Behind Every Woman, There's a Scarlet Rose

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TOPIC_ICON12  view post Posted on 23/8/2011, 20:09
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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:wub: Dedicata a Blu Cameila...


A Scarlet Rose

- Behind Every Woman There’s a Scarlet Rose -

di Laura Heller



Prologue.
Molti potrebbero pensare, visto che frequento con profitto la Facoltà di Economia di Tokyo, che io sia una ragazza di buona famiglia e con solide prospettive per il futuro.
In effetti, solo il Preside della Facoltà e il mio tutor sono a conoscenza del fatto che mia madre, di professione, ha fatto il mestiere più vecchio del mondo ed ora, smessa l’arte, conduce un’esistenza dorata nella casa di un uomo altolocato, dove suo compito specifico è far da soprammobile.
Ho ventidue anni e il mio nome significa “Bella Luna”.
La mamma, che si chiama come me, ne ha solo diciassette di più.
Sono il frutto dell’inesperienza e, forse, dell’amore, ché quelle poche volte in cui le ho domandato chi fosse mio padre, ella mi ha risposto con occhi grandi, profondi, inequivocabilmente innamorati.
Non sono mai stata una sentimentale e, quindi, non ho mai sognato che il mio possibile genitore potesse essere il figlio più giovane e bello di un magnate invaghitosi di una geisha altrettanto giovane ed inesperta.
E poiché, nel profondo del mio cuore, ho sempre disprezzato il mestiere di chi vende il corpo con la scusa di tirare a campare, la “fantasia” si è adoperata a che costruissi l’altrettanto classica figura del vecchio bavoso e adultero, in odore di yakuza, che gode nell’approfittare delle ragazzine.
Ho “deciso” che quello è mio padre.
Del resto, uno che va a puttane può essere solo un uomo di malaffare.
Eppure, come in ogni gioco delle parti, ferma restando la mia indole “precisina” e manichea, ho sempre trovato piacere nell’osservare gli umani comportamenti, così come nell’ immaginare moti interiori e vite segrete.
Ultimamente, con l’approssimarsi dell’esame di laurea, sono stata scelta fra cinquecento candidate per uno stage alla Daito Art Production, una famosa casa di produzione che si occupa di spettacolo.
La cosa più bella è che, se corrisponderò alle aspettative del nuovo Presidente, verrò assunta in via definitiva.
Il mio imperativo, adesso, è diventargli indispensabile.
Una posizione come quella mi consentirà di cambiare vita per sempre e, previo consenso, di riscattare quella di mia madre.
Il mio compito è piuttosto semplice e, se non fosse per la paga eccellente, potrebbe anche definirsi “frustrante”: svolgo della semplice contabilità (per quella seria ci sono i ragionieri), faccio partire le telefonate, nascondo nell’armadio le amanti dei dirigenti, verso il caffè nel bricco del capo.
A cosa gli serva un laureato non so.
Saranno le manie di grandezza degli imprenditori di successo, che amano circondarsi solo di merce di valore.
Il Presidente della Daito è un uomo anziano sui settant’anni, che, di recente, ha abdicato in favore del figlio a causa di una malattia degenerativa.
Il “delfino” si chiama Masumi ed ha ventiquattro anni appena.
E’ stato adottato dal vecchio Hayami quando era bambino, ma, a dispetto del particolare genetico, sembrano davvero padre e figlio.
Calcolatori, cinici, spietati, malevoli nei confronti del prossimo.
In nome del dio denaro farebbero carte false.
In compenso, è un uomo di aspetto appariscente.
E’ persino più alto dei miei vistosi – e per nulla nipponici – centottanta centimetri.
E’ biondo, con grandi occhi azzurri che si ostina, quando non inforca gli occhiali, a ridurre a fessure come se soffrisse di fotofobia.
Non ride mai, sebbene sia naturalmente dotato di una bellissima bocca, che apre solo per salutare e dare ordini.
La voce è roca, ma forse la colpa di quell’inclinazione sensuale è del fumo.
Comunque, a dispetto della freddezza che lo contraddistingue, non è mai tronfio o irrispettoso perché sopra di lui c’è solo suo padre e sotto di lui solo noi, poveri dipendenti.
Beve mediamente otto caffè nell’arco di una mattina lavorativa.
Incommensurabile è il numero di cicche di sigarette impietosamente lasciato sul posacenere di cristallo boemo: pare un cimitero di guerra e, un giorno, ne sono certa, ci troverò dentro anche un polmone carbonizzato.
Ho preso a cuore il suo stato di salute, anche perché non c’è segretaria senza vicepresidente e, pertanto, dopo il terzo caffè del mattino, ho preso a servirgli una “variante”.
Non si accorge neppure della differenza, preso com’è dagli affari.
Mi sono accorta che qualcosa stava cambiando quando mi ha domandato se uso una spezia particolare per esaltare il gusto del caffè.
Credo di aver sgranato gli occhi e che la cosa si sia vista in tutta chiarezza, a dispetto delle spesse lenti che indosso.
No che non uso una spezia.
E, se gli dico che ho preso a servirgli bevande più leggere, abitudinario qual è, rischio il posto.
Le soluzioni sono due: mentire o buttarla sull’ironico.
Decido di dirglielo, sfidando l’indole del “divino” e, per la prima volta da quando sono alla Daito, l’ho visto inarcare le labbra e non per una smorfia di insofferenza.
“Acuta osservazione” ha detto “ma non si prenda troppe libertà”
Il mio laconico commento:
“Ovviamente, signore”
Era un sorriso, quello?
Ritengo di aver gettato le basi per un rapporto meno freddo e formale, anche se so che non saremo mai amici.
Io stessa non vorrei: sono, per natura, contraria a complicazioni personali nell’ambiente lavorativo.
Quest’uomo si è rivelato diverso da come lo immaginavo all' inizio.
Stando a stretto contatto con lui, mi sono accorta di quanto sia di indole opposta rispetto ad Eysuke Hayami.
E’ privo di scrupoli in tutto quel che concerne gli affari, fuor di dubbio, ma ha anche un che di tormentato.
Assomiglia alla statua di Prometeo incatenato, ma anche a certi capolavori del Michelangelo poco noti a chi non è esperto d’arte: si chiamano “prigioni” e rappresentano corpi celati all’interno di blocchi di marmo grezzo.
Questo è Masumi Hayami: la sua anima mi appare ben più grande ed ampia di quello splendido involucro che la racchiude.
Sembra si estenda al di fuori di se stessa come fosse in ricerca.
La mia sensibilità mi dice anche che il suo peregrinare ha avuto fine, ma non quella che egli avrebbe sperato. E, allora, quando casualmente lo scorgo mentre fissa il vuoto attraverso la grande vetrata, comprendo che si tratta di una donna.
E non deve essere una persona comune.
Sarà una intoccabile oppure una derelitta.
Qualcuno cui persino il divino Hayami non può arrivare.
Sono rosa dalla curiosità, pensando a “come potrebbe essere”.
Certamente bellissima e colta, soprattutto.
Quando Masumi parla – persino mentre impartisce degli ordini – si esprime con un vocabolario stupefacente, degno di uno studioso di lingua giapponese. Ha una dizione perfetta e non c’è citazione dotta che non trovi effettivo riscontro.
Come sarà, dunque, questa donna?
Una letterata, forse una scrittrice di sceneggiature o, magari, una interprete sensibile e romantica.
Vorrei tanto conoscerla e, magari, aiutarlo.

Poco fa è entrato in ufficio con un diavolo per capello.
Che l’abbia vista?
“Mitzuki” dice chiamandomi sulla linea interna “mi faccia il favore di portarmi una camicia pulita”
Annuisco.
“Sta bene?” chiedo entrando dopo qualche minuto nel suo ufficio, ironicamente denominato il santuario.
“Grazie del suo interessamento” risponde col tono freddo mentre si spoglia davanti a me “mi serve solo uno dei suoi caffè speciali”
E’ magrissimo, sebbene i suoi muscoli siano notevoli, penso raccogliendo l’indumento sporco di sangue.
Il colore del suo torace è talmente bianco da sembrare diafano. Non si vede l’ombra di un pelo, ma ipotizzo che un tipo del genere, per quanto impeccabile, non perda tempo dall’estetista.
Mi prende per un polso delicatamente.
“Lasci, mi occupo io stesso di portarla in lavanderia”
Lo guardo perplessa ed egli se ne avvede.
“Lei è una segretaria, non una cameriera” si giustifica.
“Le sono grata per l’attestato di stima” dico riconoscente “non vuole neppure del disinfettante?”
Ci pensa su, mentre un sorriso radioso affiora sulle sue labbra: credo stia ricordando qualcosa di molto piacevole.
“Ha forse un rimedio contro la malinconia?” mi chiede all’improvviso.
Piego la camicia macchiata senza rispondere.
“Rosso scarlatto” dico piano, come se parlassi tra me e me “non è il suo sangue, vero?”
Scommetto che è quello di una donna.
Il sangue di “quella” donna
Masumi Hayami ride divertito.
“Allora” afferma “non è solo una efficiente segretaria. Dica la verità, si è divertita ad osservarmi”
Arrossisco.
Ovvio che ti ho guardato, deficiente, ti sei spogliato davanti a me senza pudore alcuno!
“Unicamente” puntualizzo “perché mi curo della sua salute”
Continua a prendermi in giro imperterrito.
“La mia salute è di ferro” dice sornione “per fortuna i cani da guardia del custode della Ondine sono vaccinati contro la rabbia”
“E’ stato aggredito dai pit bull?” domando scioccata.
Non mi risponde.
Prende il pacchetto di sigarette e, con la camicia ancora aperta, si avvia verso la vetrata, improvvisamente pensieroso.
Decido di non insistere e, mentre depongo l’indumento sporco di sangue sulla poltrona, Masumi mi chiede:
“Non trova, signorina Mitzuki, che quella macchia abbia la forma di una rosa?”
Lo guardo negli occhi per capire se parla sul serio.
E’ serio.
Lo è anche quando dice che gli piacerebbe andare al party della Daito con quella addosso.
Sta parlando un uomo che, se non è innamorato, è vicino per diventarlo.
“Potrebbe sempre portarla” propongo ambiguamente.
Stavolta è Masumi a fissarmi.
“Mi riferisco alla camicia, non alla persona che l’ha macchiata” rispondo.
Vedo affiorare dai suoi limpidi occhi azzurri qualcosa che somiglia ad un rimprovero.

Masumi’s Liking.

La mia stanza al pensionato degli universitari è spoglia come quella di qualunque altra ragazza coi piedi ben piantati per terra che non vive relazioni compromettenti.
L’unico vezzo è costituito da un vecchio poster dei Beatles – che ho acquistato durante il mio primo viaggio a Londra – e da una foto del primo anno di Liceo assieme a “lui”.
Mi accendo una sigaretta, mentre, con l’altra mano, apro la finestra che dà sul cortile.
E’ sera inoltrata.
Le stelle splendono opache, nel cielo di Tokyo.
Anche oggi ho fatto tardi a causa di Masumi Hayami e, stavolta, la colpa è delle sue strampalate divagazioni romantiche.
E’ stato divertente constatare che non si è per nulla dimenticato del “prezioso” indumento, che ha infilato alla meno peggio dentro la cartella portadocumenti: un lembo di manica azzurra è rimasto impietosamente incastrato alla cerniera.
Mi chiedo cosa ne farà.
La metterà in cornice o, forse, la indosserà per andarsene a letto pensando alla sua donna impossibile.
Ultimamente, il signor Masumi ha moltiplicato le uscite.
La settimana scorsa, ad esempio, oltre agli impegni ufficiali con la Daito, si è dedicato con solerzia anche a quel che rappresenta il suo secondo interesse dopo la società: distruggere una compagnia teatrale ostile alla Ondine, gestita da una notissima attrice caduta in disgrazia.
Chigusa Tsukikage, a causa delle precarie condizioni di salute, dimostra più delle sue cinquantasei primavere e molti dei suoi affanni è stato proprio il vecchio presidente Hayami a procurarglieli.
Da quanto letto sui dossier del caso, Eysuke avrebbe prima distrutto e poi rilevato il teatro Gekko, fondato da un uomo di nome Oozachi, di cui l’attrice è stata la compagna per un breve periodo.
E qui è l’inghippo: questo stesso uomo – morto suicida - ha scritto un dramma teatrale che ha spopolato nel trentennio successivo alla fine della guerra.
La dèa scarlatta è diventato il simbolo di un’epoca, oltre che la fonte di enormi guadagni.
Il vecchio Hayami ha sempre sognato di mettere le mani sui diritti di rappresentazione di quell’opera, ma non vi è riuscito neppure con l’aiuto della yakuza.
Non ho compreso a fondo il motivo di tanto interesse fino a che non ho visto un vecchio 8 mm del 1975, quello che contiene la scena del drammatico incidente della Tsukikage.
La sceneggiatura è complessa, i personaggi esaltanti.
Vivono in bilico tra la dimensione umana e il mito e questa loro fragilità esalta la tensione emotiva.
La signora in nero è stata una interprete eccezionale ed ora - a giudicare da come si sono moltiplicate le preoccupazioni del signor Masumi - avrebbe trovato una erede.
Pensavo, all’inizio, ad una persona di forte impatto visivo quale è lei.
E, invece, con mio grande sconcerto, ho constatato che così non è.
Ho incontrato la “futura dèa” alla prima del Re Lear: contemplava in lacrime la locandina piazzata all’ingresso del nuovo teatro della Daito con addosso un vestito assurdo e una sciarpetta da bambina delle elementari.
In effetti, non deve avere più di tredici anni.
Il signor Masumi, forse mosso a pietà, mi ha domandato di farle avere un biglietto e una rosa scarlatta.
Diavolo di un uomo!
Si prende gioco persino di una adolescente plagiata da una vecchia attrice pazzoide!
Certo, la rosa scarlatta, ovvio riferimento alla dèa cui aspira, poteva pure risparmiarsela.
Però…
I miei pensieri sono interrotti dal trillo del telefono.
“Ciao”
Riconosco immediatamente la voce.
“Ciao” rispondo chiudendo la finestra, come se temessi di veder volare via quelle parole al primo soffio di vento.
“Come andiamo?”
Mi siedo sul letto a gambe incrociate.
“Sono molto stanca ed è tutta colpa del capo!”
Ride sommessamente:
“Già. Questa settimana mi ha spedito a New York due volte. Non è proprio dietro l’angolo!”
Taccio, pensando a Masumi e alla sua meticolosità nel condurre gli affari.
“E cos’hai ottenuto?” chiedo.
“Quel che voleva!” racconta con finta aria spossata “ho braccato il presidente Aoyagi fino al suo hotel. Era con la sua giovane amante…”
Sorrido a labbra strette.
“Così” continua “addio finanziamenti…”
Penso alla signora Tsukikage.
Se pensava di trarre sollievo dall’avvicendamento di poltrone alla guida della Daito si sbagliava. Masumi Hayami è uguale a suo padre e sta mostrando di non voler mollare di un millimetro.
“Dove sei adesso?” chiedo giocherellando col cavo telefonico.
“Nella cabina davanti al campus” mi risponde scioccandomi.
“Potevi dirmelo subito” mormoro.
“Aspettavo che me lo domandassi” dice lui con tono incerto.
Sale nella mia camera ed io, prima ancora che lui abbia chiuso l’uscio, gli salto al collo baciandolo sulle labbra.
Facciamo l’amore con ansia, quasi di fretta, come se ci trovassimo ancora dentro gli spogliatoi della scuola.
Vivo per questi momenti, anche se, dentro di me, ho cominciato a nutrire l’illusione che la nostra divenga una relazione vera e propria, presto o tardi.
In fondo, Daito a parte, siamo tutti e due liberi da impegni sentimentali.
“Sei una donna incredibile” afferma ad un tratto, come se mi leggesse dentro “libera di pensiero e terribilmente sexy. Io ti ho sempre amata e così sarà per sempre”
Osservo il suo petto abbronzato che si solleva ritmicamente: stiamo insieme da sette anni ed è stato il primo amore per entrambi.
“Sai” mi dice stringendomi a sé “credo che il capo sappia di noi”
Mi divincolo un po’ sorpresa:
“Cosa te lo fa pensare?”
“Ha chiesto a un altro collaboratore di occuparsi di un affare molto delicato!”
Lo fisso sempre più inquieta:
“Siete amici da quando eravate bambini” obietto “come è possibile che abbia dato un incarico di tal fatta ad un altro?”
Sorride sensualmente, mentre mi accarezza le spalle nude.
“E’ colpa tua” spiega “sei un’impicciona!”
Mi basta guardarlo bene negli occhi per capire che sta scherzando, anche se non del tutto.
Si tratta di una donna, di quella donna!
“Ah” sbotto stupefatta “finalmente viene allo scoperto”
L’uomo ammicca.
“Siamo andati a bere, l’altra sera” racconta “e mi ha detto che stai diventando insistente, che hai una visione troppo sentimentale di lui”
Mi caccio le coperte in testa e, nel mentre, ripenso alle “confidenze” che, negli ultimi tempi, si è preso da solo.
Non io, ma Masumi stesso ha sentito l’esigenza di parlare con qualcuno dei suoi “problemi”.
E, anche se non di confidenze vere e proprie si è trattato, ho visto davvero il suo volto perennemente cupo aprirsi verso di me.
“Mitzuki” dice l’ uomo “va bene così. Ho già troppi grattacapi con la parte commerciale de La dèa scarlatta per occuparmi anche degli amori di Masumi”
Comincio a sentir caldo, ma non riemergo.
“Dimmi solo chi è lei” chiedo “puoi fidarti. Ci tengo a conservare il mio lavoro”
Mi toglie delicatamente le coperte dal viso.
“Si chiama Maya Kitajima ed ha affidato l’incarico di seguirla ad un uomo morto”
“Capisco” sospiro “non si smentisce. Il suo cuore deve restare ben nascosto e così si affida a qualcuno che non potrà mai nuocergli”
Dovevo immaginarlo, penso accendendomi una sigaretta, la futura dèa è anche la ragazza che lo fa sospirare!
“Non essere così dura, Mitzuki” mi rimprovera “sai bene che si fida di me. E, in questo caso, il problema sei stata tu a causarlo”
Ha cercato di buttarla sul ridere, come suo solito, per non farmi preoccupare.
Cerco le sue labbra ed egli mi sorride malinconico:
“Devo andare. Ho appuntamento con Masumi a mezzanotte al nostro chiosco preferito”
“E scommetto” lo interrompo “che nel frattempo vi godrete lo spettacolo delle passeggiatrici”
Fingo di cercare il pacchetto di sigarette per non guardarlo negli occhi, ma lui ferma la mia mano con delicatezza.
“Sì” confessa “guarderemo qualche sedere, ma temo che i nostri cuori saranno altrove. Almeno, io saprò dov’è il mio”
Il mattino seguente arrivo in ufficio con dieci minuti di ritardo e mi sento una furia.
Non sono riuscita a stirare a dovere la camicetta né a sistemare la frangia.
Ho un solo obiettivo.
Cerco nell’archivio informatico privato di Masumi notizie sulla compagnia Tsukikage.
“Maya Kitajima è la candidata prescelta per La dèa scarlatta e, al momento, a parte Utako Himekawa, nessun altro è in lizza” leggo a labbra strette contemplando la foto sullo schermo.
Sento un vago senso di nausea.
Mi chiedo come una semplice ragazzina possa interessare il capo “al di là” del fatto che, un domani, potrebbe vestire i panni di Akoya.
Non può essere amore sensuale!
Masumi Hayami non è un pervertito, me ne sarei accorta.
Trovo su Youtube i filmati delle opere in cui la ragazza ha recitato.
Piccole donne, Gina, Takekurabe.
“…interessanti, queste interpretazioni sono interessanti…”
Capisco al volo che il talento di Maya Kitajima è tutt’altro che nascosto.
Sul palcoscenico è davvero brava e anche il suo aspetto dimesso, per non dire inutile, sparisce come d’incanto.
E, incredibilmente, oltre ad essere “accattivante”, possiede anche qualcosa di sensuale: la pianista ammalata Beth, con quella sua mano languida adagiata sul pavimento, e poi l’esuberante Midori, fresca nel suo approccio con l’altro sesso, ma non per questo sciocca o banale.
Cerco di convincermi che sia un fatto commerciale e che Hayami abbia interessi esclusivamente lavorativi nei riguardi di Maya.
Ma poi ripenso alla macchia di sangue sulla camicia e i dubbi tornano a far capolino.
Che sguardo dolce aveva, mentre raccontava dell’incidente alla Ondine.
Mentre sorseggio il mio tea, lo sguardo cade sulla cartella delle spese personali del capo.
Ci sono delle consistenti ordinazioni presso il negozio della signora Kaibara (il nome di una fiorista non poteva essere più azzeccato!): Masumi ha l’abitudine di acquistare delle rose scarlatte. Controllo le date e, per intuito, le accosto a quelle degli spettacoli in cui ha recitato la Kitajima. Come sospettavo, sono perfettamente coincidenti.
Ha iniziato ad inviarle dei fiori sin dal giorno del suo debutto!
Quando Masumi mi chiama sulla linea interna, ho un sussulto.
Entro nel suo ufficio con i documenti da visionare entro mezzogiorno e l’immancabile caffè.
“C’è la spezia, vero?” mi domanda di buon’umore portando la tazzina alle labbra.
“Veramente no” rispondo “la spezia, come la chiama lei, arriva insieme al quarto caffè del mattino”
Finge di essere esasperato:
“Allora, questo è il numero quattro”
Chino il capo in segno d’assenso e ritorno verso la macchinetta.
“Che è successo?” chiede Lucy, la responsabile della mensa aziendale.
“Incredibile” rispondo abbandonando la tazza di caffè normale sul tavolino “vuole il deca”
Sono curiosa come una bertuccia.
Quando torno in ufficio, lo trovo che armeggia dentro la cabina armadio.
“La signora Harada ci ha invitato alla conferenza stampa per Onnagawa” dice ilare “non ha visto la mia agenda? È alle undici”
Mi mostra due cravatte, una blu e una di colore rosso scuro:
“Quale cappio indosso?”
E’ anche spiritoso.
“La prima sarà domani” dico io studiando attentamente i tessuti delle cravatte.
Annuisce.
“E’ così” dice “e pare siano coinvolti attori…interessanti”
Lo guardo attraverso le lenti ambrate.
“Attori?” chiedo “o attrici?”
Non ribatte e si sfila la giacca.
Sono tentata di domandargli se ha intenzione di ripetere lo spogliarello dell’altro giorno.
In fondo, non sarebbe male.
“Allora? Blu o rossa?”
“Sarebbe più appropriata una cravatta di colore scarlatto” affermo togliendogli la giacca dalle mani e sistemandola sull’appendiabiti.
Prendo commiato, mentre egli, serio come ieri, mastica un “a dopo” non troppo convinto.
E’ rimasto in silenzio per tutto il tragitto, ma non credo sia arrabbiato con me.
Penso, piuttosto, che stia pensando alla sua dèa.
La signora Harada ci ha accolto con calore: merito dell’avvenenza di Masumi Hayami e del suo ruolo, ovviamente!
Le due Himekawa, star del teatro in forza alla Daito Art Production, presenziano anch’esse al party.
La bellissima Ayumi ha tagliato i capelli per calarsi al meglio nel suo nuovo ruolo.
Il Principe e il Povero non è un copione semplice per una attrice che ha appena compiuto tredici anni, ma lei è già una veterana e la signora Harada scherza sul fatto che, presto, Utako avrà un’altra rivale per La dèa scarlatta.
“Anche se” aggiunge “ pare ci sia una terza aspirante”
Guardo Masumi di sottecchi perché so già dove l’attrice andrà a parare e voglio studiare ogni sua reazione.
“La signora Tsukikage tiene molto a lei” racconta la Harada “ed io sono convinta del fatto che abbia ragione”
Come mi aspettavo, il giovane Hayami ha chiesto il nome dell’attrice di cui si sta parlando.
“Maya Kitajima” ha risposto la donna “ed ha la stessa età di Ayumi”
Rimasti soli, Masumi, col bicchiere panciuto nella mano, fissa il vuoto soddisfatto.
“Mi chiedo” gli dico “come possa una ragazza così ordinaria essere candidata al ruolo principale del capolavoro scomparso”
L’uomo mi fissa sorpreso, ma non è me che sta contemplando.
Socchiude gli occhi come suo solito, mentre con un sorriso dolcissimo, risponde:
“Immagino che un motivo ci sarà”
Resto scioccata.
Sono trascorsi due mesi da allora.
Maya Kitajima ha ottenuto un ruolo importante in Cime Tempestose.
Veste i panni di Catherine adolescente e il suo partner è un grazioso attore di diciassette anni, un tale che si chiama Ryo Majima ed è nelle mire della Ondine da qualche tempo.
Scorro le immagini delle prove sullo schermo del mio computer personale.
“Che graziosi” commento mentre Masumi, in maniche di camicia, viene fuori dall’ufficio per chiedermi aiuto.
“C’è un problema” dice “non riesco ad aprire la mia e-mail privata. Lei ha la password, provi dal suo terminale”
Guardo Masumi non senza imbarazzo:
“Stavo giusto visualizzando i documenti che il signor Kappa le ha inviato. Volevo stamparli”
“Da quando si occupa anche del benessere della mia vista, oltre che dei caffè?” mi domanda astioso e va a chiudersi in ufficio sbattendo la porta.
Abbasso il capo sentendomi come chi è stato colto in flagranza di reato.
Masumi non mi aveva mai trattato in questo modo e ipotizzo che la risposta sia nelle stesse foto che stavo visualizzando sul pc.
Torno a guardarle.
Maya e Ryo appaiono molto affiatati.
La conferma ai miei sospetti viene quella stessa sera.
Il giovane Hayami ha riservato per sé un posto per assistere alla prima!
In piccionaia!
Masumi, Masumi, stai diventando trasparente persino per una semplice segretaria come me.
Non è solo grazie al tuo amico che ti leggo così bene nel cuore.
A cosa ti serve un posto S se sai che Maya e quel ragazzo daranno vita ad un amore così grande e feroce da provocarti incommensurabile fastidio?
Non è a questo che hai pensato, quando hai scelto un posto lontano e solitario dentro il tuo stesso teatro?
Forse potrei prendere posto accanto a te, lassù in piccionaia, ed assistere ad un altro miracolo recitativo della ragazzina insignificante.
Ma stasera preferisco lasciarti solo.
Non voglio essere io a farti riflettere su quel che ti sta accadendo.
La tua gelosia sta affiorando piano e neppure l’ironia che ti contraddistingue riesce, ormai, a celarla.
Io lo so, lo vedo.
Un po’ mi fai pena, perché ipotizzo già ciò che questo sentimento ancora latente diventerà, tra non molto.
E’ il tuo primo amore.
E ti entra dentro.
Tu, che il tuo sangue l’hai mescolato con quello di un altro centinaio di donne, che, con Maya Kitajima, nulla hanno a che vedere, sei confuso come un adolescente.
Sarebbe sciocco, se non fosse triste.
Stai lavorando per annientare la sua sensei e, di ripiego, anche la tua protetta.
L’odio di Maya cresce in proporzione al suo talento acerbo, ma già urlante.
Cosa pensi di fare, Masumi Hayami?
Credi che, quando ella ti presenterà il conto delle trame che hai ordito, ti basterà inviarle le solite rose scarlatte?
Non sarà sufficiente tutto il tuo sangue per placarne il risentimento.
Mentre giro in auto, tristemente, in attesa che la prima di Cime Tempestose termini, incrocio lui, il mio uomo, appostato poco distante dal Teatro.
Ha la fascia del press agent al braccio.
“Ha bisogno di qualcosa?” domando abbassando il vetro del finestrino.
Mi sorride senza muoversi di un pollice.
“Ho bisogno di tutto” risponde con voce roca.
Scrive un bigliettino e me lo porge.
“Ok” dico dopo averlo letto e accartocciato “mi occupo dei cocci del cuore del capo e ti raggiungo”

Distractions.

Lo trovo fuori dal teatro - presumibilmente vuoto da un bel pezzo - e con l’immancabile senza filtro stretta tra le dita inguantate.
“Che cosa fa qui?” mi domanda sorpreso.
Sorrido come mio solito, sebbene stavolta abbia cura di evitare che egli gusti, oltre al dramma che lo sta attraversando, anche lo smacco della presa in giro.
“Sono venuta a prenderla perché sta per mettersi a piovere!” rispondo vaga.
Masumi osserva la volta celeste:
“Ma che cosa sta dicendo?”
Mi affaccio un poco dal finestrino e constato, con grande vergogna, che il cielo è perfettamente limpido:
“Beh, in un certo senso sta piovendo, no?”
Mi sono salvata in corner, anche se, purtroppo, ho dovuto far riferimento alla sua condizione esistenziale.
Masumi sale in auto ridendo piano e, per la prima volta da quando lo accompagno, si siede accanto a me.
“Com’era lo spettacolo?” gli domando.
Cerco di mostrarmi disinteressata, ma senza molto successo.
“Direi bene” risponde giocherellando col bottone dei guanti.
Decido per un affondo diretto:
“Erano realistici i giovani amanti?”
Stavolta il Presidente si lascia andare ad una sonora risata.
Mi pare sincera e capisco che deve essersi aggrappato a una qualche speranza con tutto se stesso. Quel che mi dice, infatti, è la conferma a ciò che ho intuito:
“Amanti, dice? Quella ragazza non conosce ancora il vero amore. Ha trattato il suo compagno come fosse il suo giocattolo preferito…un grazioso trastullo da torturare”
Sta parlando di Heathcliff o di se stesso?
“Deduco” commento “che deve essere stato un gran successo”
Masumi si accende una sigaretta.
“Una passione adolescenziale e sciocca” rimugina senza curarsi del fatto che io stia ascoltando “l’amore è un’altra cosa”
Parla ancora di se stesso.
Tiro indietro la frangetta, sospirando.
“Non mi accompagni a casa” mi ordina ad un tratto “va bene qui!”
“Ma siamo a Shinjuku!” protesto.
Scende dall’auto e, appoggiandosi al finestrino, mi augura buonanotte. Non mi è difficile capire che cosa farà stanotte.

Il mattino seguente, arrivo in ufficio con un’ora di anticipo. Trovo la signora delle pulizie davanti all’ufficio di Masumi con un’espressione perplessa sul volto.
“Che succede?” chiedo preoccupata.
“Una cosa inspiegabile” racconta la donna “non si riesce ad aprire la porta”
Una smorfia di disappunto di dipinge sul mio volto, mentre con la mente vado alla sera precedente.
“Ha provato a bussare?”
La donna arrossisce in modo vistoso e nega col capo.
La congedo e, quando è fuori dalla mia vista, inizio a bussare alla porta del presidente con insistenza feroce.
“Signor Masumi!!!” chiamo a gran voce “apra la porta!!!”
Poiché non mi risponde, decido di insistere:
“Se non obbedisce, sarò costretta ad usare la mia chiave!”
Neanche cinque secondi e si odono le mandate del chiavistello.
Resisto alla tentazione di tapparmi il naso con due dita: l’ufficio è una camera a gas; la scrivania è diventata il bancone improvvisato di un bar.
Masumi Hayami mi accoglie nudo fino alla cintola con un sorriso spavaldo.
“La discrezione non è il suo forte” dice, mentre col dito davanti alla bocca, mi ordina di fare silenzio.
Ho uno scatto d’ira involontario.
“Signore” sibilo a bassa voce “devo ricordarle che suo padre potrebbe arrivare da un momento all’altro?”
Il giovane si guarda intorno fingendo terrore, poi mi prende per mano e mi porta fino al divano.
“Per favore, mi aiuti” mi chiede implorante.
Socchiudo gli occhi reprimendo sconcerto ed imbarazzo: una ragazza completamente svestita dorme sulla moquette, circondata da bottiglie e abiti sgualciti.
“Non so” mi lamento “se lei sia ancora sotto l’effetto dell’alcool, ma ha bisogno di una immediata doccia fredda”
Masumi obbedisce e corre verso il bagno.
Quindici minuti dopo, quando ne esce, la ragazza è sparita insieme alle bottiglie vuote, la finestra dell’ufficio è stata aperta e una tazza di caffè nero bollente è adagiata sulla scrivania.
“Laverà il suo stomaco” dico “e profumerà questa stanza puzzolente”
Masumi si passa una mano tra i capelli bagnati.
“Le sono grato” afferma di buon’umore.
“Ha bisogno di altro?” chiedo porgendogli la bevanda.
Nega col capo, fissandomi negli occhi.
“Sembra ce l’abbia con me” osserva.
Non muovo obiezioni e, limitandomi a salutarlo con un cenno del capo, esco dall’ufficio.
Per ora ti basta questo, giovane Hayami ma presto ti diverrà insufficiente e scoprirai una forma di impotenza amara. E sbagliare non ti servirà a diventare più saggio.
Il tuo declino è appena iniziato, temo.
Rientro in ufficio dopo un’ora, portando il solito fascicolo coi documenti urgenti.
Mentre ero via, Masumi si è sbarbato e ha fatto colazione. Ha indossato il vestito beige e una camicia marrone scuro.
Con l’aria del gentiluomo di campagna, mi ringrazia ancora dell’aiuto prestatogli e mi domanda del programma per la serata.
“C’è la prima di Muenzakura” dico con tono formale.
“Bene” commenta “mi metta in contatto con Gin, voglio sapere degli ultimi sviluppi di un certo affare”
Si riferisce alla Tsukikage, ma è come se stesse cercando di scacciare altri pensieri, più molesti.
“Signore” lo informo “ho visto che è arrivata una mail del signor Kappa”
Non vado oltre, sapendo che, l’ultima volta, si è risentito della mia ingerenza.
“L’ha letta?”
Nego col capo.
“Che cosa aspetta?” chiede come se avesse appena udito una bestemmia “giorni fa si è persino curata di stamparla e adesso tergiversa?”
Divertente.
Molto divertente.
“Usi il terminale nel salottino e mi dica subito cosa ha scritto” ordina perentorio.
“Sì, signore” replico mettendomi a sedere nella postazione defilata.
Apro il documento con prontezza, mentre Masumi scorre le carte che gli ho messo sulla scrivania con grande attenzione.
“Dice che la ditta M è rimasta a secco…” leggo fingendo di stupirmi del linguaggio astruso “dopo l’incidente alle cave di pietra non ha più richieste di lavoro e versa in condizioni disperate”
Vedo Masumi impallidire.
“Le cave di pietra…” commenta riprendendo subito il controllo “non vedo cosa possa farci io”
“La ditta M è una affiliata della Daito?” chiedo.
“Solo un grattacapo, al momento” risponde sorseggiando il caffè.
Sospiro profondamente.
“Allora potrebbe liberarsene” propongo mentre stampo il foglio.
Continuo a guardarlo di sottecchi: sebbene la sua freddezza sia come una corazza, non riesco a non leggergli dentro
Masumi Hayami è assolutamente trasparente per me. Ed è fragile, più di quanto non voglia egli stesso ammettere.
“Potrei” dice “se servisse a qualcosa”
Gli porgo il foglio:
“Che ne dice di iniziare a disinteressarsene e lasciarla al suo destino?” mormoro “oppure lasciare che esso si intrecci al suo”
Masumi appallottola la mail e, nel mentre, mi fissa ironicamente.
“Come fa Coichiro a sopportarla da tanti anni?” chiede.
“Non si sfugge al fato” rispondo alzando le sopracciglia “sarò anche molesta, in certi frangenti, ma gli sono indispensabile, signore”
Mi riferisco a me stessa, ma anche al presidente Hayami e credo che egli se ne avveda.

