Ritorno nella Valle II

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view post Posted on 27/9/2011, 13:38
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Ed eccoci ai primi due capitoli di Ritorno nella Valle parte II, The Next Generation!
Spero che vi appassionerete alle vicende di questi ragazzi così come sto appassionandomene io stessa.
Posto anche qui, ad incipit del racconto, il video di anteprima.
Buona visione e buona lettura!
Un grazie ai lettori!




* Ritorno nella Valle 2*
- The Next Generation -



racconto di Laura Heller S..


Capitolo primo

“Crescere”



“Ciao, bel ragazzo, è ora di andare.”
Tomo chiuse il suo violino all’interno della custodia in pelle e rivolse un sorriso alla ragazza bruna che lo attendeva alla porta.
“Il <bel ragazzo> è mio fratello.” ridacchiò con finta noncuranza “Tanto è vero che hai preferito lui a me.”
Il suo cuore, invero, era in tumulto, ché Kaori Hayami, nella sua quieta bellezza, costituiva da sempre il suo sogno erotico e non solo.
“Lascia perdere le vecchie come me…” sorrise tenera “Ho già molta difficoltà a stare con Ian, che ha quattro anni meno di me…”
“Tra mio padre e mia madre ci sono sette anni di differenza.” sospirò Tomo “E’ del tutto evidente che io sia destinato a seguirne le sorti.”
Kaori lasciò correre.
Pensava che il ragazzo, come al solito, stesse scherzando.
Si conoscevano da sempre e la grande amicizia che li legava poneva il figlio minore di Miro <al di fuori di ogni sospetto>.
Si avviarono con studiata lentezza al parcheggio - stavano discutendo del saggio di fine anno - dove Tomo aveva parcheggiato la sua moto, una Suzuki Bandit di colore nero.
Kaori non era ancora salita che essi misero a fuoco la sagoma alta e slanciata di Ian, a bordo della Harley Davidson ereditata dal padre.
La giovane Hayami corse ad abbracciarlo e, per un istante, il viso del più piccolo dei fratelli Sakurakoji si rabbuiò.
Ian prese a guardarlo negli occhi con estrema eloquenza.

Tra i due fratelli sussisteva una differenza di età infima, ché Miro aveva mantenuto la promessa fatta alla moglie di bissare subito la gravidanza.
Ian, il maggiore, aveva ventuno anni e, quale degno <lascito>, gli erano toccati in sorte - oltre alla Harley Davidson - il talento per la recitazione e gli intensi occhi azzurri del padre.
Forse perché entrato nell’ottica del figlio d’arte ed erede del secondo capolavoro scomparso, vestiva spesso elegante. Era, tra l’altro, il ragazzo più corteggiato della Scuola.
Tomo, dark convinto - e piuttosto demodé, visto che la fase punk rock era tramontata da oltre vent’anni - era più giovane di soli undici mesi: aveva ereditato il carattere dolce e pacato della madre e i suoi splendidi occhi color antracite.
Portava i capelli piuttosto lunghi e non poteva dirsi “bello” quanto Ian.
A dispetto dei suoi vent’anni, sfoggiava una barbetta folta e scura che lo faceva apparire assai più vecchio di quanto, in realtà, non fosse.
Il suo talento per il violino era un fatto universalmente riconosciuto e frequentava con profitto il Conservatorio annesso all‘Istituto Itotsuboshi, lo stesso in cui studiava canto lirico Kaori Hayami.
Ian e la figlia di Maya stavano insieme da quasi un anno, a dispetto della differenza di età.
La loro relazione poteva definirsi stabile e foriera di belle speranze, per quanto Sakurakoji senior, negli atteggiamenti esistenziali, somigliasse al padre e ne ricalcasse le più terribili debolezze.
Il sesso era la sua passione quanto il teatro e il fatto che, dopo diversi mesi, Kaori si rifiutasse ancora di avere rapporti completi costituiva motivo di forte discussione tra i due ragazzi.
Tomo, che amava Kaori sin dall’adolescenza, aspettava al varco, complice anche Chigusa, sua amica del cuore, che non aveva mai nascosto il suo trasporto per il più grande dei fratelli Sakurakoji.
Ian, tra l’altro, risultava assai gradito anche alla sorella minore di Chigusa, Eriko, una ragazza fragile di intenti come di salute, in perenne bilico tra la grazia espressa dallo sguardo azzurro e la debolezza di un corpo tutto pelle ed ossa.
Miro e Shizuka avevano anche una figlia di diciassette anni, cui avevano imposto il nome “Laura”.
Le sue propensioni artistiche, però, erano altre e, infatti, non frequentava l’Itotsuboshi né il Conservatorio.
Intelletto vivace e tendente alla speculazione, si definiva <la studentessa annojata di un liceo femminile>, la cui unica passione era la scrittura: piuttosto carina, ma ancora <grezza>, era affascinata dalla figura della Heller, spesso ospite in casa Sakurakoji assieme al figlio Franz.
Anche per emularla, aveva deciso di dedicarsi ad una delle più nobili delle arti, per iniziare, aveva aperto un suo blog, “discretamente frequentato, ma non entusiasmante”. Così ella lo definiva.

Tomo fissò il fratello baciare con passione Kaori Hayami e strinse le labbra alla stregua dei naufraghi assetati.
“Allora,” minimizzò ridendo “l’accompagni tu?”
“Naturalmente.” tagliò corto Ian “Kaori è <la mia> ragazza.”
Tomo abbassò lo sguardo, ma non si sentì colpevole.
Tutti sapevano che scriveva musiche per una ragazza sconosciuta e, del resto, le uniche che frequentasse erano le Hijiri e la piccola Hayami.
Ian era a conoscenza del fatto che suo fratello fosse innamorato della sua fidanzata, ma, con l’egoismo saccente tipico dei maggiori, non mancava mai di rimarcare la sua posizione privilegiata nel cuore di Kaori.
Quando questa si congedò un istante, con la scusa di aver dimenticato una partitura in sala musica, i due ragazzi si guardarono in cagnesco.
“Vedo che ci provi sempre. Non perdi una occasione, eh?” disse Ian con rancorosa amarezza.
Tomo alzò lo sguardo per nulla impaurito:
“Se la tua donna mi chiede un passaggio, non posso certo rifiutarglielo. Vuoi che faccia il cafone?”
Si mise il violino a tracolla.
“Kaori Hayami non è mai stata con un uomo, anche se è più vecchia di me e di te.” sottolineò prima di salire a cavallo della sua Banditt “E tu, per tutta risposta, stai facendole un sacco di pressioni. Dei pesci del mare si dice che, più provi a stringerli, più ti sgusciano via dalle mani.”

Capitolo Secondo

“La decisione di Tomo”



“Grazie di avere compreso, Maestro.” stava dicendo Tomo al suo insegnante di armonia.
Quest’ultimo sospirò non convinto.
“Sakurakoji- kun, se credi di dover fare una scelta di tale portata perché in questa fase della tua vita sei più attratto dal rock, non posso far altro che accettarla. E subirla, in un certo senso. Del resto, è ben noto che, per qualche strana alchimia, i migliori musicisti dell’epoca attuale finiscano in una sorta di limbo di suoni indistinti. Spero solo, nel tuo caso, possa ripensarci.”
Si accese una sigaretta:
“E’ raro istruire allievi del tuo talento e, per questo motivo, ti avrei visto volentieri al posto mio, un giorno o, magari, primo violino in una filarmonica di livello internazionale.”
Tomo gli sorrise grato.
“Non posso più frequentare la Scarlet Orchestra.” disse soltanto.
“E’ per quel che sta succedendo tra Kaori e tuo fratello, è così?” chiese l’anziano “E’ del tutto evidente che, tra te e la Hayami ci sia un feeling: quando lavorate insieme, si percepisce qualcosa di forte. L’arte crea legami affascinanti senza che neppure ce ne accorgiamo. Ian si è messo in mezzo quando meno te lo aspettavi. Ma una delusione amorosa può giustificare una simile rinuncia?”
“Non c’è alcuna delusione.” tagliò corto il ragazzo, deponendo lo Stradivari che il suo sensei gli aveva concesso sin dall’inizio del suo percorso artistico.
Quando Tomo uscì fuori dal suo ufficio, Kaori era seduta in corridoio, lo sguardo fisso al pavimento lucidato a specchio.
Egli le passò davanti senza dire una parola.
“Dov’è il tuo violino?” gli chiese la ragazza, alzandosi in piedi.
Sakurakoji non rispose e continuò a camminare.
Kaori, allora, lo prese per un braccio.
“Vuoi spezzarmelo?” fece debolmente Tomo senza guardarla negli occhi.
“Ma perché?” l’incalzò la giovane Hayami “Perché lasciare la filarmonica che tu stesso hai voluto?!”
“Perché sono in cerca di nuovi stimoli.” rispose serio l’altro “E, se avessi inteso che l’orchestra mi appartiene solo perché io l’ho fondata, starei ancora al mio posto. Il nostro gruppo fa musica corale ed io me la canto da solo da troppo tempo.”
Grande era l’amarezza che traspariva sia dalla sua voce che dallo sguardo: gli occhi antracite di Tomo sembravano sul punto di aprirsi alle lacrime, ma, nel contempo, erano risoluti.
“Che significa?!” domandò di nuovo Kaori, che non credeva a nessuna delle sue spiegazioni.
“Voglio fare rock. Heavy metal, ti è chiaro?” ironizzò Tomo, picchiettando il dito indice sulla fronte diafana della ragazza “Mi ha detto Ian che, facendo il chitarrista, si scopa alla grande.”
“Io non credo a quello che sento.” disse la Hayami in un sussurro “Dov’è il Tomo che conosco?!”
“Prova a cercarmi in libreria.” rispose Sakurakoji lasciandola di sasso “Pare che in Italia il mio nome abbia un significato del tutto particolare.”
Girato l’angolo, quando fu certo di non essere più visto, si fermò per riprendere fiato, pregando, tra l’altro, che ella non avesse compreso i reali motivi di quella scelta sciagurata.
Fu allora che Masumi Hayami e suo fratello minore Masashi gli passarono accanto.
Pur essendo figli di due uomini diversi, i ragazzi si somigliavano parecchio: entrambi biondi e con espressioni facciali del tutto simili.
Pur essendo i genitori molto amici, i ragazzi si erano persi di vista durante l’adolescenza.
Tomo stimava molto Masumi, che studiava chitarra classica al Conservatorio con notevoli risultati: inoltre, seguiva i corsi di canto ed era il front-man di un gruppo rock abbastanza seguito.
Dei due, solo Masashi, aspirante percussionista, seguiva anche le lezioni di recitazione e molti lo additavano, insieme allo stesso Ian, come possibile erede di Miro: grande e controverso, infatti, era il suo fascino, pur avendo solo ventitre anni.
“Mi hanno detto che cerchi un chitarrista.” disse Tomo timidamente “Potrei partecipare all’audizione?”
Masumi lo guardò serio.
“Non starai…proponendo te stesso?” chiese di rimando.
I suoi occhi parvero illuminarsi di speranza e Sakurakoji se ne stupì con piacere.
“Tu sei uno dei più grandi musicisti in circolazione...” riprese Hayami “Ti confesso che averti nel mio gruppo anche come violinista mi sarebbe assai gradito.”
“Grazie.” sussurrò Tomo “Non avevo idea che avessi un simile concetto di me. Ma andrà bene la chitarra. Col violino mi cimenterò nel momento in cui mi tornerà la voglia.”
Masashi guardò suo fratello di sottecchi.
Finalmente, lo vedeva sereno, quasi felice.
“Ci vediamo alle prove, allora.” disse Masumi, stringendogli la mano.
“Devi ancora sentire come suono…” si schermì Tomo.
“Non occorre! Sei nel mio complesso da questo preciso istante.” chiosò il più grande dei figli di Elizabeth Himekawa.
Masashi seguì la sagoma scura di Masumi sparire in fondo al corridoio.
“Ti ringrazio di avere accettato.” sorrise, mettendo una mano sulla spalla di Sakurakoji “E’ molto importante per mio fratello riuscire in questa impresa.”
“Spero di essere all’altezza.” fece a sua volta Tomo.
Ci pensò su.
“Senti, Masashi, ma tuo fratello ha qualche problema, per caso?” chiese il figlio di Miro, passandosi una mano dietro al collo “Si raccontano un sacco di cose strane, sul suo conto.”
“Parli della sua omosessualità?” fece l’altro di rimando.
Tomo lo fissò dritto negli occhi.
“Masumi non è omosessuale.” disse Masashi “Sono io ad esserlo.”
Sakurakoji annuì stringendo le labbra:
“E il fatto che viva quasi isolato dalla comunità artistica dell’Itotsuboshi è per via di questa <voce> falsa o c’è dell’altro? Non voglio essere indiscreto, ma ho troppa stima per tuo fratello e, conoscendo qualche particolare, potrò evitare di fare battute stupide. Sai com’è? Sono pur sempre il figlio di mio padre e mio padre mi ha insegnato a sparare cazzate…”
Masashi deglutì:
“C’è di mezzo una ragazza. Lui va sempre a <spiarla>, nella scuola dove studia. Ma è un amore impossibile, temo.”
Tomo sorrise.
“Scriveremo un sacco di canzoni in sintonia, allora…” disse tra sé.
“So che non sei messo bene neppure tu.” soggiunse il giovane Hayami ridacchiando “La <zietta> è la donna che ami, è così? E lei ti ha preferito Ian!”
“Fammi capire…“ ironizzò Sakurakoji “come sai tutte queste cose?“
“Lo vedrebbe anche un cieco.” fu il commento di Masashi “Siete sempre sotto i riflettori per via della filarmonica.”
Il violinista aggrottò le sopracciglia:
“Allora è un bene che l’abbia lasciata. Il sangue dei Sakurakoji, fascino incluso, è confluito nel figlio maggiore. E’ altrove che debbo rivolgermi.”

