Ritorno nella Valle II

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LauraHeller
view post Posted on 27/9/2011, 13:38 by: LauraHeller
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Ed eccoci ai primi due capitoli di Ritorno nella Valle parte II, The Next Generation!
Spero che vi appassionerete alle vicende di questi ragazzi così come sto appassionandomene io stessa.
Posto anche qui, ad incipit del racconto, il video di anteprima.
Buona visione e buona lettura!
Un grazie ai lettori!




* Ritorno nella Valle 2*
- The Next Generation -



racconto di Laura Heller S..


Capitolo primo

“Crescere”



“Ciao, bel ragazzo, è ora di andare.”
Tomo chiuse il suo violino all’interno della custodia in pelle e rivolse un sorriso alla ragazza bruna che lo attendeva alla porta.
“Il <bel ragazzo> è mio fratello.” ridacchiò con finta noncuranza “Tanto è vero che hai preferito lui a me.”
Il suo cuore, invero, era in tumulto, ché Kaori Hayami, nella sua quieta bellezza, costituiva da sempre il suo sogno erotico e non solo.
“Lascia perdere le vecchie come me…” sorrise tenera “Ho già molta difficoltà a stare con Ian, che ha quattro anni meno di me…”
“Tra mio padre e mia madre ci sono sette anni di differenza.” sospirò Tomo “E’ del tutto evidente che io sia destinato a seguirne le sorti.”
Kaori lasciò correre.
Pensava che il ragazzo, come al solito, stesse scherzando.
Si conoscevano da sempre e la grande amicizia che li legava poneva il figlio minore di Miro <al di fuori di ogni sospetto>.
Si avviarono con studiata lentezza al parcheggio - stavano discutendo del saggio di fine anno - dove Tomo aveva parcheggiato la sua moto, una Suzuki Bandit di colore nero.
Kaori non era ancora salita che essi misero a fuoco la sagoma alta e slanciata di Ian, a bordo della Harley Davidson ereditata dal padre.
La giovane Hayami corse ad abbracciarlo e, per un istante, il viso del più piccolo dei fratelli Sakurakoji si rabbuiò.
Ian prese a guardarlo negli occhi con estrema eloquenza.

Tra i due fratelli sussisteva una differenza di età infima, ché Miro aveva mantenuto la promessa fatta alla moglie di bissare subito la gravidanza.
Ian, il maggiore, aveva ventuno anni e, quale degno <lascito>, gli erano toccati in sorte - oltre alla Harley Davidson - il talento per la recitazione e gli intensi occhi azzurri del padre.
Forse perché entrato nell’ottica del figlio d’arte ed erede del secondo capolavoro scomparso, vestiva spesso elegante. Era, tra l’altro, il ragazzo più corteggiato della Scuola.
Tomo, dark convinto - e piuttosto demodé, visto che la fase punk rock era tramontata da oltre vent’anni - era più giovane di soli undici mesi: aveva ereditato il carattere dolce e pacato della madre e i suoi splendidi occhi color antracite.
Portava i capelli piuttosto lunghi e non poteva dirsi “bello” quanto Ian.
A dispetto dei suoi vent’anni, sfoggiava una barbetta folta e scura che lo faceva apparire assai più vecchio di quanto, in realtà, non fosse.
Il suo talento per il violino era un fatto universalmente riconosciuto e frequentava con profitto il Conservatorio annesso all‘Istituto Itotsuboshi, lo stesso in cui studiava canto lirico Kaori Hayami.
Ian e la figlia di Maya stavano insieme da quasi un anno, a dispetto della differenza di età.
La loro relazione poteva definirsi stabile e foriera di belle speranze, per quanto Sakurakoji senior, negli atteggiamenti esistenziali, somigliasse al padre e ne ricalcasse le più terribili debolezze.
Il sesso era la sua passione quanto il teatro e il fatto che, dopo diversi mesi, Kaori si rifiutasse ancora di avere rapporti completi costituiva motivo di forte discussione tra i due ragazzi.
Tomo, che amava Kaori sin dall’adolescenza, aspettava al varco, complice anche Chigusa, sua amica del cuore, che non aveva mai nascosto il suo trasporto per il più grande dei fratelli Sakurakoji.
Ian, tra l’altro, risultava assai gradito anche alla sorella minore di Chigusa, Eriko, una ragazza fragile di intenti come di salute, in perenne bilico tra la grazia espressa dallo sguardo azzurro e la debolezza di un corpo tutto pelle ed ossa.
Miro e Shizuka avevano anche una figlia di diciassette anni, cui avevano imposto il nome “Laura”.
Le sue propensioni artistiche, però, erano altre e, infatti, non frequentava l’Itotsuboshi né il Conservatorio.
Intelletto vivace e tendente alla speculazione, si definiva <la studentessa annojata di un liceo femminile>, la cui unica passione era la scrittura: piuttosto carina, ma ancora <grezza>, era affascinata dalla figura della Heller, spesso ospite in casa Sakurakoji assieme al figlio Franz.
Anche per emularla, aveva deciso di dedicarsi ad una delle più nobili delle arti, per iniziare, aveva aperto un suo blog, “discretamente frequentato, ma non entusiasmante”. Così ella lo definiva.

