Posts written by tenshina

view post Posted: 15/10/2012, 17:37 Incontri - Fanfictions
Grazie Fulvia, sono già abbastanza avanti con la narrazione... Spero solo di riuscire a postare la prossima settimana perché la chiavetta mi ha abbandonato e devo trovare il modo di farlo con il cellulare... Me misera!
view post Posted: 15/10/2012, 09:57 Incontri - Fanfictions
Eccomi qui... Vi racconto ora come è andato l'appuntamento di Shiori con Aki Mikami... quello che ha fatto tanto preoccupare Eisuke Hayami... Dal prossimo inizierà la serie di capitoli che porterà alla nomina della nuova Dea Scarlatta.
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CAPITOLO 24
Mikami era stupito: Shiori Takamiya si era rivelata una persona affascinante, dai modi schietti e a volte perfino ingenua. Non capiva perché fosse tanto diversa da quando l’intravedeva agli eventi ufficiali dell’alta società: dov’era la sofisticatezza, l’affettazione dei gesti, l’ipocrisia dei sorrisi? Sembravano due persone completamente differenti. Gli venne il dubbio che Masumi Hayami tirasse fuori il peggio di lei.
Erano in pista per l’ennesimo ballo. Il suo braccio era stretto intorno alla sua vita sottile, sentiva il suo morbido corpo premere contro il suo torace. La donna si lasciava guidare con leggerezza, senza bisogno di forzature: ballavano in sintonia.
“Stasera sei diversa rispetto a quando sei con il tuo fidanzato. Sei… vera! Cosa c’è? Tira fuori il tuo lato peggiore?” – le chiese, quasi a voler risolvere i suoi dubbi.
Shiori alzò lo sguardo sui suoi occhi, sorrise quasi con tenerezza e gli rispose che Masumi aveva tirato fuori il suo lato migliore, quello che stava mostrando a lui in quel momento.
Con un moto di stizza strinse ancor più saldamente la sua presa su di lei, tanto che la giovane lo guardò stupita.
“Non dovresti considerarlo in modo tanto positivo. Lui di certo non lo fa con te!” – disse quasi con rabbia. Non era sua abitudine attaccare i rivali, ma sentirla lodare l’uomo che aveva quasi ammesso di non nutrire affetto o stima per la sua futura moglie lo faceva spazientire, soprattutto visto che iniziava a tenere parecchio a quella stessa donna che giudicava non solo degna di stima ed affetto ma anche meritevole di un amore incondizionato.
“Aki, non capisci!” – gli disse mestamente – “Ci sono cose che non sai. L’hai detto anche tu… Masumi è un uomo pieno di contraddizioni. Questa è una di quelle.”
“Hai ragione, io so solo ciò che ho visto e sentito!” – ribatté con rabbia.
Il ballo era finito e se ne andò dalla pista quasi abbandonandola. Aveva bisogno d’aria. Uscì sulla piccola terrazza senza interessarsi di sapere se Shiori l’avrebbe seguito o meno. In certe situazioni rimpiangeva di non aver iniziato a fumare. La sua dama difendeva a spada tratta ciò che per lui era indifendibile e non gliene rivelava la ragione. Come poteva non arrabbiarsi?! Gli chiedeva di fidarsi, ma si sarebbe sposata entro breve. Non c’era tempo!
Mentre teneva lo sguardo volto alle stelle, sentì una timida mano poggiarsi alla sua schiena. Ed una voce flebile iniziare a parlare.

Shiori non lo capiva. Stavano trascorrendo una bellissima serata, stavano ballando, poi… poi avevano iniziato a parlare di Masumi. Non le sembrava di aver detto nulla di male, ma evidentemente qualcosa doveva averlo fatto arrabbiare.
L’aveva visto allontanarsi e uscire sul terrazzo da una delle vetrate. Mentre lo seguiva con lo sguardo, ebbe un’illuminazione: quando era fidanzata con Masumi e lui elogiava Maya Kitajima, anche se non lo faceva in modo esplicito, a lei non piaceva, anzi! Quei pochi commenti che gli erano sfuggiti l’avevano fatta soffrire ed avevano risvegliato la bestia della gelosia.
Ripensando allo scambio di battute con Aki, forse era proprio quello il problema. Masumi le aveva detto che l’uomo era ‘preso’ da lei ed effettivamente l’aveva trattata galantemente per tutta la sera. Sentirla parlare in termini tanto affettuosi di quello che credeva essere il suo fidanzato l’aveva irritato.
Dispiacere misto ad euforia iniziarono a contendersi il suo animo. Lo seguì, gli si avvicinò e con titubanza gli poggiò una mano sulla spalla. Sentì i suoi muscoli tendersi. A bassa voce iniziò a parlargli:
“Aki… non posso dirti tutto ora. Ti prego di aspettare per qualche giorno, poi ti rivelerò tutto!” – Masumi le aveva detto che la data importante era quella della rappresentazione di prova.
Non ottenendo risposta provò a continuare.
“Da ciò che devo rivelarti, dipende il destino di altre persone, persone che non posso tradire. Sto parlando con Aki, l’uomo, o con Aki Mikami, il famoso giornalista?”
Lo vide girarsi di scatto. In volto aveva uno sguardo quasi offeso.
“Come puoi dubitare con chi stai parlando? Ti è sembrato forse che ti stessi facendo un’intervista o che avessi fini diversi dal conquistare la tua stima, almeno?”
“No, certo. Volevo solo una conferma da parte tua. E ora…” – lo guardò ancora incerta. Desiderava ripristinare un contatto umano ma era difficile sotto quello sguardo indagatore – “Ora… non dovrai rivelarlo a nessuno perché non ci sono solo io in questa faccenda…”
“Mi sto preoccupando…”
“Non mi vedrai all’altare!” – buttò fuori d’un fiato, sperando di non causare un disastro.
“Certo! Non sono mica invitato!” – le rispose senza comprendere la vera portata della sua rivelazione.
“No! Intendevo dire che… non mi sposo fra dieci giorni, il fidanzamento è stato annullato, Masumi non è più il mio futuro marito da quasi un mese.” – ora credeva di averlo detto in modo chiaro ed inequivocabile.

