Masquerade

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tenshina
view post Posted on 7/10/2011, 09:12 by: tenshina
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Stregone/Strega quasi professionista

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CAPITOLO 4


Maya si girò di scatto, trovandosi di fronte l’alta figura del signor Hijiri.
“Signor Hijiri…” sussurrò. Non riusciva a crederci.
Dopo tutti quei giorni finalmente l’intermediario tra lei ed il suo donatore era ricomparso.
“Come sta signorina Maya? La vedo triste.”
“Oh signor Hijiri… credevo… pensavo… che non l’avrei più rivista!” riuscì a dire lei in un soffio.
L’uomo si avvide del sollievo e del sorriso dell’attrice: aveva quindi ragione. Era all’ammiratore che si riferiva la giovane donna lamentandone l’abbandono.
“Signorina Maya, lei non dovrà mai dubitare della mia presenza. Credo di poter affermare che il suo ammiratore mai lo permetterebbe!”
“Lo pensa davvero, signor Hijiri?” – la flebile domanda racchiudeva tutta la sua speranza.
“Sì, signorina. Lo so.” – affermò con forza – “Sono qui per portarle un messaggio dal suo ammiratore. Spero che sia di suo gradimento. Se vuole potrei ritornare domani per ascoltare una sua eventuale risposta.”
“Certo! Certo!” – come erano diverse, ora, le lacrime che facevano capolino tra le sue lunghe ciglia, da quella solitaria che aveva visto cadere prima!
Le consegnò senza altri indugi la lettera accompagnata dall’immancabile rosa.
Maya corse in casa con i suoi tesori stretti al petto. Le stanze erano ancora buie: Rei non era tornata. Si diresse verso la sua piccola camera e, cercando di calmare il respiro, si accinse ad aprire la missiva.
Solo in quel momento capì quanto aveva sperato in un segno del signor Hayami. L’aveva atteso ogni giorno, ogni ora, perfino ogni secondo da quel pomeriggio sul cavalcavia.
Finalmente aveva tra le mani un suo messaggio.
Aprì con dita tremanti la pesante busta in carta pregiata, tanto diversa dal foglietto di block-notes che aveva accompagnato il suo primo omaggio floreale.
Mentre estraeva la lettera cadde un piccolo cartoncino. Prendendolo in mano iniziò a leggere. Come ogni volta cercava di simulare nella sua mente la calda voce del signor Hayami. La stessa voce che aveva sognato quella notte al tempio e che l’aveva accompagnata fino all’alba.

Cara Maya,
come sta? Ho sentito che il suo burbero regista la sta pressando molto, ma non abbia timore: come per Lande Dimenticate, sono certo che riuscirà ad ottenere una rappresentazione meravigliosa della Dea Scarlatta: la sua Dea mi ammalierà e mi darà la certezza della sua esistenza.
Le scrivo dopo tutto questo tempo perché ho molto riflettuto dopo il suo gentile invito ad incontrarla.
So che l’ho fatta soffrire e me ne rammarico perché non era certamente questo il mio intento.
Fino alla fine sono stato indeciso se recarmi al suo appuntamento: alla fine è prevalso il timore di deluderla sul desiderio d’incontrarla.
Mi rendo conto comunque di averla privata della possibilità di parlarmi senza alcun filtro. Posso intuire come il suo animo sia combattuto. Per questo voglio farmi perdonare e, se me ne darà la possibilità, vorrei incontrarla.
In allegato a questo mio semplice messaggio troverà l’invito a partecipare ad un ballo in maschera indetto dall’Associazione Nazionale Cinematografica. E’ un evento importante che spero la vedrà presente. In quell’occasione saprò farmi riconoscere.
Voglio che lei sia libera di vivere la sua vita senza che si senta obbligata in qualche modo nei miei confronti. D’altro canto, io continuerò a vegliare su di lei: non dubiti mai di questo.

Il suo affezionato ammiratore.


La rilesse una, due volte.
Voleva capire e, allo stesso tempo, temeva di comprendere le parole scritte.
Il signor Hayami aveva deciso di incontrarla ad un ballo in maschera. Questo significava che avrebbe parlato con la sua ombra e che lui non si sarebbe rivelato?
E poi, cosa significava che la voleva “libera di vivere la sua vita senza sentirsi obbligata nei suoi confronti”? Come poteva pensare che lei potesse vivere lontana dal suo cuore.
Decise di non farsi turbare da tristi pensieri e di concentrarsi sul ritorno sospirato del suo donatore di rose. Il solo fatto che non l’aveva abbandonata e la rassicurazione che mai l’avrebbe fatto bastava a renderla felice.
Né poteva pensare, senza un brivido caldo che le percorresse la schiena, che avrebbe potuto parlare al signor Hayami, avrebbe potuto esprimersi senza dover indossare la maschera della “ragazzina” dietro cui gli anni passati a battibeccare l’avevano costretta.
Aveva capito infatti che era stato il suo atteggiamento infantile ed il suo continuo disprezzo per Masumi Hayami a rafforzare la figura d’ombra dell’ammiratore.
Negli anni la dualità tra il produttore senza scrupoli, che la provocava e la ostacolava, e la figura dell’ammiratore, che la sosteneva e la coccolava, era divenuta talmente accentuata che lei stessa aveva stentato a credere che fossero la stessa persona.
Quando aveva compreso la verità, aveva finalmente capito che anche gli atteggiamenti sprezzanti dell’uomo erano modi per indirizzarla sulla giusta via: era stato lui a farla tornare nel mondo dell’arcobaleno dopo la morte di sua madre, lui ad indirizzarla verso le audizioni delle Due Regine, lui aveva attirato l’attenzione della critica su Lande Dimenticate.
E lei, a tutto questo, aveva risposto con odio e disprezzo, giustificati, secondo lei, dalla morte di sua madre, dall’astio tra la signora Tsukikage e Masumi Hayami, dall’atteggiamento di quest’ultimo.
Era quindi solo sua la colpa se il signor Hayami aveva timore di rivelarsi. Temeva che sarebbe stato disprezzato anche dopo.
Il ballo in maschera sarebbe stata l’occasione per trovare il modo di convincerlo: che si sbagliava, che poteva rivelarsi, che sarebbe volata tra le sue braccia se avesse voluto. Avrebbe fatto di tutto per realizzare questo suo proposito.
Presa questa decisione, andò a letto: il futon l’accolse in un calmo sonno ristoratore per la prima volta dopo settimane di angoscia.
 
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