"Addio, Shiori!"
(ispirato al drama e al capitolo XXII su rivista di Garakamen)
Dove sei andato, Masumi?Il mio cuore è avvolto in una spirale di angoscia, al pensiero che il nostro incontro sulla nave, così come i nostri abbracci, ti siano scivolati addosso come acqua di fonte.
Sento bruciare la pelle dappertutto.
I miei occhi sono arsi dale fiamme del mio cuore e mi impediscono di trovarti.
Cammino senza meta, sotto la prima neve di Tokyo e, finalmente, ti vedo.
Dimmi, Masumi, che ne sarà di me?
Sarà condannata per sempre a vederti attraverso una parete di cristallo?
E' questo il simbolo della incomunicabilità tra i nostri due mondi?
Lei - Shiori - è triste, adesso, seppur bellissima come sempre.
E' perfetta per te, come io non sarò mai: del resto, se ti sono apparsa <apprezzabile>, sulla nave o quella volta in cui cenammo insieme ed io ti gridai in faccia il mio disprezzo, è stato solo merito tuo: tu mi hai fatto dono di ciò che, secondo il tuo gusto, mi rendeva bella.
Ché, da sola, non ci sarei mai arrivata.
Questo vetro è freddo ed io vorrei fondermi con esso per esserti più prossima ed udire, finalmente, quelle parole che ancora non mi hai detto, ma che ho creduto di percepire con chiarezza in tante occasioni.
Un uomo mi avvicina e mi dice che non posso stare qui davanti, ché questo è un locale di gran lusso, riservato a persone splendendi e cariche di soldi come tu e Shiori, di fatto, siete.
Aspetto che il buttafuori se ne torni da dove è venuto per riappiccicare il nasino al vetro.
Ma, come nelle più lucide, spaventose follie d'amore, mi balena in mente una idea: c'è una uscita di sicurezza.
E' aperta appena, ma rappresenta pur sempre uno spiraglio, un modo per riprendere contatto con la tua realtà.
Decido di usarla.
Mentre cammino quatta quatta, nascondendomi dietro le colonne di lucido marmo, mi pare di udire già la tua voce resa rauca dal fumo spiegare qualcosa che non mi suona del tutto chiaro.
E' uno sguardo languido quello che le hai rivolto?
Ora, le stai sussurrando qualcosa sulla sua bellezza, sul fatto che egli sia immeritevole di cotanta donna. E, forse, ha ragione.
Anche se la mia ingenuità, oramai, pare diradarsi come nebbia al sole, continuo a pensare che Shiori Takamiya abbia un che di speciale, che possegga quella grazia e dolcezza necessarii a sciogliere il cuore dell'uomo più duro.
Ma,quest'oggi, ella ha qualcosa che non va: noto una piccola ruga tra due sopracciglia folte e scure.
"Che cosa ci facevi con quella ragazzina, Masumi-sama?" gli domanda con aria uggiosa "Io, da molto tempo, mi sento inquieta, specie dacché ho saputo che l'hai sostenuta per molto tempo nel segreto. E, ora, non riesco neppure ad immaginare che cosa possa essere successo tra voi sulla Astoria."
Solo gli dèi possono sapere quale volto avesse il signor Hayami davanti a quel letto a baldacchino adornato nella maniera più orribile e viziosa.
Un letto che non abbiamo mai usato!
La sta rassicurando ancora, ma non è certo la risposta che io, se fossi in lei, vorrei sentire:
"La chiave era introvabile. Non abbiamo usato la camera, se è questo che vuoi sapere."
Ed ella sembra davvero contenta di udirlo parlare in quei termini.
Mi chiedo se, alla sua età, si possa essere tanto sciocchi e ingenui! Od essere felici sol perché il proprio uomo, per forza di cose, non ha consumato un tradimento!
C'è tradimento peggiore del consumare un frettoloso amplesso. Ed è tutta la dimensione del <sognato> e del <non detto> a condannare per sempre chi non osa spingersi su un qualsiasi giaciglio.
"Sapevo che non eri capace di tradirmi, Masumi!" esclama Shiori.
Il suo viso sollevato, però, ha il potere di cacciare me all'inferno.
L'avresti usata, se io ti avessi fatto un minimo accenno?
Sì, non posso sbagliare: mi è parso di intravedere una passione ardente, sul tuo volto.
E, poi, la promessa di ritrovarci da soli ad Izu non era, forse, foriera di speranza per noi due?
Certo, fra me e Shiori , è lei che ha una marcia in più: è fragile e delicata e gli uomini hanno un debole per chi necessita di protezione.