Quando, quella sera, arriviamo al Daito Plaza, tutta la sicurezza che pareva aver accumulato nel corso della giornata, si dissipa in un istante.
Sta piovendo a dirotto e, sotto quell’acqua impietosa, rannicchiata in un angolo poco distante dall’ingresso principale del teatro, c’è lei, la futura dèa.
Masumi si precipita a sentire cosa le è accaduto incurante di tutto il resto.
La mia richiesta di prendere un ombrello cade ovviamente nel vuoto.
“Finirà per morire di polmonite” sbraita come fosse fuori di sé “non esistono parapioggia e impermeabili, dentro il suo armadio?”
Osservo la scena con sconcerto.
“Se ne vada” urla lei.
E’ disperata, oltre che zuppa fino alle ossa. Non ha nulla della bambola che ha magistralmente interpretato, a parte le stesse lacrime che ne hanno decretato il fallimento.
Masumi obietta che una ragazza piangente nuoce all’immagine del suo teatro e non ha torto.
Poi la costringe ad entrare e, con grande stupore del registra Oda, la ingabbia in un nuovo esperimento recitativo.
Per puro caso, una delle attrici è assente per malattia e il presidente propone a Maya di sostituirla.
Chie, in Muenzakura, è la cugina di Tsukiyo, interpretata da Ayumi Himekawa: non è un personaggio di grande rilievo, ma la sua apparizione, nella scena quarta del terzo atto, segna una svolta nelle vicende della famiglia Kaydoji.
Osservo Maya che, dopo aver indossato il kimono, ripassa le battute della sfortunata ragazza che interpreterà.
Masumi veglia su di lei.
Ha uno sguardo trasognato, un misto di tenerezza e orgoglio.
A quanto pare, la candidata a La dèa scarlatta è perfettamente in grado di imparare a memoria un copione in pochissime ore. E, con le battute, anche le esatte posizioni che la scena prevede.
E’ davvero una ragazza fuori dal comune: avesse avuto la fortuna di Ayumi Himekawa, sarebbe già una stella di prima grandezza.
Il pensiero corre a mia madre.
Anche io, se avessi avuto una famiglia con una posizione solida, non sarei stata costretta a tenermi un lavoro che prevede, come mansione principale, curare le ferite esistenziali del capo e servirgli caffè speziati.
Le grane, però, non vengono mai sole.
Mentre penso alla mia situazione, si consuma un altro piccolo dramma.
“Che succede?” domando all’assistente di regia.
Qualche benpensante ha sostituito il copione di Maya per ripicca o, forse, per invidia, ed ora ella deve entrare in scena senza sapere come si evolverà la vicenda.
Masumi è sconvolto.
La trattiene per un braccio, ma ho il sospetto che la sua preoccupazione non riguardi lo spettacolo, bensì lei medesima: se fallisce ancora, sarà difficile che riesca ad ottenere altre scritture.
Maya fa il suo ingresso sul palco come un automa, nonostante il capo provi disperatamente a fermarla.
“Cerchi di calmarsi” dico sottovoce “non può far nulla. Chie, copione o non copione, deve entrare ora”
Sì, la candidata al ruolo di protagonista del capolavoro scomparso è davvero una personcina fuori dal comune.
Poco importa che sia poco più di una bambina.
Quando calca le scene non è lei ed io scommetto che, sotto quelle sembianze, Masumi ci vede già l’incantevole Akoya.
Con grande sollievo di tutti, riesce a recitare la sua parte nonostante le difficoltà.
Ayumi Himekawa è stata brava a sollecitarne la reazione e Maya altrettanto brava a farsi guidare.
“Non male per una rovina spettacoli” mugugno incrociando lo sguardo rischiarato del presidente Hayami, che mi sorride come se io stessa contassi qualcosa per lui.
Mi ha fatto firmare l’assegno per Maya e, di seguito, mi ha invitato a prendere qualcosa al bar del Daito Plaza.
Vuol essere consolato, lo so.
Non da una che lo compatisce, ma da chi gli sa dire come stanno le cose ormai senza temere neppure di perdere il posto.
Quando Maya ha lasciato il teatro, ha preso l’assegno e, in cambio, ha lasciato una montagna di ingiurie all’indirizzo del presidente.
Non che abbia raccontato ciarle: Masumi ha rovinato davvero la compagnia Tsukikage, mostrando la stessa fredda e spietata determinazione di Eysuke.
Ma adesso quest’uomo mi fa pena.
E’ partito in quarta, come in tutti i suoi affari, ma non ha fatto i conti col suo cuore.
E’ troppo giovane ancora per resistere agli assalti dei sentimenti: arrivano inaspettati, come una pioggia passeggera, ma, talvolta, sono devastanti come un uragano.
Questa giovane - chiamata stage storm nell’ambiente dei mediocri - ha avuto la capacità di rivoluzionare per sempre la sua vita, signor Masumi.
“Una ragazza insensata…” mormoro girando con le dita il bicchiere panciuto che contiene il mio brandy “e poi lei, presidente, insensato allo stesso modo”
“Cosa intende?” chiede.
Mi sento uno strizzacervelli.
“Le consiglio” mi limito a dire “di mantenere il controllo davanti a gente che potrebbe rivelarsi curiosa”
Poi gli porgo il palmare:
“Il signor Kappa le ha inviato una e-mail, mentre era in corso lo spettacolo” spiego “dice che i documenti per il recupero della ditta M sono stati inoltrati”
“Bene” commenta Masumi scorrendo il testo sul piccolo schermo.
“C’è solo un problema. Il Preside dell’Istituto sollecita un colloquio privato con il tutore”
Solo dopo aver parlato mi accorgo di non aver fatto uso del bizzarro linguaggio in codice del collaboratore ombra e me ne scuso.
Masumi solleva lo sguardo senza protestare:
“Kappa ha ragione, non può andare egli personalmente”
Annuisco.
“E sia” dice Masumi “domattina mi occuperò della cosa prima di venire in ufficio”
E’ generoso, da parte sua occuparsi dell’istruzione di Maya, ora che la sensei Tsukikage non può più garantirle il mantenimento.
Ha scelto l’istituto Itotsuboshi, dove crescono i talenti della Ondine, e non mi ci vuole molto per capire che vorrebbe portare Maya alla Daito.
Per sempre.
La giovane attrice, se supererà la prossima audizione, potrebbe essere diretta da quel bifolco di Ajime Onodera in Anna dei Miracoli.
Masumi trama alle spalle di Maya per favorirla. Dietro le mentite spoglie del donatore, riesce ad avere quel ruolo che sogna nella realtà.
La vizia anche troppo, a suon di rose e regali e denaro.
Penso che, alla fine di questa storia, Maya sarà perdutamente innamorata, ma non di Masumi medesimo, bensì del suo benefattore.

I giorni passano veloci e, dalle ultime nuove, prontamente riferite dal signor Kappa, la candidata a La dèa scarlatta sta dispensando interpretazioni varie e per nulla convincenti di Helen.
Dulcis in fundo, la signora Tsukikage, che la stava preparando, è tornata in ospedale a causa di una ricaduta.
“Questo è un lavoro per superMasumi” ironizzo accendendomi una sigaretta.
La mia segretaria mi guarda scossa.
“Non dirlo al capo” affermo ammiccando “se mi pesca a fumare in ufficio, rischio il posto”
Mentre tiro la prima boccata, squilla il telefono.
“Sono Yamashita” dicono all’altro capo del filo “il custode della casa di Nagano del signor Hayami. Potrebbe riferirgli che abbiamo provveduto al frigorifero? Noi siamo pronti”
“Certo” mormoro spiazzata “ma a che proposito?”
“La visita della signorina” chiarisce l’uomo “il signor Masumi ci ha chiesto di accogliere una giovane attrice”
Riattacca.
SuperMasumi strikes back.
Entro nel suo ufficio con delle carte inutili in mano, incapace di tenere a freno la lingua:
“Ha chiamato il signor Yamashita” racconto “e, mi dica, ci andrà anche lei?”
“Si goda la serata” mi rimbrotta Masumi tergiversando “l’ho data libera anche al suo fidanzato”
Inarco le labbra:
“Oh, sì, certo…anche lei va a Nagano?”
Cerca di nascondere l’evidenza:
“Non vedo perché debba andare fuori Tokyo e a Nagano, poi…”
“Magari per godersela…finalmente” rispondo senza pudore alcuno.

E’ sera inoltrata quando mi preparo a lasciare l’ufficio.
Masumi Hayami è scappato in campagna, com’era prevedibile che fosse.
Sento bussare alla porta.
“Ciao” dice Coichiro Gin brandendo un mazzo di rose rosse.
Corro ad abbracciarlo.
“Finalmente” mormoro “il cerbero è in catene e noi liberi!”
Ci pensa su:
“Credi sia in catene?” domanda baciandomi “io penso che stasera dovrà far ricorso a tutto il suo raziocinio per non lasciarsi andare…”
“Addirittura” gli faccio eco mentre gli sfilo la cravatta.
Mi blocca.
“Noi non dobbiamo frenarci come lui, ma evitiamo l’ufficio, te ne prego” mormora con tono appassionato, mentre io dirotto la sua mano altrove.
“Se credi di poter resistere…”

Thinking (with Masumi’s Eyes)

L’ha abbracciata, vero?
E’ andato in quella casa con la testa piena di assurde speranze e di “visioni”.
Ha lasciato la festa – coi bicchieri vuoti che più non si contavano - perché Yamashita le ha riferito che la ragazzina è diventata “strana” e le sue “stranezze” l’hanno preoccupata non poco.
Ma io sapevo che sarebbe andato ugualmente, incapace di resistere, desideroso di dare a se stesso l’ennesima prova della sua debolezza.
E’ diventato un masochista.
E’ diventato un debole.
Sì, lei è solo una bambina.
Anche se a quindici anni, le liceali di oggi sono già smaliziate e brave a letto.
La ragazza che si è portato in ufficio l’altra notte l’ha raccattata vicino alla scuola S del distretto di Kio: era una studentessa in cerca di extra e l’autista, dopo averla depositata nel luogo in cui era stata “pescata”, mi ha raccontato che si era rimessa l’uniforme della scuola in macchina, senza alcun pudore.
Tutto ciò che la frena è il suo sguardo ardente; la sua passione per tutto ciò che non è lei, signor Masumi.
Lei ama le maschere e Masumi Hayami non ne ha che una sola.
Lei ama la sincerità e Masumi Hayami conosce solo il sotterfugio.
Alzare una mano in sua direzione: forse potrebbe.
Sicuramente potrebbe.
Ma i suoi occhi, gli occhi di Maya, spengono un desiderio che non appartiene all’oggi, ma al lontano futuro.
Ciò nonostante, si è stretto al petto qualcosa che, intimamente, disperatamente, le appartiene quanto le ossa, il sangue, la pelle.
Si rammarica, signor Masumi, di un pensiero già tanto ansioso da galoppare.
Cerca di avvicinarsi al cuore di Maya con l’espediente di una rosa scarlatta, nella speranza che la sua mente, ancora così “giovane” e protesa all’oggi, non dimentichi che il futuro non appartiene a sciocche distrazioni sentimentali, ma a lui!
Baciarla?
Come avrebbe solo potuto pensare di farlo?
Maya non ha labbra ancora e le sue, signor Masumi, sono già tanto consunte da far ribrezzo a se medesimo.
Toccarla?
Maya è un boccio così acerbo che le sue mani, signor Masumi – finora usate con una leggerezza paurosa – rischierebbero di comprometterne la completa fioritura.
Entrare dentro di lei?
Forse sarebbe semplice.
Non è che uno scherzo plagiare con lusinghe una mente bambina, portarla dove vuole lei, ma preferisce il miraggio del futuro amore, signor Masumi.
Perché lei è un uomo gravemente innamorato, ma è anche un uomo buono e, di certo, non un pervertito.
Signor Masumi, leggo perfettamente nel suo cuore.
Anche se le sue spiegazioni filosofiche mi sembrano un modo disperato di allontanare la realtà dei fatti, io posso capire perfettamente i motivi della sua “non-scelta”.
E’ la cosa giusta.
Non si può compromettere con un gesto forte la vita di una ragazzina.
Però, proprio perché la conosco nell’intimo, sono convinta che, negli anni a venire, nulla cambierà.
Sta facendo talmente tanto per Maya da diventare “troppo”.
Quando Coichiro mi ha detto di Haru Kitajima sono rimasta scioccata.
Come può pensare di costruire la notorietà di quella ragazza nascondendole – anche solo per un breve periodo – le condizioni in cui versa sua madre, segregata in un posto segreto fino a che lei, signor Masumi, riterrà opportuno!
Ricordo che, una volta, si lamentò dei metodi severi della sensei Tsukikage sol perché costringeva Maya a vivere lontana da ogni tipo di distrazione – famiglia compresa.
In che cosa si differenzia lei, signor Masumi?
Non è forse, parimenti, un uomo in nero?
Un uomo che si cura più dell’ombra che della luce perché ha vergogna del suo cuore.
Ho rimproverato Coichiro, il mio Coichiro, aspramente.
Non voglio che l’appoggi in questa impresa ingombrante.
Lui si è limitato a far spallucce, ché Masumi Hayami è il capo, è il divino!
Non so perché mi scaldo tanto a causa sua.
Mi sta a cuore Maya, ma mi sta a cuore anche lei, che, dopo una simile impresa, ridurrà davvero a una semplice rosa scarlatta il legame con la “sua” ragazzina.


Miracle of Hearts.
Arrivo in ufficio con la testa piena di pensieri non miei.
E sono furibonda con Coichiro, che, con nonchalance scioccante, mi ha lasciata a sbraitare da sola nella mia stanza al campus.
“Il grande amore…” mugugno “avrei dovuto aspettarmelo. La solidarietà maschile, le bevute davanti alle ragazze piacenti di Shinjuku…uomini!”
“Che cos’ha, signorina?” mi chiede la mia assistente. Mentre verso il tea nella tazza, le mie mani tremano non poco.
“Mi faccia una cortesia” dico col tono un po’ansimante “vada lei a servire il caffè al signor Hayami”
“E’ pallida, non sta bene?” insiste la ragazza.
No che non sto bene.
Masumi mi chiama sulla linea interna: mio malgrado, sono costretta a raggiungerlo.
E’ dietro la scrivania, in maniche di camicia e col gilet aperto.
“Ha dormito sul divano?”
Non ho potuto evitare la domanda.
Indossa ancora gli stessi abiti di ieri, ma non vedo mozziconi sul posacenere né “resti” di bottiglie di liquore.
“Sono appena arrivato” risponde “e non ho dormito affatto. Annulli tutti gli impegni di oggi, si va alla Ondine per assistere alla vittoria di Ayumi Himekawa”
Sorrido piano:
“Com’è autocritico…”
Mi guarda con rimprovero:
“Sta parlando forse di me?”
“Sarebbe irrazionale parlare di qualcun altro in sua presenza, anche se, ultimamente, gradisce discutere con me del suo grattacapo preferito” rispondo fredda.
“Lei mi disprezza, è così?” domanda “e potrei sapere perché?”
“Di certo” mormoro “non è in testa alla mia lista dei simpatici. Lei è un uomo che sta vivendo di comodi sotterfugi, signor Masumi, ma non potrà farlo all’infinito”
Faccio per andarmene.
Detesto le persone insincere che si nascondono dietro falsi moralismi.
Sta iniziando a muovere un passo falso dietro l’altro e, quando l’affare Haru Kitajima balzerà in prima pagina, si ritroverà a fare follie pur di recuperare una parvenza di rapporto con Maya.
“Aspetti, Mitzuki” dice Masumi “Coichiro mi ha spiegato il suo punto di vista, ma, in tutta onestà, non ho capito quali sono i rischi nei quali incorro”
E’ davvero incredibile!
O, forse, vuole farsi davvero male, sapendo che una come me le manda a dire senza problemi.
“Temo dovrà arrivarci da solo” rispondo “e poi non ha senso star qui a discuterne, dato che, quando inizia qualcosa, va avanti come un treno”
Mi chiudo la porta alle spalle.
Dopo un paio d’ore siamo alla Ondine.
Le candidate al ruolo di Ellen sono notevoli ed io mi accorgo che la piccola attrice dovrà faticare non poco per avere la parte. Senza contare che questo spettacolo è reso ancor più appetibile per essere rientrato nella programmazione del Festival delle Arti.
Maya Kitajima, probabilmente, non sa neppure di questo risvolto.
Anche lei, al pari di Masumi Hayami, va avanti come un treno, paga solo della sua recitazione. E vuole il ruolo sol perché salire sul palco la realizza a 360°, non certo per agguantare una statuetta.
Quanta ingenuità in questa ragazza!
Se, uscendo dal Teatro, le passasse davanti uno schiacciasassi a suon di fanfare, non se ne accorgerebbe neppure.
Il mondo è buono perché lo vive in una dimensione speciale.
Il mondo è bello perché, alla sua età, sembra riservare solo cose buone.
E il mio capo sarebbe un sentimentale come lei se non fosse per i diktat della scuola che l’ha bene addestrato.
Vuole Maya, ma il suo obiettivo principale è sempre e solo uno: La dèa scarlatta.
Farà qualsiasi cosa per agguantare quei diritti, anche sacrificare la promettente ragazzina.

Che ne sarà di te, quando ti avrà portato via il tuo più grande sogno, Maya?

Mentre prendo posto nel salottino preparato per gli ospiti di rilievo che vengono ad assistere alle prove, noto Masumi dirigersi verso la giovane attrice.
Vuol fare l’ennesimo, sciocco affondo, ma sarà il suo cuore, come sempre, a colare a picco.
“Ecco la grande interprete del futuro” mugugna ironicamente.
Come vorrebbe che reagisse, sciocco di un uomo, a una battuta simile?
Pensa le si possa rispondere semplicemente “buon giorno” o “che bell’aspetto ha?”
E, quando Maya si lagna della provocazione gratuita, trova persino il coraggio di reagire indispettito, tirando in ballo l’educazione di cui è carente!
Sentitelo!
“Io sono Masumi Hayami della Daito Art Productions…”
Oh, oh.
Cosa fai? Non essendo capace di ribattere, tiri in ballo la tua posizione?
Sei un deficiente.
Coichiro Gin fa capolino in sala prove e mi domanda con un gesto della mano di uscire.
Mi alzo stancamente, anche perché non ho nessuna voglia di vederlo.
“Andiamo, Mitzuki” mi dice prendendomi per mano “io non capisco perché te la prenda tanto a cuore. Non sono affari nostri”
Lo guardo scioccata:
“Masumi è tuo amico o semplicemente chi ti paga lo stipendio?” gli chiedo divincolandomi.
Non risponde alla domanda.
“A me” continuo “quella ragazza fa pena e il giovane Hayami sta commettendo una sciocchezza dietro l’altra”
“Arriverà al suo scopo” commenta Coichiro accendendosi una sigaretta “è un imprenditore, non una dama di carità”
Il pensiero corre al signor Kappa e al suo linguaggio in codice.
“Ti ricordi” chiedo sarcastica “la sera in cui ti chiesi, stupita, per quale motivo Masumi avesse dato a un altro l’incarico di occuparsi di Maya? Credo di aver capito perché”
Mi fermo davanti all’uscio:
“Non so” mormoro “perché mi scaldi tanto, ma, nonostante la mia proverbiale razionalità, non riesco a considerare le persone come fossero oggetti o, peggio ancora, pezzi degli scacchi”
Coichiro conosce bene la mia storia; sa che mia madre è schiava nella casa di un uomo “perbene” e che sto lavorando duramente per portarla via.
La mamma era una sciocca romantica come Maya, quando iniziò a fare il mestiere. Talmente invaghita dei suoi stessi sogni da restare incinta subito.
Non pensava certo di finire nelle grinfie di un potente senza scrupoli.

Sento l’improvviso bisogno di andare da lei.
Lascio Masumi alle sue beghe, adducendo, per la prima volta in vita mia, una scusa banale.
Egli è talmente in collera con la ragazzina petulante da non accorgersi della mia piccola bugia.
La Villa di Yokohama del presidente Honjo è una proprietà immensa, meglio situata persino della residenza dei Takamiya, famiglia rivale in affari e “confinante”.
Il cancello, altissimo, è in ottone, i pilastri che lo racchiudono in marmo. Visto da qui, sembra l’ingresso di un cimitero cristiano.
Suono al custode, che, riconoscendomi, corre a legare i cani da guardia.
“Mitzuki” dice contento “vado subito ad avvertire tua madre. Entra pure in casa mia”
Si allontana di gran carriera ed io, come ogni volta, constato con amarezza di non avere diritto di vedere la mamma nella casa che la ospita, ma solo in quella di un semplice dipendente.
“Bella Luna” mi abbraccia col calore di sempre.
E’ un tripudio di lustrini e paillettes. I capelli biondissimi, raccolti a chignon, sono trattenuti da un fermaglio gioiello.
“Bella pacchianata” mormoro sfiorandolo con le dita.
La mamma mi guarda con rimprovero.
“Non capisci nulla di preziosi” obietta “è uno swarovskji!”
Sospiro profondamente, mentre continuo ad osservarne la mise bizzarra: indossa una vestaglia di seta leggera di colore fucsia. Sotto porta qualcosa che sembra una sottoveste e lascia abbondantemente scoperto il seno florido.
“Sono le tre del pomeriggio” constato sarcastica “non oso pensare che cosa indosserai più tardi”
“Sei venuta a pontificare?” mi chiede.
Scuoto la testa, rassegnata.
“E’ come se ci fossimo scambiati i ruoli” mormoro togliendole la sigaretta che tiene in mano e portandola alla bocca.
Stavolta è lei a studiarmi con attenzione:
“E gli studi come vanno? Stai lavorando sodo, a giudicare dal tuo aspetto dimesso”
Indica il tailleur bianco come fosse una bestemmia in mezzo a un trionfo di colori sgargianti.
“E’ un Armani, mamma” le faccio notare.
“Ah” commenta “hai fatto i soldi anche tu. Sei entrata nel letto di qualche notabile, per caso? O stai ancora con quel morto di fame?”
Sorrido con ironia, mentre il pensiero corre a Coichiro.
“Mi laureo tra un mese” la informo “e sarò assunta alla Daito in via definitiva”
Annuisce, ma non sembra interessata a quanto le sto dicendo.
“Ho visto la foto del tuo capo, su una rivista di teatro” dice la mamma cambiando discorso.
So già dove andrà a parare.
“E’ strepitoso” continua “neanche un pensierino, mia piccola bella luna?”
La guardo con disprezzo e, per la prima volta in vita mia, non me ne pento.
“Io non sono come te. Sto lavorando sodo per portarti via da questo letame, ma non mi ci ficcherò io stessa nel tentativo di riscattarti”
Mi alzo disgustata.
“Ma chi ti ha chiesto niente?” domanda la mamma versandosi da bere “goditi pure i tuoi soldi e la tua carriera. Continua a farti quell’omuncolo miope come una talpa, se questo ti basta!”
Sbatte il bicchiere sul tavolo.
“Io ho tutto quel che mi occorre” blatera asciugandosi la bocca col palmo della mano “e anche di più. Pensi che lascerei una reggia per ritirarmi nella casa modesta di una figlia zitella e acida?”
Stringo i pugni, trattenendo le lacrime a stento.
Mia madre se ne avvede:
“Non sei cambiata affatto, continui a piagnucolare per ottenere quel che vuoi, come quand’eri bambina! Lo sai” e qui il tono si fa sibilante “chi mi passava il denaro per comperarti i giochi migliori, il computer e tutto il resto?”
Scuoto la testa, nascondendo gli occhi con una mano.
“Voglio solo restituirti la dignità che ogni donna merita” dico facendo appello al poco di pazienza che mi resta.
“Dignità?” ripete la mamma “e pensi che sia dignitoso vivere come una pezzente quando puoi avere questa meraviglia?”
Apre le braccia, come se tentasse di comprendervi quanto la circonda.
Peccato che ci si trovi nella casa del custode.
“Non sarei dovuta venire” dico sfilandomi le lenti appannate.
Mia madre mi prende la mano.
“Ti ho dato un corpo meraviglioso, usalo!” mi consiglia ammiccando.
“Tu sei ubriaca” mormoro.
Mi blocca e la sua presa è davvero agghiacciante: sembra quella di un morto ed io, istintivamente, mi ritraggo.
Con lo sconcerto dipinto negli occhi, osservo quella mano liscia, bianca e innaturale che scivola dalla mia come fosse una anguilla appena pescata.
Mi stupisco delle sensazioni che provo.
Dov’è quel senso di appartenenza che avvertivo, quando, bambine entrambe, mi stringeva al petto dicendomi che io ero sua ed ero la cosa più bella che le fosse capitata?
L’unica di cui non si fosse pentita…
Dove sono quelle immagini che mi hanno impedito di udire i mormorii sudici degli uomini che si infilavano nel suo letto?
Adesso risuonano in modo insopportabile dentro la mia testa e non c’è fantasia che possa metterli a tacere!
Una prostituta!
Sei una prostituta, mamma!
Anche tu, come Masumi Hayami, stai dicendomi che non esistono alternative all’andare avanti come treni in corsa.
Vai incontro all’inoppugnabile destino come fossi un burattino nelle mani del Fato!
L’essere umano non è questo!
Non può essere questo!
La miseria in cui sono vissuta mi ha insegnato che c’è sempre una via d’uscita.
Magari traversa, defilata, ma esiste.
E se non la si usa è perché si è talmente incancreniti e paghi di sé che si aspetta solo la morte.
Mamma, la tua è la mano di una persona che sta lasciando per sempre il mondo!
Mi ritrovo in macchina, sulla litoranea.
Non mi accorgo neppure di guidare senza lenti.
La strada è completamente sgombra, ma lo stato di grazia durerà poco, ché, tra non molto, sarà ora di punta.
Le persone “normali”, ogni sera, tornano a casa dalla famiglia.
Fanno uso di ogni mezzo di trasporto possibile, “sfidano” i cartelloni orari pur di far presto.
Chi ha sulle spalle il mantenimento della prole è assillato dal timore di non arrivare a fine mese, ma è felice: un semplice impiegato si priverà di un paio di fette di carne, ma, vedendo il proprio figlio con le scarpe nuove ai piedi, proverà indicibile gioia e dimenticherà i morsi della fame.
Avrei voluto, per l’ultima volta, chiedere alla mamma perché non si può essere anche noi felici con “poco”.
Ma non glielo chiederò più.
Non tornerò a trovarla.

Arrivo al campus a sera inoltrata.
Parcheggio l’auto alla meno peggio. Sento i piedi gonfi e mi pento di aver guidato tanto.
Forse sarebbe stato meglio andare in spiaggia, osservare le onde che, ritmicamente, lambiscono la battigia facendo eco ai battiti del cuore in tumulto.
Mi è sempre piaciuto il mare.
Mi ricordo che, quando ero bambina, “Bella Luna” mi ci portava spesso.
Mi insegnò a nuotare che non avevo neppure tre anni.
Come amavo quell’acqua fredda che odorava di oceano sterminato! Immergevo la testa, lasciando fuori solo il naso e mi pareva di vedere l’immenso, di farne parte.
Mi piego sulle ginocchia, davanti all’auto di lusso che non mi appartiene, e piango amaramente.
Sento tutto il peso della moralità inutile addosso.
Mi avvio incerta verso l’edificio.
Sulle scale, seduto, Coichiro attende: sapeva che avevo bisogno di lui.
Ma il mio cuore non sa gioire di questa improvvisata.
Mi prende per mano, lasciando andare la sigaretta ancora accesa sul terriccio.
“Non ho voglia” gli dico prendendo posto accanto a lui “di fare l’amore. Ho la testa che mi scoppia”
Sorride piano:
“Pensavo che dolori come questo iniziassero a colpire alla fine della luna di miele”
Tira fuori dalla giacca un astuccio.
“Pazienza” soggiunge “rischio ugualmente”
Mi porge il piccolo contenitore di velluto azzurro dopo averlo aperto. E’ una fascetta di brillanti.
“Sembra una anello di fidanzamento” dico sfiorandolo con un dito.
“E’ un anello di fidanzamento” mi corregge Coichiro.
“Devo ricordarti, forse, cosa significhi un oggetto del genere?” affermo scettica.
“Legame perpetuo?” mi chiede.
“Mal di testa continuo” mormoro richiudendo l’astuccio.
L’uomo si alza spiazzato.
“Mitzuki, che ti prende? Io voglio fare di te una donna onesta!”
Lo guardo come se avesse appena bestemmiato:
“Squallido perbenista” sibilo “sei come tutti gli altri! Cosa c’è di male se facciamo l’amore da un decennio senza matrimonio? Pensi che finirò come mia madre, forse?”
Coichiro mi prende per le spalle:
“Stai calma! Non volevo offenderti! Non vuoi anche tu una casa a cui tornare ogni sera? E dei bambini, magari!”
Mi divincolo.
“Bambini! Bambini a cui spiegare che la loro nonna fa la puttana oppure, peggio ancora, nasconderglielo! E’ questo che faresti tu, è così?” urlo.
“Questo è un tuo complesso, Mitzuki” dice il mio uomo perdendo la pazienza “io non ti ho mai giudicato in riferimento alla condotta di tua madre!”
“Allora” correggo il tiro “spiegami cosa significa fare di me una donna onesta!”
Coichiro tace sospirando.
Si caccia in tasca l’astuccio e se ne va.
“Fammi un fischio, quando ti dai una calmata” dice amaro.
“Se lo scordi, signor Gin, questa è l’ultima volta che mi vede”
Lo vedo impallidire.
Sì, le disgrazie non vengono mai sole: mia madre ed ora Coichiro.
Vattene, vattene, segui pure il tuo capo nelle sue mire espansionistiche che preannunciano solo distruzione.
Anzi, lascerò l’ufficio. Cercherò di fare altri stage, magari presso filiali estere.
Sono quasi decisa di compiere il primo passo verso il nulla, quando squilla il telefono.
Stancamente, penso a Coichiro, ma non è lui.
“Sono Hayami”
La sua voce è roca, deve aver fumato come una ciminiera.
“L’audizione è finita ora, verrebbe a prendermi?”
Guardando l’orologio, constato che sono quasi le undici.
“Mi spiace di averle sottratto l’auto” dico tergiversando “purtroppo, avevo un impegno improrogabile”
Masumi ride piano:
“Nessun problema. Allora, viene o mi lascia qui?”

Il tempo passa lento, quando si è rimasti soli al mondo.
Si inizia a vivere per il lavoro ed anche la prospettiva di intessere altre relazioni sentimentali diventa improbabile, se non impossibile.
In ufficio fai sempre più tardi, non hai tempo per mangiare adeguatamente e, superato il disprezzo per il tuo superiore, cominci a pensare alla sua vita come fosse la tua.
Non che Masumi Hayami, oggi, mi interessi più di quanto mi interessasse ieri. Ma, non avendo nulla di mio cui dedicarmi, mi soffermo sull’unica anima con cui ho un rapporto informale e diretto.
Il capo sa che io e Coichiro ci siamo lasciati da un bel pezzo.
Evita accuratamente di farlo venire in ufficio quando sono presente anche io e le sue telefonate, ora, le riceve direttamente sul cellulare.
Dal libro fatture ho appreso che il mio ex compagno viene mandato all’estero a cadenza settimanale.
Non credo che per Gin sia stato facile dirmi addio, ma io non ho tempo né voglia di pensare anche a lui.
Vivo in una dimensione ovattata e tutto ciò che mi tocca è filtrato da una sorta di anestetico mentale che ho “distillato” personalmente per tirare avanti.
Mi manca quell’uomo grezzo che mi faceva tremare il cuore solo con una stretta di mano.
Ma non dimentico le sue parole, il suo essere concorde con Masumi nel modo di gestire la vita di Maya.
Controllo sul pc e constato che il signor Kappa ha inviato una mail.
Da qualche tempo non usa più il linguaggio in codice.
Forse il Presidente gli ha detto che può fidarsi tranquillamente di me. In fondo, so tutto di lui.
“Gentile segretaria” leggo “ho disposto a che la signorina Maya, nel giorno della premiazione, abbia la sua corona di rose scarlatte nel foyer. Visto che il signor Masumi sembra impegnato in altri affari, potrebbe suggerirmi un regalo da fare alla signorina in sua vece?”
“Che carino” penso fra me.
Poi, il pensiero corre, astioso, al giovane Hayami:
“Certo, lui manovra la vita altrui, ma non ha tempo per occuparsi di queste gentilezze…”
“Gentile signor Kappa” digito “ho visto un grazioso orologio di Cartier nella vetrina della gioielleria Asamu. E’ un modello grazioso e per nulla impegnativo, vista la giovane età di Maya. Potrebbe optare per quello. Mi faccia sapere se è d’accordo. Magari, nel frattempo, penso ad altro”
Cerco l’immagine dell’orologio su internet e la allego alla mail.
La risposta non si fa attendere:
“Gentile signorina Mitzuki, trovo sia una splendida idea e non posso che essere d’accordo. Manderò la fattura via fax. P. S. Complimenti. Ha dei gusti pregevoli”
Masumi mi manda a chiamare.
Corro a prepararmi.
Devo accompagnarlo al Daito Plaza, dove si terrà la cerimonia di premiazione del Festival delle Arti.
Lascio il pc acceso sulla prima pagina della casella di posta.
E’ arrivata, inaspettatamente, un’altra mail.

Masumi in love.
Dopo il premio per la miglior attrice non protagonista al Festival delle Arti, Maya è stata coinvolta, col benestare della sensei Tsukikage, nelle produzioni televisive della Daito.
La foto che la ritraeva fra le braccia possenti del giovane presidente Hayami è rimbalzata sulle prime pagine di quotidiani e riviste teatrali per parecchio tempo.
Ho assistito alla scena di persona: il signor Masumi aveva l’aria di chi toccava il cielo come un dito.
Ma la ragazzina ha rischiato di “ricordare” l’abbraccio proibito di Nagano - come egli stesso mi ha involontariamente confessato subito dopo la festa - e la romantica parentesi si è conclusa con uno spintone fuori programma.
“Bella scena” ho commentato un po’ sarcastica dopo che egli se l’è data a gambe (una sua inutile dimostrazione di forza che una operazione commerciale!).
“Non so di cosa parla” mi ha risposto “non nutro alcun interesse per quella ragazzina, men che mai sentimentale”
“Davvero?” gli ho fatto eco, interrompendolo “e allora perché è andato a Nagano e ne è fuggito con la stessa rapidità con cui ha abbandonato la festa questa sera?”

Non ha ribattuto.
Non merito risposta, forse.
Non c’è tenerezza in Masumi Hayami.
Così ha detto…
Non fa nulla per mettere in evidenza l’oggetto del suo desiderio futuro.
Ma così ha fatto…

C’è un “però”, caro il mio bel presidente dai capelli color del grano.
Per ora non presta il fianco ai malevoli e si sente in una botte di ferro: Maya è solo una ragazzina di sedici anni e fa quasi sorridere per quel suo aspetto poco femminile e trascurato.
Ma domani crescerà.
E, allora, i suoi abbracci non sarà più in condizioni di dispensarli con la stessa nonchalance.
Quando suo padre se ne accorgerà, poi…
E’ cambiato qualcosa, signor Masumi.
Prima sorrideva alle mie battute, prendeva in giro se stesso e me, affermava senza problemi che, quanto al suo presunto interesse per la giovane attrice, “vivevo come di visioni”.
Adesso, invece, non osa neppure provare a contrastarmi.
Si chiude in un silenzio amaro, come se temesse che il tempo - ancora tanto se si considera la giovane età della ragazza - stia diventando improvvisamente esiguo.
Le sfugge di mano.
E’ una sorta di fisarmonica stonata, un mantice che si apre e si chiude di botto, e lei, che di armonia non è mai stato esperto, non sa più come gestirlo.
Il donatore continua la sua opera, mentre Masumi raccoglie i frutti dell’odio.
Ho come l’impressione che questo non le basti più.
Ho come l’ impressione che questo la stanchi.
E il timore delle distrazioni sentimentali, che nella vita di una adolescente sono pane quotidiano, è diventato già terrore.
Se non è questo l’amore, signor Masumi…
Non le servirà mollarmi un altro ceffone per mettere a tacere la mia lingua ostile.
Tacerà la mia bocca, ma non il suo cuore.
Perché man mano che quella ragazza cresce, vanno avanti, proporzionalmente, anche le sue speranze, signor Masumi, e il suo amore si fa sempre più forte, sempre più soffocante.
Sì, io sono una donna che non teme di esprimere i propri pensieri.
Ma vorrei che capisse che non sono meri giudizi proferiti da chi, come un sadico, affonda il coltello affilato in una ferita già aperta.
E’ quello che vedo.
E’ il frutto della mia sensibilità, che mi ha fatto nascere “già grande”.
Io conosco il mondo e conosco lei, Presidente.

