Una luce nel mio cuore

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view post Posted on 19/9/2013, 21:10
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L’anima si manifesta trasformandosi in una vita. Mentre la vita si cela diventando un’anima.

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"Con questo racconto ho partecipato tempo fa ad un concorso ma a causa divari problemi non ho partecipato all'audizione finale che decretava il vincitore... quindi mi sono autoesclusa dalle selezioni. avevo cmq piacere di farlo leggere ai miei lettori anche se non posso vantarne la "proprietà" avendovi rinunciato partecipando al concorso, secondo le norme da questo stabilite"

Il lungo e difficile intervento era, finalmente, giunto al termine. Appena uscita dalla sola operatoria, Lucy Maynard, la giovane caposala che aveva assistito l'equipe dei chirurghi durante l'operazione, si era subito precipitata ad avvisare il giovane che, per tutto il tempo, era rimasto ad aspettare nella grande sala d'attesa della clinica.
Non c'era stato modo di convincerlo ad andare a casa e ritornare l'indomani. Alex aveva insistito per rimanere ed essere informato sull'esito dell'intervento non appena i dottori fossero usciti dalla sala operatoria.
- Mi interessa soltanto sapere come è andata l'operazione... Non chiedo altro. Non insisterò nel vederla, se i chirurghi non lo riterranno opportuno... La prego, mi lasci rimanere e venga a darmi notizie non appena le sarà possibile... - aveva detto il giovane con un tono di voce e con uno sguardo che avrebbe commosso chiunque avesse un po' di cuore.
- D'accordo, verrò a darle notizie... - aveva risposto, mantenendo a stento il controllo sulle proprie emozioni, l'infermiera. - Ma non le prometto che riuscirà a vederla, non oggi almeno... -
In altre circostanze Lucy non si sarebbe lasciata intenerire a tal punto da portare notizie ad una persona che non era legata alla paziente da alcun vincolo di parentela ma quella volta aveva deciso di fare uno strappo alla regola. Lo aveva fatto non solo perché la giovane donna non aveva alcun familiare che le stesse vicino e si prendesse cura di lei, ma soprattutto perché aveva intuito la profondità dei sentimenti dell'uomo nei suoi confronti.
Sapeva che era stato lui a provocare l'incidente in cui era stata coinvolta la giovane donna appena operata e che le aveva procurato tragicamente la perdita della vista.
Era stato lui stesso, un giorno, a raccontarle come si era svolto l'accaduto.