Qualche ora dopo, in sala mensa, sedette di fianco a Masumi.
Erano silenziosi, ma, ogni tanto, si rivolgevano uno sguardo reciproco, quasi volessero spiarsi le intenzioni.
“E così,” ruppe il ghiaccio Hayami “ti piace Kaori.”
Il movimento delle mandibole di Tomo si interruppe di colpo.
Masumi aveva il mento appoggiato alla mano, gli occhi azzurri fissi in quelli antracite.
Pareva esigere spiegazioni.
L’appetito del violinista venne meno e, quasi d’istinto, abbandonò la posata di plastica dentro il piatto.
“Voi Sakurakoji siete tipi strani.” riprese il figlio di Masashi “Apparentemente, siete attirati da ragazze piacenti e di poca sostanza. Solo apparentemente, sottolineo. Non avrei mai pensato che tuo fratello Ian riuscisse nell’epica impresa e accalappiasse l‘ultima delle romantiche.”
Il suo interlocutore si schiarì la voce:
“Non è riuscito in alcuna epica impresa. Siamo dei falliti. Tutti e due.”
Masumi lo fissò interdetto.
“Non so con chi si sistemerà Kaori, negli anni che verranno, ma di certo io e Ian siamo fuori discussione.”
“Tu non sei come tuo fratello.” disse piano Hayami “Ed è probabile che Kaori ti voglia bene, visto il modo in cui ti cerca.”
“Non ho mai pensato che non me ne volesse, ma l’amore è altra cosa.” gli fece eco Tomo, giocherellando con la forchetta.
Prese la cola light con l’altra mano e bevve.
“Ed ecco i miei ragazzi preferiti.”
Seguita da una scia di irresistibile profumo, la lunga chioma nera si depositò sulle spalle dei due ragazzi.
Chigusa Hijiri strinse le sue braccia intorno al collo di entrambi, accompagnando il gesto ad un bacio.
Sia Tomo che Masumi sorrisero e si girarono a guardarla.
“Ciao, splendida dèa.” salutò il primo.
“Che facce avete, oggi?” chiese la figlia di Rika “Sembrate pronti per un funerale.”
E gettò uno sguardo di riprovazione sui loro abiti.
“Suppongo sia inutile dirti che <dark> significa <scuro>.” ridacchiò Masumi.
“Suppongo” l’interruppe la ragazza “che entrambi sappiate di essere due sfigati fuorimoda. In questo modo, il vostro sogno lo realizzerete tra un milione di anni.”
“Ciò che conta è la musica.” obiettò Tomo, ricambiando il bacio sulla guancia.
“Ma io mi riferisco alle donne!” dichiarò la giovane allegramente.
Si sedette nella panca tra i due ragazzi per <rubare> le patatine dal piatto di suo cugino.
La figlia di Rika e Karato Hijiri era una splendida ragazza di venticinque anni e studiava con profitto all’Accademia d’Arte Drammatica.
Oltre ad essere l’erede naturale di Maya, possedeva la grazia indicibile di sua madre e, più di Rika, aveva in dote un senso dell’ironia spiccato, che ne faceva una giovane donna assai piacevole da frequentare.
Gli spasimanti, in numero incalcolabile, non riuscivano a porre sotto assedio il suo cuore, che era tutto per Ian Sakurakoji.
Da sempre.
“Essere una strafiga” le disse infatti Masumi “non ti ha messo in condizioni di prenderti quel disgraziato. Ce lo avessi tolto dalle palle, ci sarebbe un disperato in meno, tra noi.”
Tomo rise piano.
“Tu e tuo fratello Masashi siete molto legati.” constatò “ha vuotato il sacco su di me in una manciata di minuti...”
“Sai com’è?” alzò le spalle Hayami “Ci facciamo le nostre confidenze.”
“E’ bello.” sospirò il violinista “Io e Ian non parliamo un granché. E Laura è ancora una bambina.”
Chigusa si era astenuta dal dire la sua fino a che Tomo non ebbe espresso quell’ultimo pensiero.
“Ed è per questo che ti ho <licenziato>!” esclamò “Tu eri la mia carta per giocarmela con Ian e, invece, hai mollato Kaori tra le braccia di tuo fratello.”
“Lei non mi vuole.” disse il ragazzo perdendo del tutto ogni entusiasmo.
Non riusciva neppure ad usare l’ironia, adesso:
“Non posso costringere una donna a stare con me.”
“Certo.” sottoscrisse Chigusa “Ma abbandonarla del tutto, dopo anni di amicizia e condivisione, è stata la cosa più stupida che potessi fare.”
Scosse il capo, disgustata:
“Kaori sente la tua mancanza.”
Addentò una patatina, ma se ne pentì, ché, in quel momento, entrarono in mensa proprio la più giovane dei figli di Maya e Ian.
“Occazzo…” imprecò subito, abbandonando il cibo nella scodella di Masumi.
Questi rise forte:
“Adesso, siete in due a mancare di appetito.”
Ian, che aveva adocchiato lo strano terzetto, si diresse verso il tavolo a cui sedevano, quasi trascinando Kaori.
Chigusa si alzò prontamente.
“Ma che bella sorpresa?!” esclamò “Anche voi ospiti di questo…<magnifico ristorante>!”
Ian sollevò le sopracciglia, rivelando ancora di più gli splendidi occhi azzurri.
“Ciao, Chizu.” le disse “Ti sei messa i tacchi, stamattina?”
“Idiota.” masticò la giovane.
Tomo e Masumi le guardarono i piedi, facendola ad arrossire.
“Se avete rimostranze sulla mia altezza imbarazzante, chiedete a mia madre.”
Fissò Kaori con triste dolcezza.
“Vuoi un paio di centimetri, <zietta>?” le chiese “Le ragazze bassine sono le più quotate e a quelle come me non resta che il tavolo degli sfigati.”
Ian scosse la testa.
Chigusa gli piaceva da sempre, ma non abbastanza: era <goliardia> allo stato puro e, per quanto lo facesse emozionare parecchio sulla scena, non vedeva in lei una possibile compagna.
Egli preferiva ragazze bisognose di protezione, di sguardo dolce e arrendevole, proprio come la sua.
“Vuoi fare due tiri a basket con me, dopo la scuola?” gli chiese la Hijiri.
Tomo si passò una mano sulla barbetta scura, scrutando di sottecchi l’espressione di Kaori.
Appariva tranquilla.
Eppure, tutti sapevano che, in qualche modo, Chigusa provasse a conquistare il suo ragazzo.
Probabilmente, l’unico a fingere di non saperlo era proprio Ian.
“Perché no?” rispose il figlio maggiore di Miro “Se i tuoi cavalier serventi ti lasciano sola con me…”
“E’ più facile che sia la tua donna a metterti il cappio al collo!” rimbeccò l’attrice “Insieme, date l’impressione di essere rinchiusi nella stessa cella ad Alcatraz. Mi fate soffocare solo guardandovi…”
Tomo socchiuse gli occhi e si alzò, ma la giovane lo trattenne per un braccio.
“Dove credi di andare?” gli domandò “Tu stai qui con me e con mio cugino, capito?”
Egli aveva scambiato una occhiata furtiva con Kaori ed era in forte imbarazzo.
“Allora,” riprese Chigusa “abbiamo qui il front-man del nuovo complesso rock del Conservatorio e il suo chitarrista di pregio.”
Ian fissò suo fratello stupito:
“Mi ha detto Kaori che hai lasciato i corsi di violino.”
“La musica classica mi annoja.” rispose Tomo con tono sordo.
“Già…” ironizzò suo fratello “suppongo sia per questa <noja atavica> che hai ordinato un cofanetto di cd con le esecuzioni di Karajan.”
“Scusami, Chigusa.” disse il figlio minore di Miro “Lasciami il braccio. E’ il momento di andare.”
Ella ubbidì:
“Senti, Ian, ma lo sai che sei un rompicoglioni?”
Masumi si passò una mano sugli occhi: sua cugina stava preparandosi a dichiarare qualcosa di epocale.
“Lo sanno tutti che tuo fratello <ha un problema>. Lo sai anche tu e, ciò nonostante, continui ad infierire. Se vuoi che ci provi, non hai che da dichiararlo. Penso che Tomo non aspetti altro.”
Kaori assunse una espressione interrogativa.
“Sei una furbacchiona.” ridacchiò Ian “Ma, anche se ti sembra strano, ho davvero a cuore il futuro e la carriera del mio fratellino.”
Aveva preferito non cogliere il riferimento alla sua fidanzata.
“A me farebbe comodo che lei ti mollasse.” proseguì imperterrita Chigusa.
Masumi, sgranati gli occhi, la costrinse a sedere:
“Non vorrai mica dirgli ciò che provi davanti a tutti?!”
Ella ci pensò su un istante e convenne che suo cugino non aveva poi torto.
“Beh…” disse cambiando repentinamente discorso “Ci vediamo giù al campo di basket. Preparati all’ennesima umiliazione!”