Haru.
In pochi mesi, Maya è diventata una stella di prima grandezza: fa da testimonial ad una famosa casa di elettrodomestici e il suo sceneggiato televisivo, inserito in fascia preserale, è seguito giornalmente da dodici milioni di telespettatori.
A teatro ha diradato i suoi impegni, ma le sue riserve di denaro sono triplicate anche senza l’aiuto del donatore di rose.
Masumi Hayami ha disposto che diventassi la sua manager.
Ne ha fatta di strada la piccola attrice di Yokohama: ha lasciato l’appartamento sopra la panetteria - quel tugurio che divideva con Rei - e si è trasferita in uno dei loft di proprietà della Daito.
Io, conclusa la specializzazione in economia aziendale, ho traslocato dalla mia stanza al campus ad un appartamento poco distante dall’alloggio di Maya.
Il signor Masumi non si accontenta solo dell’appoggio silenzioso del signor Kappa: ritiene che per Maya una figura femminile di riferimento, in un periodo delicato come l’attuale, dove il successo può dare alla testa, sia indispensabile.
Ho evitato accuratamente di far riferimento ad Haru anche perché sono convinta che Hayami abbia preso a considerare la signora Kitajima allo stesso modo di Chigusa Tsukikage: ovvero, come una donna che tarpa le ali alla propria figlia e deve starle a debita distanza.
Il reincontro ci sarà, ma lui deciderà le modalità e i tempi.
Poi Haru verrà chiusa di nuovo in un esilio dorato, con la scusa delle costose cure cui dovrà essere sottoposta per tornare definitivamente in salute.
La signora Kitajima è l’opposto di mia madre.
E mi fa una pena infinita.
E’ una donna sola e, secondo me, è comprensibilissimo l’atteggiamento tenuto in passato: Maya non aveva che tredici anni, quando lasciò la sua casa per andare incontro al suo sogno.
Qualsiasi persona pratica e priva di mezzi economici avrebbe cercato di impedire ad una figlia di fare un passo più lungo della gamba.
Fosse stata mia madre, avrebbe fortemente auspicato che io intraprendessi una carriera portatrice di ingenti ricchezze e visibilità. Bella Luna senior ha sempre avuto una autentica passione per il denaro e i bei vestiti ed ha venduto se stessa per ottenerne in abbondanza.
Haru Kitajima, forse, ha sbagliato anche lei, ma è perdonabile.
Mia madre non sarà perdonata.
Né da me né dagli dèi.
La “punizione” per il signor Hayami, invece, arriva inaspettata e non è che la premessa di un epilogo ancor più tragico.
Quello che temeva - il possibile innamoramento di Maya - si palesa ai suoi occhi nella sala ricevimenti dello studio televisivo in cui Maya registra lo sceneggiato.
E non si tratta dello “sbarbatello” di qualche tempo fa, quel Yuu Sakurakoji al quale aveva ingiunto di assistere alla prima di Cime Tempestose facendo leva sui sentimenti d’amore.
Non lui, ma qualcuno che non conosce e per questo motivo risulta ancor più molesto ed inquietante.
Shigeru Satomi.
Carino come solo un idol può essere.
E sincero, soprattutto.
Talmente tanto da confessare al mondo il suo amore e da chiedere a me, ufficialmente, di poter frequentare Maya.
Un vero gentiluomo, proprio come il donatore di rose, proprio come non è lei, signor Masumi.
E qui compie il primo passo falso in pubblico.
Che cosa avrebbe fatto se, al momento dell’annuncio, qualche giornalista curioso si fosse soffermato sul particolare del calice di champagne mandato in frantumi?
E se qualcuno avesse notato il sangue che a causa del vetro conficcato nella mano sinistra – lei è mancino – aveva preso a scorrere fluido, scarlatto come il colore di quella rosa che ha appuntato sotto il mento di Maya?
Come avrebbe giustificato la cosa?
Non avrebbe potuto.
Ed ora la sua piccola attrice la lascia nell’angoscia più nera, se ne va in vacanza con quel ragazzo di poco più grande.
Farà le sue esperienze.
Io ero più giovane di lei, quando, per la prima volta, feci l’amore con Coichiro.
Non ci sarebbe nulla di male e lei, signor Masumi, non potrebbe obiettare alcunché.
Un tombeur des femmes non può pretendere che una ragazza - che addirittura sconosce i suoi sentimenti - si mantenga “casta” nell’attesa che lei si decida.
Se Maya andasse a letto con Satomi non ci sarebbe nulla di male.
E allora perché mi sento così cupa?
Mi fa una pena infinita, Presidente…
E, come già detto, le disgrazie non arrivano mai da sole.
Sebbene accompagni Maya agli studi tutti i giorni, il gruppetto di soliti ignoti, che pare essere dentro una botte di ferro, non manca di colpire puntualmente la giovane scherzetti di pessimo gusto.
La ragazza va avanti nonostante il vetro nella torta, i capelli incollati e l’acqua gelata.
Che non si faccia influenzare dalle fan isteriche di Satomi è una buona cosa, ma io sono preoccupata ugualmente, soprattutto da quando ho scoperto la vera identità della sua assistente: Norie Otobe, una ragazza bellissima e di belle speranze, dietro la “scusa” di un presunto affetto per Maya, nasconde le sue fattezze e non la molla di un passo.
Lei, signor Masumi, dice di non preoccuparmene, ma io trovo strano che una aspirante attrice rinunci alla sua personale affermazione per far da serva ad un’altra, che supplisce alla mancanza di bellezza col suo incommensurabile talento.
In effetti, le lacrime di Norie, il giorno in cui è stata smascherata, sembravano sincere ed io ho lasciato correre.
Ma, in tutta onestà, non so se ho fatto bene, anche perché gli episodi scorretti ai danni di Maya sembrano magicamente svaniti.



E’ una giornata piovosa di inizio autunno.
Fa un freddo inusuale, considerato che, fino a ieri, Maya correva sulla spiaggia mano nella mano col suo innamorato.
E arriva inaspettatamente una chiamata di “lui” sulla mia linea personale.

Coichiro non lo sento dal giorno in cui ci siamo lasciati, due anni fa.
Non lo sentivo da quel lontano giorno di due anni fa.

“Ha telefonato il suo collaboratore” annunzio a Masumi Hayami come se stessi per venir meno.
Egli reagisce scrollando le spalle.
“Andiamo” dice “può anche chiamarlo per nome!”
Fulmino il presidente con lo sguardo per la prima volta in vita mia:
“Haru Kitajima è morta”
Masumi impallidisce in modo vistoso, mentre, come buona tradizione letteraria vuole, le mie parole sono seguite dal fragore di un tuono.
“Dove?” ha l’animo di chiedere dopo qualche istante di pesante, indicibile silenzio.
“In un cinema” rispondo “mentre seguiva il film di debutto di sua figlia”
“A causa della tisi?” si informa con voce sempre più flebile.
Spiego l’evento con freddezza inaudita, sentendomi come l’oracolo a cui non è stato dato ascolto. Mentre parlo, provo il forte desiderio di vederlo morire.
E, forse, sta morendo davvero.
“L’autopsia ha riscontrato un grave trauma toracico. La signora Haru era cieca e, fuggendo dal sanatorio, è stata investita. L’emorragia le è stata fatale qualche ora dopo l’incidente, quand’era alla Sala Kutaji”
La tua vita sta cominciando a scorrere in verso opposto rispetto al fiume, vero signor Masumi?
Ha creduto, col sotterfugio dell’amore che ancora non si spiega, di poter manovrare a fin di bene una vita umana.
Dio ha punito la tua tracotanza nell’unico modo possibile: mettendole davanti la morte.
Ed eccoti di nuovo, Coichiro Gin.
Nel cimitero scintoista sul mare, in abito scuro, defilato, accanto al compagno di bevute e di redditizi affari, hai lasciato che l’acqua abbondante di questo giorno nefasto ti penetrasse le ossa.
Speravi, forse, di purificarti dal peccato commesso, ma senza scopo, temo.
Hai le lenti bagnate e non ti accorgi neanche di me quando, sconvolto come non mai, comunichi a Masumi la tua epocale decisione.
Bevo ogni tua parola, purtroppo per me con immutato amore:
“Non me la sento più. Mandami in Indonesia o nel cuore dell’oceano Pacifico, ma non chiedermi più di occuparmi delle operazioni commerciali che hanno per oggetto Maya Kitajima”
Per un attimo, per istinto, ho teso una mano nella tua direzione.
Volevo fermarti fisicamente.
Volevo fermare i tuoi pensieri.
E, invece, ti sei confuso nella pioggia in un secondo, prostrato ed incapace come mai ti eri forse sentito.
E ti ritrovo, incredibilmente, davanti all’edificio in cui alloggio. Maya, che è dietro di me, inconsapevole del tuo ruolo nella faccenda, cinge tra le braccia l’urna con le ceneri di sua madre.
Non capisce cosa ci faccia lì un uomo vestito a lutto.
Probabilmente, nello stato in cui è, non se lo chiede neanche. Sale i gradini bassi dell’ingresso e si dilegua in fondo al corridoio, mentre tu la segui con uno sguardo che significa lacrime e amaro rimorso.
“Entra” dico conciliante “ti preparo qualcosa di caldo”
Rifiuti.
“Devo andare. Sono venuto a farti un saluto, prima che lasci per sempre il Paese”
Sorrido.
Non ci vediamo da due anni eppure, adesso, sembra quasi che non ti abbia mai lasciato.
“Vado in Inghilterra ad occuparmi di quel gruppo emergente. E penso di restarci…a lungo”
Annuisco:
“Il rock è la tua passione da sempre e Hayami finalmente ti ha affrancato”
Mi prende per la mano.
“Avevi ragione tu” confessa “so che è tardi, ma sento il bisogno di dirtelo. Io e Masumi abbiamo sbagliato. E ti prego di stargli vicino. Il presidente ti stima ed ha bisogno di gente onesta che gli apra la mente, non di paraninfi o, peggio ancora, di individui che, come me, sono accondiscendenti in nome della solidarietà maschile”
Scuoto il capo:
“Io e Masumi non saremo mai amici”
“Sta andando alla deriva” mormora Coichiro “ed io non posso aiutarlo perché la mia coscienza è colpevole quanto la sua”
Lacrime silenziose rigano il mio volto, mentre le lenti si appannano drammaticamente.
“Altre richieste?” domando ricacciando in gola i singhiozzi.
Mi avvicina a sé.
“Un bacio” risponde serio “non un bacio d’addio, ma uno di quelli che solevamo scambiarci quando eravamo felici”
“Non ha senso” mormoro debolmente.
“Nonostante il tempo sia trascorso” dice “ho sempre creduto che, un giorno, avrei sentito ancora il sapore delle tue labbra”
Sono completamente sopraffatta dalle sue parole appassionate, ma non posso cedere di un passo:
“Sono sopravvissuta grazie a te e sono sopravvissuta anche dopo di te. Dobbiamo andare avanti ma, se ti bacio ora, temo che non avrò la forza di lasciarti andare”
Siamo vicinissimi l’uno all’altra.
Sento il profumo dei suoi abiti, che mi è familiare come fosse il mio.
E forse lo è.
Devo fare uno sforzo sovrumano per non abbracciarlo e poi consolarlo e poi amarlo.
“Let it be” dico lasciando andare la sua mano.
Lascia che sia.


In love.
“Le interesserà sapere che Shigeru Satomi è sparito dalla circolazione” dico entrando nell’ufficio del signor Hayami con le carte urgenti del mattino.
Egli finge di non curarsi di me, il suo sguardo è fisso sul computer.
“E Maya?” chiede mentre sorseggia il caffè speziato “come l’ha presa?”
Ci penso su un attimo:
“Credo che il tragico decesso della signora Haru le abbia rivelato l’inconsistenza dei sentimenti nutriti nei confronti del ragazzo…”
Mi pento un po’ di aver offerto al capo un carico da novanta.
So bene che le mie parole allevieranno i suoi sensi di colpa, ma, fidandomi come al solito del mio istinto, ho espresso ciò che pensavo con disinvoltura.
Masumi si alza in piedi per dirigersi verso la vetrata.
“Inconsistenza, ha detto?” ripete “secondo me, lo ha fatto per non nuocere alla carriera di Satomi”
Sospiro profondamente:
“No, il cuore di Maya è ancora libero” dico uscendo “lei è davvero un uomo fortunato. Non so se gli dèi la propizino perché, in fondo, è una persona buona. Si sbrighi a far crescere il suo cuore, signor Masumi. Solo così riuscirà a vivere l’amore che desidera”
“Aspetti” mi ferma “ho parlato con Coichiro, ieri sera. Nonostante il tono burlone e canzonatorio, sembrava assai amareggiato”
Guardo il presidente con sguardo freddo:
“Il fatto che io parli con disinvoltura di Maya non significa che lei debba sentirsi in dovere di alleviare anche le mie sofferenze. Noi non siamo amici”
Chiudo la porta piano e, ciò nonostante, mi sento come se l’avessi fragorosamente sbattuta.
Forse non dovrei prendermi così tante libertà, ma non posso impedirmelo.
La storia di Haru Kitajima, intrecciatasi drammaticamente con la mia vita sentimentale, mi ha segnata nel profondo. Non so perché, ma sento di essere cambiata anche io.
Mi sento come se fossi sprofondata nel limbo dei sentimenti.
Nulla mi tocca, niente può scalfire il mio proverbiale autocontrollo.
Tranne una mail di Kappa:

“Gentile signorina Mitzuki, non la sento da molto tempo. Desideravo sincerarmi delle sue condizioni di salute e, ovviamente, informarla sulla signorina Maya. Riferisca al Presidente che, proprio in questo istante, sta uscendo dagli studi televisivi. Secondo le indiscrezioni, sarebbe stata sollevata dal ruolo di Kikuno per incapacità”

“Incapacità” mormoro a labbra strette, mentre stampo il testo del messaggio per Masumi Hayami.
Mi chiedo se sia possibile, nella situazione in cui versa, riuscire a calcare le scene con tranquillità. Una cosa è sapere che tua madre, pur essendo arrabbiata con te, è in salute; altra è saperla morta.
In quel modo orribile, poi…
Questi sono i limiti del Mondo dell’Arcobaleno, Maya.
Ringrazio il cielo di non essere mai stata una sognatrice.
Adagio il foglio sulla scrivania del Presidente che, dopo qualche secondo, prevedibilmente, si precipita fuori dall’ufficio alla ricerca dell’unica persona che abbia mai amato.
“Sta diluviando” provo a fermarlo sebbene sappia che è inutile.
“So dove si trova, prendo la macchina!” dice lui cacciandosi l’impermeabile sulle spalle.
La mia assistente personale e la dattilografa osservano Masumi uscire.
Commentano, come loro solito, in merito alla bellezza del Presidente. E, per quanto la loro età mentale non superi i sedici anni, si sono avvedute anch’esse del cambiamento del “Cerbero”.
Il signor Hayami è diventato ancora più silenzioso.
Ciò sancirebbe l’avvenuto peggioramento del suo carattere, ma la nota stonata è il passaggio ad una forma più gentile di porsi nei confronti dei “subalterni”.
Adesso, ha preso l’abitudine di salutare. Magari non in modo caloroso, ma è già un passo avanti.
E poi è persino capace di dir grazie.
Aveva mai ringraziato qualcuno per il sol fatto di aver vuotato il posacenere? O servito un caffè?
In tempi non sospetti, avrebbe semplicemente commentato con un “ha fatto il suo dovere, è pagato per questo”!
Ma, oggi, no ed è il segno che i tempi sono sospetti eccome!
Vorrei essere un insetto o un uccello per poter assistere indisturbata all’ennesimo siparietto.
Mi spiace soltanto che la vita di Maya sia, allo stato attuale, una autentica tragedia: prima la madre, poi Satomi ed ora l’impossibilità di salire sul palco.
Tutto è andato.
Fatti forza, Maya, sei ancora così giovane!
Hai tutta una vita davanti. Una esistenza da spendere alla luce dell’arte e dell’amore!
E’ l’augurio che faccio anche a me medesima, mentre faccio partire una mail di risposta per il signor Kappa:

“Gentile signore, la ringrazio del pensiero. Ho poco tempo per curarmi della mia salute, anche perché la situazione della signorina Kitajima ha rivoluzionato non poco la mia esistenza. Non sono più la sua manager – questo lo saprà – e son tornata da poco al mio ruolo di segretaria personale del signor Masumi. I miei impegni sono vistosamente aumentati e pare che passerò ad un livello superiore in breve tempo”

Digito il tasto “invio” e mi pento della mia freddezza.
Ma va bene così.
E’ inutile stare a fantasticare su un uomo sconosciuto, uno che svolge un mestiere di quel genere perché ufficialmente morto!
Un’ombra è un’ombra.
Non può rivestire alcuna importanza nella vita di una persona reale.
Ha voce e braccia virtuali per sostenere nel segreto.
Nulla gli è concesso perché non esiste.
Mi chiedo come possa contentarsi e glielo scrivo:

“Gentile signor Kappa, so che le parrà indiscreto, ma sono rosa dalla curiosità e non posso impedirmi di mandarle questo ennesimo messaggio. Tenga conto, leggendolo, del fatto che chi le scrive non rappresenta nulla per lei e non potrebbe ferirla in alcun modo.
Come fa a gestire la sua vita privata? Non desidera una vita di relazione normale?”

Ma che cosa ho fatto? Mi chiedo un secondo dopo aver mandato la e-mail.

Risposta:
“Parimenti,signorina, potrei chiederle se desidera le stesse cose anche lei…”

E’ ironico o sbaglio?
Mi lascia nel dubbio, oltre che in gran confusione.
Resto davanti al PC acceso per svariati minuti, ma non vado oltre. Perseverare non mi sembra il caso.
Ma che diamine mi è preso?
Mettermi a flirtare con uno sconosciuto! Non so neppure che aspetto abbia, se sia giovane o di mezza età, se brutto o piacente.
Quel che “parla” per lui è la gentilezza composta e mai eccessiva.
Che mi piace da morire.
Inizia un tira e molla immotivato che si protrae per alcuni giorni.
Una mattina, mentre sistemo una ciocca della frangetta impertinente, arriva, trafelata, la mia assistente personale.
Ha in mano un bel bouquet: fiori piccoli, di colore giallo e rosso, spiccano fra il verde deciso delle grandi foglie seghettate.
Nel mentre, il giovane Hayami fa il suo puntuale ingresso in ufficio, trovandosi nel bel mezzo della scena.
“Mitzuki, sono per te” mi dice la tirocinante.
Il signor Masumi si avvicina alla mia scrivania:
“Interessante” mormora.
Il suo volto è chiaro, sereno, segno che ha ritrovato Maya e, quasi certamente, messa sotto chiave in un posto sicuro.
L’ assistente interrompe il flusso dei miei pensieri:
“C’è un biglietto…leggilo!”
Mi schiarisco la voce: non può essere un pensiero di Coichiro, per quanto lo sappia capace di tutto. La nostra storia è finita e le lacrime versate da entrambi non presupponevano alcun “arrivederci”.
Il foglio è bianco.
C’è solo il disegno di un fiore, lo stesso del bouquet.
“Ehi” nota la stagista “è un acquerello fatto a mano…il tuo ammiratore è talentuoso!”
“Molto interessante” ripete Masumi divertito.
Lo guardo con sconcerto, mentre il rossore mi sale alle guance.
Torno a casa spossata.
La mia giornata alla Daito è stata intensa. Il signor Masumi mi ha mandata in sua vece ad incontrare i fornitori di Shibuya e poi il direttore del Teatro Nittei, uno scorbutico settantenne, che ha in cartellone il dramma Le Due Regine.
Il fatto sarebbe irrilevante, se non fosse che Hayami sta orchestrando il coinvolgimento di Maya Kitajima.
Dopo aver messo in acqua i fiori e una doccia ristoratrice, mi piazzo di nuovo davanti al computer:
“Tagete” leggo “pianta comune, ma non spontanea, che cresce anche in condizioni di estremo disagio. Non necessita di molta acqua e sopravvive sia alle alte che alle basse temperature. Di solito si interra in luglio, ma fiorisce per tutto l’anno. E’ possibile ricavare fino a trenta semi da un unico fiore essiccato”
E’ un fiore piccolo, ma molto evidente ed i suoi colori sono incantevoli, forti come quelli di un tramonto appassionato.
Se davvero Coichiro decidesse di farsi risentire, non so come, alla luce di questo, reagirei.
Mi sento sola e la mia unica “compagnia” sono le e-mail del signor Kappa, sulle quali farei bene a non soffermarmi troppo, anche perché vertono su argomenti di lavoro.
Mentre chiudo la pagina di Google, arriva un messaggio inatteso sulla mia casella personale di posta.

“Spero che il bouquet sia di suo gradimento. Quei fiori sono un po’ come me. Ho soddisfatto la sua curiosità?Kappa”

No che non l’hai fatto, figlio d’un cane!
Non so come ti chiami, quanti anni hai, se sei gay o cosa…

“Gentile signore, il suo gesto ha suscitato un autentico vespaio. In ufficio, tutti commentavano in merito ad un presunto ritorno di fiamma da parte del mio ex fidanzato. Ed anche il signor Masumi ha trovato divertente l’episodio”

Risposta:
“Sono lieto che anch’egli ne abbia riso”

“Mio caro signor Kappa, non avrà inviato i fiori solo per distrarre il signor Hayami? Sembra che tutti, me compresa, si prodighino affinché il prezioso Presidente sia il più felice possibile…”

Risposta:
“Se lo merita, ma non ho inviato i fiori per questo. L’ho fatto perché volevo indurla a pensarmi intensamente”

“Non riesco a pensare ad un uomo che, di professione, fa l’ombra”

Risposta:
“Allora, provi a fantasticarci su…”

Mi sta corteggiando.
Se non è così, sto dando di matto, perché è proprio questa l’impressione che mi comunica.

"Che cosa le piace fare, oltre che disegnare?"

Risposta:
“Vediamo…immaginare una certa persona mentre fa la doccia?”

“Com’è questa donna?”

Risposta:
“Lunghi capelli neri ed occhi azzurri. Molto alta”

“Scommetto che lei è inguardabile” digito mentre il cuore va a mille.

Risposta:
“Sono abbastanza passabile, ma forse non troppo per una donna bellissima quale è lei”

“Ha avuto occasione di vedermi, allora?” chiedo.

Risposta:
“Abbastanza per restare senza fiato”

“Quanto tempo fa?”

Risposta:
“Troppo per non desiderare di contemplarla ancora una volta”

Prima che io possa replicare, giunge un altro messaggio, dal tono meno scherzoso:
“Mi perdoni, non so cosa mi sia preso. E, di certo, nelle condizioni in cui vivo, non posso permettermi di fare la corte ad una donna, per quanto mi piaccia e molto anche”

Sento il cuore fermarsi.
Il gioco è finito, dunque.
L’eccitazione che mi pervadeva mentre, in questi giorni, gli scrivevo è cessata di colpo, scemando sotto i colpi della realtà ingrata.
Ma non voglio che questa sia l’ultima parola.

“Gentile signore” digito ansiosamente “sono stata un’ombra anche io, in un certo senso. Non conosco la sua storia, ma chi le scrive è una donna che, con fatica, è emersa dall’anonimato sociale. Ho studiato sodo per supplire alla mancanza di protezione, ma la mia situazione familiare è sotto gli occhi di tutti. Lei è un investigatore, non le ci vorrebbe molto per scoprire chi è mia madre e, magari, arrivare all’identità del cliente che l’ha messa incinta, ventisei anni fa”

Stavolta Kappa non risponde.
Spengo il computer all’una di notte, insoddisfatta come non mi sentivo da tempo.
Il mattino dopo, l’ufficio - rientrato il clamore del giorno avanti - è un autentico mortorio.
Ad una riunione degli azionisti della Daito, io e il signor Masumi ci intratteniamo su argomenti di ordinaria amministrazione.
“Complimenti per l’esclusiva dei Blue Prince” dico applaudendo.
I collaboratori, attorno a noi, si uniscono all’applauso.
Coichiro Gin in Inghilterra è stato davvero un buon investimento.
“Devo ringraziare anche lei se questo è stato possibile” mi dice come se stesse leggendomi nel pensiero.
Sorrido a labbra strette, mentre il signor Himekawa, invitato in qualità di regista dell’ultimo video dei Black Prince, distrae provvidenzialmente il giovane Hayami.
“Masumi” dice “adesso, non ti resta che sposarti. Hai fatto grande la Daito, cerca di dedicarti un po’ a te stesso!”
Il Presidente si lascia andare ad una sonora risata e, tanto per cambiare, tira in ballo La dèa scarlatta.
Pare che la signora Tsukikage, ancora in stato di salute incerto, abbia rinunciato a cercare degli sponsor.
Il motivo è comprensibile: una delle due candidate al ruolo di Akoya - Maya appunto - deve ancora diplomarsi e sta, con fatica, cercando di lasciarsi alle spalle un periodo negativo.
Noto che il signor Masumi è soddisfatto dell’andamento delle cose.
Shigeru Satomi è scomparso dalla circolazione ed anche il terribile pensiero che la giovane attrice possa rivolgere le proprie attenzioni ad altri uomini.
“Porterò io il capolavoro scomparso sulle scene” mormora sorseggiando lo champagne “e, al momento, non c’è fretta”
“E’ incredibilmente calmo” commento sorpresa “non la tedia dover aspettare ancora?”
Masumi finge di non cogliere l’ironia:
“Se stessi qui a preoccuparmi del fatto che le due candidate non hanno l’età per un dramma d’amore, il tempo non scorrerebbe più veloce”
“Certo” ribatto “sarebbe inutile, se considerassimo una delle due candidate semplicemente come una attrice”
“Che cosa intende?” mi domanda.
“Lei è disposto ad aspettare che l’interprete sia matura” rispondo sarcastica “ma riuscirà a tenere a bada i suoi impeti, nel frattempo?”
Il signor Masumi stringe il calice con forza, mentre socchiude gli occhi.
Per un attimo, ho il timore che voglia mandarlo in frantumi:
“La dèa scarlatta è mia” mormora col tono perentorio “ed anche la sua interprete”
Il filo rosso che lega Maya a Chigusa Tsukikage e ad Ayumi, ha finito per imprigionare anche lei, signor Masumi.
Non se ne libererà più, ne sono certa.
Torno alla mia scrivania con passo incerto.
Sono indecisa se controllare la posta elettronica.
“Signorina Saeko” chiama la mia assistente “mentre era via è arrivato un collaboratore del signor Hayami. L’ho fatto accomodare nel salottino. Potrebbe occuparsene lei, per favore?”
“Certo” affermo spiazzata “ma perché tanta deferenza?”
“E’ alle dirette dipendenze del signor Masumi, uno dei suoi supercollaboratori più fidati! Si chiama Karato Hijiri” mi risponde.
Faccio una piccola smorfia di disappunto, mentre, velocemente, mi dirigo verso la saletta riservata agli ospiti illustri.
“Spero almeno” dico spazientita “che tu gli abbia servito il caffè”
La stagista nega col capo.
Che disastro.
Come pretende un simile impiastro di essere assunta in via definitiva?
Preparo il mio caffè speciale e vado nel salotto.
L’uomo, seduto comodamente, si alza per salutare.
E’ giovane.
Ad occhio e croce ha l’età di Coichiro.
Ne studio la figura, mentre mi presento formalmente.
“Mi chiamo Mitzuki, sono la segretaria personale del Presidente”
E’ più alto di me – che non è poco! – magrissimo, con un portamento notevole.
Porta occhiali con vetri oscurati, ma si capisce che non è miope. Ha lo stesso taglio di capelli di Brad Pitt in “Sette Anni in Tibet” e, se non fosse castano, direi che è molto somigliante all’attore americano.
“Sono Hijiri” risponde col tono affettato “mi occupo di teatro”
Mentre gli verso il caffè, l’uomo studia con attenzione dei dossier.
“Se non ha bisogno di altro” dico “tornerei al lavoro”
Mi osserva come fosse stranito, mentre mi ringrazia del caffè.
Che tipo singolare.
Mentre mi collego ad internet per controllare la posta, vedo il signor Masumi rientrare in ufficio. Tiro un sospiro di sollievo al pensiero che “il pezzo da novanta” non patisca più di tanto l’attesa solitaria del grande capo.
“L’ha visto, signorina Saeko?” mi domanda la giovane assistente “sembra che tutto quel che circonda il giovane Hayami sia bello quanto lui”
“E freddo” penso fra me e me, mentre, con tristezza, constato che nessuna mail è giunta al mio indirizzo.
Decido di prendere l’iniziativa:
“Egregio signor Kappa, mi spiace per lo scambio involontario di confidenze di ieri. Non desideravo metterla in imbarazzo e, del resto, ho agito d’impulso in conseguenza del suo gesto affettuoso nei miei riguardi. La pregherei di tornare a scrivere come nulla fosse accaduto, nell’interesse del signor Hayami, ovviamente. Con stima, Mitzuki”

Do l’invio alla mail lasciandomi sfuggire un sospiro.
Fuori, la neve ha iniziato a cadere silenziosa.
Per tutto il pomeriggio, aspetto invano una risposta dal signor Kappa.
Masumi è rimasto barricato in salotto con quell’Hijiri per diverso tempo. Ha citofonato solo per chiedere del caffè supplementare e dei dolcetti.
Quando sono entrata, con in mano il vassoio d’argento e il bricco fumante, il suo collaboratore, da vero gentiluomo, si è alzato in piedi.
“Grazie, stia comodo” ho mormorato versando la bevanda nelle tazzine.
Nonostante la mia presenza, Masumi ha ripreso a parlare in assoluta libertà.
“Pensi che non chiederà informazioni, ne sei certo?”domanda con una nota di ansia nella voce.
“La ragazza è ingenua” risponde Hijiri “ma non sciocca. Ha capito perfettamente di non avere a che fare con un fan sempliciotto”
“Ovvio, la sua scuola beneficia del mio denaro abbondantemente” fa eco il signor Masumi.
“Ma di questo” ribatte il collaboratore “la signorina non è a conoscenza. Anche se è ovvio, visto il suo aiuto costante, che pensi a lei come ad un uomo molto facoltoso”
Il rumore della tazzina che stavo poggiando sul tavolino scuote i due uomini.
Guardo di sottecchi in direzione di Hijiri, ma non ho cuore di incrociare i suoi occhi chiari.
“Signorina Mitzuki” dice Hayami “tutto bene?”
Annuisco, mentre, con passo frettoloso, mi congedo.
Stavano parlando di Maya!
Dov’è finito il signor Kappa?
Questo Karato Hijiri, che, da quanto ho capito, si sarebbe presentato a Maya per far da tramite col donatore di rose, ha preso il posto del dipendente ombra della Daito!
Confesso che, per un attimo, ho pensato assurdamente potesse essere egli stesso il signor Kappa.
Ma non è possibile.
Kappa diceva che un uomo morto è solo un’ombra, non può uscire allo scoperto per non destare sospetti.
Perché è stato sollevato dal suo incarico?
Se ne è forse andato per causa mia?
Batto nervosamente il tallone sul pavimento, mentre il tempo passa inclemente.
Decido di sapere la verità e, priva di vergogna, torno a bussare alla porta del signor Hayami.
“Ho bisogno di parlarle” mormoro senza neanche guardare il signor Hijiri, che, in segno di rispetto, si è alzato in piedi.
Masumi mi fa strada verso il piccolo bar, in fondo alla grande stanza, dove non saremo ascoltati.
“Vorrei sapere” dico andando subito al sodo “che ne è stato di Kappa”
Il Presidente mi osserva spiazzato.
“Non ha forse svolto il suo compito come avrebbe dovuto?” chiedo ansiosa “come mai è il signor Hijiri ad aver preso il suo posto?”
Il giovane Hayami si mette le mani in tasca sospirando.
“C’è un equivoco” prova a dire.
Lo interrompo, alzando la voce:
“Un’ombra è un’ombra, giusto? Se ne può liberare quando vuole, è così?”
Karato Hijiri si gira verso di noi.
“Direi” si giustifica Masumi smorzando i toni “che continua ad occuparsi di Maya con grande professionalità!”
“E a cosa le serve quel pupazzo travestito da Brad Pitt?” chiedo.
“Vediamo…” risponde ironico “forse, visto, come lo chiama lei, il mio pervertito interesse per la signorina Kitajima, Hijiri mi serve per far da ombra all’ombra!”
Provo l’impulso di prenderlo a sberle, ma ovviamente mi trattengo.
“Kappa è l’emblema dell’onestà” mi limito a dirgli scossa “non può dubitare di lui”
Vado verso la porta sentendo le lacrime salirmi agli occhi.
Al mio passaggio, il superdipendente si rialza in piedi ossequioso.
“E la smetta di fare su e giù come una marionetta!” sbraito uscendo.
Vergogna, Mitzuki!
Dopo una simile scena, Masumi Hayami ti licenzierà in tronco.
“Voglio vederla” digito velocemente sulla tastiera “anche solo per un minuto. L’aspetto all’indirizzo in calce questa sera, dopo l’ufficio. E’ quello di casa mia, dove saremo al sicuro da occhi indiscreti”
Giungo le mani come fossi in preghiera e, nel mentre, Karato Hijiri esce dall’ufficio del Presidente. Quando si chiude la porta alle spalle, ha in mano il palmare.
Lo vedo farsi pallido, ma è solo un istante, ché, incrociando il mio sguardo, sorride teneramente.
Chissà perché quella faccia da ebete, adesso.
Mi infastidisce come non mai.
Dopo qualche minuto, arriva la risposta di Kappa sulla mia casella di posta e, per la prima volta, mi da del tu:

“Dolcissima Mitzuki,
sono lieto del fatto che, con sollecitudine, ti preoccupi di me. Prontamente, mi è stato riferito del tuo intervento di oggi in mio favore.
Te ne ringrazio, ma il signor Hayami non ha commesso alcun torto nei miei riguardi ed io continuo ad occuparmi della giovane attrice come mi è stato domandato. Quanto al nostro incontro, visto che ci siamo chiariti, ritengo sia prematuro, per non dire inutile e, addirittura, doloroso. Per ora, forse per sempre, mi tengo stretti quegli abbracci e quei baci che non avrò mai. Perché, se dopo un eventuale incontro, dovessi perderli, penso ne soffrirei enormemente. E il tuo pensiero, l’immaginarti in qualche modo legata a me è una delle poche cose che, negli ultimi tempi, stanno vivificando la mia esistenza. K.”


Shadow-man.
Mi sento come una adolescente alla prima cotta.
E un po’ me ne vergogno.
Stare ad aspettare un messaggio da parte di un uomo che non vive una vita normale, col quale non potrò mai intessere una vera relazione non è da me.
Io non conosco il significato della parola “sognare”. Dal mio punto di vista, farlo equivarrebbe ad abbandonarsi ad una vita di amarezza: il protendersi costante verso l’irrealizzabile non va bene per chi viene al mondo senza la possibilità di scegliere e con un cammino già scritto.
Io porto lo stesso nome e cognome di colei che mi ha messo al mondo.
Ho un barlume di rispettabilità, duramente acquisito grazie al sacrificio costante.
Se mi fossi abbandonata ai sogni per vivere meglio la mia vita, a quest’ora, sarei già sistemata in una casa di tolleranza o, magari, sfruttando la mia bellezza, sarei finita a casa di un politico o di un imprenditore di successo.
No.
La mia intelligenza e il mio senso della realtà hanno sempre allontanato la dimensione fantastica. Per questo, quando ho conosciuto Maya, l’ho presa a cuore.
Mi inteneriva quel suo essere del tutto al mio opposto: pur avendo una situazione familiare infelice, la piccola attrice riusciva ad usare egregiamente la capacità di sognare senza per questo esserne ferita.
E così ho preso ad invidiarla un po’.
Specie dopo la partenza di Coichiro, complice la vicinanza virtuale di Kappa, ho lasciato che l’immaginazione mi colorasse l’esistenza.
In effetti, finché si è protratto il “gioco” con l’uomo ombra, sono stata felice.
Ma adesso che gli ho chiesto di fare un passo in avanti, di uscire dal mondo del web per diventare “più vero”, mi accorgo di aver forzato la mano, iniziando a desiderare una vita concreta che egli non potrà, temo, darmi mai.
E’ più facile di quanto non si pensi costruire fantasie su fantasie quando sei solo e insoddisfatto. Basta lasciar un minimo di spazio al sogno che esso ti prende tutto.
Non credo che ciò sia corretto, ma ho finito per farlo anche io.
Faccio tardi anche oggi.
Anche più tardi del signor Hayami.
Chiudendomi la porta di casa alle spalle, sento nostalgia di Maya, dei tempi in cui occupava il bilocale vicino al mio.
Era piacevole sentirla recitare in cucina o in bagno: la sua voce sottile riempiva queste serate che, da quando Coichiro se ne è andato, risultano lunghe e noiose.
Quando vado a sedermi davanti al computer, con una tazza di tea in mano, constato che il bouquet di Kappa si è completamente essiccato. Scrivo un promemoria inutile – anche perché me ne ricorderò comunque: comprare fioriere, terriccio e fertilizzanti; tagliare i fiori secchi e ricavarne i semi.
Siamo in febbraio, ci vuole ancora molto per mettere i tagete sotterra, ma non importa: mi porto sempre avanti, col mio lavoro.
Lo schermo del PC visualizza la casella di posta col messaggio che Kappa mi ha inviato nel pomeriggio.
“…quegli abbracci e quei baci che non avrò mai” leggo piano.

“Caro Kappa” scrivo di getto “mi manchi. E, dal momento che non sono mai stata capace di fantasticare, vorrei chiederti di dividere i tuoi sogni con me”

La risposta arriva dopo pochi minuti:
“Non va bene, Mitzuki, ci siamo lasciati andare un po’ troppo. Tu sei una donna forte e lo sproloquio di oggi, nell’ufficio di Hayami, mi ha sorpreso non poco. Anche se mi ha fatto piacere, beninteso…”

“Che cosa ti ha raccontato esattamente?”

