L'ultimo ballo

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 26/6/2014, 15:12
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


L’ultimo ballo



“Mi sono stufata.”
Le parole, pesanti, caddero con un tonfo sordo a rompere il silenzio di quella giornata di pioggia.
Depositandosi direttamente sul cuore, gravandolo una volta di più.
“Non credo più in quel che sto facendo.” Rincarò la giovane donna con dire ancor più autorevole.
Donde veniva quel tono? Per anni era stata ritenuta circuibile, tonta, scioccamente incapace di prendere decisioni autonome.
Tranne che a lui, il suo detrattore e il suo sciacallo, il suo mentore e il suo unico interlocutore.
“E…?” domandò come se gli mancasse l’aria l’uomo che le sedeva davanti.
La tazzina, rimasta sospesa a mezz’aria per un poco, fu depositata sul piattino con velocità innaturale, come se il passaggio dall’affermazione di lei alla domanda di lui avesse rotto irrimediabilmente un equilibrio di suoni ed emozioni già precario.
“Ho deciso di rinunciare.”
Un altro schiocco. Un’altra pietra tombale.
“E perché, di grazia?” chiese l’uomo con tono ora alterato. Il torrente in secca tornò a riempirsi in un istante, come accade in estate, dopo un fragoroso, consistente temporale.
Lei citò il non senso. Tirò in ballo concetti a suo dire “banali”, come arte e amore e inscindibilità degli stessi.
Ancora una volta, ebbe a definire se stessa “sciocca e inconsistente”.
All’uomo che l’ascoltava con disappunto sempre crescente parve tutto tranne che “banale, sciocca e inconsistente”.
Ella lo fissò con semplicità, il sorriso di chi sa di non poter ambire a nulla. E il nulla dipinto negli occhi sconcertava, se possibile, più della stessa prospettiva. La pioggia prese d’improvviso a picchiettare sui vetri tirati a lucido del bar.
Lo sguardo dell’uomo, allora, prese ad indugiare sul vestiario semplice e dimesso di lei. Lo era sempre stato, ma quel giorno lo era ancor di più, complice l’atmosfera generale assai cupa.
“L’arte è la mia realtà.” Tergiversò la giovane “Se non riesco a vivere in pienezza, non posso neppure ambire ad essere l’artista che tutti vorrebbero.”
“Credevo” disse l’uomo a labbra strette “che lei avesse la capacità di mutarla, quella realtà.”
“Il lavoro che mi è stato proposto va al di là di un ruolo. In un certo senso, li riassume tutti. Ma a me manca l’essenziale. Io non conosco l’unico elemento necessario per mettere in atto ogni battuta, ogni movenza. La mia capacità immaginativa non può supplire a una carenza effettiva.”
Egli colse al volo l’allusione.
“Ed è proprio certa di questa…carenza?” le chiese a bruciapelo l’altro sfilandosi le lenti ambrate e fissandola con eloquenza.
“Più che sicura.” Fu la replica, pronunciata come in un soffio.
Adesso l’aria pareva mancare a lei.
Gli occhi, ormai ridotti a fessure, parevano scomparsi dal volto, proiettati su una immagine eloquente che egli ben leggeva.
“E se le dicessi che è tutta una interpretazione errata?” l’incalzò “Che le sue idee su quanto non è accaduto sono sbagliate?”
La ragazza ridacchiò.
“Andiamo…” fece tra l’ironico e l’imbarazzato, il volto rosso come le accadeva sin da bambina davanti ad una espressione che non s’aspettava “Cosa può esserci di sbagliato?”
Il pensiero indugiò sulla casa che non aveva mai visto, sulla presentazione che non era mai avvenuta. Nulla di ciò che aveva sperato aveva trovato realizzazione.
I giochi, ormai, erano fatti e l’ultimo treno perduto.
“Sono sopravvenute delle questioni.” Disse titubante l’uomo.
“E, ovviamente, non può parlarmene.” Gli fece eco la donna “Capisco: il suo senso del dovere è tale! Ma io non voglio che lei tradisca il suo segreto. I motivi sono sin troppo ovvi, ormai. Non dubito di avere rivestito una…grande importanza per quella persona. Ma, alla fine, debbo prendere atto che l’entusiasmo del mio…benefattore non era tale da smuoverlo dai suoi propositi.”
Il suo interlocutore si schiarì la voce:
“E’ successa una cosa molto grave, deve credermi. Non può mollare proprio adesso! Sarebbe una sciocchezza. È giunto il momento di pensare anche a ciò che c’è fuori di lei perché sta dimostrando di essere egoista come…”
Ella sollevò il viso quasi di scatto.
“…come mia madre?” completò sollevando le sopracciglia folte e scure.
“C’è tutto un mondo che ruota intorno a lei, attorno allo spettacolo!” sbottò nuovamente l’uomo “Se lei rinuncerà, causerà solo rovina! La sua immagine sarà rovinata, trascinando con sé tutto il resto del cast! Non può farlo! non deve!”

CONTINUA!

 
Top
view post Posted on 27/6/2014, 15:33
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Karato Hijiri entrò nell’ufficio del Presidente Hayami dopo aver dato due colpetti leggeri, ma decisi, alla porta.
“So perché sei qui.” Tagliò corto Masumi “Vuoi scaricarmi in faccia il tuo disprezzo e, magari, minacciare di portarmi via Maya. Ma sappi che mi sono stufato. Di lei, di te e delle tue prediche.”
Karato richiuse la porta dietro di sé:
“Non sapevo avesse il dono della preveggenza. Visto che sa già la metà delle cose che era mia intenzione riferirle, mi dica come ha intenzione di porsi davanti a qualcosa che non si aspetta.”
Masumi Hayami depose la sigaretta nel posacenere di cristallo, una ruga sottile tra due occhi assenti e vacui, così simili a quelli di Maya per colore e per indisposizione interiore.
“So perfettamente che, quand’anche ti dicessi di tacere, non lo faresti.” Mormorò sarcastico.
“Se proprio insiste, tra dieci secondi, varcherò quella porta.” Soggiunse Hijiri fissandolo con estrema eloquenza “Ma sono certo che, dentro di sé, sta implorando pazzamente di <sapere>.”
“E sia!” si alzò di scatto Masumi, spingendo la poltrona fino alla parete di vetro “Vediamo che cosa c’è <di nuovo>…”
“Lei vuole mollare.” Rispose senza indugio il collaboratore della Daito “Credo voglia andarsene.”
Masumi ebbe un sussulto: aveva davanti Hijiri e il suo volto severo, ma già, con lo sguardo, andava oltre, proiettandosi laddove Maya sarebbe dovuta essere a quell’ora: a teatro, coi suoi compagni, col suo regista.
“Ma che stai dicendo? Com’ è possibile?” chiese riprendendosi rapidamente.
Le espressioni di Hijiri lo avevano scioccato, ma subito aveva realizzato che non potevano corrispondere a verità: erano soltanto una blanda minaccia per metterlo ancora una volta davanti alle sue responsabilità.
E l’uomo ombra parlò davvero di esse:
“Lei non ha obblighi soltanto nei confronti della signorina Takamiya. Le ricordo che, per quanto consenziente, è stato in pratica costretto da suo padre ad accettare un fidanzamento di convenienza. I suoi obblighi, invece, sono tutti in relazione a Maya. Per sette, lunghi anni ha fomentato illusioni. Le ha promesso qualcosa che non intende darle. E ora che Maya la ricambia che cosa fa? L’abbandona a se stessa? La porta al punto di farla venire allo scoperto, le promette il mondo! Finalmente, consente di incontrarla. E, alla fine, si rimangia ogni cosa.”
“Non è colpa mia se sono finito fuori strada la sera che avremmo dovuto incontrarci a Izu.” Masticò Hayami riprendendo il fumo tra le dita.
“Certo.” Ironizzò Hijiri “Rammento bene la sua <felicità> all’idea di incontrare Maya. Era così felice da percorrere la strada da Tokyo alla villa al mare completamente ubriaco. È un miracolo che non ci abbia rimesso le penne.”
“Suppongo che a te non sarebbe spiaciuto.” Disse Masumi con occhi di bragia.
Il collaboratore della Daito scosse il capo:
“Certo, sarebbe stato più semplice farmi fuori quel giorno, quando mi ha lanciato contro il tagliacarte. Ma non lo ha fatto ed io sono pronto a fare il tutto per tutto pur di portare Maya su quel dannato palcoscenico.”
Hayami diede una boccata alla sigaretta, quindi, con tono appena udibile, soggiunse:
“E’ così difficile dedurre che tutto è stato una beffa? Ci siamo …lasciati trascinare da chissà quale romantica fantasia per arrivare allo stato cui siamo oggi! Tu accusi me di essere un assassino! Io ho causato la follia di Shiori e Maya ha rovinato la sua vita inseguendo un personaggio che, forse, non fa per lei.”
Hijiri si alzò a sua volta, raccogliendo la cartelletta davanti a sé.
“Sono d’accordo con lei.” Sentenziò lasciando il suo capo di sasso “In fondo, il suo interesse per Maya è nato a teatro. Siete anime affini, ma solo sul palcoscenico. Se incontrasse la signorina per strada, non la noterebbe neppure. Ha ragione, quando dice che tutto è nato da una sciocca infatuazione artistica.”
Arcuò le labbra significativamente:
“Ma Maya Kitajima è molto di più ed io, in questi mesi, ho avuto modo di conoscerla assai profondamente, anche al di fuori del teatro. Ho visto ogni sua fragilità, ho asciugato le sue lacrime. Le assicuro che erano reali al punto da farla disperare di riuscire a calcare le scene ancora una volta.”
“Ebbene?” chiese spazientito Masumi “Stai per dirmi che te la prenderai davvero? Vuoi farmi ripetere di nuovo la scena del mese scorso? Bada, potresti restare deluso. Io non ti ammazzerò.”
Hijiri lo fissò con sufficienza:
“Solo ora mi accorgo di quanta presunzione lei sia capace. Per sette anni, ho fatto di tutto per venirle incontro, per capirla.”
“Nessuno ti chiede ulteriori sforzi.” Disse il Presidente della Daito dirigendosi al minibar “Pensavo che, da uomo generoso qual sei, ti fosse comprensibile il mio punto di vista.”
Hijiri ridacchiò:
“Non dirò al mio amico più caro che dimostra di essere buono e caritatevole sol perché rinuncia alla felicità per stare vicino ad una donna impazzita. Ha visto anche lei il dossier della signorina Takamiya: è isterica, patologia di cui soffriva già prima di contrarre il fidanzamento. Non è colpa sua se è andata fuori di testa!”
“Ci sono possibilità di ripresa.” Mormorò Masumi armeggiando con la bottiglia del whisky.
Se ne versò uno secco, senza aggiunta di ghiaccio.
Karato deglutì:
“Qualche tempo fa, udendo le attuali intenzioni di Maya, avrebbe fatto di tutto per farle cambiare. Lei è cambiato, signor Masumi ed io non so più cosa fare.”
“Stalle vicino, ma non troppo.” Commentò per nulla opportunamente Hayami “Se c’è qualcuno che può ambire a renderla felice, quello è Yuu Sakurakoji. Non certo tu.”
 