Mikami non riusciva a credere alle informazioni che il suo cervello stava elaborando. Shiori non si sarebbe sposata?! Masumi Hayami non era più il suo fidanzato?! Allora perché la cosa non era stata resa pubblica?
“Perché non è stato dato l’annuncio ufficiale?” – chiese.
“Questo fa parte dell’accordo con Masumi. Ti ho detto che non mi sarei sposata rischiando di rovinare i suoi progetti, non chiedermi di rivelarti tutto il resto prima che sia lui stesso a farmene parola. Non sono solo i miei segreti che dovrei svelare…” – la donna sembrava pregarlo. Sinceramente, al momento attuale non gli importavano le motivazioni che avevano spinto la ‘coppia d’oro’ ad annullare l’evento. Era consapevole solo del fatto che colei che l’aveva colpito al cuore non si sarebbe più sposata e questo gli bastava per il momento.
Ora capiva come mai aveva colto segnali tanto contrastanti da Hayami. Pur non avendone capito lo scopo, comprendeva il talento dimostrato dall’uomo nello svicolare dalle domande e nel mostrarsi per quello che forse non era.
Allungò una mano e afferrò Shiori per un fianco. L’avvicinò a sé tanto da permettergli di parlarle in leggeri sussurri.
“Quindi saresti una donna libera, giusto?”
“Sì.” – la sentì rispondere solo.
“E non eri fidanzata nemmeno sabato…” – era più un’affermazione che una domanda.
“E’ vero!”
“Potresti quindi valutare l’ipotesi di uscire con me?” – chiese ancora e stavolta alzò l’altra mano e gliel’appoggiò sulla tenera pelle del collo scoperto.
Vide gli occhi della donna brillare e conobbe la risposta ancor prima di sentirla.
Portò anche l’altra mano ad incorniciarle il viso e si abbassò quel poco che bastava per giungere alla sua altezza.
Voleva baciarla, ma un’altra domanda gli sgorgò dal petto:
“Masumi Hayami non è quindi un mio rivale, giusto?”
“Quando eravamo fidanzati eravamo semplici conoscenti… ora siamo amici” – lo sguardo era passato dalla tristezza alla gioia in un batter d’occhio.
Possibile che?! Veramente non erano andati oltre la conoscenza superficiale in tutti quei mesi di fidanzamento?! Non poteva crederci, Shiori era talmente bella… ma ricordò l’espressione impacciata che le aveva visto dopo il loro primo bacio e la sua tesi trovò fondamento.
Non resistette ancora e poggiò brevemente le sue labbra ben disegnate su quelle piene e rosee della donna. Non ottenne risposta né in un senso né nell’altro. Solo gli occhi erano chiusi, come in attesa.
Riprovò ancora, allungando il contatto. Sentì le sue mani poggiarsi al proprio petto ed aprirsi in una lenta carezza. Lo prese come un segnale di approvazione ed incrementò i suoi sforzi.
Il bacio si fece suadente: i movimenti divennero ancor più lenti, le labbra più morbide. Nel momento in cui sentì cadere la barriera dei suoi denti, approfondì il bacio tornando ad assaggiare il dolce sapore della sua bocca.
Inebriato dal momento, la strinse alla vita con un braccio e la girò con la schiena alla balaustra. Stretta tra lui ed il parapetto in marmo, allungò le mani e lo abbracciò forte, facendo aderire i due corpi fino a formarne uno solo.