Risposta:
“Semplicemente che stavi per uccidere lui e saltare alla gola del superdipendente”

“Non mi parlare di quel fantoccio. Ma, dimmi, perché te lo ha messo alle costole?”

Risposta:
“Forse perché un’ombra, talvolta, deve uscire allo scoperto e, non potendo farlo personalmente, necessita di un alter ego…”

“Ma essendo un’ombra, non dovrebbe risultarti difficile lavorare in incognito, in mezzo alla gente, senza preoccuparti che qualcuno ti riconosca”

Risposta:
“Acuta osservazione, vai avanti…”

“Insomma, lavori per Hayami, non per un semplice capufficio”

Risposta:
“In effetti, vado tranquillamente a far la spesa…”

“Dove?”

Risposta:
“Al Centro Commerciale Sapporo”

“Anche io vado laggiù. E’ un po’ fuorimano, ma è accogliente e c’è una libreria deliziosa dove mi fermo a leggere, quando ho del tempo a disposizione”

Risposta:
“Lo so”

“Come?”

Risposta:
“Ho iniziato ad andare in quel posto dopo averti seguita…”

“Sei impossibile!”

Risposta:
“Sono un’ombra. Anche la tua, se vuoi…”

“Smetti di scherzare. So che, tra due minuti, arriverà una doccia fredda…”

Risposta:
“Dovrei farne una anche io, in effetti. Mi basta solo scriverti per andare completamente in subbuglio”

“Parlami di te. Ti sei mai innamorato?”

Risposta:
“Sì, da qualche mese, più o meno”

“Parlo seriamente!”

Risposta:
“Non ho un amore da ricordare in modo particolare. Vivo nel presente e al passato mi capita di pensare di rado e senza alcuna nostalgia…a differenza di te”

“Il mio unico amore si chiama Coichiro Gin ed è anche lui un supercollaboratore del signor Masumi”

Risposta:
“Lo so. Un uomo intelligente e dotato. Oltre che una brava persona”

“Sì, era perfetto”

Risposta:
“Non sono Coichiro, Mitzuki…”

“Non l’ho mai pensato”

Risposta:
“Bene. Anche perché io sono decisamente più bello di lui”

“Tu conosci me, ma io non so nulla di te. Non puoi aiutarmi a fantasticare sulla tua magnificenza?”

Risposta:
“Come vorresti che fossi?”

“Beh, mi piacciono gli incarnati chiari e i capelli scuri. Anche gli occhi mi piacciono scuri…”

Risposta:
“Allora, sarà meglio che accantoni anche solo l’idea di una relazione platonica…”

“Per quale motivo?”

Risposta:
“A meno che tu non voglia immaginarmi come non sono, sono tenuto a dirti che i miei tratti giapponesi non sono per nulla marcati. Mia madre era americana ed io sono castano chiaro ed ho gli occhi verdi”

“Interessante…non mi era mai piaciuto un occidentale”

Risposta:
“Gin, in effetti, non ha nulla di occidentale…e, comunque, non è detto che io ti piaccia”

“L’importante è che tu non abbia la faccia alla Brad Pitt”

Risposta:
“Ancora con questa storia? Cosa ti ha fatto quel poveretto?”

“E’ talmente bello da sembrare di plastica. E poi è ossequioso, incravattato, compassato e, forse, complessato…”

Risposta:
“Bel gioco di parole. Certo che le donne sono ben strane: dicono di volere un uomo educato a fianco, ma, se ne trovano uno, lo sbeffeggiano, preferendogli il classico bifolco…”

“Io non sono così! E’ che quel tizio mi ha davvero infastidito. Pensavo che il signor Masumi ti avesse fatto fuori per favorire lui…”

Risposta:
“Devo andare, ora. E’ molto tardi e domani devo alzarmi presto. Anche se sarà dura addormentarsi…”

“Perché?”

Risposta:
“Fammi spazio, nella tua doccia. Buona notte, Mitzuki”

Chiudo la chat senza fiato.
“Sì!!!” urlo euforica.
Sono una deficiente, lo so, ma non riesco a non gioire di una giornata come questa.
Domani è giorno di riposo, mi alzerò tardi e andrò al Centro Commerciale a fare compere.
La fortuna inizia a girare anche per te, Mitzuki!

Decido di tirar fuori dall’armadio i jeans a vita bassa e un semplice maglioncino a collo alto.
Mentre mi spazzolo i capelli, decido di tirarli su per darmi quel tocco di gioventù che, a dispetto dei miei ventisei anni, mi manca.
Indosso il loden che slancia ancora di più la mia figura e chiamo un taxi. E’ una giornata cupa, minaccia di nevicare, ma a me sembra che il sole splenda luminoso come non mai.
Arrivo al Centro intorno alle undici. Decido di passare in libreria a leggere le ultime recensioni e poi di andare a mangiare qualcosa al fast-food.
Sarebbe bello se, con me, ci fosse anche Kappa.
Ma va bene così: io me la spasserò, mentre egli lavora, e questa sera avrò una montagna di cose da raccontargli.
Mentre siedo nella sala di lettura della libreria, con la lista dei best seller in uscita davanti, mi guardo allo specchio dietro il bancone e, soddisfatta di me stessa, mi accendo una sigaretta.
E’ in quell’istante che li vedo.
Masumi Hayami e il suo supercollaboratore, il fidanzato di Barbie, camminano lungo il corridoio centrale chiacchierando amabilmente. Certo, vedendoli, c’è da restare senza fiato.
Sono eleganti, nei loro vestiti spezzati: le ragazzine si fermano a commentare con la bava alla bocca.
“Signorina Mitzuki” dice il signor Masumi accostandosi al mio tavolino “è un vero piacere vederla in giro”
“Una maledizione, piuttosto” commento sarcastica “non ci vediamo abbastanza nel corso della settimana?”
L’uomo sorride.
“Sono venuto qui con Hijiri perché aveva qualcosa da consegnarmi da parte di Kappa” mi comunica con tono professionale.
Osservo la sua mano: regge una busta cartonata e, al suo interno, scorgo un tubo di plastica, qualcosa che, di solito, si usa per conservare dei disegni o dei progetti.
“E’ un piacere rivederla” mormora Hijiri reclinando un po’ il capo.
“Grazie” affermo piano “volete farmi compagnia?”
Masumi guarda l’orologio.
“Resta pure, se vuoi” dice al suo collaboratore “mancano due ore abbondanti all’inizio della seconda prova per Le Due Regine. Io devo tornare in ufficio per prendere dei documenti in cassaforte”
Guardo il signor Hayami come fosse un alieno.
Nulla lo ferma, quando c’è Maya nel mezzo. E il lavoro di domenica lo dimostra.
Dopo lo spettacolo Sogno di Una Notte di Mezza Estate, in occasione del quale si mobilitò per richiamare pezzi grossi della critica e del mondo del teatro, continua a prodigarsi per la ragazzina con assoluta abnegazione.
“Sono sicuro” dice Masumi congedandosi “che troverà la compagnia del signor Hijiri molto gradevole. E’ una persona colta e sensibile”
Ci lascia soli.
Percepisco un grande imbarazzo in quest’uomo così bello da sembrare finto e cerco di rompere il ghiaccio:
“Ha mai letto Irvin Yalom?”
“Le lacrime di Nietzsche?” domanda “ovviamente. Anche se mi ha deluso un poco”
Incasso il colpo.
“Dunque mi consiglia di non acquistarlo” mormoro guardando il catalogo.
“L’idea di partenza è accattivante” prosegue “ma ha delle cadute di tono evidenti, che rendono la narrazione banale, a tratti”
Sospiro:
“E’ un esperto di teatro e anche un critico letterario?” domando con una punta di ironia nella voce.
“Chi si occupa di arte non può esimersi dall’avere una discreta cultura” risponde compunto.
Ci penso su e decido di cambiare discorso:
“Posso chiederle, se non sono indiscreta, che cosa le ha consegnato Kappa?”
Abbozza un sorriso quasi divertito:
“Temo sia indiscreta”
“Avanti” lo esorto “può fidarsi di me. Non sono curiosa delle faccende del signor Hayami, che pur conosco a fondo, ma di quel che fa Kappa per lui”
Karato Hijiri sorride serenamente e, per la prima volta da quando l’ho visto, mi dimentico della sua faccia di plastica.
Ha una risata incantevole, per niente forzata. Non ha nulla dell’uomo di ieri.
“Kappa” risponde “mi ha consegnato un certificato di diploma. Un regalo della signorina Maya per l’ammiratore delle rose scarlatte”
“Incredibile” commento “il signor Masumi non starà più nella pelle…non le chiedo come ha fatto Maya a darlo a Kappa, anche se non mi spiacerebbe saperlo. Sono un po’ invidiosa della piccola attrice…”
Hijiri mi guarda sorpreso.
“Sì” chiarisco “lei ha potuto incontrarlo, almeno”
Scuoto la testa come se volessi allontanare da me pensieri nefasti.
Mi ricordo d’un tratto che l’uomo che mi sta davanti è uno sconosciuto e non mi è lecito lasciarmi andare a confidenze.
Però è anche una succulenta occasione per avere notizie dell’unica persona che, dopo Coichiro, ha avuto la capacità di farmi battere il cuore.
“Può dirmi che tipo è?” domando guardandolo non senza imbarazzo nelle iridi verdi.
Hijiri fa una piccola smorfia:
“Gradevole, credo, ma come uomo non potrei esprimere un commento obiettivo. A me piacciono le belle donne”
Non so perché ma il suo parere mi infastidisce leggermente.
E mi torna in mente Ken, il fidanzato di plastica di Barbie.
“Certo” affermo acida “immaginavo”
Hijiri mette le mani sul tavolino.
“Ho l’impressione” dice picchiettando con le dita “di non esserle molto simpatico”
Faccio un gesto vago con la mano, mentre tiro indietro la lunga coda di cavallo.
“Non mi interessa parlare di lei” dichiaro senza peli sulla lingua.
L’uomo ride fragorosamente:
“Non è il modo giusto per carpire informazioni, lo sa? Provi ad essere più gentile con me!”
“Perché” replico “se fossi amabile, mi direbbe qualcosa di più su Kappa?”
Hijiri mi guarda con decisione:
“Può darsi”
Abbasso la testa:
“Non so neppure perché sto perdendo tempo con lei” sospiro.
Mi alzo dal tavolo con l’intento di andarmene.
“Pensavo mangiassimo insieme” dice l’uomo alzandosi anch’egli.
“E’ un ordine del Presidente, per caso?” chiedo sarcastica.
Il superdipendente mi risponde in un modo che mi spiazza non poco.
“No, è un mio desiderio”
Guarda l’orologio e, constatando di avere ancora un’ora, mi prende sottobraccio.
Sono scioccata non poco dalla confidenza che, pian piano sta prendendosi senza il mio consenso.
La mente corre a Kappa.
Come reagirebbe se, venendo al Centro Commerciale, mi vedesse a braccetto con un uomo che sembra un attore hollywoodiano?
Forse, penserebbe che sono una donna di facili costumi, proprio come mia madre.
Faccio per divincolarmi, ma la presa di Hijiri è stretta.
“La prego” dico “non siamo abbastanza amici per camminare allacciati in questo modo”
L’uomo mi osserva divertito:
“Non può essere gentile con l’uomo di plastica anche solo per un minuto? Sono certo che Kappa non ne sarebbe geloso”
Presa come sono dal pensiero dell’uomo ombra del Presidente e dall’imbarazzo, non mi soffermo sulla sua espressione.
Entriamo in un ristorante sofisticato, con una bella vista sul parco giochi del Monte Fuji.
Con galanteria, Karato Hijiri scosta la sedia per farmi accomodare.
Ma cosa sto facendo?
Ci mancava soltanto un pranzo “romantico” con un uomo dalla bellezza urlante. E’ davvero appariscente e, mentre consulta il menù, mi accorgo che le sue mani sono notevoli, con dita lunghe ed affusolate.
E porta un anello.
“E’ sposato?” domando come rasserenata.
“No” risponde vago “ma il mio cuore è occupato da un sentimento ingombrante quanto il soggetto che me lo ispira”
Stringo gli occhi cercando di capire se nelle sue parole c’è ironia:
“Non potrò mai credere che uno come lei si sia innamorato di una donna obesa” affermo scioccamente.
“Ingombrante” mi corregge l’uomo con pedanteria “è un aggettivo dai molteplici significati”
Mi lascio andare ad un sospiro.
“Allora si sposerà?” chiedo senza alcun interesse.
“Potrei” ribatte “lei è il genere di donna per cui ogni uomo farebbe follie. E’ bellissima, di intelligenza sopraffina, è colta e sensibile ed occupa anche un posto importante. Un vero miracolo…”
Sorrido spiazzata.
Perbacco, Ken non può che trovarsi una fidanzata di plastica, perfetta quanto lui.
Cerco di provocarlo:
“Il condizionale che lei usa non si confà alla assoluta perfezione che celebra con tanto ardore davanti a me”
Stavolta è lui a sospirare:
“Ottima osservazione, ma non si vive di perfezione, temo”
“Lei è innamorata di Kappa?” mi domanda a bruciapelo.
Non replico.
“Andiamo” mi incita Hijiri “mi ha fatto delle domande personali. E il gioco prevede che adesso tocchi a lei sbottonarsi un poco”
“Non lo so” mormoro imbarazzata “forse. Mi piace…”
“Fa bene a non lasciarsi andare. Non c’è futuro con un uomo nella sua posizione”
Mi versa del vino rosso nel calice, mentre la cameriera ci serve una portata di pesce.
“Quanto dice non è bello” mastico amara, sistemando il tovagliolo sui jeans.
Hijiri annuisce:
“Non è bello, ma è vero. Non bisogna mai prescindere dalla realtà, signorina Mitzuki. I sogni, se non aiutano, uccidono”
“Ma che cosa ne sa lei?” domando con fastidio “Kappa mi ha riempito la vita…”
“Si accontenta di poco” obietta lui “potrebbe aspirare ad una esistenza più completa, con un uomo vero che le garantisca benessere”
Scuoto il capo:
“Lei non capirà mai. E’ troppo bello e perfetto ed ha una donna al suo fianco. Non può entrare nella logica di un comune mortale ufficialmente morto o, peggio ancora, in quella della figlia di una sgualdrina”
“Quanto dice è molto triste” ribatte “ma non mi pare di averle detto di avere qualcuno al mio fianco. Non realmente, almeno”
Sbatto la forchetta sul piatto. Lo vedo trasalire.
“Ma a che gioco stiamo giocando?” sibilo “come siamo arrivati ad un livello di confidenza tale?”
Hijiri si alza dal tavolo con volto cupo:
“Devo tornare al lavoro” dice “offro io naturalmente”
Nel mentre, suona il mio telefonino.
Hijiri si allontana con andatura dimessa.
“Se ha smesso di torturare il mio uomo, avrei bisogno di lei” esordisce Masumi con tono quasi isterico.
Di domenica.
Andare in ufficio anche di domenica.
“Sono all’Hotel Cristal, non al lavoro” mi informa l’uomo “alle tre c’è il party di presentazione del nuovo film della Daito. Dovrebbe portarmi le carte relative a quell’affare di cui sta occupandosi personalmente?”
Mi metto una mano sulla fronte, mentre, col tono stanco, dico al Presidente che lo raggiungerò al più presto.
Arrivo trafelata, quando il party pomeridiano è al culmine e dopo aver passato un paio d’ore buone a stampare i file che egli ha richiesto.
Mentre varco la soglia del salone, la mia attenzione è attirata da due figure ben note.
Hayami, con una mano poggiata sul muro, “imprigiona” Maya e sta dicendole qualcosa.
Non ha più freni. Forse sarà l’alcool a dargli alla testa, non si rende conto che gli occhi della società intera sono puntati su di lui.
Mi accosto a una colonna in marmo, certa di non essere vista, per ascoltare.
“Le manderò il biglietto” sta dicendo Maya.
“E” le fa eco lui “se la sua interpretazione mi emozionerà, le manderò un numero spropositato di rose…magari scarlatte, che ne dice?”
Signor Masumi…signor Masumi.
Siamo alle solite.
Fa tutto per lei.
Tutto.
Per una ragazzina all’apparenza insignificante che le ispira pensieri tutt’altro che casti!
Sta crescendo.
Maya diventa adulta sotto i suoi occhi e lei, appostato come un falco, sta aspettando il momento propizio per avventarsi sulla preda.
Spero proprio sappia quel che sta facendo.
Si fa un sacco di nemici, acquisisce sempre più potere.
Una volta - ne ho avuto la prova di persona - andava a donne molto spesso, forse per scaricare la tensione accumulata sul lavoro.
Adesso non c’è l’ombra di nulla, a parte Maya.
Forse non dovrei giudicarla.
Sono talmente presa dalla mia inesistente storia con Kappa che, quando, qualche giorno dopo, arriva la chiamata di Coichiro dall’Inghilterra, la passo al suo ufficio fingendo di non conoscerlo.
E la cosa non mi duole per nulla.
Anche con le segretarie, non mi riesce difficile far la gnorri.
Le giornate iniziano e finiscono allo stesso modo e Kappa sembra di nuovo scomparso.
Dalla domenica in cui ho pranzato con Hijiri non si fa più sentire.
Sebbene abbia il timore che egli possa avermi vista con il supercollaboratore, non ho cuore di contattarlo.
Preferisco starmene da sola, tornare a convivere con la mia solitudine in modo sano.
Ma l’imprevisto è dietro l’angolo e, come una sorta di deus ex machina, mentre apro il portone di casa mia, trovo lui, seduto sulle scale, che, con sguardo inequivocabile, mi comunica una verità forse intuita, ma scioccamente respinta.
Era così semplice arrivarci.
“Mitzuki” mormora alzandosi “non posso più tacere. Ho trascorso questa settimana come se fossi incappato in un incubo senza uscita, nella vana speranza che ti facessi risentire, e, quando non l’hai fatto, ho perso la testa. So che non dovrei essere qui, che non ho il diritto di chiederti alcunché, ma non ho fatto i conti col mio cuore e ora non posso più farlo tacere!”


A Story of Love.
Mi piego sulle ginocchia per guardarlo negli occhi.
Ha parlato tutto d’un fiato e, per la prima volta da quando lo conosco di persona, non si è alzato in segno di rispetto.
Continua a star seduto sul gradino alto, con le guance diafane in fiamme e le mani strette a pugno l’una dentro l’altra. Dall’impermeabile chiaro fuoriescono i lembi della giacca e della camicia perfettamente stirata: porta anche un bell’orologio di valore. Mi soffermo sul nodo della cravatta, sui Ray-ban che, stavolta, non tiene sul naso ma dentro il taschino esterno; lo sguardo finisce inevitabilmente su quegli occhi verdi come il mare in tempesta e sul ciuffo castano chiaro spettinato ad arte.
“Sì, sei semplicemente perfetto” affermo mentre a malapena nascondo il mio rapimento.
Egli non sembra aver voglia di scherzare.
“Allora” continuo “come preferisci che io ti chiami?”
Sospira:
“Se sei delusa, gradirei saperlo subito”
Mi scappa una risata.
“Delusa non è la parola giusta” lo correggo ricordandomi della sua pedanteria linguistica “Direi…stupefatta”
“Non è una risposta” si lamenta spiazzato.
“Kappa o Karato che sia, vai al di là di ogni più rosea aspettativa” confesso rossa in volto “sei capace di far sospirare una donna solo scrivendole e sei bello da far paura. Le tue pretendenti si picchieranno a sangue pur di averti!”
Prende la mia mano per un pollice e comincia ad accarezzarla in modo quasi rude.
Si capisce che non è il tocco che vorrebbe regalarmi, ma un gesto di confidenza grezzo dettato dall’enorme imbarazzo.
E, ciò nonostante, è già un passo in avanti.
“Mitzuki” dice “so di non esserti piaciuto a pelle, ma, come uomo e nel rispetto della tua persona e di quanto stava accadendo fra noi, ho sentito il bisogno di essere completamente sincero con te”
Gli stringo forte la mano, invitandolo ad entrare.
La mia casa è in disordine, ma egli non pare farvi caso.
Il suo sguardo è attirato dal bouquet di fiori che mi ha regalato, ormai completamente secco, ma ancora avvolto nella carta speciale.
Si rabbuia.
“Ho intenzione di ricavarne delle fioriere per il terrazzo” dico mentre egli sfiora le foglie seghettate della composizione.
“Non dovrei essere qui” mormora.
Osservo le spalle diritte e possenti e sento il bisogno “fisico” di abbracciarlo.
Decido di seguire l’istinto, ma egli è teso come una corda di violino.
“Non si torna indietro” dico poggiando la testa sulla sua schiena.
Avverto un profumo delicato ed inebriante.
Ho dimenticato in un lampo che, fino a quella mattina, solevo chiamare quest’uomo “Ken”, “uomo di plastica” e “Brad Pitt”.
Mi sembra estremamente bello e sensuale.
I suoi modi gentili, adesso che conosco la verità, mi appaiono meravigliosi. Persino la sua voce, che ritenevo irritante e distaccata, ha un che di malinconico che mi procura nostalgia.
Si gira verso di me e mi sfila gli occhiali.
Reclino un po’ il capo, sentendomi bruciare.
“Mi sento perso” confessa “Il punto è che sono davvero innamorato di te, non solo virtualmente”
Mi vien da sorridere, ma torno seria subito, quando egli mi imprigiona il mento con due dita.
“Non sono una donna romantica…e non credo di essere alla tua altezza…” provo a dire prima di sprofondare in un languore senza precedenti.
Le sue labbra indugiano morbide sulle mie: sono dolci e sensuali, sebbene timorose.
Si stacca un poco, guardandomi negli occhi.
“Non posso credere” dice “che tu abbia così tanti complessi. Sei bellissima, sei seducente…”
Stavolta sono io a baciarlo e a stupirlo: schiudo la bocca, desiderando un contatto più intimo ed egli mi asseconda con passione crescente.
Gli sfilo piano l’impermeabile e la giacca, mentre egli armeggia col golf a collo alto.
Le sue mani grandi sono talmente calde da procurarmi già i brividi.
Sì, da adesso in poi non si torna più indietro.
Ci sdraiamo sul divano.
Gli prendo il viso, quasi vergognandomi della passione che provo.
Lo guardo dritto negli occhi, constatando, con inaspettato piacere, che i suoi sentimenti sono identici ai miei, che egli è certo di stare nell’unico posto in cui vorrebbe essere.
“Sei sicuro di avere gli occhi verdi?” dico tra un bacio e l’altro.
Le sue dita, che stavano sfiorandomi sensualmente, si fermano di colpo.
“Ma che domande fai?” chiede cercando di riprendere con fatica il controllo “tu mi farai impazzire”
Sorrido sorniona ed egli mi ricattura subito le labbra, tornando a toccarmi con delicatezza.
Sono ebbra del piacere che provo.
Inevitabilmente, il pensiero corre a Coichiro, ai nostri amplessi spesso consumati in fretta. Negli ultimi tempi era diventata più una routine che un’esigenza.
“E’ questa la vera natura di un’ombra?” domando sentendolo sempre più ardente e appassionato.

E’ dolce.
E’ forte.
E’ delicato.
E’ perfetto.
E’ il mio amore.

Quanto tempo è passato?
Sicuramente siamo andati oltre la mezzanotte.
Da quanto tempo non passavo una domenica sera come questa?
Ho mai passato una domenica sera come questa?
Mentre cerco di ritornare nel mondo reale, mi soffermo con lo sguardo sull’uomo che riposa sopra di me.
E, ridicolmente, penso che non so come chiamarlo e che, durante il nostro incontro, non ho fatto altro che gemere e sospirare. Egli, invece, ha sussurrato il mio nome più volte, rendendomelo caro per la prima volta.
Gli accarezzo la fronte sudata: una piccola vena sembra involontariamente pulsare sulla sua tempia sinistra.
Apre gli occhi.
Si solleva piano sui gomiti senza spostarsi di un pollice, ma evitando con cura di farmi male.
E’ davvero bellissimo, in questo momento.
Ed è mio.
Torna ad adagiarsi sul mio seno.
“Ora” dice “come tradizione vuole, è il momento delle confessioni degli amanti”
Sorrido schiudendo le labbra.
“Comincia tu” propongo accarezzandogli i capelli bagnati.
Sospira profondamente:
“Dunque…ho trentasei anni, anche se ne dimostro meno e, come sai, sono un’ombra”
Si ferma incerto per qualche istante.
“Penso che nessuno, meglio di te, sappia cosa significhi subire le scelte di un genitore” continua “I miei erano architetti. La mamma si è trasferita da Los Angeles a Hokkaido per uno stage. Si occupava di interni, mentre mio padre, quando la conobbe, era assistente del professore di analisi della Facoltà di Architettura. Si innamorarono e decisero di metter su famiglia. Papà era molto amico di Eysuke Hayami, che gli affidò la progettazione di parecchi edifici della Daito. Il primo Plaza di proprietà del signor Hayami nacque da una idea di mio padre. Era un uomo di grande talento e sensibile, anche. Lui e mamma si adoravano”
“Che cosa è accaduto?” domando.
Karato deglutisce:
“Durante la costruzione di un condominio, si verificò un grave incidente, che causò la morte di quindici operai. Mio padre fu accusato di incuria e, in effetti, i periti riscontrarono parecchie irregolarità nella gestione del cantiere. Eysuke diede a mio padre tutto l’appoggio legale possibile, ma i sensi di colpa minarono quell’uomo nel profondo. Ricordo come ieri il giorno in cui il vecchio Presidente venne a casa nostra per confortarlo. Ne uscirai pulito, gli diceva. Ma papà era ormai depresso ad oltranza, soprattutto temeva di aver compromesso per sempre la mia vita e quella di mia sorella Kate, una bambina di quattro anni appena. Di comune accordo con la mamma, decise di farla finita e, una notte, mentre eravamo tutti addormentati, aprì il rubinetto del gas”
“E’ terribile” mormoro.
Sento l’addome bagnarsi: capisco che il ricordo lo ha commosso e lo stringo a me ancora più forte.
“Non ricordo nulla di quella orribile notte” riprende “la mia vita è ricominciata un pomeriggio d’agosto a casa Hayami. Eysuke offrì a mio padre la sua protezione. Fu papà il primo dipendente ombra della Daito; a me, che avevo solo undici anni, fu offerto di studiare e, quando fosse giunto il momento, di subentrare a mio padre”
“Egli è sopravvissuto, dunque…” mormoro scossa.
“Sì. Solo la mamma e mia sorella morirono in quell’inferno indolore. Papà si è spento due anni fa, ma naturalmente…”
Karato si alza dal divano.
Raccoglie da terra i pantaloni e ne estrae il portafogli. Poi mi mostra una foto un po’ sgualcita:
“Questa è Kate, il giorno del suo quarto compleanno. Tutto ciò che ho portato via dalla mia casa”
Sorrido a labbra strette, ancora impressionata dal drammatico racconto.
Guardo il profilo dell’uomo che amo: si è piegato in avanti, poggiando i gomiti alle ginocchia, mentre il suo sguardo meraviglioso vaga in un'altra stanza, in un altro tempo.
“Che ne è stato della tua casa?” chiedo prendendolo per mano.
“Da qual che so” risponde “non fu mai venduta. I giapponesi sono tendenzialmente superstiziosi e in molti si rifiutarono di rilevare una dimora che è stata teatro di eventi raccapriccianti, per quanto fosse una abitazione avveniristica”
“Mi piacerebbe vederla…” mormoro mentre poggio il capo alla sua spalla.
Karato sorride piano:
“Non so neppure se è ancora in piedi e, poi, non mi sembra il caso”
Si alza.
“E’ inutile sottolineare” sussurra con gratitudine “che il sogno meraviglioso che mi hai regalato questa sera è finito”
So come si sente.
E’ come se tutti i sensi di colpa si assiepassero nella sua testa fino a farlo impazzire.
Non voleva che la situazione precipitasse, non ha saputo frenarsi ed ora non sa più cosa fare.
“Stai scherzando?” dico abbracciandolo.
“Sono diventato egoista” afferma “non riesco a rinunciare a te. Non posso più lasciarti andare ed è questo che mi tormenta!”
“Grazie” mormoro “temevo volessi abbandonarmi subito”
“E non sarebbe la cosa giusta?” mi rimbrotta stringendomi con forza maggiore “Mitzuki, io non esisto, lo capisci?”
Il tono di voce si incrina nuovamente:
“Noi non potremo mai avere una famiglia”
“Non mi importa” ribatto con decisione “non mi importa un fico secco di come gestiremo praticamente la nostra vita. Ciò che conta è condividerla”
Scuote il capo perplesso:
“Non posso chiederti questo sacrificio”
“Infatti” lo correggo “sono io a domandartelo”
Mi inginocchio platealmente davanti a lui come fossi un cavaliere appena investito dal suo sovrano:
“Principe dei miei sogni, che tu sia il benvenuto” dichiaro “prometti solennemente, questa notte, dopo aver suggellato il patto d’amore, di prender parte per sempre al mio inferno esistenziale, popolato di scheletri nell’armadio e inconfessate paure?”
“Alzati in piedi” sussurra con tenerezza “sono io quello che dovrebbe inginocchiarsi”
Finalmente un sorriso torna a brillare su quel volto bellissimo che io adoro.
“Allora, Ken, inginocchiati e giura solennemente” gli ordino facendo pressione sulla sua spalla.
Obbedisce:
“Prometto di amarti per sempre. Te lo giuro. E ti lascerò andare, in qualunque momento tu me lo chieda” risponde sussiegoso.
“Mi spiace” fingo di dolermene “ma questo contratto non prevede diritto di recesso”
Poi ci penso su:
“A proposito…come devo chiamarti?”
Mi lancia addosso un cuscino prima di riabbracciarmi nuovamente.

Coichiro comes back.
“Mitzuki” chiama la mia assistente “il signor Hayami ti cerca da stamattina…”
“Mi spiace del ritardo!” dico irrompendo nell’ufficio del Presidente con dei documenti e il bricco del caffè “ho avuto un grave contrattempo”
Masumi si passa una mano dietro il collo:
“Si chiama così, adesso?” domanda sarcastico.
Arrossisco violentemente.
“Stia tranquilla” mi dice “ho capito subito, quando si è rifiutato di venire a bere, che sarebbe venuto da lei”
Lo guardo stupita: Karato non può aver raccontato tutto al signor Hayami. Non è da lui, per quanto siano in confidenza.
“Sei sempre il solito, Masumi” mastica una voce a me nota “ma stavolta il tuo intuito ha fatto cilecca”
Mi giro verso il salottino privato e scorgo Coichiro Gin.
Saluto freddamente con un cenno del capo.
“Ciao, Mitzuki, ti trovo bene” dice lui guardandomi con intensità.
Ringrazio, mentre, nel vano tentativo di sfuggire all’imbarazzo, verso del caffè nelle tazze.
“Il signor Gin è in vacanza” dice il Presidente sorseggiando la bevanda speciale.
“Sì” mormora il collaboratore “tornerò in Inghilterra fra qualche settimana per seguire il figlio talentuoso di Paul Foster”
“A proposito, complimenti per l’esclusiva dei Black Prince” dico io con tono formale.
“Coichiro” soggiunge Masumi “si è rivelato un ottimo investimento per la Daito Art Production”
Il mio ex si trincera dietro la proverbiale timidezza. Sa di essere un ottimo elemento, ma non gradisce che lo si elogi. Nonostante il successo nel lavoro non è mai cambiato.
“Devo andare” annuncia il Presidente guardando l’orologio “sono a pranzo con mio padre e poi vado a dare una occhiata al Nittei”
“Si riguardi” dico “e mi saluti Maya”
Mi guarda con finto rimprovero:
“Dovrebbe ringraziarmi per averle appena concesso il pomeriggio libero e mi insulta?”
Non aspetta risposta e varca la porta dell’ufficio, lasciando Coichiro e me in grande imbarazzo.
“Mi sei mancata” confessa egli fissando un punto indefinito della stanza “e sono tornato per vedere se, per caso, ti era venuta voglia di ripensarci”
Ascolto le sue parole spiazzata, ma non ho la forza di replicare.
“Non credevo” continua “che ti piacessero gli uomini appariscenti”
“Tu sai?” chiedo debolmente.
“Come hai potuto” dice di rimando “impelagarti con un tizio che non ha storia né futuro?”
Mi siedo sul divano:
“Vivere nel mondo del teatro, in questi anni, mi ha insegnato molte cose” affermo sospirando “non dico di essere diventata una sognatrice, ma è come se avessi imparato a percepire realtà parallele a quella vissuta”
Coichiro si lascia andare ad una sonora risata:
“Hai visto troppi film alla Sliding Doors” mi sbeffeggia.
Sa di ferirmi e lo fa consapevolmente. E la cosa mi rattrista non poco:
“Hai ragione, quando dici che con Karato non c’è storia né futuro. Non in questa dimensione, per lo meno. Ma vivremo come fosse così finché avremo fiato in gola”
“Siamo stati insieme una vita” afferma Coichiro come se non si rassegnasse alla realtà “e mi hai rifiutato perché, a parer tuo, non sono stato onesto. Ho solo eseguito gli ordini del capo e l’hai presa come un fatto personale”
“Hijiri” lo interrompo “non si sarebbe mai comportato così. E’ devoto come pochi al signor Masumi, ma se egli commettesse una scorrettezza ai danni di Maya non abbasserebbe la testa”
Gin si alza spazientito.
“E sia” sibila “goditi la tua ombra, ma credo tu sappia che sarà solo una parvenza di vita”
Sorrido:
“Forse, ma non sarà meno vera di quella che ho vissuto con te”