Top
view post Posted on 28/6/2014, 16:43
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Hijiri si mosse stancamente verso l’auto aziendale di colore rosso. La mano stringeva le chiavi con una certa forza. Solo quando fu lì per aprire la portiera si rese conto di averle strette così tanto da procurarsi una sorta di segno al centro del palmo della destra. La fissò per un istante: invero, non era concentrato sul blando dolore che, senza volere, si era procurato. La testa era ferma altrove, dieci piani più sopra, in un ufficio nel quale stava consumandosi un dolore masochistico e senza appello.
Invero, si rendeva finalmente conto di ciò che, una volta, Eysuke Hayami ebbe a dirgli con toni a suo modo <paterni>.
“Ti accorgerai, crescendo, come esistano delle gerarchie. Gli uomini di rango elevato – e per rango elevato intendo coloro che si sono costruiti col duro lavoro una posizione invidiabile – sono coloro che, per forza di cose e, soprattutto, per mantenere intatto il loro potere debbono subire l’assalto del mondo più di tutti. La gente semplice fa cose da gente semplice: si nutre, si accoppia, guadagna ciò che serve per il soddisfacimento dei bisogni primari. Non ambisce all’eccelso.”
Hijiri ridacchiò amaro:
“Che male c’è se uno non… ambisce all’eccelso?”
“Probabilmente, nessuno.” Gli fece eco Saeko Mitzuki, palesatasi d’improvviso alle sue spalle “Ma tutti gli uomini sospirano all’indirizzo di quell’eccelso, nessuno escluso.”
Karato riconobbe subito la solerte segretaria di Masumi Hayami: le fece un cenno del capo, come a presentarsi, ma non fece il suo nome.
Arrossì come chi è colto in fallo.
“Non si preoccupi.” Diss’ella distogliendo lo sguardo dalle lenti ambrate come le sue “So perfettamente che è uno dei più stretti collaboratori del Presidente. Kappa, giusto?”
“Giusto.” Fece Hijiri passandosi una mano dietro al collo.
“Ditta M.” proseguì la donna “Giusto?”
Egli non disse né sì né no e tornò ad armeggiare con le chiavi.
“E’ tempo perso.” Mormorò la segretaria con rammarico.
Mitzuki parve cercare qualcosa nella sua cartelletta, ma era ovvio che fosse solo un po’ in imbarazzo per la curiosa situazione.
“Siamo entrambi preoccupati per la ditta in questione e per il suo acquirente, ma, come ho detto, è tutto inutile.”
Hijiri deglutì:
“Il signor Hayami direbbe che anche lei ha il dono della preveggenza…”
“Solo perché egli è trasparente.” Spiegò l’altra pedante “Chi, come noi, lavora a stretto contatto con lui non può non accorgersi di ciò che, suo malgrado, gli passa per la testa.”
Si appoggiò all’auto del collaboratore ombra della Daito:
“Da sette anni, assisto con pena e commozione a vicende al limite del pazzesco: un uomo buono e generoso, costretto a vestire i panni dell’affarista senza scrupoli perché il mondo vuole che sia così. Un uomo che, chissà come, si ritrova a proteggere una persona che avrebbe dovuto odiare e distruggere. Arriva ad amarla teneramente…”
“Non so di che parla…” provò a trincerarsi Hijiri.
“Certo.” Rise la segretaria piano “Nessuno sa. Nessuno deve sapere. Perché, a detta del Presidente, si tratta di sentimenti vergognosi. Ma vergognosi per chi, signore?”
Egli si sistemò gli occhiali sul naso:
“C’è chi ambisce all’eccelso, no? La ditta M, evidentemente, non rappresenta l’eccelso.”
“O, forse, lo è.” Lo corresse Mitzuki “E’ la piccola e insignificante ditta M, quell’<eccelso>. Il signor Hayami lo sa. In un certo senso, questa consapevolezza lo spinge a tirarsi costantemente indietro. E, poi, c’è la questione riguardante la sua futura moglie. Un uomo di grandi sentimenti non può vivere come se quegli eventi non fossero mai accaduti.”
“E’ solo una pazza. Una sciocca viziata.” Disse Hijiri pentendosi subito del giudizio.
Era talmente legato a Maya da detestare qualunque cosa o persona nuocesse alla di lei felicità.
Si rese conto di esagerare e provò, dopo aver incrociato una espressione ironica della segretaria, a porvi rimedio:
“Non intendevo esprimere giudizi indegni: so che la signorina sta soffrendo molto, ma non per questo può costringere il mondo intero a ruotare attorno alla sua follia.”
Mitzuki sospirò.
Vide transitare dei dipendenti e fece cenno al suo interlocutore di parlare adagio:
“Sarà meglio troncare. Anche un parcheggio sotterraneo ha orecchie ed io sono stata incauta. Mi ha fatto piacere parlare con lei, ma, non so perché, mi sento ancora più triste, ora che ho condiviso sensazioni e qualche blando ricordo.”
“Si può dir tutto anche con niente.” Masticò altrettanto amaro Hijiri “Mi par di capire che anche lei, alla fine, ha tirato i remi in barca.”
“Abbiamo a che fare con due soggetti molto testardi.” Soggiunse la segretaria “Sono consapevole di non poter continuare a tartassare il Presidente con le mie frecciate. Lui e lui solo deve darsi una svegliata.”
“Io stesso” fece l’altro “ho provato a farlo in modo non proprio ortodosso. Sa cosa ho ottenuto: una minaccia di morte. Ma, subito dopo, le sue braccia son tornate conserte.”
Fece un passo verso Mitzuki:
“Anche dopo aver saputo che lei vuole mollare…non ha battuto ciglio. Non so più che cosa fare. A questo punto, anche lo spettacolo dimostrativo è a rischio.”
“Non credevo che entrambi arrivassero a tanto.” disse la donna tristemente.
“Non ha mantenuto la sua promessa. Per la prima volta, il donatore di rose scarlatte ha deluso la sua protetta.”
Saeko Mitzuki non poteva sapere che il collaboratore ombra si riferisse all’incontro mancato di Izu: comprese, tuttavia, che doveva trattarsi di qualcosa di assai grave.
“Il risultato” terminò Hijiri “è il disfattismo di lei e il presunto disinteresse di lui. Sembra che l’incidente l’abbia spinto a un drastico cambiamento di rotta.”
“Incidente?” ripeté allarmata la segretaria “Di che sta parlando?!”
“Nulla di grave.” La tranquillizzò subito l’uomo “Come vede, sta benissimo. Fisicamente, per lo meno.”
Di nuovo un cenno del capo, stavolta per congedarsi definitivamente.
Mitzuki lo osservò prender posto in auto, notando che era piuttosto alto di statura: le lunghe gambe quasi battevano contro lo sterzo sportivo e <basso> della Maserati.
Sistemò la cartelletta che aveva tenuto in mano sino a quel momento e si accinse a raggiungere il suo capo.
 
