La Filosofia è per l'uomo: elogio latente di Benedetto Croce

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view post Posted on 26/6/2012, 16:15
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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La filosofia è per l’uomo: elogio latente di Benedetto Croce.



Croce mi è sempre piaciuto e non lo nascondo. I suoi commenti sulla Commedia, per quanto spesso “ingiusti”, sposano un po’ il mio modo di vedere l’arte, che, per esser ritenuta tale, deve seguire dei canoni fissi.

Diversamente è, passatemi l’assonanza, puro divertissement.
Pur nutrendo venerazione per i filosofi con un piede nell’Ideale e un altro nel Reale, ho sempre sposato un concetto della storia del tutto simile a quello di Croce.
Intanto, è pregevole che egli non distingua tra filosofia come storia della idee e storia stricto sensu.

L’errore che sovente si fa è quello di ritenere la filosofia come un apparato concettuale distante dal “vivere vegetativo” dell’uomo.
Abbiamo, dal tempo d’Aristotele, manifestato l’insana tendenza a creare compartimenti stagni tra le discipline. Cosa che può avere un valore, se visto sotto l’aspetto metodologico/dottrinario – io mi occupo di un ambito, approfondendolo, piuttosto che di un altro – ma non da un punto di vista “reale”.
Nella realtà, ogni ambito disciplinare s’interseca all’altro e senza distinzioni di sorta.
Un matematico spiegherà una equazione utilizzando, oltre che il linguaggio proprio, le parole, la lingua.

Ma il punto è questo.
E’ sbagliato, quasi un peccato!, evitare discussioni e approfondimenti di natura “filosofica” sol perché si ritiene la filosofia del tutto avulsa dalla realtà o, peggio ancora, inutile.
L’uomo non è solo ciò che mangia, come scrisse Feuerbach: è anche ciò che pensa (il Cogito cartesiano).
Come “lo si pensi” è irrilevante.

E’ ingiusto affermare che la filosofia - che da sempre ha la pretesa di dare una spiegazione ad ogni ambito di pertinenza umana e non - sia appannaggio di pochi.
E questo perché essa “vive nella storia” e, per quanto nel suo “aspetto” si dispieghi come qualcosa di astratto essa nasce per rispondere alle esigenze dei tempi: la perfezione formale non è sinonimo di astrazione dalla realtà.

Nasce per dare risposte logiche alle problematiche reali: si pensi, nel caso, al marxismo, al pensiero che, unito alla praxis o azione proletaria, avrebbe dovuto condurre, secondo l’ottica del filosofo tedesco, alla pacificazione sociale.

Croce scriveva che chi si estrania dal mondo sposa la morte dell’intelletto. Non c’è speculazione in quella che viene definita “vita paradisiaca”, perché il cuore dell’uomo – di ogni uomo – è “il problema”.

Qualunque individuo ne presenta uno: l’agricoltore metterà in moto il cervello per portare acqua nei campi in periodo di siccità. L’insegnante si industrierà per favorire i propri studenti al fine di fornir loro una adeguata preparazione. Una madre imparerà a cucinare per il bene del proprio figlio.

Ogni gesto quotidiano, pertanto, è storia, pensiero, filosofia se vogliamo, dal momento che si presenta anche in termini di “necessaria risoluzione”.

Questo mio bislacco intervento ha un solo fine: spronare alla lettura di ciò che, erroneamente, appare astruso e lontano dal reale.
Credo che qualsiasi persona, indipendentemente dal grado culturale che si/gli si attribuisce, debba riscoprire la reale dimensione dell’essere, che si identifica con la sfera del perenne perché.
 
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