stessa, ma anche perché, per la prima volta in vita sua, realizzava di non fare la cosa giusta.
Rifletteva sul fatto che, se Chigusa avesse accondisceso ai desideri del suo cuore, probabilmente, la sua vita sarebbe stata differente. Meno ricca, forse, ma più felice.
Tuttavia, l'interesse e la soddisfazione che da esso deriva erano ancora dominanti e, così Eysuke lasciò andare suo figlio.
E rese le esistenze di entrambi la più grande incognita che avessero mai affrontato.

***


Quasi esausto, Masumi guadagnò la via del bancone del bar: portò una mano alla testa, come fosse confuso, mentre ordinava un doppio whisky.
Non si accorse neppure che, poco distante, era seduto Seiichi Hokuto.
"Quanto le debbo?" chiese il giovane Hayami mettendo le mani al portafogli.
"Ma che dice, Presidente?" si era stupito il barman che lo conosceva da anni "Lei non mi deve niente..."
"No, invece." rimarcò l'altro "Da oggi cambia tutto. E' già cambiato e lei dovrà trattarmi come ogni altro cliente."
"E' per quello che ho letto?" chiese tristemente l'addetto al bancone.
Masumi annuì.
"La passione per quell'attrice ha dunque avuto la meglio sul tutto il resto."
"Sì." rispose con un mezzo sorriso l'ex Presidente della Daito "E' prevalsa la mia follia. Ma non me ne pento: senza di lei, la mia vita sarebbe stata rovinata."
"E' difficile" disse il suo interlocutore "ricominciare e, inoltre, questa storia ha suscitato un gran polverone."
"Non mi sono mai interessate le chiacchiere: spero solo che Maya abbia la mia stessa forza e che, soprattutto, non abbia a soffrirne. Le dicerie sono solo all'inizio: anche se è un'attrice sulla cresta dell'onda, avrà difficoltà. L'additeranno come una sorta di lolita approfittatrice, mentre io sarò equiparato a una sorta di pedofilo infame...Ora che ci penso, avrei potuto presentare la nostra relazione con parole diverse: dire che ho atteso che crescesse, per quanto vero, non ha rappresentato una giustificazione degna di questo nome, anzi...ha sollevato un gran vespaio. Sono certo che ci hanno creduto in pochi."
"Lei non è un uomo di malaffare." rispose il barman "Lo sanno tutti, ma il punto è che la calunnia fa gola a tanti, specie nelle società come la nostra. Siamo così ingabbiati nei nostri schemi, nelle nostre tradizioni."
"Io sono un buon manager." soggiunse Masumi accendendosi una sigaretta "Ma non so se, a questo punto, mi convenga inventarmi qualcos'altro."
"Salve, giovane Hayami."
Il saluto di Seiichi Hokuto gli aveva provocato un sussulto.
"Sono già accerchiato..." ironizzò il giovane scuotendo la testa.
L'imprenditore gli sorrise, prendendo posto di fianco a lui:
"Immagine triste. Non sono abituato a banchettare davanti a un uomo che appare così ferito."
"Non so di che parla." disse Masumi depositando delle banconote davanti a sé.
"Vero, non so che cosa le sta succedendo." mormorò Seiichi alzando le sopracciglia e rivelando le sue iridi di colore blu intenso "Ma la sua faccia dice che il suo annunzio dell'altra sera non deve essere stato accolto molto bene."
"Non lo dice la mia faccia." l'interruppe Hayami piuttosto infastidito "Lo legge sui giornali. E, ora, mi scusi. Temo di dover andare da qualche parte a reinventarmi un'esistenza. Suppongo possa gioire, adesso. E non ha neppure dovuto sporcarsi le mani."
"Sarà così." mormorò fra sé Hokuto "Ma la vittoria, oggi, ha un sapore amaro. Non era così che volevo che finisse."
 
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Capitolo settimo



Hiromi stazionò davanti alla scrivania del suo caso, lanciando una cartelletta con fare piuttosto nervoso:
"E' successo. Eysuke ha diseredato <il signorino>."
Seiichi si mosse impercettibilmente senza neppure raccogliere i documenti.
Era piuttosto ovvio dedurne il contenuto, visto che la sua segretaria l'aveva riassunto in modo sin troppo concitato: nel cuore di lui, ora, l'unico desiderio era quello di restare solo e bere fino a stordirsi.
"Mi ha detto delle cose che mi hanno dato i brividi, Hiromi."
E, pronunciate quelle parole così accorate, si accese una sigaretta.
Ella lo fissò perplessa:
"Di che genere?"
"Pensa che stia facendo festa per quanto gli è accaduto." rispose come se confidarsi equivalesse a togliersi un sasso molesto dalla scarpa.
"E non è, forse, così?" ironizzò la donna "In fondo, fino a una settimana fa, andavamo avanti come treni. Io facevo spionaggio industriale, mentre lei si accertava di un ...particolare che, ora, sembra fare la differenza...Per non dire che cambia tutto."
"E' ovvio che la faccia! E smettila di menarmi per il naso: è fuori luogo."
Hiromi sollevò entrambe le spalle:
"Cerco soltanto di evitare che lei commetta errori. Mi ha assunto per questo: per supervisionare ogni suo gesto, pubblico o privato che sia. Si trova in una posizione delicata e temo che neppure i miei buoni consigli la faranno desistere dal <piegarsi> alla novità derivante da implicazioni sentimentali. Che cercavamo di evitare in ogni modo fino a due giorni fa!..."
Seiichi si passò una mano tra i biondi capelli:
"Trentadue anni. Sono passati trentadue anni. Eysuke mi ha privato di metà della mia vita..."
"Rivangare ciò che è stato non serve a nulla." disse ferma la signorina Mitzuki "C'è solo una cosa che può fare: contattare la sensei e offrirle i suoi teatri. Per come stanno le cose, Maya non può affidarsi alla Daito Art Productions: se anche volesse cedere i diritti di rappresentazione a Masumi solo - che suppongo riprenderà il suo cognome materno quanto prima - non risolverebbe nulla, visto che è stato diseredato. E' il suo momento, Seiichi."
E, con aria vagamente sprezzante, riempì un calice di champagne, che gli porse con un gesto deciso.
Tutto, in Hiromi, era tendente all'eccesso: pur simile a Saeko, mancava di adeguato contegno. Ma era tra le manager più in gamba che vi fossero in circolo e Hokuto ne aveva disperato bisogno.
Questi rimase inerte: contemplò le bollicine che risalivano lungo il bicchiere alto e stretto senza muovere un muscolo.
"Che cosa vuole fare, dunque? Uscire allo scoperto?" chiese la donna deponendo il flute sulla scrivania.
"Di certo, potrei..." rispose infastidito il Presidente.
"Ma nuocerebbe ancora di più a Masumi. Ha già fatto indigestione di scandali: mia sorella, come pr dell'ex delfino di Eysuke, sarà nel panico, nel vano tentativo di destreggiarsi. Deve usare cautela, signore e, soprattutto, prendersi La Dèa Scarlatta!"