Alla fine, le dici una frase <strana>:
"Voglio essere felice."
Vuoi ripeterlo, Masumi?
Il cuore mi si scioglie nel petto, all'udire la tua cara voce affermare un nobile desiderio con il calore tipico dell'uomo innamorato.
Ora, Shiori si è alzata: dice che ha paura di avere un volto orribile e che è il caso di usare il bagno per sistemarsi.
Se ne va a schiena diritta, ma ha un che di strano nell'andatura. Che idea balzana lasciare il proprio fidanzato in un momento cruciale per il futuro di entrambi.
La seguo con lo sguardo; poi, i miei occhi si fermano su Masumi.
Mi pare di percepirne il cuore stretto dall'angoscia e dai sensi di colpa e vorrei raggiungerlo.
Passano diversi minuti e, quando decido di venire allo scoperto, egli mi previene.
Sentiamo urlare, prima ancora che i nostri sguardi si incrocino.
E non si tratta di grida normali: chi lo sta facendo ha, di certo, davanti uno spettacolo raccapricciante.
Qualcuno dice che si tratta di un film horror in diretta: non mi ci vuole molto per capire che cosa è accaduto.
Lei lo ha fatto.
Sta provando l'ultima carta che possa indurre un uomo a capitolare.
Che succederà se Masumi dovesse aver paura?
Tornerà ad essere il silente donatore di rose scarlatte?
E, soprattutto, mi dirà che non è più il caso di ritrovarsi a Izu?
Mi avvicino - con le gambe che sembrano piombo allo stato puro - alla scalinata che porta al piano superiore, ma vengo preceduta dalle sirene e, a seguire, da un fuggifuggi di persone in camice bianco: il tap tap degli zoccoli è accompagnato dallo sferragliare di una barella.
Getto uno sguardo distratto sulle rotelle: girano impazzite intorno ad un asse sottile, lasciando segni orribili alla vista sul pavimento di travertino.
Ed eccola.
Così pallida da sembrar morta.
Il suo incarnato si confonde con la federa bianca.
Al centro del lenzuolo, campeggia una macchia rosso scuro: il suo trionfale vessillo.
E' in quell'istante che il mio sguardo incontra quello azzurro di Masumi.
Si perde in quello azzurro di Masumi.
E' come se l'<universo del non detto> si amplificasse a dismisura, nel tentativo di separarci inesorabilmente.
"Io vengo con lei." ho la forza di chiedere "Hayami-san, la prego, mi lasci venire in ospedale!"
"Non credo sia il caso." risponde con tono sordo, ma senza astio alcuno nella voce.
Anzi, pare sia suo intento difendermi, preservarmi dall'ennesimo colpo mortale infertomi dal destino.
"Non vada in ambulanza!" lo imploro "Prenda l'auto! Io...ho bisogno di lei!"
Mi porto le mani agli occhi:
"So che le parrò immatura, ma è mio desiderio starle vicino.."
Vedo che sgrana i suoi grandi occhi.
"Ma di che cosa hai paura?" mi domanda con dolcezza, leggendomi nel pensiero "Temi che io ti abbandoni, è così?"
E mi prende la mano, sorridendo.
"Va bene." accondiscende "Accompagnami. Ma non allontanarti da me. Ci saranno i Takamiya al gran completo e ti tempesteranno certamente di domande."
E' come se temesse per me, ma non è solo questo. Ciò che dice a chiosa della nostra conversazione mi turba dolcemente:
"Sono io ad avere bisogno della tua vicinanza."
***
Saliamo in auto, silenziosi.
S'ode con impressionante veridicità ogni suono: dallo sportello che sbatte alla chiave che gira veloce.
La berlina scura si muove: la velocità non è né sostenuta né lenta.
Rispecchia di certo l'indecisione di Masumi.
"Lascia che ti dica che, al di là del fatto di gradire la tua presenza al mio fianco, non sono contento della tua scelta di seguirmi." mi dice, gli occhi fissi sulla strada.
"Ma io ho...paura di lasciarla." torno a spiegargli.
"Maya, ti basti sapere che non ho intenzione di tornare sui miei passi. Come potrei, dopo quanto accaduto?"
"Dopo quanto...è accaduto?" ripeto "Hayami-san, ho bisogno che lei sia chiaro una volta per sempre. Oggi, per la prima volta da quando...ci siamo incontrati, sento la necessità di essere rassicurata. Ho bisogno di sapere."
"Sapere che cosa?" chiede Masumi stupefatto.
