Masquerade

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TOPIC_ICON12  view post Posted on 4/10/2011, 13:01
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Stregone/Strega quasi professionista

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Inizio anche qui a postare la prima e unica fanfiction che io abbia mai scritto.
Un sabato di aprile mi è venuto un pazzo pensiero.
Cosa succederebbe, mi sono chiesta, se Maya riuscisse ad incontrare il suo adorato ammiratore ad un ballo in maschera?
E allora sono partita.
Non pensavo sarebbe venuta una storia tanto lunga eppure saranno 28 capitoli e l'epilogo.
La storia è ambientata dopo il mancato incontro sul cavalcavia. Spero di non essere andata troppo fuori dalla caratterizzazione dei personaggi.
Spero anche che vi possa piacere.
Ringrazio Laura per l'opportunità che mi ha concesso.

Sperando che la storia sia di vostro gradimento, ringrazio chiunque volesse leggermi.

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Man is least himself when he talks in his own person.
Give him a mask, and he will tell you the truth.

Oscar Wilde


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CAPITOLO 1

Era in piedi.
Il volto impassibile, rivolto verso l’impersonale attività della metropoli autunnale, nascondeva il tumulto della sua anima.
Il suo più fidato collaboratore, la persona a cui aveva affidato la cura e la protezione dell’essere per lui più prezioso, lo aveva appena informato che Maya era caduta in un profondo stato di prostrazione.
Dopo il mancato appuntamento sul cavalcavia, non aveva più avuto modo di incontrarla e, doveva ammettere con se stesso, aveva anche evitato di inviarle altri mazzi di rose scarlatte.
La vista della ragazza che baciava con tanta passione e trasporto l’unica rosa miracolosamente sopravvissuta all’assalto di quei bruti, prima, e delle auto indifferenti, poi, lo aveva abbacinato. Il suo ricordo lo accompagnava nella coscienza del giorno e nell’incoscienza della notte. Non capiva come doveva agire.
Recidere quell’unico legame che li teneva uniti? per lui era impensabile. Avrebbe significato perdere anche l’illusione di vivere che ancora persistentemente nutriva.
Continuare il suo ruolo di “donatore delle rose”? non era forse egoistico nei confronti di Maya? Se veramente era innamorata della sua ombra, come sembrava fosse, continuare avrebbe significato tenerla legata a sé per sempre, senza consentirle di vivere una vita sua.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la spietatezza del destino.
Tuttavia sperava, sempre, di rimandare l’inevitabile.
Il dannato matrimonio sempre più prossimo lo opprimeva e gli toglieva il poco di lucidità che gli era rimasto.
Rise di se stesso: dove era finito l’affarista senza scrupoli che Maya tanto odiava? dove si era nascosto il freddo individuo che per raggiungere i suoi scopi era pronto a sacrificare tutto e tutti? Ebbene… probabilmente era soffocato nella viscosa palude dell’incertezza e del dubbio: l’incertezza sul futuro, il dubbio sul presente.
Se solo fosse riuscito a risolvere i dilemmi che opprimevano il suo cuore, niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo.
Hijiri gli aveva fatto un rapporto preoccupante sugli ultimi giorni di Maya. Pur essendo sempre puntuale alle prove, mostrava un totale disinteresse per tutto il resto. Più volte l’aveva sorpresa con lo sguardo perso nel vuoto o un’espressione sofferente sul bel viso. Gli occhi erano spesso segnati dal pianto. Kuronuma l’aveva ripresa più e più volte spronandola ad immergersi nella dea.
Hijiri l’aveva seguita, tenendola al sicuro e cercando di indagare, finché Maya il giorno prima, fuori dal teatro di prova, aveva alzato lo sguardo sul nugolo di giornalisti che era assiepato all’uscita. Aveva scrutato attentamente i loro volti e, rassegnata, si era incamminata verso casa.
Passando davanti al vicolo dove l’uomo era celato aveva mormorato un mesto “Mi ha abbandonata”. Il sussurro non era però sfuggito all’uomo.
Masumi era ammutolito: trovarsi di fronte, per l’ennesima volta, all’attaccamento di Maya per il suo ammiratore l’aveva paralizzato.
Non voleva che lei, il suo piccolo amore, pensasse che l’avesse abbandonata: mai avrebbe potuto. Ma non poteva neanche permettersi di pensare che ci sarebbe stata la remota possibilità di non essere più solo un’ombra. Rivelarsi significava solo dover fronteggiare di nuovo il suo disprezzo. Significava fronteggiare la sua più intima paura.