***


Sdraiati su un'ampia amaca nel terrazzo della villa di Izu, Masumi e Maya si dondolavano malinconicamente senza proferire parola.
In quella regione - complice il mare su cui si affacciava - il clima era particolarmente mite nonostante l'arrivo imminente dell'inverno.
Maya accarezzava l'ampio torace di Masumi senza pensare a nulla, felice semplicemente del fatto di vivere come aveva sempre desiderato.
L'uomo, invece, dominato dal suo spirito pratico, si torturava riguardo al futuro.
Aveva promesso ad Haru Kitajima di proteggere per sempre sua figlia.
E, invece, la loro relazione era iniziata nel modo più spiacevole. Se non fosse stato per il rilancio de La Dèa Scarlatta, probabilmente la giovane attrice sarebbe stata travolta da un nuovo, fatale scandalo.
Si vide costretto ad ammettere di essere stato incauto. Sciocco come il più sciocco dei sentimentali, Masumi aveva urlato al mondo sentimenti che aveva custodito nel cuore per oltre sette anni: sentimenti puri, ma sulla cui purezza nessun altro poteva scommettere.
Del resto, in tempi grami si preferisce sguazzare nel fango, piuttosto che nuotare in acque cristalline.
La società giapponese non era cambiata di un pollice e neppure suo padre aveva ceduto: il fatto che il giovane avesse guidato la Daito in modo egregio fino a quel momento non era bastato a fargli cambiare idea.
Diseredato!
Tutto era finito: a che era servito perdere tempo prezioso, come anche dire addio ad ogni suo interesse, se, poi, il risultato era stato il medesimo?
Se, poi, lui e Maya si fossero dichiarati i loro sentimenti quando li avevano scoperti, avrebbe evitato di fidanzarsi con Shiori. In questo modo, la giovane donna avrebbe almeno evitato la follia.
E, invece, no.
Nulla era andato come preventivato.
"Perché ti crucci, amor mio?" chiese Maya scuotendolo dai suoi pensieri "Io leggo ogni sfumatura nel tuo sguardo, non lo sapevi? Non per niente sono l'altra metà della tua anima."
"E che cosa leggeresti?" domandò a sua volta il giovane sollevandole il mento con due dita.
"Ti senti sconfitto, ma a torto." rispose la giovane attrice "Se avessi fatto ciò che tuo padre voleva importi, saresti infelice. E lo sarei anche io."
"Anche adesso non è che faccia i salti di gioia..." mormorò Masumi tristemente.
Maya si sollevò sulle braccia:
"Significa che per te non ha importanza alcuna stare o non stare con me?"
"Certo che no." la rassicurò l'altro "Scusami: è che...non sto tenendo fede alla promessa fatta a tua madre...Sei sulla bocca di tutti e non solo per motivi artistici."
"Ma gli artisti sono sempre personaggi sopra le righe." provò a minimizzare Maya "Anche la sensei Tsukikage ha scandalizzato la società, quando mise in scena il capolavoro scomparso. E tutti sanno della sua relazione con Ichiren, che era già sposato. Tu non hai sposato Shiori. E, presto, metteremo su casa insieme..."
"Questo è certo..." disse Masumi sulle sue labbra, catturandole un istante dopo "Voglio stare con te per sempre."
Maya si accoccolò ancora di più:
"Vorrei stare qui il più possibile e non soltanto nel fine settimana. E' così bello il mare d'inverno...Per non parlare dei colori della natura."
"E' un miracolo che mi sia rimasta almeno questa casa." mormorò di nuovo cupo il giovane "Se non l'avessi acquistata coi miei risparmi, adesso non avrei un posto dove rifugiarmi con te."
Corrugò la fronte: il suo pensiero, ora, era fermo su Karato Hijiri, rimasto al servizio di suo padre per ovvi motivi.
"Temo anche di avere perduto il mio amico più caro:" disse Masumi "l'uomo grazie al quale ho avuto il coraggio di ammettere di provare dei sentimenti."
"Il signor Hijiri è un uomo meraviglioso." sussurrò Maya "Non credo che passeranno molti giorni: ti contatterà. E' a te che lui è fedele."
"Ma è stato mio padre a rimetterlo in gioco: Hijiri è ufficialmente morto venti anni fa ed io, ora, non posso più essergli utile in alcun modo."
"Sono certa che ti sbagli." disse l'attrice "Io sento che, tra non molto, lo rivedrai. Come rivedremo anche la tua solerte segretaria."
 
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Capitolo ottavo



Saeko Mitzuki fu stupita di trovarsi davanti l'uomo che, di sfuggita, aveva incontrato tante volte nei palazzi della Daito, ma che non aveva mai conosciuto di persona.
La sua vicinanza a Masumi Hayami, per lei così intuitiva per natura, era evidente: il suo viso era provato, i polsi e le dita delle lunghe mani smagriti.
Davanti a lui c'era una tazza di caffè: non l'aveva neppure toccata.
"Buon giorno." disse Saeko prendendo posto davanti a lui "Sono..."
"So chi è lei." sorrise Hijiri "Sono io che non mi sono mai presentato."
Si passò una mano tra i lunghi capelli:
"Mi chiamo Karato e...collaboravo con il suo principale, prima che succedesse l'irreparabile."
La donna annuì, aspettando che egli proseguisse.
"Lavoro ancora per la Daito, ufficialmente..." balbettò con voce tremante "Lei...?"
"Ho rassegnato le dimissioni, ma il nuovo Presidente non le ha ancora accettate."
"Per lo meno, lei ha diritto di scelta." soggiunse Karato portando la tazza alle labbra.
Ma il liquido, probabilmente freddo, a contatto con esse provocò in lui un guizzo evidente di disgusto.
"Non riesco a perdonarmi di non essere stato di aiuto al signor Masumi quando ne aveva bisogno." disse andando subito al dunque "Io...posseggo denaro come qualsiasi altro top manager. Il mio benessere lo debbo a lui, ma, adesso che non c'è, vista la mia posizione, non so più cosa fare...Mi sembra di mangiare a sbafo..."
Saeko sospirò:
"E' assurdo che si senta in colpa. Il signor Masumi non si circondava certo di lavativi e scansafatiche. Ciò che ha è stato guadagnato."
"Certo." l'interruppe Hijiri "E lei, allora? Perché ha dato le dimissioni?"
"Non credo di poter sopportare l'idea di avere un altro capo." rispose con franchezza la segretaria "Patetico, vero? Io ho lavorato solo con Masumi Hayami. L'ho visto muovere i primi passi come vice di suo padre e, poi, assumere la massima carica a livello manageriale. E' il più in gamba capitano d'industria che sia dato trovare. Ed è onesto. Per come sono io, non mi ci vedo al soldo dei Takamiya o a...<servire> un possibile surrogato di erede del vecchio Presidente..."
Karato annuì:
"Ho sentito notizie poco confortanti."
"Lo so." masticò Mitzuki "Era prevedibile che Eysuke Hayami facesse di tutto per mantenere l'accordo coi Takamiya. E' assurdo che sia arrivato a tanto..."
"Diseredare suo figlio, però, non gli servirà a trovare un erede per lui e per <l'imperatore.>..."
La donna strinse gli occhi:
"Di che parla? Allora...non ne è al corrente. Il Presidente emerito non si è limitato a diseredare Masumi. C'è molto altro, dietro a questo accordo...!"