Top
view post Posted on 29/6/2014, 10:33
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Maya Kitajima, seduta su una panchina del porticciolo di Yokohama, osservava il mare con sguardo assente.
Rammentava con dovizia di particolari quasi malata gli eventi di cui lei e il signor Hayami erano stati protagonisti: la nave Astoria, le sue gentilezze, il ballo sotto coperta e, poi, quelle promesse scambiate alla luce di battute troppo coinvolgenti per essere ritenute semplicemente parte di un copione teatrale.
Nella sua testa, un solo quesito: perché?
Qual era il senso di tanto soffrire?
Anche lei, come Hijiri, si interrogava sul senso delle cose. Sette anni della sua vita erano trascorsi sotto l’ombra amorevole di un uomo che l’aveva supportata in ogni modo possibile. Un uomo che era arrivato a diventare odioso ai suoi occhi pur di non turbarla, pur di non distrarla dal lavoro che era ad un passo dal realizzare.
Ma la voglia era scemata del tutto.
“Mamma,” si disse a labbra strette “il signor Hijiri ha ragione. E avevi ragione anche tu: io sono una buona a nulla. Come ho potuto pensare anche solo per un istante di poter vivere, assieme al mio sogno artistico, anche il mio sogno d’amore? Che senso ha un amore che non può trovare realizzazione? Può definirsi tale?”
Sapeva di avere un disperato bisogno di risposte, ma anche di non poterne avere: non da un uomo che si rifiutava di incontrarla. Non da un uomo che le aveva ribadito di essere fidanzato e in procinto di sposarsi.
Le parole accorate di Hijiri non potevano supplire a quella carenza. Non potevano darle la forza necessaria per non mollare.
Recitare per chi?
Come interpretare l’amore appassionato e pienamente ricambiato di Akoya?
Sakurakoji si sedette di fianco a lei: era apparso come dal nulla, prendendo posto poco distante, silenzioso come suo solito.
“Il signor Kuronuma mi ha detto di averti mandato a riflettere qui.” Esordì un poco cupo.
Maya si grattò la fronte, quindi ostentò un sorriso tirato, ma sincero:
“Sì, oggi è un disastro. Uno dei tanti…disastri.”
La voce le si incrinò e prese a piangere.
“Sakurakoji…” riprese dopo un istante “Questa è la punizione per averti fatto soffrire.”
Nascose il viso tra le mani.
L’attore, sconcertato da tanto dolore, taceva.
“Sono…ero…arrabbiato con te.” Si decise a dire dopo averla udita singhiozzare ancora “Ma non ho mai pregato perché tu soffrissi.”
Si fece coraggio e le prese la mano:
“Ho sofferto, sì. Ma non ho mai desiderato che tu stessi male. Ricordi, Maya, la giornata trascorsa a casa di mia cugina Yoko? Siamo stati così bene! A che cosa hai pensato allora? A niente! Solo al fatto che eri felice. Ed eri con me. Facevamo le cose che due ragazzi della nostra età fanno. Senza falsità. Senza preoccuparci di nulla. È così che dovrebbe essere sempre. L’uomo è fatto per essere felice.”
“Io sto davvero bene con te.” Soggiunse Maya “Soffro perché so di averti causato pena. Lontano da certi pensieri e situazioni, non ho alcun problema a ritenermi felice. Mi piace stare al tuo fianco: mi comunichi affetto e sicurezza. Ma…”
“Ma non sono lui!” quasi sbottò Yuu “Ho visto come vi guardavate. Ho visto come ti guardava lui!”
“Ti riferisci al giorno del tuo incidente?” chiese la giovane attrice con aria ancor più abbattuta “Mi spiace tanto per quanto accaduto! È solo colpa mia.”
“Tu hai solo seguito il tuo cuore.” La difese il ragazzo “E’ lui quello che non posso perdonare. In un istante, col suo atteggiamento sconsiderato, è riuscito a distruggere ciò che avevamo con fatica ricostruito. E mi mangio le mani, Maya, perché tutto questo è accaduto anche a causa mia!”
Ella lo fissò perplessa: davvero non capiva a cosa si riferisse.
Yuu lo spiegò come meglio poté, assumendo un colorito piuttosto acceso:
“Se, anni fa, non avessi scelto di lasciarti, di andare a studiare recitazione in America, saremmo insieme. Fidanzati o, comunque, in procinto di sposarci. Tu volevi bene a me, Maya! Ed io, da perfetto idiota, ti ho lasciato nelle mani di Ryo Majima e, poi, nelle <sue> mani.”
“All’epoca mi ci volle un poco per capire che eri geloso di Ryo.” Disse la giovane con tenero rimpianto “Ma lui era davvero un compagno di lavoro e basta. Non ho mai provato sentimenti al suo indirizzo.”
“Me ne resi conto molto tempo dopo, quando finisti tra le braccia di quell’attore da due soldi…” masticò arrabbiato Yuu.
Il suo sguardo azzurro si fece tagliente come il ghiaccio:
“Ma è <lui> quello che odio di più: ti ha senz’altro abbindolato. Quale altro motivo ti avrebbe spinto a cercare la sua compagnia? Ti ha sedotta: non lo perdonerò…”
“Se tu sapessi…” pianse Maya “E, ti prego, non volergliene: egli non ha colpe. È stato il più amorevole e costante dei miei sostenitori. Il suo aiuto non è mai mancato. Fino ad oggi…”
Sakurakoji non comprendeva il senso del suo dire, ma voleva sapere ad ogni costo. Solo dopo aver saputo, avrebbe avuto il coraggio di ricominciare con lei.
“Non so cosa ci sia stato tra voi, quella notte.” Disse imbarazzato e arrabbiato insieme “Di qualunque cosa si tratti, io fingerò non sia mai accaduta. Lui ti ha…ti ha toccata?”
Maya negò energicamente col capo senza aprir bocca e il volto di Yuu si rischiarò.
“Non che sia importante.” Provò a spiegare “Ma mi interessa sapere fino a che punto quell’essere ha osato spingersi con te. Un giorno, gli renderò pan per focaccia, puoi starne certa.”
Maya strinse l’attaccatura del naso sottile tra due dita:
“Sakurakoji, io non sono più certa di continuare…”
E fissò le stampelle del compagno di lavoro con grande rammarico.
“Non capisco l’amore della dèa o, se lo capisco, non so come renderlo. Come interpretarlo…Tutto ciò che ho fatto sinora mi pare così banale. Non posso competere con Ayumi.”
“E’ un problema da sempre, questo.” Disse Yuu con gravità “Ma rinunciare al ruolo è impensabile. Per non dire assurdo. Pensa a coloro che hanno lavorato con te per tutti questi mesi. Pensa alla signora Tsukikage e al tuo sacrificio!”
“Hai ragione.” Sottoscrisse Maya “E, se ci penso, non posso fare a meno di pensare a quanto egoista sia stata in tutti questi anni: sono stata una stage storm prima e una pessima, inconcludente attrice oggi.”
“Nel mezzo, c’è stato tanto altro.” La corresse Sakurakoji “Mi pare tu sia eccessivamente dura con te stessa. Non ti rendi giustizia, Jane.”
La Kitajima ridacchiò:
“La ragazza lupo…Pensavo non ci fosse ruolo più difficile e, invece…Essere una bestia è infinitamente più semplice che essere una dea dall’incomparabile bellezza. Ayumi è perfetta, credi a me.”
“Se la Himekawa ti sentisse, ti prenderebbe a sberle.” Fece l’attore adirato “Nessun vero artista disprezza un ruolo. Non esistono ruoli infimi, in teatro. Né vili. È come dire che il mondo è fatto di gente visibile e di gente invisibile: forse, quelli che nessuno conosce hanno minor valore?”
“Ma io tutte queste cose le so.” Fece Maya con dolcezza “E’ di me e me sola che parlo. Sono…inadeguata. Se avessi avuto davvero tutto quel potenziale che in tanti mi attribuiscono…”
“…quella notte sarebbe andata diversamente.” Pensò quasi con sollievo Sakurakoji, ma se lo tenne per sé.
“Tu sei destinata a grandi cose.” La lodò “Se vuoi andar via per qualche ora, verrò con te. Passeremo un po’ di tempo insieme. Ti sentirai meglio…”
Ella negò col capo:
“No, caro. Non approfitterò mai più del tuo buon cuore e parlo sul serio, stavolta. Non tornerò in teatro. Non voglio più. Ti prego di perdonarmi.”
Si alzò dalla panchina, le spalle curve.
“No.” Fece Yuu altrettanto perentorio “Non accadrà niente del genere. Domani a mezzogiorno tu sarai in teatro come sempre. Con me. Col nostro regista. Col cast. Io ne sono certo.”
“Grazie.” Disse Maya in un soffio, già lontana con la mente e col cuore.
Sakurakoji rimase a contemplare il mare, un tuffo al cuore che pareva non avere fine e lo costringeva a respirare appena per non infliggersi dolori lancinanti al petto.
Non poteva. Non doveva essere tutto finito.
 
Top
view post Posted on 30/6/2014, 13:31
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Masumi Hayami raggiunse Chigusa Tsukikage sotto il porticato della villetta di sua proprietà in cui l’anziana attrice dimorava insieme a Genzo dal giorno del suo ritorno da Nara.
“Che cosa è accaduto?” chiese andando subito al dunque la signora in nero “E’ inusuale che venga qui, in orari da ufficio, per conferire con me.”
“Si sbaglia.” Fece sarcastico il giovane Presidente della Daito “E’ un orario d’ufficio perché è una questione d’affari.”
“Già.” Sottoscrisse la donna quasi con disprezzo “Per lei non potrebbe essere diversamente.”
“La sua…perspicacia è sorprendente.” Disse Masumi “E verrò subito al dunque per non sottrarle tempo: veda di tirare le orecchie alla sua protetta, se non vuole che lo spettacolo sia un fiasco.”
Chigusa Tsukikage sollevò il sopracciglio destro:
“Di quale…protetta parla? Io non proteggo nessuno. Forse, lo stesso non può dirsi di lei, signor Hayami.”
Egli si mosse nervosamente:
“Non so cosa stia insinuando e faccia meno la gnorri, per favore: la faccenda è seria.”
“Quand’anche fosse così seria, come potrei intervenire? Il copione di Ichiren è sacro, per me. E dovrebbe esserlo anche per gli attori che si producono per metterlo in scena. Se essi non lo fanno, significa che non ne hanno compreso l’enorme portata esistenziale. Significa che non ne sono degni.”
“La smetta!” sbottò Masumi “Sono oltremodo stufo di sentire queste ovvietà! Sin da bambino, mio padre ha rovinato la vita di chiunque pur di…chiudersi nelle sue stanze a sognare di dee scarlatte e di interpretazioni sublimi! È una vaccata, ha capito? Una tela di ragno assurda e senza senso che ha guidato le nostre strade sull’orlo del baratro! Ichiren Oozachi è morto! Debbo rammentarglielo?! La sua carriera è stata stroncata da un grave incidente! Lo ha dimenticato?!”
“Qualcosa mi dice che sta per tirare in ballo anche la sua, di vita…” ridacchiò un po’ più distesa Chigusa Tsukikage “…dal momento che non un incidente, ma suo padre hanno rovinato la mia vita. E, nel suo caso, una fatale circostanza…”
Masumi si passò una mano tra gli scomposti riccioli biondi:
“Vuole stare a sentire e fare qualcosa per la sua allieva prediletta oppure no?”
“Ho già fatto quanto dovevo per lei. Le ho accordato fiducia.” Replicò compunta la sensei “Le ho affidato la mia vita. Ciò che resta da fare spetta a lei e a lei sola. Non possiamo, né io né lei, convincerla o anche solo sperare di farle cambiare idea. Se Maya rinuncia, è affar suo. Sarà condannata alla mediocrità cui, se non ci fossimo mai incontrate, sarebbe andata incontro inevitabilmente. Ineluttabilmente.”
Lo squadrò per bene:
“Mi pare sia arrivato il momento di mettere le carte in tavola, giovane Hayami: che cosa vuole esattamente da Maya Kitajima? Il suo interesse nei confronti dei diritti di rappresentazione sta facendola sbroccare o cos’altro?”
“Ovviamente.” Sottoscrisse Masumi cercando il pacchetto di sigarette nella tasca sinistra della elegante giacca di tweed.
Non osava neppure guardarla negli occhi e la sensei, da donna navigata, non poté non accorgersene.
“Eppure,” ridacchiò Chigusa “l’unica persona che sia mai riuscita a dissuadere la mia allieva è proprio lei. La maggior parte delle cose artisticamente meglio riuscite a Maya sono riconducibili a lei, Masumi. Pensi a Le Due Regine o a Sogno di una notte di mezza estate. Se mi guardo indietro, in effetti, non c’è rappresentazione che non abbia avuto a che fare in qualche modo con lei.”
“Sragiona.” Troncò il giovane Presidente facendo scattare l’accendino due o tre volte prima di ottenerne una fiamma lunga e quasi violenta “Se vince Ayumi, la Daito potrà solo guadagnarne. Se vince la ragazzina, invece, il sogno mio e di mio padre andrà in pezzi.”
“Allora,” concluse la signora in nero “deve solo pregare che Maya decida di non competere.”
Egli la fissò in modo torvo:
“Non è così che voglio vincere.”
“Lei ha già vinto.” L’interruppe la Tsukikage “Per qualche oscuro motivo, è sempre in mezzo. La vita della mia allieva è scandita dai suoi ritmi. Io so chi è lei. Mi chiedo, però, se abbia agito astutamente o perché tenesse davvero a quella ragazza all’apparenza priva di qualità.”
“Di che sta parlando?” chiese nervoso Masumi.
“Solo una persona facoltosa avrebbe potuto prendersi cura di Maya quando io non ne ero in grado.” Rispose la sensei “Non ho dubbi su chi sia realmente lei. È il donatore di rose scarlatte. È il misterioso benefattore di Maya.”
Hayami tacque, ma il suo viso era così eloquente da non lasciare dubbi.
“Da tempo, la ragazza mi diceva di non riuscire a capire i sentimenti di Akoya. Io le ripetevo che se l’uomo per cui soffriva era davvero la sua anima gemella, sicuramente anch’egli stava soffrendo allo stesso modo. Atrocemente. Ancora una volta, non ho sbagliato. il mio giudizio è stato corretto.”
“Se fosse come lei dice,” disse il giovane spazientito “non sarebbe così difficile andare a prendermi ciò che è mio.”
“Lei è un uomo di mondo.” Gli fece eco la sensei con tono saggio “Ma è anche una brava persona, sotto quella scorza indurita dall’ossessione del denaro. Si sente legato alla ragazza che aveva promesso di sposare. Se le dicessi chi mi rammenta, probabilmente, riderebbe di me.”
Il riferimento a Ichiren parve palese.
“Ma le auguro di non lasciarsi travolgere, come è successo a lui. Ciò che è accaduto a Oozachi è stato inevitabile: non si può vivere nella menzogna. Scegliendo ciò che ritiene <bene> per la sua compagna, firmerà la sua condanna. Ci pensi bene, signor Masumi.”