Qualche istante dopo, Ian e Chigusa erano soli.
La ragazza palleggiava in silenzio sotto canestro.
“Hai perso la lingua?” le chiese il maggiore dei figli di Miro, togliendosi la giacca di pelle e restando in canottiera.
La ragazza deglutì.
“Di solito,” proseguì lui “per farti tacere occorre una bella museruola.”
“Ah, già.” bofonchiò Chigusa “Anche la mia bocca, ogni tanto, tace. Debbo concentrarmi sul match del secolo o, magari, dare un bacio ad un uomo a caso.”
E insaccò la palla nel canestro.
“Credo che, tra te e Tomo, stia nascendo qualcosa.” fece Ian recuperando la palla appena caduta.
Chigusa si trattenne a stento dal ridergli in faccia.
“Se è così, riguarda solo me e lui.” dichiarò con finta serietà.
I suoi occhi azzurri risplendevano.
“Pensavo che ti piacesse tutt’altro genere.” disse Ian palleggiando lentamente.
“Del tipo?” chiese di rimando la figlia di Rika.
“Mah, appariscente e figo, ad esempio.” rispose il ragazzo.
Stavolta, Chizu non riuscì a trattenersi.
Si piegò sulle ginocchia, tentando invano di riassumere un atteggiamento serio.
Nella concitazione, le si sciolse anche la coda di cavallo:
“Povero Tomo! Capisco perché voglia andarsene di casa quanto prima. Sei insopportabile e saccente, lo sai? Guarda che è un bel ragazzo <anche> lui.”
“Oh…” motteggiò Ian “un complimento indiretto per me…?”
“Più che altro per papà Miro.” lo corresse Chigusa, che non aveva perso l’abitudine di rivolgersi con affetto al genitore dei due ragazzi.
Essendo già grandicella, ricordava bene il periodo in cui egli era vissuto con sua madre.
“Tomo è troppo giovane per te.” disse Ian facendo canestro “Non devi lasciarti suggestionare dalla sua <maturità> apparente.”
“Senti chi parla!” esclamò la giovane “E tu, allora, che stai con Kaori?”
“Ma tu sei più vecchia!” rimbeccò puerilmente l’attore.
Chigusa si piazzò davanti a lui, fissandolo con decisione:
“Stiamo facendo un discorso inutile. Io non sono innamorata di Tomo. So che ti farebbe comodo averlo fuori gioco, ma non sarò mai una esca al tuo servizio.”
Ridacchiò:
“Piuttosto, mezza scuola non fa che parlare del tuo rapporto <bianco> con Kaori. Potresti farmi un fischio, quando ti scocci, che ne dici?”
“Che intendi dire?” chiese di rimando il ragazzo.
“Beh, te la cavi a letto per essere un ragazzino.” spiegò Chigusa “Io sono una ragazza libera di pensieri e che non si fa paranoje.”
“Ma parli sul serio?” domandò Ian scioccato.
Pur essendo, come suo padre, un ragazzo disinibito, non si aspettava una dichiarazione di quella portata.
“Alla festa di Halloween, sei stato stupefacente.” ammise la ragazza, sottraendogli di nuovo la palla.
Ian divenne paonazzo.
“Eri…la strega mascherata?”
Si riferiva alla ragazza con cui aveva avuto un rapporto occasionale, quasi rabbioso, la notte del 31 ottobre.
La palestra maschile era stato il teatro di quell’amplesso.
Il ragazzo si passò una mano sul viso.
“E’ pazzesco.” balbettò “Sarà meglio che vada.”
“Andiamo, Ian!” diss’ella lanciandogli la palla sulla schiena e facendolo trasalire “Non mi dirai che non te ne eri accorto? Non ci sono ragazze alte un metro e ottantacinque all’Itotsuboshi e quella festa era preclusa agli studenti esterni.”
Egli rimase di spalle, sentendosi perso.
“Oppure, eri così fatto da non porti neanche il problema?” proseguì lei imperterrita.
“Non…non ero in me, quella sera.” balbettò Ian “Kaori e io avevamo discusso…”
Chigusa lo guardò significativamente.
“Non farti tu, problemi, ora.” disse “Siamo giovani e vivremo la nostra piena giovinezza nella seconda metà del ventunesimo secolo. Pensi che andrò a riferirlo a Miro perché questi ti costringa a sposarmi? O, addirittura, alla <zietta>?”
“Perché lo hai fatto?” chiese Sakurakoji con tono quasi isterico “Se sapevi chi ero, perché sei venuta a letto con me?”
Ella si fece seria:
“Non c’era letto. Lo abbiamo fatto in piedi. Credo…avessi bisogno di buona compagnia ed io sono una delle tue più care amiche da sempre.”
“Che stronza…” l’offese Ian, che si sentiva già perso al pensiero che ella rivelasse ogni cosa a Kaori.
Chigusa lo lasciò solo nella palestra deserta.
La palla roteò fino alle scarpe da tennis del ragazzo, fermandosi.
Sentì freddo d’improvviso e rimase fermo per svariati minuti a fissare il vuoto.
Il profumo della più grande delle ragazze Hijiri pareva non volersene più andare.

CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 27/9/2011, 16:44




Partenza Spumeggiante!
Promette bene che è già incasinata di sentimenti al punto giusto! :lol:

P.S. Adoro il tavolo degli sfigati! :wub:
Ma se Tomo vuol far innamorare Kaori, devi tosarlo di barba e capelli!!!
 
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view post Posted on 27/9/2011, 19:05
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Eh, in questa fase è ancora...così.

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E' prevedibile che Kaori gli preferisca uno più...rassicurante.
Grazie, Barbara, spero che questa storia continui a piacerti.
 
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Yayoi
view post Posted on 27/9/2011, 20:00




Lo immaginavo...

tosalana
 
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view post Posted on 27/9/2011, 20:04
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Azz. Sembra uno strumento di tortura...ma, del resto, con una faccia come quella che ho postato, un "coso" macabro ci vuole... :ph34r: Alur, spero che Tomino non ti spiaccia...ma Jared romperà parecchio anche in questa seconda parte...Scusate, volevo dire MIRO.
 
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Yayoi
view post Posted on 27/9/2011, 20:06




Lo strumento di tortura è un semplice tosalana per pecorella (smarrita).

Intanto i personaggi che hai delineato mi piacciono tutti, anche se ho già una forte predilezione per Tomino.......... vediamo come evolve!

PS: lascio tutto Ian a Fulvia!!!
 
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view post Posted on 27/9/2011, 20:09
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Qui Ian è ancora un po' strnz. Si evolverà anche lui...penso...suppongo...auspico...
 
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view post Posted on 28/9/2011, 14:54
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Ed eccoci al terzo capitolo della nuova saga.

Grazie, Barbara, di aver letto ancora, di sopportare le mie intemperanze artistiche!


Capitolo Terzo

“Quando l’amore è un <problema>“



“Ma perché hai trattato Ian in quel modo?”
La domanda di Eriko suonò come uno schiaffo, alle orecchie di Chigusa.
“E tu perché ti ostini a spiare?” chiese di rimando.
La sorellina le si era parata davanti, con l'aria più corrucciata che mai.
I suoi occhi intensi riflettevano quelli del cielo in tempesta.
“Ian è un bravo ragazzo, che ha raggiunto un suo equilibrio e tu provi in ogni modo a tormentarlo!” continuò arrabbiata "Se non sei riuscita in tanti anni a tentarlo neppure di striscio, un motivo ci sarà!"
“Non tormento nessuno e ho solo detto ciò che penso.” si limitò a dire Chigusa “Sono sempre stata onesta, con quei ragazzi. Siamo cresciuti insieme e Ian è il mio primo amore. Ho sbagliato a non palesare prima i miei sentimenti. Ho sbagliato a non togliermi la maschera la notte di Halloween. Ora, se non ti spiace, preferisco assumere un atteggiamento onesto, piuttosto che paludarmi ipocritamente dietro ad una amicizia: è così che agiscono gli adulti.”
Il riferimento alla stessa Eriko era evidente.
“Se non fosse stato per i rimbrotti di Tomo e Masumi, gli avrei già confessato ciò che provo da tempo.” proseguì la figlia maggiore di Rika, passandosi una mano sulla fronte “Ma entrambi mi hanno consigliato di tacere per il bene di <zia> Kaori! Tutti pensano al <suo> bene, come fosse una fragile creatura incapace di reggere gli assalti della vita. Ora mi son rotta i coglioni, se permetti.”
Le prese una mano con forza:
"Anche io sono fragile, Eriko! Sto soffrendo, sebbene non lo dia a vedere. Il mio dolore non merita, forse, considerazione quanto il tuo? Se solo immaginassi che cosa provo quando avvicino Ian! C'è un tale trasporto, una tale emozione! Quando mi guarda negli occhi, mi sento strangolare. I miei muscoli non riscono quasi a muoversi! Lo amo da quand'era un adolescente e, ora che è cresciuto, non si può dire che questo sentimento sia venuto meno. Credo che lo amerò per sempre."
La sorella minore scosse i capelli neri.
“Ma cosa speri di ottenere, sputandogli in faccia la verità?” chiese smorzando i toni “Ian non ti amerà mai. E’ ossessionato da quella svenevole idiota. Non capisco cosa possa piacerle…”
“Te l'ho detto: gli uomini sono attratti dalle donne da proteggere.” rispose Chigusa “Pensa a Miro, che si è avvicinato alla mamma quando era sola. Le donne indipendenti e forti di carattere come me non hanno scampo.”
Emise un sospiro triste, quasi rassegnato.
"Ma Miro e la mamma" rimarcò Eriko "si sono lasciati e lui le ha preferito una donna coi fiocchi, rammentalo. Shizuka Kaikei è quella che porta i pantaloni in casa Sakurakoji."
Si accese una sigaretta con lentezza studiata, emettendo una nuvola di fumo sopra di lei.
“Ciò nonostante,” riprese la sorella maggiore “non è mio intento rinunciare senza provare. C’è qualcosa, in Ian, che mi fa stare bene. Non è solo un bel ragazzo dietro al quale si nasconde il nulla assoluto. Ha dei begli spunti, sa parlare bene e possiede un gran senso dell’umorismo. E, poi, quando fa l'amore è straordinario...”
“Secondo me,” obiettò Eriko “vedi in lui il riflesso di Miro.
"Ma come puoi pensarlo?" chiese Chigusa scandalizzata "Io non potrei mai provare trasporto per un uomo che mi ha fatto da padre. Tu eri appena nata, ma io ricordo bene quel periodo. Miro è stato realmente mio padre!"
"Ian, al confronto, è solo uno che se la tira grandemente.” dichiarò l'altra contraddicendosi nel modo più puerile.
Chigusa ridacchiò:
“Così non gli rendi giustizia. E’ incredibile come voi ragazze più giovani passiate dall’adorazione all’odio. Tu, sorellina, fai quasi paura: fino a due secondi fa, sembravi volermi sbranare perché ho trattato male il tuo protetto ed ora lo disprezzi. Devi deciderti, non trovi? Anche perché, con la confusione che palesi, non potrai mai elaborare una strategia di conquista.”
Eriko arrossì colta in fallo.
“La volpe che non arrivò alla pergola disse del frutto che era rancido.” chiosò la maggiore.
“Di’ quel che vuoi.” ringhiò l’altra “Ma io ho molte più chance di te di conquistare Ian.”
Chigusa la fissò con attenzione.
Non aveva idea di quel che intendeva dire, ma immaginò non fosse nulla di buono.
“Buon lavoro, allora.” disse semplicemente "Spero tu riesca, per lo meno, a capire che ad ogni azione corrisponde reazione."