***


Masumi Hayami, mano nella mano con la giovane compagna, si mosse in direzione della lapide che commemorava la madre.
Maya portava con sé un mazzo di rose scarlatte legate in un nastro scuro: i toni, assai simili al viola, ben si sposavano coi fiori.
"Strano..." disse il presidente della Daito avvistando altri bouquet elegantemente disposti davanti al marmo grezzo "Solitamente, mi occupo di persona di portare i fiori. Vengo in questo cimitero sia per onorare tua madre che la mia, visto che riposano a poca distanza. Mi chiedo chi possa essere stato..."
"E' così difficile pensare che possa trattarsi di tuo padre, caro?" chiese Maya sorridendo teneramente.
"Tu non pensi mai male di nessuno, amor mio." le sorrise con altrettanta dolcezza Masumi "E nei confronti di Eysuke nutri una simpatia che ha del miracoloso. No. Posso dire con assoluta certezza che il mio anziano genitore non sia mai venuto qui dal giorno del funerale..."
"Non starai parlando sul serio...?" fece Maya quasi scandalizzata.
Era impossibile, per lei, figurarsi una cosa come quella.
"E, invece, sì." rispose sicuro Masumi, il tono amaro di chi non riusciva ancora a perdonare "Era troppo impegnato a elargire bustarelle ai miei parenti poveri per evitare che mi prendessero con loro...Aveva saputo che volevo andarmene e, così, è ricorso ai <cari>, vecchi metodi."
L'attrice abbassò la testa, desiderosa di trovare il lato buono in ogni cosa:
"Allora, non ha fatto male. Non del tutto, almeno: che gente può mai essere quella che si fa comprare?"
Hayami le diede un buffetto sulla guancia, quindi prese a sistemare il bouquet di rose.
"Sei veramente la dèa..." disse per lodarla poco dopo.
Non riusciva a sentirsi del tutto quieto: il fatto che sulla lapide di Aya fossero state riposte rose scarlatte, abitudine che lui solo aveva, lo rendeva incerto.
 
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Capitolo nono



"Di che cosa parla, signorina Mitzuki?" chiese Hijiri con gravità "Sa delle cose di cui, evidentemente, sono all'oscuro."
Ella si mosse sulla sedia sovrappensiero: pareva incerta.
L'<uomo ombra> di Masumi Hayami le aveva detto chiaramente di lavorare ancora per l'azienda: Saeko non conosceva i suoi retroscena esistenziali e rivelare ciò che aveva scoperto poteva costituire la scelta sbagliata, se non addirittura ancor più lesiva degli interessi dell'ex Presidente.
"Sto parlando di una delle persone più vicine al signor Masumi. Sulla carta, per lo meno. Voci di corridoio sempre più insistenti lo danno per scontato: sarà lui a prenderne il posto."
Karato Hijiri impallidì:
"Ha detto che collaborava col signor Hayami solo <sulla carta>. La sua affermazione è piuttosto forte: confesso che mi ha dato i brividi. Significherebbe che non ci si può fidare neppure delle persone a noi più vicine."
Mitzuki si tirò su gli occhiali, un gesto di ironia che, sovente, si concedeva quando era sua intenzione scacciare i pensieri molesti.
"Oh, sì." confermò "Io lo so più di chiunque altro, <godendo> di una sorella che appartiene a questa categoria di persone: arrivista, impicciona e chissà cos'altro..."
"No..." sorrise forzatamente Karato "Non è possibile. Stiamo parlando di un <fratello>: hanno fatto tutto insieme. Le scuole, lo sport, i primi passi dentro questa azienda..."
"Certo, un <fratello gemello perfetto>." rise la segretaria "Tranne che su un punto: quello, per denaro e potere, sarebbe disposto a contrarre non uno, ma mille matrimoni d'interesse. Per Eysuke è il top: conosce l'azienda come Masumi ed è spietato come lui non è..."
"Si prenderà in carico Shiori Takamiya?" ripeté sconcertato Hijiri "La ragazza non è in sé; non potranno mai essere <una famiglia normale>."
Mitzuki lo fissò con semplicità, quindi sollevate le spalle, commentò:
"Il signor Masumi non è cresciuto in una famiglia <normale>: tra Eysuke e Aya Fujimura non c'era alcun affetto...nessuno slancio solidale: lui ordinava e la signora obbediva. Al punto di sacrificare suo figlio pur di dargli la possibilità di sfondare nel mondo della finanza. Mi sono sempre chiesta chi fosse meglio, tra i due."
"Questo giudizio non piacerebbe al signor Masumi." mormorò con serietà il collaboratore ombra.
"Dico solo la verità." rispose senza indugi Saeko "Se uno ha un figlio, deve fare di tutto per proteggerlo e non solo...garantirgli una posizione. La natura del signor Masumi non è mai stata ...spietata. E, da quando ha incontrato Maya Kitajima, ha fatto un cambiamento senza precedenti, ritornando ad essere il ragazzo di buon cuore che era prima di entrare in azienda."
Hijiri annuì, ricordando tanti episodi del passato: il vasto mare nel cuore di Masumi, che prima intravedeva appena, cominciò ad apparirgli nitidamente.
E si tingeva, in alcuni punti, di scarlatto, come se grondasse di amore e disperazione.
Quanto doveva avere sofferto nel tentativo di apparire ciò che non era!
Con il disprezzo di Maya perennemente sulle spalle!
Hijiri si passò una mano sulla fronte, sconcertato:
"E' certa di quanto mi ha riferito?"
"Assolutamente." disse Mitzuki "E, per quanto ne so, <lui> si è già presentato ufficialmente a casa di Ryu Takamiya col beneplacito di Eysuke Hayami. Shiori non è in sé: cederà."

