| Ed eccomi di ritorno... prima del ponte. Ti ringrazio Laura per le parole di incoraggiamento che mi riservi. Questo è il capitolo che è alla base della fanfiction. Ho 'visto' Maya e Masumi ad un tavolo di un bar e ho cercato di contestualizzarlo. Il prossimo capitolo è ancora nella mia testa. Spero comunque di riuscire a postarlo entro venerdì prossimo, complici i due giorni di riposo di questa settimana. Grazie ancora!
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CAPITOLO 3
Masumi aveva ascoltato tutto con il cuore in gola. Avrebbe voluto aiutare la sua ragazzina, ma non poteva! Quelle erano situazioni che doveva affrontare e risolvere da sola. Si era dovuto trattenere quando Sakurakoji l’aveva accusata di preferirgli un uomo maturo: per anni si era detto che non poteva sperare di veder ricambiato il proprio amore anche per quel motivo. Era stato sul punto di aggredirlo quando le aveva ricordato che stava per sposarsi: doveva essere stato come un pugnale affilato nel giovane cuore della ragazza. Aveva resistito e aveva guadagnato un’immagine forte della sua ragazzina. L’aveva ascoltata accusarsi ed allo stesso tempo difendersi. L’aveva sentita rispondere con determinazione ed esporre le sue posizioni. Era veramente diventata una donna. Il suo cuore era scoppiato d’orgoglio nei confronti della ‘sua’ Maya (poteva chiamarla così?! Vi erano ancora talmente tanti interrogativi da risolvere, tante cose non dette!). Aveva sentito Sakurakoji capitolare ed andarsene. Se non fosse stato che era innamorato di Maya, l’avrebbe anche potuto apprezzare, ma troppe volte aveva dovuto sopportare i suoi atteggiamenti esageratamente amichevoli nei confronti dell’attrice. L’aveva visto uscire lentamente in strada e si era aspettato di vedere Maya seguirlo verso gli studi. Invece la giovane era rimasta seduta alle sue spalle e ogni tanto si lasciava sfuggire qualche singhiozzo, ognuno dei quali lo colpiva nel profondo. Decise di palesarsi. Voleva incontrarla: averla lì, a pochi centimetri, gli rendeva vana ogni resistenza.
Maya osservava Sakurakoji allontanarsi e nel frattempo ripensava alla conversazione che avevano avuto. Alla fine era stata veramente colpa sua se aveva avuto quell’incidente. Egli non l’aveva incolpata, ma la sorpresa nel vederla abbracciata al signor Hayami doveva essere stata tale da distrarlo dalla guida. Piangeva Maya. Di sollievo, perché finalmente non c’erano più segreti con il ragazzo e poteva ricominciare a guardarlo dritto negli occhi senza timore. Di tristezza, perché non sapeva se sarebbe stata in grado di ricostruire il rapporto di amicizia con lui. Di malinconia, perché ripensava, sempre, ai momenti che aveva vissuto con il signor Hayami e ne sentiva la mancanza. Ogni tanto si lasciava sfuggire un piccolo singhiozzo. Era più forte di lei: in fondo lì era sola e poteva sfogarsi senza che qualcuno gliene chiedesse la ragione. Guardava fuori dalla finestra ed osservava il traffico frenetico sotto il grigio cielo che prometteva pioggia da un momento all’altro. Un sospiro. “Signor Hayami, cosa starà facendo in questo momento? Dove sarà?” – chiese a voce sommessa. “Sono qui, con te.” – si sentì rispondere da una calda voce che era troppo simile a quella che ricordava nei suoi sogni. Lentamente Maya voltò il capo verso l’origine di quel dolce suono e lo vide seduto di fronte a sé: la camicia scura, l’abito chiaro, la cravatta cobalto, gli occhi dello stesso colore. I biondi capelli gli incorniciavano il bel volto e le labbra ben disegnate erano piegate nel caldo sorriso che rare volte gli aveva visto sfoggiare. “Devo essere proprio stanca se adesso ho anche le allucinazioni!” – continuò la ragazza, come se stesse parlando al nulla. “Che tu sia stanca lo posso ben immaginare, ma non sono un’allucinazione!” “E mi risponde pure…” – Maya avrebbe preferito continuare ad osservare con pazienza quell’immagine tanto attraente, ma si costrinse a voltare lo sguardo verso l’esterno. Avrebbe sofferto meno quando l’illusione sarebbe sparita. Con la coda dell’occhio lo vide allungare una grande mano a prenderle la sua, poggiata sul tavolo. Sentì il suo calore, quello che aveva cercato nei suoi ricordi. “Non sono un’illusione, Maya. Sono io, veramente!” – lo sentì insistere. Maya alzò finalmente il capo dal palmo della mano su cui l’aveva tenuto appoggiato fino ad