Three Men in Love. And me also.
Sono infastidita dall’atteggiamento di Gin.
Non mi aspettavo certo che accettasse di buon grado che mi buttassi alle spalle una storia di anni, ma sapeva che, per il mio carattere, non sarei tornata indietro.
Ho voluto chiudere la nostra relazione e, nel momento in cui l’ho fatto, entrambi sapevamo che il ripensamento non avrebbe ribussato a questa porta.
La mente corre a Karato.
Quanto accaduto fra noi ha dell’incredibile ed è meraviglioso.
E, tuttavia, questo nostro sentimento ancora in boccio va coltivato con estrema cautela, anche perché sappiamo di essere coinvolti in una situazione di grave disagio, soprattutto in relazione al suo stato civile.
Immagino quanti dubbi e tormenti, uscendo dal mio appartamento, abbiano assalito quell’uomo meraviglioso che, neanche a pensarci!, agli occhi del mondo non esiste.
E’ morto.
Mi ha detto di essere diventato “egoista”, che non riesce a rinunciare a me.
Prego gli dèi che sia così perché, ne sono certa, non riuscirei ad avere un’altra relazione.
Ciò che provo per lui è entusiasmante, sensuale, sconvolgente e del tutto nuovo.
Penso al nostro prossimo incontro e già sento gli spiriti della natura agitarsi insieme a me.
Io amo quell’uomo.
I giorni passano ed io, a causa dei reciproci impegni, ho sentito Hijiri solo via e-mail.
E’ la prima de Le Due Regine e siamo tutti in fibrillazione all’idea che Maya Kitajima, per la prima volta in vita sua, indossi una maschera diametralmente opposta alla sua immagine ordinaria.
Sono un po’ scettica, in verità: forse questo è il suo ruolo più difficile, ma non so se il mio stato di assurda agitazione sia dovuto alla presenza del signor Masumi, che sembra un gatto che si morde la coda.
Il rilancio di Maya, finalmente.
Abbiamo preso posto nei posti S del Nittei con buon anticipo.
Mi sono guardata intorno sapendo che, da qualche parte, il mio uomo mi sta guardando, interessato quanto me a che questo spettacolo sia un successo.
Ha lavorato tanto, Hijiri.
Tutti i giorni, nella sala prove di questo teatro che diventerà un satellite della Daito, ha vegliato su Maya, raccolto le sue impressioni su un nastro, sottoponendole poi al Presidente.
Il signor Masumi è cambiato, di recente.
Sembra che si sia rasserenato.
E quando Maya, in vesti di Ardis, fa il suo ingresso in scena, mi è come sembrato che il rimbombo del suo cuore arrivasse fino a me.
Il tempo è arrivato, dunque.
Maya non è più la bambina di tanto tempo fa, ma un bocciolo grazioso capace di trascendere persino il suo aspetto per diventare una autentica bellezza.
Quella bellezza il signor Masumi credo la contempli da tempo immemore.
E qui i nodi vengono al pettine.
Sarà capace di tenere a bada le mani? Di non annientare come buona tradizione vuole, ogni suo concorrente?
Riuscirà ad imprigionarla contro un muro senza schiaffarle un bacio sonoro in bocca?
E’ incredibile come io riesca a leggergli dentro. Sono una psicologa fallita o egli è semplicemente incapace di trattenersi.
Del resto, penso anche io che Maya sia davvero incantevole, nelle vesti della principessa lettone.
Mi sporgo un po’ per vedere se, con la coda dell’occhio, riesco a incrociare gli occhi di Hijiri, ma mi accorgo che, a poca distanza dalla poltrona, vicino ad Ajime Onodera, siede Coichiro Gin.
Le sue pupille si muovono nella mia direzione con freddezza e dispregio, quasi che tutto ciò che ho rappresentato per lui non fosse mai esistito.
Ho saputo che domani farà ritorno in Inghilterra ed ho accolto la notizia con grande sollievo.
Durante l’intervallo dello spettacolo, il signor Masumi va a fumare ed io ne approfitto per guardarmi intorno.
Raggiungo il foyer ansiosamente, sperando di vedere Karato anche solo per un istante.
“Cerchi qualcuno, Mitzuki?” domanda Coichiro.
Non riesco ancora a dimenticare lo spiacevole colloquio dell’altro giorno.
“Sì” rispondo senza paura.
“Temo che tu stia guardando nella direzione sbagliata. Le ombre, di solito, strisciano lungo le pareti, si allungano sui pavimenti, dove finiscono per essere calpestate…”
“Un’ombra non potrà mai essere schiacciata, Coichiro” mormoro freddamente “anche nell’oscurità, essa vive e, talvolta, entra nell’animo più di una luce accecante”
Stringe le labbra, incassando il colpo, ma, dopo qualche istante, tenta un nuovo affondo:
“E dov’è, adesso, il tuo bell’uomo?”
“Prova a cercarlo sotto i miei vestiti, dentro il mio cuore, nella mia testa. Tutto è pieno di lui ed ora, se vuoi scusarmi, tornerei in sala”
Una voce mi blocca.
Una bella voce suadente e nostalgica:
“Mitzuki”
Sento il sangue gelare:
“Karato…” mormoro girandomi verso di lui.
Nasconde gli occhi dietro le lenti scure e stringe una sigaretta tra le dita.
Provo l’impulso di abbracciarlo, ma devo trattenermi.
“Avevi ragione” dice sarcastico Gin “la tua ombra è dovunque”
“Gradirei” afferma Hijiri “continuare questa conversazione in un luogo più consono”
“E perché?” chiede il mio ex fidanzato “temi che qualcuno possa riconoscerti?”
La sua fragorosa risata esplode nel foyer, destando l’attenzione di alcuni presenti.
Karato inarca le labbra:
“Io non ho paura di nulla, a differenza di te. Un uomo come me, che ha perduto persino la propria identità, non ha niente da perdere”
Lo prende a braccetto e lo conduce all’esterno del teatro.
“Che cosa avete intenzione di fare?!” domando allarmata seguendoli.
Hijiri mi rassicura con lo sguardo.
La neve scende placidamente, al di là del portico vittoriano del Teatro Nittei.
Raggiungono una stradina laterale, quella che di solito gli attori famosi usano per sfuggire ai flash dei giornalisti. I due uomini, finalmente soli, si fronteggiano con estrema decisione.
Se non fosse che di Gin non mi importa più nulla, mi sentirei il premio della situazione.
“Guardati” urla Coichiro sarcastico “mi hai portato in un vicolo, il posto che ti è più congeniale, il posto delle ombre!”
“No” lo corregge Karato “sei tu che sbagli. Questo è il posto in cui le stelle che compri per conto del signor Hayami nascondono la loro luce”
“Nell’olezzo che emana da un cassonetto, dici?” chiede il mio ex tappandosi il naso con due dita “è questo che vuoi darle?”
Hijiri abbassa il capo.
Il suo sguardo si fa sempre più cupo ed io non l’ho mai visto così addolorato.
“Sei un egoista” continua Coichiro “ma questo tu lo sai. Sei un sensibile e si vede…e allora perché non la lasci andare?”
“Mitzuki è una donna adulta e nessuno le ha imposto alcunché”
Tira indietro il ciuffo castano, libera gli occhi dalle lenti scure.
Temo il peggio.
“Karato, te ne prego, andiamo via” mormoro prendendolo sottobraccio.
“Tu ti arrampichi sugli specchi” urla Gin “e quando realizzerai di averla trascinata nel tuo inferno senza nome, finirai come tuo padre e quella deficiente ti seguirà!”
Stringe i pugni, l’uomo ombra della Daito, e, pur con tutta la classe innata che trasuda, non riesce a controllare la smorfia di rabbia e delusione che alberga sul suo volto.
“Hai ragione” sussurra “hai ragione su tutta la linea. Ma non rinuncerò a lei, a meno che non sia Mitzuki a dire basta”
Coichiro scuote la testa.
“Ti ha raccontato che sua madre è una puttana?” domanda inaspettatamente.
Karato stringe gli occhi indignato.
“Io lo so perché si è fatta trascinare in questa storia” riprende il mio ex “crede di non avere scelta! Crede che qualsiasi uomo onesto, con una famiglia sana alle spalle, finirà per disprezzare le sue origini. E allora ha scelto di sbattersi un uomo che non le complica la vita!”
Sigillo le palpebre terrorizzata: odo un rumore sordo e poi un tonfo metallico.
Quando riapro gli occhi, Karato ha ancora il pugno stretto sospeso a mezz’aria e Coichiro è riverso a terra, con la testa poggiata al cassonetto.
“Un vero uomo non offende una signora” sibila “se vuoi prendertela con qualcuno, fallo con me. Ne hai di materiale su cui far leva”
Coichiro si massaggia la mascella. Mi accorgo che perde sangue dal naso.
“Andiamocene” dico a Hijiri sistemandogli la falda un po’ sgualcita dell’impermeabile.
“Questo non piacerà ad Hayami” dice l’uomo rialzandosi.
Hijiri lo guarda con freddezza:
“Vogliamo scommettere?”
Ritorno verso il portico del teatro allacciata a Karato.
Mi sento svuotata, come se non avessi la forza di lasciare andare quel braccio che, allo stato attuale, rappresenta tutto per me.
“Torna dal signor Masumi” mi sprona teneramente.
“E tu?” chiedo io.
“Vado a casa” risponde vago passandosi una mano tra i capelli.
Si allontana nella neve a passo deciso.
“Quando ti rivedrò?” urlo reprimendo le lacrime.
Non risponde, mentre, di spalle, alza un braccio in segno di saluto.
Torno in sala quando lo spettacolo è al culmine.
Prendo posto.
Coichiro non è rientrato, mentre il Presidente viaggia in una dimensione parallela, in direzione del Mondo dell’Arcobaleno, a giudicare dal suo sguardo.
Sorrido ironicamente, dimenticando per un attimo quanto avvenuto fuori dal teatro.
Maya e Ayumi stanno interpretando magistralmente Ardis ed Oligerd. Ogni sguardo della dèa della primavera è tutto per l’ammiratore delle rose scarlatte e non c’è freddo che possa gelare quel tepore sensuale ed intrigante.
Un po’ li invidio.
Sì, magari il signor Hayami, ad un occhio poco attento, può apparire come un derelitto non ricambiato, ma non è così.
“A che pensa, Mitzuki?” mi domanda il Presidente a spettacolo finito, mentre, con ansia, attendiamo l’entrata degli attori protagonisti nel foyer.
“Penso” rispondo “che lei abbia comunque costruito un ponte privilegiato che arriva dritto al cuore di qualcuno”
“Dice?” mormora accendendosi una sigaretta.
Annuisco:
“Lei medesimo non è di certo in testa alla lista dei possibili innamorati, ma il suo ammiratore sì”
Finalmente Maya fa la sua apparizione.
Con mio grande sollievo, è tornata la ragazzina semplice di sempre.
Se avesse mantenuto quell’aspetto spiazzante, il signor Masumi avrebbe rischiato grosso.
Ma, per fortuna, per adesso, la giovane attrice tiene ben distinti i due mondi su cui vive.
Il guaio si presenterà nel momento in cui, assumendo la consapevolezza di essere ormai una donna, inizierà ad usare le arti seduttive di cui ancora è inconsapevole anche nell’universo reale.
Il Presidente la rimbrotta come di consueto, nel tentativo maldestro di nascondersi.
“Allora” le dice “purtroppo lo spettacolo è finito. Anche se, dopo averla vista ora, mi rendo conto che si è trattato soltanto di un bel sogno…”
Scuoto il capo leggermente, mentre mi avvicino a loro:
“Allora, Maya, quali fiori preferisci?”
“Va bene qualsiasi cosa, tranne le rose scarlatte”
La guardo con ironia:
“Perché?” chiedo “pensi che i fiori di Masumi Hayami non siano altrettanto degni di quelli del donatore di rose?”
Scuote il capo spiazzata.
Non capisce il senso delle mie parole. Non può comprenderlo.
“Avere l’attenzione del Presidente della Daito non è cosa da poco” le ricordo severa “e ti aprirà le porte di altri teatri, Maya. Quando ti deciderai a crescere?”
La lascio perplessa davanti alla enorme corona che ha ricevuto prima dello spettacolo.
Mentre esco dal teatro, arriva un numero enorme di composizioni con rose blu e bianche.
Con tenerezza, il pensiero corre al Presidente innamorato.

Qualche giorno dopo, l’ufficio è in subbuglio.
“Signorina Mitzuki” mormora la mia assistente “è accaduta una cosa terribile”
“Cosa c’è, Mya?” chiedo preoccupata.
“Il signor Masumi ha accettato un incontro prematrimoniale!”
Appoggio le spalle alla sedia scioccata.
“Ma che diavolo dici?” chiedo con un fil di voce.
“Pare che suo padre, il Presidente emerito, lo abbia obbligato!”
“E’ impazzito!” penso fra me e me, mentre, con gli occhi iniettati di sangue, verso il caffè nel bricco.
Vorrei rovesciarglielo sulle palle, ecco cosa vorrei.
Mi vergogno del mio pensiero e, scioccamente, chiedo scusa all’indirizzo di Masumi Hayami.
Decido di cercare Karato in chat:
“So che sono fuori orario, ma ho appena ricevuto una notizia scioccante e devo saperne di più. Eri a conoscenza del fatto che il Presidente ha accettato a che venisse combinato il suo matrimonio?”

La risposta arriva prontamente:
“L’ho appena letto su una rivista, stamane”

“Cosa c’era scritto?”

Risposta:
“Si tratta di Shiori Takamiya, la nipote dell’imprenditore più potente del Giappone. Ma è solo una delle candidate più gettonate”

“Come ha potuto? Ha intenzione di abbandonare Maya dopo anni di sofferenze e di attesa?”

Risposta:
“Non essere dura, Mitzuki! Io so che, se Maya si fosse posta diversamente, neppure l’opposizione di Eysuke Hayami lo avrebbe fermato”

“Che intendi?”

Risposta:
“So che ha cercato la ragazza. Avevano passato una giornata piacevole. Voleva dirle la verità, ma, inaspettatamente, è giunta la notizia della fuga della signora Tsukikage. Maya è diventata una furia e lo ha trattato come uno straccio”

“E per questo avrebbe accettato di sposarsi senza amore?

Risposta:
“Ho paura di sì”

“Sciocca di una ragazzina petulante!”

Risposta:
“Ma lei non ha colpa se non è innamorata del signor Masumi”

“Tu credi?”

Risposta:
“Se anche nutrisse qualcosa per l’ammiratore, non lo associa certo al signor Hayami”

Saluto Hijri cercando di ritrovare la calma.
E così il Presidente l’avrebbe cercata. Voleva dirle tutto e lei lo ha respinto.
Cerco di giustificarla ricordandomi della storia di Haru Kitajima, ma senza risultato.
Davanti a me c’è solo l’immagine di una ragazzina ottusa.
“Non è giusto accidenti” mormoro “il signor Hayami ha già pagato abbastanza”
Mya si avvicina con le riviste di gossip e teatro.
Guardo distrattamente la copertina di una di esse.
“Shiori Takamiya” mormoro con la mano sulle labbra “…è davvero incantevole”
La mia assistente scuote la testa:
“Non speravo certo di essere scelta da lui. Sono una semplice segretaria…però ammetto che ci speravo un poco”
Guardo ironicamente in direzione di un gruppetto di disperate.
“Ma che fate?” chiedo alzandomi “non è una camera mortuaria, questa!”
“Signorina Saeko” dice una “noi speravamo che almeno lei riuscisse nell’intento!”
Nel frattempo, è entrato Karato Hijiri.
“Che cosa stai dicendo?” chiedo a Mya scioccata.
“Eravamo convinte che, vista la confidenza tra lei e il signor Hayami, fosse nato qualcosa. Per noi era come la realizzazione della favola di Cenerentola. Ci spiace per lei!”
Con la coda dell’occhio, vedo che Karato sta trattenendo le risa.
“Smettetela di blaterare” le zittisco “io non sono mai stata innamorata del Presidente!”
Le ragazze mi guardano scioccata:
“Possibile?” chiedono all’unisono.
Faccio un gesto vago con la mano, pensando che, se mettessi sulla bilancia il cervello di tutte loro, il peso non arriverebbe a un chilo scarso.
Faccio accomodare il supercollaboratore nel salottino privato del signor Masumi.
“Come mai sei venuto?” chiedo sorpresa.
“Quando ho chiuso la chat, ho ricevuto una chiamata del capo, che mi convocava qui” risponde prendendomi per mano.
Osservo la sua mise bizzarra con un po’ di malinconia:
“E ti ha chiesto di vestire i panni del fattorino?”
Karato alza le spalle:
“Suppongo sia per quel che mi chiederà di fare”
Qualcuno armeggia con la maniglia della porta e cambio subito discorso:
“Bene arrivato, Presidente” saluto riconoscendolo.
Hijiri si alza:
“Signor Masumi…”
“Stai comodo” dice con un gesto della mano il giovane Hayami “mi serve che tu faccia recapitare qualcosa a quella persona”
“Ma che fa?” penso fra me e me “prima comunica ai quattro venti l’intenzione di prender moglie e poi cerca l’ennesimo, disperato contatto con Maya?”
Anche Karato appare perplesso, ma non commenta.
“Le servirà qualcosa di speciale per Lande Dimenticate” continua il signor Masumi meccanicamente “uno di quei bauletti da trucco, per esempio”
Hijiri prende nota.
“Lo voglio personalizzato” continua Hayami “la targhetta col suo nome deve essere in oro e i prodotti di prima qualità. Lei ha la pelle delicata e non posso permettere che la futura dèa scarlatta salga sul palco coi brufoli”
Verso il caffè nelle tazzine sconcertata.
Sta cercando di convincersi ancora una volta che Maya, per lui, rappresenta solo un prodotto!
“E poi” mormora il Presidente “cosa più importante, dobbiamo pensare a qualcosa che attiri l’attenzione su questo spettacolo”
Karato annuisce:
“Sono d’accordo. Ryuzo Kuronuma, il regista, si è inimicato sia gli attori che il direttore del Teatro Kuroki. Non ha più un palco su cui mettere in scena il dramma e molti degli interpreti se ne sono andati. Francamente dubito che, in queste condizioni, Lande Dimenticate entrerà nel cartellone degli eventi dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo”
Porgo al Presidente un caffè.
“Se Maya non vince” dice Masumi “i diritti di rappresentazione de La dèa scarlatta passeranno ad Ayumi Himekawa ed io non posso permettere che questa vittoria sia aggiudicata a tavolino”

Quella stessa sera, raggiungo il signor Masumi all’Hotel Cristal, dove deve incontrarsi con la signorina Shiori.
Mentre scendo dall’auto - in mano l’immancabile ventiquattrore - scorgo Maya che, con aria depressa, osserva una coppia salire le scale dell’albergo.
Sono loro.
Sarà interessante vedere come reagirà la fanciulla alle mie provocazioni.
Karato dice che Maya non ha alcun interesse per Masumi, ma io non ne sono convinta.
“Ti infastidisce, vero?” le domando poggiandole una mano sulla spalla.
“Chi è quella donna?” mi chiede “non l’ho vista bene, ma mi pare sia splendida…”
“E’una candidata al ruolo di first lady della Daito Art Production” rispondo con ironia “è bellissima, oltre che ricca sfondata”
Noto che la giovane è impallidita, ma non riesco a gioire di questa conferma ai miei sospetti.
“E’ solo un redditizio investimento, anche se segna per sempre la vita di due persone” mormoro cercando di alleggerire la tensione. Spero, in cuor mio, che Maya colga la sottigliezza, che capisca che solo di affari si tratta e non di amore.
L’amore è un’altra cosa.
L’amore riposa dietro la vetrina di un negozio dove muoiono, in un trionfo di colori, steli recisi ad arte.
L’amore di Masumi riposa nel cuore di una rosa scarlatta!
Anche adesso, egli non smette di preoccuparsi per lei, non scinde il suo legame perché non può.
Ancora una volta mi fa una pena infinita.
Come si rincorrono monotoni i giorni, quando sono segnati dalla perenne tristezza. Io e Karato siamo dispiaciuti come se la cosa ci toccasse di persona.
Noi sappiamo; noi conosciamo la storia di questo amore infelice per averla seguita passo passo per anni.
E abbiamo l’ardire di parlare con Masumi Hayami con assoluta sincerità.

“Mi permetta di fare da intermediario tra lei e la signorina…”

“Presidente, il semaforo non rimane rosso per sempre”

Questa storia è “nostra”.
E non posso credere che non si possa far niente per salvarla!
Torno a casa con un peso alla testa.
Quando entro, mi accoglie un profumo delizioso.
“Qualcosa mi dice” affermo “che il mio meraviglioso uomo ha già preparato la cena!”
“Bentornata!” urla Karato dalla cucina.
Entro nella stanza trafelata: lo trovo in grembiule che armeggia coi calici del vino.
“Allora, ti va di iniziare dal dessert?”
Lo bacio con passione, mentre immagino che una stella cadente stia fendendo il cielo grigio di Tokyo.
Mi prende per la vita e mi fa sedere sul tavolo della cucina, poi scioglie il fiocco che chiude la scollatura del mio vestito. Prende i miei seni con entrambe le mani e, dopo averli massaggiati, a turno, li porta alla bocca. La sua delicatezza è davvero sconvolgente.
Mi distendo sul tavolo e mi accarezza le gambe fino alle natiche.
Reclino il capo all’indietro sopraffatta, mentre egli passa ad accarezzarmi sull’addome
Questo fuoco che brucia nel mio cuore non ha nulla di animalesco: è dolce, si consuma piano e non lascia alcuna amarezza sulle labbra.
Sono rimasta completamente nuda ed io mi stupisco ancora una volta del rapimento che leggo su quegli occhi bellissimi e innamorati.
Penso, scioccamente, che egli non veda me, ma un’altra donna.
Penso che non posso essere io l’oggetto di tanta devozione.
Mi prende in braccio e mi conduce sul letto. Si sdraia sopra di me coi vestiti ancora addosso, mentre mi cerca ora con le dita ora con la bocca. Gli sfilo il grembiule, poi il golf, ma, in un attimo, egli mi ha imprigionato entrambe le braccia con una mano. Riprende a baciarmi con foga maggiore, senza smettere di guardarmi negli occhi. Con la mano rimasta disimpegnata si libera di tutto ciò che ha ancora addosso e mi prende.
Finalmente, socchiude gli occhi e mi accompagna, complice quest’atmosfera intima, nel mondo in cui ci siamo solo io e lui e il piacere che, reciprocamente, ci trasmettiamo.

E’ un amore che non ferisce, questo.
A dispetto delle difficoltà.
Come è possibile?

 
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view post Posted on 23/8/2011, 20:19
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie anche a te, Rino!


Broken Dreams.
“Signor Masumi, Hijiri ha fatto consegnare a Maya quanto da lei richiesto” dico formalmente deponendo sulla scrivania il quarto caffè del mattino.
Il Presidente mi guarda sorpreso.
“C’è qualcosa che non va?” chiede “da qualche giorno, ho come l’impressione che lei sia in apprensione…”
“Non sono in apprensione, ce l’ho con lei” rispondo secca.
Il giovane Hayami solleva le sopracciglia:
“Questo si chiama parlare chiaro!”
Decido di essere dura:
“Francamente, né io né il signor Hijiri comprendiamo le sue recenti scelte”
Il signor Masumi socchiude gli occhi, bevendo imperturbabile il suo caffè.
“La signorina Takamiya è a un passo dal diventare la sua fidanzata ufficiale” continuo “dal momento che ha studiato legge, non starò qui a ricordarle a quali complicazioni andrà incontro quando avrà firmato i patti prematrimoniali davanti al nokodo. E, poi, c’è Maya…”
Mi interrompe rosso in viso:
“Non le permetto di tirare in ballo quella persona, se non per motivi puramente commerciali” sibila “voglio che la smetta di attribuirmi assurdi sentimenti! E’ lei, signorina Mitzuki, che mi confonde, in merito a questa faccenda”
Scuoto il capo esterrefatta.
“Confonderla?” ripeto “il verbo confondere è un eufemismo, quando c’è in ballo Maya Kitajima!”
Masumi sbatte la tazza sul tavolo, rovesciandone qualche goccia.
“Io” dice scandendo le parole “non ho alcun interesse per quella ragazza. Se anche l’avessi avuto, ora ho altro a cui pensare. Qualcosa di incommensurabilmente superiore…”
“Riparliamone dopo” concludo nauseata da tanta miope ostinazione “non ha ancora visto il dossier del signor Hijiri che le ho stampato, vero?”
“No!” scatta il Presidente “questo è un argomento chiuso. Limitatevi a fare il vostro lavoro. Nessuno vi ha chiesto di intervenire nelle mie beghe personali!”
Lo guardo ancora più scioccata:
“Le beghe - come le chiama lei - non durano anni, signor Masumi”
Ed esco dall’ufficio con un senso di pesantezza inaudito al capo.
La mattina è appena iniziata.
Vado alla mia scrivania e riapro il file di Hijiri:

“6 Giugno. Maya è partita per la montagna e la troupe non ha notizie da giorni. Io l’ho trovata, ovviamente. Sta cercando di calarsi nel ruolo della ragazza lupo vivendo immersa nella natura. E’ dimagrita, ma pare in buone condizioni. Non ha denaro con sé e l’ho vista sgranocchiare dei crackers. Vuole che intervenga?

8 Giugno. Yuu Sakurakoji ha litigato col signor Kuronuma, minacciando di andare a riprendere di persona Maya. Lo staff trova sospetto tanto interesse e mormora che tra i due ci sia del tenero. Il fatto che il ragazzo abbia una relazione con un’altra attrice, non mette al sicuro la signorina dai pettegolezzi”

E’ un dossier lungo, corredato persino di foto.
Ultimamente, il lavoro del mio compagno si è fatto ancora più accurato.
E non lo vedo da qualche giorno, ormai.
“Yuu Sakurakoji…” mormoro guardandone la foto.
E’ stato dietro a Maya da quando aveva tredici anni.
La stessa età.
Il primo amore condiviso.
E, a quanto pare, il suo sentimento si è evoluto col tempo, a dispetto di Ryo Majima e Shigeru Satomi.
Maya è sempre vissuta liberamente, senza tabù.
In questo, è molto simile al signor Masumi, anche se tra loro sussiste una differenza sostanziale.
La giovane vive la sua vita come una fonte continua di esperienze necessaria per la costruzione delle infinite maschere che dormono in lei.
E lo fa senza curarsi delle conseguenze, prendendo gli eventi così come vengono, spesso facendosi trascinare da essi. A volte, sembra che le situazioni la divorino, ma, in realtà, è lei a “mangiarle” e, nutrendosene, il suo spirito ne esce ingigantito.
Maya è un genio.
Se la sua cultura fosse più sviluppata, non avrebbe una rivale che si contende con lei La dèa scarlatta.
Il signor Masumi è un genio anche lui, per ciò che concerne gli investimenti, ma è un incapace in materia sentimentale.
Un assoluto incapace.
Ed ora, da quando per via della “bega Kitajima” non va più a donne, è diventato anche un frustrato. Chi parla del sesso in termini solo moralistici non ha capito nulla: per certi uomini è essenziale, se non vogliono rassegnarsi ad una vita deludente.
E Masumi Hayami rischia di implodere.
Ovviamente preferirei esplodesse.
E si sfogasse, finalmente.
Così contenterebbe se stesso ed anche Maya, il cui semaforo, da quanto mi è parso di capire, è diventato verde da un pezzo.
Era ora.
Una giovane donna non può non subire il fascino di un uomo come il Presidente: è bello e ricco.
La propensione di Maya è già una evidenza: se poi sapesse che è lui il donatore di rose scarlatte, cadrebbe ai suoi piedi in un istante.
Sciocco di un uomo! Se solo parlasse chiaro, conquisterebbe la sua felicità ed offrirebbe a Maya la chiave per il successo completo.
Arriva un messaggio di Hijiri sul mio telefonino.
Stasera sarà alla prima di Isadora, ovviamente defilato.
Decido seduta stante di andare anche io, anche se – ne son convinta - proverò un fastidio pazzesco vedendo il signor Masumi in compagnia del miracolo femminile vivente.

Per l’occasione ho indossato un abito lungo di colore blu, che richiama la sfumatura dei miei occhi.
Karato è giunto puntuale: in smoking, coi capelli chiari ben ravviati all’indietro, fa davvero una splendida figura.
Mi sorride appena - ligio al dovere come sempre - ma nei suoi occhi leggo un certo piacere: la mia mise deve avere colpito nel segno e ne sono felice.
Shiori Takamiya, allacciata al signor Masumi come fosse già la sua sposa, è arrivata con un vestito per nulla appariscente: un tubino chiaro e una giacca fanno tanto “abito da pomeriggio” piuttosto che da sera, anche se gli si abbina una pochette rigida e una scarpa col tacco dieci.
Immagino che darà sfogo alla sua “creatività” quando sarà riuscita ad affondare gli artigli sull’ignaro Presidente.
Sospiro.
Il signor Masumi non si sofferma per nulla su questi particolari.
Certo, Shiori è bella anche se non mostra di avere “molto” gusto.
Maya, di contro, è appena carina e non ha “per nulla” gusto.
Scorgendola nel foyer, in compagnia del regista Kuronuma e di Sakurakoji, deduco che deve essere scesa dalla montagna in mattinata: il suo aspetto è ancora più trasandato, oltre ad essere un po’ troppo abbronzata.
“A che pensa, signorina?” chiede una voce alle mie spalle.
Nel mentre, mi porge un calice di champagne.
“Cosa avrà intenzione di fare il nostro uomo?” domando a mia volta.
“Io credo” mormora Hijiri “che, tra poco, ci mostrerà una interpretazione da oscar”
Lo osservo perplessa, mentre egli, deposto il calice tra le mie mani, torna al suo posto, in fondo al foyer.
Quando, l’altro giorno, il Presidente lo ha convocato in ufficio per consultarsi in merito alla pubblicità per Lande Dimenticate, non ho avuto modo di seguire l’evolversi della conversazione, richiamata dalle tirocinanti pasticcione.
A quanto appena detto da Hijiri, il piano deve essere ben congeniato.
Lo show inizia a sipario chiuso e parte, come al solito, dal dileggio.
“Allora” dice il signor Masumi “dicono che lei sia davvero versatile per essere solo una giovane attrice. Riesce a improvvisare una sanguigna Isadora, tra non molto vestirà i panni della ragazza lupo e, se vince il Premio dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo, anche La dèa scarlatta entrerà nel suo nutrito curriculum di attrice…perché non ci mostra la sua Jane in anteprima? Anche se, a parer mio, più che quelle di un lupo, lei ha le sembianze di un cane rabbioso”
Dove vuole arrivare il signor Masumi?
Maya non gli perdonerà quest’ennesimo affondo!
Davanti alla signorina Shiori, poi.
Il Presidente si sfila la giacca e, manco fosse un torero, istiga la ragazza a sottrargli una coscia di pollo che ha preso dal piatto di portata.
Maya, in ginocchio, digrigna i denti come un animale selvatico: il suo gorgogliare è simile al rantolo delle bestie di montagna.
“Allora, Jane, vieni a prendere i tuoi avanzi!” ordina Hayami brandendo il cibo.
L’attrice si muove in modo eccezionalmente rapido ed agile.
“Ecco a cosa ti serve essere così piccola” dice Ayumi sorridendo accanto a me “una interprete troppo alta fa un certo effetto, buca il palcoscenico, ma non si muoverebbe altrettanto bene, in un simile ruolo”
Osservo la scena scioccata.
Maya salta disperatamente, poi, forse approfittando di un momento di distrazione del Presidente, gli morde una mano: mi pare di avvertire l’affondo dei denti sulla carne di quell’uomo pazzo d’amore per lei.
Socchiudo gli occhi senza volerlo.
Jane prende con la bocca la coscetta di pollo caduta dalle mani del Presidente e, rialzandosi in piedi, gliela butta in faccia.
“E’ contento, adesso?” urla “sembra che si diverta ad umiliarmi!”
“No, Maya, non è così” vorrei dirle mentre cerco lo sguardo di Hijri.
Sta fumando placidamente, ma sembra rattristato anch’egli.
Era questo, dunque, il piano.
Quando la ragazza se ne va, seguita a dall’onnipresente Sakurakoji, decido di andare a cercare il signor Hayami.
Salgo fin sopra il terrazzo, dove sono certa di trovarlo in contemplazione del cielo notturno, ma mi blocco, constatando che qualcuno è stato più veloce di me.
La signorina Shiori, con grande discrezione, sta pulendogli dalla saliva la mano offesa.
Ho visto, prima che lei sopraggiungesse, che il signor Masumi se l’è portata alla bocca, quasi volesse baciarsela lui medesimo.
Mi auguro fortemente se ne sia avveduta anche lei.
E’ questa, la verità.
Il giovane Presidente vuol davvero barattare la passione autentica con questo surrogato di amore, che è più stima e rispetto?
Penso alla mia situazione e ad Hijiri.
Stiamo lottando contro la stessa realtà, eppure riusciamo a stare insieme e non abbiamo la minima intenzione di separarci, qualunque cosa accada.
“Dobbiamo” vivere il nostro amore, anche solo fingendo di essere persone normali.
Comprendendo quanto sia indispensabile per noi questo sentimento, posso solo provare ad immedesimarmi nella situazione del signor Masumi, il quale sta mettendo la parola “fine” al suo amore ma solo nei fatti, non nel cuore.
Come pensa solo di farlo?

E’ la prima di Lande Dimenticate.
Nessuno sfiderà le intemperie per andare a vedere quello spettacolo.
Sembra che gli dèi si accaniscono contro Maya. Se la giuria tecnica dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo non si presenterà, dubito che la giovane riuscirà ad aggiudicarsi il premio.
Nessuno si muoverà da casa.
Nessuno, a parte lui.
“Ha intenzione di andare ugualmente?” gli dico porgendogli l’impermeabile chiaro.
Mi guarda come se mi prendesse in giro.
“Proprio lei” ribatte “chiede una cosa del genere? Ritiene che un uragano possa fermarmi?”
Sospiro:
“Certo che no. Anzi, le auguro di passare la notte fuori”
Masumi Hayami scoppia in una sonora risata.
“Se, anni fa, avessi immaginato” dice “che da una semplice battuta sul caffè sarebbe scaturita una simile confidenza, non l’avrei assecondata”
“Ringrazi il cielo di avere gente come me intorno!” mormoro “gente che le dice come stanno le cose, intendo. Perché lei, signore, sembra proprio esser nato per negare l’evidenza”
Incrocia le braccia sul petto:
“Le sembra lo stia facendo anche ora?”
Nego col capo:
“E allora vada fino in fondo, una buona volta”
Stavolta è il suo sguardo azzurro ad incupirsi, facendo eco al mio.
“Non è così semplice, Mitzuki” dice “quella ragazza mi detesta”
“E’ lei che vuole complicare le cose” ribatto “questa storia del fidanzamento è ridicola. Lasci perdere prima di firmare qualsiasi accordo, lo faccia per se stesso e anche per Maya”
Sto per dirgli quel che sospetto, a proposito dei sentimenti della giovane attrice, ma, fingendo di guardare l’orologio, egli mi comunica che deve affrettarsi, se non vuol perdere l’inizio dello spettacolo.

Le mie braccia, stancamente, ricadono lungo i fianchi. Rimango per svariati minuti in quella posizione, fino a che qualcuno viene a cingermi la vita.
“Cosa ci fai qui?” domando ad Hijiri “sono le sette passate”
“Ti ricordo che fuori infuria la tempesta” risponde egli col tono scherzoso “stavo andando alla Sala Ugetsu, ma la macchina non ha voluto saperne ed ho parcheggiato qui sotto”
La Sala Ugetsu.
“Toglimi una curiosità” mormoro allacciando le mani dietro il suo collo “è stato Hayami a rilevare quella stamberga che osavano chiamare teatro, è così?”
Karato annuisce.
“Tutto per favorire Maya” dico piano.
“Ora” mi interrompe lui baciandomi sul collo “l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo non potrà ignorare Lande Dimenticate”
“Dobbiamo fare qualcosa” mormoro tristemente.
“Da quando frequenta la signorina Shiori” afferma Hijiri allentandosi la cravatta “il signor Masumi sembra non tollerare commenti riguardanti Maya. Si interessa solo alla sua carriera. E credo si sia rassegnato ad essere semplicemente il donatore di rose”
Sbuffo.
“Non voglio neppure pensarci” sussurra cercando la mia bocca “mi mette una tristezza infinita e, quando sono con te, voglio dedicarmi ad altro”
Fuori, l’uragano infuria, ma non è sufficiente a distrarci.
Amo l’uomo che stringo tra le braccia.
Lo amo con tutta l’anima.
Quando lasciamo l’ufficio è l’alba.
“Che ne sarà stato del signor Masumi?” si domanda Hijiri scrutando il cielo ancora scuro.
Mi apre la portiera, ma, prima che possa richiuderla, si blocca, attirato da qualcosa.
“Presidente!” chiamo scendendo dall’auto.
E’ in condizioni pietose: bagnato fino all’osso, procede con andatura incerta in direzione del Palazzo Daito.
Karato corre verso di lui.
Vedo che si ritrae un poco e capisco che deve puzzare un po’.
“Alcool?” domando cercando di aiutarlo.
Il signor Masumi è un peso morto: ritengo si sia sbronzato abbondantemente, prima di “decidere” di camminare sotto la pioggia per tutta la notte.
“Lei è uno sciocco” mormoro “a cosa le servirà beccarsi una polmonite?!”
Hijiri mi guarda costernato.
“Vai a prendere una camicia asciutta” mi ordina spogliandolo.
“Stai fermo, ragazzo” dice Hayami debolmente “non ho bisogno di una baby sitter…”
Quando torno col cambio, vedo che il signor Masumi sta stringendo il polso di Karato.
Si rivolge a me.
“Doveva vederla, signorina” racconta l’uomo senza troppa cognizione di causa “piangeva per Stuart e lui se la stringeva al petto come fosse sua…”
Sbotta all’improvviso:
“Col cavolo! Vi giuro che non gli consentirò più di metterle addosso quelle mani lerce”
Lo sguardo severo di Hijiri mi impedisce di proferire un giudizio a riguardo.
“Ma che cosa è successo?” domando sconcertata “sembra che sia piovuto alcool dal cielo! E’ completamente sbronzo!”
Il Presidente mi guarda come fossi una marziana:
“Ma cosa vuole? Lei non ha un cuore…ha lasciato un uomo che la adorava ed ora è una zitella acida. Vada a farsi fottere!”
“Ci vada lei” ribatto stizzita.
“Se non fosse patetico, lo troverei divertente” dice Hijiri “Mitzuki, ti prego, porta del caffè. E senza spezie”
Obbedisco prontamente.
“Ridursi così per colpa della sua ostinazione…” mormora Karato “non posso assistere impotente. La stimo troppo per lasciarla in balia di se stesso”
Mi avvicino ed egli si interrompe di scatto:
“Mi chiedevo” dice “se avrei mai avuto l’occasione di ricambiare il signor Masumi e la sua famiglia per quanto mi hanno concesso. Credo che questo sia il momento giusto”
“Che cosa intendi fare?” domando incerta.
“Parlare con Maya” afferma “quando saranno finite le repliche, che lei vinca o meno quel premio, le dirò la verità sul donatore di rose”
“Tu non farai nulla del genere” dice Masumi alzandosi dal divano sul quale, fino a qualche minuto prima, era riverso “andrò da Shiori, farò la mia domanda ufficiale!”
Karato impallidisce.
Adesso sembra preso dall’ira:
“Un ubriaco non può prendere alcuna decisione!”
Sono stupita della determinazione del mio compagno. Non credevo arrivasse a tanto.
Masumi si avvicina guardandolo glacialmente:
“Non posso rinunciare a Maya e questo lo sai. Piuttosto che vederla tra le braccia di qualcun altro, preferisco togliermi la vita, ma non posso abbandonare Shiori. Mi è stata vicina col suo affetto per mesi. Posso dire in assoluta onestà che ha saputo alleviare le mie sofferenze di innamorato respinto”
Non ho cuore di commentare.
Deve ringraziare solo se stesso se si è impelagato in una situazione simile.
Shiori, per quanto mi stia sulle scatole, ha avuto la sola colpa di innamorarsi di uno che, per viltà, è andato a chiederle di frequentarlo “a scopo matrimoniale”.
Ha fatto tutto lui ed è normale che ora si senta in colpa.
“Mi infastidisce” dice Karato lasciandomi di stucco “che lei dica di trovare piacevole la compagnia della signorina Takamiya. Riuscirebbe a montare un matrimonio di facciata!”
Masumi Hayami lo guarda con sfida:
“Pensi che non sarei capace di fare l’amore con lei? Pensi che l’ossessione di Maya Kitajima mi impedirà di avere una vita normale? Ti sbagli di grosso. Io vivrò e a lungo, anche, e felicemente”
Karato si mette una mano davanti agli occhi.
“Ma cosa è successo? Perché è così stravolto?” gli chiedo non riuscendo a capire cosa possa avere fatto scattare una simile reazione.
Karato mi prende per una mano, chiedendomi tacitamente di non parlare.
“Signor Masumi” dice “il suo discorso lo comprendo, ma non lo condivido. Lei si sente in colpa, ma non può giustificarsi facendo appello alla malattia di Shiori”
La malattia!
La signorina Takamiya è malata, dunque!
Ecco perché non riesce a lasciarla!
“E a Maya non pensa?” mi intrometto “se si sposa come pensa di poter provvedere a lei in quanto donatore di rose?”
Masumi mi guarda ironico:
“Non rinuncio a lei, ve l’ho già detto”
“Ho sentito ciò che ha detto” sbotto “ma gradirei mi spiegasse cosa significa”
“Sarà mia” risponde seccamente il signor Hayami “e starà con me. Non importa come. Non importa neppure quel che vuole lei”
Hijiri scuote il capo:
“Non posso pensare che stia parlando sul serio. Maya merita un compagno fedele, non un amante che, la sera, torna a casa dalla legittima consorte”
“E che cosa dovrei fare, secondo te?” domanda rabbioso “non chiedermi di rinunciarci! Tu non l’hai vista, ieri sera! Quando mi ha asciugato i capelli con il suo foulard azzurro stavo quasi per svenire. Sentivo il suo profumo entrarmi dentro e quel tocco incerto sulla mia testa mi ha fatto dare di matto…”
Karato lo prende per le spalle:
“Un gesto di tenerezza al suo indirizzo può essere la prova che aspettava da tempo”
“Sì” mi intrometto “quando ha saputo che frequentava la signorina Takamiya, lei è rimasta sconvolta. L’ho vista coi miei occhi”
“Siete due visionari” mi interrompe Masumi “ma non posso dire a Shiori che abbandono il proposito di frequentarla a scopo matrimoniale, ora come ora”
“Sta dicendo che se sapesse che Maya è innamorata di lei, non farebbe nulla?” domando ironica.
Il signor Hayami si lascia cadere nuovamente sul divano:
“Se lei mi ricambiasse, penso diventerei folle. Inizierei a camminare a due metri da terra; trasferirei l’ufficio sopra la panetteria Aoyagi dove ella vive; manderei le lettere di licenziamento per i dipendenti allegando dei fiori; assolderei la yakuza per scortare i suoi passi…Le sembra realistico, Mitzuki?”