***


Seiichi Hokuto, con fare nervoso, sedette nella piccionaia del teatro Daito di Shibuya, dove stavano per iniziare le prove per lo spettacolo del due di gennaio.
L'aria che tirava non era delle migliori: i volti degli attori parevano tesi e soprattutto quello della dèa scarlatta non poteva dirsi <concentrato>: da sempre, Maya viveva con grande intensità sia la sua vita interiore sia quella di tutti i giorni, da cui traeva costante ispirazione.
Era la vincitrice della competizione, ma non poteva ancora definirsi felice a causa della posizione precaria del suo promesso sposo.
Hajime Onodera, circondato da alcuni suoi studenti, entrò in sala in quel momento, rompendo un equilibrio già precario.
"Che diavolo ci fai qui?" quasi ringhiò Kuronuma scendendo dal palcoscenico e dirigendosi verso il regista.
"Fatti una tisana, Ryuzo..." rise l'altro "Ne ho il diritto, visto che supervisiono per conto del Presidente..."
"Supervisioni?" ripeté l'uomo "E a quale titolo?"
Onodera si schiarì la voce:
"Questo teatro è a uso specifico della compagnia Ondine, di cui sono direttore artistico. Non dimenticare che tu e il tuo gruppo state beneficiando della <carità> della Daito Art Productions..."
Kuronuma stava per mettergli le mani addosso, ma subito fu fermato da Sakurakoji, cui era corsa dietro la stessa Maya.
"Signor Onodera," cominciò l'interprete di Isshin "non la credevo in grado di dire cose tanto spiacevoli. Noi tutti, qui, stiamo impegnandoci strenuamente per la buona riuscita dello spettacolo."
"E la <mia> compagnia è senza un teatro." disse il regista sornione "Quindi, come la mettiamo?"
"Se solo volesse, lei godrebbe di tutti i teatri della Capitale!" fremette Yuu serrando i pugni.
"Basta!" urlò a quel punto Maya, che se ne era rimasta nascosta dietro le sue spalle "Questo teatro era stato messo a disposizione da Masumi..."
"Masumi non è più un Hayami." rispose Onodera "Non è nessuno. L'ho visto bere, poco distante da qui. Il vostro amore ha portato solo distruzione e voi siete qui del tutto abusivamente."
"Bene." disse la ragazza, che non credeva ad una sola parola "Questo significa che neppure al <suo> Presidente interessano più i diritti di rappresentazione de La Dèa Scarlatta."
"Il <mio> Presidente" motteggiò il regista "sa benissimo che, testarda come sei, non cederai mai quei diritti alla Daito. Tanto vale che ve ne andiate fuori dalle scatole..."
Un lampo di indignazione passò negli occhi di Maya Kitajima:
"E' musica, per le mie orecchie. Non starò in questo teatro un secondo di più. Reciterò anche all'angolo di una strada, se necessario, ma mai, <mai> in una struttura che appartenga al <suo> caro Presidente!"
Seiichi strinse i pomelli della poltrona sconcertato:
"Maledetto avvoltoio. E' facile, quando si ha una miserabile posizione, aver la meglio sui deboli..."
Hiromi, seduta lì di fianco, sorrise:
"E' arrivato il momento. Giochi bene le sue carte."
"E' gente disperata." ironizzò il manager "Senza un teatro, dove vuoi che rappresentino lo spettacolo...?"
"Potrebbero farlo per la strada..." disse con cipiglio disgustato la segretaria "Maya Kitajima l'ha appena detto e ne sarebbe capace: tra l'altro, lo ha già fatto."
Seiichi portò una mano alla fronte, quindi, lasciata Mitzuki al suo posto, decise di palesarsi.
Discese con velocità i gradini che separavano la piccionaia dalla platea e, dopo essersi schiarito la voce, si mostrò:
"Buon pomeriggio, signori."
Diede uno sguardo incoraggiante a Maya: la sua mano, ritta e rivolta nella sua direzione, pareva incitarla a calmarsi.
"Lo squalo dell'alta finanza..." ridacchiò Onodera "Che fai qui? Scendi per banchettare anche tu con questi...perdenti...? Vincitori che non hanno neppure un teatro!"
"Banchettare <con> te?" chiese Seiichi, i due occhi azzurri glaciali e pieni di disgusto "Con te che sei il lustrascarpe dei potenti? Fai la voce grossa solo perché non hai ricevuto ancora ciò che ti meriti. Ma la pacchia finirà anche per te..."
"Oh-oh..." motteggiò il regista della Ondine "Uno che ha la yakuza al soldo viene a far la morale <a me>?"
"Tu credi di sapere tutto, vecchio bifolco, ma non sai niente." sibilò Seiichi "Presto te ne accorgerai."
Si rivolse a Ryuzo Kuronuma ed era come se volesse dire ad Onodera che non si intratteneva a interloquire con chi non merita considerazione alcuna:
"So che deve prima consultare la sensei, ma sappia che ogni mio teatro è a vostra disposizione. Da adesso, fino alla rappresentazione ufficiale de La Dèa Scarlatta."
Gli occhi di Maya brillarono per un istante, ma si incupirono subito: Masumi le aveva raccontato che il mandante del suo attentato, mesi prima, era proprio Seiichi Hokuto.
"Non lei..." balbettò "Non è possibile...Passeremmo dalla padella alla brace..."
"Sta' zitta, Kitajima." l'interrupper Ryuzo Kuronuma, gli occhi ridotti a fessure "Sarò chiaro, con lei, signore. Non firmerò nessuna carta che la signora Tsukikage non approvi. Ma sarei fuori luogo o pazzo, se le dicessi che non ho bisogno di un supporto: siamo a novembre inoltrato e il cast non può rischiare di ammalarsi, visto che si preannuncia un inverno assai freddo..."
"Ma, signore...!" obiettò Maya.
"Non potrei essere più d'accordo." disse Seiichi rivolgendo alla prim'attrice un'altra occhiata rassicurante "Non intendo mettervi sotto contratto contro la vostra volontà."
"Sei un imbecille, Ryuzo..." rise Onodera "Ti stai mettendo nelle mani di quel mafioso che ha attentato alla vita di Masumi..."
"Stai attento a come parli." sibilò Hokuto "Potrei sguinzagliare la yakuza <anche> contro di te..."
Maya prese a tremare, sconcertatissima:
"Signor Kuronuma, la prego..."
Ma il regista non le diede retta e, fatto un fischio, incitò il cast e gli operai ad iniziare a riprendere quanto apparteneva loro per traslocare nel teatro che Seiichi avrebbe indicato.
La fidanzata di Masumi osservava il profilo del presunto <salvatore> e non sapeva che cosa pensare: l'esperienza le aveva insegnato a non fidarsi delle apparenze.
Per anni, aveva odiato il suo uomo, credendolo responsabile d'ogni nefandezza possibile ed era stata drasticamente smentita.
Seiichi si accese una sigaretta guardando altrove: aveva usato l'accendino con la sinistra e tenuto il fumo sull'angolo della bocca, come chi è in procinto di parlare, ma si tiene tutto per sé.
Quel gesto le ricordò tanto Masumi.
"Non posso...fidarmi di lei." disse la giovane "Quella sera, il mio fidanzato stava per essere ucciso dai mafiosi...Ho avuto molta paura: se lui non mi avesse difeso, avrebbero fatto a pezzi anche me."
"Sono al corrente di tutto questo." mormorò Seiichi con tono quasi lugubre, come se gli mancasse l'aria "La notizia era su tutti i giornali, ma, se può valer qualcosa la mia parola, sappia che si può sbagliare, che si può pagare un prezzo molto alto per la propria presunzione. Io sto mettendovi a disposizione il mio teatro e non chiedo nulla in cambio. Glielo giuro sul mio onore, signorina. Non intendo farvi del male."
 