Nel mentre, Maya si era portata alla stazione dei treni con un minuscolo bagaglio a mano.
La prima neve di novembre cadeva placida, mentre, nelle orecchie, risuonava come una musica: una musica semplice, simile a quella di un infantile carillon.
L’attrice strinse il manico della valigia con forza, trattenendo a stento una lacrima.
“Io sono un’ombra.” Disse tra sé “Nient’altro che questo.”
Lo scalpiccio di passi cadenzati appena dietro di lei la fece sperare per un istante. Pensò che fosse lui. Ci credette davvero quando, girandosi, inquadrò una sagoma alta, dei capelli lunghi sulle spalle. Ma il colore non era quello.
“Signor Hijiri…” balbettò spiazzata l’attrice “Come faceva a sapere che ero qui?...”
Le mancava quasi il fiato per l’emozione e la disillusione.
“Sono anni che, per volontà del mio datore di lavoro, veglio su di lei. Non la perdo mai di vista, Maya.”
“E…” fece la ragazza “…lui? Dov’è? L’ha mandata per impedirmi di partire? Perché, se è così, io non sono per nulla certa di condiscendere al suo desiderio. Senza contare che non ha diritto alcuno di impormi la sua volontà.”
Karato negò con la testa, l’espressione triste:
“Magari fosse così.”
Gli era sfuggito. Per la prima volta, dopo anni, il collaboratore più fidato di Masumi, esprimeva una opinione non propriamente lusinghiera all’indirizzo del suo capo. Non erano le parole in sé, che da sole non contavano nulla, ma il tono della voce, l’amarezza, la delusione di cui ogni sillaba era permeata.
“Siete persone straordinarie, ciascuno a modo proprio.” Soggiunse “Ma pressoché ingestibili. Se prendete una decisione, nessuno può frapporsi. Quelli che vi gravitano intorno, sono costretti a subirla.”
Fissò Maya con intensità:
“E’ così difficile vedere che vi distruggete a vicenda! La vostra infelicità fa preoccupare più d’una persona, lo sapeva?”
Ella pensò subito a Mitzuki e annuì.
“Forse sono egoista. È molto difficile curarsi degli altri, quando si è disperati.”
Gli diede le spalle:
“Ma, con oggi, tutto finisce. Non avrete più pena a causa mia. Io chiuderò con un ruolo che non è mai stato mio. E lui…anche lui andrà incontro al suo destino. Pregherò per la sua felicità. In fondo, non ha alcun senso soffrire per ciò che non è mai accaduto. Il donatore di rose è stato un’ombra scarlatta: una confortevole, meravigliosa, lussureggiante oasi di benessere. Io, invece, temo di non essere stata abbastanza per lui. Forse, solo un’ombra e basta.”
Hijiri si mosse nervosamente:
“Non usi queste metafore con me, per favore.”
Maya, che non poteva conoscere la genesi del suo cambiamento d’umore, si scusò con prontezza.
“Non è colpa sua.” Le disse l’altro “Io sono solo il suo interlocutore, il suo ponte di congiunzione col donatore di rose scarlatte. Non può conoscere ciò che mi passa per la testa o il mio passato.”
Sorrise forzatamente, quindi le tolse la piccola valigia di mano: le loro mani si urtarono piuttosto energicamente.
“Che fa?” si trincerò la Kitajima arrossendo sino all’attaccatura dei capelli “Non è pesante…”
“Lo so.” Disse Hijiri “Ma un uomo deve fare le cose che una donna si aspetta da lui. E, se anche non si tratta di un certo uomo, so bene come comportarmi.”
Con la mano sinistra poggiata delicatamente alla schiena la spinse verso la carrozza ferma davanti a loro:
“Vengo con lei. Dovunque vorrà. Fino a che non l’avrò persuasa a desistere, sarò io la sua ombra.”
 
Top
view post Posted on 1/7/2014, 14:53
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Le avevo detto di non aspettarmi.” Quasi sbottò Masumi Hayami vedendo che la signorina Mitzuki scendeva dall’auto aziendale per salutarlo con un lieve cenno del capo.
“Avrebbe preferito prendere un taxi?” fece di rimando la donna fissandolo un po’ biecamente.
“E’ un problema mio.” Masticò il Presidente della Daito.
La segretaria ci pensò su un istante.
“Oh, certo.” Mormorò dopo un poco “Dimenticavo che la casa che, gentilmente, ha offerto alla sensei Tsukikage si trova a pochi isolati dalla villa dei Takamiya. Sta andando dalla sua fidanzata, è così?”
Masumi non le diede neppure retta e, dribblando la parte anteriore dell’auto, fece per andarsene.
“Anche il Kyoshoto è a breve distanza.” Rimarcò Mitzuki “Ma questo lei lo sa già. Lo sa fin troppo bene.”
“Penso di essere stato chiaro a sufficienza. Non voglio ingerenze nel mio privato.” Scandì il figlio di Eysuke tornando sui suoi passi, il dito indice puntato per la prima volta contro la sua più stretta collaboratrice.
“Siamo tutti preoccupati per lei.” Disse la donna “Certo, non <umanamente>, ma <lavorativamente>. Nel mio caso, come in quello dei miei colleghi, costituisce un grosso problema il fatto che suo padre, il Presidente emerito, ha compiuto oggi ottantacinque anni. E lei è il suo unico erede.”
Masumi rise sarcastico:
“Siete fuori di testa tutti quanti! Pensate che voglia ammazzarmi? Non lo farò mai.”
“Consapevolmente, lei <sa> di non volerlo fare.” Mormorò Mitzuki “Ma esiste anche un subcosciente. Che sa dire la propria quando uno meno se lo aspetta.”
“Sta dicendo sciocchezze.” Tagliò corto Hayami senza neppure guardarla.
“Non intende fare nulla, dunque?” l’incalzò l’atra “E’ venuto fin qui per convincere la sensei ad intervenire. E scommetto che la signora ha negato di aiutarla. Scommetto che le ha urlato contro il suo disprezzo.”
“Non ho bisogno di pappagalli. Mi basta vivere una esperienza alla volta senza fastidiosi ripetitori.” Quasi sbottò il Presidente della Daito.
Una folata di vento gli scompigliò il ciuffo di biondi capelli che ricadde davanti agli occhi.
Non lo scostò neppure e Mitzuki arcuò le labbra:
“Preferisce delegare altri. Alla fin fine, inizio a pensare che i suoi sentimenti non sono poi così forti come ho pensato fossero in tutti questi anni. Maya è inequivocabilmente in crisi. Lei si sente in colpa nei suoi confronti, ma non al punto da farsi avanti per tenderle la mano che lei desidera ricevere. Piuttosto, mi sconvolge che tutta la sua abnegazione, al momento, si riversi sulla signorina Shiori. In casi come questo, non essendo più in condizioni di sposarsi, al posto suo, esulterei.”
“Shiori non è impazzita. Non irreversibilmente.” Disse Hayami abbassando la voce “L’aiuterò fino a che non tornerà la ragazza sana e felice che era prima di conoscermi.”
“E Maya?” chiese la segretaria.
“Maya ha il teatro.” Puntualizzò con tono ancor più basso l’altro “C’è sempre stata l’arte a sostenerla, a renderla felice. Presto si rifarà una vita: questo spettacolo le aprirà prospettive incredibili. Comunque vada, sarà una interprete di successo.”
“E’ la seconda volta che mi stupisce in una manciata di minuti: e mi convinco sempre più che anche Maya Kitajima, ormai, sia ridotta a un semplice problema da eliminare. Lei ha perso il suo cuore, signor Masumi. Non è depresso: semplicemente, è tornato ad essere l’uomo che tutti conoscono.”
Hayami ridacchiò:
“Ma che brava segretaria…Sono sicuro anche io che, quando avrò in mano i diritti di rappresentazione, sprizzerò felicità da tutti i pori. Dimenticherò ogni amarezza, ogni svirgolata esistenziale non richiesta. Passerò la mia vita a gestire i capitali che entreranno nelle casse dell’azienda. Sì, anche io sarò felice. A modo mio.”
Mitzuki scosse il capo: stava per replicare, ma il cellulare del suo capo prese a squillare.
Dal tono che egli assunse rispondendo, dedusse che si trattava della tata di Shiori.
A stento, represse il suo disappunto.
Lo udiva parlare come un automa: cercava di comunicare sicurezza e conforto meglio che poteva. Alla donna, che lo conosceva meglio di chiunque altro, parve davvero di percepire disinteresse nei confronti di Maya.
Quand’ebbe deposto il cellulare nella tasca interna della giacca, dopo aver fatto un cenno con la mano, Masumi si allontanò.
Mitzuki lo seguì per un poco a bordo dell’auto: un paio di isolati e, come aveva correttamente intuito, si infilò nel vialetto fiorito della villa dei Takamiya.
 
Top
Yayoi
view post Posted on 1/7/2014, 17:20




Non ho ancora deciso se questo Masu è da compatire o da prendere a sberle!
 
Top
view post Posted on 1/7/2014, 20:40
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Barbara, non ti crucciare. Hai già capito che il protagonista maschile, stavolta, non è lui! Grazie di leggermi sempre!
 