allora. Guardò meglio nella direzione del signor Hayami ed osservò il suo sguardo. Effettivamente un’allucinazione non poteva rendere in modo tanto perfetto le migliaia di sfumature d’azzurro che costituivano i suoi occhi, né poteva riprodurre quel tono di voce. Con circospezione iniziò a credergli. “Signor Hayami?” – chiese titubante. “Sì…” – rispose l’uomo. Le labbra della ragazza si schiusero in un dolce sorriso abbagliante. “Signor Hayami!” – esclamò, finalmente convinta. “Sì!” – confermò di nuovo lui. “Volevo tanto vederla! Pensavo di dover attendere ancora ed invece… è qui, di fronte a me. Sono felice…” Masumi non credeva alle sue orecchie. Pur ricordando la notte e la mattina sull’Astoria, ancora non si abituava ad ascoltare parole d’amore dalla bocca della sua ragazzina. Si dichiarava felice di vederlo. Allora le era mancato. “Ti sono mancato?” – il sorriso sembrava illuminargli tutto il volto. “Signor Hayami… non ho fatto altro che pensare… sperare che fosse tutto vero, che non fosse solo un sogno. Non è stato un sogno, vero?” “No, Maya, non è stato un sogno. Ci siamo veramente incontrati. Abbiamo dato uno sguardo veloce ai nostri cuori e ci siamo trovati.” – con le dita continuava ad accarezzarle dolcemente il polso. Sentiva i brividi che la percorrevano, mentre Maya sembrava non avvedersene. Aveva visto le sue guance imporporarsi quando si era resa conto che in quel momento, di fronte a lei, c’era il vero Masumi Hayami, non un parto della sua fantasia. “Come stai? Ero qui dietro, ho ascoltato la tua conversazione con Sakurakoji. Non preoccuparti. Vedrai che capirà!” – cercò di consolarla. “Sì, lo spero anch’io. Tuttavia sono felice perché ho messo in chiaro la questione una volta per tutte. Almeno ora non ho più colpe di cui rendere conto. Kuronuma aveva ragione. Dovevamo chiarirci!” “Kuronuma?” – chiese Masumi interessato. Si domandava che ruolo avesse avuto il regista in quella faccenda. “Sì, questo pomeriggio il regista mi ha suggerito di chiarirmi con Sakurakoji. Secondo lui, Sakurakoji aveva capito che ero… ero…” – Maya distolse lo sguardo imbarazzata. Riusciva a parlare in modo tanto tranquillo con il signor Hayami da non rendersi conto di star quasi per dichiarargli ancora i suoi sentimenti. Si era bloccata in tempo per evitare il rischio di metterlo in imbarazzo, ma l’uomo non sembrava aver colto il messaggio visto che insistette: “… eri?” “… ero coinvolta con un’altra persona!” – concluse Maya tutto d’un fiato. “Ah!” – e sorrise con soddisfazione. Il suo virile istinto possessivo era stato sollecitato dall’implicita affermazione di Maya di essere coinvolta con lui. Tuttavia si chiese fino a che punto Kuronuma sapesse o pensasse di sapere. Si ripromise di incontrarlo: doveva scoprirlo. “E a te, come stanno andando le prove invece?” – chiese l’uomo, cambiando repentinamente argomento. “Direi abbastanza bene!” – stentava a seguire il filo del discorso del signor Hayami – “Il signor Kuronuma mi sembra abbastanza soddisfatto soprattutto dopo…” – ed ecco ancora un’interruzione. Le guance le si imporporarono. L’uomo continuava ad osservare incantato le sue reazioni. Com’era spontanea la sua ragazzina. Nella sua innocenza e sincerità non era in grado di tenergli nascosto nulla. Ancora si chiedeva come aveva fatto a non capir prima i suoi sentimenti. Con il senno di poi si rese conto che avrebbe potuto comprendere mesi addietro quei tenui segnali che inconsapevolmente gli lanciava. “Dopo?” – lo doveva ammettere: Masumi adorava ancora stuzzicarla. Vederla in imbarazzo, con le gote arrossate, gli faceva venire in mente pensieri che ancora non era il momento di condividere con lei. “Dopo la crociera!” – concluse Maya sorseggiando il suo tè nascosta dietro la tazza ad osservare le reazioni dell’uomo. Il signor Hayami appariva rilassato e non aveva lo sguardo severo o sarcastico che gli era proprio. Quel giorno, come nella loro gita sull’Astoria, sembrava guardarla con dolcezza e tenerezza. Si chiedeva se si sarebbe mai abituata a quelle nuove sensazioni e a quella nuova realtà. Alla sua ammissione, vide le sue labbra piegarsi in un sorriso più ampio ed i suoi occhi, quei favolosi occhi che racchiudevano tutta la volta stellata, si unirono alle labbra. “E lei… e lei come sta signor Hayami?” Lo vide appoggiare il mento sul palmo della mano e guardarla con interesse. “Sto