Ritorno nella Valle II

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LauraHeller
view post Posted on 30/9/2011, 16:15 by: LauraHeller
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Capitolo Quinto

“Due fratelli contro”



Il giorno dopo, arrivò a scuola come una furia.
Aveva guidato come un matto e senza guanti, per giunta.
Quando scese dal mezzo, si guardò le mani, constatando con raccapriccio che erano rosse e gonfie.
Si passò una mano fra i capelli.
La lezione di armonia fu di una noja mortale e pregò invano che finisse presto.
Il tempo, per Tomo, si era fermato alla sera prima, alla immagine di Kaori in abito stile sottoveste.
Sentì dentro rabbia e rancore nei confronti di lei e di Ian.
Sapeva di essere ingiusto, che era nel loro diritto amarsi <anche> fisicamente, ma non riusciva ad impedirsi di provare sentimenti devastanti e negativi al loro indirizzo.
Pazzo di gelosia, non appena intravide Ian in corridoio, si fece terreo e decise di affrontarlo:
“Te la sei portata a letto, è così?”
Gli occhi antracite di Tomo su quelli azzurri di Ian erano in tempesta.
Rammentarono al fratello maggiore quelli della di loro madre, che raramente si incollerivano, ma, quando lo facevano, risultavano inguardabili, tanto erano intensi.
“Che cavolo te ne frega?” sibilò quest’ultimo “Kaori è la mia donna e ciò che facciamo non è affar tuo.”
“Forse è così, ma voglio saperlo.” dichiarò l’altro Sakurakoji senza cedere di un millimetro.
“E sia.” fece Ian schiudendo la bocca ad un perfido sorriso “Ci siamo quasi arrivati. Se non ci aveste interrotti, lo avremmo fatto. E’ del tutto ovvio che le due telefonate siano opera tua, <fratellino>, ma lascia che ti dica una cosa: è innamorata di me ed è la volta buona che te lo ficchi in testa. Lei geme tra le mie braccia. E’ me che lei bacia ogni giorno e tu, in questa storia, costituisci solo una controfigura stonata. Il tuo ruolo è quello di disturbatore. Ma quando te ne farai una ragione? Sono cinque anni che ti vedo sbavarle dietro e che lei non ti si caga neppure di striscio. Hai intenzione di perseverare ancora a lungo? O pensi che debba sentirmi in colpa solo perché lei ha scelto me?”
Anche le parole di Ian erano state pronunciate con estrema veemenza.
Era veramente stufo tanto del temporeggiare di Kaori quanto della presenza costante di Tomo.
“Mi stai sempre col fiato sul collo.” proseguì “Neppure una suocera si comporta come te. Ma cosa pensi di ottenere? Vuoi far leva sulle debolezze di lei, è così?”
“Tu non la meriti.” dichiarò il violinista con rabbia “Ti sei scopato l’universo mondo, da un anno a questa parte. Persino Chigusa!”
“Non tocchiamo questo tasto!” l’interruppe Ian rosso come un peperone “Chi poteva immaginare che fosse lei e, in ogni caso, vorrei vedere te, al posto mio. La tua donna ti fa impazzire e tu, per rispettarne i tempi biblici, che sei costretto a rimandare, a temporeggiare!”
“Se sei sicuro di non farcela, mollala!” urlò Tomo “Ma smetti di tradirla solo perché dici…di sentirti frustrato nella tua mascolinità.”