Shiori non riusciva a crederci. Era completamente diverso dalla sua prima esperienza. Tutto sembrava più dolce e più appassionato, se possibile. Forse erano le stelle, forse era stata l’aria frizzante della notte, ma le sensazioni che provava sembravano moltiplicarsi.
Sentiva i muscoli virili contro il suo corpo, sentiva le sue mani che leggere ma decise le carezzavano i fianchi e la schiena, sentiva la sua bocca che si muoveva sulla propria con una bramosia che le era sconosciuta.
Quasi non riusciva più a prendere fiato tanta era l’emozione. Il ritmo rallentò ed il bacio cessò. Restarono abbracciati, fronte contro fronte.
“Non mi interessano le motivazioni ora. Mi basta sapere che non ti sposerai tra dieci giorni!” – non serviva altro. Non gli importava sapere perché l’annuncio non era stato reso pubblico, né perché gli Hayami avessero rinunciato a mettere le mani sul patrimonio dei Takamiya. Semplicemente era sufficiente che la giovane donna tanto delicata e forte che aveva accolto tra le braccia fosse ancora libera di scegliere l’uomo da volere al fianco.
“Ti prometto che ti rivelerò tutto… anzi probabilmente ne uscirà un articolo stupendo… a tempo debito.”
“Mi stai mettendo alla prova? Non voglio scrivere un articolo su di te!” – voleva essere certo che comprendesse che le informazioni che gli aveva dato erano al sicuro.
“Io sarò solo un personaggio secondario, te l’assicuro. Non sarò io l’oggetto dello scoop!” – ed una risata fresca ed enigmatica le illuminò il volto.
“Vieni… ti porto a casa, è tardi!” – la prese per mano e quasi la tirò nella sala. Quella terrazza non era il posto adatto per restare: la luce flebile della luna, il silenzio della notte, le stelle… tutto concorreva a fargli perdere la ragione.
Prima di rientrare Shiori lo bloccò. Voltandosi la vide con il naso all’insù, gli occhi rivolti alle costellazioni.
“Quando eravamo fidanzati, dissi a Masumi che preferivo le stelle urbane, le luci della città, alle stelle vere. Egli ne rimase sconvolto perché è fondamentalmente un idealista, anche se non sembra. Penso solo ora di poter comprendere ciò che intendeva. Le stelle sono magnifiche…” – nella penombra i suoi occhi brillavano più delle stelle in cielo. Aki glielo disse. Shiori sorrise grata e continuò a seguirlo.
Si avviarono verso l’indirizzo della donna. Giunti a destinazione si scambiarono un bacio fugace ed una promessa: si sarebbero rivisti la sera della proclamazione della nuova Dea Scarlatta.
Shiori rientrò in casa con un’euforia tale da far fatica a toccare i piedi in terra. Per lei era stata un’esperienza nuova: un simile corteggiamento, il ballo, i baci, i contatti erano talmente fuori dai suoi orizzonti passati che non li aveva mai presi nemmeno in considerazione.
L’unica cosa che mitigava la sua euforia era il fatto di aver rivelato al suo compagno che non si sarebbe sposata: l’indomani mattina doveva avvisare immediatamente Masumi per aggiornarlo.

Dopo aver accompagnato Shiori, Aki Mikami si diresse a casa riflettendo sulle rivelazioni che la donna gli aveva concesso. Il suo istinto giornalistico gli diceva che c’era chiaramente dell’altro dietro le sue parole e che avrebbe dovuto approfittare della sua posizione. Tuttavia avrebbe significato tradire la fiducia che la ragazza aveva riposto in lui e troncare qualsiasi tipo di relazione prima ancora che iniziasse.
Gli aveva detto che avrebbe dovuto attendere meno di una settimana e così avrebbe fatto. Per ora gli bastava sapere che Shiori Takamiya era ancora una donna libera da impegni matrimoniali: era già un risultato entusiasmante.
Ripensò anche al colloquio che aveva avuto con il ‘fidanzato’ di lei: il produttore doveva essersi divertito non poco nell’incontrare un uomo che dichiarava di volergli portar via la fidanzata che più non era tale. Ora si spiegavano anche parecchie incongruenze che altrimenti non avevano alcuna logica: Shiori manifestava affetto e stima nei confronti di Masumi Hayami, ma aveva anche ceduto alle sue avance; Masumi Hayami non si era minimamente irritato a causa della sua sfida, anzi sembrava quasi avesse fatto del tutto per apparire odioso. Com’è che aveva detto? “Faccio il possibile.”
Sì, si stava veramente trovando in mezzo ad uno spettacolo che nulla aveva da invidiare alla Dea Scarlatta.
Shiori gli aveva dato appuntamento alla domenica successiva, alla proclamazione della vincitrice. Sicuramente non sarebbe mancato. Shiori. Era contraddittoria, anche lei, come tutto in quel frangente. Sofisticata ma ingenua; schietta ma schiva; solare ma malinconica. Quanto c’era ancora da scoprire?
view post Posted: 13/10/2012, 21:44 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Che dire? La degna fine per Takumi...
Sono anch'io in ansia per Shizuka... Alèna è veramente veramente infida. Spero sinceramente faccia la stessa fine di Takumi... Almeno non romperà mai le scatole a Chigu!
view post Posted: 12/10/2012, 08:35 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Concordo con Fulvia (ma va?)...
Takumi si è rivelato disprezzabile anche in questa situazione, più preoccupato della sua posizione all'interno dell'organizzazione che delle sorti di Laura.
Spero che scopra qualcosa di rilevante e non se lo tenga per se prima di fare la fine del fagiano arrosto.
Karato e Rika di nuovo insieme... questi venti anni devono avere avuto un certo peso nella reciproca maturazione!
Aspetto il capitolo di stasera!
view post Posted: 9/10/2012, 16:27 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Noooo! Non possono fare la rivoluzione sulle spalle di un'innocente! Si stanno comportando come i tiranni piu' crudeli...