Destiny.
Lande Dimenticate è stato un successo.
Nessuno si aspettava che uno spettacolo partito così male riscuotesse il favore unanime del pubblico e della critica.
Maya ha vinto il Gran Premio per il Teatro dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo e sta per partire per le campagne di Nara, dove la signora Tsukikage vive da qualche mese, attendendo che le due candidate al ruolo di Akoya giungano per completare la loro istruzione.
Il signor Hayami ed io, con la scusa di un affare fuori città, siamo andati alla stazione di Tokyo per dare un’occhiata.
Constato nervosamente che anche Sakurakoji ha avuto la stessa idea. Il Presidente maschera a dovere la sua apprensione, ma io so che, in fondo, sarebbe suo desiderio cancellarlo dalla faccia della terra.
Il suo amore, da un giorno all’altro, si è fatto più “aggressivo” e “passionale”.
E’ vero che, quanto da lui detto dopo la prima di Lande Dimenticate, era in buona parte dettato dai fumi dell’alcool, ma ho buoni motivi per pensare che siamo giunti al rendez-vous.
E se Maya mostrerà - come credo - i suoi sentimenti, anch’egli, finalmente, paleserà i suoi.
E’ già evidente.
Maya, non so da cosa sia dettato, ma, salendo su quel treno, hai mostrato qualcosa di diverso.
Cosa c’era dentro i tuoi occhi?
Amore? Gratitudine?
“Vorrei interpretare una dèa scarlatta che la soddisfacesse” hai detto.
Cosa intendevi dire se non quel che chiunque, anche uno sciocco, comprenderebbe?
Per la prima volta dacché ti conosco, non hai tirato in ballo il donatore di rose e hai affermato, addirittura, di voler recitare per Masumi Hayami!
Cosa è cambiato?
Qualcosa mi dice che il “passo falso” alla Sala Ugetsu sia stato seguito da altri strafalcioni.
Un uomo innamorato e che, finalmente, lo ammette con se stesso, può commettere una idiozia dietro l’altra.
Anche se non so proprio cosa possa aver fatto: forse hai visto il Presidente deporre delle rose scarlatte sulla tomba di Haru, dove si reca settimanalmente, o forse uno dei suoi bigliettini nascondeva un indizio.
Potrebbe essere qualsiasi cosa.
L’universo che comprende le vostre anime ha iniziato a girare finalmente.
Prego gli dèi che la “follia” di Masumi, scorta la verità, si concretizzi.
Io credo sia un segno del cielo anche la drammatica telefonata di qualche ora dopo.
Karato, dopo aver appreso la notizia, si è subito messo in contatto con me via chat:

“Il Presidente emerito è disperso. Il signor Masumi mi ha sollevato dall’incarico di seguire la signorina a Nara perché andrà laggiù di persona”

“Se dovesse succedere qualcosa al signor Eysuke, il Presidente avrà meno scrupoli nel mollare la signorina Takamiya”

Risposta:
“Se Maya non si muove per prima, dubito vedremo mai quel giorno. Il signor Masumi è terribilmente maldestro, quando si tratta di lei”

“E cosa ci stiamo a fare noi?”

Risposta:
“Purtroppo, temo tu non sia aggiornata sugli ultimi sviluppi”

“Di che parli?”

Risposta:
“Due giorni fa, mentre ero in visita alla villa al mare, è arrivata la signorina Shiori. Pare abbia pianto e che, assieme alle lacrime, abbia anche esternato i suoi sentimenti d’amore. Poi è scappata dalla villa”

“Beh, sapevamo che era invaghita del capo. E lui, giustamente, ha calato l’asso di picche. Cosa ti preoccupa?”

Risposta:
“Ho saputo che, quello stesso pomeriggio, è andato a casa Takamiya per chiedere la mano di lei”

Ho un colpo al cuore.
“Che cosa???”

Risposta:
“E’ ufficiale, temo, anche se, dal nokodo andranno dopo aver sistemato la faccenda di Eysuke”

“Siamo ancora in tempo per far qualcosa?”

Risposta:
“Non lo so. Legalmente, sì, ma ora sarà ancora più difficile per il signor Masumi liberarsi di questo rapporto”

“E se tornassimo al piano iniziale?”

Risposta:
“Dar fiato alle trombe, dici? Cioè, spiattellare a Maya la verità sul donatore?”

“Per l’appunto!”

Risposta:
“Non lo so. Per il momento, lascerei tutto al destino. Il Presidente sta andando al Villaggio della dèa scarlatta. Incontrerà Maya fuori dal contesto di perdizione in cui l’ha sempre vista e forse non sarà necessario intervenire”

“Quanto tempo ci vorrà?”

Risposta:
“Sembra semplice, ma trovare un disperso in una vallata coperta di vegetazione vergine e circondata da montagne di oltre mille metri non è facile. Potrebbero volerci giorni. Gli elisoccorsi sono già in loco ed anche squadre di ricerca composte da abitanti del paese sono già in azione”

“Staremo con le braccia conserte finché non torneranno a Tokyo, dunque?”

Risposta:
“Prendila positivamente. Avremo del tempo da passare insieme. Potrei trasferirmi da te per qualche giorno. Anzi, ti comunico di aver già preparato il borsone. Solo roba essenziale, anche perché non conto di usare molti abiti”

“Il tuo diktat non potrebbe giungere più opportuno. Non sto nella pelle”

Risposta:
“Anche a noi farà bene non roderci il fegato per quei due. Sono adulti, in fondo…”

“Vorrei fossero felici come noi”

Risposta:
“Anche io. Il signor Masumi è una persona davvero speciale. Lo conosco da molti anni”

“Com’era da bambino?”

Risposta:
“Come adesso, credo. Io sono più grande di sei anni e, ogni tanto, davo un’occhiata ai suoi compiti di ragioneria”

“Mi riferisco all’amore”

Risposta:
“Penso che l’unica donna che abbia mai amato, dopo Maya, sia stata la madre”

“Nessuna fidanzatina?”

Risposta:
“Vuoi sapere se andava a donne? E’ ovvio. Sin dai quattordici anni”

“Che precocità”

Risposta:
“Di donne ne ha avute tante, alcune anche molto più vecchie di lui, ma non ha mai sofferto per amore”

“Come fai a dirlo?”

Risposta:
“Una volta, mi disse che, se mai si fosse innamorato, sarebbe convolato a nozze subito. Come aveva fatto il suo vero padre”

“Caro…che cosa romantica”

Risposta:
“Tu dici? Non deve essere bello fare l’esperienza del primo amore dopo i vent’anni. Non puoi aspettare, fisiologicamente è uno strazio…se lui ha resistito tanto è solo per via dell’amore che prova. Ma ora che Maya è adulta, penso che la sua sofferenza sia raddoppiata. Noi uomini siamo sfortunati, da questo punto di vista”

“Ora che ci penso, non ti ho mai chiesto del tuo primo amore…”

Risposta:
“Anche io non ti ho mai fatto domande, ma solo perché sono geloso”

“Ed io non dovrei esserlo?”

Risposta:
“Il mio primo amore è stata una ragazza del Liceo Nishi”

“Ah-ah, una cervellona. Forse non te l’ho mai detto, ma anche io ho fatto quella scuola. Com’era lei?”

Risposta:
“Una bellezza rara, ma fui sfortunato. Era già fidanzata”

“Non siete mai stati…insieme?”

Risposta:
“Certo che sì, più di una volta, ma molto tempo dopo…”

“Quanto tempo fa?”

Risposta:
“Vediamo, circa tre mesi…”

“Ma sono io! Andiamo, non prendermi in giro! Voglio sapere della tua vita privata di allora. Sei mai stato a donne con Masumi Hayami?”

Risposta:
“Fino ai venticinque anni ci è andato regolarmente, ma non con me. Una volta sola gli feci da autista e fu poco prima che mi chiedesse di seguire Maya Kitajima”

“Donne di lusso?”

Risposta:
“Ovvio, non poteva rischiare una malattia e poi non è certo uno che risparmia in tal senso. L’ultima era davvero bella, anche se più grande di lui”

“Non ho mai visto un quartiere squillo”

Risposta:
“Non andava a Shinjuku, se è quel che stai pensando. Le donne che frequentava, quando non si trattava di donne dello spettacolo, erano professioniste. La tipa da cui lo accompagnai abitava in una villa sul mare. Viveva con un politico, ma continuava a svolgere tranquillamente la sua professione.Si conoscevano da tempo, forse non era la prima volta che si vedevano”

Ho un tuffo al cuore.

“Mitzuki, ci sei?”

“Sono qui” scrivo qualche minuto dopo “non immagini chi sia la donna con cui è stato il signor Hayami l’ultima volta?”




The Valley of Goddess.

“Io sono te, tu sei me ed io ti amo teneramente”

“Quel giorno…quando ti incontrai per la prima volta nella valle, compresi immediatamente che tu eri la mia anima gemella…”

“Non posso rinunciarci! Se lei dovesse allontanarsi da me, non potrei sopportarlo, finirei per uccidermi”

“E’ davvero bella, la signorina Shiori…”

“Eravamo stati separati, ma ora torniamo ad essere uno…”


Mi sveglio di soprassalto con le lacrime agli occhi, incrociando lo sguardo perplesso di Karato:
“Hai fatto un sogno?”
Annuisco col capo, mentre, con la mano sinistra, cerco gli occhiali sul comodino.
“Vuoi raccontarmelo?” domanda sistemandomi con dolcezza le lenti sul naso.
I miei lucciconi devono averlo turbato non poco.
“Ero in un posto sconosciuto” comincio incerta, ma rettifico subito “no, non sconosciuto. Qualcosa mi diceva che si trattava della Valle dei Susini. C’era una nebbia fitta, di un bel colore scarlatto e poi loro”
“Chi?” chiede Karato sempre più curioso.
“Erano come trasfigurati, non vedevo dei visi, ma solo la parvenza di due corpi nudi. Sono sicura si trattasse del signor Masumi e di Maya”
“Corpi nudi?” ripete il mio compagno divertito “non staremo fantasticando troppo sui nostri beneamati”
Lo guardo con rimprovero:
“Non erano nudi nel senso di svestiti…erano le loro anime, credo, che si fondevano tra loro e con la natura circostante”
“E non dicevano nulla?”
Nel mentre Hijiri si accende una sigaretta.
“Talvolta sentivo frasi d’amore” racconto “in altri momenti mi pareva di udire ciò che il signor Masumi ci disse dopo la prima di Lande Dimenticate ed anche la voce di Maya”
Karato mi accarezza la guancia:
“Ti ricordi cosa diceva Freud a proposito dei sogni?”
“Non fare il professorino con me!” fingo di arrabbiarmi “non ho mai detto si trattasse di una visione”
L’uomo sorride alzando le mani in segno di resa:
“Touché”
Sospiro profondamente sistemandomi sotto il lenzuolo.
Sono passati venti giorni da quando il signor Masumi è partito per Nara.
Karato è venuto a casa mia come stabilito, ma si è tenuto in costante contatto col Presidente.
Il signor Eysuke è stato trovato in buone condizioni nella casa di un cacciatore sordomuto: pare sia stata Chigusa Tsukikage a prestargli i primi soccorsi, dopo l’incidente.
E’ vivo per miracolo.
Abbiamo visto su internet la foto dell’auto su cui viaggiava ed era davvero ridotta ad un catorcio: se fosse esplosa, non ci sarebbe stato scampo per lui.
Adesso, il signor Hayami è ricoverato in una struttura pregevole poco distante dal villaggio. Da qual che so, la signora in nero ha dato uno spettacolo per pochi eletti alla valle dei susini e il vecchio ha, com’era prevedibile, presenziato.
Io e Karato, nonostante il proposito iniziale, abbiamo parlato spesso di questi avvenimenti; ci siamo domandati se sia successo qualcosa tra Maya e il signor Masumi; abbiamo pregato gli dèi affinché tra loro ci fosse un chiarimento.
Se qualcosa è avvenuto, lo saprò guardandolo negli occhi tra poco, quando lo Shinkansen si fermerà davanti a questa pedana della Stazione Centrale di Tokyo.
Ed eccolo.
Mi viene incontro imponente come una divinità greca.
Con l’immancabile soprabito chiaro, i capelli biondi leggermente più lunghi che ondeggiano al vento di primavera, arcua appena le labbra.
“Bentornato” dico scrutandolo in volto “la trovo bene”
Gli ho mentito, ché non lo trovo affatto bene.
Saliamo in macchina silenziosi.
E’ una assenza di suoni quasi innaturale, se si considera che il traffico delle otto di sera, a Tokyo, offre alla vista e alle orecchie uno spettacolo terribile, un mix di luci accecanti e rumori sgradevoli.
“Ha cenato?” domando dopo un poco.
“No” mormora appena.
Avverto uno strano disagio:
“Provvedo subito, allora”
Nega col capo:
“Voglio solo dare una scorsa a queste carte” dice poco convinto “domani sarà una giornata dura”
Capisco in un lampo che nessuna delle mie architetture romantiche ha trovato realizzazione: una tristezza infinita invade il mio cuore.
Ha detto che domani lo attende molto “lavoro”. Non ho bisogno di controllare l’agenda elettronica per ricordarmi che ci sarà il party di fidanzamento.
Dunque, nulla è accaduto.
Non si sono chiariti: né Maya né il signor Masumi hanno avuto il coraggio di svelarsi. Il donatore è rimasto anonimo e la ragazzina è rimasta un semplice, redditizio affare.
Mi vien voglia di piangere e, quasi con fastidio, penso a Karato, a come questo nostro amore abbia fatto cambiar direzione alla mia indole.
Il Presidente stringe la mano a pugno e se la porta alla bocca.
Non riesco ad immaginare quel che gli passa per la testa, ma intuisco non debba essere piacevole.
I fogli che stava visionando gli cadono dalle mani e resta immobile, pallido come un cencio, prigioniero di una sua personale visione.
Non mi sta vedendo.
Non ha neppure notato che il dossier giace sulle sue scarpe.
Mi pare che tremi un poco.
E gli occhi comunicano rabbia e tristezza.
Quasi senza volerlo, gli cingo l’avambraccio, nell’inutile tentativo di scuoterlo.
Cosa posso fare per aiutare quest’uomo ferito? Vorrei che Karato fosse qui per aiutarmi.
“Mi scusi” dice il signor Masumi come riemergendo dallo stato di torpore in cui era sprofondato.
Gli porgo un caffè:
“Ne ho fatto un bel po’” affermo nel tentativo forse ridicolo di autocelebrarmi “ed è tutto per lei”
Sorseggia la bevanda come rasserenato ed anche io inizio a sentirmi meglio.
“Come è andata, laggiù?” chiedo dopo un po’ incerta.
“Un sogno meraviglioso” dice piano, come stesse rammentandolo a se stesso “e una dolce felicità mi hanno pervaso l’anima”
Le sue labbra serrate sembrano voler impedire ai ricordi di evaporare.
Avverto tutto il suo amore disperato.
“I dirigenti” dico “erano entusiasti dell’interpretazione della signora Tsukikage”.
“Sì” mormora il signor Masumi “ha aperto gli occhi di molti ad un mondo ancora sconosciuto. Lo sa, signorina Mitzuki, per quanto, davanti a lei, abbia proferito espressioni di grande passione all’indirizzo della persona che lei sa, non avevo ancora conosciuto la reale portata di quel sentimento. Ed è devastante”
“Lei è un testardo” lo rimprovero bonariamente “se mi avesse dato retta”
Mi guarda straziato:
“Se dessi retta a quanto dice, finirei in manicomio seduta stante. E magari inizierei a pensare che le stelle piovono davvero dal cielo per realizzare i desideri degli uomini puri”
“E’ un j’accuse che ho già udito” dico ricordandomi della notte del tifone.
“Già” continua lui “ma allora ero completamente ubriaco e potevo illudermi che fosse solo una elucubrazione, mentre, adesso, temo di non avere alcuna scusante”
Sorrido stancamente.
“Mi dia la possibilità di far qualcosa” lo esorto “Maya prova dei sentimenti per lei, ne sono certa”
“No” dice il signor Masumi scuotendo il capo “questo non mi fa bene. Non mi aiuterà fomentando illusioni”
“Le ha forse detto ancora di odiarla?” chiedo spazientita, desiderando inconsciamente di affondare le unghie nel cuore della giovane attrice.
“Diciamo” risponde il Presidente “che qualcuno si è preoccupato di rammentarmelo e di rammentarmi ciò per cui sono stato addestrati”
Mi tappo le orecchie con le mani:
“La smetta di mietere commenti da improbabili indirizzi. Parli chiaro con Maya e, se lei le urlerà in faccia il suo disprezzo ancora una volta, stavolta sarò io stessa ad ordinarle di farsene una ragione, perché vorrebbe dire che quella ragazza non merita un amore così grande!”
“Basta” dice perentorio il signor Masumi “la prego, la smetta. Mettiamo la parola fine. Il mio desiderio non si avvererà mai”
Si gira di sbieco quasi volesse darmi le spalle.
Credo stia odiando i miei occhi indagatori e scioccamente penso a mia madre.

Il mattino seguente, apro la casella di posta elettronica dell’ufficio e, con grande sorpresa, trovo una e-mail dall’indirizzo sconosciuto.
Si tratta di un filmato amatoriale ed il titolo è assai bizzarro, oltre che inquietante.
“Sogno nella Valle…che cosa sarà mai?” mi domando.
Apro il file e mi sento subito catapultata in un contesto naturalistico che i miei occhi hanno già contemplato.
“Non posso crederci” mormoro “è uguale al mio sogno…”
La Valle dei Susini, con i suoi alberi secolari e le cime delle montagne che sfidano nebbie quasi tiepide e perenni, è davvero uno spettacolo meraviglioso.
Si ode il cinguettio degli uccelli e il rumore costante di un corso d’acqua che scorre in mezzo ai fusti rugosi.
“Chi mi sta chiamando?”
Ho un sussulto.
C’è qualcosa che si muove dietro l’albero più massiccio della radura.
Il tono di quella voce è arcano. Mi sento come se la mia presenza l’avesse in qualche modo disturbata.
Poi la figura umana si palesa.
E’ imponente, ma non perché sia alta: la sua schiena un po’ incurvata dà l’idea di uno spirito che, dal cielo, sta chinandosi per osservare la natura sottostante.
E sembra qualcosa di immenso.
L’atmosfera si fa ancora più rarefatta. Nel mio cuore si fa strada una tenerezza infinita, udendo parole già ascoltate in sogno:
“Quel giorno, quando ti incontrai per la prima volta nella valle, compresi immediatamente che tu eri la mia anima gemella”
Finalmente, riesco a scorgere i tratti del volto della persona che ha parlato.
E’ Maya!
Quando è accaduto tutto questo?
Cerco invano di razionalizzare.
“I dirigenti” mormoro tra me e me “alla riunione, hanno raccontato che le due ragazze hanno interpretato la scena della nascita della dèa nel mondo. Quella che sto vedendo è senza dubbio quella dell’innamoramento di Akoya. Come è possibile? Tutto ciò non è mai successo”
Poi vedo un’altra figura. A giudicare dalle spalle massicce, deve essere un uomo.
Non dice nulla, ma tende la mano in direzione di Maya.
Quei capelli biondi leggermente più lunghi, quei pettorali scolpiti.
Mi sovvengono altre immagini, alcune di molti anni fa: il signor Masumi che, senza pudore, si veste davanti a me; il suo sorriso solare quando ancora discorrevamo di Maya in termini che egli giudicava “assurdi”; e poi lo sguardo perso di ieri sera, in automobile.
Giungo le mani in preghiera, distogliendo per un attimo lo sguardo dallo schermo.
L’uomo che si protende verso Maya è il Presidente, non ho dubbi a riguardo.
Poi non si vede più nulla.
Poi è solo nebbia scarlatta.
E il tepore prima abbozzato è divenuto calore, passione, stupore.
Io non sono stata fisicamente nella Valle, ma ho assistito a qualcosa di realmente straordinario.
Mi passo una mano sulla fronte e constato che è imperlata: non di sudore, ma di vapore acqueo.
Chi ha mandato questo filmato?
Che scopo ha?
Decido di rispondere all’indirizzo sconosciuto, ma non giunge alcuna spiegazione.
Quando decido di mostrare il filmato al signor Masumi, mi ricordo che oggi è assente.
E’il gran giorno.
Ed io sono invitata a presenziare.
Prendo il telefono e chiamo Karato.
“Ciao” dice lui con tono stanco.
Gli racconto del video amatoriale.
“Davvero strano” commenta “mandamelo sulla mia casella di posta, così gli do una occhiata”
Mentre ci intratteniamo, gli invio il filmato.
“Allora” dico “non verrai al party?”
Lo sento respirare forte:
“Non me la sento” risponde “anche se ho ricevuto formale invito. Come amico del signor Masumi, non trovo giusto avallare questo salto nel buio”
Penso a Coichiro:
“E’ per questo che mi sono innamorata di te e disinnamorata di qualcun altro”
“Lo so” mormora lui “mi sento un po’ depresso, come quando si ha addosso una febbre ridicola, ma costante”
Sento che armeggia con la tastiera.
“E’ arrivato…” dice.
Mi sembra di vederlo mentre sorregge il telefono col mento squadrato: vorrei essere lì con lui.
“Che ne dici?” gli domando.
“Non riesco a farlo andare. Forse ho dei problemi di collegamento…Non hanno allegato alcun messaggio?”
“No” rispondo “solo questo Sogno nella Valle”
“E tu dici che sono Maya e il signor Masumi i protagonisti?” chiede di rimando.
Annuisco:
“L’ho percepito nitidamente. Ma erano anche Akoya e Isshin. Era come il sogno dell’altra notte. Dicevano le stesse parole”
“E’ bizzarro” afferma Karato “che tu abbia ricordato le parole di un copione che non hai mai letto”
Mi zittisco di colpo.
“Scusa, vuoi ripetere?” dico dopo un poco.
“Come fai a sognare qualcosa che non conosci?” ribadisce l’uomo “sembra tu abbia dei deja-vu”
Sorrido passandomi una mano sulla fronte.
Adesso è perfettamente asciutta, ma ho vergogna di raccontare anche questo episodio.
Gli comunico che devo correre a prepararmi per la festa di fidanzamento:
“Ho appuntamento dal parrucchiere e anche dall’estetista”
“Allora” mormora Karato “oggi finisce tutto”
“Il Sogno nella Valle è, dunque, un requiem?” penso mentre provo a far andare il filmato, ma senza riuscirvi.
Hijiri sospira:
“Passi da me, dopo?”
Lo rassicuro, dicendogli che non rinuncerei per nulla al mondo a un incontro con lui.

Arrivo al Queen’s Hotel in ritardo e, quasi, non mi scontro con Maya.
Ho un tuffo al cuore.
“Che cosa fai qui?” le domando
“Devo parlare col Presidente” mi risponde.
Le parole sembrano morirle in bocca quando si ritrova nel grande salone.
“Ricevimento per annunzio di matrimonio” scandisce come un automa, mentre si muove verso i due futuri sposi ancora per poco ignari della sua presenza.
“Maya” provo a fermarla“dove vuoi andare?”
Sento le lacrime bruciarmi gli occhi.
Ho la sensazione di udire i sentimenti della ragazza esplodere con incredibile chiarezza.
Io so che niente la fermerà, se dovesse decidere di palesarli al mondo.
Ma adesso…
Ti prego, Maya, taci, pensa alla tua carriera.
Se ti esponi davanti a questi barracuda sarai rovinata per sempre e dovrai dire addio a La dèa scarlatta.
Il signor Eysuke sta guardando nella nostra direzione come fosse un avvoltoio indeciso se scagliarsi sulla vittima prescelta.
Il giovane Presidente, che mi sembra sia impallidito un poco riconoscendola, ha per fortuna mostrato prontezza di spirito.
Non sembra neppure lui, adesso.
Dov’è l’uomo fragile che ha affidato all’alcool la sua disperata passione?
Quella donna che veste Valentino il giorno del suo fidanzamento, che porta al dito il suo pacchiano anello con smeraldo e brillanti, riesce a gasarlo tanto da snobbare l’unica persona per cui abbia realmente nutrito amore?
Quell’infranto Sogno nella Valle che, con intenzioni forse malevoli, qualcuno ha sottoposto alla mia attenzione mi sta spezzando il cuore.
“Vorrei che presenziasse alle mie nozze con una buona disposizione di spirito” ha detto il signor Masumi.
E Maya, stravolgendo come al solito il significato del suo atteggiamento borioso, gli ha risposto che darà vita ad una dèa senza precedenti, che non può neppure immaginarsi.
Ha detto così, prima di darsela a gambe.
Oh, sì che se la immagina, Maya,
Il signor Masumi sognerà la tua Akoya ogni giorno della sua vita, persino quando proverà a stringere a sé quella pupattola.
Ed io e Hijiri, manco fossimo due guardoni, abbiamo condiviso con voi quello stesso sogno.
E’ per questo che non posso rassegnarmi.
Le parole d’amore che vi siete scambiati mi chiamano misteriosamente dal centro del mio cuore, scaturiscono da esso come mi appartenessero.
Non si rassegnano, esigono di trovare compimento nella realtà.
Perché?
Perché proprio io?
Quella notte, mentre sono tra le braccia di Karato, faccio un altro strano sogno:
“Aiutali, Mitzuki”
E’ un uomo morto che mi sta parlando, ma la sua bocca si muove perfettamente.
“L’amore di anime che essi vivono è la mia unica speranza”
Sono in un cimitero e colui che mi parla è dietro ad una lapide sulla cui superficie il nome è stato abraso.
Una bambina di sei-sette anni gioca ai suoi piedi, ma è come fosse in una dimensione parallela alla mia e alla sua.
Sembra che lui la stia aspettando, ma ella continua a giocare placidamente.
“Amore mio” dice “devo attendere ancora…ma è giusto…è scritto…”
“Chi sei?” gli domando.
“Sono la voce di chi non ha voce e ho bisogno di altre voci per essere a mia volta voce…”
Alberi di susino si assiepano davanti a lui d’improvviso, come volessero difenderlo.
La bambina tende la piccola mano verso l’uomo che ripete:
“Non è ancora tempo…aspetta…”
E poi, rivolgendosi di nuovo a me:
“Aiutali”
Mi sveglio di soprassalto, accorgendomi che il mio compagno non sta riposando al mio fianco.
“Ehi” dico per attirare la sua attenzione.
Sono entrata in cucina, sorprendendolo a contemplare la notte con un bicchiere di brandy in mano.
Me lo porge senza parlare.
“Sai” dice “ho provato ad aprire ancora il filmato, ma non ho ottenuto nulla”
“Anche io ci ho provato, dopo aver parlato con te, senza riuscirvi” racconto rassegnata.
Il Sogno nella Valle è stato davvero un mio sogno, al pari di quello appena fatto?
Karato mi cinge la vita.
“Come è andata ieri?” mi domanda “non hai aperto bocca, a cena, ed è inusuale fare l’amore con te senza aver prima discusso del nostro argomento preferito”
Appoggio la testa alla sua spalla.
“E’ inutile, ormai” mormoro “il nokodo è già stato allertato, temo”

Qualche giorno dopo, la situazione si evolve in peggio.
Karato mi cerca in chat, comunicandomi che Maya ha disertato le prove per andare a divertirsi con Yuu Sakurakoji.
Non vedo la sua espressione, ma deve essere costernato.
“E non è tutto” scrive “ho dato al signor Masumi il dossier con le foto dei due ragazzi mentre si trovavano nella villa della cugina di lui, che, di professione, è scrittrice e mangaka. Si sono scambiati anche un ciondolo, uno di quei gadget che, di solito, ci si regala tra fidanzatini”

“Come ha reagito?”

Risposta:
“Non ha fatto una piega. Mi ha liquidato dicendomi di avere un affare urgente da sbrigare. Quando sono sceso dabbasso, egli era in macchina con la signorina Shiori”

“L’affare urgente. Pensi che abbia dimenticato davvero Maya?”

Risposta:
“Spero di no, ma io temo più la sua rassegnazione che non il suo autolesionismo”

Controllo l’agenda degli appuntamenti del signor Masumi.
Stasera ha prenotato al ristorante Il Mare: è un posto suggestivo, frequentato da coppie altolocate con molti soldi da spendere.
Quando non si era ancora ritirata nella villa del suo politico, la mamma soleva recarvisi per adescare clienti.
Era diventata una habituèe.
Seppi in seguito che “regalava” una piccola parte del suo ottimo onorario al direttore di sala, che le indicava astutamente i polli da spennare.
Caccio indietro i pensieri molesti e guardo l’orologio: incontrerà Shiori Takamiya alle sette, ma, se lo conosco bene, il Presidente arriverà al bar un’ora prima per farsi un goccetto.
Prendo la borsa ed esco.
Non so ancora cosa gli dirò, ma qualcosa, di certo, riuscirò a fare per scuoterlo dall’empasse.
Mi torna in mente l’uomo del mio sogno e quel suo accorato appello.
Anche se fosse mera illusione, cosa mi costa provare a contentarlo?
Non desidero, forse, da anni un po’ di felicità per il signor Masumi?
E così anche Karato.
Arrivo a un quarto alle sette e mi si gela il sangue nelle vene, quando mi accorgo che Maya e Sakurakoji sono ospiti dello stesso ristorante.
“Cosa ci fa qui?”
Il signor Hayami, dietro di me, pare rimproverarmi.
“Desideravo parlarle” mi giustifico.
“Sono a cena con la mia fidanzata” ribatte freddamente “non voglio essere disturbato per motivi d’affari a pochi giorni dalle nozze”
Incasso il colpo.
I suoi occhi azzurri sono due fessure.
Sta stringendo forse i pugni, signore?
Anche se ha messo prontamente le mani in tasca, posso immaginarlo con facilità.
Vorrebbe farlo a pezzi, quel ragazzo, è così?
“Che ne è delle rose scarlatte?” chiedo a bruciapelo “non può sposarsi con la signorina Takamiya, lei ama Maya!”
“Stia zitta” sibila.
“Da quanto tempo è lì ad osservarli?” provo a scuoterlo come posso, ma egli è davvero un iceberg inattaccabile.
Mi giro verso il tavolo, constatando che ora Maya è da sola: dove sarà andato il baldo accompagnatore?
Poi giunge un cameriere, che porta su un vassoio d’argento una rosa scarlatta.
“E’ stato lei?” mormoro “non è tardi, vada da Maya!”
Il signor Masumi mi strattona un poco:
“Torni a casa”
“Vuole continuare ad essere legato alla ragazza, non può impedirselo. Lo ha detto anche lei, che non vuole rinunciarci! Si mostri, per favore!”
Prima che egli possa ribattere succede l’inaspettato.
Vedo Maya che, tra le acque della baia, viene trascinata per un piede da una barchetta a motore in movimento.
“MAYA!” urlo confondendo la mia voce a quella degli astanti sconcertati.
Il Presidente si sfila prontamente la giacca, ma qualcuno è più rapido di lui.
Si lancia tra i flutti senza esitare e va a ripescare la malcapitata, ambito trofeo di due uomini parimenti innamorati.
La ragazza stringe ancora la rosa scarlatta tra le dita, prima di lasciarla cadere stancamente.
L’ultima cosa che noto, prima che la folla mi impedisca di vedere ancora, è il delfino con la pietra azzurra che Sakurakoji ha al collo.
Il signor Masumi è rimasto fermo per un bel pezzo, prima di essere prontamente recuperato dalla futura moglie.
“Aiutali, Mitzuki!”
Così ha detto il fantasma o la visione o cosa diavolo era…
Come posso aiutarli ora?