"Sapere perché non ha usato quella stanza...con me, ad esempio."
Lo vedo scoppiare in una fragorosa risata. La sua bellezza è così radiosa e sconvolgente da conquistarmi del tutto.
"Ma come fai?" sussurra "Soltanto tu sei capace di farmi trovare il lato comico della vita in un momento così drammatico!"
Ma il mio viso è serissimo ed egli tace, come se, d'improvviso, si sentisse in colpa.
"Scusami," soggiunge "non era mio intento prenderti in giro."
"Però,evidentemente," ribatto "se non fa certe cose, è perché mi ritiene ancora immatura."
"No." afferma Masumi perentorio "E mi stranizza che tu abbia ancora dubbi di tal fatta."
Tace per un momento, rosso fino all'attaccatura dei capelli:
"Se non ho usato quella camera con te, è perché mi faceva schifo. La stanza è stata prenotata da Shiori perché ...consumassimo il nostro primo amplesso. Come potevo invitarci te? Quel momento, quando lo vivremo, dovrà essere perfetto. E sarà di certo quel posto in cui mi sento me stesso e nel quale...sei stata ufficialmente invitata."
"Allora..." balbetto "non se ne è pentito. Vuole ancora che io la raggiunga ad Izu..."
"Pentirmene!" ripete Masumi al culmine dello stupore "Non posso rinunciare alla mia felicità: sarei un pazzo. Né posso pensare di far felice qualcuno diventando io stesso infelice."
***
Arrivare in ospedale spegne ogni mio entusiasmo, come anche il suo: scendiamo dall'auto, prendendoci per mano.
E' una stretta forte, disperata quasi.
E mi rammento delle sue parole di prima; ho una sola immagine, nella testa, e la caccio via con forza.
Mi chiede di lasciarlo entrare da solo per non turbare Shiori ed io lo assecondo, seppur mal volentieri.
Ci sono degli uomini, nella stanza, ed arguisco si tratti del nonno e del padre della sua...fidanzata.
Urlano, sbattono qualcosa.
Il fatto che s'oda piangere Shiori mi rassicura sulle sue condizioni di salute.
E, poi, vedo <lui>.
Sono stupìta di trovarlo in questo ospedale, ma so che ha dei problemi di salute e, forse, è qui per curarsi: il vecchietto della bibita in lattina, il compagno di tanti <parfait> al cioccolato ha il volto teso, quasi granitico.
Abbozza il sorriso di chi sa di aver davanti una brava ragazza, una che non contraddirebbe mai un adulto e, soprattutto, <sa come va il mondo>.
Sto per salutarlo, ma egli mi previene:
"Il gioco è finito, Maya-chan."
E passa oltre, scioccandomi.
"Che significa?" ho appena la forza di chiedere. Egli mi fissa serio:
"Se non vuoi che vada incontro alla rovina, devi lasciarlo. Devi convincerlo del fatto che, senza mezzi, sarà avviato a certo declino. E trascinerà in quel gorgo anche te."
"Hayami-san!" esclamo "Lei è Eysuke Hayami!"
Annuisce:
"Spero che tu abbia compreso bene il discorso."
"Credo che non conti nulla, per Maya." dice Masumi "Così come non conta nulla, per me."
Sono trasalita, ché non mi ero accorta della sua presenza alle mie spalle.
"Sei destinato al fallimento completo." minaccia suo padre con aria truce.
"E anche tu." risponde il più giovane "Ma, a differenza di te, io ho dalla mia talento, gioventù e, soprattutto, l'amore della dèa scarlatta. Ho giurato a mia madre che mi sarei totalmente sottomesso a te, pur di raggiungere il successo, ma non sono disposto a sacrificarti l'unico bene che per me conti.
"Sciagurato!" sbotta Eysuke "State portando alla rovina anche il capolavoro scomparso!"
"Se questo è il fato..." rimarca suo figlio "così sìa."
L'anziano prova a placcarlo, brandendo il bastone, ma Masumi, più lesto, mi prende per mano:
"E questo è tutto. Addio, padre."
Usciamo silenziosi dalla struttura sanitaria:
"Ti porto a casa, Maya. Devi essere distrutta."
Annuisco, ma non sono del tutto convinta.
Sento scendere un gelo incontrollabole lungo tutta la schiena, ché mi pare di avere un deja-vu.
Il tono di Masumi, adesso, è davvero spaventoso.
la seconda parte sarà postata SABATO!
Domani, continuerà la saga della Valle!
Edited by LauraHeller - 14/5/2011, 17:15