Top
view post Posted on 2/7/2014, 13:10
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Non capisco.” Disse Maya prendendo posto all’interno della carrozza passeggeri di II classe.
Hijiri, seduto di fronte a lei dopo aver sistemato il bagaglio sopra di loro, la fissò interrogativo.
“Non capisco perché stia venendo con me.” Spiegò la ragazza scrutandolo in viso.
Egli si tolse le lenti come chi è stanco, quindi tirò indietro il lungo ciuffo castano.
Il sole che entrava attraverso il finestrino conferiva ai suoi capelli una tonalità quasi dorata: probabilmente per la prima volta da quando lo conosceva, Maya si accorse di aver davanti un gran bell’uomo.
E presumibilmente dell’età di Hayami.
“Lei non è mai stata molto perspicace.” Sorrise rassegnato il collaboratore del Presidente della Daito “In fondo, il fatto che si sia accorta della mia presenza costituisce già qualcosa.”
“Come potrei non accorgermene?” chiese la Kitajima con semplicità “In fondo, lei è sempre stato al mio fianco: è la voce del mio ammiratore segreto, la sua ombra.”
“Sta usando spesso questo termine…” ridacchiò Hijiri distogliendo lo sguardo chiaro da quello dell’attrice “E, ogni volta, è una stilettata al cuore.”
“Vuole spiegarmene il motivo?”
L’uomo fece un lungo sospiro, il suo sguardo si perse nelle pieghe del tempo: appariva sereno, come se rivangare il passato doloroso non costituisse più un problema:
“Ha parlato del suo donatore di rose come di un’ombra scarlatta. Ha definito se stessa un’ombra. Ebbene, io le dico che se c’è qualcuno che possa ritenersi tale – un’ombra vera – quello sono io.”
“Che significa?” domandò stupefatta Maya “Non…è una metafora, vero?”
“Non questa volta.” rispose Karato.
Guardava il panorama, ma non vedeva né alberi né fiori né animali che pascolavano sereni nell’aperta campagna.
“L’altro giorno – sembra passato un secolo! – le ho detto che è superficiale pensare che le scelte che ciascuno compie riguardino noi e noi soli. Non è così: ogni nostro agire condiziona quello altrui. Succede a tutti i livelli: l’uomo d’affari, sotto questo aspetto, non è diverso da un capufficio o da un padre di famiglia.”
Maya deglutì:
“Lo so. Mia madre è stata la prima persona a subire le mie scelte.”
“Lei ha fatto l’unica scelta possibile per prendersi quell’1 % di possibilità di uscire dal suo stato di minorità: ha scelto di essere attrice e lo è diventata. Io, invece, ho subito le scelte di un uomo debole.”
Picchiettò con due dita della mano sinistra sul tavolino che si frapponeva tra loro:
“Mio padre era un dipendente stimato di una ditta importante, la stessa per cui lavoro. Aveva un bel lavoro, due figli, una moglie che lo adorava. Ma aveva anche il pallino del denaro facile: speculava in borsa. Fino a che si è trattato di piazzare i capitali del suo principale, non ha sbagliato una mossa. Ma, quando si è occupato del suo, forse per mancanza di lucidità, forse perché il pallino del gioco è una malattia mortale, ha inanellato un fiasco dietro l’altro. In altre parole, ha perso tutto: il suo capo, poi diventato il mio, gli propose di pagare i debiti in vece sua. Papà consentì, ma non resse alla disperazione: provocare delusione in quell’uomo così generoso e disponibile gli procurò una ferita insanabile. Probabilmente, pensò di avere perso per sempre la fiducia di tutti. Così, qualche settimana dopo il suo tracollo finanziario, ritenne opportuno sigillare le porte di casa e aprire la valvola del gas. Noi vivevamo in una villetta molto graziosa: durante l’estate, si abitava nell’ala meno esposta al sole pomeridiano, laddove si è consumata la tragedia. Erano le tre di notte: mia sorella è mancata nel sonno e mia madre lo stesso. Mio padre, l’unico ad essere sveglio per ovvi motivi, le ha contemplate per vari minuti. Non ha retto allo stress e, così, ha posto fine alla sua vita sparandosi. Io sono stato svegliato dai colpi di rivoltella e, così, mi sono salvato.”
Maya sgranò gli occhi sconcertata:
“E’ un racconto terribile. Mi dispiace per lei e per la sua famiglia, signor Hijiri.”
“Sento la mancanza di mia madre e mia sorella ogni giorno.” Proseguì quest’ultimo “Riguardo a papà, non gli serbo particolare rancore. Sono passati tanti anni. Il suo datore di lavoro si è mostrato generoso e disponibile fino all’ultimo: mi ha educato, mi ha offerto un lavoro. Ma io sono…ufficialmente morto il giorno in cui Takei Honura ha aperto la valvola del gas. Non posso presentarmi col mio nome; non posso pagare con la mia carta di credito; non posso cercare un altro lavoro. In altre parole, non vivo. Capisce perché ho più diritto io di essere definito <ombra>?”
E ridacchiò con una amarezza che graffiò il cuore sensibile di Maya:
“Lei è meno evanescente di quanto non creda. Almeno per me.”
Egli le sorrise grato.
“In fondo, non ha mai costituito un problema vivere in incognita. Visto il lavoro che svolgo, essere defunto mi consente di sfuggire alle ritorsioni della yakuza…”
“Non minimizzi la sua condizione, signor Hijiri!” sbottò quasi la Kitajima con gli occhi gonfi di commozione “E’ terribile vivere nascosti.”
“Come le ho detto,” specificò Karato “non mi è mai pesato in modo particolare. Tranne che riguardo ad un punto.”
Qui la fissò eloquentemente:
“Dacché ho preso ad occuparmi di lei, nello specifico. Io ho iniziato a pensare che cosa sarebbe potuto essere se fossi stato un uomo normale, con una vita normale, con una carriera normale.”
“A causa mia?” ripeté Maya sconcertata “Che intende?”
Hijiri sospirò.
“Per molti anni, io sono stato l’ombra dell’ombra scarlatta che la seguiva dall’ultimo piano di un grattacielo.” Raccontò “Ho spiato i suoi passi per conto del donatore di rose scarlatte. Ho fatto da fattorino e da intermediario. In un certo senso, ho preso a vivere in relazione a lei per conto suo.”
L’attrice avvampò fortemente.
“Oggi sono qui con lei.” Chiosò Hijiri “Ma non come ombra del suo ammiratore, ma come ombra e basta. È la mia ombra quella che vede. Non so se possa servire. Maya…il suo entusiasmo ha toccato anche il mio di cuore. Io…raccontavo per filo e per segno quel che vedevo al fine di rendere il mio capo partecipe e felice di qualcosa che gli era negato. Fino ad accorgermi che il suo sogno era diventato anche il mio…”
Il treno si fermò in quell’istante: il collaboratore della Daito diede un’occhiata al cartello.
“E’ la stazione di fine corsa.” Disse “Siamo arrivati a Nara.”
“Pare incredibile…” mormorò Maya alzandosi - ancora, non realizzava la portata delle parole del suo amico.
“Sono trascorse sei ore, ma mi è parso che volassero.”
 
Top
view post Posted on 3/7/2014, 13:53
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Finalmente sei arrivato!” esclamò il nonno di Shiori andando incontro a Masumi e abbracciandolo rudemente “Mia nipote si è alzata! Ha chiesto di mangiare un toast con marmellata!”
Sorrideva come se si sentisse sollevato e anche il giovane Presidente della Daito, per un istante, parve rischiararsi in viso.
“E’ una buona notizia!” osservò distogliendosi dalla stretta dell’anziano come se la cosa gli procurasse fastidio.
Si tolse i mocassini e fu introdotto nelle camere riservate alla signorina Takamiya: tutto era in ordine. Mentre incedeva in direzione della stanza di Shiori, il nonno spiegava che la ragazza aveva anche chiesto scusa a tutti, che si sentiva molto meglio, che era pronta a ricominciare.
A Masumi quel drastico cambiamento di rotta parve preoccupante: sintomo tipico di coloro che soffrono della patologia di cui la giovane fidanzata era affetta da sempre.
“Mi pare semplicistico dire che è tutto a posto.” Mormorò prima che egli bussasse alla porta della nipote “Shiori è isterica. Non provi neppure a negarlo. Negare non aiuta. Se possibile, peggiora le cose. Credo che lei, da persona intelligente qual è, lo sappia.”
Il vecchio fece di no col capo:
“Andiamo! Dove hai sentito questa cosa? È colpa dell’anemia! Shiori ha sempre rifiutato di curarsi, ma, ora che si sposerà con te, accetterà di buon grado di farlo. Desidera diventare madre. Sarà una amorevole, ottima madre.”
“Una madre che non riesce a prendersi cura neppure di se stessa?” chiese Masumi con tono così freddo da far indietreggiare il suo interlocutore.
“Vuoi dire che ci hai ripensato?” chiese quest’ultimo arrabbiatissimo “Hai cambiato di nuovo idea?”
“Non vorrei.” Disse Hayami fermo “Ma come pensa che io possa concepire mio figlio con una persona che ha tentato il suicidio, che ha dato fuoco al suo letto urlando frasi sconnesse! Dice che Shiori, oggi, sta bene, ma è certo che sarà così anche domani? E domani l’altro?”
Si passò le mani tra i capelli:
“Desidero tener fede ai miei impegni, ma non alle sue condizioni! Lei crede di poter comprare un compagno per sua nipote. Ci ha creduto anche mio padre e avete combinato queste nozze assurde! Da entrambe le parti, in questi mesi, ho udito minacce di ritorsione in caso di mio diniego. Le dirò una cosa: entrambi voi avete bisogno di me. Quando ho accettato di incontrare Shiori, tutti, nessuno escluso, sapevano chi fossi, che vivevo per gli affari e niente altro. Non mi trasformerò in una badante. Io vivrò la mia vita esattamente come l’ho vissuta sino a prima di contrarre questo fottuto fidanzamento!”
“Stai bene attento, ragazzino!” sibilò Takamiya “Non usare questo tono con me.”
“No, stia attento lei, piuttosto.” Disse Masumi avvicinandosi a lui “A Shiori serve un marito amorevole, ma a lei serve qualcuno che tiri avanti la carretta della sua azienda quando sarà morto. Lei non ha figli o nipoti che siano in grado di farlo. Quindi, non provi neppure a minacciarmi!”
L’anziano abbassò lo sguardo:
“Non mi importa molto dell’azienda. Non dopo ciò che è accaduto.”
Il suo tono era di nuovo diverso, quasi impaziente e preoccupato.
“Ti ho già spiegato” proseguì “che sono disposto a tutto pur di far felice Shiori. Anche cederti l’azienda.”
“Lei non avrebbe comunque scelta.” Sibilò Hayami con una sicurezza che di cui si stupì da solo “Si è già inginocchiato davanti a me. È consapevole che una figuraccia come quella attuale, una volta resa nota, creerebbe un dissesto economico non indifferente!”
“Di quale figuraccia parli?” chiese Takamiya scioccato.
“Mi riferisco” precisò Masumi “ad una famiglia che non si è presa cura di una ragazza. Di una famiglia che ha finto di non vedere la patologia di cui ella era vittima. Se Shiori fosse stata curata, oggi, non starebbe così.”
“Oh, Masumi, sei tu…” Disse la giovane uscendo dalla sua camera. Il viso era spento, ancora vagamente allucinato il suo sguardo “Mi pareva di aver sentito la tua voce.”
“Per quasi un mese non mi hai neppure riconosciuto.” Disse stranito il suo fidanzato “Sono lieto di vederti lucida.”
“Non potevo continuare.” Fece Shiori fissando quasi biecamente suo nonno “Io non ho alcuna malattia. Ero talmente scioccata dalla tua decisione da reagire in modo inconsulto. Ma avevi ragione tu.”
“Non sei… malata?” ripeté Masumi.
“Non lo sono mai stata. Ho semplicemente reagito da bimbetta viziata e ti chiedo perdono.” Ribadì prontamente la ragazza “Andrò dal parrucchiere, mi vestirò e mi nutrirò. E tu sarai libero di onorare le tue promesse. Oppure no.”
“Dici sul serio?” chiese titubante il Presidente della Daito.
“Perché tutti credete di dover dire la vostra su di me??!” sbroccò Shiori lasciando nonno e fidanzato impietriti “Sarò io a decidere, da questo momento in poi.”
Masumi gettò lo sguardo all’interno della stanza, che pareva in ordine.
“Devi tornare a letto…” fece il nonno conciliante “Siamo lieti di vederti piena di energie, ma non puoi stancarti.”
Gettò uno sguardo sul suo vestiario: non indossava il kimono, ma un bel tailleur di color rosa antico.
“Chi ti ha aiutata a indossarli?” domandò quasi balbettando.
“Che domande!” rimbeccò Shiori “Credi mi manchino le mani o la capacità di scegliermi un dannato abito? E, ora, toglietevi di mezzo, allocchi!”
Masumi le prese il braccio con delicatezza, facendola avvampare:
“Allora, visto che stai meglio, sarò lieto di accompagnarti ovunque tu desideri.”
“Non sarà necessario.” Replicò secca la donna “Mi pareva che la nostra rottura fosse già cosa fatta. Non hai obblighi nei miei confronti.”
Masumi alzò le sopracciglia:
“Dici sul serio?”
“Dico sul serio.” Ribadì la Takamiya divincolandosi.
Il giovane Presidente della Daito prese congedo piuttosto velocemente e l’anziano, scrutata Shiori con attenzione, disse:
“Ti rendi conto che, con questo atteggiamento, potresti perderlo per sempre?”
“Non credo proprio.” Fu il commento secco della nipote “Non ci sarà la vittoria dei sentimenti, stanne certo. E sarà proprio il padre di Masumi a fare il mio gioco. Hai fatto un lavoro da manuale, facendo credere a tutti che volevi dare tutta la tua azienda in cambio della mia felicità. Ma, adesso basta, nonno. Da adesso in poi, si cambia registro: perché Shiori Takamiya conquisterà il suo amore.”