Quella mattina pioveva a dirotto e la visibilità era praticamente nulla a causa di una fitta nebbia. Alex, pur essendo consapevole che mettersi in viaggio con quel tempo sarebbe stata una follia e seppur controvoglia, era stato costretto a lasciare l'accogliente casa di campagna dei propri genitori, che era andato a trovare durante il week-end, per recarsi in città.
Avrebbe dovuto raggiungere la sede della casa editrice di cui, nonostante la giovane età, era il Presidente dal momento che il padre era stato costretto a ritirarsi dagli affari a causa di seri problemi di salute. Per quel giorno, infatti, era stata organizzata la stipula di un importante contratto che avrebbe fruttato alla società, non soltanto un ingente guadagno, ma soprattutto una maggiore notorietà nell'ambiente dell'editoria visto che uno degli scrittori più quotati del Paese aveva deciso di rivolgersi a loro per la pubblicazione di quello che si sarebbe certamente rivelato l'ennesimo best-seller.
Durante il tragitto, l'automobile gli aveva dato qualche problema con i freni quindi era stato costretto a guidare con prudenza lungo le strade di campagna, rese ancora più pericolose dalla insistente pioggia e dalla fitta nebbia che ammantava ogni cosa con un pesante velo. Alla fine, però, dopo aver percorso numerosi chilometri fra curve e tornanti era riuscito ad immettersi nel grigio traffico cittadino.
Alex aveva continuato a guardare con insistenza il quadrante dell'orologio dell'auto durante tutto il tragitto, desiderando di rallentare le lancette e poter così giungere in orario all'appuntamento. Ma il tempo era trascorso in modo inesorabile. I semafori, poi, gli erano sembrati metterci un'eternità a cambiare colore, soprattutto quello di quel fatidico incrocio...
Scattato il verde, il giovane aveva premuto subito il piede sull'acceleratore accorgendosi troppo tardi che, poco oltre, un bimbo era sfuggito al controllo della madre e si era messo a correre in mezzo alla strada. Nel tentativo di evitarlo, aveva sterzato di colpo andando a finire contro un'altra automobile tamponandola bruscamente.
Ripresosi dallo shock iniziale dell'impatto, era corso a soccorrere l'autista dell'auto incidentata, restando fortemente turbato dalla scena che si era presentata ai suoi occhi.
Il vetro del finestrino era andato in frantumi. A causa dell'urto, la ragazza al volante aveva battuto con violenza la testa contro il finestrino laterale lato guida ed era svenuta. Un vistoso rivolo di sangue usciva da una ferita alla tempia destra e sanguinanti erano anche diverse piccoli graffi sul viso. Alex aveva chiamato subito il pronto soccorso dell'ospedale più vicino perché inviassero un'ambulanza. Questa era arrivata pochi minuti più tardi seguita da una volante della polizia stradale incaricata di ricostruire la dinamica dell'incidente.
L'indagine svolta aveva scagionato l'uomo da qualsiasi responsabilità visto che non avrebbe potuto evitare lo scontro con l'altra auto, tuttavia da quel giorno, forse per il senso di colpa o più probabilmente per il sorgere di un legame più intimo e personale, non l'aveva mai abbandonata, neanche per un istante. L'aveva seguita passo dopo passo, vegliando su di lei come un angelo custode, dal momento in cui, quel malaugurato giorno, era stata portata in ospedale fino all'ultimo di una serie di interventi volti a restituire la luce ai suoi occhi.
La cosa che, secondo l'infermiera, sembrava tormentare maggiormente il giovane era l'essere uscito pressoché illeso dall'incidente, giusto qualche graffio e un livido sulla fronte, mentre lei aveva subito delle lesioni molto gravi alle cornee poiché schegge provenienti dal finestrino andato in frantumi durante l'impatto erano penetrate all'interno degli occhi provocando numerose ferite. I frammenti di vetro erano stati rimossi del tutto durante il primo intervento ma non si era riusciti a fare altro. Erano stati necessari un secondo e un terzo intervento per poter riuscire a riparare completamente i danni e far sperare in un recupero totale delle facoltà visive.

Lucy si era avvicinata piano, per non spaventarlo, avendo notato che Alex era seduto con il capo chino in avanti, la fronte appoggiata sulla mano sinistra mentre la destra era contratta a pugno rivelando un forte stato ansioso.
- Signor Newmann, sono venuta a portarle notizie dell'operazione... - aveva iniziato a dire con voce lieve l'infermiera dopo aver attirato la sua attenzione poggiando una mano sulle spalle dell'uomo.
Come risvegliandosi da un lungo sonno, Alex aveva sollevato stancamente la testa.
- Mi dica... come sta Jane? Guarirà? Tornerà a vedere? - aveva chiesto fissando i grandi occhi verdi, resi più luminosi dalle tracce del recente pianto, in quelli leali e sinceri di lei.
La vulnerabilità di quello sguardo e il suono di quella voce accorata avevano commosso ancora una volta il cuore dell'infermiera.
- L'intervento è riuscito perfettamente... - aveva risposto con un sorriso rassicurante Lucy. - La signorina Hamilton... Jane... potrà tornare presto a vedere. -
A quelle parole Alex si era alzato di scatto e aveva abbracciato con forza l'infermiera.
- Grazie... la ringrazio infinitamente... - erano state le sue semplici parole ma alla giovane caposala erano state più che sufficienti per ottenere un'ulteriore conferma di quanto, in realtà, il giovane amasse la donna appena operata. Nessuno avrebbe reagito con tanta emozione se si fosse trattato semplicemente di senso di colpa.
- Non deve ringraziare me... - aveva detto Lucy sciogliendosi dolcemente dall'abbraccio. - … quanto piuttosto i chirurghi che hanno svolto l'intervento... Però, principalmente ringrazi sé stesso e la sua immensa fede. Dio ha letto il dolore e l'amore che è nel suo cuore ed ha dato ascolto alle sue preghiere... Adesso se vuole può vedere Jane, ma solo per un istante... E' ancora sotto l'effetto dell'anestesia quindi non potrà né vederla né sentirla... ma sono certa che percepirà ugualmente la sua presenza. - aveva detto facendogli strada verso la stanza in cui avevano portato la paziente.
Giunti davanti alla porta della camera, Lucy aveva fatto segno ad Alex di entrare.
“Caro signor Newmann, spero proprio che la sua Jane riesca a vedere al di là degli eventi e che, alla cecità dei sensi, non sostituisca quella del cuore... E' vero che la ragazza ha perso la vista per colpa sua ma è anche vero che lei ha pagato abbondantemente il debito nei suoi confronti donandole un amore infinito...” aveva pensato fra sé mentre si allontanava la giovane infermiera.
Entrato nella stanza, Alex si era seduto sulla sedia vicina al letto, aveva preso teneramente fra le sue la mano di Jane e l'aveva portata alla propria guancia.
- Tornerai a vedere, amore mio... - aveva sussurrato mentre una lacrima faceva capolino da suoi occhi, ammettendo la sua resa davanti ad un sentimento che invano aveva cercato di reprimere. - Si, tornerai a vedere... Non importa se non potrò più starti accanto, quel che conta veramente è che tu possa essere di nuovo felice... - Al pensiero di quel definitivo distacco l'uomo aveva sentito il cuore spezzarsi ma aveva, comunque, confermato la sua disposizione a sopportare qualsiasi sofferenza pur di restituire il sorriso alla donna che amava.

