The Bedroom

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view post Posted on 27/6/2012, 16:16
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Una storiella senza pretese, ispirata a Garasu, nello specifico alla solita notte sulla nave Astoria, ma con una piccola variante... :lol:

The Bedroom



Il silenzio tombale.
La sensazione di essere cullati dalle onde e, poi, l’improvviso timore di trovarmi da sola, in una stanza da letto e con un uomo tanto più grande di me.
E’ davvero cambiato qualcosa?

Indossare un bel vestito, che mi faccia apparire seducente a occhi maschili sarà sufficiente per dare una svolta alla mia vita?
I piedi mi fanno male e il mio cuore oscilla, come il mio sguardo, che <fluttua> incerto da un punto all’altro di questa stanza.

Inquadro ogni oggetto, eppure la confusione sembra regnare sovrano.
Tutto è così ridondante, pacchiano: ci sono tappeti pesanti, decorati con grandi losanghe. Un grande letto a baldacchino con tendine trasparenti rosse legate a pesanti e grossolane colonne di legno massiccio. I cuscini di seta rossa, come la coperta, richiamano nelle nuance i tappeti.

Ai lati di questo colosso destinato ad amanti insonni, ci sono comodini alti e, su ognuno di essi, lampade tradizionali, alimentate da candele fioche candele dal profumo dolciastro e nauseabondo.
Per chi gradisce il genere, è impeccabile, non c’è che dire.

Ma io non capisco nulla di moda e di stile – le mie gonnellone a fiori son passate alla storia, rendendomi campionessa di ridicolaggine. Ed è probabile, quindi, che ciò che vedo sia, in realtà, bello e di gran classe.
Non so perché, ma mi ricorda l’abito da sposa di Shiori, quello che ho macchiato col succo di mirtillo: una grande e indelebile macchia, viola come le mie rose al centro della gonna. Uno smacco bello e buono per la fidanzata bella e santa di quest’uomo che mi sta accanto.

Noto che il mio imbarazzo è il suo ed io non mi capisco più molto bene.
L’ereditiera che, presto, sposerà è una persona a detta di tutti meravigliosa, verso la quale non si può nutrire rancore, vista la sua dolce arrendevolezza. Eppure, da qualche tempo, sento che s’agita in lei qualcosa di anomalo. È come se il suo incedere coincidesse con la mia ombra.
Come se, laddove mi trovo io, stesse anche lei.
Anche se ora è assente, ci sono queste suppellettili così vistose, che me la richiamano alla mente.

Perché il signor Hayami non parla?
Non posso credere che, da uomo maturo qual è, nutra la mia stessa vergogna, il mio stesso pudore davanti a tutto questo.

Io e lui abbiamo visto le stelle insieme.
Abbiamo già guardato il cielo di notte, da soli, fianco a fianco.
E a Nara abbiamo dimorato nel tempio della dèa, abbracciati l’uno all’altra.
Non era solo per il freddo e la pioggia, vero?
Lei stava proteggendomi.

Il signor Hayami, il donatore di rose scarlatte, non voleva che prendessi freddo.
Per quanto ne so io, questo potrebbe essere amore. Amore paterno, per certi versi, ma egli mi ha portato qui e non capisco più molto bene. Un padre non ti porta in una camera da letto.
Non in una camera come questa, per lo meno.
Questa storia del Papà Gambalunga si è protratta a lungo e, se debbo seguire il copione di quel romanzo, tutto terminerà come deve terminare: con l’innamoramento del bel Presidente all’indirizzo di una Cenerentola metropolitana della nuova generazione.
Non mi facevo così cinica, davvero.

“Signor Hayami, che cosa succederà adesso?”
La domanda, quasi sfrontata, mi esce a stento.
Egli quasi trattiene il respiro. Perché, pur non udendo una sola parola, sento ogni sua emozione? Lo stesso nodo che lo strangola, la stessa mano stretta a pugno.
“Maya,” comincia “sarà meglio che ti lasci riposare, ora. Sarai stanca: hai bevuto, hai ballato e assistito ad uno spettacolo di due ore. Inoltre, fattore non trascurabile, hai sopportato la mia presenza. Tutto questo mi pare già <troppo>.”