(Takumi fuori dai giochi... interessante....)

Infine... non vedo l'ora di leggere il confronto tra Masashi e Bianca (ci voleva proprio il caro paparino a riportare il ragazzo sulla retta via!)
view post Posted: 8/10/2012, 12:08 Incontri - Fanfictions
Grazie Fulvia! Grazie dei tuoi commenti sempre azzeccati!
Io sono arrivata in là con la storia... spero veramente che riesca a scrivere un finale degno...
Aggiorno settimana prossima...
view post Posted: 8/10/2012, 08:44 Incontri - Fanfictions
Eccomi qua con il seguito...

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CAPITOLO 23
“Sono qui, per te. Come sempre”
Maya gli cinse il corpo e sospirò di felicità.
“Mi sei mancato!”
“Anche tu!” – le braccia la strinsero forte e, attraverso il tessuto della camicia, poté percepire il suo calore ed il battito del suo cuore.
“Ti ho aspettato tanto!”
“Quanto?” – chiese l’uomo.
“Millenni.” – rispose la giovane con una voce che sembrava raccogliere i toni misteriosi ed atavici di una vera divinità.
Un leggero sorriso la riscosse e, al suo sguardo interrogativo, Masumi le rispose:
“Aveva ragione Kuronuma. Mi ha chiamato quest’oggi chiedendomi aiuto perché secondo lui eri talmente immersa nel tuo personaggio da essere limitata dal tuo corpo. Temeva non riuscissi ad imbrigliare la natura della Dea Scarlatta.”
Gli occhi di Maya si rabbuiarono. Lasciò andare la sua schiena e raccolse le mani sul suo petto, cullata dal suo abbraccio.
“E’ vero.” – disse solo.
Lo sentì sospirare. Con un movimento fluido la prese in braccio, si sedette per terra e se la pose in grembo, come aveva fatto la notte al tempio di Nara.
“Racconta!” – le chiese.
“Quando sono l’albero di susino sono immota, se potessi non respirerei neppure. Ma quando devo diventare la Dea Scarlatta le mie membra restano come congelate in quella posa. Non riesco a slegarmi dalla natura.” – la sua voce rasentava la disperazione – “Non riesco a muovermi con grazia come dovrebbe muoversi una dea. Il mio corpo resta ancorato all’albero!”

Masumi la strinse riflettendo su come aiutarla. Per una vota non avrebbe dovuto recitare la parte del prepotente. Avrebbe semplicemente potuto essere se stesso, la sua anima gemella. Era conscio di ciò che doveva fare.
“Quando hai capito che ero vicino a te ti sei mossa molto bene, sembrava quasi che aleggiassi sul palco. Non ti sei sentita leggera in quel momento?”
“Ma allora non stavo recitando. Ero tornata me stessa e venivo da te!” – protestò Maya.
“Non pensi che la Dea Scarlatta torni se stessa nel momento in cui sente Isshin vicino?” – chiese ancora Masumi.
“Sì…” – affermò titubante Maya. L’uomo vedeva che era ancora incerta sul significato da dare alle sue parole.
“Cosa ti ha fatto rendere conto che ero lì, vicino a te? Era buio intorno alla tua figura, non potevi vedermi, né sentirmi visto che ero stato attento a non fare il minimo rumore!”
“Penso… sì, penso che sia stato il tuo profumo. E’ arrivato fino a me, mi sono resa conto che eri qui ed il corpo si è sciolto per venire da te!” – ora la sentiva più convinta.
“Non credi che possa esser successo lo stesso alla Dea Scarlatta? La divinità è rimasta nell’albero di susino per secoli, chiusa alle preghiere e alle suppliche degli uomini, di quegli uomini crudeli che deturpavano il suo mondo. Forse non voleva neanche muoversi. Poi ode un richiamo. Ineluttabilmente è trascinata fuori dal suo rifugio, risucchiata nel mondo reale dalla sua stessa anima. Non è così che ti sei sentita anche tu?”
“Hai ragione… perché non ci ho pensato prima?” – ora sembrava sollevata.
“Perché non era qui il tuo Isshin!” – scherzò.
“Sì, deve essere così.” – convenne seria.
“Credi di riuscire a rappresentare la Dea Scarlatta, oltre ad Akoya, ora?”
“Credo di dover provare alcuni passaggi, ma se immagino la presenza di Isshin, la tua presenza, a scatenare tutto… la trasformazione in Dea dell’albero di susino millenario e quella in Akoya della stessa Dea, penso di non aver problemi.” – si interruppe, accoccolandosi ancor di più contro il suo petto – “Povero signor Kuronuma, deve essersi molto preoccupato se si è ridotto a chiamare te…”
“Puoi dirlo forte. D’altra parte è consapevole che sono colui a cui si deve il perfezionamento di tanti tuoi personaggi!”
“Sei modesto, stasera, vero?” – gli chiese dandogli un colpetto ad un fianco.
“Come sempre.” – la strinse di più avvolgendola – “Siamo già stati stretti in questo modo, lo ricordi?”
Maya alzò lo sguardo sognante ad incontrare i suoi occhi di zaffiro.
“Come potrei dimenticarlo? E’ stata la notte più bella della mia vita! Ero tra le tue braccia, ti amavo ma ti sapevo di un’altra. Pensavo che quello sarebbe stato il massimo cui avrei mai potuto aspirare!”
“Ah… amor mio! Sapessi quanto sono stato vicino a perdere il controllo! Per te sarà stata una bella notte, ma per me è stato anche un dolce inferno. Averti tra le braccia, il sogno della mia vita, e dovermi limitare a stringerti!”