Non riusciva a venirne a capo.
Intanto i dipendenti della Daito Art Production iniziavano a prendere possesso delle varie postazioni. Anche l’efficiente Mitsuki, arrivata prima di tutti gli altri, di lì a qualche momento, sarebbe apparsa portandogli la stampa del giorno e la nuova corrispondenza.
Accendendosi una sigaretta cercò di ricomporsi e si avvicinò all’ordinata ed elegante scrivania. Si sedette proprio nel momento in cui la sua segretaria fece il suo ingresso.
La donna lasciò sulla scrivania tutte le pubblicazioni ed arretrò di qualche passo in attesa di eventuali istruzioni che il giovane vice-presidente avrebbe potuto impartirle.
“Qualcosa di interessante, stamane?”
“Sempre il solito signore: la casa di produzione H. ha annunciato la messa in scena di un nuovo Macbeth, mentre l’Associazione Nazionale Cinematografica ha svelato i dettagli dell’evento annuale che anticipa la premiazione dei film partecipanti al suo concorso.”
“Ah, si? Che cosa abbiamo quest’anno? Un’asta di beneficienza? Un galà con spettacolo canoro?” – L’atteggiamento del giovane uomo era quasi sprezzante. Raramente ormai riusciva a trovare interessanti quegli avvenimenti. Erano caratterizzati da troppa ipocrisia: falsi sorrisi, falsi convenevoli, false amicizie, falsi amori.
Con una punta di ironia, la collaboratrice rispose: “No signore. Quest’anno hanno ideato un ballo in maschera a tema: il Carnevale di Venezia. Vogliono così omaggiare uno dei più longevi festival del cinema del mondo occidentale, coniugandolo con la bellezza e la fastosità dei costumi tradizionali rinascimentali.”
Quella notizia lo scosse dalla monotonia dei suoi pensieri. Un’idea stava prendendo forma nella sua mente di affarista. Doveva essere cauto e pianificare tutto nei minimi dettagli. Se ci fosse riuscito, forse, sarebbe stato finalmente in grado di esprimere a Maya i sentimenti celati nel cuore del suo adorato ammiratore.
Sarebbe riuscito, finalmente, a mettere a nudo la sua anima pur indossando una maschera.
Avrebbe parlato con Maya come mai aveva potuto fare fino ad allora: avrebbe guardato i suoi occhi ridenti, avrebbe ascoltato la sua gaia voce squillante e avrebbe custodito quei ricordi per sempre.
Maya avrebbe esaudito il desiderio di parlare con il suo ammiratore e avrebbe avuto la certezza che mai sarebbe stata abbandonata. Magari una volta soddisfatto quel desiderio – Masumi sperava e temeva – lei avrebbe iniziato a vivere lontano dalle sue braccia. Ma questo gli avrebbe evitato di rivelarsi e, conseguentemente, di recidere il flebile legame che lo teneva ancorato alla vita.

La signorina Mitsuki, nel frattempo, studiava con interesse il lieve mutare delle espressioni sul volto del suo capo, nascosta dalle lenti ambrate. Aveva visto come un lampo improvviso nel suo ormai abituale sguardo spento e rassegnato. Si chiedeva a cosa fosse dovuto, visto che lei non aveva nominato Maya, né aveva ancora aperto le riviste che potevano contenere qualche trafiletto sull’attrice. Solo lei suscitava un tale interesse.
La donna non capiva come quell’uomo potesse essere così timoroso di fronte alla giovane donna. Come spesso aveva sottolineato, il semaforo non resta rosso per sempre. Le persone cambiano. Il cammino che il tempo assegna ad ogni individuo porta la personalità ad adattarsi, maturare, guarire dalle ferite, comprendere, amare. Lei aveva colto dei chiari segnali di cambiamento in Maya: non era più battagliera di fronte alle provocazioni del signor Hayami, anzi, la sua espressione era quasi sempre velata da una strana mestizia. Il suo non era lo sguardo di una donna che odia. Era piuttosto quello di una donna innamorata che si sente respinta ed inadeguata.
A nulla erano valsi i segnali che aveva lanciato al suo capo. Chiuso nel suo tormento, restava cieco e sordo all’evidenza.
Venne riscossa dal suo superiore con l’elenco delle mansioni per la giornata. Mentre si apprestava ad uscire, con la coda dell’occhio, vide il vice-presidente che apriva una delle riviste proprio sul segno del ballo in maschera.
“Che stranezza!” pensò lei. Solo più tardi, nell’arco della giornata, le venne in mente una pazza ipotesi. Sarebbe stato interessante scoprire cosa sarebbe successo.
 
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view post Posted on 4/10/2011, 14:44
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Ma benvenuta, tesoro! Splendido esordio!!! Lo segnalo sul nostro sito di facebook. L'incipit è accattivante. Me lo leggo stasera, dopo la lezione (sarò a casa non prima delle dieci...ssigh...).
 
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view post Posted on 4/10/2011, 15:03
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Grazie Laura.
Attendo il tuo commento!
 