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Capitolo decimo



Maya tornò nella villa di Izu a sera inoltrata.
C'era aria di tempesta: il mare, da cui non aveva staccato lo sguardo per tutto il periodo di percorrenza della costiera, aveva un aspetto che incuteva timore, probabilmente specchio di ciò che si agitava dentro il cuore dell'attrice.
Non sarebbe stato facile rivelare a Masumi, già provato per gli avvenimenti recenti, quello che Kuronuma sensei aveva deciso. Tra l'altro, prima che lasciassero il teatro Hokuto, in cui si erano comodamente sistemati subito dopo la discussione con il regista Onodera, era arrivato anche il benestare della signora Tsukikage.
Dalla Valle dei Susini, ov'era ricoverata dal giorno dello spettacolo dimostrativo, l'anziana interprete faceva sapere che tutto quanto era accaduto rientrava in un copione già visto ed era un bene che la collaborazione forzata con la Daito Art Productions fosse finita per sempre. Fino a quel momento, non aveva addotto dinieghi di sorta per compiacere Maya e anche perché, nel profondo, anche la sensei aveva compreso il valore di Masumi.
Ma, ora che il giovane era stato privato di cognome e patrimonio, tutto tornava come prima e le ostilità erano riaperte.
"Scusa il ritardo." disse la Kitajima entrando "Ci sono stati degli imprevisti."
"Ne sono al corrente." rispose sollecito l'ex amministratore della Daito "Siete stati coraggiosi, tu e Kuronuma, a tener testa a quel rancoroso di Ajime..."
Maya si rabbuiò, ripensando alle sue menzogne, ma preferì svicolare:
"E' stato il signor Hijiri a raccontarti tutto? Io, però, non l'ho visto..."
"No." disse Masumi "Mi ha chiamato Mitzuki. Non so, in tutta onestà, cosa stia passando per la testa del mio ex collaboratore: credevo che fosse anche un amico e, invece, non mi ha chiamato neppure una volta dacché si è consumato il fattaccio."
Maya negò col capo:
"Deve essere stato messo alle strette da tuo padre! Lui non è tipo da abbandonare: noi lo conosciamo meglio di chiunque altro...!"
L'uomo la prese tra le braccia.
"Vorrei poterti credere. Le voci che mi sono giunte, però, dimostrano che il tuo assunto, sostanzialmente, è una bellissima illusione."
Le accennò del suo storico <amico> e collaboratore che, complici le lusinghe di Eysuke, aveva finito per accettare la carica di Presidente della Daito.
Maya non lo conosceva: da quando stavano insieme, Masumi non lo aveva mai incontrato o sentito telefonicamente."
"La cosa ti fa star male?" chiese timidamente la giovane.
"Ovvio. Non è per il ruolo, ma per il legame che credevo indistruttibile." rispose con convinzione l'altro.
Si staccò da Maya, quindi le chiese se avesse fame: si era dedicato alla cucina per tutto il pomeriggio e l'odore che proveniva dai fornelli era realmente invitante.
"Sei davvero una miniera d'oro..." sorrise l'attrice "Sai fare tutto..."
Aveva tirato, nel mentre, un sospiro di sollievo, ché Ajime Onodera aveva raccontato le solite frottole per il gusto di mettere zizzania tra loro. Masumi, fortunatamente, era stato a casa e non aveva messo piede in nessuna bettola di Tokyo.
"Chissà," ironizzò Masumi "forse potrei riciclarmi come cuoco..."
Maya deglutì, quindi prese ad apparecchiare: notò che alcune carte erano sparse sul tavolo della cucina e, prima di metterle via, diede loro uno sguardo.
"Azioni?" fece titubante "Chi è questo...Kenji Sarada...?"
Egli le andò vicino, sfilandole con delicatezza le carte:
"Sono azioni della Daito e Sarada...sono io. Tempo addietro, ho acquistato parte del pacchetto azionario dell'azienda sotto falso nome."
"Dici sul serio?" chiese Maya sconcertata.
Masumi assentì:
"Lo fanno in molti, in modo da conservare sempre la maggioranza. Adesso, non valgono ad accampare alcun diritto, però. E, in ogni caso, non sono sufficienti ad assicurarti un teatro a tempo di record: a quest'ora, Eysuke Hayami avrà sentito il Presidente per l'Associazione Nazionale per lo Spettacolo, gli avrà offerto il denaro necessario per la ristrutturazione definitiva del Kyoshoto. Se anche non metterà mai le mani sui diritti, il vecchio avrà la sua soddisfazione maxima."
"Non accetteremo mai questa cosa. E abbiamo iniziato a sottrarci alla schiavitù di Eysuke già oggi!" sbottò con la sua genuina semplicità Maya.
"Che intendi dire?"
E lo sguardo azzurro di Masumi parve tornare brillante come un tempo.
"Abbiamo lasciato il teatro della Ondine." spiegò l'attrice tornando titubante "Abbiamo, al momento, un'altra sistemazione. In fondo, non ci interessa che l'allestimento sia grandioso. Il Kyoshoto è stato un palcoscenico ideale per la rappresentazione di prova: sia io che Ayumi eravamo alle prese con un copione da scrivere ancora perché, fino a quando non abbiamo calcato le scene, non abbiamo compreso realmente Akoya. Ma...adesso qualsiasi location andrà bene. E sia il signor Hayami che il Presidente dell'Associazione Nazionale per lo Spettacolo dovranno rendersene conto."
"Aspetta, amor mio, torna indietro e spiegami...Chi? Chi ti ha offerto un teatro?"
La risposta di Maya si fece attendere per un istante che sapeva di eterno.
"Seiichi Hokuto." disse infine.
Gli occhi del giovane fidanzato si aprirono, tanto fu lo sconcerto.
"Seiichi Hokuto?!" ripeté "Siete andati fuori di testa?...Quello aspetta di vendicarsi di me da tempo immemore! Credi lo abbia fatto per spirito di carità o...?"
Era talmente preoccupato da tremare visibilmente: anche la voce aveva perduto fermezza.
"Tu mi hai visto!" continuò "Hai visto come mi ha ridotto! E, se non ti avessi protetta, quei brutti ceffi avrebbero fatto a pezzi anche te!"
"Lo so." ammise Maya "Ma, nelle sue parole, ho ravvisato del rammarico. Si è come scusato. Anche io l'ho aggredito, ma lui è stato così gentile...Non credo che mentisse. Inoltre, la sensei Tsukikage si è detta d'accordo, per non parlare del regista, che è stato il primo a dare il benestare..."
"E' una follia..." disse soltanto Masumi raggiungendo la vetrata.
Fuori la tempesta imperversava e non era più solo nel cuore di Maya Kitajima.