Nei giorni successivi a quella dell'intervento Alex non aveva mai mancato di recarsi in clinica per avere notizie sullo stato di salute di Jane tuttavia non aveva trovato il coraggio di chiedere di poterla incontrare. Si era limitato a farle pervenire, come le altre volte, una rosa bianca.
Ogni volta che riceveva il profumato dono, la giovane sentiva un'emozione intensa farle battere più rapidamente il cuore, un sentimento che non sapeva come spiegare ma che le faceva desiderare di potere vedere il volto dell'uomo che le inviava quel delicato omaggio.
Jane aveva intuito sin dal primo momento che colui le mandava le rose era la stessa persona che aveva procurato l'incidente in cui aveva perso la vista e si era ripromessa di non lasciarsi commuovere dalle sue premure. Lentamente, però, senza accorgersene, aveva mutato pensiero riuscendo a guardare oltre le tristi circostanze del loro incontro e a pensare a lui non più come ad un essere abietto quanto come ad un uomo dal cuore generoso e sensibile.
Il pensiero di quanto fosse stata ingiusta nei suoi riguardi la turbava profondamente e riportava alla memoria tutte le volte che aveva rifiutato di incontrarlo. Solo in una circostanza aveva acconsentito alla sua richiesta... Si trovava nel giardino della clinica a fare una passeggiata in compagnia dell'infermiera di turno... Alex si era avvicinato con passi incerti e, dopo essersi presentato, aveva chiesto di poterle parlare per qualche istante... Con grande semplicità aveva raccontato la sua versione dell'incidente, poi aveva chiesto perdono per la sofferenza che le aveva procurato.
Jane era rimasta ad ascoltare le parole dell'uomo senza dire una parola, a testa china, poi, quando il racconto era finito, aveva sollevato di scatto lo sguardo fissandolo in direzione dell'interlocutore e aveva dichiarato, con voce pacata ma allo stesso tempo tagliente come una lama, che non era disposta a perdonarlo né lo sarebbe mai stata.
Jane si era subito pentita della sua reazione e aveva provato il desiderio di scusarsi per la rabbia che gli aveva riversato contro pur sapendo che non lui aveva reale colpa del suo stato. Ciononostante lo aveva lasciato andare via senza dire una parola.
Da allora l'uomo non si era più avvicinato né tanto meno aveva chiesto di poterle parlare, tuttavia mai l'aveva abbandonata. Aveva continuato a starle accanto e a vegliare su di lei nel silenzio.
A poco a poco, quella presenza nascosta “all'ombra di una rosa” si era fatta strada nel cuore di Jane e si era trasformata per lei in una compagnia, un appiglio a cui si era aggrappata per non cadere nell'oscurità della solitudine e della disperazione.