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view post Posted on 5/10/2011, 08:22
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CAPITOLO 2

Anche quella mattina Maya si alzò di buonora per recarsi alle prove dello spettacolo dimostrativo. Si diresse alla fermata della metro e salì.
Non era ancora Akoya, solo un semplice simulacro. Capiva i sentimenti dell’amore negato, capiva il dolore lancinante del cuore della dea perché era il suo stesso dolore. Tuttavia non riusciva ad allentare il controllo sulle sue espressioni, perché temeva che il fiume in piena della sua tristezza non sarebbe mai più tornato dentro gli argini.
Aveva ormai compreso di aver perso anche il suo adorato ammiratore. Quel giorno aveva aspettato e aspettato invano che il signor Hayami si presentasse all’appuntamento rivelandosi finalmente per la persona che era. Ma lui aveva preferito continuare ad indossare la maschera che oramai era divenuta abituale. Si era illusa di essere più di un’attrice, di essere la sua anima gemella: evidentemente si era sbagliata.
Da quel giorno non ne aveva più ricevuto notizie.
Aveva atteso che il signor Hijiri si facesse vivo anche solo per raccogliere un suo messaggio vocale. Il suo adorato donatore di rose aveva, alfine, interrotto il loro legame. Probabilmente aveva osato troppo chiedendo quell’incontro.
Arrivata alla sala prove iniziò ad interpretare le sue battute. Era talmente assorta da non avvedersi del suo Isshin che si avvicinava.
“Akoya…”
Maya si riscosse e, timorosa, si voltò verso Sakurakoji. Il suo migliore amico, colui che le era stato vicino negli ultimi mesi. Colui che aveva ammesso di amarla e di volerla aspettare. Colui a cui doveva ancora dare una risposta.
In fondo al suo cuore sapeva che non avrebbe mai potuto ricambiarlo. Per lui nutriva un profondo affetto fraterno che mai avrebbe potuto tramutarsi nell’amore di anime. La sua infantile infatuazione era sparita ben presto, soppiantata dalla passione per il teatro prima e dal profondo amore per il signor Hayami poi.
Gli sorrise “Mio Isshin, ben arrivato. Vogliamo iniziare?”
Sakurakoji assentì.
Egli sentiva e vedeva che Maya era cambiata.
Non era più la ragazza gioiosa di un tempo, né vedeva affiorare più tanto spesso la passione per il teatro che la contraddistingueva. In quegli ultimi giorni era come svuotata e sapeva, con certezza, che tutto dipendeva dal fatto che quella dannata ombra non si era mostrata quel giorno sul cavalcavia.
Aveva desiderato che Maya verificasse con i suoi occhi che il sentimento che nutriva per uno sconosciuto non poteva essere reale. Se si fosse trovata di fronte ad una persona diversa da quella sognata, lui “sapeva” che avrebbe potuto prenderlo in considerazione finalmente come compagno di vita.
Invece quel vigliacco non si era presentato, continuando così a prolungare l’illusione del giovane cuore. Gli sembrava di sentire in petto il dolore che Maya stava provando ma, nonostante tutto, lei continuava a credere e sperare in colui che per tanto tempo l’aveva sostenuta.
Arrivarono anche tutti gli altri attori.
Quel giorno le prove furono più dure del solito con il regista che li spronava a dare diverse interpretazioni della stessa scena: il risveglio della dea.
Quando ormai era buio da un pezzo, andarono negli spogliatoi per prendere poi la via di casa.
Sakurakoji approcciò Maya con l’intenzione di accompagnarla fino a casa: quel giorno, in particolare, gli era sembrata troppo taciturna.
Lei lo ringraziò sorridendo ma, come temeva, volle tornare da sola.

Maya passeggiò lentamente lungo le strade della periferia di Tokyo. Arrivò a casa e mentre saliva le scale alzò gli occhi verso la grigia e buia coltre di nubi che rappresentava il cielo della capitale giapponese in quella sera di novembre. Quel cielo che lei sapeva essere stellato, quel cielo che custodiva nel suo cuore come un tesoro.
Lo ricordava, la prima volta al planetario quando la sua maestosità l’aveva fatta vacillare ed il signor Hayami l’aveva sostenuta: anche allora.
E lo ricordava la seconda volta, nella valle dei susini, quando lui le aveva confidato che il suo desiderio non si sarebbe mai avverato. Quanto avrebbe voluto consolarlo allora! Il suo cuore iniziava in quegli attimi a comprendere la triste dolcezza dell’amore eppure non aveva fatto in tempo… era arrivata tardi.
Una lenta lacrima di rimpianto scivolò sul delicato profilo della sua gota come una lucente perla sul velluto.
Stava per infilare la chiave nella serratura della porta di ingresso quando un leggero colpo di tosse attrasse la sua attenzione.
 