***


Accordate le chitarre, Masumi e Tomo, con Masashi alla batteria, abbozzarono un pezzo dei Pink Floyd, “Mother”.
“Per le cover dei Gun’s Roses” stava dicendo Sakurakoji al front-man “potrei usare la chitarra col doppio braccio. Ricordi il remake di Knocking on heaven’s door?”
Hayami annuì, portando una sigaretta alla bocca.
Tomo scartabellò tra i numerosi spartiti posizionati sul palchetto e, involontariamente, ne fece cadere uno.
Ne uscì fuori una foto che lo lasciò di sasso.
Piegatosi sulle ginocchia, la prese con dita tremanti.
"E, così," disse con un fil di voce "...<la ragazza> è lei…”
Si trattava di Laura Sakurakoji, sua sorella.
Masumi sorrise:
“Tombola.”
Tomo si raddrizzò, porgendogli l'istantanea.
“E' tempo perso, dammi retta. Non credo neppure che le piacciano i maschi.”
Pareva giustificarsi con l'amico, ma, in verità, era molto preoccupato.
Il fascino di Masumi era un fatto e Laura, pur avendo dalla sua brillantezza d'intelletto, era pur sempre una ragazzina priva di esperienza.
“E’, forse, lesbica?” si intromise Masashi, ammiccando “Questo sì che sarebbe figo…”
“Laura NON è lesbica!” disse suo fratello, dandogli una sgomitata.
“Che casino…” fece Sakurakoji, scuotendo la testa “Siamo in un caos terribile. Sei come tuo nonno: non potevi sceglierti una che fosse più vecchia?!”
“E tu?” chiese di rimando Hayami “Per imitare tuo padre la vecchia l‘hai scelta tu!”
Scoppiarono a ridere.
“Il fatto che non stia con Franz Heller è già qualcosa.” disse Masumi quasi sollevato “Quel ragazzo è molto piacevole. Proprio il tipo che piace a lei.”
“Non ci metterei la mano sul fuoco.” disse Tomo rubandogli la sigaretta dalle labbra.
Assaggiò il sapore dolciastro del fumo:
“Ma che accidenti è…? Pensavo fosse tabacco.”
Glielo restituì.
“Sei uno tutto d‘un pezzo, eh?” chiese divertito Masumi.
“Certo che no!” rispose prontamente il violinista prestato alla chitarra “Ma, se mio padre mi vede entrare con questo odore addosso, mi chiude in camera per due settimane. Dice che troppi spinelli gli hanno bruciato un terzo dei neuroni.”
I fratelli Hayami scoppiarono a ridere.
"Di' quel che vuoi," affermò Masumi con convinzione "ma non ce lo vedo proprio lo zio a farti la morale! E' troppo libero di vedute per condannare uno stupidissimo spinello..."
Tomo stava per replicare, quando un messaggio giunse sul suo cellulare.
Dopo averlo letto, i membri della band si avvidero del suo turbamento.
"Se abbiamo finito," si scusò "io andrei.”
Masumi scosse il capo:
“Perché ho la sensazione che tu stia per vedere la <zietta>?”
Tomo non gli diede retta e si precipitò all’uscita.
Le andò incontro col fiatone evidente ed ella comprese che doveva aver corso per le scale.
Gli rivolse, quindi, un sorriso così incantevole da lasciarlo ammaliato.
“Ti chiedo scusa per ciò che ti ho detto davanti all’ufficio del prof, ma anche per Chigusa.” disse subito “Lei è molto protettiva nei miei confronti, ma è una brava ragazza.”
Si piegò sulle ginocchia esausto, lasciando scivolare un poco la tracolla della chitarra:
"Per quanto mi riguarda, sono davvero ad un bivio...artistico. Voglio cimentarmi seriamente col rock ed è l'unico motivo per cui ho lasciato la Scarlet Orchestra."
La giovane Hayami strinse gli occhi.
“Non sta a te scusarti." sussurrò ignorando l'ultima parte della sua dichiarazione "In ogni caso, non sono offesa. Sono venuta, Tomo, per chiarire la <natura> delle battute che mia nipote ha scambiato con Ian.”
Sakurakoji arrossì.
“E’ piuttosto palese anche per una zuccona come me che tu nutra dell’interesse nei miei riguardi…” cominciò Kaori vergognandosi ella stessa grandemente “Ti ho visto crescere. Anche io, benché più vecchia, sono cresciuta insieme a te e Ian. Sei come un fratello e mi duole averti causato pena.”
Il ragazzo deglutì: il fiato pareva mancargli di nuovo.
Quand’ella ebbe terminato, egli tirò fuori ogni capacità interpretativa in suo possesso pur di toglierle ogni dubbio:
“Credo che ci sia un errore. Io non sono innamorato di te. Non so cosa possa averti detto Ian, ma non ho mai dichiarato di amarti.”
Le sue parole caddero alla stregua di una pietra tombale sul cuore della giovane Hayami.
Si sentì turbata e, a tratti, delusa.
“Ian mi ha detto che ti piace un‘altra, in verità." disse imbarazzata "Le mie sono conclusioni autonome. Non…ti interesso, dunque…?”
“Le battute che il tuo ragazzo ha lanciato” la prevenne il violinista “sono dettate da gelosia. Mio fratello è pazzo di te e il fatto che non siate stati insieme fomenta le sue paure, i suoi dubbi.”
Ella si girò per sfuggire agli occhi color antracite del ragazzo:
“Questo è un argomento che, se permetti, non vorrei affrontare con te.”
“Naturalmente.” sottoscrisse Tomo “Infatti, ho espresso il mio parere per rassicurarti riguardo <a me>.”
Kaori continuò a dargli le spalle, mentre Sakurakoji, non visto, tirava un sospiro di sollievo: era chiaro come il sole di essere riuscito a convincerla.
“E, così, ciò che pensa Ian è vero: stai per metterti con Chizu.” mormorò dopo un poco “State bene insieme.”
“Cos…?” balbettò il giovane figlio di Miro.
“E’ quanto mi ha raccontato.” gli disse la ragazza “Sostiene che, per quanto non lo ammettiate, voi avete una relazione molto intensa.”
Il violinista sgranò gli occhi antracite, ma Kaori non ne comprese il motivo.
Una gran rabbia prese campo nel cuore di Tomo: rabbia furia, cieca.
Se non fosse stato buono per temperamento, di certo le avrebbe sbattuto in faccia la verità.
E cioè che suo fratello le stava mentendo, che si era portato a letto una infinità di donne prima e dopo di lei, che egli - Tomo - era fedele ad una sola donna: a Kaori Hayami.
Ma non lo fece.
Tacque ancora una volta, socchiudendo gli occhi in modo significativo: era certo che, prima o poi, la ragazza avrebbe capitolato di suo.
Non le avrebbe fatto pressione.
Semplicemente, si sarebbe reso indispensabile.
Dato che non riusciva a dimenticarla neppure volendo, tanto valeva seguire il consiglio di Chigusa e perseverare con la tecnica della goccia che corrode il sasso con sadica lentezza.
Si augurava solo che “quella goccia” non ci mettesse molto, visto che l’atteggiamento dolce ed arrendevole di Kaori lo tratteneva a fatica dal compiere gesti inconsulti.
Tomo era più simile a Miro di quanto egli stesso non realizzasse: pur essendo praticamente privo di esperienza, prendeva ogni aspetto della vita con grande passione, assaporandolo nel modo dovuto.
“Perché non ho la sua faccia?” si chiese a voce alta, pensando a Ian.
“Che intendi dire?” domandò la ragazza a sua volta.
“Io somiglio a mio nonno.” rispose Tomo “Sai, il tedesco, il marito della bisnonna...”
“Quello che si chiamava Ian?” fu la perplessa affermazione della cantante.
Sakurakoji annuì:
“Pazienza…”
“Tu hai un sacco di qualità, caro.” lo prevenne Kaori “Che importanza vuoi che abbia somigliare a uno o all’altro genitore? Sia Miro che Shizuka sono persone meravigliose e hanno avuto dei figli splendidi.”
Quando Kaori e Tomo si separarono, Chigusa, che parlava nel parcheggio con degli amici, raggiunse subito la <zia>.
Le pareva sollevata e, per un istante, sperò che Sakurakoji le avesse aperto il suo cuore.
“Era Tomo, quello che ho visto?” domandò ammiccante.
La giovane Hayami annuì, sorridendo trasognata.
“Volevo chiarire una cosa e, finalmente, se ne è presentata l’occasione.” rivelò, le mani una dentro l’altra come chi non sta nella pelle.
“Fantastico…” sorrise Chizu a labbra strette “Quindi, ora <sai> e, a giudicare dalla tua espressione, sembri contenta e neanche del tutto sorpresa.”
“Io…ero convinta che Tomo mi amasse!” esclamò Kaori, mentre gli occhi azzurri della nipote si facevano sempre più sbarrati per la gran sorpresa.
“E…” balbettò “…non è così?”
“Ma no!” disse la Hayami contenta “E’ te che ama!”
“Me.” fece Chigusa, il viso girato verso destra, ma lo sguardo fermo sulla bocca di Kaori, come a leggerne il labiale.
Aveva pronunciato un monosillabo, ma non si capiva bene se si trattava di una domanda.
Aprì e chiuse la bocca in un decimo di secondo per accogliere e razionalizzare quella assurda, bislacca verità.
“Ed è Tomo? <quel> Tomo che te lo ha detto? Ti ha spiegato che <ama me>?”
“Oh, no di certo! Tu sai com’è fatto!” minimizzò la giovane Hayami “E’ timidissimo. Però anche Ian me lo aveva accennato tempo fa.”
“Che cosa?” chiese l’attrice.
“Al fatto che tu e Tomo avete una relazione non ancora ufficiale.” rispose convinta Kaori.
“Figlio di puttana…” masticò tra sé Chigusa.
Si tolse gli occhiali da sole, rivelando i suoi occhi di colore azzurro intenso:
“Ascoltami bene, tesoro, non è vero. Quel che ti ha detto Ian è falso, capito? Non c’è neppure attrazione, tra me e Tomo. Non potremmo mai, visto che ci consideriamo fratelli…Tomo è il figlio di Miro. Come puoi anche solo sospettare una stronzata di tale portata?”
“Ma…” balbettò Kaori “allora…”
“Non te lo immagini proprio chi possa essere?”
La Hayami mostrò, in quel frangente, grande ottusità e miopia, ché il suo pensiero corse ad Eriko.
Per fortuna, il suono del cellulare della Hijiri interruppe la penosa conversazione.
Letto il nome del più giovane dei Sakurakoji, Chizu si congedò dalla figlia di Maya con passo deciso.