***


Shiori si mosse sul letto alla ricerca della vestaglia da camera.
La toccò con una mano, ma non riuscendo ad afferrarla, si vide costretta ad alzarsi.
Prima di compiere quel gesto, aveva spento la luce, così da accertarsi che la cameriera non fosse a sonnecchiare dietro la parete di carta: non era sua intenzione far intuire a tutti che si era ripresa.
Dalla sua finestra si potevano raccogliere mele e altri frutti e di essi si nutriva ogni qual volta le veniva fame, guardandosi bene dal reclamare il cibo raffinato della cucina. I resti finivano nel water o tra i cespugli.
Quel giorno, però, la sua commedia subì una battuta d'arresto.
Il nonno bussò concitatamente alla camera mentre stava mangiando con gusto una mela e, senza attendere risposta, era entrato.
"Sono lieto di vederti mangiare senza l'aiuto di Kio." disse il vecchio riferendosi alla cameriera "Sono venuto a portarti liete notizie, figliola. Notizie che rinvigoriranno il tuo spirito."
"Di che stai parlando?" chiese con tono stanco la donna "Non mi sono mai piaciute, le tue idee. L'ultima volta che sei entrato e hai parlato come stai facendo mi hai proposto il matrimonio. Ed è inutile rammentarti com'è finita..."
Ryu sorrise:
"Bene...vedo che la lucidità tipica degli intelletti <elevati> ha ripreso il sopravvento. Me ne compiaccio..."
"Vai al dunque, nonno: che cosa vuoi?"
"Voglio che ti vesti, che ti faccia bella e che vada incontro a un futuro radioso. Il futuro che si addice alla moglie del giovane capitano d'azienda più in vista della Capitale..." rispose risoluto il vecchio.
Shiori strinse gli occhi:
"Sei andato anche tu fuori di testa? Masumi non tornerebbe mai sui suoi passi: ha incontrato il...grande amore. La ama da sempre: sosa vuoi che gliene importi di me?"
E nascose il viso tra le mani, scoppiando in un pianto irrefrenabile.
"Chi vuoi che sia Masumi?" chiese ironicamente Takamiya "Un pezzente! Uno che non può permettersi neppure di alzare lo sguardo su una ragazza del tuo rango!"
"Ma, prima, ti piaceva!" sbottò Shiori "Era l'erede del colosso teatrale che mancava alla tua collezione! Nonché il tuo più papabile successore!"
"Non sto parlando di quel derelitto, ma del nuovo erede di Eysuke." rispose criptico l'anziano chiamando la cameriera personale di Shiori.
"Nonno, aspetta..." disse quest'ultima.
"No, tesoro." mormorò perentorio Ryu "Ho accettato la tua farsa per due mesi: credevi non sapessi che mangiavi di nascosto? Che stavi comportandoti in quel modo solo per tenerti Masumi? Ora che il giovane rampollo è tornato ad essere Mr. nessuno, è giusto che mia nipote si adegui alle <mie> scelte."
"Nonno!" protestò Shiori.
"Farai come dico io." ribadì l'<imperatore> "E sono certa che il ragazzo ti piacerà anche di più. E' bello e sa esattamente come gestire un'azienda..."
 
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Capitolo undicesimo



Shiori indossò uno yukata a fiori arancioni su fondo marrone: il colore, scelto dal nonno, accentuava il ritrovato colore delle guance, come anche i folti capelli corvini.
Dentro di sé, la giovane fremeva di indignazione: la decisione del patriarca dei Takamiya gravava sulle sue spalle come un peso inaccettabile.
Eppure, prima di lei, anche sua madre aveva compito la medesima scelta: e, a suo dire, non s'era mai pentita, dal momento che aveva ricevuto in dono quella figlia così bella e delicata.
Una benedizione del cielo!
Inoltre, Shino - così si chiamava la mamma di Shiori - si era sposata con un uomo facoltoso, che Ryu aveva subito apprezzato e inserito negli uffici legali del Gruppo Chuo. In una famiglia in cui, prevalentemente, venivano al mondo delle femmine, era ovvio che il futuro dipendesse dal loro grembo e dalla loro <capacità> o <forza> di contrarre il matrimonio giusto.
Shiori doveva adeguarsi e continuare su quella linea per essere utile all'azienda.
Tuttavia, il fatto di scomparire per sempre dall'orizzonte di Masumi - anche solo per infastidirlo - le era intollerabile.
Per questo motivo, ignara, andò incontro al suo <pretendente> certa del fatto suo e, comunque, desiderosa di instillare anche in lui quel veleno necessario per consumare la sua vendetta.
La risposta a tutto fu il viso chiaro di Chioichiro Gin: vestito di un severo abito tradizionale scuro, le fece un cenno col capo come se volesse renderle omaggio. I capelli nerissimi erano tirati indietro e rivelavano una fronte spaziosa appena solcata da qualche ruga d'espressione.
Aveva l'età di Masumi e la sua bellezza era un fatto: tuttavia, si ravvisava qualcosa di <sbagliato>, come se l'insieme rendesse quell'uomo indesiderabile.
"Così è lei il nuovo erede..." esordì la Takamiya inginocchiandosi davanti al tavolino basso "La sua scaltrezza ha fatto storia tra le pareti di questa casa."
"Bisogna saper aspettare il momento giusto:" rispose suadente Gin "le congiunture economiche - e sentimentali - vanno colte al tempo opportuno. Senza fretta."
"Come intende <eliminare> per sempre Masumi Hayami e Maya Kitajima?" chiese Shiori con una ingenuità che aveva del grottesco.
Chioichiro scambiò uno sguardo perplesso con Ryu, quindi rispose:
"Ne ha ben donde ad avercela con lui. Si è comportato sconvenientemente, rivelando una natura che non conoscevo. Siamo stati amici per tanti anni, ma non mi aveva mai aperto il suo cuore riguardo a Maya..."
"E' stato furbo..." masticò Shiori sprezzante.
"Comunque, stia tranquilla: siamo solo all'inizio. Il cast di Ryuzo Kuronuma, in queste ore, è stato cacciato dal teatro della Ondine. E non credo che il Presidente dell'Associazione Nazionale per lo Spettacolo accetterà il sostegno di altre compagnie che non siano la Daito o, comunque, i suoi partner..."
"Ne è certo?" chiese la donna stringendo gli occhi.
"Tesoro, ho fatto al Presidente una offerta che non poteva rifiutare." si intromise Takamiya "Il Kyoshoto diventerà un centro culturale di primordine, grazie alla nuova gestione Daito <e a me>."
"E se quella ragazza si rifiutasse di recitare?"
Il nonno rise fragorosamente, seguito da Gin:
"Ma è proprio quel che vogliamo: bruciare per sempre Maya Kitajima; lei non cederà i diritti e verrà trasportata in un vortice di vergogna senza precedenti. L'opinione pubblica la obbligherà a cedere i diritti alla Himekawa e, così, anche la signora in nero avrà la giusta punizione. Che il diavolo se la porti via: senza di lei, La Dèa Scarlatta sarebbe già della Daito da tempo immemore!"
 