***



Karato Hijiri, in maniche di camicia, avanzava per i boschi di Nara seguito da Maya che, non reggendo il ritmo delle lunghe gambe che la precedevano, ansimava non poco.
“Non credevo di essere così in pessima forma.” Disse al suo amico.
“Mi scusi.” Fece Hijiri fermandosi “Sono io ad essere lesto. Doveva dirmelo, Maya. Questa non è una manifestazione per fanatici del trekking.”
Ella negò con la testa:
“Non fa nulla. Ma…ha idea di dove stiamo andando?”
“Ovviamente.” Sorrise sicuro l’altro “Siamo diretti all’antico tempio, giusto? Il tempio della dèa scarlatta.”
“E’ l’unico posto nel quale posso ritrovare un poco di serenità.” Soggiunse a sua volta Maya “Lì nessuno mi disturberà. Nessuno si reca mai in quel vecchio edificio, dal momento che si trova a ridosso di un pauroso strapiombo.”
Hijiri annuì:
“Mi spiace di disturbarla con la mia presenza, ma, come le ho detto, non intendo tornare indietro senza di lei.”
“E’ testardo come non mai…” bofonchiò Maya, che, però, avvertiva dentro un gran senso di pace. La presenza di Karato non la infastidiva: sentiva, anzi, di poter condividere con lui la sua pena, oltre che la sua solitudine.
Le parole che egli le aveva rivolto, prima di arrivare a Nara, però, erano sospese a mezz’aria come un grosso punto di domanda .
Che cosa mai aveva inteso dirle? Quel discorso sulle ombre e, soprattutto, il fatto di essere diventato egli stesso gli occhi di Masumi, l’ombra di Masumi, facevano pensare ad un sentimento vero, del tutto distinto da quello del suo capo. Hijiri provava cose che ella non aveva neppure immaginato potesse provare..
Finalmente, attraversato il ponte che la Tsukikage aveva bruciato in un tempo ormai lontano – e che qualche <anonimo> si era preoccupato di risistemare - giunsero all’ingresso del tempio in cui Ichiren Oozachi aveva trascorso gli ultimi giorni della sua tormentata esistenza. Nonostante ci fosse il sole, a Maya parve più cadente della volta in cui ci aveva dormito insieme a Masumi Hayami.
Si rese conto che era lui <il sole>: anche in quella notte di pioggia incessante, ella non si era mai sentita sola. Le grandi braccia di Masumi, le sue mani calde, l’avevano riscaldata per tutto il tempo.
Hijiri notò il suo disappunto, provando una stretta al cuore.
“Sa con chi sono venuta qui la prima volta?” gli domandò l’attrice tirando su col naso.
“Io conosco tutte le mosse del suo benefattore.” Rispose il collaboratore della Daito “Ma il privato del mio capo è sempre rimasto tale.”
“Ha intuito bene.” Sorrise mesta Maya “E’ stata una notte di tempesta. E in tempesta il mio cuore lo era davvero. Se ho continuato a sperare, dopo, è stato sulla scorta di quei preziosi ricordi. Seguiti da una visione mistica, che mi ha indotta a pensare scioccamente a ciò che non poteva essere. Non poteva mai essere!”
Egli non replicò.
Si appoggiò a un grande susino secolare, fissandone la cima: si muoveva mollemente e quel movimento continuo causava una pioggia incessante di petali rosa e bianchi. Alcuni finivano sulla testa dorata di Hijiri, altri su quella più scura di Maya.
Fu un pomeriggio strano.
Erano arrivati alle cinque e, ora che il sole era calato dietro i monti <a scrigno> che entrambi ben conoscevano, si accorsero di avere ancora tanto e tanto da dire, da raccontare.
La vita dell’ombra aveva suscitato in Maya enorme curiosità; dal canto suo, Hijiri desiderava sapere cosa poteva avere spinto una giovane donna piena di talento e sulla strada per il successo in direzione di un uomo che non aveva mai visto in viso.
Così, dopo aver cenato in pratica con niente – Maya aveva con sé solo un paio di merendine – accesero il fuoco e sedettero davanti a una fiamma che, causa la forte umidità, stentava a sollevarsi.
Dava fumo e, talvolta, crepitava in modo quasi scomposto.
Fu il collaboratore della Daito a parlare per primo: del resto, pensava, rompere il ghiaccio, come anche corteggiare, era cosa che spettava all’uomo. Quell’accostamento lo fece sorridere e preoccupare insieme: le parole <urlate> al suo capo, molto tempo prima, parevano prendere corpo, complice l’atmosfera magica della valle scarlatta, del suo tempio, delle sue leggende inventate o realmente esistite.
“Mi prenderò Maya Kitajima.”
Così gli aveva detto senza batter ciglio e, in cambio, aveva ricevuto un fendente che, per caso o per precisa volontà, si era conficcato sullo stipite della porta.
 
Top
Yayoi
view post Posted on 3/7/2014, 16:00




Si fa interessante, su entrambi i fronti!
 
Top
view post Posted on 4/7/2014, 15:38
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Grazie, Barbara!