Tomo fissò il fratello baciare con passione Kaori Hayami e strinse le labbra alla stregua dei naufraghi assetati.
“Allora,” minimizzò ridendo “l’accompagni tu?”
“Naturalmente.” tagliò corto Ian “Kaori è <la mia> ragazza.”
Tomo abbassò lo sguardo, ma non si sentì colpevole.
Tutti sapevano che scriveva musiche per una ragazza sconosciuta e, del resto, le uniche che frequentasse erano le Hijiri e la piccola Hayami.
Ian era a conoscenza del fatto che suo fratello fosse innamorato della sua fidanzata, ma, con l’egoismo saccente tipico dei maggiori, non mancava mai di rimarcare la sua posizione privilegiata nel cuore di Kaori.
Quando questa si congedò un istante, con la scusa di aver dimenticato una partitura in sala musica, i due ragazzi si guardarono in cagnesco.
“Vedo che ci provi sempre. Non perdi una occasione, eh?” disse Ian con rancorosa amarezza.
Tomo alzò lo sguardo per nulla impaurito:
“Se la tua donna mi chiede un passaggio, non posso certo rifiutarglielo. Vuoi che faccia il cafone?”
Si mise il violino a tracolla.
“Kaori Hayami non è mai stata con un uomo, anche se è più vecchia di me e di te.” sottolineò prima di salire a cavallo della sua Banditt “E tu, per tutta risposta, stai facendole un sacco di pressioni. Dei pesci del mare si dice che, più provi a stringerli, più ti sgusciano via dalle mani.”

Capitolo Secondo

“La decisione di Tomo”



