Capitolo quindicesimo
“Buon Natale, Sayaka!”
Tomo entrò in sala prove a gran velocità.
“Cazzo, che freddo!” esclamò “Fuori si gela! Siamo già abbondantemente sotto zero!“
Depose di fianco alla batteria di Masashi la Gibson J 200 che aveva portato con sé.
Il posto vuoto del fratello di Masumi comunicava una assenza che faceva male.
“Vediamo di darci da fare, usando la base registrata.” propose il violinista mettendo una mano sulla spalla di Hayami.
Questi rimase inerme, quindi si dispose ad eseguire gli ordini di Sakurakoji senza batter ciglio.
“Che espressione hai?” chiese prima di dare l’attacco Tomo “Non hai detto una sola parola, dacché sei entrato.”
“Perché non hai fatto altro che blaterare tu.” rispose Masumi, accendendosi una sigaretta.
“A giudicare dalla tua faccia trasognata, Laura non ti ha liquidato con un due di picche.” ridacchiò l’amico “Ne sono lieto. Del resto, se sei ancora vivo, la sorellina deve aver raccontato solo cose piacevoli a mamma e papà.”
Abbozzò il primo accordo, arpeggiando la canzone di Laura.
Masumi schiacciò subito il mozzicone e prese la sua chitarra.
“Io sono perso per tua sorella.” dichiarò senza mezzi termini “E voglio conquistarla. Voglio averla nella mia vita, capito?”
“Bene.” sottoscrisse Tomo “Vedi di trovare il modo di mantenerti, allora. Noi Sakurakoji amiamo le persone indipendenti.”
“Ed è questo che mi piace di lei.” disse Masumi “E’…nel pieno del suo splendore fisico e intellettuale, oramai.”
“Oh-Oh…” ridacchiò il violinista “E’ della mia sorellina che si parla o di una femme fatale?”
“Io non la deluderò mai.” soggiunse Hayami.
Il pensiero di Tomo, per qualche motivo, corse a Sayaka.
Eseguirono il primo pezzo con grande intensità: il front-man rimarcò parola per parola ogni pezzo della canzone scritta da Laura.
Immaginava di averla davanti e si imponeva di offrire quella performance netta e pulita che ella si aspettava.
Sakurakoji si fece trascinare dal ritmo incalzante di una voce maschile con incredibili inflessioni blues e diede anch’egli il meglio di sé.
Alla fine, Masumi applaudì il chitarrista e, a margine, se stesso.
“Con Masashi, sarebbe stato perfetto.“ si disse con rammarico, ma non espresse quel pensiero.
Prima di passare al brano successivo, porse a Tomo una delle sue sigarette e sedette a terra per riposare un istante:
“Parliamo sempre di me, ma…è dal nostro approdo che non parliamo di una certa cosa.”
Sakurakoji lo fissò come se cadesse dalle nuvole.
E, in effetti, dalle nuvole cadde davvero.
“Tu e Sayaka” riprese Masumi “ce l’avete fatta, finalmente.”
“Ma di che parli?” chiese Tomo interdetto.
I battiti del suo cuore si erano fatti incalzanti.
“Andiamo…” ironizzò Hayami “avete dormito nella stessa stanza. Avete condiviso lo stesso letto.”
“Guarda che viviamo già sotto lo stesso tetto.” si trincerò il violinista “Pensi che, per fare certe cose, noi si debba attendere una crociera di lavoro?”
Masumi inarcò le sopracciglia:
“Io ero completamente fatto, ma Masashi era più savio di me. Guarda che vi ha visti bene.”
“Cosa…ha visto?” chiese con un fil di voce Tomo.
Il front-man dei Borderline diede una boccata alla sigaretta:
“Ma perché cavolo continui a negare?! Un uomo e una donna, nudi sullo stesso letto e che ci danno dentro, non sono fantasie da…omosessuale!”
Sakurakoji si passò una mano sulla faccia.
“Secondo me, ti sei fatto qualcosa, assieme al tabacco.” dichiarò sconcertato “Secondo la tua teoria, avrei fatto sesso con Sayaka? E perché diamine non me ne ricorderei?!”
Masumi trasecolò, comprendendo finalmente che l'amico era in buona fede.
“Mezza canna e una bottiglia di vodka ti hanno mandato il cervello in pappa.” disse scuotendo la testa "E’ pazzesco che non ricordi un bel nulla.”