Maya lo guardava rapita. Non avevano mai affrontato l’argomento del passato. Quei ricordi appena sussurrati le facevano tornare alla memoria i momenti di quella notte. Soli nel tempietto, riscaldati solo da un piccolo fuoco e dai reciproci sentimenti. Parole di ammirazione e stima da parte di Masumi che, ora sapeva, volevano comunicarle altro. Un abbraccio caldo per proteggerla dal freddo. Uno sguardo che allora non aveva capito o aveva temuto di capire. Lo stesso sguardo gli vedeva in viso ogni volta che erano insieme ora.
Come quella notte, la giovane alzò gli occhi e lo trovò a fissarla. Ma stavolta non si rifugiò nel suo petto.
“Sono pur sempre un uomo!” – le aveva detto all’epoca. Sì, era un uomo e lei ora era una donna. Alzò una mano e lo accarezzò ad una guancia.
“Ebbi paura quella notte, lo sai?” – gli sussurrò.
“Sì, lo so. Temetti di perderti e non feci altro che abbracciarti… quasi.”
“No… ebbi paura di sapere cosa significasse quello sguardo. Non avevo paura di te! Non avresti mai potuto farmi del male.”
Lentamente avvicinò il suo viso a quello dell’uomo. Poi si fermò come presa da un ricordo.
“In che senso ‘quasi’?”
“Ecco… a onor del vero… devo confessare che quella mattina, prima che ti svegliassi, ti rubai un bacio. Pensavo sarebbe stato l’ultimo ricordo che avrei vissuto con te!” – e mentre confessava una mano era scivolata ad incorniciare il bel volto mentre il pollice era stato calamitato dalle sue labbra piene.
Le sottili dita della ragazza arrivarono ad intrecciarsi ai suoi biondi capelli, mentre in un soffio sulla sua bocca affermò solo:
“Pensavo di aver sognato…” – e lo baciò. Piano all’inizio. Era la prima volta che prendeva l’iniziativa e non sapeva bene fin dove spingersi.
I leggeri tocchi si fecero d’un tratto affamati quando sentì la punta della lingua di Masumi sulle sue labbra. Il bacio divenne rovente. Entrambe le mani dell’uomo le strinsero il volto, mentre la giovane non si faceva più alcun tipo di domanda. Era tornata nel mondo scarlatto in cui viveva con la sua metà. Solo quello importava.
Presa da una foga che le era sconosciuta, abbassò entrambe le mani sui bottoni della camicia. Voleva sentire ancora la dolce sensazione della sua pelle serica sotto le sue dita.
L’uomo non fu da meno perché infilò una mano nella felpa, lungo la sua schiena: sapeva che sarebbe stata percorsa da forti brividi e non sbagliò. La spinse a girarsi, mentre l’altra mano corse ad un fianco traendola vicina.
“Ragazzina… sto impazzendo!” – quella voce… quella voce tanto calda e roca aveva il potere di far impazzire lei. Abbassò il volto e gli baciò il collo finalmente libero dagli indumenti.
“E io con te!” – sillabò la donna tra un morso e l’altro.