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Yayoi
view post Posted on 16/8/2014, 19:40




Che bella 'nuova' coppietta!
Vatti a fidare degli amici...e anche delle ex! :D
 
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Grazie di avere trovato il tempo di leggermi, Barbara! :wub:

Capitolo dodicesimo



Masumi Hayami si era recato al teatro di proprietà di Seiichi Hokuto per assistere alle prove de La Dèa Scarlatta. In cuor suo, nutriva la speranza di incontrare anche il Presidente della compagnia rivale della Daito per capire se davvero fosse in buona fede come aveva fatto intendere a Maya.
Fuori, il vento gelido che preannunciava l'autunno era <accompagnato> da una pioggia incessante. Per raggiungere il teatro dal posto in cui aveva parcheggiato, Masumi si era compeltamente inzuppato.
Il cielo esaudì quel suo piccolo sacrificio <fisico>, ché Seiichi era proprio lì, in piccionaia, il viso assorto di chi è preso dallo spettacolo che ha davanti e non vede nient'altro.
L'ex figlio di Eysuke gli si sedette di fianco senza dire una parola.
"Sapevo che sarebbe venuto." disse Hokuto arcuando le labbra "In un certo senso, lo speravo."
"Davvero?" chiese ironicamente il giovane "Mi domando perché..."
"Ho saputo che è incorso in una piccola...tragedia familiare." affermò titubante l'altro.
"Non direi <piccola>." ironizzò Masumi "Sono stato diseredato e non ho più il mio lavoro."
"Che ne è dei suoi amici?" l'incalzò Seiichi pensando a Hijiri e a Saeko Mitzuki. Non che li conoscesse di persona. Le foto scattate da Hiromi, però, glieli indicava come familiari o, comunque, assai vicini all'ex amministratore della Daito.
"Non lo so." rispose con una nota di amarezza quest'ultimo.
"Beh, dal mio punto di vista non è un male." soggiunse Hokuto "Se se ne sono andati, non sono amici e penso, in tutta onestà, che il fatto di essere diseredato da Eysuke sia più una benedizione che una tragedia personale. Io odio profondamente quell'uomo."
Ne aveva fissato il profilo delicato, l'espressione degli occhi azzurri: era sincero. O, almeno, così sembrava.
Seiichi si accorse di essere studiato e, nel tentativo di fugare l'imbarazzo, si schiarì la voce.
"L'ho compreso, mio malgrado." ridacchiò Masumi distogliendo lo sguardo. Si era come sentito turbato da quel modo di fare compassato.
Si cospargeva il capo di genere o intendeva prenderlo in giro?
"Non era lei il bersaglio." disse riluttante Hokuto "Non so spiegarlo...non posso spiegarlo..."
"Certo." masticò l'altro "Ma non mi interessa sapere la sua...verità. Ciò che conta è che Maya sia al sicuro. E' per questo che sono qui: intendo proteggerla."
"Crede che possa far del male all'interprete della dèa scarlatta?" domandò scandalizzato Seiichi.
"Perché? Non ci ha forse provato, quando tentava di fare a pezzi anche me?"
Masumi fece per alzarsi, ma il Presidente della Hokuto Productions lo trattenne gentilmente per un braccio:
"Non siete più in pericolo. Un giorno, vi sarà spiegata ogni cosa..."
"Come le ho detto, non me ne frega nulla." disse Masumi scioccato dal suo modo di fare.
Si stava prendendo delle confidenze eccessive e si rivolgeva si a Maya che a lui con fare non amichevole, ma, addirittura, familiare! A tanto arrivava, dunque, la sua falsità?

***


Saeko Mitzuki e Karato Hijiri si presentarono davanti al teatro Hokuto proprio mentre Maya e Masumi salivano sull'auto di quest'ultimo per tornare nella casa di Izu.
Pioveva ancora: il cielo, ormai scuro a causa dell'ora tarda, non accennava ad alcun miglioramento.
I due ex collaboratori di Masumi, un po' umidi, aspettavano sotto il portico con aria decisamente seria.
"Non posso crederci..." disse il giovane Hayami.
"Non è più necessario che io mi nasconda." mormorò commosso Hijiri tendendogli la mano."
Masumi lo fissò con volto interrogativo, mentre Maya, che aveva intuito il suo pensiero, si strinse al braccio del fidanzato.
"Siamo qui" spiegò Saeko "per metterci al suo servizio. Noi abbiamo atteso qualche giorno per decidere sul da farsi. Alla fine, siamo giunti ad un'unica soluzione: vogliamo supportarla fino alla fine."
Il giovane strinse le labbra:
"Che significa, signorina Mitzuki? Io ho perso tutto...non ho più..."
"Le sue azioni sono insufficienti, è vero." disse Hijiri, il tono pacato di chi sa il fatto suo "Ma non ha tenuto conto delle nostre. E, oggi, siamo qui per offrirgliele."
Masumi sgranò gli occhi.
"Volete tentare...la scalata alla Daito?" chiese sconcertato.
"Non noi. Lei." disse Karato "Le nostre azioni sono sue."
"Non è possibile..." balbettò il fidanzato di Maya.
Quest'ultima, nei cui occhi era dipinta gratitudine e dolcezza, sorrideva sopresa e commossa.
"Siete molto gentili...Io non sapevo niente dei vostri investimenti in Borsa..."
"Ovvio." disse Saeko sollevando le sopracciglia "Le transazioni in Borsa sono affare privato."
"So che siete due vecchie volpi." ridacchiò Masumi "Ma...la scalata alla Daito sarebbe un colpo per Eysuke. Io non me la sento di fargli del male...Se sapesse che mi riprendo la società, gli verrebbe un coccolone."
Karato Hijiri scosse la testa:
"Prevedevamo anche questo."
Mitzuki sospirò.
"Abbiamo un piano B e riguarda proprio i soldi che abbiamo accumulato seguendo l'andamento della Borsa." disse sistemandosi gli occhiali.
"Andiamo all'asciutto, prima." li consigliò Maya che non smetteva di guardare ora lo strano duo ora il suo fidanzato.
"Torniamo a Izu: sarà il nostro quartier generale. Voi due...andate a prendere vestiti e tutto quel che serve. Vi trasferirete laggiù, con noi."
 