Era giunto il giorno in cui sarebbero state rimosse le bende e la giovane paziente sembrava piuttosto inquieta. I medici avevano imputato quella strana agitazione all'ansia di poter vedere di nuovo non immaginando minimamente i sentimenti che si agitavano nel suo cuore e il desiderio inespresso di avere accanto a sé, in quel momento, l'unica persona che, pur nel nascondimento, aveva saputo infonderle il desiderio di non arrendersi al mondo di tenebre a cui si era sentita condannata.
- All'inizio non vedrà nitidamente... - aveva cominciato a dire il chirurgo che aveva diretto l'intervento mentre con mano esperta cominciava a srotolare la fasciatura che copriva gli occhi. - I contorni probabilmente le sembreranno sfocati e la luce diretta del sole le darà un po' fastidio... Per attutire l'effetto di un eventuale trauma dovuto al passaggio improvviso da una situazione di buio totale a quella di piena luminosità, la stanza si trova attualmente nella penombra. Man mano che i suoi occhi si abitueranno all'ambiente faremo aumentare l'intensità luminosa fino alla completa esposizione alla luce... Per l'operazione di graduale adattamento ci vorranno solo pochi minuti mentre per un pieno recupero delle facoltà visive saranno necessarie alcune ore... -
Dopo aver finito di sciogliere le ultime bende e aver rimosso i tamponi dell'ultima medicazione, il medico aveva ripreso a parlare con voce calda e rassicurante:
- Bene... adesso apra lentamente gli occhi e mi dica cosa vede. -
Lentamente Jane aveva sollevato le palpebre, sbattendole una... due volte. Poi aveva girato intorno la testa cercando di focalizzare con lo sguardo qualche oggetto.
- Vedo... vedo un vaso... con dei fiori... - aveva detto la giovane con voce tremante per l'emozione.
- Che fiori sono, Jane... riesce a distinguerli? - aveva domandato il medico seguendo lo sguardo della paziente.
- Sono delle rose... delle bellissime rose... - aveva risposto mentre una lacrima scivolava sul suo viso.
- Infermiera... ruoti leggermente le bacchette delle persiane in modo che possa entrare un po' più di luce... - il tono del medico era stato cortese e impersonale mentre aveva parlato alla giovane che lo stava assistendo ma era tornato subito dolce e gentile nel rivolgersi a Jane.
- Mi dica, cara... di che colore sono le rose? -
- Sono bianche...-
A quella risposta il medico aveva respirato profondamente poi con voce calma aveva detto:
- Bene, Jane... come ha potuto constatare da sola l'intervento è perfettamente riuscito... - aveva detto sorridendole il medico. - Ascolti... La terremo in osservazione per qualche altro giorno... giusto per evitare rischi di infezione. Poi potrà tornare a casa e riprendere la sua vita... Tutto quello che ha passato le sembrerà solo un brutto sogno. -
- Grazie, dottore... Grazie... - Queste erano le le uniche parole che la giovane era riuscita a pronunziare ma avevano rivelato pienamente l'infinita gioia che provava nel cuore.
- Infermiera Maynard, lascio la paziente alle sue cure... - aveva detto con voce il più possibile neutra, nel tentativo di non mostrare la commozione che aveva provato alla reazione della ragazza. - Tornerò più tardi a visitarla, mia cara bambina... nel frattempo si riposi... - aveva detto con il solito tono confidenziale che riservava solo a lei e a pochi altri pazienti. Poi era uscito dalla stanza.
Rimasta da sola con l'infermiera, Jane si era alzata e, con passi lenti, aveva raggiunto il tavolo dove era in bella mostra il vaso con le rose. Aveva accostato il viso alla nuvola di petali bianchi e, socchiudendo le palpebre, ne aveva aspirato la dolce fragranza.
- Lei lo ha mai visto? - aveva chiesto d'un tratto rivolgendosi a Lucy.
A quella domanda l'infermiera si era limitata ad annuire col capo preferendo non dire più del necessario ma quando Jane aveva espresso il desiderio di incontrare “l'uomo delle rose” aveva compreso che non era possibile nascondere più a lungo la verità. Con molto tatto aveva cercato di confessare che la persona che mandava le rose era la stessa persona che aveva causato l'incidente. Era dunque rimasta sbigottita davanti alla rivelazione di Jane di essere a conoscenza di quel “segreto”.
- E vuole incontrarlo ugualmente? - aveva chiesto meravigliata. - Credevo che avesse detto che odiava chi le aveva causato l'incidente e che non lo avrebbe mai perdonato! -
- Si, lo so che l'ho detto... ma sono pentita di ogni parola cattiva detta nei suoi confronti e del mio atteggiamento ostile. - Dopo un breve istante di silenzio aveva chiesto con voce ansiosa: - Crede che lui accetterebbe di vedermi se glielo chiedessi? -
- Sono certa che accetterebbe con gioia di incontrarla... - aveva risposto l'infermiera in tono incoraggiante. - E' un uomo meraviglioso e poi... - Lucy stava per farsi sfuggire che aveva il sospetto che Alex fosse innamorato di lei ma poi aveva deciso che fosse più giusto che gli eventi facessero il loro corso senza ulteriori intrusioni...
- Si, continui... - aveva chiesto Jane sentendole interrompere la frase.
- Nulla... Volevo solo dirle che il signor Newmann è una brava persona e che sono contenta che adesso anche lei lo abbia capito... - Lucy aveva cercato di coprire la sua gaff alla meno peggio e aveva sospirato di sollievo nel constatare che Jane non avesse inteso indagare ulteriormente su quella frase lasciata a metà. - Se più tardi dovesse passare, come al solito, a chiedere sue notizie potrei accennargli al suo desiderio di incontrarlo... - le aveva chiesto con un sorrisetto complice.
- Grazie... - aveva risposto Jane con cuore pieno di gratitudine.