“Tu sei fuori! Le hai detto che ti piaccio???” esordì appena girato l’angolo.
Tomo, che era davanti a lei, ridacchiò:
“E’ stata Kaori a fare tutto. Lo sai come è fatta! Comunque, è meglio così, no? Almeno, non daremo preoccupazioni né a lei né a Ian.”
“Ma che dici, deficiente?” si spazientì la ragazza.
Prese l’amico per il braccio, come se lo strattonasse:
“Perché cazzo sei così ingenuo?! Non riusciremo mai a coronare il nostro sogno. Dobbiamo agire di concerto, se vogliamo separare quei due nel modo più indolore possibile.”
“Chi sarebbe l’angelo, tra noi?” chiese ironicamente Sakurakoji.
“Voglio bene alla <zietta>“ dichiarò sinceramente la figlia maggiore di Rika “Anche se è schifosamente svenevole. Desidero che stia bene, ma, di certo, ciò che voglio di più è Ian!”
Tomo si passò un dito sulla punta del naso:
“Sto diventando matto, Chizu: dal punto di vista emotivo, vivo alti e bassi allucinanti, alternando sicurezza e fragilità. Poc‘anzi, dichiaravo di volere Kaori Hayami ad ogni costo. Adesso, sentendoti parlare e solo pensando che è qui dietro a sbaciucchiarsi il suo Ian, sento di avere perduto ogni speranza.”
Alzò le spalle, rassegnato.
“Se non ce ne fosse?” chiese “Sto dietro a Kaori da quando avevo quindici anni.”
“Ma, <allora>, non eri ancora un uomo!” l’interruppe Chigusa esasperata dalla sua indecisione.
Il violinista sgranò gli occhi antracite:
“Scusa, che intendi dire?”
“Ma è chiaro,” rispose pronta la ragazza “ne avrai fatta di esperienza da allora…”
“Esperienza?…” chiese ancora Tomo.
Chigusa batté il palmo della mano sulla fronte chiara:
“Sono una deficiente. Io conosco anche il colore delle tue mutande. E tu non mi hai mai parlato delle tue esperienze sessuali. Posso dedurre solo una cosa. Ed è la più terrificante, per me! Ma perché diamine non somigli a tuo padre?!”
Sakurakoji scoppiò a ridere.
“Perché” rispose “ho anche una madre ed è probabile che somigli a lei, no?”
“Tomino, ascolta…” fece Chigusa con tono implorante “promettimi che farai il macho e ti porterai via la tua bella…Raccontale che hai avuto una montagna di donne come quel porco di tuo fratello…FAI qualcosa!”
“Ma io non voglio mentire a Kaori.” ribatté il ragazzo con calma “Non sono mai stato con una donna. Dov’è il problema?”
“Il problema” sottolineò la figlia di Rika “sta nel fatto che le santarelline come Kaori amano i maschi navigati. Cercano protezione e guida…lei non è come me.”
Tomo scosse la testa:
“Tu sei molto meglio di come ti descrivi.”
“Devo trovare una soluzione: basta solo pensare. Stasera mi chiudo in camera mia e ci penso su.” dichiarò Chigusa “E debbo anche tenere a bada Eriko! Quella ragazzina è un demonio coi fiocchi ai capelli.”


CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 28/9/2011, 20:34




Il personaggio di Chigusa mi piace immensamente. E' proprio un bel tipetto!!!
Mi ha fatto morire dal ridere :D

Eriko invece non l'ho ancora inquadrata, ma promette bene!

Guarda che le foto di Franz le posti tu ;)
 
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view post Posted on 28/9/2011, 20:51
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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In questa fase, si riderà e si piangerà anche!

Per Franz, puoi aiutarmi. Assomiglia a Walker, ma ha i capelli castani.
 
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view post Posted on 29/9/2011, 16:10
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Capitolo Quarto

“Una serata interessante”



Ian entrò in camera di sua sorella, dopo aver bussato diverse volte.
Laura Sakurakoji, una bella ragazza di diciassette anni, aveva ereditato il viso di sua madre e gli occhi del padre.
I capelli, di un caldo castano ramato, erano lisci e lunghi sino alla cinta, con una riga sul lato sinistro dell’ovale perfetto.
Vestiva dark come Tomo.
Era legatissima ad entrambi i suoi fratelli, ma la sua predilezione andava al violinista.
“In quale accidenti di pianeta ti trovi, svampita?” le chiese Ian nervoso “Sono tre ore che ti chiamo!”
Laura si tolse le cuffie, rivelando le grandi iridi azzurre di ugual colore.
Non disse una parola, ma la domanda era implicita.
“Mi serve un favore.” le disse il fratello “Stasera, mamma e papà sono a teatro e Tomo sarà quasi di certo alle prove con la sua band. Mi serve che mi lasci casa libera.”
“Ma tu sei fuori!” esclamò la ragazza “Dove vuoi che vada? Ti ricordo che sono ancora minorenne! Senza contare che, se viene a saperlo il babbo, ti frigge a puntino e ti butta in pattumiera dopo averti mordicchiato le orecchie da Dumbo!”
“Puoi andare da Eriko.” propose Ian “Siete compagne di scuola, no?”
“Ma che due palle!” si lamentò Laura “Quella è da manicomio. E’ stata bocciata tre volte e sta sempre a dipingersi le unghie in modo lugubre e manieristico…”
“Mani…che?” ripeté l’attore “Come cazzo parli?”
La sorella scosse la testa, alzandosi dal letto:
“Non ci penso neanche ad andare a casa delle Hijiri. Ma puoi chiedere a Tomo di portarmi con sé. Per fortuna, lui non è egoista quanto te…”
Ian annuì.
“Qualcuno mi ha <evocato>?” chiese il violinista bussando piano alla porta aperta.
I capelli lunghi e scuri, bagnati, ricadevano su un accappatoio di colore rosso.
“Calzi a fagiolo.” disse Laura “Ian vuole abbandonarmi sotto un ponte per potersi portare a letto sua santità. Se prometto di non rompere, mi concedi di venire con te?”
Tomo divenne pallido.
“Certo...” balbettò.
“Ok!” tagliò corto Ian “Problema risolto! Grazie!”
Gli schiaffò un bacio rude sul capo e uscì dalla stanza, lasciando i fratelli piuttosto tesi e perplessi.
“Domani ho compito di letteratura inglese” si lamentò Laura “e sono costretta ad andare a sentire le prove di tre sfigati…”
Tomo abbozzò un sorriso, pensando che almeno Masashi avrebbe trascorso una piacevole serata.
La giovane figlia di Miro lo guardò dritto negli occhi antracite:
“Non puoi continuare così. Sei evidentemente a pezzi e anche la storia di mollare i corsi di musica classica per non incontrare più Kaori è una cosa che considero alla stregua di una follia. Tu sei nato per la marsina: hai in mano un violino da prima di saper leggere e spero con tutto il cuore possa rivedere le tue scelte.”
Tomo si passò una mano sul viso.
“E’ tardi.” disse con voce appena udibile “Ho fatto male le mie mosse. Ha ragione Chizu: non si gioca a far gli amici. Il rischio è di restar tali per sempre. Kaori mi vedrà sempre e solo come il <fratellino simpatico> di Ian.”
Laura annuì:
“Ma è anche vero che Ian se la sta facendo sotto. La sua ragazza è poco incline al letto e il dialogo fra loro langue. Cosa che non può dirsi di te e lei. Tutta la scuola parla di una vostra reciproca simpatia. L‘unica a non saperne nulla è proprio quell‘idiota della Hayami.”
“Non fomentare le miei illusioni.” mormorò Tomo sedendosi sul letto della sorella “Ti assicuro che non c’è nota che suono che non sia dedicata a lei. Kaori è la mia ispirazione.”
La sorella appoggiò il mento al palmo della mano, cogitabonda.
“Mettiti carina, stasera.” le disse il ragazzo cambiando discorso “La tua presenza sarà gradita…”
Laura socchiuse gli occhi chiari, assumendo l’ espressione tipica di suo padre quando non è del tutto convinto.
“Beh,” disse “se dici che val la pena, mi tiro su un poco…”
“Brava.” la elogiò Tomo mettendole una mano sulla testa “Sono convinto che il tuo futuro sentimentale sarà meraviglioso, perché sei bella, saggia e molto intelligente.”