“Grazie di avere compreso, Maestro.” stava dicendo Tomo al suo insegnante di armonia.
Quest’ultimo sospirò non convinto.
“Sakurakoji- kun, se credi di dover fare una scelta di tale portata perché in questa fase della tua vita sei più attratto dal rock, non posso far altro che accettarla. E subirla, in un certo senso. Del resto, è ben noto che, per qualche strana alchimia, i migliori musicisti dell’epoca attuale finiscano in una sorta di limbo di suoni indistinti. Spero solo, nel tuo caso, possa ripensarci.”
Si accese una sigaretta:
“E’ raro istruire allievi del tuo talento e, per questo motivo, ti avrei visto volentieri al posto mio, un giorno o, magari, primo violino in una filarmonica di livello internazionale.”
Tomo gli sorrise grato.
“Non posso più frequentare la Scarlet Orchestra.” disse soltanto.
“E’ per quel che sta succedendo tra Kaori e tuo fratello, è così?” chiese l’anziano “E’ del tutto evidente che, tra te e la Hayami ci sia un feeling: quando lavorate insieme, si percepisce qualcosa di forte. L’arte crea legami affascinanti senza che neppure ce ne accorgiamo. Ian si è messo in mezzo quando meno te lo aspettavi. Ma una delusione amorosa può giustificare una simile rinuncia?”
“Non c’è alcuna delusione.” tagliò corto il ragazzo, deponendo lo Stradivari che il suo sensei gli aveva concesso sin dall’inizio del suo percorso artistico.
Quando Tomo uscì fuori dal suo ufficio, Kaori era seduta in corridoio, lo sguardo fisso al pavimento lucidato a specchio.
Egli le passò davanti senza dire una parola.
“Dov’è il tuo violino?” gli chiese la ragazza, alzandosi in piedi.
Sakurakoji non rispose e continuò a camminare.
Kaori, allora, lo prese per un braccio.
“Vuoi spezzarmelo?” fece debolmente Tomo senza guardarla negli occhi.
“Ma perché?” l’incalzò la giovane Hayami “Perché lasciare la filarmonica che tu stesso hai voluto?!”
“Perché sono in cerca di nuovi stimoli.” rispose serio l’altro “E, se avessi inteso che l’orchestra mi appartiene solo perché io l’ho fondata, starei ancora al mio posto. Il nostro gruppo fa musica corale ed io me la canto da solo da troppo tempo.”
Grande era l’amarezza che traspariva sia dalla sua voce che dallo sguardo: gli occhi antracite di Tomo sembravano sul punto di aprirsi alle lacrime, ma, nel contempo, erano risoluti.
“Che significa?!” domandò di nuovo Kaori, che non credeva a nessuna delle sue spiegazioni.
“Voglio fare rock. Heavy metal, ti è chiaro?” ironizzò Tomo, picchiettando il dito indice sulla fronte diafana della ragazza “Mi ha detto Ian che, facendo il chitarrista, si scopa alla grande.”
“Io non credo a quello che sento.” disse la Hayami in un sussurro “Dov’è il Tomo che conosco?!”
“Prova a cercarmi in libreria.” rispose Sakurakoji lasciandola di sasso “Pare che in Italia il mio nome abbia un significato del tutto particolare.”
Girato l’angolo, quando fu certo di non essere più visto, si fermò per riprendere fiato, pregando, tra l’altro, che ella non avesse compreso i reali motivi di quella scelta sciagurata.
Fu allora che Masumi Hayami e suo fratello minore Masashi gli passarono accanto.
Pur essendo figli di due uomini diversi, i ragazzi si somigliavano parecchio: entrambi biondi e con espressioni facciali del tutto simili.