The Hell of Hearts.
E’ una notte di ombre, questa.
Non vedo nulla di definito: tutto è nebbia, parole confuse, suoni indistinti dal mondo reale e da quello della natura.
Il sogno non è che una delle tante braccia dell’ES: col suo carico di paure, aspirazioni, desideri e passioni è lì che attende il momento propizio per palesarsi, per sconvolgere l’equilibrio raggiunto.
Se io vivo questa tensione angosciante da spettatrice privilegiata, posso solo provare a calarmi nei panni del signor Masumi o della stessa Maya.
Mi si stringe il cuore all’idea che, per colpa della sua ottusità, il Presidente ha condannato all’infelicità due persone.
Non mi ha dato retta.
Da anni provo ad aprirgli gli occhi, ma senza risultato.
Questo gioco al massacro ora mi appare completamente inutile: non avendo portato a nulla di concreto, ha rivelato tutta la sua sciocca vacuità.
Ci sono persone nate per soffrire, sì, e Masumi Hayami è uno di questi.
Ma, a differenza di Maya, non ha nulla su cui riversare la sua disperazione, niente cui appigliarsi per trarre giovamento. Morirà, in qualche modo, forse attuando lo sciocco proposito di farla finita e mi domando se, in questa sua follia, non deciderà di portare Maya con sé.
L’uomo che ho visto nel cimitero, colui che veniva come protetto dagli alberi di susino, aveva qualcosa di familiare: parlava di amore di anime e di speranze riposte in esso ed io, senza capirne neppure il senso, mi sono lasciata trascinare da quel tono accorato, che pareva saper tutto e scrutare i cuori.
Forse, scioccamente, mi sono sentita un mezzo.
Io, Mitzuki, la figlia di una prostituta e di uno sconosciuto, che ho sempre vissuto liberamente infischiandomene delle convenzioni sociali, ho ricevuto “l’investitura a Cupido” e ho preso ad interessarmi di qualcosa che non avrebbe dovuto neppure toccarmi.
Cerco di convincermi che sia così con tutte le mie forze.
Non posso più pensare che quanto vissuto - la mail, i sogni, i deja-vu - siano verità da codificare.
Devo liberarmi di questa confusione perenne e tornare ad essere la donna di sempre.
Già il mattino dopo, in ufficio, provo ad attuare il piano di “ritorno alla realtà”.
“Sono le dieci, Mitzuki” mi ricorda la mia assistente.
Prendo il bricco col caffè speziato, ma, prima che io possa bussare alla porta del capo, giunge una chiamata sulla mia linea.
E’ il Presidente Marubishi dell’omonima ditta, che si occupa dell’allestimento dello spettacolo dimostrativo.
Essendo importante, lo metto subito in comunicazione con il Presidente.
Passano diversi secondi, ma egli non risponde.
Quando sto per andare a sincerarmi della situazione, odo un gran frastuono. Qualcosa è di pesante è caduto sul parquet dell’ufficio e una tazzina – quella del caffè delle nove, presumo – deve essere andata in pezzi.
“Signor Masumi!” urlo spaventata entrando nella stanza.
Porto istintivamente la mano alla bocca.
L’ufficio è ridotto come ai tempi migliori: osservo con tristezza il portatile distrutto, la tazzina in frantumi e le istantanee sparse sul pavimento, macchiate in più punti dal caffè riverso.
Quelle istantanee.
Mi avvicino piano per raccoglierne una che è volata in prossimità delle mie scarpe.
Guardo con malinconia due giovani volti a cavallo di una motocicletta.
Sono ignari del dolore che provocano - a modo loro felici - ed indossano la medesima collana, “un gadget per fidanzati” l’ha chiamato il mio uomo.
“Adesso basta” mormoro “non può continuare così. Signor Masumi, lei ne morirà. Parli, la prego, si sfoghi con me e lo faccia ora che non è ubriaco! Forse si sentirà meglio!”
“Ho parlato abbastanza…” dice seccamente “ed ho sbagliato a farlo. E’ stato tutto inutile”
Prende la giacca e fa per andarsene.
“Io sto per sposarmi” afferma dandomi le spalle “quel che conta, ora, è che lo spettacolo sia un successo. Dobbiamo favorire la ragazza in ogni modo”
“Signore” lo interrompo “Maya darà un’interpretazione straordinaria solo se i suoi sentimenti per Isshin verranno allo scoperto e soltanto lei può aiutarla in questo senso”
Sorride amaramente.
“No, signorina, mi sono illuso di poter essere io quell’Isshin, ma non è così, temo”
Stringe il pomello della porta con forza.
“E poi” continua “sono stanco. Le dissi, una volta, che avrei fatto di tutto per tenerla legata a me, per averla, ma adesso…”
Gli sfioro leggermente il braccio:
“Che cosa è cambiato?”
“Ho visto la sua felicità” risponde in un soffio “la felicità di chi vive nel mondo dell’arcobaleno ed ha un amore sereno dentro il cuore. Come posso solo pensare, con la mia follia appassionata, di privarla di tutto questo? E’ Sakurakoji, il suo Isshin. Io sono venuto al mondo per distruggere, lo dice sempre mio padre. In virtù dell’amore che provo, devo lasciarle almeno il diritto di essere felice”
Scuoto il capo:
“Non può decidere del destino di una persona sulla base di idee che potrebbero rivelarsi errate. Anche adesso, per quanto stia mascherando la cosa da atto di grande generosità, non ha il coraggio di ammettere con se stesso che sta impedendo a Maya di sapere la verità”
Si gira verso di me, improvvisamente astioso:
“Non serve a nulla rivelare un sentimento non corrisposto!”
“La pensa davvero così?” gli domando mettendogli fra le mani una foto di Sakurakoji “pensi a questo ragazzino! A quanto ha aspettato! Ha sofferto, vedendo Maya tra le braccia di altri ed anche ora le sta vicino”
“Perché” torna a chiedermi Masumi “qual è il tormento della ragazza, secondo lei?”
Sollevo gli occhi al cielo:
“Ma non capisce che è innamorata del donatore di rose?”
Mi pare di udire uno scatto del suo cuore, subito seguito da un sibilo ironico:
“Dov’è finita la donna razionale di tanti anni fa?”
“Come lei ha detto più volte” rispondo “è andata a farsi fottere ed è tutta colpa sua, signor Masumi!”
Mi osserva spiazzato.
“Sono stufa delle sue incertezze” dico rabbiosa “dei sogni notturni e dei fantasmi e delle e-mail che arrivano sul mio computer…!”
Incrocio le braccia sul petto fissando il pavimento lucido.
“Giorni fa” racconto “ho ricevuto un filmato amatoriale sulla mia casella di posta. Era ambientato alla Valle dei Susini e c’eravate lei e Maya, in atteggiamenti equivoci”
“Lei deve aver bevuto più di me” mi interrompe con tono quasi divertito il Presidente.
“Mi ascolti!” sbraito come mai avevo fatto “ho sognato la stessa cosa, prima di vedere il video”
“Sicché” dice dopo aver ascoltato il mio racconto “io sarei l’altra metà dell’anima di Maya”
Annuisco, mentre egli si lascia andare ad una fragorosa risata.
“Cosa è accaduto nella Valle?” torno a chiedergli “non, forse, quel che io le ho appena raccontato?”
Gli domando anche se avesse notato qualcosa di strano in Maya.
Mi risponde vago, rosso in volto:
“Beh, al tempio, mi chiese di abbracciarla…ma solo perché aveva freddo…e mi disse anche che avrebbe voluto interpretare al meglio Akoya per me”
“E come ha interpretato tutto questo?” incalzo scioccata.
Masumi Hayami fa un gesto vago con la mano:
“Rivalità, odio…che ne so…?”
“Lei è un bradipo” dico col chiaro intento di offenderlo “e non ha citato il donatore neppure una volta?”
Nega col capo.
“Mi tolga una curiosità. Cosa è venuto a fare Sakurakoji, ieri pomeriggio?” chiedo ricordandomi della visita del ragazzo.
“L’ho convocato” risponde Masumi “perché volevo sapere come procedevano le prove. Anche se Hijiri non li molla un attimo, ho voluto constatare di persona quel che sta accadendo tra i due ragazzi”
“E…?” chiedo.
“Mi ha detto che, a parer suo, Maya è innamorata del donatore di rose”
Sospira e, prima che io possa replicare, torna a elucubrare:
“E’ una cazzata. Non mi dica che anche lei pensa che ci si possa innamorare di una persona senza averla mai vista…”
Arrossisco violentemente, ma cerco di nascondere l’imbarazzo dietro una risata frivola:
“E’ più facile di quanto non crede” mormoro. E, nel mentre, penso a Karato.
A me è successa la stessa cosa, ma non posso dirglielo.
“Lei è innamorata” dice d’improvviso il signor Masumi “e vede rosa dovunque, temo”
Abbasso il capo sempre più imbarazzata.
“Se non fosse che sta lavorando egregiamente” conclude il Presidente andandosene “direi che sta portando il mio Hijiri alla rovina”

Il signor Masumi non ha più fatto ritorno in ufficio, quel giorno.
Consultando l’agenda, ho visto che, dopo un pranzo d’affari, aveva appuntamento dal suo sarto di fiducia per la prova del vestito.
Ha saputo sicuramente di me e Karato da Coichiro Gin.
Lo sa da diversi mesi, dunque, e oggi me lo ha spiattellato in faccia col chiaro intento di ricambiare le mie “cortesie”.
Non ho capito se è infastidito dalla cosa: il suo uomo ombra, come egli stesso ha ammesso, sta lavorando alacremente. Sta dietro a Maya e si occupa anche di transazioni commerciali oltreoceano. E’ un vulcano, il mio amore.
E condivide la mia tristezza.
Forse, come dice il signor Masumi, quando si è realmente innamorati, si desidera che tutto, intorno, sia armonia e bellezza.
Io e Karato abbiamo la nostra nicchia privata, ma non riusciamo a gioire in pienezza e la colpa è del Presidente, in parte.
Quando esco dall’ufficio, alle cinque in punto, la pioggia ha iniziato a cadere fredda e sottile.
Tra poco cadrà la prima neve.
Passo con l’auto davanti al complesso Kyoshoto Mieki Atoshi e vedo che gli operai stanno ancora lavorando, a dispetto dell’ora.
Pian piano, quel che era un cumulo di rovine si è trasformato in una originale Valle nel cuore della metropoli. I posti a sedere occupano vari livelli e sono coperti.
Solo il palcoscenico – e qui l’ha avuto vinta Ryuzo Kuronuma – è sotto il nudo cielo.
Mi auguro, quando la prossima settimana avrà luogo lo spettacolo dimostrativo, che il tempo sia clemente.
Penso a come potrebbe essere l’interpretazione di Maya: sofferta, se non coronerà il suo sogno; immensa come l’universo, se realizzerà la sua felicità.
Comunque finisca la sua vicenda sentimentale, non credo che Ayumi Himekawa riuscirà a superarla. Che sia guidata dal dolore o dalla gioia, sarà la piccola attrice a dare il meglio di sé.
Lei che ha investito tutto nella recitazione e non ha nulla e nessuno al mondo a parte essa.
In un momento come questo, la mia unica preghiera, quella che mi ispira il ricordo di un fantasma della Valle, è per Maya, per la sua interpretazione.

Hijiri mi cerca in chat.
“Dove sei?” scrivo, pur sapendo benissimo dove si trova.

Risposta:
“Le prove al Kid’s Studio sono ancora in corso. Ho perso il conto dei caffè bevuti. Questo spettacolo è davvero complesso. Capisco perché Kuronuma dorma nel ridotto e non a casa sua. Chiusa una scena, corre a prepararne un’altra e a dirigere gli attori. E’ un vero caos di parole e movenze. Ogni personaggio di questo spettacolo è un universo a sé, impersona un modo singolare di vedere la vita, e, nonostante la sua indipendenza, è legato al suo vicino da un filo che non può essere reciso”

Sorrido piano.
“Vedo che ti sei appassionato al capolavoro di Oozachi”

Risposta:
“Sono chiuso qui dentro da mesi e, per forza di cose, me ne sono invaghito. Non lo so, è come se, a dispetto dell’ambientazione, questa storia sia attuale”

“Non riesco a togliermi dalla testa quel filmato e poi il mio sogno”

Risposta:
“L’uomo del cimitero?”

“Sì. E se mi avesse chiesto sul serio di aiutare quei due?”

Risposta:
“Mitzuki, ad essere onesti, sono stanco. A volte mi sembra di andare contromano in autostrada”

Mi torna in mente Let It Be, la canzone dei Beatles che ha fatto da colonna sonora alla fine della mia storia con Coichiro Gin.

“Quei due” riprende “sembrano appartenere a due dimensioni parallele. Non comunicano proprio”

“Perché Maya è così infantile?”

Risposta:
“Maya, dici? Io comincio a pensare che il problema sia solo del signor Masumi. Avresti dovuto vederla oggi! Si è lanciata in mezzo al traffico per salvare una rosa scarlatta del bouquet che il Presidente le ha fatto recapitare! E, dopo averlo fatto, se ne è stata in ginocchio a baciarla e baciarla”

“Caspita! Perché il capo non assiste mai a scene come questa?”

Risposta:
“C’era”

“Che cosa?! Ecco perché non è tornato in ufficio!”

Risposta:
“E’ rimasto immobile. E quando gli ho chiesto la ragione, si è limitato a dire che Maya non è innamorata di lui, semmai del donatore”

“Lo prenderei a sberle”

Risposta:
“Anch’io. Ah, c’è un’altra pessima novità. La futura signora Hayami ha preso a frequentare la sala prove e ha visto che Maya riceveva il bouquet. Sembra ne sia rimasta scioccata e mi domando se non sospetti qualcosa”

“Ma cosa vuoi che sospetti una che è vissuta per venticinque anni reclusa in casa?”

Risposta:
“Non so, credo sia più intuitiva di quanto non credi. E, se ha interesse reale per l’uomo che sposerà, immagino osservi con particolare attenzione quanto si muove attorno a lui”

“Ci mancherebbe solo questo. Non solo ha messo il capo con le spalle al muro con la storia della malattia, ma se scoprisse che il misterioso ammiratore è proprio il suo fidanzato penso gli vieterebbe tassativamente di sostenere Maya”

Risposta:
“Anche lei fa pena. Non sarà mai amata dal signor Masumi”

“Non sono d’accordo. Una che accetta un matrimonio combinato non è una condannata a morte, ma semplicemente una che ha fatto bene i conti. Se non le piace, è libera di dirlo, no? Mentre, se gradisce, lo accalappia. E’ la fortuna di appartenere a una casta privilegiata”

Risposta:
“E se si innamorasse sul serio? Perché sei così severa con lei?”

“Se il capo la molla per Maya, se ne farà una ragione. Magari, con un bel viaggetto ai Tropici si consola e poi accetterà un altro incontro a scopo matrimoniale”

Risposta:
“Forse hai ragione. Ma sei terribile, sai?”

“Ho più a cuore Maya, che è di origini umili come me e merita un amore come si deve e una carriera splendente”

I giorni si susseguono stancamente e, come previsto, è arrivata la prima neve di questo autunno inoltrato.
Tutto è pronto per la rappresentazione di prova.
E nulla è accaduto.
I sogni mi hanno magicamente abbandonata ed io non ho neanche provato a riaprire il filmato del Sogno nella Valle.
Ho fatto tutto quel che potevo, coinvolgendo nell’impresa anche l’uomo che amo, l’altra metà della mia anima, forse.
Il “fantasma” deve aver capito che più nulla può essere compiuto per favorire Maya e il Presidente e mi ha lasciata in pace.
Mentre prendo posto sugli spalti riservati ai pezzi grossi della Daito Art Production, mi accorgo che qualcuno, una sagoma familiare, si è seduto dietro di me.
Mi giro convinta che si tratti di un dirigente per salutare.
Ho un tuffo al cuore, ché, nel medesimo istante, penso all’uomo del cimitero e immagino possa essere lui.
Mentalmente, mi do della sciocca, anche perché, nei miei sogni, i protagonisti non hanno tratti ben distinti.
“Buona sera” saluta formalmente.
“Ci conosciamo?” domando tremando un poco.
“Lei è la segretaria personale del Presidente. Forse ci siamo visti nel corso di qualche riunione”
Ad occhio e croce, l’uomo che ho davanti non deve avere più di cinquant’anni. E’ alto, con bei capelli ramati e occhi azzurri.
“Signor Taku” dice Masumi Hayami porgendogli la mano “sono lieto sia venuto”
Rimango scioccata, ma mi rincuora il fatto che, se il signor Masumi lo ha salutato, non può trattarsi di un fantasma.
“Ciao, Masumi, finalmente realizzi il tuo ambizioso progetto artistico! Ne sono davvero felice” risponde l’uomo rivelando grande cordialità.
Il Presidente lo guarda con riconoscenza:
“Sì, oggi è il mio giorno e grazie per non aver detto che ho portato a compimento il sogno di mio padre”
Taku allarga le braccia:
“E’ il tuo sogno, questo. Il suo, temo sia stato un altro e la dèa non ha permesso che trovasse realizzazione”
Ma che cosa ne sa?
Chi è questo Taku?
Lo chiedo sottovoce al signor Masumi, che, vicino a me, sta togliendosi il soprabito e la sciarpa di seta bianca.
“E’ uno dei soci più fidati di mio padre, anche se parecchio più giovane di lui”
Annuisco:
“E la conosce intimamente?”
Masumi mi osserva perplesso:
“Che domande fa? Sì, mi conosce da quando ero bambino”
L’arrivo di Hijiri mi distoglie dai miei pensieri e, ciò nonostante, continuo a sentirmi osservata da quell’uomo.
Mi alzo per raggiungere Karato.
“Conosci quel tizio?” gli domando additandolo “Appena l’ho visto ho pensato immediatamente fosse lui l’uomo del mio sogno”
“E’ Hiroshi Taku, un membro autorevole del consiglio d’amministrazione della Daito” racconta Hijiri divertito “e non credo sia un fantasma”
Mi accorgo che il dirigente si è girato per guardarci.
“Non mi toglie gli occhi di dosso e dice al Presidente cose stranissime”
Karato sorride:
“Forse ti trova bella”
Nella tribuna accanto, nel frattempo, arriva anche la signora Tsukikage, scortata dal fedele Genzo.
“Perché continua a guardarmi?” torno a domandare al mio uomo.
Mi prende per mano:
“Rilassati, è una persona di grande moralità, oltre ad essere un talento dell’alta finanza. Pensa che non si è mai sposato”
“Forse la sua ricca famiglia glielo ha impedito?” domando con una smorfia di disappunto sul volto.
“No” mi corregge Karato “a quanto ne so, non ha mai conosciuto i suoi genitori e ha fatto carriera con le sue sole forze”
Il mio compagno riflette un attimo:
“In effetti, sta guardandoti con molta insistenza…”
Lo vediamo un poco pallido, alzarsi dalla poltrona e salire le scale con l’intento di raggiungerci. Mi accorgo che zoppica.
Karato, avvedutosene, va ad aiutarlo.
“Grazie, figliolo” gli dice con un sorriso bellissimo sulle labbra.
“Voglia perdonare la mia insistenza, signorina Mitzuki” dice reggendosi al braccio di Karato “la osservo perché, da molto tempo, faccio violenza a me stesso nel tentativo di reprimere il desiderio di raccontarle una storia. Ma, ora che la vedo da vicino, ora che mi accorgo di quanto lei somigli ad una persona che ho conosciuto trent’anni fa, non posso più nascondermi”
Ho un sussulto, ché quella “persona” non può che essere mia madre, la prostituta più ricercata dal jet set (anche dal signor Masumi, del resto).
Un violento rossore mi accende le guance.
“Non capisco di chi possa trattarsi” dico nell’inutile tentativo di difendermi.
L’uomo sorride come chi la sa lunga, ma senza malizia:
“E’ il ritratto di Mitzuki Ono. E’ sua figlia, del resto…”
“Signore” si intromette Hijiri preoccupato “le spiacerebbe rinviare questa conversazione?”
Mi stringe la mano, ma le lacrime scorrono copiose: vorrei sprofondare.
“E perché?” chiede l’uomo “manca parecchio all’inizio dello spettacolo e a me piace ricordare i vecchi tempi”
“Signore” dice Hijiri alzando i toni “non mi sembra il caso…”
Ci prende entrambi a braccetto e ci conduce nel ridotto ancora vuoto.
“Perché piange?” domanda Taku alzandomi il mento con due dita.
Le lacrime diventano singhiozzi: mi vergogno come non mai.
Sapevo che, prima o poi, solo guardandomi, uno dei clienti altolocati della mamma mi avrebbe riconosciuta. Tra noi sussiste una differenza di età ridicola: siamo praticamente due gocce d’acqua.
“Smetta di piangere” dice stringendomi una mano “si sente forse in colpa per il lavoro che sua madre ha scelto di fare?”
Si guarda intorno.
“Se dovessi accostare sua madre a un fiore” dice ora con occhi rapiti “sceglierei certamente una rosa scarlatta”
Si avvicina all’enorme corona che il signor Masumi, sotto le mentite spoglie del donatore di rose, ha inviato a Maya in questo giorno così importante per lei.
Sfiora uno dei fiori e lo sfila porgendomelo:
“Passionale e meravigliosamente bella”
Non ho cuore di prendere la rosa tra le mani: allora, egli, zoppicante, mi viene incontro.
“Ho amato molto sua madre” racconta “Eravamo poco più che fanciulli ed io non ero che uno spiantato in cerca di fortuna, uno studente orfano senza prospettive, dotato solo di una grande volontà di miglioramento. Un giorno, un compagno d’università benestante, mi disse che in una delle case chiuse di Shinjuku era arrivata una ragazza nuova e senza molto esperienza, bella e con tariffe abbordabili. Così ci andai anche io. Non sapevo, entrando nella sua stanza decorata di rosa, che quella sarebbe stata la prima volta per entrambi”
E’ tutto un sogno.
Tra poco mi sveglierò.
Le sue ultime parole sono esplose dentro la mia testa producendo lo stesso effetto di una bomba.
Può essere che…
Non ho mai pensato a mio padre come ad un uomo giovane. Piuttosto, mi ero fatta l’idea di un vecchio bavoso coi soldi, passato a miglior vita da un pezzo.
“Rimase incinta, ma il sogno d’amore non si realizzò mai. All’epoca, non potevo darle quel che voleva per sé e nostra figlia e mi mollò dopo averla data alla luce. Neanche un mese e si trovò un protettore…l’uomo con cui vive tutt’ora, un cane che la tiene in pugno e non si preoccupa se lei continua a svolgere la professione”
“Lei è mio padre” dico sentendomi svenire.
L’uomo annuisce commosso:
“Sì, Mitzuki, e ti chiedo perdono perché solo adesso trovo il coraggio di dirtelo”
Guardo perplessa prima Karato poi il signor Taku:
“Sapeva che sono sua figlia ed ha parlato soltanto ora!”
“Ho sempre vegliato su di te” mi racconta “particolarmente, da quando sei entrata alla Daito. Fui io a suggerire al Preside del Liceo Nishi di assegnarti uno stage nella nostra azienda”
Nascondo il volto dietro le spalle del mio compagno.
“Perché non me lo ha detto prima? Lei non immagina quanto io abbia sofferto”
“Ed io stesso” mi fa eco “con che coraggio avrei potuto confessarti che ero solo un cliente a caccia di sesso? Uno come tutti gli altri, che, per viltà, non si è preoccupato di fermare la donna che amava…”
Karato scuote la testa.
“Avete commesso un errore madornale entrambi” mormoro “avete segnato la mia vita”
“Eravamo due ragazzini” sussurra asciugandosi gli occhi “Sommando la nostra età non arrivavamo a quarant’anni. E, comunque, gli dèi mi punirono ampiamente”
Guardo la sua gamba offesa, che deturpa una figura davvero splendida.
“Il signor Hayami sa tutto di questa storia ed anche suo figlio Masumi”
Ecco svelato il motivo per cui il giovane Presidente non ha mai trovato il coraggio di licenziarmi.
“Perché proprio stasera?” domando debolmente.
Il suo volto si fa arcano:
“Scherzando, una volta, dissi ad Eysuke che avrei svelato la mia paternità quando Masumi avrebbe riportato sulle scene il capolavoro scomparso. Glielo dissi come se fosse impossibile, anche perché suo figlio era solo un bambino e sembrava assurdo che Chigusa Tsukikage potesse riavvicinarsi alla Daito. Invece quel giorno, incredibilmente, è arrivato. Questa, non è notte di menzogne. E’ la notte della rinascita della dèa scarlatta e non può esserci che verità, sotto il cielo di Tokyo”
Mi prende per mano e, dopo qualche ritrosia, finalmente, abbraccio mio padre.



Confession.
“Non può che esserci verità, sotto il cielo di Tokyo…”
Così ha detto mio padre e, mentre mi stringo al suo braccio, incontro lo sguardo dei due Hayami, prima quello del più giovane poi quello del più anziano.
Sono diversi, sostanzialmente, ma una cosa li accomuna: l’amore deluso, col carico di amarezze che ne consegue.
Il signor Masumi è un disperato: non ci sono sottigliezze verbali per definirlo.
Suo padre, il vecchio Eysuke, è lo spettro malevolo dell’uomo che, non riuscendo ad accettare un rifiuto, si è rinchiuso nel suo castello e, profittando della corona di re, ha manovrato e continua a manovrare destini. Lo farà finché il Fato glielo consentirà o, forse, finché la sua sete non sarà placata.
Il signor Masumi ha uno sguardo angosciante.
Il posto vuoto accanto a lui mi dice che sta aspettando la signorina Shiori.
Vorrei non le avesse chiesto di presenziare, ma oggi è un giorno importante per la Daito e la futura sposa non può essere assente.
Arriva anch’ella con buon anticipo e capisco che quanto mi ha detto Karato potrebbe esser vero: sospetta qualcosa.
Per la prima volta in vita sua ha indossato un abito adeguato alle circostanze: lungo, di un bel velluto pesante color marrone. E ha affrontato la prima neve con un cappotto di pelliccia bianco.
Domani si sposa.
Leggo sul suo volto una grande soddisfazione, ma c’è qualcosa di non pago e, forse, ha paura di questo copione che parla ai cuori.
“Non può che esserci verità…” mormoro “ sotto il cielo di Tokyo”
“Cosa hai detto, Mitzuki?” mi domanda Hijiri prendendomi la mano.
Lo guardo speranzosa:
“Forse non tutto è perduto. Abbiamo ancora una piccola speranza”
Hiroshi Taku tende l’orecchio, interessato:
“A cosa ti riferisci, cara?”
“A niente” rispondo mogia “pensavo all’amore di anime e al lento declino che attende chi non ha il coraggio di abbracciarlo”
Masumi, seduto davanti a me, si gira perplesso:
“Che cosa ha detto?”
Anche Shiori si è girata verso di me, ma io ignoro volutamente la domanda.
Guardo verso il basso e mi accorgo che il palcoscenico, praticamente sotto di noi, sembra un gioiello incastonato tra gli spalti ed è davvero suggestivo il fatto che sia visibile a 360°. Capisco perché Hajime Onodera – che un genio non è – si sia opposto al progetto di Kuronuma. Ma comprendo, altresì, per quale motivo quest’ultimo l’ha avuta vinta.
Vedo mio padre guardare con insistenza in direzione della signora Tsukikage e gliene chiedo il motivo.
“Sono sempre stato un suo grande ammiratore” mi spiega “quand’ero studente, avevo un suo poster nella mia stanza al campus. La trovavo meravigliosamente bella”
Sorrido pensando che le parole appena pronunziate non si accomodano molto alla figura di uomo austero che mi è stata delineata. Ciò nonostante, ne sorrido, perché l’umanità ha cominciato a piacermi quanto il raziocinio, soprattutto da quando la mia vita è stata “sconvolta” da eventi al limite del normale.
Lo spettacolo di Maya, il primo in cartellone, inizia in perfetto orario.
Una nebbia di colore scarlatto è stata ricreata ad hoc per avvolgere il palco. Il momento della parousia della dèa non poteva essere migliore, ché una pioggerella sottile rende estremamente realistico quell’espediente artificiale.

“Chi mi sta chiamando?”

Rivivo il mio sogno.
Congiungo le mani, sconcertata.
Maya, la tua voce giunge alle mie orecchie come se mi stessi accanto e, ciò nonostante, sembra non avere la forza di abbattere le barriere della carne.

“L’albero…è lo spirito. Qui, in questa terra sacra, dove vivono gli dèi, il mio aspetto è quello di un albero di susino…”

Maya gira su se stessa, brandendo mollemente la sopraveste. Le gocce sottili che piovono dal cielo sembrano come evaporare al contatto con lei. E’ un effetto ottico suggestivo, dovuto certo all’orientamento del faro, ma il suo sguardo inconsapevole è così seducente che nessuno, penso, stia accorgendosi dell’artefatto.

“Sbocciate, fiori scarlatti dalla vita millenaria…!”

Il signor Masumi, in questo momento, è come galvanizzato.
“E’ straordinaria” dice suo padre.
Non mi aspettavo si lasciasse andare a un commento positivo. Pensavo che tutto ciò che ruota attorno alla donna che lo ha respinto gli fosse molesto. E, soprattutto, che non sopportasse Maya a causa dell’attaccamento mostrato da suo figlio.
“Il vecchio Presidente stima in modo particolare quella ragazza” dice mio padre all’improvviso.
“Che dici?” mormoro.
“E’ stato lui a regalarle gli abiti di scena, anche se lei non lo sa” mi spiega.
Ho un tuffo al cuore.
“Sono vesti splendide” continua Taku “le ha fatte restaurare per l’occasione”
“Vuoi dire” lo interrompo esterrefatta “che sono quelle appartenute a Chigusa Tsukikage?”
Annuisce:
“Hai notato la bruciatura sulla sopraveste? E’ un segno inequivocabile e forse un messaggio per l’unica donna che abbia mai amato”
La natura, armoniosamente, prende forma al sorriso della dèa e gli spiriti ignari, che giocano accanto a lei, fluttuano nella nebbia.
La voce maschile dell’oracolo è accompagnata da un tuono.
“Gli dèi ci assistono” mormora mio padre.
Sakurakoji fa davvero una bella figura, sul palco: viene visitato dagli indovini dell’imperatore mentre sta tagliando un albero con l’intento di farne legno da scolpire. E’ a torso nudo e l’acqua che cade dal cielo ricrea verosimilmente il sudore di un uomo che lavora.
Dopo il disvelamento della profezia, prende i suoi attrezzi e parte alla volta della zona proibita, ma gli spiriti della natura, saputolo, aizzano dei malfattori contro di lui, che viene ridotto in fin di vita.
E qui fa il suo ingresso in scena la tenera Akoya.

“Fanciullina gentile, dagli occhi color del cielo, contempli l’universo e lo fai sorridere. Amo tutto di te: il tuo tocco gentile, il sapore delle tue labbra che conoscono solo le mie. Apri il mio cuore, te ne prego, ricordami il mio nome, affinché possa dire di amarti doppiamente: come uomo che ha perduto il suo passato e per quel che sono realmente”

Il signor Masumi ha uno sguardo scioccato. Non vorrei sbagliarmi, ma una lacrima silenziosa sta solcando il suo viso.
E’ solo!
Non c’è nessuno attorno a lui!
Mi guardo intorno e vedo solo la mano di Karato che continua a stringere la mia. Sento di avere già visto tutto questo, da qualche parte. Le labbra del Presidente si muovono in parallelo a quelle di Hisshin.
Cos’è mai, questo?
E’ il Sogno nella Valle, forse? Ma questi volti ora non sono più semplici “sensazioni”, emergono in tutta la loro realtà.

“Gli uomini aspirano alla verità della mente, perdendosi le sfumature che ogni verità reca in sé. Tu non hai un nome, amore mio, tu sei amore è basta ed io parimenti, se rappresento questo per te!”

Maya, riesco ad immaginare a chi stai rivolgendo queste frasi dense di passione. Ti guardo bene e noto che il tuo obi è davvero particolare. Sotto il velo sottile hai nascosto una rosa scarlatta essiccata.
E’ quella che conservasti dopo la prima di Piccole Donne.
E’ la stessa che ti cadde nell’androne di Palazzo Daito sei anni fa.
E’ quella che il signor Masumi ha tenuto per molto tempo nel suo cassetto prima di restituirtela nel modo più crudele.
La giovane solleva lo sguardo: sembra guardare verso di noi, adesso. Credo non possa vederci, perché, movendosi, è finita sotto il riflettore più potente, ma io credo che il suo cuore sia accanto al signor Masumi, adesso.
Egli continua a recitare le battute di Isshin come stesse pregando e nessuno, neppure suo padre e la signorina Shiori, se ne avvedono!

“Sono nato per amarti, dunque? Io, che sono giovane, ma non abbastanza per te, che esci ora dal grembo della natura, non riesco a credere di essere l’oggetto dei tuoi desideri”

“Credilo” mormora Akoya “perché è l’unica realtà che sopravvive all’incedere del tempo. Ed io ti verrò a cercare, dovunque tu sarai, fisicamente o anche solo con lo spirito, per rinnovarti per sempre la mia promessa d’amore. Io sono te, come puoi non vederlo?”

“Davanti alla purezza del diamante sono un quarzo senza valore, un delinquente che è vissuto in funzione di altri perversi, mai guardando in se stesso. Come puoi amarmi?”

“Non esistono” risponde la dèa “età, aspetto o rango. Sono mistificazioni degli dèi falsi e bugiardi del mondo, che non si stancano mai di provare a farci vivere in modo innaturale. Da sempre, io ti bramo. E non è questa, la prima volta in cui ti abbraccio…mill’altre volte l’ho fatto!”

Lacrime silenziose rigano il volto di Maya, mentre fiori di susino scarlatto iniziano ad ondeggiare nell’aria come coriandoli.
Il signor Masumi si alza in piedi, parimenti commosso, mentre tende una mano verso il palco in cui Maya, avvolta dalla nebbia scarlatta, sta mimando lo stesso gesto.
“Figlio” dice suo padre “che cosa succede?”
Non lo vede. Non sta vedendo suo padre.
“Karato” mormoro stringendogli la mano.
E’ scioccato anch’egli.
“La rabbia, la passione repressa stanno soccombendo all’amore” dice “ed era ora”
Il giovane Hayami ha lasciato cadere la sciarpa di seta e, come un automa, si è diretto verso la ringhiera. Sembra che il suo corpo gli impedisca di raggiungere la persona che ama, ma non ho dubbi sul fatto che il suo spirito sia unito a quello di lei.
“Masumi” lo chiama la signorina Shiori “torna a sederti”
Il vecchio Eysuke le prende la mano.
“Lascialo andare” dice “la natura governa, la natura vince. Quando non lo fa, condanna a morte chi non le obbedisce”
“Che cosa significa?” domanda la donna.
“Vuol dire che mio figlio, forse, sta scegliendo di vivere”
E la scena più commovente viene adesso.
Riacquistata la memoria, inizia il tormento dello scultore, che deve decidere se far tornare in seno alla natura la creatura mortale nelle cui vesti si è nascosta la dèa.
Tutto il palco è avvolto dall’oscurità. Tre fari illuminano, alternandosi, una Akoya dormiente, l’ascia ed Isshin.
Il signor Masumi chiude le mani a pugno come se egli stesso brandisse l’ascia.
Vedo la Valle dei Susini, adesso, e vedo un tempio abbandonato, le cui pareti sono marce a causa delle piogge fitte.
Ma, dentro quella costruzione ancora in piedi per miracolo, arde un fuoco che non si spegne. E si prende giuoco del vento e dell’acqua come delle falsità e delle cattiverie.
Ci vedo dentro due persone strette l’una all’altra e quelle due persone sono Maya e Masumi o, forse, chiunque abbia la fortuna di vivere e riconoscere l’altra metà della propria anima. Si stringono forte, ma una parete di menzogne impedisce loro di parlare.
E poi vedo il fiume, ne sento il gorgogliare sereno e dolce e vedo ancora le medesime sagome nude, che si sporgono l’una verso l’altro, finalmente libere di amarsi, come è giusto che sia.

“Eravamo stati separati, ora torniamo ad essere uno” mormora Akoya, abbracciando il suo Isshin.

La pioggia aumenta all’improvviso. Gli spiriti provano a sedurre Isshin per impedirgli di abbattere l’albero:
“Ti priverò della vita mortale, dunque, del corpo che fino a poco fa ho stretto tra le braccia?”

