Barbara, Miro ha circa quarantaquattro anni!
Capitolo Decimo
“Buone e cattive notizie”
Masashi Hayami fu introdotto in cucina, dove Sayaka, ancora piuttosto pallida in viso, armeggiava con le tazze da tea.
Rivolse al ragazzo un bel sorriso e Sakurakoji si indispose un istante.
La Otori colse subito il suo disappunto, ma non per questo mutò atteggiamento.
"Non posso credere che tu abbia una ragazza, Tomino." ridacchiò il batterista "Fino a ieri, eri perso per la zietta. Mi rallegro del lieto ritorno alla normalità da parte del tuo muscolo cerebrale."
Il violinista fulminò il fratello di Masumi con uno sguardo.
"Non sono la sua fidanzata." disse piano Sayaka "Ho preso in affitto una delle stanze di questa casa, anche se…sono ancora in prova."
Masashi si stupì grandemente.
"Fichissimo..." lo lodò "Solo un uomo libero di mente accetta di prendersi in casa una ragazza. E che ragazza..."
Ella arrossì di piacere e l'indisposizione di Tomo montò alle stelle.
"Di' un po'…" ridacchiò nel modo più scortese "Non avevi detto di essere gay?"
Sayaka sgranò gli occhi, incredula.
"Certo." sottoscrisse abbassando i toni Hayami "Ciò nonostante, potrò pur rivolgere un complimento ad una donna. La bellezza è qualcosa di assolutamente oggettivo e noi omosessuali ne facciamo oggetto di culto sfrenato."
Baciò, quindi, il palmo della mano di Sayaka alla maniera dei gentleman inglesi.
"Sarà meglio parlare d'altro." li interruppe il violinista "Qual buon vento ti porta?"
Masashi sorrise, spiegando che era suo desiderio fare due chiacchiere con un amico.
“Sono stato bene con te, l'altro giorno." confessò "Sei un buon ascoltatore."
Diede un secondo sguardo a Sayaka: non riusciva a spiegarsi perché Tomo si fosse fatto così acido, in riferimento ad una ragazza dolce ed arrendevole come quella, poi.
"Tu segui il corso di recitazione." disse rivolgendosi a lei e cambiando di nuovo discorso "Una volta, ho visto un tuo spettacolo. Ottima performance."
"La parte dell’adolescente malata di sesso e denaro mi riesce bene." ironizzò la ragazza. Pronunziando quella frase, aveva guardato di sottecchi Tomo.
Era ferita dal suo atteggiamento: si convinse che il sospetto instillato da Chigusa era, oramai, duro da estirpare e se ne rammaricò.
La dolcezza che egli aveva mostrato qualche ora prima era stata dettata da meri motivi economici.
In verità, Sayaka era del tutto fuoristrada: Tomo provava un notevole turbamento proprio in relazione agli ultimi accadimenti.
Si erano addormentati mano nella mano, l’uno di fianco all’altra e non si poteva dire che quell’<evento> gli fosse stato del tutto sgradito.
Anzi.
"Se hai bisogno di confidarti," disse il violinista provando ad attirare l’attenzione del suo ospite inatteso" possiamo andare in camera mia."
Masashi negò:
"Non mi disturba la presenza di questa ragazza. E' una delle poche donne silenziose che io abbia avuto modo di conoscere: dote rara, di questi tempi. Inoltre, nonostante la tua battuta sulla mia omosessualità, non ha battuto ciglio."
“Perché non è una battuta.” specificò Tomo “Mi duole tu l’abbia pensato.”
“Intende dire che l’ha con me, non con te.” lo prevenne Sayaka con tono acido “Vedi, la sua amica o la sua ragazza o sua sorella - è confuso, il ragazzino - gli ha riferito che batto nei bagni della scuola ed ora non sa più come dirmi di andarmene fuori dalle balle.”
“Chigusa NON è la mia ragazza.” rimarcò il violinista.
Masashi ridacchiò:
“Siete carini insieme.”
Tomo pensò a sua madre e alle sue parole e, scacciando quel pensiero dalla mente, si dispose a ricevere le confidenze del ragazzo.
“Vorrei discutere di mio padre.” riprese infatti Hayami “Di Arthur Kaji.”