Pur essendo i genitori molto amici, i ragazzi si erano persi di vista durante l’adolescenza.
Tomo stimava molto Masumi, che studiava chitarra classica al Conservatorio con notevoli risultati: inoltre, seguiva i corsi di canto ed era il front-man di un gruppo rock abbastanza seguito.
Dei due, solo Masashi, aspirante percussionista, seguiva anche le lezioni di recitazione e molti lo additavano, insieme allo stesso Ian, come possibile erede di Miro: grande e controverso, infatti, era il suo fascino, pur avendo solo ventitre anni.
“Mi hanno detto che cerchi un chitarrista.” disse Tomo timidamente “Potrei partecipare all’audizione?”
Masumi lo guardò serio.
“Non starai…proponendo te stesso?” chiese di rimando.
I suoi occhi parvero illuminarsi di speranza e Sakurakoji se ne stupì con piacere.
“Tu sei uno dei più grandi musicisti in circolazione...” riprese Hayami “Ti confesso che averti nel mio gruppo anche come violinista mi sarebbe assai gradito.”
“Grazie.” sussurrò Tomo “Non avevo idea che avessi un simile concetto di me. Ma andrà bene la chitarra. Col violino mi cimenterò nel momento in cui mi tornerà la voglia.”
Masashi guardò suo fratello di sottecchi.
Finalmente, lo vedeva sereno, quasi felice.
“Ci vediamo alle prove, allora.” disse Masumi, stringendogli la mano.
“Devi ancora sentire come suono…” si schermì Tomo.
“Non occorre! Sei nel mio complesso da questo preciso istante.” chiosò il più grande dei figli di Elizabeth Himekawa.
Masashi seguì la sagoma scura di Masumi sparire in fondo al corridoio.
“Ti ringrazio di avere accettato.” sorrise, mettendo una mano sulla spalla di Sakurakoji “E’ molto importante per mio fratello riuscire in questa impresa.”
“Spero di essere all’altezza.” fece a sua volta Tomo.
Ci pensò su.
“Senti, Masashi, ma tuo fratello ha qualche problema, per caso?” chiese il figlio di Miro, passandosi una mano dietro al collo “Si raccontano un sacco di cose strane, sul suo conto.”
“Parli della sua omosessualità?” fece l’altro di rimando.
Tomo lo fissò dritto negli occhi.
“Masumi non è omosessuale.” disse Masashi “Sono io ad esserlo.”
Sakurakoji annuì stringendo le labbra:
“E il fatto che viva quasi isolato dalla comunità artistica dell’Itotsuboshi è per via di questa <voce> falsa o c’è dell’altro? Non voglio essere indiscreto, ma ho troppa stima per tuo fratello e, conoscendo qualche particolare, potrò evitare di fare battute stupide. Sai com’è? Sono pur sempre il figlio di mio padre e mio padre mi ha insegnato a sparare cazzate…”
Masashi deglutì:
“C’è di mezzo una ragazza. Lui va sempre a <spiarla>, nella scuola dove studia. Ma è un amore impossibile, temo.”
Tomo sorrise.
“Scriveremo un sacco di canzoni in sintonia, allora…” disse tra sé.
“So che non sei messo bene neppure tu.” soggiunse il giovane Hayami ridacchiando “La <zietta> è la donna che ami, è così? E lei ti ha preferito Ian!”
“Fammi capire…“ ironizzò Sakurakoji “come sai tutte queste cose?“
“Lo vedrebbe anche un cieco.” fu il commento di Masashi “Siete sempre sotto i riflettori per via della filarmonica.”
Il violinista aggrottò le sopracciglia:
“Allora è un bene che l’abbia lasciata. Il sangue dei Sakurakoji, fascino incluso, è confluito nel figlio maggiore. E’ altrove che debbo rivolgermi.”