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view post Posted on 19/8/2014, 14:24
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Capitolo tredicesimo



Seiichi incontrò il vecchio Eysuke al circolo del golf di Tokyo, un'oasi di verde poco distante dal centro della Capitale.
Era sulla sua sedia a rotelle e Asakura, solitamente al suo fianco, lo aveva lasciato solo per andare a prendergli qualcosa da bere al bancone del bar.
Lo sguardo del vecchio Hayami era così tetro da far paura: a questo si univa un vago senso di angoscia, perfettamente manifesto negli occhi piccoli. Seiichi lo conosceva troppo bene per non accorgersene.
Appena Eysuke lo vide, il suo volto si fece ancor più contratto, come se davanti a lui si fosse materializzata una creatura malefica.
Aveva saputo che le prove del gruppo di Kuronuma sensei erano state spostate in uno dei suoi teatri e questo gli rendeva il Presidente del gruppo Hokuto ancor più inviso.
Finse, pertanto, di non conoscerlo, girandosi con la sedia verso una delle vetrate che davano sui campi da golf.
Seiichi, però, memore anche della conversazione avuta con Masumi, gli piombò alle spalle, salutandolo nel modo più ironico di cui fosse capace.
"Che cosa vuoi, mafioso?" chiese allora il Presidente della Daito Art Productions senza neppure guardarlo.
L'altro depose la tazza di caffè che aveva preso al bar sul tavolino accanto a lui, quindi sedette.
"Hai qualche altro epiteto da dedicarmi?" domandò a sua volta "Il tuo tono di voce è così amabile...Chiunque ti stia a sentire non desidera altro!"
Prese uno dei manici della sedia a rotelle per girarla verso di lui e costringerlo a guardarlo negli occhi.
"Come osi? Pensi di avere a che fare con un tuo subalterno?" sibilò Eysuke alzando un braccio minacciosamente.
"Ci sono subalterni e subalterni." rimarcò facendogli eco Seiichi "Tu sei uno di quelli che non meritano rispetto. Ma come hai potuto? Come hai potuto liberarti di un figlio che, in pratica, avevi schiavizzato per poi dare tutto a un altro? Un traditore! Uno che sai benissimo sarebbe capace di tradire colui che gli ha offerto il suo stesso cognome!"
Eysuke abbassò la testa sconcertato e incerto al tempo stesso.
"Non sono affari che ti competono..." masticò.
"La fedeltà di Masumi va a te anche adesso!" disse Hokuto con tono rancoroso "Non meritavi un figlio leale, ma il bastardo a cui hai passato il testimone..."
"Se Masumi avesse mostrato durante la sua infanzia la natura melliflua che gli è propria, lo avrei diseredato prima..." masticò il vecchio "Sapevo, quando l'ho rimosso dalla carica di amministratore delegato, che non avrebbe mai fatto nulla per nuocermi. Io so che è un'animella...e, inoltre, tiene troppo alla Daito per fare qualcosa contro la società che ha contribuito a rendere grande..."
"Contribuito?" ripeté schifatissimo Seiichi "E' lui che l'ha portata ai vertici: diversamente, Takamiya non gli avrebbe mai messo gli occhi addosso! Né gli avrebbe offerto sua nipote...Adesso, ascoltami bene, vecchio bastardo: io ti giuro che arriverò dove Masumi non ha osato e non osa. Se lui è ancora un ragazzo di primo pelo, così non è per me. Ti annienterò; ti porterò via anche La Dèa Scarlatta. Sono già un passo avanti a te, ma questo tu lo sai già. Mangerai la polvere: pagherai fino all'ultimo..."
"Mi chiedo perché l'abbia così tanto con me e con la Daito..." disse serio Eysuke, che non poteva sospettare nulla del perché del rancore di Seiichi "Sembra più una questione personale che d'affari..."
"Chigusa Tsukikage era un fiore impareggiabile." mormorò Hokuto con lo sguardo perso nei ricordi.
"Sei stato innamorato di lei anche tu?" chiese il vecchio Hayami.
Ma non ebbe risposta, ché il Presidente suo rivale lo piantò in asso.

***


"Chioichiro, vorresti prendermi lo scialle, per favore?" chiese Shiori col tono mellifluo di chi vuol apparire con un piede nella fossa.
Un guizzo di fastidio passò negli occhi piccoli e scuri del nuovo amministratore della Daito.
"Dovresti muoverti di più." masticò "Se è vero che hai la pressione bassa, stare sdraiata o seduta è del tutto controindicato."
"Che uomo rude..." bofonchiò la Takamiya spingendosi un poco in avanti per recuperare l'indumento, che stava adagiato su una poltroncina poco più avanti.
"Sarò rude, ma è la pura verità." disse Gin "Renditi conto che non puoi continuare in questo modo. Come tuo fidanzato, è mio dovere dirti le cose come stanno. Io ti supporto su ogni fronte, ma non su questo: sarai la madre dei miei figli e devi tenerti in salute..."
Shiori si girò di fianco infastidita, buttandosi addosso lo scialle: quel modo di esprimersi era non soltanto fuori luogo, ma anche al limite del volgare. Masumi non avrebbe mai osato e ciò contribuiva ad acuire in lei il desiderio di vendetta ai danni di Maya Kitajima.
"Se pensi che sarò disponibile, ti sbagli." mormorò altezzosamente "Io non sarò mai il tuo giocattolo..."
"E io non sarò mai il fuco da fecondazione del tempo opportuno." rincarò l'altro "Hai mai sentito parlare di <doveri coniugali>? Sono quelli che sei tenuta ad onorare dal giorno in cui sarai sposato con me."
"Io sono malata!" sbottò Shiori "E se ti sposo è solo perché mio nonno mi ha costretta ad accettare questa assurda proposta. Tutte le donne della mia famiglia lo hanno fatto prima di me e debbo farlo anche io! Non ti amerò mai: ti odio con tutte le mie forze!"
Gin sorrise sprezzante:
"Sarà più divertente, allora...E scommetto che, per quanto tu dica e faccia, odi di più il tuo ex fidanzato...Tu hai bisogno di me per consumare la tua vendetta e farai ogni cosa che io ti chiederò per...<ringraziarmi>..."
E, detto così, la prese per un polso e la costrinse a girarsi: Gin le catturò subito le labbra e fu un bacio morboso e sconvolgente cui Shiori non fu in grado di opporsi.
 
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