Karato, seduto a gambe incrociate, disse:
“Allora…dove eravamo? Ah, sì: come fa una ragazza del XXI secolo a innamorarsi di un uomo che non ha mai visto?”
“Non credo sia andata propriamente così.” Rispose Maya con un sussulto, il tono di chi è sovrappensiero “Adesso che so chi è lui nella realtà, mi accorgo di avere sempre dato un volto al mio benefattore.”
“Com’è possibile?” chiese Hijiri stupito “Da quel che so, ha sempre dichiarato di odiare quella persona…”
L’attrice sorrise:
“Perché non lo nominiamo mai? Sembra quasi che ne abbiamo paura e, forse, è proprio così.”
“Io so perfettamente perché non lo faccio.” Ridacchiò l’uomo “Sono un’ombra e un’ombra parla solo in qualità di testimone, senza mai additare…”
“Suppongo, allora, che sia lo stesso anche per me: sono solo un’ombra, per il signor Hayami.” Fece Maya distogliendo lo sguardo.
Il collaboratore della Daito divenne serio:
“Non lo siamo, no. Lei, per lo meno. Se lo fosse, non proverebbe sentimenti. Ed io, dal canto mio, non potrei essere ucciso.”
Ella lo fissò interrogativa.
“Quel…pazzo…” chiarì Hijiri, ma senza cattiveria o malizia nella voce “è così innamorato di lei da minacciare di morte chiunque si frapponga tra voi. Se anche non lo ammetterà mai, nel suo cuore, sa che vivete un rapporto esclusivo.”
Maya impallidì vistosamente:
“Sta dicendo sul serio?...minacce di morte? È impensabile…”
“E’ così.” Confermò Karato “Ed è accaduto anche a me, lo sa? Pare che il suo ammiratore faccia il tifo, oltre che per sé, per il giovane Sakurakoji…”
Gettò nel fuoco un ramoscello che, ricadendo, lanciò contro di loro impetuose scintille.
Hijiri sentì il viso prudere un poco.
“E’ probabile che tutto finirà in nulla, che nessuno di voi riuscirà ad avere la meglio ed agguantare la felicità che cerca. Ciò nonostante, il vostro amore continuerà ad esistere. In lei, Maya, ma anche in lui, sotto forma di rimpianto, di rammarico. Perché non si cambia il mondo né le sue regole, specie nel nostro vecchio Giappone.”
“E lei?” chiese l’attrice di rimando “Non rappresenta forse un elemento di contraddizione nel…nostro vecchio Giappone? Non fa che dire di essere solo un’ombra, ma, per quel che ne so io, la sua ombra ha prodotto la rottura di molti equilibri: la sua ombra ha più corpo di quanto non creda.”
“Rompo equilibri, sì, ma per chi? Non certo per me. Io lavoro come chiunque altro, ma non posso ambire a null’altro che a questo: continuerò per tuttala vita a servire una società commerciale che mi ha dato una parvenza di normalità, senza pretendere altro.”
“E il suo cuore?” quasi urlò Maya “Che ne è del suo cuore.”
Stavolta, il suo volto si fece paurosamente eloquente:
“Gronda esattamente come quello degli altri, ma sa che le ombre non escono fuori dal loro recinto. Così i sentimenti sono relegati alle profondità dello spirito, macerandosi tristemente, ambendo a null’altro che alla felicità della persona che ama.”
“E’ terribile.” Commentò l’attrice sempre più perplessa “Ma era ovvio che si esprimesse in questi termini: lei è troppo generoso.”
“Dovrei chiedere ad una donna di amarmi quando non posso garantirle un futuro? Un matrimonio onorevole? Il riconoscimento dei nostri figli?”
“Che sciocchezza!” esclamò Maya “La donna che prenderà il suo cuore sarà molto fortunata.”
“Il problema delle ombre è solo uno: finiscono, in quanto ombre, per innamorarsi delle persone che hanno servito per anni.”
“Non dica così.” Si trincerò l’altra “Le persone semplici come me finiscono per farsi strane idee.”
“E posso sapere, di grazia, a quali idee si riferisce?” domandò divertito Hijiri.
“Per esempio,” fece Maya nel tentativo di stemperare la tensione “che si è innamorato del suo capo…”
Il collaboratore di Hayami prese a ridere: rise fino alle lacrime, provocando nella giovane grande turbamento: aveva un sorriso chiaro, aperto, bellissimo.
“Io prego da sempre per la felicità di quell’uomo. È la persona cui voglio più bene in assoluto dacché ho perso la mia famiglia. E voglio bene anche a lei, seppur in modo differente.”
“Certo.” Disse Maya “Penserà che io sia una sciocca, una sprovveduta bisognosa di protezione.”
“In un certo senso…” soggiunse comicamente Hijiri.
Ma tornò subito serio:
“Io penso a lei ogni giorno, la accudisco come fosse mia, ma non è mia.”
“Non sono neppure di un uomo che dice di volermi, ma, poi, dimostra il contrario.” Pensò l’attrice alzandosi dal pavimento.
Si accorse che fuori dal tempio stava nevicano placidamente, ma, ora, nella stanza c’era un bel tepore. Si domandò cosa stessero facendo i suoi compagni; si figurò il signor Kuronuma adirato e preoccupato insieme. Anche durante le riprese di Lande Dimenticate era fuggita tra i monti, ma stavolta era tutto diverso.
Yuu era l’unico a sapere che Maya aveva lasciato lo spettacolo per sempre.
Con tutta probabilità, aveva già informato il regista.
“Mi sono risparmiata una figuraccia artistica.” Disse a labbra strette “Non posso dire altrettanto per quella a livello umano. Ma, tanto, tutto è finito. Signor Hijiri, io non posso essere la dèa scarlatta senza il signor Hayami.”
“E’ già la seconda volta che lo nominiamo.” Disse il collaboratore di Masumi “Sento che qualcosa sta cambiando.”
“Cosa…sta cambiando?” fece la Kirajima sorpresa.
“Il vento.” Rispose l’uomo in un soffio “Stiamo, finalmente, entrando nella dimensione reale che, sino ad oggi, abbiamo accuratamente evitato. È un bene. In fondo, l’incanto è rotto già da tempo. Però, se permette, lei è la dèa di quell’uomo sprovveduto che abbiamo lasciato a tormentarsi a Tokyo. Ed è per questo che entrambi state andando incontro a grave infelicità. Gli amori leggeri finiscono con uno sbatter d’ali, ma non il vostro. Siete anime gemelle. Voglio ricordarlo a lei, ma anche a me.”
Maya ignorò ancora le parole che egli le rivolgeva da sé.
“Le anime…” disse con sentimento “Le nostre anime si son toccate davvero laggiù, lungo il fiume. Come nel dialogo di Platone, i due bracci d’acqua si sono ricongiunti.”
Se pensava a Masumi, null’altro aveva significato, null’altro poteva avere importanza: Hijiri sorrise mesto.
“E che altro?”
“Mi ha abbracciata. Mi ha chiamato <amore mio> ed io ho fatto lo stesso. Non c’era menzogna né impedimento. Se ci penso, il mio cuore quasi scoppia, ma, alla fine, debbo prendere atto che a nulla siamo giunti. A che è servito amarsi così intensamente?”
Karato sospirò profondamente:
“Ciò non le reca davvero alcun conforto?”
“Come lei ha detto,” rispose Maya “sono anche una ragazza del XXI secolo. Vorrei vivere come ogni altra ragazza. Vorrei che quell’amore fosse solo mio. Non mi basta averlo: desidero viverlo.”
Hijiri annuì:
“Mi sembra giusto e mi pare di capire che sarebbe disposta ad andare contro il mondo intero, se egli glielo chiedesse. Vorrei però, che comprendesse anche le ragioni del signor Hayami: egli l’ha favorita per tutto questo tempo, cercando per lei ogni occasione di successo e crescita personale. Se adesso le causasse nocumento, non se lo perdonerebbe mai. La vostra relazione assumerebbe subito la tinta dello scandalo: lui è fidanzato e la sua futura moglie a un passo dalla follia. La stampa ci si butterebbe a pesce, additando lei come profittatrice e arrampicatrice sociale e lui come uno sporco pervertito attirato da ragazzine all’apparenza innocenti: salterebbe fuori la vicenda del donatore di rose scarlatte. Dall’esterno, voi non avete nulla di serio o di casto.”
Maya fu stupita della sua analisi lucida e al limite del sarcastico.
“Credevo” balbettò “che fosse dalla nostra parte, che ce l’avesse con lui perché ha rinunciato a me.”
Egli fece di sì con la testa:
“E’ vero, ma, come ombra, mi rendo conto di minuto in minuto di come il signor Hayami abbia ragione e ragioni da vendere. Se rinuncia a lei, Maya, è un conto; se sposa l’altra, invece, sbaglia del tutto. Temo che la saggezza, in questo momento, debba ispirarvi solo di pazientare.”
“Che cosa è accaduto esattamente alla signorina Shiori?”
La curiosità, dopo tanto parlare, aveva preso ovvio sopravvento.
“E’ nato tutto il giorno in cui, tornati dalla crociera, il signor Hayami ha restituito l’assegno alla sua fidanzata. E ha rotto il fidanzamento.”
Maya ebbe un tuffo al cuore:
“Rotto? Il fidanzamento è stato davvero annullato? A me aveva detto di essere in procinto di sposarsi.”
E anche nei suoi occhi si accese un lampo di speranza.
“E’ anche il motivo del suo vigoroso passo indietro.” Spiegò Hijiri “Il Presidente aveva deciso di incontrarla ad Izu, ma tutto è stato compromesso dallo stato di salute della signorina: Shiori Takamiya è isterica. Non conosco bene i dettagli della sua patologia, ma è un soggetto socialmente pericoloso per sé e per chi le sta intorno. Fino a che le è stato consentito tutto, ha condotto una esistenza quasi normale. Il diniego del signor Masumi, però, è risultato fatale. Dalla sera in cui ha tentato il suicidio, nel bagno del ristornate in cui cenavano insieme per l’ultima volta, il cuore del Presidente non è stato più lo stesso. I sensi di colpa si sono impadroniti di lui. Non ne è più uscito, Maya e, se anche la notizia della sua rinuncia allo spettacolo non ha sortito effetto alcuno, dubito possa cambiare in futuro. Nel cuore del signor Hayami c’è pena e profondo rammarico per avere urtato la sensibilità di una giovane donna innocente.”
“Non ha reagito…” ripeté Maya scioccata “Pensa solo a Shiori, adesso.”
“Credo che anche lui stia dando di matto. Non ritengo possibile che trascorra più di ventiquattro ore senza avere sue notizie. E, quando si accorgerà che sono sparito anche io, saremo accusati di alto tradimento. A quel punto, si troverà davanti ad un bivio: diventare come suo padre, distruggendo tutto ciò che entra in relazione con lei e divorando finanche il suo susino scarlatto o morire lui stesso.”
 
Top
view post Posted on 6/7/2014, 15:05
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Ci sono novità.” Esordì Mitzuki entrando in ufficio dopo aver bussato con una certa foga.
Masumi Hayami alzò appena lo sguardo dalla schermata del palmare che stava visionando.
“Oh, non faccia finta di provare disinteresse!” sbottò la segretaria punta sul vivo “Ne ho fin sopra i capelli di vederla in questo stato! Sono sette anni, signor Masumi! Ma a che serve? Il suo autolesionismo…”
“La prego di tacere, prima di dire qualcosa di irreparabile.” Disse l’uomo dando una boccata alla sigaretta che sino a quel momento aveva stretto tra le dita.
“Davvero? E che farebbe? Licenziarmi?” chiese ironica Mitzuki.
Il nervosismo serpeggiava evidente in entrambi:
“C’è di mezzo uno spettacolo! Ci sono sponsor cui rendere conto! Senza contare…l’abietta decisione di tornare sui suoi passi e di sposarsi…”
Masumi si levò in piedi guardandola da capo a piedi.
“Aveva delle novità.” Sibilò “Me le esponga. Oppure si accomodi fuori di qui. Le ho già detto più d’una volta che non accetto ingerenze nel mio privato.”
Ella lanciò il fascicolo sulla scrivania, indignata:
“Se mi permetto di agire così è perché non ha idea, come forse non ne ha mai avuta, di come le sue scelte stiano finendo per influenzare i destini di tutti!”
Il giovane Presidente della Daito la fissò interrogativo.
“Mi riferisco al fatto che …la sua preziosa <ditta M> ha lasciato la Capitale. E non era sola.”
“Sakurakoji era con lei?” chiese Masumi ignaro “Era prevedibile. Faccia <quel che deve>, finalmente, così entrambi sapranno cosa far dello spettacolo…”
Mitzuki fu in dubbio se mollargli un ceffone: dal suo sguardo sconvolto trapelava tutta la collera di chi è sinceramente preoccupato.
Ma al suo capo pareva importare relativamente.
Chiamò a raccolta tutto il suo ben noto raziocinio per non cedere alla violenza:
“Non è con Sakurakoji.”
Si risolse a dire alla fine.
I colori parvero lasciare il viso di Masumi Hayami, che, quasi senza fiato, attese di conoscere ciò che ella aveva da rivelargli.
Il cuore batteva così forte da procurargli un blando tremore alle labbra: schiacciò il mozzicone sul posacenere, gli occhi su Mitzuki.
“Davvero non lo immagina?” rincarò quest’ultima “C’è una sola persona che ha sempre seguito passo per passo la <ditta M>, dopo che mi è stata tolta la sua tutela: una persona che noi dell’ufficio conosciamo soltanto di vista.”
“Lei vaneggia…” ridacchiò sarcastico Masumi come se avesse udito la più solenne delle bestemmie.
“Qualunque persona con un minimo di sensibilità proverebbe tenerezza nei confronti di quella ragazza. Persino io, dopo averla conosciuta, ho fatto di tutto per coprirla, per proteggerla. Se a farlo è una donna, si parla di istinto materno e, in effetti, tra me e Maya ci sono quasi quindici anni di differenza. Se a interessarsi è un uomo…per quanto più grande di lei, dubito si possa parlare di istinto paterno…”
“E cos’altro dovrebbe essere?” chiese il Presidente come se cercasse disperatamente di avere la meglio sulla logica spietata della signorina Mitzuki.
“Essere l’ombra di qualcuno può portare quel qualcuno ad assumere le stesse sembianze di chi segue…” spiegò quest’ultima.
“Il mio collaboratore avrebbe le stesse sembianze di Maya?” fece quasi sollevato Masumi “E’ veramente un discorso balzano, cara!”
“Non quelle di Maya.” Rettificò quasi seccamente Mitzuki “Le sue, signor Hayami.”