Qualche ora dopo, in sala mensa, sedette di fianco a Masumi.
Erano silenziosi, ma, ogni tanto, si rivolgevano uno sguardo reciproco, quasi volessero spiarsi le intenzioni.
“E così,” ruppe il ghiaccio Hayami “ti piace Kaori.”
Il movimento delle mandibole di Tomo si interruppe di colpo.
Masumi aveva il mento appoggiato alla mano, gli occhi azzurri fissi in quelli antracite.
Pareva esigere spiegazioni.
L’appetito del violinista venne meno e, quasi d’istinto, abbandonò la posata di plastica dentro il piatto.
“Voi Sakurakoji siete tipi strani.” riprese il figlio di Masashi “Apparentemente, siete attirati da ragazze piacenti e di poca sostanza. Solo apparentemente, sottolineo. Non avrei mai pensato che tuo fratello Ian riuscisse nell’epica impresa e accalappiasse l‘ultima delle romantiche.”
Il suo interlocutore si schiarì la voce:
“Non è riuscito in alcuna epica impresa. Siamo dei falliti. Tutti e due.”
Masumi lo fissò interdetto.
“Non so con chi si sistemerà Kaori, negli anni che verranno, ma di certo io e Ian siamo fuori discussione.”
“Tu non sei come tuo fratello.” disse piano Hayami “Ed è probabile che Kaori ti voglia bene, visto il modo in cui ti cerca.”
“Non ho mai pensato che non me ne volesse, ma l’amore è altra cosa.” gli fece eco Tomo, giocherellando con la forchetta.
Prese la cola light con l’altra mano e bevve.
“Ed ecco i miei ragazzi preferiti.”
Seguita da una scia di irresistibile profumo, la lunga chioma nera si depositò sulle spalle dei due ragazzi.
Chigusa Hijiri strinse le sue braccia intorno al collo di entrambi, accompagnando il gesto ad un bacio.
Sia Tomo che Masumi sorrisero e si girarono a guardarla.
“Ciao, splendida dèa.” salutò il primo.
“Che facce avete, oggi?” chiese la figlia di Rika “Sembrate pronti per un funerale.”
E gettò uno sguardo di riprovazione sui loro abiti.
“Suppongo sia inutile dirti che <dark> significa <scuro>.” ridacchiò Masumi.
“Suppongo” l’interruppe la ragazza “che entrambi sappiate di essere due sfigati fuorimoda. In questo modo, il vostro sogno lo realizzerete tra un milione di anni.”
“Ciò che conta è la musica.” obiettò Tomo, ricambiando il bacio sulla guancia.
“Ma io mi riferisco alle donne!” dichiarò la giovane allegramente.
Si sedette nella panca tra i due ragazzi per <rubare> le patatine dal piatto di suo cugino.
La figlia di Rika e Karato Hijiri era una splendida ragazza di venticinque anni e studiava con profitto all’Accademia d’Arte Drammatica.
Oltre ad essere l’erede naturale di Maya, possedeva la grazia indicibile di sua madre e, più di Rika, aveva in dote un senso dell’ironia spiccato, che ne faceva una giovane donna assai piacevole da frequentare.
Gli spasimanti, in numero incalcolabile, non riuscivano a porre sotto assedio il suo cuore, che era tutto per Ian Sakurakoji.
Da sempre.
“Essere una strafiga” le disse infatti Masumi “non ti ha messo in condizioni di prenderti quel disgraziato. Ce lo avessi tolto dalle palle, ci sarebbe un disperato in meno, tra noi.”
Tomo rise piano.
“Tu e tuo fratello Masashi siete molto legati.” constatò “ha vuotato il sacco su di me in una manciata di minuti...”
“Sai com’è?” alzò le spalle Hayami “Ci facciamo le nostre confidenze.”
“E’ bello.” sospirò il violinista “Io e Ian non parliamo un granché. E Laura è ancora una bambina.”
Chigusa si era astenuta dal dire la sua fino a che Tomo non ebbe espresso quell’ultimo pensiero.
“Ed è per questo che ti ho <licenziato>!” esclamò “Tu eri la mia carta per giocarmela con Ian e, invece, hai mollato Kaori tra le braccia di tuo fratello.”
“Lei non mi vuole.” disse il ragazzo perdendo del tutto ogni entusiasmo.
Non riusciva neppure ad usare l’ironia, adesso:
“Non posso costringere una donna a stare con me.”
“Certo.” sottoscrisse Chigusa “Ma abbandonarla del tutto, dopo anni di amicizia e condivisione, è stata la cosa più stupida che potessi fare.”