Nel pomeriggio, Lucy era tornata a trovare Jane per controllare come si sentisse e, alla esplicita domanda della giovane se l'”uomo delle rose” fosse passato a trovarla, era stata costretta a riferirle , con rammarico, della mancata visita.
- Dopotutto non era obbligato a venire a trovarmi... - aveva detto con voce amara. - Adesso che vedo di nuovo, il suo senso di colpa si sarà esaurito e non sentirà più la necessità di informarsi sulle sorti di una povera ragazza cieca... -
- Sono convinta che non pensa alle parole che ha appena detto... -
- E che altro dovrei pensare? Che ci sia altro al di là del senso di colpa? Ma mi faccia il piacere!!! Siamo realiste... ha cercato di abbindolarmi mandandomi qualche fiore... Ha voluto farmi credere che fosse una persona buona ma in realtà è solo un essere meschino ed egoista... -
Un rumore proveniente dalla porta socchiusa aveva attirato l'attenzione delle due donne. Prontamente l'infermiera era andata a vedere di cosa si trattasse ma non c'era nessuno in giro... Il corridoio era praticamente deserto. Chiunque fosse se n'era di certo andato.
Qualche minuto dopo, mentre usciva dalla camera per tornare nel suo ufficio, l'attenzione di Lucy era stata attirata da qualcosa che si trovava sul pavimento proprio davanti all'ingresso della stanza. Era una rosa bianca, accompagnata da una biglietto indirizzato a Jane e siglato con le iniziali di Alex. Si era chinata a raccoglierli e li aveva consegnati alla ragazza.
- Sono per lei, mia cara... da parte del signor Newmann... Forse, poco fa, era stato lui a bussare... Gli avevo lasciato un messaggio in reception... E' possibile che non abbia trovato il coraggio di entrare e sia andato via... - aveva supposto l'infermiera.
Jane aveva accostato la rosa al viso e ne aveva aspirato il profumo. Poi, aveva aperto il biglietto scorgendone con lo sguardo le prime righe. Silenziose lacrime avevano cominciato a scorrere sul viso della giovane donna destando la preoccupazione dell'infermiera che le riteneva dovute allo sforzo della vista.
- Le bruciano gli occhi, cara...? - aveva chiesto avvicinandosi alla paziente. L'abbraccio in cui si era trovata stretta l'istante successivo le aveva, però, fatto comprendere che l'origine di quelle lacrime era ben diversa... - Cosa c'è, Jane? Cosa è successo? - aveva chiesto con voce amorevole mentre ne accarezzava i lunghi capelli castani.
- Era dietro la porta poco fa e ha sentito quello che ho detto... ha creduto che dicessi sul serio... e invece erano delle bugie... dettate dalla delusione di non averlo potuto incontrare... volevo ferire me stessa... ed invece ho ferito lui... se ne andato e non tornerà più... - era riuscita a dire tra i singhiozzi.
- Si calmi, mia cara... la situazione non può essere così tragica... nulla è irreparabile... - aveva inutilmente cercato di rincuorarla Lucy.