Non l’aveva detto a sproposito. Masumi stava realmente impazzendo.
Nei giorni in cui le era stato lontano le immagini dei momenti che avevano vissuto insieme erano state fisse nei suoi pensieri. Ora erano soli, in un luogo isolato, entrambi infiammati dalla reciproca vicinanza.
“Hai la rappresentazione di prova questa settimana!” – provò ancora.
“Lo so!” – ormai la camicia era completamente slacciata e le piccole mani lo stavano torturando prive di ostacoli.
“Non puoi concederti distrazioni!” – ansimò, ma anche le proprie mani non la mollavano. Non sapeva se doveva convincere Maya o se stesso.
“Insomma… perché non ti lasci sedurre?” – protestò la ragazza.
Era troppo! Sorreggendola con un braccio le prese un ginocchio e se l’accomodò intorno alla vita. Come spinta da un silenzioso comando la donna fece fare lo stesso movimento all’altra gamba.
“Non capisci?” – chiese l’uomo – “Mi hai già sedotto! Sono alla tua mercè, non vedi? Lo sono sempre stato!”
Le mani le accarezzarono il seno sopra la leggera felpa che utilizzava per le prove. La sentiva protendersi verso di lui, in cerca di un tocco più profondo.
“Mi ha sedotto la tua passione in Beth!” – e con la mano sulla schiena le slacciava il reggiseno – “Avrei voluto che mi amassi come Catherine amava Heathcliff!”

Maya sospirò sulle sue labbra. Nonostante fosse ancora vestita sentiva le lunghe dita dell’uomo accarezzare la tenera pelle del ventre e salire verso il morbido seno ormai libero dalla sua costrizione. Gemette quando raggiunsero il loro obiettivo.
“Mi hai sedotto con il tuo sorriso impersonando Ardis.”
Maya non poteva più sopportare una simile tortura senza fare nulla. Abbassò il capo e gli baciò il petto. Dolci baci affamati, piccoli morsi voluttuosi.
“Ho capito allora che non potevo più nascondermi dietro il fatto che eri una ragazzina perché non lo eri più da tempo!” – le scostò il capelli da una spalla e le posò dei baci umidi nell’incavo del collo, vicino alla nuca.
“Mi hai sempre sedotto… perfino nei nostri litigi, non sono mai stato in grado di negarti nulla…” – le rialzò il volto e riprese a baciarla con passione famelica.
Gli occhi di entrambi non erano ormai che pozzi scuri incupiti dal desiderio e dalla passione.
Si allontanarono un attimo, poi l’uomo la reclinò leggermente sollevandole nel contempo la felpa. La giovane non aspettava altro che sentire ancora le sue labbra ed i suoi baci su di sé.
Un piccolo gemito le sfuggì dalle labbra, mentre si inarcava offrendosi completamente a lui.
Sentì le calde mani sulle gambe farsi strada sotto la sua gonna. Lo strinse al collo ed un trillo fastidioso sembrò sfondarle i timpani.
“Non rispondere…” – lo pregò piano.
Un sospiro di rassegnazione soffiò sulla sua pelle mentre lentamente l’amante si allontanava.
“Non posso. E’ il numero delle emergenze” – rispose stizzito.