E se ne va, dopo aver trattenuto una risatina ironica, che mi rammenta la mia inadeguatezza, la mia ridicola mise da gran signora.
Mi lascia sola, a contemplare i trini e i merletti del mio vestito scarlatto.
Siamo davvero ridicoli e monotoni: ci annegheremo, in questa monotonia.
Il letto…

Quel letto…
Se ci penso, sto così male da sentirmi quasi traboccante d’alcool.
È un trionfo, una commistione perfetta tra bellezza apparente, alta finanza e sesso.
Se Shiori sta con Masumi è per questo: sono perfetti l’uno all’altra.
Ma, allora, perché non riesco a frenare le lacrime? Se mi sono riscoperta così capace di razionalizzare ciò che mi circonda, perché non posso farmene una ragione?

Mi spoglio piano – quegli abiti che lei, signor Hayami, avrebbe <dovuto> sfilarmi – e rientro nei miei panni, nelle vecchie confortevoli scarpe.
Sarò bruttina e ordinaria, ma comincio a star meglio: ho sempre pensato che amare non volesse dire cambiare ad ogni costo la propria essenza per compiacere e conquistare.

Eppure, notte al tempio a parte, anche l’ultima volta che mi sono trovata a cena col signor Masumi vestivo un suo abito, bevevo calici di champagne, danzavo circondata da un’aura scarlatta senza fine.

La verità, però, è che si è trattato di isolati episodi e che io non sono neppure pronta ad affrontare un eventuale cambiamento di rotta: ed è per questo che l’appellativo di chibichan me lo merito tutto.

Lo vedo con in mano il suo panciuto di brandy: è affacciato sul ponte principale a contemplare l’oscurità, a sentire le onde che si infrangono sullo scafo.
Si accorge subito di me e si gira di scatto, come fosse stato morso da una tarantola.
“Maya…” balbetta confuso “Ma…pensavo dormissi già…”
“Non dormo.” Replico asciugandomi il viso bagnato.

Devo sembrargli una bambinetta idiota. Inoltre, sono sicura di renderlo triste, perché a lui non è mai piaciuto che io piangessi o fossi crucciata.
Ricordo il giorno della prima di Gina dai Cinque Vasi Azzurri.
Per quanto ci rimbeccassimo come cane e gatto, non tollerò la mia tristezza, sentì il bisogno di scusarsi quasi. Ma io lo trattai malissimo, ché lo ritenevo responsabile di un fallimento annunciato.
O quando abbiamo diviso insieme un cartoccio di taiyaki e una coca cola, prima della rappresentazione di Anna dei Miracoli.

Era sempre accanto a me, a fremere, solidale come il più devoto degli amanti, insieme a me.
E, allora, perché stasera non è andato fino in fondo? La risposta può essere solo una e reca il nome di Shiori.
Forse, è davvero attratto da lei.
Si è reso conto del fatto che con la signorina Takamiya potrà trovare quella soddisfazione che qualsiasi uomo maturo cerca.
Io non sono mai stata <instabile>, ma ho solo vent’anni. E solo ora mi accorgo di quanto pochi siano.

“Perché stai piangendo?” chiede quasi freddamente, ma la sua voce, in realtà, trema. Eccome se trema.
“Non posso dormire in quella stanza.” Rispondo tirando su col naso e vergognandomi ancora di più “Quel letto, tutto il contesto romantico…era stato preparato per lei e per la sua fidanzata.”
Egli deglutisce a fatica.
Non sa cosa dire, non trova le parole adeguate. Quali parole pronunciare quando la verità è solo una?

“Maya, non so come continuerà questa storia.” Mi dice piano, la voce vellutata resa rauca dal gran numero di sigarette fumate sin dalla prima gioventù “Ma una cosa debbo dirtela. Non avevo idea che Shiori facesse preparare quella suite e, se debbo essere onesto, ho provato lo stesso tuo moto di ripulsa. Certe cose, se debbono avvenire, debbono anche essere spontanee.
La camera da letto è il posto attorno al quale si costruisce una vita di coppia. Forse, ti parrà sfrontato che io lo dica, ma anche un uomo non ha desiderio alcuno di essere forzato. Vedi, non tutti, per quanto comprensibilmente attratti dal sesso, sono… delle bestie da riproduzione. E trovo questa <mossa>, alla vigilia del matrimonio, del tutto azzardata. E offensiva nei miei confronti.”

Lo vedo sottrarmi le chiavi della stanza e ho un sussulto: la guarda sprezzante, come se – possibile? – sopra ci vedesse impressa la faccia della sua donna. E, dulcis in fundo, la lancia in acqua, tornando sereno.
La piccola ruga che di solito si forma tra le due sopracciglia bionde, si <colma> in un istante.