Tomo negò prontamente:
“E’ più facile che tuo fratello abbia sognato questa assurdità. Io sono fedele a Kaori, capito? È lei che amo!”
Masumi lasciò correre.
Se non avesse visto quegli occhi antracite perdersi un istante, avrebbe di certo approfondito, ma comprese alla perfezione che non era il momento giusto.
***
Tomo uscì dalla sala prove sconcertato.
“Che cazzo si mette a raccontare quell’imbecille di Masashi?!” si chiedeva furente “Raccontare le sue storielle a Masumi, persino!”
Nonostante il freddo polare, si accorse di essere sudato non poco.
Si allentò il nodo della sciarpa di colore rosso, nel vano tentativo di ripristinare un respiro regolare.
Fissò la neve all’angolo della strada, cercando di ricordare.
Non rammentava un accidenti di niente della mattina <ufficialmente> trascorsa a dormire sulla nave Astoria.
La mano sinistra sulle labbra, percepiva un colpevole vuoto.
Ricordò di quando Sayaka aveva scherzato sul sesso spinto consumato nella loro cabina.
“Ma No…” si disse “Era evidente come il sole che stava scherzando.”
Strinse gli occhi e gli parve di ricordare due labbra morbide sulle sue.
“Mi sto autosuggestionando.” dichiarò a voce alta.
“Parli da solo, <capo>?” chiese la Otori alle sue spalle “Mi daresti un passaggio?”
“E il lavoro?” chiese il ragazzo sconvolto dal trovarsela d'improvviso davanti.
“Finito!” esclamò allegramente Sayaka “Oggi è la vigilia di Natale! Abbiamo chiuso la rosticceria alle dieci!”
Abbassò i toni.
“Che sciocca,” pensò tra sé “è del tutto evidente che trascorrerà la vigilia coi suoi e, vista l’amicizia fra le loro famiglie, incontrerà Kaori.”
Si passò una mano tra i lunghi capelli.
“Ti chiedo scusa.” disse piano “Fa’ conto che non ti abbia chiesto nulla. Vado a prendere la metro.”
Tomo pensò alla sua situazione e ne ebbe pena.
“Puoi stare da noi, se ti fa piacere.”propose il violinista “Io vado <anche> per vedere Ian.”
La specifica rallegrò un poco l'attrice, che, però, finì per declinare la gentile offerta:
“No, Tomo, io non sono parte della tua famiglia. Non sarebbe appropriato.”
E si diresse, con la schiena un po’ curva, verso il sottopasso poco distante.
***
“Scusa, Tomo, dov’è Sayaka?”
La voce di Laura e, a seguire, quella del tutto simile di sua madre fecero trasalire il ragazzo.
Chino davanti all’albero di Natale, stava controllando che tutti i pacchetti fossero al loro posto.
Sua sorella ispezionò critica la lunga fila di doni:
“Le hai fatto un regalo anche quest’anno? Ma non ti rassegni proprio, eh?”
Si riferiva a Kaori e Tomo non aveva mancato di pensarla anche quel Natale.
Shizuka guardò la figlia con rimprovero.
“E non hai fatto niente per Sayaka!” continuò imperterrita Laura “Fai proprio schifo, lo sai?!”
Il violinista si vergognò, incrociando il volto freddo di suo fratello Ian.
“Lei” disse riferendosi alla sua inquilina “è solo una affittuaria. Ficcatelo nella testa.”
E picchiettò il dito sulla fronte di Laura con una certa forza.
“Ehi!” esclamò quest’ultima “Sei fuori di testa, per caso? Se è per questo, neppure Kaori è la tua donna.”
“Ma siamo amici di vecchia data, ok?” dichiarò Tomo fuori di sé.
Di nuovo, provò la devastante sensazione di qualche ora prima: sentiva chiaramente di aver commesso un errore imperdonabile, sulla nave Astoria.
Ian gli si appressò e, come se gli leggesse nel pensiero, disse tagliente:
“E’ dura da accettare, quando sei tu a commettere una cazzata, eh?”
“Ma che ne sai? Che cosa vuoi?” chiese strattonandolo.
“Voi due!”
La voce ferma del padre li colse impreparati:
“E’ la vigilia di Natale. Tra poco gli Hayami saranno qui ed io vi ordino di assumere il sorriso di ordinanza o ve le darò di santa ragione.”
Ian scosse la testa indignato.