“Io non mollo proprio niente. Non ti faccio questo favore.” disse Ian indignato “Anche se son certo che Kaori, a prescindere da me, non ti vorrà mai.”
Il figlio minore di Miro sbatté il pugno contro la parete, mentre socchiudeva gli occhi nella speranza - vana - di riprendere il controllo di sé.
Masashi Hayami, che transitava davanti all’aula di solfeggio in quell‘istante, s’avvide subito che era in stato pietoso.
Gli prese una mano, constatando con raccapriccio che, tra le ecchimosi dovute alla botta e il freddo, non era in condizioni di suonare decentemente.
“Ho una crema miracolosa.” gli disse conciliante “Andiamo negli spogliatoi.”
Tacquero finché non furono nel luogo indicato dal figlio di Elizabeth.
Dentro l’armadietto, c’era una fiaschetta metallica e varie creme.
Tomo guardò Masashi interdetto.
“Vuoi un po’ di brandy?” gli chiese quest’ultimo.
Sakurakoji negò col capo, spiegando che era latentemente astemio.
Il fratello di Masumi gli porse l’unguento curativo e sedette sulla panca attigua all’armadio metallico.
“Perché bevi a scuola?” domandò Tomo dopo essersi massaggiato la mano “Fa male e non risolve un cazzo.”
Masashi lo fissò perplesso:
“Tu non hai proprio niente a che vedere con tuo padre e tuo fratello, eh?”
“No.” rispose perentorio Sakurakoji “E’ proprio perché somiglio a Miro che evito di fare certe cose. In un certo senso, è come se da ogni cazzata che lui ha commesso io avessi appreso qualcosa.”
Masashi sospirò:
“Vuoi sapere perché bevo? Mio padre vuole venire a prendermi. Ed io non posso rifiutarmi, visto che ci sono gravi motivazioni alla base.”
“Tuo…padre?” ripeté Tomo “Ma parli del professor Kaji, per caso?”
L’altro annuì.
“Credevo” mormorò Sakurakoji debolmente “che ti avesse mollato quando eri bambino.”
Masashi fece di no con la testa:
“E’ stata mia madre ad allontanarlo in ogni modo possibile. Certo, non si poteva dire che egli fosse risoluto, nei miei confronti. Avrebbe potuto accampare un sacco di diritti, visto ciò che aveva combinato la mamma. Non lo fece, perché, alla fin fine, le voleva bene. La amava. Ma, a dispetto dei suoi proclami, non tornò mai a prendermi, dopo che lei mi mollò a Masashi e a Lily. Anzi, accettò che venissi dato in adozione.”
Tomo pensò al fatto che il ragazzo portava il cognome Hayami e che, fino a qualche anno prima, era convinto fosse davvero figlio di Masashi senior.
“Mio padre naturale” riprese il ragazzo “ha settantasei anni. E’ malato e vuole passare con me qualche tempo. Ma io, in tutta onestà, non me la sento. Abbiamo appena fondato un gruppo e c’è il diploma da conseguire. Egli mi ha proposto di studiare a Boston almeno…fino a che non sarà finita. Non gli resta molto.”
Deglutì.
I suoi occhi azzurri, solitamente gioiosi, apparivano spenti.
“C’è qualcosa che posso fare per te?” chiese Tomo dispiaciuto.
“Nulla.” rispose “A meno che tu non abbia il potere di trasportare l’Itotsuboshi e il Conservatorio a Boston.”
Il suo sguardo si fece dolce:
“Io conosco solo un padre. E quel padre è Masashi Hayami. E’ stato il mio migliore amico, mio fratello maggiore, il mio educatore. Mi ha insegnato ad accettarmi così come sono. Vorrei davvero poter lasciare le cose come stanno.”