bene, Maya. Finalmente sto bene!” – si interruppe per qualche secondo, osservandola, poi continuò – “Sei impegnata questo pomeriggio?” Sempre tenendo gli occhi fissi sul suo volto, Maya scosse il capo: “No! Non ho impegni. Il signor Kuronuma ci ha dato il pomeriggio libero.” “Che ne diresti di passare del tempo con questo affarista senza scrupoli?” E come poteva dirgli di no, quando le rivolgeva quello sguardo tanto ammiccante?! Annuì leggermente e continuando lo scherzo asserì: “Giovane presidente Hayami, devo prendere le mie cose allo studio.” “Non c’è problema. Tu avviati pure, ti aspetto fuori.” La vide alzarsi svelta e precipitarsi in strada. Si alzò dal tavolino lasciando una generosa mancia al locale solo quando la vide entrare nella sala prove. Fuori la temperatura si era leggermente abbassata. Decisamente l’inverno si stava avvicinando. Indossò l’impermeabile che aveva appeso al braccio e ne alzò il bavero. Era indeciso se accompagnarla in auto o fare una passeggiata a piedi, ma quando la vide uscire, dopo pochi minuti, senza un soprabito, con un sorriso a mezza bocca salì in auto, mise in moto e le si accostò. “Ragazzina!” – l’apostrofò scherzosamente, mentre le apriva lo sportello dell’auto – “Non dovrebbe andare in giro vestita in modo tanto leggero. E’ novembre dopotutto, no?” “Giovane presidente Hayami” – iniziò Maya proseguendo nel tono canzonatorio – “non si preoccupi! Sono in grado di badare a me stessa. E mi pareva che avessimo appurato che non fossi più una ragazzina!” Maya si era accomodata sul morbido sedile dell’auto ed erano partiti, apparentemente senza meta. “Ah già! L’avevamo appurato, vero?” – e con noncuranza, come a sottolineare le sue parole, le riprese la mano e gliela strinse. Quella mano tanto calda, morbida, ma allo stesso tempo forte e tenace, le trasmise dei brividi lungo il braccio fino al collo accendendole di nuovo, come sempre, le guance. Si sarebbe mai abituata all’effetto che quell’uomo aveva su di lei? Come aveva fatto a confonderlo con l’indignazione? A guardarlo, mentre guidava con indifferenza per le strade affollate di Tokyo, non sembrava preso da forti passioni. Solo gli occhi non avevano smesso di brillare da quando l’avevano incontrata. Con questi pensieri l’attrice si rilassò, appoggiandosi allo schienale del sedile ed abbandonando la sua mano in quella dell’uomo. Masumi, che aveva atteso di vedere la sua reazione, pensò soddisfatto che Maya si stava abituando velocemente alla sua presenza. Mentre guidava, la osservava di tanto in tanto volgendo lo sguardo dalla sua parte. Ancora gli sembrava impossibile averla tanto vicina, di fianco a sé. L’abitacolo dell’auto era saturo del suo dolce profumo, ma quello che più l’inquietava era che, probabilmente, se qualcun altro fosse salito non l’avrebbe neanche colto. Non l’aveva ancora abbracciata, eppure si sentiva addosso il suo calore e la sua essenza. Fece appello a tutto il suo autocontrollo, ma non resistette alla tentazione di intrecciare le dita con quelle di lei, in una stretta unione di mani. Al semaforo rosso successivo, guardandola negli occhi e con calma lentezza, si portò la mano alle labbra depositando un leggero bacio su quella bianca pelle delicata. Ne assaporò brevemente il calore, per poi riabbassarla. I loro occhi non si erano abbandonati un solo istante. Maya aveva avvertito il cambiamento nella stretta ed aveva atteso impaziente quel bacio tanto delicato quanto affamato: aveva visto il fuoco ardere negli occhi del signor Hayami e avrebbe voluto tuffarcisi. Quando ripresero la marcia, la giovane tentò di allentare la tensione: “Dove stiamo andando?” “Lo vedrai…” – era sempre stata tanto roca la sua voce? Ed erano sempre stati tanto luminosi i suoi occhi? Concluse che finché il suo cuore fosse stato in grado di battere, quell’uomo l’avrebbe sempre sconvolta nel profondo. Dopo qualche minuto in cui teneva silenziosamente lo sguardo volto all’esterno con la mano pigramente unita a quella del signor Hayami, Maya si riscosse e, guardandolo con occhi gioiosi, esplose: “Io so dove stiamo andando!” “Ah sì? E come fai a saperlo?” “Perché ci sono stata tante volte da quando me l’ha fatto scoprire!” Ancora una volta si guardarono e Masumi ebbe la certezza che veramente Maya aveva intuito dove stessero andando.
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