“Nonno, ho deciso.”
L’anziano Presidente del gruppo Chuo, noto in tutto il Giappone a causa del monopolio su tutte le TV importanti del Sol Levante, emerse da dietro un cespuglio di ortensie con le forbici in mano.
Vide sua nipote vestita di tutto punto, lo sguardo lucido di chi ha ripreso il controllo di sé: quanto di vero ci fosse in quella messinscena, però, non era chiaro neppure a lui.
“Mi riferisco a Masumi.” Spiegò la giovane donna prima che egli potesse domandare chiarimenti “E, non ci crederai, mi riferisco anche a quel che <la ragazza> che tanto gli sta a cuore farà nelle prossime ore.”
“Hai avuto notizie?” chiese il vecchio.
“E’ in montagna. Con un uomo. Con quell’uomo.”
Egli sedette sulla panchina, deponendo le forbici da giardino di fianco a sé:
“Ti riferisci al fattorino?...”
Shiori annuì.
“Il fattorino o…qualunque ruolo egli ricopra realmente. I nostri investigatori lo hanno visto spesso in compagnia di Masumi. In alberghi, nella Villa di Izu, nei parcheggi dei teatri, nei tetti dei grattacieli persino. Qualcosa mi dice che è più di un semplice fattorino. Io penso che sia lui il donatore di rose scarlatte…”
“Ma che dici?” chiese Takamiya scuotendo la testa “E’ stato Masumi stesso a confessarti di seguire la ragazza sin dai suoi esordi! È lui il donatore di rose…”
“Quell’uomo” fece Shiori quasi sbattendo un piede per terra “non è il vero sostenitore di Maya Kitajima. Ma, nel suo cuore, potrebbe diventarlo.”
“La natura agisce da sola, a quanto pare.” Ridacchiò il nonno “Gli dei sono con te.”
“Masumi sa essere spietato con chi tradisce la sua fiducia. E Maya è giovane e fragile per non cercare conforto in un momento come questo. Capirai, caro nonnino, come sia necessario che io conforti Masumi, in un momento così penoso.”
L’anziano la fissò gravemente.
Era del tutto ovvio a cosa si riferisse la nipote e Takamiya pensò che solo in quel modo avrebbe potuto ottenere un marito per Shiori e un successore per sé.
 
Top
Yayoi
view post Posted on 6/7/2014, 16:56




CITAZIONE
Dall’esterno, voi non avete nulla di serio o di casto.

E questo l'ho sempre sostenuto anche io!

Per un attimo mi ero illusa che Shiori fosse diventata più furba.
Ho 'preso' un bel granchio!!! :D
 
Top
view post Posted on 7/7/2014, 12:39
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Shiori, nel manga, si è resa ridicola e non può essere assolutamente redenta. Non in questa storia, per lo meno! Troppo viziata e paranoica al punto di arrivare alla follia vera.
OUT!

Masumi avanzava nella Valle scarlatta stretto nel suo giubbetto da neve. Gli scarponi affondavano fino in profondità, mentre il cielo azzurro, piano piano si faceva più minaccioso, segno che avrebbe ripreso a fioccare quanto prima.
Il cinguettio sparuto di un uccello, ogni tanto, rompeva il silenzio.
Attraversò il ponte di corde e si ritrovò circondato dagli alberi secolari di colore scarlatto. Di nuovo, come l’anno passato, avvertì un senso di profondo calore, quel calore tipico di chi si sente a casa, protetto. Ma le folte chiome erano mute e il vento che, ogni tanto, rompeva quel silenzio, pareva rimandare ad un rimprovero.
“E’ il mugugno degli spiriti”, pensava Masumi, il mugugno di chi sa che sta avanzando un empio, un traditore dell’amore di anime. Ma egli non aveva intenzione alcuna di attaccare il tempio o di violarne il segreto. Non intendeva – e in ciò era ancora più empio – ribadire il suo sì al Fato.
Aveva deciso di scriverselo da solo, <quel> Fato: e un futuro senza Maya Kitajima.
Prima ancora di vedersi davanti l’amico più caro e colei che amava, già se li figurava in perfetta sintonia, ebbri della solitudine che li faceva occupare solo l’uno dell’altra.
“Sono uno stolto.” Si ripeteva anche.
E lo era perché, nonostante tutto, sentiva dentro la rabbia di chi si sente tradito, privato del suo unico bene.
Era geloso e fortemente.
Il tempio era per metà coperto dalla neve: dal comignolo si levava un fumo discreto, silente come tutto il paesaggio. Nella testa di Hayami passò ogni singolo ricordo condiviso con Maya. Rammentare la loro stretta, quel camminare mano nella mano dopo la notte trascorsa al tempio gli provocò uno strazio senza precedenti. Quella notte aveva assunto un significato decisivo, molto più di quanto non avesse lasciato intendere il loro dialogo appassionato sull’Astoria.
Lei era sua: più d’una volta, era stato sul punto di cedere alla passione.
Tutte e due le volte, rimandando a più fausti tempi, aveva frustrato la sua mascolinità nel vano pensiero di dover fare tutto <per bene>. Ma la perfezione – se ne era reso conto in quei frangenti – non era che per gli dèi.
Desiderò chiamare il nome di Maya, ma la voce gli si strozzò in gola.
Vide Hijiri, di spalle, intento a raccogliere della legna dal ripostiglio coperto: nonostante il freddo, era in maniche di camicia. Privo degli occhiali, non fu difficile cogliere una nota di luminosità nello sguardo quasi sempre preoccupato. Le pieghe della bocca andavano verso l’alto: sorrideva.
Sì, sorrideva!
Masumi deglutì più volte, sedando la terribile sensazione di strangolamento che l’affliggeva.
E, poi, arrivò anche <lei>: Maya indossava pantaloni stretti e un paio di buffi guanti colorati. I capelli lunghi erano legati in una coda bassa, come le donne che cucinano solitamente fanno per lavorare nel modo più libero possibile.
Si scambiavano parole quasi banali, che denotavano però un livello di confidenza preoccupante.
Davvero Hijiri era diventato il donatore di rose scarlatte?
Davvero Masumi Hayami era tornato ad essere un’ombra odiosa e inconcludente nella vita di Maya Kitajima? L’aveva delusa, in fondo. Non poteva aspettarsi altro.
E, poi, tornarono in casa: la prima a rientrare fu lei, poi toccò a Karato, il quale, però, attirato da rumori umani oltre la siepe, chiese a Maya di pazientare un istante, dato che doveva accertarsi di una cosa.
Masumi non fece nulla per celarsi e i due uomini si ritrovarono faccia a faccia.
“E’ arrivato, finalmente.” Disse il collaboratore della Daito sorridendo soddisfatto.
“Non dirmi, adesso, che te lo aspettavi.” Rispose acido Hayami “Non mi hai dato uno straccio di spiegazione. Col tuo comportamento inopportuno hai fatto sì che saltasse persino la tua copertura! Mitzuki sa chi sei e chissà quanti altri…”
“La cosa bella dell’essere ombre è proprio questa.” Sorrise Hijiri “La gente ti vede, ma non sa chi sei. Non può identificarti.”
“Ma la stampa sa che Maya ha preso un treno per Nara con la tua ombra e il fatto che siate qui, soli, è altrettanto equivoco.”
“Non c’è alcun equivoco.” Mormorò l’altro stancamente “Non c’è dubbio su ciò che è, in realtà. Vuole sapere se lei la ama ancora? La ama. Non c’è momento in cui non sospiri o non si crucci pensando a ciò che non è stato. Io non posso far altro che ascoltarla, confortarla.”
Masumi parve rischiararsi:
“Deve tornare immediatamente a Tokyo.”
“Lo penso anche io, ma, da molti giorni, provo a convincerla senza successo. Vuole provarci lei?”
“No.” Rispose perentorio il Presidente della Daito “Non ci penso neppure. A che pro?”
“Già, a che pro? Però, signor Hayami, debbo dirle che è bello stare qui, immersi nel silenzio. Lontano da tutto e tutti, forse, si può provare ad avere una parvenza di vita.”
“Maya non vive senza il teatro.” Rimarcò di nuovo alterato il figlio di Eysuke “Come puoi anche solo ipotizzare una cosa come questa? Lei deve tornare a Tokyo.”
“Le ho già detto che non vuole. Se intende restare qui, io sarò al suo fianco. Comunque vada e fino alla fine.”
Masumi assunse una espressione di palese schifo:
“Sei diventato egoista anche tu?”
“Non più di quanto lo sia chi mi sta davanti.” Rispose Hijiri “Da ciò che mi dice, non intende affatto tornare sui suoi passi né fare qualcosa per far desistere Maya.”
“Tu dici di patire la tua condizione di <non morto>,” sibilò Hayami “ma stai cercando come un disperato di ritagliarti uno spazio nella vita di lei.”
“E che male ci sarebbe?” chiese l’altro “E’ una ragazza piacevole e stupefacente. Io farei di tutto pur di saperla felice. Una volta, dicevo lo stesso di lei, ma, ora…”
“Non posso credere che a parlare sia tu.” Sibilò il Presidente della Daito “Ti renderai conto che anche un uomo nella tua posizione non la renderebbe mai felice? Dovrebbe nascondere il suo amore! Il suo matrimonio – il sogno di ogni ragazza – non avrebbe mai luogo e lei sarebbe additata come una donna leggera che s’accompagna ad un uomo tanto più vecchio di lei!”
“E’ così.” Affermò Hijiri sorridendo, un lampo di tenerezza negli occhi “E sono lieto di sapere che le sorti di Maya le stiano a cuore quanto stanno a cuore a me.”
Masumi si tranquillizzò di colpo:
“Allora, tornerai a casa? La lascerai in pace?...”
“Non farò nulla del genere.” disse il collaboratore sovrappensiero “Ma ha la mia fedeltà incondizionata. Questo penso fosse ovvio a lei ieri, come lo è oggi.”
“Io non so più niente…” mormorò Masumi scansandolo.
 
Top
32 replies since 26/6/2014, 15:12   666 views
  Share