***


“Ti va di accompagnarmi nell’aula di lirica?” chiese Kaori a Tomo.
“Senti, non è giornata. Cerca Ian a recitazione, se vuoi compagnia!” rispose pronto il violinista.
“E’ con te che voglio parlare.” protestò la ragazza “Tu sei il fratello del ragazzo che amo ed è mio intento recuperare un rapporto che, per qualche oscuro motivo, si sta perdendo! Anche in vista del futuro!”
“Ah, vedo che siete già piuttosto avanti, tu ed Ian.” ironizzò Tomo, superandola.
“Ma perché mi odi?” domandò a bruciapelo Kaori “Ogni…ogni tuo atteggiamento pare confermarlo! Pensavo di avere chiarito, qualche giorno fa! Sei arrivato addirittura a chiedermi scusa per le frasi dette da Chigusa!”
“Tu porti sempre le lenti a contatto, vero?” chiese di rimando il violinista.
“Che accidenti c’entra, Tomo?” si spazientì la figlia di Maya.
“C’entra, perché non hai mai capito un cazzo di me!” esclamò Sakurakoji “C’entra perché non fai che interpretare ogni parola in modo del tutto distorto! C’entra perché mi stai col fiato sul collo quando dovresti farlo con Ian, visto che il mio cuore non si smuove neppure di un millimetro!”
“Che significa?” chiese debolmente Kaori.
“Che io ti amo, dannazione!” confessò finalmente Tomo “Se sto qui ad aggredirti di continuo, a cercarti…perché pensi lo faccia? Credi che sia malato? Che desideri godere solo trattandoti da schifo?!”
Gli occhi di Kaori si riempirono di lacrime.
“Io so di essere un ragazzino, ai tuoi occhi.” proseguì il figlio di Miro “Ma sono cinque anni che mi tengo dentro questi sentimenti. E il mio cuore è più fermo che mai! La mia determinazione è più ferma che mai…”
La giovane scosse il capo.
“Mi spiace, Tomo, io…” balbettò “…io amo Ian…”
“Se è così, se lo ami davvero,” ribatté il violinista “perché continui a rifiutarlo? Perché sei entrata nella mia stanza, ieri sera? Che cosa pensavi di trovarci? Sai, comincio a pensare di non esserti per nulla indifferente.”
“Mi duole averti illuso.” disse Kaori “E’ solo che tu ti eri fatto di nuovo aggressivo e cercavo in qualche modo di recuperare il nostro rapporto.”
“Aggressivo <io>?” ripeté Tomo sconcertato “Nei <tuoi> confronti? Ma se non ti ho mai sfiorato con un dito! Fatti un esamino di coscienza, <tesoro>. Stai confondendomi con mio fratello!”
Ormai si era confessato e il flusso delle sue parole sgorgava costante e impetuoso quanto i suoi pensieri.
“Non intendevo dire che eri aggressivo in senso fisico…” parve scusarsi Kaori.
Tomo, allora, l’afferrò per un polso, attirandola a sé.
“Adesso confermerò la tua teoria, così potrai considerare questo capitolo definitivamente chiuso e metterai una bella pietra tombale sulla mia faccia.”
Così dicendo, ne cercò le labbra.
L’abbracciò in modo piuttosto grezzo, rivelando la sua totale inesperienza in fatto di donne.
Tuttavia, c’era qualcosa di eccitante e sensuale, nelle sue movenze.
Non avendo mai avuto una donna tra le braccia, Tomo mostrò se stesso nella totale nudità dello spirito: avvinto da quel sentimento non corrisposto, provava a comunicare con gesti spontanei quel che sentiva.
Kaori percepì passione e disperazione e iniziò a ricambiare quel bacio.
La timidezza iniziale non durò che qualche istante: ella affondò le mani nei capelli del ragazzo, quindi gli massaggiò sensualmente la nuca.
Tomo non si capacitava di ciò che stava accadendo.
Al tempo stesso, non riusciva a staccarsi da lei, attratto irrimediabilmente da quelle labbra dolci ed arrendevoli, ma che, in quel frangente, stavano palesando la sua medesima determinazione.
Lo zainetto di Kaori cadde per terra ed egli la strinse più forte a sé.
Il tradimento di Ian fu consumato in un istante.
Per lo meno, con la mente, i due ragazzi si spinsero parecchio <oltre> quel contatto.
Le mani di entrambi avevano seguito i <desiderata> delle labbra ed essi, staccandosi, realizzarono di aver auspicato assai di più.
Tomo deglutì sconvolto.
Aveva il respiro mozzo e credette di averlo trattenuto per svariati minuti, preso com’era da lei, che ora lo fissava con terrore.
“Ho disprezzo di me stessa!” disse con le lacrime agli occhi “Io ho tradito Ian, che è un ragazzo meraviglioso e ho indotto te a tradire un fratello.”
Sakurakoji sgranò gli occhi antracite, sentendosi perso.
“Devi dirmi che cosa vuoi fare, Kaori.” chiese indirettamente “Perché ho l’impressione, a dispetto di quanto appena accaduto, che non sia tua intenzione mollare mio fratello.”
“Ma come potrei?” chiese la giovane “Costruire un rapporto con un ragazzo di neppure vent’anni e lasciare nella disperazione colui che, per me, ha cambiato completamente modo di vivere e di rapportarsi al prossimo?”
Tomo fu tentato di dirle degli innumerevoli tradimenti di suo fratello, ma tacque.
Era troppo ferito dall’arrendevolezza di Kaori per essere condiscendente.
Con il volto cupo, recuperò lo zainetto e glielo porse:
“Non venire a cercarmi mai più. Non voglio più vederti, Kaori.”

CONTINUA!...


 
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