Scosse il capo, disgustata:
“Kaori sente la tua mancanza.”
Addentò una patatina, ma se ne pentì, ché, in quel momento, entrarono in mensa proprio la più giovane dei figli di Maya e Ian.
“Occazzo…” imprecò subito, abbandonando il cibo nella scodella di Masumi.
Questi rise forte:
“Adesso, siete in due a mancare di appetito.”
Ian, che aveva adocchiato lo strano terzetto, si diresse verso il tavolo a cui sedevano, quasi trascinando Kaori.
Chigusa si alzò prontamente.
“Ma che bella sorpresa?!” esclamò “Anche voi ospiti di questo…<magnifico ristorante>!”
Ian sollevò le sopracciglia, rivelando ancora di più gli splendidi occhi azzurri.
“Ciao, Chizu.” le disse “Ti sei messa i tacchi, stamattina?”
“Idiota.” masticò la giovane.
Tomo e Masumi le guardarono i piedi, facendola ad arrossire.
“Se avete rimostranze sulla mia altezza imbarazzante, chiedete a mia madre.”
Fissò Kaori con triste dolcezza.
“Vuoi un paio di centimetri, <zietta>?” le chiese “Le ragazze bassine sono le più quotate e a quelle come me non resta che il tavolo degli sfigati.”
Ian scosse la testa.
Chigusa gli piaceva da sempre, ma non abbastanza: era <goliardia> allo stato puro e, per quanto lo facesse emozionare parecchio sulla scena, non vedeva in lei una possibile compagna.
Egli preferiva ragazze bisognose di protezione, di sguardo dolce e arrendevole, proprio come la sua.
“Vuoi fare due tiri a basket con me, dopo la scuola?” gli chiese la Hijiri.
Tomo si passò una mano sulla barbetta scura, scrutando di sottecchi l’espressione di Kaori.
Appariva tranquilla.
Eppure, tutti sapevano che, in qualche modo, Chigusa provasse a conquistare il suo ragazzo.
Probabilmente, l’unico a fingere di non saperlo era proprio Ian.
“Perché no?” rispose il figlio maggiore di Miro “Se i tuoi cavalier serventi ti lasciano sola con me…”
“E’ più facile che sia la tua donna a metterti il cappio al collo!” rimbeccò l’attrice “Insieme, date l’impressione di essere rinchiusi nella stessa cella ad Alcatraz. Mi fate soffocare solo guardandovi…”
Tomo socchiuse gli occhi e si alzò, ma la giovane lo trattenne per un braccio.
“Dove credi di andare?” gli domandò “Tu stai qui con me e con mio cugino, capito?”
Egli aveva scambiato una occhiata furtiva con Kaori ed era in forte imbarazzo.
“Allora,” riprese Chigusa “abbiamo qui il front-man del nuovo complesso rock del Conservatorio e il suo chitarrista di pregio.”
Ian fissò suo fratello stupito:
“Mi ha detto Kaori che hai lasciato i corsi di violino.”
“La musica classica mi annoja.” rispose Tomo con tono sordo.
“Già…” ironizzò suo fratello “suppongo sia per questa <noja atavica> che hai ordinato un cofanetto di cd con le esecuzioni di Karajan.”
“Scusami, Chigusa.” disse il figlio minore di Miro “Lasciami il braccio. E’ il momento di andare.”
Ella ubbidì:
“Senti, Ian, ma lo sai che sei un rompicoglioni?”
Masumi si passò una mano sugli occhi: sua cugina stava preparandosi a dichiarare qualcosa di epocale.
“Lo sanno tutti che tuo fratello <ha un problema>. Lo sai anche tu e, ciò nonostante, continui ad infierire. Se vuoi che ci provi, non hai che da dichiararlo. Penso che Tomo non aspetti altro.”
Kaori assunse una espressione interrogativa.
“Sei una furbacchiona.” ridacchiò Ian “Ma, anche se ti sembra strano, ho davvero a cuore il futuro e la carriera del mio fratellino.”
Aveva preferito non cogliere il riferimento alla sua fidanzata.
“A me farebbe comodo che lei ti mollasse.” proseguì imperterrita Chigusa.
Masumi, sgranati gli occhi, la costrinse a sedere:
“Non vorrai mica dirgli ciò che provi davanti a tutti?!”
Ella ci pensò su un istante e convenne che suo cugino non aveva poi torto.
“Beh…” disse cambiando repentinamente discorso “Ci vediamo giù al campo di basket. Preparati all’ennesima umiliazione!”

