Capitolo secondo
“Che cosa desidera?” chiesi formalmente approcciando quella ragazza.
La studiai con attenzione: sì, non era bellissima, se non per il particolare degli occhi e, quanto a fisico, era assai più robusta di me.
Con tutta probabilità, era cresciuta in campagna, per quanto il suo inglese fosse britannico.
Ebbi un’altra intuizione: Terence doveva averla conosciuta durante il suo soggiorno in Inghilterra.
“Stavo cercando il signor Grandchester.” Mi disse fissando la rampa di scale.
Il mio sguardo si fece costernato: ero divisa tra la verità e la menzogna per la prima volta in vita mia. Se le avessi detto che Terence era fuori, lei sarebbe scappata a cercarlo. Chicago è grande, ma, non sapendo nulla dei loro rapporti o dei posti frequentati da entrambi, non potevo rischiare che si incontrassero.
Se le avessi mentito, invece, le avrei mandato un segnale indiretto: ovvero che Terence è mio, che tra noi sta nascendo qualcosa di importante giorno per giorno, che lei – Candy – rappresenta il passato.
Optai per quest’ultima scelta.
“Mi spiace, ma non posso rischiare di disturbarlo. Sta dormendo. Domani ci attende un lungo viaggio in treno.”
Una espressione simile poteva essere pronunciata solo da chi ha stretti contatti.
E Candy mi credette sulla parola: ma, quanto più cresceva la sua costernazione tanto più si amplificava il mio senso di colpa.
In amore, lessi un tempo, è come una guerra. E in guerra ci sono vincitori e perdenti.
Terence aveva lasciato Londra e a Londra aveva lasciato anche lei.
Che senso aveva rivederla?
Non mi risultava che egli avesse più cercato Candy e questa ragazza non aveva alcun diritto di distrarlo da me.
“Gli dica che è stato meraviglioso.” Soggiunse con tono sordo “Che la sua interpretazione mi ha commosso profondamente.”
“Ma certo.” Sottoscrissi “Non dimenticherò di riferirgli che è passata a trovarlo una sua fan.”
Non ho mai goduto nel vedere la sofferenza dipinta negli occhi dei miei rivali.
Anzi.
La pietà ha sempre avuto il sopravvento.
Ma stavolta era diverso e la diversità era imputabile al fatto che amavo per la prima volta e, nel mio cuore, per sempre.
Terence era tutto ciò che desideravo e non potevo perderlo in alcun modo.
Sapevo, in cuor mio, che se egli l’avesse rivista, tutto il mio mondo sarebbe crollato come un castello di carte: lo spettacolo successivo stesso avrebbe corso serii rischi. Non avrei potuto tollerare che egli recitasse Romeo pensando a lei.
Se Candy rappresentava il primo amore, era realmente una sorta di Giulietta.
Mi si chiudeva la bocca dello stomaco al solo pensiero.
Tornammo a New York qualche giorno dopo e presi a diventare più assidua: Terence viveva in un appartamento poco distante da Broadway e io, per tutto quel periodo, pensai di trasferirmi vicino a lui, per provare insieme anche oltre il normale orario di lavoro.
Ma, più mi avvicinavo a lui, più notavo la sua insofferenza.
C’era lei, di nuovo, nel suo cuore.
CONTINUA!...