Non era per niente facile calmare il respiro e ritrovare la concentrazione avendo Maya seminuda in braccio, ma il telefono continuava a squillare incessante ed un piccolo anfratto della sua mente lo ringraziava perché li aveva interrotti appena in tempo. Lanciò uno sguardo alla giovane donna e comprese con un sorriso che non si poteva dire fosse dello stesso avviso per quanto il suo volto arrossato, le labbra umide e gli occhi esprimessero delusione.
Aprì la comunicazione facendole segno col dito indice di mantenere il silenzio.
“Cosa c’è, padre?”
La vide farsi attenta tutto d’un tratto. La capiva. Il generale millepiedi era il suo reale nemico. Suo e della sua maestra. Ed era suo ‘padre’.
“E’ successa una cosa grave!” – sentì la voce dell’anziano quasi fremente dall’altro capo.
“Naturalmente, altrimenti non mi avresti chiamato a questo numero, dico bene?” – affermò sarcasticamente Masumi.
“C’è poco da fare lo spiritoso, Masumi. Mi hanno riferito di aver visto Shiori in compagnia di un uomo questa sera. Erano a cena in un piccolo ristorante ed avevano un atteggiamento molto intimo!”
“Ebbene?” – chiese compiaciuto. Non si aspettava che suo padre lo chiamasse allarmato per l’appuntamento di Shiori: era un risvolto che non aveva considerato e che aveva un che di comico.
“Ebbene? Ebbene?!” – gridò il genitore – “Siete a dieci giorni dal matrimonio e lei se la sta spassando con un giornalista! Hai capito? Un giornalista! Non ti preoccupa nemmeno un po’?”
Nonostante il fastidio per l’interruzione non poté fare a meno di trovare divertente la situazione: Eisuke Hayami, l’uomo che aveva fatto del controllo altrui la sua ragione di vita, stava perdendo il comando delle sue pedine ed iniziava solo ora a rendersene conto.
Sarebbe stato compito suo tranquillizzarlo e farlo rimanere nella convinzione che tutti stessero comunque seguendo i suoi ordini.
“Sì, ebbene.” – rispose infatti – “Sono a conoscenza di tutto. Shiori sta prestandosi ad una serie di interviste con Aki Mikami a proposito del nostro matrimonio. E’ normale che si vedano. Non c’è nulla di cui preoccuparsi!”
Se Eisuke Hayami avesse potuto vedere il sorriso beffardo che accompagnava quelle parole, sicuramente avrebbe sentito una goccia di sudore freddo scorrergli lungo la vecchia schiena. Siccome però aveva solo ascoltato il tono rassicurante del figlio provò a ribattere:
“Ne sei sicuro? Mi hanno detto che avevano atteggiamenti molto intimi!”
“Padre…” – iniziò come se avesse dovuto spiegare una cosa ovvia – “Anche tu sai come vanno certe cose. Sei un uomo di una certa esperienza, dopotutto, no? Il nostro è un matrimonio combinato. Lo trovo abbastanza normale che Shiori si conceda delle distrazioni innocenti prima di impegnarsi nel ‘contratto’ definitivo.”
Un momento di silenzio. Un momento sospeso nel vuoto mentre Eisuke valutava le sue parole.
Alla fine, la solita risata sguaiata gli giunse all’orecchio ed una voce che stentava a riconoscere gli disse:
“Hai proprio ragione, figlio mio! Concediti anche tu un po’ di svago. Mi raccomando dopo il matrimonio, però!”
Se avesse potuto, il giovane avrebbe vomitato addosso al genitore tutto il suo disprezzo. Guardando Maya, comprese che doveva aver afferrato il suo cambiamento d’umore e la sua rabbia perché si era già rimessa in ordine, gli aveva preso una mano stretta a pugno e l’aveva accolta tra le sue, posandovi dei casti baci consolatori.
“Certo!” – sputò fuori – “Non vogliamo che gli scandali giungano sulle riviste. Una volta ‘fornito’ un erede, le nostre relazioni potranno procedere con discrezione.”
“Ah… figlio mio! Mi rendi orgoglioso di te! Finalmente sei tornato quello che conoscevo! Mi hai fatto preoccupare… temevo di aver sbagliato qualcosa nella tua ‘educazione’! Ora mi sento più tranquillo! Ci vediamo il giorno della rappresentazione di prova!”
“Bene.” – e chiuse la chiamata senza altri convenevoli.
Il telefono venne gettato lontano. La mano corse alla fronte come per contenere il dolore pulsante che gli aveva invaso la mente. L’atmosfera scarlatta era completamente sfumata: rimanevano solo i due innamorati, seduti l’una di fronte all’altro, una mano di lui tra quelle della donna, l’altra alla fronte. Pesanti respiri sfuggivano dalle sue labbra con l’intento di riprendere il controllo.
Lo odiava! Ogni giorno ancora che doveva portare il suo nome lo gravava di un peso immane. Mancava poco… ma sembrava sempre troppo.
Sollevò il volto tirato, tanto diverso da come doveva apparire qualche minuto prima, e guardò Maya. I suoi occhi erano dolci e preoccupati. Sembravano volerlo consolare. Sembravano capirlo a fondo.
“Mi dispiace…” – sì, si dispiaceva di averla fatta assistere ad una simile conversazione. Si dispiaceva di aver detto che si sarebbe sposato con Shiori anche se ormai la ragazza sapeva che così non era. Si dispiaceva di averle fatto rivedere il lato spietato del suo carattere che l’aveva fatta tanto soffrire in passato. Si dispiaceva del dolore che le leggeva in volto.
Le salirono lacrime di perla agli occhi. La vide scuotere la testa energicamente. Infine lo abbracciò. Accolse il volto virile nel suo seno cingendolo al collo. Le piccole mani iniziarono ad accarezzargli la nuca e la schiena tesa.
Grato di quella consolazione, Masumi alzò le braccia e la strinse in un abbraccio innocente, casto, eppur significativo quanto e più di quello precedente.