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view post Posted on 5/10/2011, 21:33
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Ma sai che questa del ballo in maschera è una trovata bestiale? mi piace! si presta a molteplici evoluzioni.
Credo che saprai gestire bene la vicenda e il polpo, pur inerte ancora, per qualche oscuro motivo comincia già a non piacermi.
Sensazione mia personale, eh...:huh:
 
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view post Posted on 6/10/2011, 08:16
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Infatti, ora che mi ci fai pensare, quando ho dovuto decidere il corso della storia avevo valutato diverse opzioni su come farlo svolgere (con o senza Shiori, con o senza Hijiri, con o senza cambio di costume, con o senza Masumi... ecc ecc) ma effettivamente, come prima storia diciamo che sono andata sul semplice, credo.

Per Sakurakoji credo di averlo reso abbastanza infimo... me cattiva! ma non darà molto fastidio.
E ora presento l'altro personaggio che ho reso ancora più infimo.

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CAPITOLO 3

In quel mentre, Masumi stava approssimandosi al ristorante dove aveva dovuto prenotare la cena per sé e la sua fidanzata.
Quando era uscito dalla Daito si era diretto allo Shuttle X. Voleva rendersi conto di persona dello stato d’animo di Maya. L’averla vista rifiutare la compagnia di Sakurakoji, avviandosi a testa bassa verso casa, l’aveva convinto di aver preso la decisione giusta. Quella visione gli aveva straziato il cuore, più del pensiero di essere per lei sempre e solo un’ombra scarlatta.

Entrò nel ristorante lasciando il soprabito al solerte cameriere. Shiori lo stava già aspettando al tavolo. Stancamente si scusò per il ritardo e prese posto esaminando con disinteresse il menù e la carta dei vini.
Non riuscire a ricambiare l’interesse che la donna evidentemente nutriva per lui lo allarmava, ma accettare quel fidanzamento mesi addietro gli era parsa una cosa plausibile: come spesso si era ripetuto, se non poteva avere Maya nella sua vita, tanto valeva sposare una donna che sarebbe stata utile alla Daito.
Questo era il suo intento iniziale. Ma più andava avanti e più capiva di essersi cacciato in una trappola lunga una vita.
Certo, non era ancora troppo tardi, ma pensava anche alla donna che aveva di fronte: se da un lato sapeva che non era giusto illuderla come aveva fatto e continuava a fare, dall’altro capiva che non avrebbe accettato di buon grado un suo eventuale ripensamento.
Shiori parlava della sua serra, di come curava le sue piante. Poteva apparire perfino graziosa in quei frangenti, ma lui non riusciva ad appassionarsi ai suoi discorsi né a rispondere con frasi che non fossero monosillabi. Soprattutto quando lei immaginava la loro vita da sposati, lui non riusciva a simulare la gioia che ci si sarebbe aspettati: erano altre le fantasie a cui agognava, altri gli occhi in cui desiderava perdersi, altre le mani che voleva stringere, altri i discorsi che voleva affrontare.
Che tristezza! Come avrebbe potuto continuare quella farsa?! Se solo fosse stato un matrimonio di interesse per entrambe le parti, sarebbe stato molto più semplice sia piegarsi sia opporsi perché sapeva che non ci sarebbero stati strascichi emotivi.
Sì, perché ora pensava realmente a come eludere quell’impegno.
Mentre la cena continuava con ritmo letargico e fastidioso, arrivarono finalmente al dolce. Non vedeva l’ora di poterla riaccompagnare a casa. Voleva rientrare nella tranquillità della sua camera per continuare a programmare il piano che stava orchestrando.
Guidando, compose un numero telefonico ed ascoltò con attenzione le parole che la persona all’altro capo della linea gli riferì. I suoi occhi si illuminarono.

Shiori Takamiya era appena scesa dalla macchina del suo fidanzato per rientrare nella sontuosa dimora di famiglia.
Quella sera, come spesso accadeva, Masumi era con la testa altrove. Sapeva che il lavoro lo prendeva molto e che era un uomo che aveva votato la sua esistenza all’attività imprenditoriale. Vi era abituata: suo padre si comportava allo stesso modo, salvo poi scoprire che l’interesse del genitore per il lavoro nascondeva la sua passione per il gioco d’azzardo. Il nonno l’aveva scoperto giusto in tempo, salvando in extremis le finanze familiari, prima che le voci di un eventuale tracollo finanziario giungessero all’orecchio degli operatori.
Masumi, naturalmente, era diverso. Aveva ricevuto un’educazione ben più ferrea di quella di suo padre: testimone ne era la continua crescita dell’impero degli Hayami.
Shiori però sapeva che il fidanzato le stava nascondendo qualcosa. Se il suo comportamento vago e freddo non dipendeva da comportamenti economici viziati, doveva forse temere un’altra donna?
Comprendeva che il matrimonio era stato fortemente voluto da suo nonno con lo scopo di riparare i danni provocati da suo padre: non era un’ingenua come spesso le piaceva lasciar credere. Più volte si era quindi interrogata sull’eventuale altra presenza femminile nella vita del suo futuro marito. Ma mai aveva individuato una possibile minaccia al suo status.