***


Tomo e Laura entrarono nel garage di Masumi, attirando l’attenzione dei due Hayami.
Il violinista si scusò subito per l’<invasione di campo> e sua sorella, quale buon proposito della sera, pensò bene di andare subito a posizionarsi in un angolo del box.
“Buonasera.” bofonchiò la giovane un poco imbarazzata.
Con il suo libro di letteratura inglese tra le braccia, si accovacciò sul pavimento per leggere.
Masashi rideva come un forsennato.
“Ma che è successo?” chiese Masumi, il cui self control era degno da Oscar “Dobbiamo suonare o no, stasera?”
“E’ ovvio.” rispose Tomo, aggrottando le scure sopracciglia “Ma non potevo lasciarla in casa.”
Si tolse gli occhiali da sole a specchio e armeggiò con la Gibson Les Paul Custom del compagno di band.
“E perché <non potevi lasciarla>?” l’interruppe Hayami sempre più nervoso “Ha bisogno della baby sitter?”
Sakurakoji gli spiegò che Ian e Kaori si accingevano a trascorrere una serata romantica nella paterna dimora e che proprio il fratello gli aveva chiesto di <prendere in carico> Laura e i suoi libri di letteratura inglese.
“Cazzo…” sottolineò il front-man “Allora, devi essere a pezzi…”
“Non succederà nulla tra loro.” dichiarò Tomo deciso “Tu, piuttosto, gioca a fare il figo. Comincia a farti vedere interessato. Credo che Laura stia diventando appetibile a parecchi.”
“Bene.” ridacchiò Masumi “Ora ho anche un ruffiano. Sono proprio a cavallo.”
E imbracciò la chitarra che Tomo gli porgeva.
Diede un sorso alla birra che aveva lasciato sulla cassa e si dispose a suonare: la partitura passata ai compagni era un suo originale.
“Fantastico.” disse Sakurakoji “Ricordo di averla sentita al ballo di Halloween: testo e musica pregevoli.”
Masumi ringraziò rinfrancato: come nella buona tradizione rock, il pezzo si presentava con una alternanza di ritmi forsennati e arpeggi appena abbozzati, ma graffianti.
Accordati gli strumenti, cominciarono a suonare.
Laura, dapprima concentrata sul libro di inglese, prese a guardarli già a metà dell’esecuzione.
Ad un certo punto, il figlio di Maya non riuscì più a reggere il fuoco incrociato costituito da due occhi azzurri e indagatori.
Si fermò, pertanto, poco prima del termine della partitura.
Tomo lo fissò con sorpresa:
“Che succede?”
“Facciamo una pausa. Sto suonando da schifo.” rispose secco il cantante.
“Scusami,” gli disse Sakurakoji “capisco il tuo stato d’animo. Vedo di mandarla in una saletta attigua. Magari, potrebbe andare in camera tua o di Masashi.”
“No…!” esclamò l’altro “Ci sono le sue foto…Se ne accorgerebbe…”
“Ma che intenzioni hai, allora?” chiese Tomo “Fatti sotto, no? Comincia ad approcciarla.”
“Mentalmente,” disse sottovoce Masumi chiamandolo in disparte “vedo ancora in lei la bimbetta antipatica che mi tirava per la maglietta. E’ ancora così giovane...”
“Suppongo, quindi, che non desideri neppure baciarla.” sottolineò Sakurakoji, prendendolo palesemente in giro “Se lei andasse con un altro, a questo punto, non costituirebbe un problema per te. Sei piuttosto infantile, lo sai? Non capisco da che cosa nasca questo tormento amoroso, se non hai idea di cosa fare…Laura non ti ha detto di No. Semplicemente, non sa un tubo di ciò che senti.”
“Non farmi la predica!”
Ma Masumi non poté aggiungere altro, ché la sorella di Tomo li aveva raggiunti.
“Siete proprio una schiappa.” commentò lasciandoli di sasso. Si rivolse ad Hayami:
“Avrai sbagliato almeno cinque stupidissimi accordi. La carriera di mio fratello è rovinata, mentre tu sei già defunto in partenza.”
Il ragazzo si rammentò del perché le stesse antipatica nell’infanzia.
“Sai fare di meglio, forse?” le chiese infastidito.
“Ci puoi scommettere.” rispose prontamente Laura “Noi Sakurakoji abbiamo talento e passione, dalla nostra. Tu, forse, hai talento, ma la passione non sai dove stia di casa. Se permetti, mancando di quella, non toccherai mai il cuore delle persone che vengono a sentirti. Una buona esibizione non è <solo> tecnica.”
Tomo scosse la testa.
Ancora non credeva che sua sorella potesse trattare Masumi in modo così severo e diretto.
Si era allontanata quasi violentemente da entrambi i figli di Elizabeth.
La differenza di età, che prima costituiva uno stimolo e un incentivo al suo desiderio di crescere e maturare in fretta, era diventato all’improvviso un elemento pesante e quasi ingestibile.
Così aveva iniziato a vivere l'età sua, ignorando del tutto quei ragazzi che conosceva da sempre e meglio di chiunque altro.
Non c'era aspetto del carattere dei due fratelli Hayami che le fosse ignoto.
Poi, Laura si era scoperta grande davvero.
E Masumi, che mai l'aveva persa di vista per tutto quel tempo, se ne era innamorato perdutamente.
La giovane donna si mise ad arpeggiare il pezzo scritto da lui.
L'impugnatura della chitarra, pensata ad hoc per un mancino - sia Masumi che Tomo lo erano - era del tutto sbagliata, ma, stranamente, i suoni che uscivano da quello strumento avevano un che di nostalgico e commovente.
La voce della ragazza, calda e bene impostata, era classica e, come tale, suscitava una qualche emozione negli ascoltatori.
Masashi le fece un breve applauso di approvazione.
"Non studiavi al liceo femminile Sasahara?" le chiese l'altro Hayami passandosi una mano sui rasta color dell'oro.
"Certo." sottoscrisse Laura "Voglio fare ciò che mi rappresenta meglio e cioè scrivere. La musica, di per sé, non mi interessa."
Masumi la guardò con sfida:
"Se scrivere è il tuo mestiere e pensi che nei miei pezzi non ci sia anima, metti insieme tu una canzone. Io ti darò la musica. Ti prometto che, se anche non dovesse rientrare nel mio standard, la suonerò ad ogni concerto."
Tomo scosse la testa.
"Non scriverà mai un pezzo rock. Vuoi sapere che cosa ascolta di solito?" disse ridacchiando.
"Vediamo..." la prese in giro Hayami "qualche idol dolce e romantico?"
Laura si piazzò tra Masumi e il violinista:
"Sentimi bene, rasta del cazzo, io ascolto i Beatles, i Queen e i Pink Floyd. Gli Iron Maiden e i Nirvana. Ti basta per capire perché la tua musica mi fa vomitare?"
Sakurakoji si passò una mano dietro al collo.
"Laura," disse picchiettando sulla sua spalla "direi che possa bastare. Grazie a questa felice e sincera<esternazione>, sono certo di essere cacciato a calci dalla band..."
Masumi Hayami aveva continuato a guardare la figlia di Miro per tutto il tempo.
"Allora..." mormorò serio "non mi resta che augurarti buon lavoro. Hai una settimana di tempo per metter giù un testo."
Armeggiò con la borsa ed estrasse un cd:
"Ecco la musica su cui devi lavorare. Vuoi anche una partitura?"
La mano del ragazzo rimase sospesa a mezz'aria, ché gli occhi azzurri di Laura divennero due fessure.
"Me ne bastano cinque, di giorni, per scrivere un pezzo più decente del tuo."
"Allora, va bene." convenne Masumi "Ci ritroviamo io e te, qui, tra cinque giorni esatti. Se non dovessi soddisfare le mie aspettative, accetterai ogni mia condizione. Così, finalmente, vedremo se sei questo grande talento o solo una presuntuosa."
La giovane Sakurakoji si congedò per andare al bagno.
Tomo portò una mano agli occhi, mentre Masashi, al culmine dell'entusiasmo, applaudiva in segno di approvazione.
"Ce l'hai fatta, finalmente!" esclamò quest'ultimo "E' stato geniale darle un aut aut. Senza contare, poi, quell'<accetterai ogni mia condizione>! Eri strafigo, mentre lo dicevi!"
Masumi si appoggiò con la schiena alla parete, facendosi scivolare sino al pavimento:
"Mi ci vuole un cordiale."
Sakurakoji si piegò sulle ginocchia per guardarlo dritto negli occhi.
"Mia sorella" disse piano "non ha ancora diciotto anni. Di che <condizioni> parli, Hayami? Spero tu non voglia saltare subito alle <conclusioni>. Anche se ti ho detto di <farti vedere>, non significa che devi fare più di quanto ti competa."
Non c'era rimprovero, nella sua voce, ma, di certo, traspariva preoccupazione, fors'anche un po' di angoscia:
"Conosco bene Laura. Anche se è brava a parlare, non ha idea di <certi aspetti> della vita. Il sesso le è del tutto sconosciuto."
"Stai tranquillo." disse subito Masumi "Non intendo forzarla. Voglio solo metterle su un po' di strizza. Magari, se mi mostro deciso, finisce per guardarmi con occhi diversi."
"Bravo." lo lodò Tomo "Ma la sindrome della crocerossina non attacca in soggetti come mia sorella. Dovrai fare il conduttore ad ogni costo, se vuoi arrivare al suo cuore."
Sistemò la sua Jibson J 200 all'interno della custodia, quindi l'occhio cadde su un vecchio violino appoggiato alla parete.
Non sapeva cosa lo aspettava.
Non sapeva se Ian e Kaori erano ancora a casa Sakurakoji.
Si era mostrato deciso.
Aveva detto ai suoi amici che era certo non avrebbero concluso granché, ma ora era preda di un sottile tormento.
Se la Hayami si fosse concessa a suo fratello, avrebbe dovuto considerarla <perduta> per sempre, dal momento che ragazze con quel carattere danno anima e corpo a chi ispira loro fiducia e desiderio.
Pregò silenziosamente gli dèi che quell'evento nefasto non si verificasse.
"Che stupido sono." mormorò "Loro stanno insieme. Prima o poi, ciò che temo diventerà realtà."
Laura, dietro di lui, ne lesse i pensieri.
"Andiamo." fece piano "Se ti può consolare, sono solidale con il tuo dolore. Anche a me piace un tizio che non mi vede neppure."
Tomo fu molto stupito delle sue parole:
"E da quando?"
Sua sorella svicolò.
"Sono stufa di questo branco di sfigati. Vai subito a recuperare la moto." disse perentoria.
Il tragitto verso casa fu piuttosto lungo, ché tutti i semafori ai crocicchi si facevano rossi al loro passaggio.
Tomo guidava senza troppa convinzione e con l'angoscia nel cuore.
Cui s'aggiungeva la rivelazione di Laura.
Masumi avrebbe reagito malissimo alla notizia di saperla innamorata di qualcuno.