Sayaka assunse uno sguardo grave.
“Penso che una esperienza negli States potrebbe giovarmi.” disse il batterista “Ma ciò che mi fa paura è trovarmi a fianco un uomo tanto più vecchio di me e con idee ormai sclerotizzate. Come reagirà, quando vedrà come mi pettino e come mi vesto? Troverà da ridire sul fatto che studio percussioni?”
La Otori aggrottò le sopracciglia:
“E’ questo il tuo unico problema, Masashi?”
Pareva stupita all’inverosimile.
“Da che mondo e mondo,” specificò “genitori e figli lottano per questioni di estetica, ma non può certo definirsi un punto cruciale di un qualsiasi rapporto.”
“No, certo.” disse piano il ragazzo “In verità, sono turbato perché non lo conosco per nulla. Non so che tipo sia. Non so cosa debbo aspettarmi. Tra l’altro, ne ha per poco. E’ malato.”
Sayaka tacque dispiaciuta:
“Capisco il tuo senso di estraneità. Puoi provare comunque a stargli accanto. A fargli capire che non lo condanni.”
Masashi annuì.
Pur non conoscendo i suoi trascorsi, le parole della Otori calzavano a fagiolo:
“So che non è colpa sua se sono stato adottato dagli Hayami: non del tutto, per lo meno. Certo, in tutti questi anni, non si è mai fatto sentire.”
“In casi come questo,” disse Sayaka con tenera dolcezza nella voce “il passato non deve essere rivangato. È un uomo solo, malato, cui non è stato concesso di crescere un figlio. Qualunque sia stato il motivo, è <passato>. A me sembra quasi che tu abbia paura di affezionarti, Masashi.”
Egli sgranò gli occhi azzurri sorpreso: l’ultima frase della giovane lo commosse un poco.
“Non mi sento pronto ad accettare la morte.” affermò con tono sordo “Ho paura di affezionarmi e di perderlo ancora.”
Sayaka prese la mano di Hayami, lasciando Tomo del tutto spiazzato.
Questi provò una sorta di vuoto, all’altezza del petto:
“Un rapporto bello, seppur breve, val la pena viverlo, non credi?”
Masashi annuì, mentre una lacrima rigava il suo bel viso.
***
Rimasti soli, Tomo fissò la sua coinquilina con evidente perplessità.
Ella pareva avere perso la favella.
Sembrava turbata, quasi scossa e il violinista comprese che la cosa era senz’altro dovuta al suo atteggiamento freddo e distaccato.
Il pensiero corse alla dolcezza esternata nei confronti di Masashi, quindi alle parole di Chigusa.
Con ogni probabilità, c'era del vero e la cosa gli procurava fastidio, soprattutto in riferimento al fatto che ella si procurasse da vivere prostituendosi nei bagni della scuola.
La conversazione con Hayami, forse, non era che un suo ennesimo, sapiente approccio nei confronti del ragazzino ricco e piacevole d’aspetto.
"Qualunque cosa tu faccia," le disse freddamente "mi auguro non intenda <esondare> in questa casa. E, se hai un ragazzo, che sia fisso o meno, sappi che non ti è permesso condurlo qui. Per nessuna ragione."
Si era espresso con veemenza.
Si accorse che, per la prima volta in vita sua, era stato così duro da sconfinare nella scortesia.
Sayaka deglutì, una nota di amarezza nello sguardo color ambra:
"Non ho alcun ragazzo, ma, a questo punto, è del tutto inutile che io ti spieghi alcunché."
Se ne andò in camera sua e prese ad armeggiare con le sue cose.
"E' stata una piacevole gita." disse comprensibilmente arrabbiata.
"Aspetta!"
Tomo le andò dietro quasi correndo.
"Non era mio intento offenderti." spiegò "Non ti conosco, ma, dovendo offrirti ospitalità, trovo legittimo chiederti qualcosa del tuo vissuto."
"Hai visto la mia tessera e la mia pagella. Ti ho detto che lavoro da Fat Burger."
"Ma," obiettò Sakurakoji "anche quelli del mio giro frequentano quel posto, la sera. E nessuno ti ha mai vista."