Poteva forse lei immaginare che quell’esserino tanto misero ed insignificante costituito dalla talentuosa quanto giovane attrice Maya Kitajima fosse in realtà al centro della vita del potente ed affascinante Masumi Hayami da ben sette anni?
 
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fufu1973
view post Posted on 6/10/2011, 12:10




Tenshina ho visto ora che hai postato l'inizio di una storia!
ora non ho tempo ma ti volevo lo stesso dire che sarò tra le tue lettrici!
Adoro leggere!!! tra un pò spero di ritornare a ritmi di vita normali allora recupererò tutte le storie erretrate!! baci!

Edited by fufu1973 - 6/10/2011, 14:56
 
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view post Posted on 6/10/2011, 13:06
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Grazie!! attendo di sapere la tua opinione!!
 
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view post Posted on 7/10/2011, 09:12
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CAPITOLO 4


Maya si girò di scatto, trovandosi di fronte l’alta figura del signor Hijiri.
“Signor Hijiri…” sussurrò. Non riusciva a crederci.
Dopo tutti quei giorni finalmente l’intermediario tra lei ed il suo donatore era ricomparso.
“Come sta signorina Maya? La vedo triste.”
“Oh signor Hijiri… credevo… pensavo… che non l’avrei più rivista!” riuscì a dire lei in un soffio.
L’uomo si avvide del sollievo e del sorriso dell’attrice: aveva quindi ragione. Era all’ammiratore che si riferiva la giovane donna lamentandone l’abbandono.
“Signorina Maya, lei non dovrà mai dubitare della mia presenza. Credo di poter affermare che il suo ammiratore mai lo permetterebbe!”
“Lo pensa davvero, signor Hijiri?” – la flebile domanda racchiudeva tutta la sua speranza.
“Sì, signorina. Lo so.” – affermò con forza – “Sono qui per portarle un messaggio dal suo ammiratore. Spero che sia di suo gradimento. Se vuole potrei ritornare domani per ascoltare una sua eventuale risposta.”
“Certo! Certo!” – come erano diverse, ora, le lacrime che facevano capolino tra le sue lunghe ciglia, da quella solitaria che aveva visto cadere prima!
Le consegnò senza altri indugi la lettera accompagnata dall’immancabile rosa.
Maya corse in casa con i suoi tesori stretti al petto. Le stanze erano ancora buie: Rei non era tornata. Si diresse verso la sua piccola camera e, cercando di calmare il respiro, si accinse ad aprire la missiva.
Solo in quel momento capì quanto aveva sperato in un segno del signor Hayami. L’aveva atteso ogni giorno, ogni ora, perfino ogni secondo da quel pomeriggio sul cavalcavia.
Finalmente aveva tra le mani un suo messaggio.
Aprì con dita tremanti la pesante busta in carta pregiata, tanto diversa dal foglietto di block-notes che aveva accompagnato il suo primo omaggio floreale.
Mentre estraeva la lettera cadde un piccolo cartoncino. Prendendolo in mano iniziò a leggere. Come ogni volta cercava di simulare nella sua mente la calda voce del signor Hayami. La stessa voce che aveva sognato quella notte al tempio e che l’aveva accompagnata fino all’alba.

Cara Maya,
come sta? Ho sentito che il suo burbero regista la sta pressando molto, ma non abbia timore: come per Lande Dimenticate, sono certo che riuscirà ad ottenere una rappresentazione meravigliosa della Dea Scarlatta: la sua Dea mi ammalierà e mi darà la certezza della sua esistenza.
Le scrivo dopo tutto questo tempo perché ho molto riflettuto dopo il suo gentile invito ad incontrarla.
So che l’ho fatta soffrire e me ne rammarico perché non era certamente questo il mio intento.
Fino alla fine sono stato indeciso se recarmi al suo appuntamento: alla fine è prevalso il timore di deluderla sul desiderio d’incontrarla.
Mi rendo conto comunque di averla privata della possibilità di parlarmi senza alcun filtro. Posso intuire come il suo animo sia combattuto. Per questo voglio farmi perdonare e, se me ne darà la possibilità, vorrei incontrarla.
In allegato a questo mio semplice messaggio troverà l’invito a partecipare ad un ballo in maschera indetto dall’Associazione Nazionale Cinematografica. E’ un evento importante che spero la vedrà presente. In quell’occasione saprò farmi riconoscere.
Voglio che lei sia libera di vivere la sua vita senza che si senta obbligata in qualche modo nei miei confronti. D’altro canto, io continuerò a vegliare su di lei: non dubiti mai di questo.

Il suo affezionato ammiratore.