***


Ian e Kaori stavano cenando a casa Sakurakoji.
Il più grande dei figli di Miro, impeccabile in giacca blu sulla camicia candida e senza cravatta, si era adoperato in cucina perché la sua compagna vedesse in lui l'uomo che riteneva di essere diventato.
Tutto fu perfetto: il vino, le candele, la musica in sottofondo.
Parlarono della loro vita, del fatto che Kaori, già diplomata al Conservatorio, avrebbe iniziato a tenere corsi di canto nel suo stesso istituto e, nel contempo, avrebbe tentato la carriera di interprete lirica.
Ian, invece, era in ambasce per la prima de I Quattro Cavalieri.
Dacché Masashi Hayami e Shizuka Kaikei avevano ritrovato il manoscritto di Iro Sakurakoji, la tragedia del figlio di Ichiren andava in scena ogni anno insieme a La Dèa Scarlatta.
Quello che, fino a pochi mesi prima, era stato il ruolo di Miro, ora, con tutta probabilità, sarebbe passato a Ian: Masashi Hayami junior permettendo.
Terminata la cena, Ian invitò la fidanzata a ballare.
C'era un'atmosfera molto bella e rilassata e Kaori si sentiva tranquilla, fino a che il suo fidanzato, dapprima timidamente poi con insistenza, prese a baciarla sulle labbra e sul collo.
Anche le sue mani non stavano ferme e percorrevano con tenera sensualità la schiena della giovane donna.
Ella, più che ricambiarlo, pareva subirne il timido assalto.
Ian notava che Kaori era tesa, ma imputava la cosa alla inesperienza e al fatto che, essendo da soli e al sicuro da occhi indiscreti, avrebbero certamente concluso qualcosa.
Per lo meno, egli si aspettava che fosse così.
Poi, l'espressione annichilita della giovane Hayami si trasformò in rifiuto.
Le piccole mani si appoggiarono al petto di Sakurakoji con convinzione, così da allontanarlo.
"Che succede?" chiese il ragazzo scostandosi.
"Scusa, caro, ma io non me la sento di andare oltre." rispose Kaori.
"Va bene." disse Ian.
Benché avesse pronunciato quella frase con freddezza, il suo cuore era in tumulto.
"Solo," riprese "visto che non mi desideri e non vuoi stare con me, gradirei sapere in che cosa consista il nostro <fidanzamento>."
"Ma io ti amo, Ian." dichiarò subito la sua compagna "E' ovvio che desideri starti accanto e amarti, ma c'è qualcosa che ancora mi blocca. Stammi vicino, te ne prego. Abbracciami come tu solo sai fare. Io non capisco me stessa, ma sono certa di voler vivere con te."
Sakurakoji la prese tra le braccia e la strinse, comunicandole conforto e comprensione.
Sapeva che Kaori non era tipo da mentire su una cosa tanto importante e ciò, in un certo senso, ebbe a confortarlo, ma il <rifiuto> bruciava sottopelle e, soprattutto, la mancanza di una spiegazione plausibile.
Decise di indagare:
"E' già un anno che stiamo insieme. Non credo di essere un ragazzo inaffidabile. Ti ho dato, forse, motivi di preoccupazione?"
"Hai un sacco di ragazze che ti girano intorno, questo e certo." rise Kaori "Ma mi fido di te."
"E, allora?" l'incalzò Ian, ben sapendo di mentire "Che cosa c'è che non va? Non sei una moralista. Per lo meno, non è come tale che ti sei presentata a me, dacché ci conosciamo."
"Certo che no." sottoscrisse la cantante "Sei il primo ragazzo che mi piace davvero, il primo di cui possa dirmi innamorata. Tu, invece, pur essendo più giovane, hai già collezionato una serie di relazioni."
"Tutte senza importanza!" si affrettò a chiarire Ian "Pensavo fosse appurato. Ma non devi preoccuparti del fatto di non essere mai stata con un uomo. Io non potrei mai farti del male."
I suoi incredibili occhi azzurri indugiarono su quelli di lei, che ne cercò le labbra.
I muscoli di Kaori, prima tesi per trattenere la veemenza del suo compagno, parvero rilassarsi di colpo ed Ian pensò di aver segnato un punto importante a suo favore.
Si tolse la giacca e adagiò la ragazza al divano, baciandola sempre più appassionatamente.
Quando ella iniziò ad assecondarlo, giunse una telefonata al cellulare.
Era anonima e veniva dal telefonino di Laura per ordine preciso di Tomo.
I due fratelli minori di Ian erano sotto casa e avevano notato che le luci si erano spente di colpo. Temendo il peggio, Sakurakoji aveva chiesto alla sorellina di far partire la chiamata.
"Ma pensi possa servire a qualcosa?" fece Laura sconcertata "Ian è uno stallone, tu lo sai bene!"
"Vai alla cabina del telefono!" le chiese il ragazzo "Prendi questo panno e mettilo sul ricevitore. Imita la papera sdentata, capito?"
"Che...cosa?" balbettò l'altra "Ma io mi vergogno!"
"Dobbiamo assolutamente prender tempo!" esclamò Tomo.
Laura, gli occhi azzurri sgranati, ubbidì.
Ian recuperò il cordless di fianco al divano.
Si era scostato a stento da Kaori ed ella, alzatasi, gli disse piano che sarebbe andata in bagno.
Transitando in corridoio, notò che la camera di Tomo era aperta ed entrò titubante.
Il violino che aveva usato fino a che il suo Maestro non gli aveva ceduto il suo prezioso Stradivari era adagiato in un angolo della stanza.
Alle pareti, c'era una gigantografia di Karajan, ma anche un bel poster dei REM e molte foto di lui bambino.
Si stupì di vederne una sua.
Era ancora un bimbetta di cinque-sei anni e sgambettava sull'altalena, sospinta da Masashi senior.
Kaori si piegò sulle ginocchia e prese il violino di Tomo.
"Non riesco proprio a capirti." mormorò tra sé.
Accarezzò con attenzione lo strumento tirata a lucido: vide le impronte dei polpastrelli del suo proprietario sul braccio confondersi con le sue e ne fu turbata.
Il suo sguardo, poi, corse ad un blocco per appunti aperto sulla scrivania. Lo girò con un dito per leggere ciò che vi era scritto:

“Ho consumato i miei occhi,/invano./ Tutto è perduto/financo il tempo./Mi perdo/ nell’inutilità fluttuante di un pensiero fisso/che non è mai stato sogno,/ma dolore pulsante/reale/che devasta./ Amo la donna che non mi ama.”

"Cosa fai qui?" chiese il ragazzo entrando.
La Hayami trasalì visibilmente. Si raddrizzò, tirando su una bretella del vestito che era scivolata inavvertitamente.
"Scusami, stavo andando in bagno." provò a giustificarsi.
"Conosci bene questa casa." disse Tomo freddo "E, di certo, la mia stanza non ha l'aspetto di una toilette."
“Io ero curiosa…” balbettò la ragazza.
“Perché ficcare il naso nelle cose di un uomo che non ti interessa?” chiese allora il giovane figlio di Miro.
Era furente.
Vederla con quell'abito leggero gli dava alla testa.
Immaginò anche la reazione di suo fratello davanti ad un simile spettacolo, reazione che, di certo, non era stata diversa dalla sua.
Doveva per forza averle messo le mani addosso.
Tomo si tolse i guanti e li lanciò sul letto.
Ancora una volta, Kaori fu assalita dal dubbio penoso che i pensieri d’amore di Tomo fossero rivolti a lei.
"Che diamine ci fate a casa?" chiese Ian entrando in camera.
Laura, che gli era corsa dietro, prese la parola con prontezza:
"Sono le due di notte ed io, domani, ho compito di letteratura inglese!"
"Le prove" le fece eco Tomo "sono finite oltre un'ora fa. Non potevamo continuare a girare in moto. Fuori, tra l'altro, si congela."
Sia lui che Laura, nonostante il casco, avevano il naso arrossato.
Ian guardò l'orologio.
"E' vero, scusami." disse "Non mi ero accorto del tempo che passava."
Abbracciò Kaori:
"Accompagno la mia donna a casa."
Quando furono usciti, senza udire una parola, Tomo si chiuse in camera affranto.
Ormai non c'erano più dubbi.
Tutto era andato.

CONTINUA!...



Edited by LauraHeller - 30/9/2011, 20:30
 
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view post Posted on 30/9/2011, 16:15
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Capitolo Quinto

“Due fratelli contro”