“Fallo, amor mio” dice Maya movendo appena le labbra “il mio odore è entrato nel tuo sangue, nelle tue ossa. La mia pelle è la tua pelle. Il sapore della mia bocca si è impresso sulla tua lingua come un marchio a fuoco. Ed io tornerò in vita ancora, te lo prometto, per continuare ad amarti in pienezza. Non avere paura. Uccidimi adesso e, domani, all’alba, tutto apparirà splendente, puro ed il nostro sacrificio non sarà più privo di senso”

Un colpo preciso d’ascia si abbatte su un fusto rugoso, accompagnato da un lampo e poi, inevitabilmente, dal boato.
Akoya sorride.
Un altro colpo viene inferto sulla stessa apertura di prima.
Il volto di Akoya sembra spezzarsi in due.
Il terzo colpo, l’ultimo, manda in frantumi la sagoma della dèa.
Akoya sparisce e resta solo il suo velo da sposa, davanti all’albero di susino spezzato.
I capelli del signor Masumi, che si è sporto sulla ringhiera per tutto il tempo, sono bagnati come se egli si fosse trovato laggiù, sul palco.
“Mitzuki” mi dice Hijiri con gli occhi umidi “se continui a piangere, io non potrò fare a meno di imitarti”
“Dimmi che è accaduto, Karato, dimmi che hai visto quel che ho veduto anche io!”
“L’ho visto” mi rassicura “e, d’improvviso, ho sentito che quanto fatto per il signor Masumi non è stato vano”
Chiudo gli occhi, mentre un boato si leva dalle tribune. E’ un battimani che sembra far crollare il cielo stesso di Tokyo.
Anche mio padre è visibilmente commosso, ma quel che mi colpisce di più è il volto del vecchio Hayami: appare sconfitto, prova anche una gioia profonda.
“Masumi!” chiama col tono autoritario di sempre “vieni ad aiutarmi”
Prontamente, suo figlio, col volto di chi è appena ridisceso sulla terra, va ad offrirgli il braccio.
“Ottimo lavoro, figliolo” gli sussurra alzandosi.
Prende a battere le mani con foga, come se fosse improvvisamente animato da una grande forza.
La signorina Shiori, stretta nel suo cappotto di pelliccia, ha anch’ella l’espressione di chi ha assistito ad un autentico miracolo. Ma non c’è gioia, nel suo sguardo.
Io non faccio che girarmi a destra e a manca, mentre applaudo senza tregua e istigo Karato a seguire il mio esempio.
Maya viene chiamata alla ribalta più volte, ma non esce.
Dalle gradinate viene scandito il suo nome, ma invano.
“Che succede?” domando a Karato preoccupata “perché non fa la sua apparizione”
Masumi, con un guizzo, scende giù per le gradinate: salta come una cavalletta da un parapetto all’altro.
Mentre sale sul palco, quando il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo sta per prendere la parola, Maya, con ancora addosso il kimono a fiori scarlatti, viene fuori.
Gli applausi sembrano intensificarsi.
“C’è qualcosa che vuol dire a questo pubblico entusiasta, signorina Kitajima?” domanda l’anziano.
“Grazie” dice con la sua voce sottile “mi sembra ieri…il giorno in cui abbandonai il ristorante Mampuku e mia madre per fare l’attrice. Tante volte ho rischiato di arenarmi e ci sono stati momenti in cui ho pensato che il mio sogno fosse destinato a non realizzarsi. Ma, sono stata sostenuta da due persone che, oggi, voglio pubblicamente ringraziare: la signora Chigusa Tsukikage, immortale interprete di Akoya, prima di me e di Ayumi, che mi ha preso dalla mia valle di mediocrità per portarmi fino a qui…e non dev’essere stata impresa facile, visto che non sono una ragazza particolarmente brillante…”
Gli spettatori, a questa battuta, sorridono e tornano ad applaudire.
“E poi” continua Maya “voglio ringraziare un’altra persona”
Mi stringo forte al braccio di Karato: forza, Maya, dillo!
“E’ un uomo che non ho mai visto e di cui non conosco l’identità” si corregge “non la conoscevo…Questa persona mi ha sostenuta, pagandomi gli studi e non facendomi mai mancare il suo sostegno. E, più ancora, con la sua brutalità…”
Si leva un mormorio.
“Brutalità?” ripeto “che dice?”
Il signor Masumi, ritto sul palco, sembra impallidito.
“Ci vogliono maniere forti per scuotere persone che nascono condannate alla mediocrità…Il suo affetto lo ha manifestato prendendosi gioco di me, manovrando la mia vita nell’ombra financo a commettere azioni ingiustificate, che hanno causato dolori profondi e perdite incolmabili. Nonostante questo, scorto il suo buon cuore, non ho potuto fare a meno di amarlo e di illudermi che egli fosse davvero l’altra metà della mia anima”
“Dillo, Maya” urlo a gran voce “di’ quel nome!”
“Non è necessario” dice Eysuke “è lui che deve trovare il coraggio di mostrarsi, finalmente”
La signorina Shiori ci guarda con sconcerto: credo inizi a capire che i suoi sospetti erano verità.
“L’ho visto nella Valle” dice Maya commossa “l’ho stretto con queste mie braccia. Disperatamente, ho cercato di imprimergli la mia sagoma sul corpo. Invano, temo…”
Si asciuga le lacrime con la manica del kimono:
“Una volta, durante le prove, il signor Kuronuma ci disse che gli spiriti vivono nelle nostre menti e che, se noi non crediamo loro, neppure il pubblico ci crederà. Oggi ho voluto credere con tutta me stessa che quell’uomo fosse davvero il mio Isshin…ma, adesso, devo tornare nel mondo reale, devo lasciare il mondo dell’Arcobaleno e sconfessare con me stessa la menzogna. Era tutta una menzogna. Una menzogna travestita da sogno meraviglioso cui ho voluto appigliarmi perché voi credeste con me. Grazie, mio donatore di rose scarlatte. Chiunque tu sia, anche se il tuo cuore batte per qualcun altro, devi sapere che il mio ti apparterrà per sempre!”
Nascondo il viso tra le mani, mentre il pubblico applaude ritmicamente:
“Ti sposo io, Akoya!” azzarda qualcuno.
E un altro:
“Mi candido anch’io!”
“E’ stata meravigliosa!” dico nascondendo il viso tra le mani “c’è l’ha fatta…”
Karato Hijiri mi abbraccia con calore, sopraffatto dalla commozione. Per anni, abbiamo lavorato e sperato. Ma, ora, tocca a qualcun altro fare la sua parte.
Non si fa attendere.
“NON E’ COSI’!”
La voce del signor Masumi, quasi strozzata, si è diffusa con grande chiarezza in tutto il teatro.
“Non è così” ripete “egli è sempre stato con te…e tutto ha fatto in funzione di te. E ha atteso questo giorno per lunghi anni, coltivando quelle rose che non sono mai appassite e non potranno mai farlo”
Il Presidente è rosso fino alle orecchie, sconcertato dal suo stesso ardore.
Suo padre ascolta ogni parola senza avere il coraggio di ribattere e comprendo che lui sa da sempre cosa suo figlio prova per Maya Kitajima.
La signorina Shiori, dal canto suo, mormora come un automa che non è il suo fidanzato a parlare e deve avere proprio tanta forza d’animo per dire ai dirigenti che ella sapeva ogni cosa e quanto stimasse il fidanzato per essersi preso a cuore un caso tanto disperato.
“Il tuo donatore” sta dicendo Masumi “ti ha sempre amata, dal preciso istante in cui ha posato gli occhi su di te”
Il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo tossicchia.
“Chiedo scusa a tutti” annuncia “dobbiamo lasciar spazio allo spettacolo diretto da Ajime Onodera. Rinviamo ulteriori commenti alla conferenza stampa delle undici di domani. Ricordo agli intervenuti che, subito dopo lo spettacolo che avrà per protagonista Ayumi Himekawa, la signora Chigusa Tsukikage comunicherà la sua scelta definitiva”
In pochi secondi, il palco viene riallestito per il dramma secondo le disposizioni del regista Onodera.
“Torno subito” dico a mio padre prendendo per mano Karato. Il ridotto è un viavai di persone del gruppo Kuronuma. Tutti, attori compresi, stanno cercando Maya per complimentarsi con lei.
Anche la signorina Shiori, come fosse una donna qualunque, è andata dietro alla folla, nel vano, disperato tentativo di recuperare Masumi Hayami.
Il camerino di Maya ha la porta socchiusa.
Busso debolmente, ma nessuno risponde.
Decidiamo di entrare.
Davanti alla grande specchiera non c’è nessuno, ma sento delle voci sommesse che arrivano dal guardaroba.
“Scusate” dico entrando “volevo solo…”
Masumi Hayami ride fragorosamente:
“E’ la prima volta che la vedo senza parole!”
Maya, seduta su uno sgabello basso, sorride a sua volta. Ha tirato su il kimono, lasciando scoperte le ginocchia. E’ esausta, bagnata fradicia e il trucco le cola vistosamente sulle guance. Ma le sue spalle sono coperte dall’immancabile soprabito.
“Dica la verità” dico al Presidente additando l’impermeabile “lo tira fuori tutte le volte in cui sa di incontrare Maya, vero?”
Arcua le labbra con riconoscenza.
“Grazie” dice rivolgendosi ad Hijiri “di tutto”
“Di niente” dice il mio compagno porgendogli la mano.
Eccoli qui, gli uomini più belli del mondo, penso fra me e me con commozione.
“Posso sapere cosa sta succedendo?”
La voce della signorina Shiori, dietro di me, ha un che di disperato.
“Masumi” dice “esigo una spiegazione”
Il Presidente sospira:
“Mi dispiace. So che non è sufficiente, ma è tutto quel che posso dire adesso. E mi assumo la responsabilità di ogni cosa”
“No” dice Eysuke entrato subito dopo Shiori “è colpa mia. Gli ho chiesto io di accettare questo fidanzamento a fini puramente economici ed egli, come ogni figlio devoto, si è piegato alla mia volontà”
“Padre…” mormora Masumi.
“Ma lui” afferma Maya “è il signore della bibita in lattina ed è anche l’uomo che mi ha suggerito l’interpretazione di Yaoya Oshichi…”
“Non potete farmi questo, mio nonno non ve lo perdonerà” urla Shiori tra le lacrime.
Eysuke fa una smorfia di disappunto.
“Può distruggere me, che sono vecchio e defilato da anni” commenta “ma dubito possa fare lo stesso con mio figlio, non dopo questa sera”
Prende Maya per le mani:
“La sua Akoya è stata eccellente ed ha reso inattaccabile la Daito, anche se, forse, non era questo il suo intento iniziale”
L’attrice gli sorride commossa.
“Capisce ora” le chiede Eysuke “cosa significa avere tra le mani il capolavoro scomparso? Il mondo del teatro è ai piedi di mio figlio, adesso, e ci resterà per sempre. Chiunque provasse a nuocergli, sarebbe sotto gli occhi di tutti. La dèa scarlatta è un capolavoro senza precedenti!”
Shiori Takamiya esce per sempre di scena sbattendo la porta.
“Dobbiamo tornare sugli spalti per lo spettacolo di Ayumi” ricordo “anche se non credo ci siano molti dubbi, a questo punto”
Sorrido, mentre Maya e Masumi, si prendono per mano.

Spirit.
Torniamo sugli spalti riservati con passo veloce.
Siamo tutti parimenti ansiosi di vedere Ayumi Himekawa e Maya non vorrebbe mai mancarle di rispetto giungendo in ritardo.
E’ un gruppo assai strano quello che si è appena composto: io e il mio compagno, ufficialmente morto venticinque anni fa; mio padre, di incerte origini e con una figlia nata dalla relazione con una giovanissima prostituta; Masumi, rampante dirigente che ha superato i trenta e la sua “ragazzina” (penso la chiamerà così per tutta la vita), che lo segue docile come un’ombra quasi temesse di perderlo ancora (o è vero, piuttosto, il contrario); Eysuke, che pare avere ritrovato un barlume di umanità semplicemente dopo aver rivissuto il sogno che perseguiva da anni, ma da altri realizzato.
Gli occhi dei soci più autorevoli della Daito Art Productions sono puntati sul palcoscenico circolare:
sono dei falchi, fiutano gli affari come animali selvatici e, al primo errore, sono pronti a crocifiggere senza appello.
La fortuna di esibirsi per primi stava nel mettersi, in un certo senso, al sicuro da eventuali confronti.
Quando lo spettacolo diretto da Ajime Onodera inizia, la pioggia ha smesso di bagnare il palco all’aperto. Penso che, in condizioni climatiche più favorevoli, sarà semplice per Ayumi dar vita alle consuete interpretazioni acrobatiche.
In queste performance, neppure una giovane e pur esperta Chigusa Tsukikage le starebbe alla pari.
E tuttavia, complice forse l’atmosfera di dolcezza che Maya ci ha lasciato addosso, avvertiamo subito l’innaturalità di ciò che si sta svolgendo sotto di noi.
Questo “nuovo” dramma non parla ai cuori, sebbene lusinghi ad arte i sensi della vista e dell’udito.
Sono state scelte delle musiche semplici, di quelle che spesso si utilizzano nel kabuki, puntando sulla scenografia solenne e, com’era prevedibile, sulla visibilità della primattrice.
Quel che salta subito all’occhio è la mancanza di una atmosfera corale: non c’è relazione tra la dèa madre e le creature.
Il distacco è davvero spaventoso e, se agli occhi degli esperti – amanti di tutto ciò che stride - potrebbe sembrare addirittura suggestivo, un semplice amante del teatro, privo di conoscenze specifiche in materia, penserebbe soltanto che Ayumi è superiore ai compagni di lavoro o, addirittura, non si amalgama con essi.
Sospiro piano.
“Non c’è paragone” dice Karato “il regista di questa seconda rappresentazione ha fallito, trascinando nel suo insuccesso persino una grande interprete come Ayumi Himekawa”
“Pensi che lei se ne stia accorgendo?” domando.
“Spero di no” risponde lui “se la sua maschera si rompesse adesso, orgogliosa com’è, non riuscirebbe ad andare avanti”
Osservo Maya ancora in kimono, con l’impermeabile del signor Masumi sulle spalle: muove le labbra, pensando forse di recitare insieme alla sua storica rivale. Se potesse, volerebbe giù dagli spalti ed io sono convinta che sarebbe assai suggestivo vederle insieme sullo stesso palcoscenico, come ai tempi de Le Due Regine.
La geniale figlia di Utako Himekawa riuscirà a farsi una ragione di questo insuccesso, penso.
Bellezza e talento sono una carta vincente e non si può negare che ella ne abbia tanto.
Sono certa che le verranno aperte le porte di altre centinaia di teatri.
Il fatto che abbia ottenuto di interpretare Akoya, ruolo negato persino a sua madre, non è cosa da poco e gli agenti ne sono consapevoli.
Kei Akame, nei panni di Isshin, è preciso, ma ingessato: pare voglia a tutti i costi superare la pregevole e freschissima interpretazione di Yuu Sakurakoji, ma senza successo. Quando pronuncia la battuta relativa alla differenza di età tra lo scultore ed Akoya, dagli spalti arriva addirittura qualche fischio e uno dei dirigenti, dietro di noi mormora:
“E’ troppo vecchio per un ruolo simile…”
Lo spettacolo procede senza intoppi. Gli unici momenti di emozione sono legati alle danze acrobatiche della dèa che gioca con gli spiriti della natura. Nasconde le pecche altrui come può, ma è chiaro per tutti che Onodera ha completamente sbagliato la regia e il cast.
I suoi “attori di razza” non sono adatti per interpretare un simile copione, rivoluzionario per i sentimenti proposti in modo crudo, ma estremamente tradizionalista per ciò che concerne visione del mondo e ambiente.
“Quel tipo sarebbe anche potuto essere un Isshin convincente” dice mio padre “se solo avesse abbandonato la sua altezzosità”
“Penso” si intromette Eysuke “che la complessità dell’opera risieda in questo. L’attore abbandona la consapevolezza di sé per far spazio al sentimento che lo domina, segnandone il carattere. Come dice la dèa, <non ti chiamo amore, perché sei amore…>”
“Allora, solo chi vive dei sentimenti veri e coinvolgenti può recitare verosimilmente ne La dèa scarlatta?” chiedo.
Il vecchio Presidente annuisce:
“Odio, amore, passione e non Kusumeki, Akoya e Isshin. Il regista Kuronuma ha scelto bene il suo cast. Sono attori di grande rilievo, pieni di genuino talento, ma non delle star. Non vince l’immagine, ma ciò che muove il cuore!”
Addita Sakurakoji e poi, di seguito, Sumi Owasa, che ha prestato il volto all’imperatore: la sua sagoma massiccia è sinonimo di stabilità e, in effetti, il sovrano è l’unico punto di riferimento dei cittadini, nella situazione di caos in cui versa l’intera regione di Nara.
Di contro, il Terefusa di Onodera è interpretato da un attore dall’aspetto androgino, che punta tutto su una sorta di ambiguità recitativa forse nel tentativo di apparire più accattivante e tormentato. Così facendo crea caos nel caos.
Taku si gira in direzione di Chigusa Tsukikage, la quale, come in trance, guarda lo spettacolo.
C’è un’aura particolare intorno a lei, in questo momento, e persino il suo abito nero sembra far spazio a colori solari.
“Ha smesso il lutto, finalmente” dice mio padre osservandola “e ha un che di fanciullesco sul volto”
Alla fine della rappresentazione, il pubblico applaude con foga, ma senza troppo entusiasmo.
E’ stato tutto molto accurato, ma nulla di più.
Guardo l’orologio: sono passate da poco le undici e mezza.
Ancora un quarto d’ora e la signora Tsukikage darà il suo responso.
“E’ una notte da incorniciare, questa” dice Karato rivelando una grande emozione.
“Il coronamento del lavoro di anni” aggiungo io “come ci sentiremo, domani? Tu sarai disoccupato, temo, anche perché, da ora in poi, sarà il Presidente ad occuparsi direttamente di Maya…”
Egli sorride:
“Finalmente, potremo recuperare le notti perdute”
Mi attira a sé baciandomi con passione.
Siamo diventati arditi.
Abbiamo accettato di vivere questo amore senza ripensamenti: non potremo sposarci né avere dei figli e, pur rattristandoci per questo, siamo consapevoli di non poter fare a meno l’uno dell’altra ed è nostro desiderio andare a vivere definitivamente insieme.
“Figliolo” gli dice Hiroshi Toku “domani vorrei parlarti riguardo alla tua situazione”
Ci guardiamo negli occhi.
“Signore, io…” mormora Karato “sono in una posizione delicata che dovrei spiegarle…”
“Lo so” afferma inaspettatamente mio padre “conoscevo l’architetto Hijiri e, come ex responsabile del personale, sapevo sin dall’inizio qual era la tua condizione”
“Troveremo un modo per risolvere questa faccenda” mormora Masumi, mettendo una mano sulla spalla della sua <ombra>.
Nel mentre il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo prende la parola.
E’ in perfetto orario e capisco che non c’è voluto molto per raggiungere il verdetto.
Introduce Chigusa Tsukikage e subito le porge il microfono. L’anziana attrice viene accolta dagli applausi scroscianti del pubblico: giovani, cresciuti col racconto del mito della dèa scarlatta e adulti, che la sua dèa hanno avuto la fortuna di vederla dal vivo e ne hanno atteso come in preghiera il ritorno.
La vecchia attrice, con al fianco Genzo, ringrazia tutti. La sua voce melodiosa si diffonde tra gli spalti e nessuno, in questo momento, ha dubbi su chi sia la “vera dèa”, colei per la quale Ichiren Oozachi scrisse immortali versi d’amore.
“Voglio saltare i convenevoli” dice un po’ansimante “e passare subito a ringraziare le due attrici che hanno, con impegno indefesso, raccolto la mia eredità. Ayumi Himekawa e Maya Kitajima sono realmente le migliori interpreti che abbia mai addestrato per il ruolo di Akoya. Talentuosa e raffinata la prima; sensibile e passionale la seconda…questi sono gli appellativi che si confanno a simili fiori. E nel teatro, se non si ha talento, è impossibile sopravvivere. Voglio, altresì, elogiare il regista Ryuzo Kuronuma, che avrebbe fatto invidia allo stesso Ichiren Oozachi, se fosse stato qui. La sua direzione è stata accurata, originale e, nel contempo, assai vicina allo spirito del compianto Maestro. Un ringraziamento formale va anche alla Daito Art Productions e al suo attuale Presidente che, con grande maestria, ha sostenuto in assoluta segretezza parte delle spese per l’edificazione del teatro Shuttle X e per l’allestimento odierno”
Il suo tono si incrina un poco:
“Ed ora che il dado è tratto, non mi resta che comunicarvi la mia decisione, unanimemente condivisa dall’Associazione Nazionale per lo Spettacolo qui riunita, che ha patrocinato il ritorno sulle scene del capolavoro scomparso”
Genzo la sorregge un poco.
“Signora” mormora “sta bene?”
L’anziana annuisce, ma rifiuta la sedia che un assistente le ha prontamente portato.
“No” dice “la nuova dèa scarlatta va salutata in piedi…”
Si schiarisce la voce, pallida in volto:
“I diritti di rappresentazione del capolavoro scomparso passano, con effetto immediato, secondo il contratto depositato presso il notaio, l’avvocato Kanoshita, nelle mani di Maya Kitajima, mia allieva prediletta”
Un boato si leva dalle tribune.
Ayumi sorride serenamente, accanto ai suoi genitori.
Masumi abbraccia Maya, che, incredula, inizia a piangere:
“Il mio sogno…ho realizzato il mio sogno” singhiozza “…mamma, mi stai guardando?”
Il Presidente, all’udire quelle parole, si commuove un poco. Guardando la sopraveste bruciacchiata della dèa, si ricorda forse di sua madre, Aya Fujimura, che aveva quasi perso la vita per salvare quell’indumento dalle fiamme.
“Tutto torna” dice mio padre guardando in direzione della signora Tsukikage “il cerchio è completo e lei…temo se ne stia andando”
La donna si accascia sulla poltrona.
“Papà…”
Scompare tutto.
Le luci si smorzano fino a spegnersi del tutto, il sipario cala su una vita straordinaria.
Mentre il pubblico ancora emozionato lascia le tribune rumorosamente, una signora che ha appena smesso il lutto, siede stanca, ma con grande dignità, su una poltrona che sembra un trono. Ha accanto l’uomo che, per anni, l’ha seguita, amandola nel segreto, rinunciando ad una carriera sfolgorante.
Si rimette a piovere.
Una luce potente e malinconica spezza l’oscurità, mentre mi pare che il volto della signora Tsukikage stia tornando giovane.
Sorride.
E’come nel mio sogno: è lei la bambina che giocava accanto all’uomo sconosciuto, nel cimitero della Valle dei Susini. Era Ichiren Oozachi, la persona della quale non distinguevo il volto e che l’attendeva e le chiedeva di aspettare, dicendole che non era ancora tempo.
Scuoto il capo incredula.
Ora l’attesa è finita.
Il Maestro emerge dalla luce per tornare a prenderla.
E’ davvero così potente, l’amore di anime, dunque?
La grande interprete reclina il capo. Genzo, in ginocchio davanti a lei, lascia andare la mano che ha tenuto per anni e pare riconsegnarla ad Oozachi, che, con tenerezza, abbraccia la sua amata, portandola via.
Quel che resta è spoglia mortale.
Ritorno alla realtà pian piano, in parallelo al fuggifuggi di tutti: Ayumi, Maya, Masumi e perfino Eysuke, avvedutisi di quanto stava accadendo, si sono precipitati dalla signora Tsukikage.
Leggo costernazione sui loro volti e tristezza; le due ragazze piangono.
Nel giorno in cui è rinata la dèa, ella è tornata nel suo seno.
Ma vedrà il giorno di domani ancora, come l’eterno andare delle cose prevede.
Io sono rimasta al mio posto, spettatrice di un sogno che si è rinnovato ad occhi aperti e, nel mentre, ho continuato a stringere la mano dell’uomo che mi ha generato.
“Se ne è andata” dice “e non le ho detto addio neppure stavolta”
Lo guardo senza capire.
“E’ giusto così” continua “io non ho mai fatto parte della sua vita”
“Papà” mormoro “che cosa intendi dire?”
Ha gli occhi asciutti, si tiene dentro una tristezza divorante ed io mi sento persa per un attimo.
“Era mia madre” risponde in un soffio.
Rimango scioccata.
E’ questo, dunque, che ha fatto di me una spettatrice privilegiata degli eventi di questi ultimi anni?
Era l’accorato appello di Ichiren Oozachi, quell’ <aiutami!> che risuona ancora nitido nelle mie orecchie.
Era la richiesta commossa di chi sa che si vive in funzione di quel che si lascia, in forma di insegnamento, alle generazioni future.
Il Maestro deve aver rivisto se stesso nella disperazione di Masumi Hayami. E questi era indispensabile a che rinascesse la leggenda di Akoya.
Deve aver pregato con tutte le sue forze perché il suo insegnamento, financo la sua morte mai perdonata, non andasse perduta.
Io “ho visto” tutto questo perché il sangue me lo ha dettato.
La mia famiglia è tenuta insieme dal filo scarlatto tessuto dalla dèa, lo stesso che fa della natura molteplice un uno indissolubile, un coro armonioso, un insieme variopinto.

Epilogo.
Maya è convolata a nozze con il Presidente Hayami un mese dopo la rappresentazione di prova, giusto il tempo di sciogliere il “contratto” che legava l’uomo a Shiori Takamiya.
E’ stata una cerimonia tradizionale e semplice, ma molto sentita e felice, sebbene si sentisse la mancanza della <nonna>: il signor Masumi sembrava uno strano samurai con tratti occidentali e, per tutto il tempo, ha stretto la mano della giovane sposa, in kimono variopinto di seta damascata. Il velo da sposa era lo stesso indossato durante la rappresentazione di prova.
Il tempio era ornato con gigantesche corone di rose scarlatte e ramoscelli di susino.
Il matrimonio del Presidente è stata forse l’ultima occasione in cui i protagonisti della mia storia hanno avuto occasione di riunirsi: Ayumi Himekawa ha seguito la madre – chiamata a insegnare all’Actor’s Studio di New York - e sta lavorando ad un musical di grande successo, Grease. So che Peter Hamill, il fotografo che l’aveva seguita per tutto il tempo della preparazione a La dèa scarlatta, è tornato in Francia, ma ella si è subito consolata con un attore americano di successo di cui, per decenza, non dico il nome.
Mio padre è diventato vicepresidente della Daito Art Productions dopo il ritiro definitivo di Eysuke. Questi, in seguito alla morte di Chigusa Tsukikage, sembrava caduto in stato depressivo, ma, appresa la notizia della gravidanza di Maya appena poco tempo dopo il matrimonio, ha ripreso vigore ed ora ripete a tutti che vizierà suo nipote come mai ha fatto con Masumi.
Genzo vive a Villa Hayami, ma non è né un domestico né un maggiordomo, bensì una persona di famiglia.
Yuu Sakurakoji è diventato il partner ufficiale di Maya ne La dèa scarlatta ed ha sposato, con grande sorpresa di tutti, Sayaka; la piccola Mai, ripresasi dal gran colpo, è volata a Bruxelles, dove lavora come chef per la Comunità Europea.
Coichiro Gin è rimasto definitivamente a Londra e continua ad essere la longa manus di Masumi nel Vecchio Continente: non si è mai sposato.
Shiori Takamiya, secondo le ultime notizie, avrebbe sposato il bellissimo figlio di un esponente della yakuza finito poi in carcere per riciclaggio di denaro sporco: lei lo ha subito mollato per tornare prontamente dal nonno e dalla tata.
Karato Hijiri ha una identità nuova di zecca e vive in Corea, dove dirige una società artistica satellite della Daito.
Ci siamo sposati: io lo raggiungerò tra non molto e nostra figlia nascerà nel posto in cui abbiamo scelto di vivere.
Mia madre è stata invitata al matrimonio e, con gran sorpresa di tutti, è intervenuta: vedendola, sono rimasta scioccata, anche perché non l’avevo mai vista con un abbigliamento sobrio e senza brandy in mano. Il suo protettore è passato a miglior vita e, incredibilmente, le ha lasciato la villa sul mare e una copiosa rendita. So che mio padre, che sarebbe rimasto folgorato nuovamente da lei, ha preso a frequentarla di nascosto e non mi stupirebbe se, alla fine, realizzasse il suo sogno di gioventù.

Ne hai fatta di strada, piccola Mitzuki, ed hai imparato anche a sognare.
Ce l’hai nel sangue, del resto!
E, dunque, ti verrà naturale prendere quella penna in mano e, come tuo nonno, trascrivere su un quaderno questa storia d’amore e di vita, di legami indissolubili e di amicizia.
Vai, Mitzuki, perpetua la mia anima…


THE END!

 
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fufu1973
view post Posted on 24/8/2011, 17:44




Diamine Laura che bella che è stata questa storia!! mi hai incollato a queste pagine!!
raccontata dal punto di vista di Mitzuki in modo magistrale!! l'hai legata alla storia in maniera profonda, la nipote della sensei!mi è piaciuta tanto, quante emozioni!! lo sai io non so esprimermi bene con queste letterine sulla tastiera, se ti avessi di fronte a me tutto sarebbe più facile per me, mi esprimo meglio di persona e sul mio viso leggeresti chiaramente quanto mi è piaciuto questo racconto!!!
 
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view post Posted on 24/8/2011, 18:58
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Ci vedremo, un giorno. Abbi fede. Del resto, sono legatissima a Roma per motivi sentimentali...:wub:

Grazie. E' una delle mie fic preferite, questa. E se Cameila non me lo avesse chiesto, probabilmente non l'avrei neppure ripostata...
 
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BlueCameila
view post Posted on 26/8/2011, 13:27




Non sono degna! Non sono degna!
Non ho fatto nulla per meritarmi questa dedica!
E per di più ti questa meravigliosa storia!
Non son degna!

Ma quanto sei brava!? Non riscivo a smettere di leggere!
Se mai deciderai di pubblicare un libro, secondo me, il successo è assicurato!
e non lo dico per ruffianggine.

BRAVA!

sono come fufu1973:
CITAZIONE
lo sai io non so esprimermi bene con queste letterine sulla tastiera, se ti avessi di fronte a me tutto sarebbe più facile per me, mi esprimo meglio di persona e sul mio viso leggeresti chiaramente quanto mi è piaciuto questo racconto!!!

Grazie ancora!

:ph34r: ora dico una cosa che potrebbe irritarti, ma non è questo lo scopo: BAD! - tua opera- secondo me dovresti rivederlo e "aggiustalo", è bello ma da allora la tua scrittura è cresciuta molto e, secondo me, se tu , un giorno, lo riprendessi potresti ricavarne un risultato migliore di quello che hai già raggiunto. Vedi il tuo Masumi con il suo cinisno e completamente smalizzato ha diritto di cresce!
Ok non odiarmi, non buttarmi fuori dal forum e non farmi maledizioni con una bambolina wodoo! Se non sono stata chiara, questo è un camplimento e un aispicio, nulla di più! e anche una dichiarazione di stima! hai del potenziale cara! - :jug: e io cmq ci guadagno in letture piacevoli.

sorry :give:

:give: :give: :give:
 
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view post Posted on 26/8/2011, 16:07
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Mia cara Cameila, come potrei offendermi?
L'ho detto anche io e tu, ribadendolo, mostri di essere una lettrice attenta. Bad! è stato scritto in due momenti diversi e c'è già una abissale differenza tra la prima e la seconda parte del racconto.
Ed è vero che la prima versione delle mie ff era un po' più grezza. Sai, come dice Baricco, è solo l'esercizio quotidiano a conferire pregio in quest'arte. Chi scrive a tempo perso racconti o altro non potrà mai raggiungere livelli d'eccellenza ed anche la scrittura ne sarà influenzata perché il lettore capirà di trovarsi davanti qualcosa di imbalsamato, di non vivo, di scontato.
Ti confesso, mia cara, che la scontatezza è proprio ciò che mi fa paura. In questi anni, ho letto libri d'ogni sorta, ff di ogni sorta e il più delle volte queste ultime opere erano di una banalità allucinante. Io cerco, essendo per me esercizio quotidiano, di mettere molto del mio, allontanandomi il più possibile dal canone miuchiano. Garasu non è un mio soggetto ed è sempre e solo un trampolino per un universo diverso da quello originale.
Tu hai accennato a Bad!. Ebbene, in quel periodo, attraversavo un periodo particolare, in cui vedevo l'universo maschile in un certo modo, complice anche una esperienza di vita non positiva e inconclusa. Così è venuto fuori questo Masumi così alternativo e virile, quasi violento nei tratti. Mi sono divertita un mondo, quando l'ho "costruito", e, a conclusione dell'opera, mi son detta che tutto sommato il mio pdv iniziale sugli uomini poteva essere riveduto. Nel frattempo, stavo riavvicinandomi all'uomo che avevo sempre amato e che amo.
E' per questo che non penso di rivedere - se non in termini di punteggiatura o sintassi - quell'opera. Rappresenta lo specchio di momenti vissuti assai intensi. Magari, potrei scrivere un'altra ff tenendo conto di un prosieguo virtuale simile a quello che tu suggerisci: un Masumi più maturo e sereno. Ma non ne sono del tutto persuasa.
Al momento, come sai, sono presissima dalla Valle. E' indubbiamente la cosa migliore - in termini di ff - che abbia scritto e anche qui sto osservando una evoluzione pazzesca, ché in otto mesi di pubblicazioni, sono cambiata ancora. Le mie poche lettrici potranno dire quanto, visto che mi leggono giornalmente.
Uno scrittore è tenuto ad evolversi e a vivere delle idee che cuore e mente partoriscono. Viceversa, fossilizzandosi in immagini banali e stereotipate, è destinato ad annoiare.
Deve imparare a stupire, a rischiare se necessario. Sai quante persone ho perso per strada perché ho dato andazzi non gradevoli alle mie storie?
Ogni giorno mi son detta: pazienza, non importa. Io scrivo ciò che il mio cervello mi suggerisce.
 
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Yayoi
view post Posted on 26/8/2011, 17:49




Oggi mi sono riletta questa tua ff.
E' la terza volta che la leggo, ma l'ho fatto ancora con infinito piacere.
Adoro questo Masu che rischia di implodere, e Mizuki lo descrive così bene.

Penso che sia una delle tue migliori.
Quindi ringrazio Camelia che ti ha chiesto di postarla.

E' vero!
La tua scrittura è cambiata molto in questi mesi.
Hai scritto tanto e hai sperimentato nuove cose, nuove 'strade'.
Spero tu ne sia appagata, anche se qualcuno te l'ha fatto pesare.

Capisco anche che forse non sei più soddisfatta al 100% di quello che hai scritto prima, che oggi lo scriveresti in modo diverso.

Però ti dico l'impressione che ho avuto oggi.
Scusa, sono proprio una rompic*****ni, che me lo dicono pure in cantiere :lol:

Proprio perchè ti leggo da più mesi, sono riuscita a cogliere sfumature di te, che nelle precedenti letture mi ero persa.

Non mollare!!!




 
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view post Posted on 26/8/2011, 18:53
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Infatti, Barbara, non è che ne sia soddisfatta. Più che altro, alcune storie del passato, essendo legate a situazioni che non vivo più, son passate ...di moda. Una cosa è scrivere quando il tuo cuore brucia o rammentare le cose in modo struggente; altro è rileggere - da scrittrice - ciò che è stato. Credo succeda perché, nel mio caso, la scrittura ha una funzione catartica.
Posso scrivere anche bojate colossali, ma il fine è sempre uno: provare a stare meglio.
E ci riesco anche.
 
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view post Posted on 7/9/2011, 02:34
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cramen

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Bellissima anche questa...raccontare storie dal punto di vista degli altri personaggi e' una tua caratteristica.....e ti viene proprio bene....bravissima...
 
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BlueCameila
view post Posted on 7/9/2011, 18:16




Lauretta ho prontamente letto ma solo ora riesco a risponderti:

mi hai fornito una bellissima risposta esaustiva. - cosa rara da ottenere... quindi grazie

sono contenta che tu non abbia frainteso e abbia capito quello che ho "tentato" di comunicarti. Devo dire che appena ho finito di leggere ho pensato "per fortuna esiste inernet".
No, non sono schizzata, è una fortuna perchè ha messo in contatto scrittori e lettori e ci ha dato la possibilità di ricoprire questi ruoli ed eventualmente di abbandonarli. E' il bello della libertà quasi assoluta della rete e dà anche una garanzia di qualità: scrittura e lettura non sono "forzati", nessun obbligo per nessuno solo piacere.

Ok messaggio folle, ma la vedo così! Quindi io ti seguo e ti leggo, ogni tanto sparo qualche scemenza, ma ti dico: CONTINUA A SCRIVERE, tu segui la tua strada e farai bene; la strada degli altri non la devi seguire perchè è degli altri e non tua, non ti troveresti bene!
Le persone decise mi piacciono per inciso.

spero di non aver vaneggiato troppo

Blue
 
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view post Posted on 7/9/2011, 21:51
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ma no, tesoro, non hai vaneggiato!
Anche io amo le persone decise, che vanno dritte al sodo! Le critiche, quando esulano dalle scelte editoriali degli scrittori, sono NECESSARIE e bene accette anche!
La linea dettata dall'ispirazione è, invece, insindacabile ed io non posso che soggiacere ad essa, pena la perdita di me stessa.
Ci provo a mantenermi costante, ma, ad un certo punto, cambio.
Ho scritto così tanto e così "monodirezionalmente" su Maya che adesso sento l'esigenza di dedicarmi ad altro.
Grazie di aver compreso.
Un abbraccio.
 
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view post Posted on 17/1/2013, 16:56
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Stregone/Strega di buone speranze

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sebbene non abbia protagonisti principali maya e masumi devo dire è una bellissima storia ricca di colpi di molti scena
è stato molto interessante vedere glass no kamen dagli occhi della efficiente segretaria mizuki
per quanto riguarda il finale che hai pensato lo trovo molto bello e particolare e mi piacerebbe molto leggerlo con altri pov (magari maya e masumi) in un'altra fanction
complimenti
 
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view post Posted on 26/7/2015, 21:03
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Stregone/Strega professionista

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Mi è piaciuta tanto questa fic, forse è una di quelle che preferisco. Ti offendi se ti dico che mi sono permessa di stamparla per rileggermela tutte le volte che voglio, dove voglio?
E poi, un'altra cosa: la similitudine tra l'anima di Masumi e i Prigioni michelangioleschi è calzante e perfetta!!
 
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15 replies since 23/8/2011, 20:03   2237 views
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