Due giorni dopo, perfettamente guarita dal punto di vista medico ma con profonde ferite non rimarginate nell'animo, Jane si accingeva a lasciare la clinica. Visto il suo stato d'animo, i medici avrebbero voluto trattenerla per qualche altro giorno ma lei si era rifiutata di seguire il loro parere. Lucy l'aveva aiutata a preparare il bagaglio, in realtà piuttosto esiguo visto che aveva pochissime cose con sé e poi l'aveva accompagnata al pianterreno. Prima di salutarla le aveva suggerito di fare un'ultima passeggiata in giardino, per salutarsi da amiche e non da paziente e infermiera. All'inizio Jane aveva rifiutato ma dietro le ripetute insistenze aveva deciso di accettare.
- D'accordo,verrò... ma solo per qualche minuto... - aveva detto mentre lasciava il bagaglio in custodia alla reception.
- Allora cos'è che voleva farmi vedere, con tanta insistenza? - aveva chiesto Jane incuriosita dalle parole sibilline che Lucy le aveva appena rivolto.
Il giovane mestamente seduto sulla panca a pochi passi da loro era saltato in piedi non appena aveva sentito la sua voce.
- Ecco cosa, o meglio chi, volevo farle vedere... - aveva risposto Lucy con convinzione.
I due giovani erano rimasti a guardarsi l'un l'altra per un eterno istante senza riuscire a muoversi né a pronunciare una parola...
- Signor Newman... Jane... scusate se mi sono intromessa in questioni che non mi riguardano e vi ho attirati qui, entrambi, con l'inganno ma non sopportavo di vedervi soffrire inutilmente... Era necessario che vi incontraste e chiariste i vostri sentimenti... Vi prego siate sinceri l'uno con l'altra... Non sprecate questa occasione perché potreste non averne un'altra... - aveva detto in tono accorato. Poi si era allontanata silenziosamente lasciandoli da soli.
- Lei è... il signor Newmann? - aveva chiesto Jane con voce tremante fissando i grandi occhi castani in quelli verdi dell'uomo che si trovava a pochi passi di distanza da lei.
- Si, sono Alex Newmann... - aveva risposto senza osare muovere un muscolo. - Signorina Hamilton... Jane... vorrei chiedere ancora una volta il suo perdono per il male che le ho fatto... So di non meritare nulla ma... - il suo tono era implorante come quello di una supplica.
Jane, mossa dall'istinto, si era avvicinata a lui eliminando le distanza e scuotendo la testa aveva replicato :- Non ho nulla da perdonare ma molto per cui chiedere perdono... Sono stata un'egoista perché pur sapendola innocente non ho saputo liberarla dalla catena che la legava a me... credevo che mi avrebbe abbandonata se non si fosse sentito più colpevole - Nel dire queste ultime parole, la giovane donna aveva distolto lo sguardo da quello di Alex sentendo di poterlo sostenere più a lungo.
- Jane, non ti avrei mai abbandonata... - aveva risposto prontamente lui passando a parlarle con un tono più confidenziale e afferrandola, senza accorgersene, per le braccia. - Ammetto che all'inizio è stato il senso di colpa a spingermi a venire a trovarti ma poi la tua forza, la tua determinazione, il tuo coraggio e la dolcezza del tuo volto mi hanno reso schiavo di un sentimento che con la colpa non aveva nulla a che vedere... Per mesi ho lottato contro il mio cuore ma alla fine mi sono dovuto arrendere... L'altro giorno ho tardato a venire in clinica a causa di un impegno lavorativo che si è protratto più del previsto. Quando sono andato alla reception mi hanno comunicato un messaggio in cui chiedevi di vedermi... Ero al settimo cielo e mi sono precipitato verso la tua stanza pieno di speranza... La porta era socchiusa e, involontariamente, ho sentito le tue parole... In quel momento ho sentito il mondo cadermi addosso... Come potevo osare sperare di... di avere il tuo cuore se pensavi quelle crudeltà di me? Così sono andato via senza avere il coraggio di affrontarti, lasciando quel biglietto nell'assoluta certezza che mai avrei potuto avere il tuo perdono... Quando stamattina l'infermiera Maynard mi ha telefonato chiedendomi di venire ho creduto di impazzire... Non ha voluto darmi alcuna spiegazione e questo mi ha fatto temere il peggio. Non mi importa se non mi perdonerai mai, il mio unico desiderio è tu stia bene e torni ad essere felice... Dimmi che l'intervento è andato bene, ti prego... - Alex si era, infine, arreso al proprio cuore rivelando i propri sentimenti e le proprie paure. Si era presentato a Jane senza difesa alcuna, inerme era rimasto in attesa di una sua parola che potesse restituirgli la vita o togliergliela per sempre.
- L'operazione è riuscita perfettamente... - aveva, infine, detto la giovane dopo un lungo istante di silenzio. - I miei occhi vedono ma credo che quello che abbia realmente riacquistato la vista sia il mio cuore. Per la prima volta dopo l'incidente riesco a guardare con sincerità dentro di me e capire i miei sentimenti... e la vera ragione per cui la tua presenza silenziosa mi fosse tanto necessaria... Non so né come né perché ma mi sono innamorata di quell'ombra che mi seguiva nel silenzio... Ti prego, dimmi che non hai mentito prima e che anche tu provi quello che provo io... - Dopo aver pronunciato le ultime parole si era coperta il volto con le mani per nascondere il pianto che non riusciva più a trattenere.
- Non piangere... - aveva detto dolcemente l'uomo scoprendo il viso della donna e asciugando con piccoli baci le lacrime che continuavano a fluire dai suoi dolci occhi castani. - Jane, io ti amo... ti amo con tutto me stesso... - aveva, infine, sussurrato accostando la bocca al suo orecchio. - Neanche io so spiegarlo... Non so perché il destino abbia scelto questo strano modo per farci incontrare e innamorare... So soltanto che questo sentimento mi riempie il cuore e che senza di te la mia vita non avrebbe senso. Non poniamoci domande ma viviamo con gratitudine l'amore che ci è stato donato. -
Jane aveva annuito semplicemente con il capo. Poi aveva chiuso e gli occhi si era sollevata sulle punte per andare incontro al bacio di Alex, l'uomo che nel silenzio e nell'ombra aveva saputo guidarla attraverso le tenebre e aveva restituito al suo cuore la luce.
 