La rilesse una, due volte.
Voleva capire e, allo stesso tempo, temeva di comprendere le parole scritte.
Il signor Hayami aveva deciso di incontrarla ad un ballo in maschera. Questo significava che avrebbe parlato con la sua ombra e che lui non si sarebbe rivelato?
E poi, cosa significava che la voleva “libera di vivere la sua vita senza sentirsi obbligata nei suoi confronti”? Come poteva pensare che lei potesse vivere lontana dal suo cuore.
Decise di non farsi turbare da tristi pensieri e di concentrarsi sul ritorno sospirato del suo donatore di rose. Il solo fatto che non l’aveva abbandonata e la rassicurazione che mai l’avrebbe fatto bastava a renderla felice.
Né poteva pensare, senza un brivido caldo che le percorresse la schiena, che avrebbe potuto parlare al signor Hayami, avrebbe potuto esprimersi senza dover indossare la maschera della “ragazzina” dietro cui gli anni passati a battibeccare l’avevano costretta.
Aveva capito infatti che era stato il suo atteggiamento infantile ed il suo continuo disprezzo per Masumi Hayami a rafforzare la figura d’ombra dell’ammiratore.
Negli anni la dualità tra il produttore senza scrupoli, che la provocava e la ostacolava, e la figura dell’ammiratore, che la sosteneva e la coccolava, era divenuta talmente accentuata che lei stessa aveva stentato a credere che fossero la stessa persona.
Quando aveva compreso la verità, aveva finalmente capito che anche gli atteggiamenti sprezzanti dell’uomo erano modi per indirizzarla sulla giusta via: era stato lui a farla tornare nel mondo dell’arcobaleno dopo la morte di sua madre, lui ad indirizzarla verso le audizioni delle Due Regine, lui aveva attirato l’attenzione della critica su Lande Dimenticate.
E lei, a tutto questo, aveva risposto con odio e disprezzo, giustificati, secondo lei, dalla morte di sua madre, dall’astio tra la signora Tsukikage e Masumi Hayami, dall’atteggiamento di quest’ultimo.
Era quindi solo sua la colpa se il signor Hayami aveva timore di rivelarsi. Temeva che sarebbe stato disprezzato anche dopo.
Il ballo in maschera sarebbe stata l’occasione per trovare il modo di convincerlo: che si sbagliava, che poteva rivelarsi, che sarebbe volata tra le sue braccia se avesse voluto. Avrebbe fatto di tutto per realizzare questo suo proposito.
Presa questa decisione, andò a letto: il futon l’accolse in un calmo sonno ristoratore per la prima volta dopo settimane di angoscia.
 
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view post Posted on 8/10/2011, 19:28
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Bene, ho finalmente letto tutti i post. Come ti ho detto, mi piace l'idea del ballo in maschera e, dal punto di vista della lettura, apprezzo molto come snoccioli la vicenda.
Ami i particolari ed anche il tuo stile è scorrevole.
I pensieri di Shiori su Masumi sono costruiti benissimo, così come mi piace il parallelo tra il padre di Shiori e il giovane Hayami. Sembra quasi che ella cerchi la figura autorevole che le è mancata, piuttosto che un uomo da amare. Ad ogni modo, aspetto ora questo ballo mascherato.
Sono sicura ne vedremo delle belle!

Grazie!
 
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fufu1973
view post Posted on 8/10/2011, 19:53




ho letto anche io!!
mi piace molto l'idea del ballo in maschera e ho trovato la lettura molto scorrevole!!!
sono molto curiosa di sapere cosa ha in mente Masumi, vuole parlarle indossando una maschera che lo renda irriconoscibile? ma Maya sa, e spero che sia lei a fare qualcosa per farlo finalmente svelare, come puoi capire hai scatenato la mia curiosità! attendo il prossimo capitolo!
 
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view post Posted on 8/10/2011, 19:56
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E se Maya non lo riconoscesse???
 
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fufu1973
view post Posted on 9/10/2011, 07:38




dici? come superman che indossava il costumino e non lo riconosceva più nessuno!
beh con una maschera molto coprente.. ma gli occhi, gli occhi non ingannano mai, io Massimo lo riconoscerei dagli occhi anche se avesse una maschera che gli copre pure i capelli!!
è Masumi che pensa che Maya non conosca l'identità dell'ammiratore e quindi sia più facile da ingannare, ma così non è!
vedremo cosa ha in serbo per noi Tenshina! sono proprio curiosa!!
 
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view post Posted on 10/10/2011, 09:34
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Vi ringrazio molto.
Spero di non deludere le vostre aspettative.
Non posso sbottonarmi chiaramente sugli eventi futuri... però diciamo che come prima fanfiction non è abbia imbrogliato molto la matassa. Credo.

Bella l'idea di non farlo riconoscere a Maya... ma... poi Masumi sopravvive? hihi...

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CAPITOLO 5

Masumi scese dalla macchina nella rimessa della villa. Entrò nella buia residenza e si diresse verso la sua camera. Una volta arrivato, con eleganza, si tolse gli abiti formali, indossando una morbida veste da camera.
Con le candide dita affusolate prese uno dei bicchieri di cristallo posti sul tavolino e si versò dello scotch ambrato.
Bevendo lenti sorsi ripensò alle parole di Hijiri: “La signorina Maya è rinata!”
Gli era bastato questo per capire: finalmente era sulla strada giusta. Per tanto tempo aveva vagato nell’oscurità dell’incertezza, ma ora poteva muoversi verso la direzione che aveva scelto. Avrebbe rischiato: avrebbe permesso a Maya di incontrare il suo ammiratore.