Qualche istante dopo, Ian e Chigusa erano soli.
La ragazza palleggiava in silenzio sotto canestro.
“Hai perso la lingua?” le chiese il maggiore dei figli di Miro, togliendosi la giacca di pelle e restando in canottiera.
La ragazza deglutì.
“Di solito,” proseguì lui “per farti tacere occorre una bella museruola.”
“Ah, già.” bofonchiò Chigusa “Anche la mia bocca, ogni tanto, tace. Debbo concentrarmi sul match del secolo o, magari, dare un bacio ad un uomo a caso.”
E insaccò la palla nel canestro.
“Credo che, tra te e Tomo, stia nascendo qualcosa.” fece Ian recuperando la palla appena caduta.
Chigusa si trattenne a stento dal ridergli in faccia.
“Se è così, riguarda solo me e lui.” dichiarò con finta serietà.
I suoi occhi azzurri risplendevano.
“Pensavo che ti piacesse tutt’altro genere.” disse Ian palleggiando lentamente.
“Del tipo?” chiese di rimando la figlia di Rika.
“Mah, appariscente e figo, ad esempio.” rispose il ragazzo.
Stavolta, Chizu non riuscì a trattenersi.
Si piegò sulle ginocchia, tentando invano di riassumere un atteggiamento serio.
Nella concitazione, le si sciolse anche la coda di cavallo:
“Povero Tomo! Capisco perché voglia andarsene di casa quanto prima. Sei insopportabile e saccente, lo sai? Guarda che è un bel ragazzo <anche> lui.”
“Oh…” motteggiò Ian “un complimento indiretto per me…?”
“Più che altro per papà Miro.” lo corresse Chigusa, che non aveva perso l’abitudine di rivolgersi con affetto al genitore dei due ragazzi.
Essendo già grandicella, ricordava bene il periodo in cui egli era vissuto con sua madre.
“Tomo è troppo giovane per te.” disse Ian facendo canestro “Non devi lasciarti suggestionare dalla sua <maturità> apparente.”
“Senti chi parla!” esclamò la giovane “E tu, allora, che stai con Kaori?”
“Ma tu sei più vecchia!” rimbeccò puerilmente l’attore.
Chigusa si piazzò davanti a lui, fissandolo con decisione:
“Stiamo facendo un discorso inutile. Io non sono innamorata di Tomo. So che ti farebbe comodo averlo fuori gioco, ma non sarò mai una esca al tuo servizio.”
Ridacchiò:
“Piuttosto, mezza scuola non fa che parlare del tuo rapporto <bianco> con Kaori. Potresti farmi un fischio, quando ti scocci, che ne dici?”
“Che intendi dire?” chiese di rimando il ragazzo.
“Beh, te la cavi a letto per essere un ragazzino.” spiegò Chigusa “Io sono una ragazza libera di pensieri e che non si fa paranoje.”
“Ma parli sul serio?” domandò Ian scioccato.
Pur essendo, come suo padre, un ragazzo disinibito, non si aspettava una dichiarazione di quella portata.
“Alla festa di Halloween, sei stato stupefacente.” ammise la ragazza, sottraendogli di nuovo la palla.
Ian divenne paonazzo.
“Eri…la strega mascherata?”
Si riferiva alla ragazza con cui aveva avuto un rapporto occasionale, quasi rabbioso, la notte del 31 ottobre.
La palestra maschile era stato il teatro di quell’amplesso.
Il ragazzo si passò una mano sul viso.
“E’ pazzesco.” balbettò “Sarà meglio che vada.”
“Andiamo, Ian!” diss’ella lanciandogli la palla sulla schiena e facendolo trasalire “Non mi dirai che non te ne eri accorto? Non ci sono ragazze alte un metro e ottantacinque all’Itotsuboshi e quella festa era preclusa agli studenti esterni.”
Egli rimase di spalle, sentendosi perso.
“Oppure, eri così fatto da non porti neanche il problema?” proseguì lei imperterrita.
“Non…non ero in me, quella sera.” balbettò Ian “Kaori e io avevamo discusso…”
Chigusa lo guardò significativamente.
“Non farti tu, problemi, ora.” disse “Siamo giovani e vivremo la nostra piena giovinezza nella seconda metà del ventunesimo secolo. Pensi che andrò a riferirlo a Miro perché questi ti costringa a sposarmi? O, addirittura, alla <zietta>?”
“Perché lo hai fatto?” chiese Sakurakoji con tono quasi isterico “Se sapevi chi ero, perché sei venuta a letto con me?”
Ella si fece seria:
“Non c’era letto. Lo abbiamo fatto in piedi. Credo…avessi bisogno di buona compagnia ed io sono una delle tue più care amiche da sempre.”
“Che stronza…” l’offese Ian, che si sentiva già perso al pensiero che ella rivelasse ogni cosa a Kaori.
Chigusa lo lasciò solo nella palestra deserta.
La palla roteò fino alle scarpe da tennis del ragazzo, fermandosi.
Sentì freddo d’improvviso e rimase fermo per svariati minuti a fissare il vuoto.
Il profumo della più grande delle ragazze Hijiri pareva non volersene più andare.

CONTINUA!...

 
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