"Hai fatto tutte queste indagini nell'arco dei due minuti intercorsi tra l'entrata e l'uscita di scena della tua <sorellina> apprensiva?" chiese Sayaka ironicamente "Se non vuoi darmi una chance, lascia che me ne vada, almeno. Non ho tempo da perdere ed ho da studiare per domani."
Tomo si passò una mano fra i lunghi capelli.
"Non posso e non voglio spiegarti i motivi che mi hanno indotto a lasciare quella...casa. Che sarebbe la <mia> casa." soggiunse la giovane "Sono ben più gravi di quel che Chigusa Hijiri pensi e, inoltre, non è per fare marchette a volontà che ne sono venuta fuori."
Lo fissò negli occhi antracite.
“Credevo fossi diverso, Tomo.” mormorò Sayaka “Avevo ravvisato dolcezza e bontà, nella tua espressione, ma mi accorgo che sei come tanti altri uomini. Si può essere violenti in molti modi e tu sai usare bene la lingua. Un’arma davvero potente, la tua.”
Il violinista si sentì sprofondare.
“Non so davvero come comportarmi.” confessò “Hai davvero l’apparenza della brava ragazza, ma non so cosa pensare. Tutti questi misteri non aiutano.”
“Tomo, non hai scelta.” disse perentoria Sayaka “Devi fidarti di me. Io non intendo sedurti. Non voglio sedurre nessuno e, soprattutto, non faccio la prostituta.”
Il cellulare del violinista suonò del tutto inopportunamente.
Egli represse a stento una espressione di disappunto, che si spense in parte leggendo sul display il nome di Masumi.
"Che c'è, Hayami?" esordì nel modo più ortodosso che gli sovvenisse in quell‘istante.
Il figlio di Elizabeth chiese se lo avesse interrotto nel momento sbagliato.
Tomo negò, pur palesando il chiaro atteggiamento di chi ha voglia di troncare una chiamata quanto prima.
"Stammi a sentire:" disse Masumi "c'è una notizia buona ed una cattiva."
Il cuore di Tomo prese a battere con forza:
"Dimmi prima quella buona."
"Siamo stati ingaggiati." rivelò il maggiore dei fratelli Hayami "Partiamo per una minicrociera da Yokohama ad Izu questo fine settimana."
Era entusiasta ed anche il violinista, pur trovandosi in un contesto non gradevole, si lasciò coinvolgere dal medesimo entusiasmo.
"Bene." concluse "A quanto pare, le cose vanno per il meglio. Ed io riuscirò finalmente a guadagnare qualcosa per conto mio, facendo ciò che più mi piace."
All'udire quelle parole, Sayaka trasalì impercettibilmente.
"E la cattiva nuova?" chiese ancora Tomo.
"Masashi se ne va." rispose Masumi, il cui entusiasmo pareva essersi spento d'improvviso "Dopo la minicrociera, andrà negli States per seguire suo padre. Dovremo trovarci un altro batterista, almeno finché non tornerà."
Sakurakoji tacque un istante.
"Sicché" disse con tono basso "ha deciso di andare. E' andato via un istante fa, ma non avevo idea che la conversazione lo inducesse a prendere una decisione così repentina."
Chiusa la chiamata, qualche istante dopo, Tomo fissò Sayaka con attenzione.
"Abbiamo un ingaggio." esordì.
"E questo" lo prevenne la ragazza "significa che non hai più bisogno di qualcuno che ti paghi l'affitto."
Prese il cellulare dalla borsetta e chiamò una persona, cui riferì di non portare le sue cose all'indirizzo indicato, che era quello di casa di Tomo.
"Ciao, Mika. Per favore, non portare nulla all'indirizzo che ti ho chiesto."
Il violinista sospirò, rubandole il telefono.
"Pronto?" esordì "Sono il padrone di casa di Sayaka. Chiunque tu sia, muoviti a portare quella roba."
E troncò la chiamata.
"La ragazza che mi ha risposto" disse Tomo alla Otori "è una tipa bizzarra. Mi ha persino ringraziato."
CONTINUA DOMANI, INTORNO ALLE OTTO E TRENTA...(scusate, ma questa settimana va così).