Non riesco a rendermi conto ancora del suo gesto, non mi pare possibile.
“Signor Hayami, lei è un uomo innamorato.”
“Questo è certo.” Risponde eloquentemente.
Io divengo rossa, mentre il cuore mi batte all’impazzata.
“Sono innamorato della vita che qualcuno, anni fa, mi ha donato. Credevo, pensavo, fino a che non ho visto lei, che il mondo seguisse regole prefissate, che il lavoro fosse tutto ciò che di gratificabile potessi auspicare.”
Così dice e fissa, nel mentre, il mare scuro.
“Ma, a quanto pare, la passione ha preso a scorrere sotto pelle e, grazie a quella persona, ho scoperto che si può amare ciò che si fa, che si può agire con scaltrezza senza per questo essere disonesti.”
Sta parlando di me, io lo so.
Stavolta, non ho più dubbi.
“Quell’amore…” balbetto “potrà mai trovare realizzazione? Nessun individuo è un’isola e lei ha contratto un impegno preciso. Ci sono contratti di ferro, che sarà costretto ad impugnare. Ammesso desideri farlo.”
“Ciò che desidero, adesso, è non parlare di affari. Per quanto ne so, hai smesso di essere l’uovo d’oro della Daito da molto tempo, ammesso lo sia mai stato. Della Daito, intendo.”
“Ma lei mi reputa ancora inadeguata o non all’altezza.” Mormoro vergognandomi di nuovo di me “Perché, se solo mi avesse considerata un minimo, non si sarebbe allontanato da quella stanza ed io, forse, avrei trovato sopportabile il permanere in quel trionfo di broccati sgargianti.”
“Quei…broccati mi ripugnano quanto ripugnano te.” Mi risponde franco “E non vedo, dopo tutto il tempo trascorso insieme a litigare, perché bruciare le tappe in un posto non nostro.”
“Un posto <non nostro>?” chiedo con voce sottile ed affilata.
Lo vedo annuire.
“Voglio condurti laddove lo spirito di Masumi Hayami si fonde coi quattro elementi. Se perdessi, un giorno, il mio lavoro e la mia stessa eredità, vorrei, per lo meno, conservare quella dimora.”
Nota il mio volto interrogativo e sorride.
“Dimora?”
“E’ il posto nel quale solo io, mio padre e Shiori, senza invito, abbiamo visto. Ci ho passato molto tempo, specie i fine settimana. Si trova in un isolotto che conosci bene. La casa è a strapiombo e da direttamente sul mare di Izu.”
“E…” aggiungo “vorrebbe condurmi lì per mostrarmi il suo vero <io>?”
“Forse.” Risponde asciutto, mettendosi una mano davanti alla bocca. È emozionato, scosso “Ma non solo, Maya. Penso sia arrivato il momento di crescere. Per entrambi.”

Il sole mi ferisce gli occhi.
Che è successo?

È sorto d’improvviso, restituendomi ad un reale inatteso: Masumi dorme nel divano accanto al mio, coperto solo dalla sua giacca. Io indosso come sempre il suo impermeabile.
Evidentemente, ho sognato. Ho ripercorso, con la mente, le parole che ieri sera non ci siamo detti.
D’improvviso vorrei fossero vere. Desidero che si tramutino in realtà vissuta e, allora, lo sveglio, lo strattono per un braccio e, con un sorriso, lo imploro di seguirmi a vedere l’alba.
Insieme.
Non so se sarà l’ultima cosa che faccio con lui, ma questo momento è solo nostro e, al momento, mi basta.
Per il resto…siamo nelle mani di Miuchi sensei…unica dèa dei nostri destini.

FINE!...

 
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view post Posted on 27/6/2012, 16:17
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La sveglia sul collo segnava le ventitré

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La confusione regna "sovrano" ?
 
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Questo è certo... :huh:
 
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view post Posted on 29/6/2012, 13:21
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Molto poetica questa breve introspezione...
Come sempre... grazie!
 
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view post Posted on 30/6/2012, 16:02
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Grazie a te, Tenshina... :wub:
 
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view post Posted on 5/3/2017, 00:09
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Bella questa fanfiction che mi ha fatto rivivere i dolci momenti sull'Astoria
 
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view post Posted on 14/3/2017, 10:00
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Grazie, Savira, è sempre un piacere rileggerti tra le mie commentatrici. :wub:
 
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