"Avevo promesso alla mamma di starti a sentire, di tollerarti, ma proprio non ci riesco!" dichiarò con espressione inequivocabile "Tu...ti comporti come se io non esistessi: Kaori ti ha ottenebrato del tutto la mente e, ora che è libera, la consideri già tua proprietà! Ignori del tutto i miei sentimenti a riguardo!"
Shizuka prese il figlio maggiore per mano, invitandolo, col suo sguardo dolce, a riflettere sulle parole.
“Non posso fermarmi, papà!” disse Tomo spiazzando tutta la famiglia “Debbo correre a casa!”
“Oh, così mi piaci! Gli dèi ti siano propizi!” rise Laura salutandolo con la manina.
Anche negli occhi di Ian brillò, per un fugace istante, un guizzo soddisfatto.
Shizuka si avvicinò a suo marito:
“E’ giusto così, caro. Non so cosa sia successo, ma credo che Tomo e Sayaka debbano chiarirsi.”
“Anche Tomo è capace di compiere cazzate. Questa è la prima di una lunga serie, temo.” dichiarò Miro non del tutto convinto.
“Penso che ne abbia commessa una bella grossa.” disse Shizuka, che non aveva la più pallida idea della portata della vicenda “Nostro figlio, solitamente tranquillo, sta rivelando una caparbietà fuori del comune. Chissà da chi accidenti l'avrà ereditata?"
***
L’appartamento era avvolto nell’oscurità.
Si sentivano solo le note di Let It Snow e la voce calda di Frank Sinatra provenire dalla stanza di Sayaka.
Tomo bussò piano e, non avendo risposta, fece per entrare.
L'amica, però, si trovava nella soffitta scoperta qualche giorno prima.
La trovò sdraiata alla stregua dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, gli occhi ambrati fissi al cielo e alla neve che cadeva e, pian piano, ricopriva parte del lucernario.
Di fianco a lei, il vecchio giradischi appartenuto a sua madre e l’alberello di Natale alto cinquanta centimetri, riportato agli antichi splendori.
Un angelo di cristallo trasparente, invece, era appeso sul tetto.
“Vuoi congelarti?” disse facendola trasalire.
Ella rivelò un viso un po’ umido.
Tomo deglutì dispiaciuto:
“Stai bene?”
“Benissimo.” rispose in assoluta sincerità “E’ il primo natale sereno, dopo un milione di anni.”
E rise tra le lacrime, che avevano ripreso a scendere.
In quella vecchia soffitta fredda, non c’erano orchi, ma ricordi di una famiglia felice e quei ricordi, per quanto non suoi, avevano il potere di confortarla.
Poi, era arrivato persino Tomo: i suoi desideri potevano dirsi del tutto soddisfatti.
Egli sedette a fianco a lei e l’abbracciò con calore.
“Stupida.” le disse piano “Saresti dovuta venire a casa dei miei. Ti hanno cercato tutti.”
Gettò uno sguardo all’alberello:
“Vedo che hai sostituito le palline andate distrutte e le lucine fulminate. Mia madre ne sarebbe felice.”
Tirò indietro il ciuffo con una mano, visualizzando un pacchetto regalo.
“Ok. Sono uno stronzo.” dichiarò “Ed è ufficiale.”
Partirono le note di White Christmas.
“Posso aprirlo?” chiese Tomo.
Sayaka annuì rossa fino alle orecchie:
“E’ solo un pensiero. Il meglio verrà il giorno del tuo compleanno!”
Egli disfece l’involucro con una certa ansia: aveva sempre amato i regali.
Tirò fuori una bella sciarpa di lana di colore rosso e bianco.
“E’ fantastica!” esclamò dandole un buffetto sulla guancia “Sei una parrucchiera, sei una sarta provetta, sei una brava attrice e un’ottima studentessa. Ah, sai anche cucinare. Cos’altro non sei?”
“Non sono Kaori.” rispose Sayaka spiazzandolo.
Tomo scosse la testa:
“Non lo sei e non ho mai pensato dovessi <esserlo>.”
L’abbracciò stretta, senza sapere neppure perché, quindi le sussurrò all’orecchio se fosse suo desiderio ballare sulle note di Sinatra alla stregua di due settantenni ormai dimentichi di bislacche convenzioni.
Ella assentì e, come qualche tempo prima, appoggiò con tenerezza il capo alla sua spalla, lasciandosi dondolare da una musica rilassante e familiare.
CONTINUA DOMANI!...
Su Franz...non so fino a che punto riuscirei a descrivere scene osé...capite perché, no?