Il giorno dopo, arrivò a scuola come una furia.
Aveva guidato come un matto e senza guanti, per giunta.
Quando scese dal mezzo, si guardò le mani, constatando con raccapriccio che erano rosse e gonfie.
Si passò una mano fra i capelli.
La lezione di armonia fu di una noja mortale e pregò invano che finisse presto.
Il tempo, per Tomo, si era fermato alla sera prima, alla immagine di Kaori in abito stile sottoveste.
Sentì dentro rabbia e rancore nei confronti di lei e di Ian.
Sapeva di essere ingiusto, che era nel loro diritto amarsi <anche> fisicamente, ma non riusciva ad impedirsi di provare sentimenti devastanti e negativi al loro indirizzo.
Pazzo di gelosia, non appena intravide Ian in corridoio, si fece terreo e decise di affrontarlo:
“Te la sei portata a letto, è così?”
Gli occhi antracite di Tomo su quelli azzurri di Ian erano in tempesta.
Rammentarono al fratello maggiore quelli della di loro madre, che raramente si incollerivano, ma, quando lo facevano, risultavano inguardabili, tanto erano intensi.
“Che cavolo te ne frega?” sibilò quest’ultimo “Kaori è la mia donna e ciò che facciamo non è affar tuo.”
“Forse è così, ma voglio saperlo.” dichiarò l’altro Sakurakoji senza cedere di un millimetro.
“E sia.” fece Ian schiudendo la bocca ad un perfido sorriso “Ci siamo quasi arrivati. Se non ci aveste interrotti, lo avremmo fatto. E’ del tutto ovvio che le due telefonate siano opera tua, <fratellino>, ma lascia che ti dica una cosa: è innamorata di me ed è la volta buona che te lo ficchi in testa. Lei geme tra le mie braccia. E’ me che lei bacia ogni giorno e tu, in questa storia, costituisci solo una controfigura stonata. Il tuo ruolo è quello di disturbatore. Ma quando te ne farai una ragione? Sono cinque anni che ti vedo sbavarle dietro e che lei non ti si caga neppure di striscio. Hai intenzione di perseverare ancora a lungo? O pensi che debba sentirmi in colpa solo perché lei ha scelto me?”
Anche le parole di Ian erano state pronunciate con estrema veemenza.
Era veramente stufo tanto del temporeggiare di Kaori quanto della presenza costante di Tomo.
“Mi stai sempre col fiato sul collo.” proseguì “Neppure una suocera si comporta come te. Ma cosa pensi di ottenere? Vuoi far leva sulle debolezze di lei, è così?”
“Tu non la meriti.” dichiarò il violinista con rabbia “Ti sei scopato l’universo mondo, da un anno a questa parte. Persino Chigusa!”
“Non tocchiamo questo tasto!” l’interruppe Ian rosso come un peperone “Chi poteva immaginare che fosse lei e, in ogni caso, vorrei vedere te, al posto mio. La tua donna ti fa impazzire e tu, per rispettarne i tempi biblici, che sei costretto a rimandare, a temporeggiare!”
“Se sei sicuro di non farcela, mollala!” urlò Tomo “Ma smetti di tradirla solo perché dici…di sentirti frustrato nella tua mascolinità.”
“Io non mollo proprio niente. Non ti faccio questo favore.” disse Ian indignato “Anche se son certo che Kaori, a prescindere da me, non ti vorrà mai.”
Il figlio minore di Miro sbatté il pugno contro la parete, mentre socchiudeva gli occhi nella speranza - vana - di riprendere il controllo di sé.
Masashi Hayami, che transitava davanti all’aula di solfeggio in quell‘istante, s’avvide subito che era in stato pietoso.
Gli prese una mano, constatando con raccapriccio che, tra le ecchimosi dovute alla botta e il freddo, non era in condizioni di suonare decentemente.
“Ho una crema miracolosa.” gli disse conciliante “Andiamo negli spogliatoi.”
Tacquero finché non furono nel luogo indicato dal figlio di Elizabeth.
Dentro l’armadietto, c’era una fiaschetta metallica e varie creme.
Tomo guardò Masashi interdetto.
“Vuoi un po’ di brandy?” gli chiese quest’ultimo.
Sakurakoji negò col capo, spiegando che era latentemente astemio.
Il fratello di Masumi gli porse l’unguento curativo e sedette sulla panca attigua all’armadio metallico.
“Perché bevi a scuola?” domandò Tomo dopo essersi massaggiato la mano “Fa male e non risolve un cazzo.”
Masashi lo fissò perplesso:
“Tu non hai proprio niente a che vedere con tuo padre e tuo fratello, eh?”
“No.” rispose perentorio Sakurakoji “E’ proprio perché somiglio a Miro che evito di fare certe cose. In un certo senso, è come se da ogni cazzata che lui ha commesso io avessi appreso qualcosa.”
Masashi sospirò:
“Vuoi sapere perché bevo? Mio padre vuole venire a prendermi. Ed io non posso rifiutarmi, visto che ci sono gravi motivazioni alla base.”
“Tuo…padre?” ripeté Tomo “Ma parli del professor Kaji, per caso?”
L’altro annuì.
“Credevo” mormorò Sakurakoji debolmente “che ti avesse mollato quando eri bambino.”
Masashi fece di no con la testa:
“E’ stata mia madre ad allontanarlo in ogni modo possibile. Certo, non si poteva dire che egli fosse risoluto, nei miei confronti. Avrebbe potuto accampare un sacco di diritti, visto ciò che aveva combinato la mamma. Non lo fece, perché, alla fin fine, le voleva bene. La amava. Ma, a dispetto dei suoi proclami, non tornò mai a prendermi, dopo che lei mi mollò a Masashi e a Lily. Anzi, accettò che venissi dato in adozione.”
Tomo pensò al fatto che il ragazzo portava il cognome Hayami e che, fino a qualche anno prima, era convinto fosse davvero figlio di Masashi senior.
“Mio padre naturale” riprese il ragazzo “ha settantasei anni. E’ malato e vuole passare con me qualche tempo. Ma io, in tutta onestà, non me la sento. Abbiamo appena fondato un gruppo e c’è il diploma da conseguire. Egli mi ha proposto di studiare a Boston almeno…fino a che non sarà finita. Non gli resta molto.”
Deglutì.
I suoi occhi azzurri, solitamente gioiosi, apparivano spenti.
“C’è qualcosa che posso fare per te?” chiese Tomo dispiaciuto.
“Nulla.” rispose “A meno che tu non abbia il potere di trasportare l’Itotsuboshi e il Conservatorio a Boston.”
Il suo sguardo si fece dolce:
“Io conosco solo un padre. E quel padre è Masashi Hayami. E’ stato il mio migliore amico, mio fratello maggiore, il mio educatore. Mi ha insegnato ad accettarmi così come sono. Vorrei davvero poter lasciare le cose come stanno.”

***


“Ti va di accompagnarmi nell’aula di lirica?” chiese Kaori a Tomo.
“Senti, non è giornata. Cerca Ian a recitazione, se vuoi compagnia!” rispose pronto il violinista.
“E’ con te che voglio parlare.” protestò la ragazza “Tu sei il fratello del ragazzo che amo ed è mio intento recuperare un rapporto che, per qualche oscuro motivo, si sta perdendo! Anche in vista del futuro!”
“Ah, vedo che siete già piuttosto avanti, tu ed Ian.” ironizzò Tomo, superandola.
“Ma perché mi odi?” domandò a bruciapelo Kaori “Ogni…ogni tuo atteggiamento pare confermarlo! Pensavo di avere chiarito, qualche giorno fa! Sei arrivato addirittura a chiedermi scusa per le frasi dette da Chigusa!”
“Tu porti sempre le lenti a contatto, vero?” chiese di rimando il violinista.
“Che accidenti c’entra, Tomo?” si spazientì la figlia di Maya.
“C’entra, perché non hai mai capito un cazzo di me!” esclamò Sakurakoji “C’entra perché non fai che interpretare ogni parola in modo del tutto distorto! C’entra perché mi stai col fiato sul collo quando dovresti farlo con Ian, visto che il mio cuore non si smuove neppure di un millimetro!”
“Che significa?” chiese debolmente Kaori.
“Che io ti amo, dannazione!” confessò finalmente Tomo “Se sto qui ad aggredirti di continuo, a cercarti…perché pensi lo faccia? Credi che sia malato? Che desideri godere solo trattandoti da schifo?!”
Gli occhi di Kaori si riempirono di lacrime.
“Io so di essere un ragazzino, ai tuoi occhi.” proseguì il figlio di Miro “Ma sono cinque anni che mi tengo dentro questi sentimenti. E il mio cuore è più fermo che mai! La mia determinazione è più ferma che mai…”
La giovane scosse il capo.
“Mi spiace, Tomo, io…” balbettò “…io amo Ian…”
“Se è così, se lo ami davvero,” ribatté il violinista “perché continui a rifiutarlo? Perché sei entrata nella mia stanza, ieri sera? Che cosa pensavi di trovarci? Sai, comincio a pensare di non esserti per nulla indifferente.”
“Mi duole averti illuso.” disse Kaori “E’ solo che tu ti eri fatto di nuovo aggressivo e cercavo in qualche modo di recuperare il nostro rapporto.”
“Aggressivo <io>?” ripeté Tomo sconcertato “Nei <tuoi> confronti? Ma se non ti ho mai sfiorato con un dito! Fatti un esamino di coscienza, <tesoro>. Stai confondendomi con mio fratello!”
Ormai si era confessato e il flusso delle sue parole sgorgava costante e impetuoso quanto i suoi pensieri.
“Non intendevo dire che eri aggressivo in senso fisico…” parve scusarsi Kaori.
Tomo, allora, l’afferrò per un polso, attirandola a sé.
“Adesso confermerò la tua teoria, così potrai considerare questo capitolo definitivamente chiuso e metterai una bella pietra tombale sulla mia faccia.”
Così dicendo, ne cercò le labbra.
L’abbracciò in modo piuttosto grezzo, rivelando la sua totale inesperienza in fatto di donne.
Tuttavia, c’era qualcosa di eccitante e sensuale, nelle sue movenze.
Non avendo mai avuto una donna tra le braccia, Tomo mostrò se stesso nella totale nudità dello spirito: avvinto da quel sentimento non corrisposto, provava a comunicare con gesti spontanei quel che sentiva.
Kaori percepì passione e disperazione e iniziò a ricambiare quel bacio.
La timidezza iniziale non durò che qualche istante: ella affondò le mani nei capelli del ragazzo, quindi gli massaggiò sensualmente la nuca.
Tomo non si capacitava di ciò che stava accadendo.
Al tempo stesso, non riusciva a staccarsi da lei, attratto irrimediabilmente da quelle labbra dolci ed arrendevoli, ma che, in quel frangente, stavano palesando la sua medesima determinazione.
Lo zainetto di Kaori cadde per terra ed egli la strinse più forte a sé.
Il tradimento di Ian fu consumato in un istante.
Per lo meno, con la mente, i due ragazzi si spinsero parecchio <oltre> quel contatto.
Le mani di entrambi avevano seguito i <desiderata> delle labbra ed essi, staccandosi, realizzarono di aver auspicato assai di più.
Tomo deglutì sconvolto.
Aveva il respiro mozzo e credette di averlo trattenuto per svariati minuti, preso com’era da lei, che ora lo fissava con terrore.
“Ho disprezzo di me stessa!” disse con le lacrime agli occhi “Io ho tradito Ian, che è un ragazzo meraviglioso e ho indotto te a tradire un fratello.”
Sakurakoji sgranò gli occhi antracite, sentendosi perso.
“Devi dirmi che cosa vuoi fare, Kaori.” chiese indirettamente “Perché ho l’impressione, a dispetto di quanto appena accaduto, che non sia tua intenzione mollare mio fratello.”
“Ma come potrei?” chiese la giovane “Costruire un rapporto con un ragazzo di neppure vent’anni e lasciare nella disperazione colui che, per me, ha cambiato completamente modo di vivere e di rapportarsi al prossimo?”
Tomo fu tentato di dirle degli innumerevoli tradimenti di suo fratello, ma tacque.
Era troppo ferito dall’arrendevolezza di Kaori per essere condiscendente.
Con il volto cupo, recuperò lo zainetto e glielo porse:
“Non venire a cercarmi mai più. Non voglio più vederti, Kaori.”

CONTINUA!...


 
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Yayoi
view post Posted on 30/9/2011, 20:35




Tomino parte in quarta... ma io non me lo aspettavo...

..... non ero ancora psicologicamente pronta per questo bacio appassionato!!!

Tale padre, tale figlio! :lol:

Ma quando lo dici a Ian. So già che succederà un casino!!!! Arghhhhhhhh!

Ma ho anche un pensiero che mi terrorizza. Non è che Kaori è un pò bradipa???
Non so se ce la posso fare!!!!! :blink:
 
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elipk
view post Posted on 1/10/2011, 08:35




altro che bradipa Kaori, risposta cerebrale bassina, capisce addirittura meno di sua madre ai tempi!! e qui cos'ha 24 anni? uhm ... per me i tre personaggi "to watch" qua sono Tomo, Chizu e Laura...

comunque funziona il salto temporale!
 
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view post Posted on 1/10/2011, 16:26
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Meno male! Anche a me il salto è sembrato "naturale". In fondo, i protagonisti della prima parte erano appena ventenni. Ora hanno l'età effettiva degli interpreti scelti con <la mia visionaria preferita> (quaranta o poco più).
Sì, Tomo, Chizu, Laura, ma Ian non è l'ultima ruota sfigata del carro. Anzi, nei capitoli che sto scrivendo, sarà sempre più in primo piano.
Grazie di avermi letto, ragazze!
 
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1840 replies since 27/9/2011, 13:38   33832 views
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