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view post Posted on 21/9/2013, 19:49
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Ma che bella, questa infermiera Maynard! Sa tanto di angelo custode o di custode dell'amore. E' una figura interessante, solo all'apparenza marginale all'amore tra Jane e Alex. Mi piace molto il contrasto luce ed ombra. Si ha come la sensazione, nelle battute finali, di andare incontro ad una luce sfavillante, tornata con la vista e non soltanto.
Molto particolare, davvero.

Tesoro, scusa...Non ho capito perché il TUO racconto non sarebbe più tuo.
 
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view post Posted on 21/9/2013, 20:12
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perchè secondo il bando di concorso i partecipanti rinunciavano a far valere diritti d'autore

in caso di vittoria ci sarebbe stato un premio che se non ricordo male era una specie di targa... io ho partecipato tanto per provare ma non sono poi andata alla premiazione essendovi impossibilitata per la lontananza del luogo e problemi familiari e quindi sono stata di conseguenza esclusa dalla selezione...

tra l'altro vi erano limiti di lunghezza del testo narrativo che non doveva superare un certo numero di righe... figurati che l'ho scritto la notte prima di spedirlo visto che il concorso era in scadenza... non pensavo di avere molte possibilità ma ho provato lo stesso

cmq, sono contenta che a te sia piaciuto... un po' mi ci rivedo nell'infermiera maynard così come in jane, almeno in alcune sfaccettature del carattere... ma forse sono più come alex (sempre dal punto di vista caratteriale, intendo :) )
 
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view post Posted on 21/9/2013, 20:28
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Quello che stupisce è la sensazione che anche le personalità di questi personaggi siano quasi sopraffatte - per non dire fagocitate - dalla luce superiore. Esperiscono l'amore, ma l'amore non è endemico in essi. Lo captano dall'esterno e lo incarnano in un secondo momento. Molto particolare...
 
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view post Posted on 22/9/2013, 19:45
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L'amore fra due persone non è forse riflesso di quell'Amore più grande che tutto avvolge?

e da cui tutto proviene?
 
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4 replies since 19/9/2013, 21:10   356 views
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