Nella sua camera Eisuke Hayami stava riflettendo.
Aveva sentito suo figlio rientrare e aveva colto un passo leggermente meno strascicato del solito.
Il vecchio generale aveva iniziato a dubitare delle sue decisioni già qualche mese prima.
Dopo le sue pressioni affinché Masumi si fidanzasse, aveva visto il figlio perdere quel poco di passione per la vita che di solito manifestava.
La frequentazione con Shiori aveva peggiorato al situazione. Il presidente sperava di evitare al figlio la triste vita che lui aveva passato. Vederlo crescere senza alcun interesse a parte il lavoro l’aveva indotto a credere che aveva esagerato spronandolo negli affari. Presentandogli Shiori come la candidata ideale per l’impero degli Hayami, il genitore voleva assicurare al figlio una vita meno cupa rispetto alla propria, nascondendo le sue intenzioni dietro il velo del matrimonio di convenienza.
Lui sapeva infatti che, nonostante la rete di conoscenze, la famiglia Takamiya aveva bruciato buona parte dei fondi di cui disponeva. Chiaramente non era sul lastrico, ma gli Hayami erano decisamente più potenti.
Masumi gli aveva ribadito di non essere interessato a nessuna donna in particolare. Lui aveva quindi deciso di indirizzarlo.
Ma ora, dopo i mesi di fidanzamento trascorsi, dopo l’incupirsi del figlio, era giunto alla conclusione che “doveva” essere interessato ad un’altra donna.
Credeva anche di sapere di chi si trattava: l’uomo doveva essere convinto di non essere corrisposto. Solo una donna, il vecchio conosceva, che odiava apertamente suo figlio e che aveva attratto il suo interesse e la sua protezione negli ultimi sette anni: una delle candidate al ruolo di Akoya. Come il padre prima di lui, anche Masumi era rimasto incantato. A differenza sua però, lui amava la donna, non quello che rappresentava, e l’aveva amata da lontano, donandole tutto quanto poteva senza mai rivelarsi per riscuotere la sua gratitudine.
Era combattuto perché sapeva che il matrimonio tra suo figlio e la nipote di Takamiya sarebbe stato infelice ma non poteva decidere da solo. Voleva che suo figlio uscisse dall’incertezza, che combattesse finalmente per la sua felicità.
Da anni aveva capito che Masumi non lo considerava un padre e lui aveva un carattere troppo introverso per cercare di risolvere le loro divergenze. Sapeva di aver sbagliato più e più volte con suo figlio. L’aveva fatto soffrire e l’aveva reso l’affarista senza scrupoli che era diventato. I lunghi anni di solitudine l’avevano aiutato a capire, ma, ironia della sorte, Masumi era caratterialmente più simile a lui di quanto lo sarebbe stato un suo vero figlio e questo rendeva difficile un qualsiasi approccio di avvicinamento. Entrambi non volevano mostrarsi deboli: Masumi per vendetta, Eisuke per principio.
Eisuke decise che avrebbe fatto quanto era necessario per riparare ai torti commessi, ma avrebbe dovuto essere Masumi a prendere l’iniziativa.
 
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view post Posted on 11/10/2011, 08:45
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CAPITOLO 6

Come splendeva caldo il sole novembrino di quella mattina.
Maya pensò che fosse dovuto sicuramente al suo stato d’animo più leggero. L’apparizione del signor Hijiri ed il messaggio del signor Hayami le avevano instillato nuova forza.
Arrivò sorridente agli studi di prova e salutò tutti con un sorriso che pensava di aver dimenticato. Sakurakoji, incuriosito, le si avvicinò chiedendole a cosa fosse dovuto quel cambio d’umore gradito quanto inaspettato.
Maya gli rispose con trasparenza: “Il mio ammiratore è tornato da me, non mi ha abbandonata!”
Lo sguardo del ragazzo si fece di ghiaccio infuocato: “Come puoi ancora farti influenzare dalle sue misere lettere? Non ricordi il dolore che hai sofferto in queste ultime settimane? Perché ti ostini ad amare un uomo che non conosci, quando… quando…” – l’attore si bloccò, aveva visto il sorriso di Maya incrinarsi, ma ormai aveva espresso il suo pensiero – “quando io ti sono stato accanto in quei momenti? Perché non ami me?!”
Maya restò per un istante muta, valutando le dure parole dell’amico. Voleva mettere tutto in chiaro, non aveva senso prolungare la sua incertezza.
“Sakurakoji, mi dispiace. Ciò che dici sarebbe giusto se io non conoscessi nulla di quella persona, ma quelle che tu chiami ‘misere lettere’, sono frammenti della sua anima che egli mi dona ogni volta. E’ vero, ho sofferto! Ma anche lui è stato tormentato! E’ vero, tu mi sei stato vicino, ma ‘devi’ sapere che per me sei il più caro amico, sei il fratello che non ho mai avuto! Non posso trasformare questi sentimenti nell’amore di anime! Ti prego, accettalo!”
Sakurakoji tentò di dire qualcosa, ma rinunciò di fronte a tanta veemenza. Decise di dirigersi negli spogliatoi.
Maya fece per seguirlo, ma fu bloccata da Kuronuma.
Il regista aveva notato il cambiamento d’umore di Kitajima e aveva assistito allo scambio tra i due ragazzi. Finalmente aveva visto la grinta sul volto della sua prima attrice.
“Non seguirlo, ha bisogno di stare solo. Non ti preoccupare, vedrai che capirà… E tornerà ad essere l’amico che tu conoscevi.”
“Lo spero veramente!” – singhiozzò la ragazza.
“Kitajima, tu hai fatto la tua scelta, è giusto che lui l’accetti. Ora che hai preso la tua decisione e sei uscita dalla coltre dell’incertezza, riversa tutto il tuo essere in Akoya e nella tua dea!”
“Signor Kuronuma…” – Maya lo guardò commossa. Aveva bisogno del suo sostegno in relazione a Sakurakoji – “Grazie. Vedrà che riuscirò ad interpretare una dea umana, che lascerà a tutti un ricordo indelebile.”
“Sono felice di sentirtelo dire! E ora: a lavoro!”
Maya si diresse verso gli altri membri della compagnia, mentre Kuronuma si appostò fuori dagli spogliatoi. Voleva attendere Sakurakoji per valutarne le intenzioni.
Qualche minuto dopo l’attore uscì e, trovandosi di fronte il regista, fece per evitarlo. Kuronuma lo afferrò ad un braccio: “Che hai intenzione di fare Sakurakoji?”
“Non lo so ancora! So solo che voglio uscire e passare del tempo per conto mio. Non mi aspettavo che Maya fosse tanto ingenua!”
“Potrei dire lo stesso di te! Era chiaro dall’inizio come Kitajima non ricambiasse i tuoi sentimenti. Hai confuso la pièce teatrale con la realtà. Non hai voluto vedere la verità nascosta dietro i suoi occhi. Fidati di lei. Fidati del suo buon animo! Sono sicuro che sorprenderà tutti!”
“Ma come posso accettare tutto di buon grado? Io l’amo! E lei invece preferisce un’ombra a me.”
“Tu l’ami… non vuoi per questo vederla felice? Se la sua felicità è amare quell’anima sconosciuta chi sei tu per impedirglielo? Kitajima ti ha detto chiaramente che non potrà mai ricambiarti! Non ti è sembrata abbastanza chiara?”
L’attore titubò per qualche secondo: “Si, certo. E’ stata chiara, ma forse, se aspettassi…”
“Sakurakoji non fare il bambino. Dovresti ormai sapere che certi sentimenti ci sono o non ci sono, sbocciano o non sbocciano. Maya ti conosce ormai da sette anni, pensi che se ti potesse considerare più di un amico non l’avrebbe ancora scoperto? Le due questioni, quella dell’ammiratore sconosciuto e la tua, sono distinte. Se anche Maya non amasse più lui, non amerebbe comunque te. Quindi, ora se vuoi prenderti un giorno per riflettere fa pure, ma domani ti voglio di nuovo qui a provare!”
“Si… signore. Farò come dice. E… grazie.”
Con passo lesto si avviò verso la porta: avrebbe passato la giornata al mare. Passeggiare sulla sabbia con le onde invernali che rumoreggiavano l’aveva sempre aiutato a riflettere. Avrebbe sicuramente ritrovato la serenità.

Masumi Hayami era arrivato alla solita ora in ufficio. Anche lui si sentiva l’animo un po’ più sollevato: sapere come Maya si fosse tranquillizzata alla comparsa del suo collaboratore l’aveva confortato. Ma era ancora ben lungi dal provare felicità. Sapeva che per quell’obiettivo avrebbe dovuto rischiare tutto quanto aveva e sapeva che troppe erano ancora le mani da giocare in quella partita: doveva ancora capire fin dove poteva spingersi.
Attendeva con impazienza l’arrivo della sera con il nuovo rapporto di Hijiri. Occupava alacremente il tempo attendendo a tutti gli impegni presi per la giornata.
La serata sarebbe stata tranquilla: Shiori era impegnata con le altre signore del club di giardinaggio in un evento benefico a favore della protezione e salvaguardia delle acque marine. Lui avrebbe potuto dedicarsi al piacere dei ricordi, come sempre faceva quando era solo.
Mitsuki vegliava sempre con interesse.
 
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