Uniti in quel modo, Maya sentì tutto il dolore che l’uomo covava dentro. Il generale non aveva distrutto solo la sua maestra, ma stava distruggendo anche suo figlio, quel figlio dall’animo nobile che non era nato per essere uno squalo spietato, quel figlio che aveva ritrovato la sua natura solo incontrandola, quel figlio che le aveva donato l’anima pregandola silenziosamente di custodirgliela fino a che non avessero potuto ricongiungersi.
Durante la telefonata si era resa ben conto del cambiamento d’umore che stava avvenendo: la voce del padre aveva contribuito a fugare il desiderio. La tensione era divenuta sarcasmo, il sarcasmo ira, l’ira collera, la collera furia.
Aveva scagliato lontano il telefono, concentrandosi poi su se stesso nel tentativo di riprendere il controllo. Non l’aveva mai visto in quello stato. “Mi dispiace” le aveva detto. Non aveva potuto trattenere le lacrime. Di cosa doveva dispiacersi? Di essersi costretto a dire cose crudeli per proteggerla? Di essersi ferito l’animo avallando l’ipocrisia del padre?
Incerta sulla sua reazione, l’aveva abbracciato offrendogli un rifugio. Lentamente l’aveva accarezzato cercando di calmarlo. Lo sentì rilassarsi. Mentre le braccia dell’uomo la stringevano come un dannato avrebbe stretto la salvezza, provò finalmente a parlare:
“Non hai nulla di cui dispiacerti. Io ti amo! Non potresti mai fare nulla che possa farmi soffrire perché mi ami al punto da sacrificare te stesso pur di proteggermi. Pensi forse che non l’abbia capito? Non ti ripeto forse sempre che non sono più una ragazzina?”
Lo vide alzare il volto verso il suo e nascondere le labbra nell’incavo del suo collo.
“Sì, lo fai spesso, ultimamente.” – e un tenero bacio si posò sulla sua pelle. Un bacio tanto diverso da quelli infuocati che si erano scambiati prima da essere quasi struggente.
“Ci sarà pure un motivo, no?” – tentò di scherzare per alleviare la tensione.
“Sì, credo di sì. Dopo la premiazione di domenica me ne darai una dimostrazione… soddisfacente!” – la schiena scossa da una breve risata.
E’ tornato!
Arrossì d’imbarazzo Maya, mentre audaci parole fuggirono dalle sue labbra senza che fosse in grado di trattenerle.
“Sei sicuro che non vuoi che te lo dimostri prima?”

O dèi! Come posso resisterle?
Sollevò il viso dal rifugio del suo collo, la guardò con occhi ardenti. La baciò, stavolta con la foga di sempre!
“No, che non sono sicuro! Ma se una cosa di buono quella diavolo di telefonata l’ha fatta è stato interromperci!
“Io dissento!” – si sentì rispondere.
“Sei una ragazzina impertinente!” – scherzò tirandosi in piedi ed aiutandola a raggiungerlo.
Si stavano stuzzicando a vicenda, ma entrambi erano consapevoli che, per quella sera, l’occasione era ormai sfumata.
“Vieni, ti accompagno a casa… per strada ti racconto un po’ cosa ha scatenato tutto questo.”
“Va bene…” – che tono deluso aveva! La prese per mano e uscirono dal Kid’s Studio, non prima di aver recuperato il cellulare ancora miracolosamente funzionante.

Dall’altra parte della metropoli, Shiori Takamiya ed Aki Mikami, inconsapevoli di quanto avevano scatenato, attiravano sguardi rapiti ed ammirati mentre ballavano strettamente nell’elegante e piccolo ristorante che avevano scelto come scenario per il loro primo appuntamento.
view post Posted: 4/10/2012, 16:42 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Bohohooo!! Kuros è un terrorista?! E vuole attentare a
Laura perché ha sposato Hector, principe di Augusta
?
Spero FUGGA presto!
view post Posted: 2/10/2012, 14:07 Incontri - Fanfictions
Sì, anche secondo me l'odore è fondamentale. Inoltre Maya sta provando nella semi-oscurità, quindi non c'è nient'altro che possa esserle d'aiuto... mi ha molto ispirata quel benedetto capitolo sulle prove di Maya, in cui lei è in difficoltà. Vorrei tanto che la Miuchi ci mettesse qualcosa del genere... ma non credo che succederà mai...
view post Posted: 1/10/2012, 16:27 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
E suonino le trombe per quest'uomo ritrovato!
Mi è piaciuto molto anche lo spettacolo ed il parallelo che Fulvia ha operato tra la rappresentazione e la sua situazione.
Commovente il confronto con Kuros... ma quando Kuros si deciderà a presentarsi come 'padre', come la prenderà Fulvia che l'ha spinto a farlo?
view post Posted: 1/10/2012, 14:12 Incontri - Fanfictions
CAPITOLO 22
Onodera guardava soddisfatto la scena dominata indiscutibilmente dalla presenza della Dea Scarlatta: non aveva mai visto Ayumi Himekawa risplendere di tanta bellezza, mai l’aveva vista rappresentare una tale regalità ed un tale mistero, neanche nei panni di Oligerd. Era superba: i suoi movimenti erano sempre stati eleganti, ma in quelle scene sembrava che la sua volontà dominasse tutto il mondo e gli elementi.
L’uomo aveva temuto che concederle la giornata libera sarebbe stato rischioso: mancavano solo due giorni alle prove generali!
Quando invece era arrivata quella mattina ed aveva proposto quell’interpretazione il regista aveva capito di aver agito per il meglio. Fu sicuro di vincere ché mai, nemmeno in sua madre Utako, aveva visto tanto talento e tanta maestria. Si ritirò in un angolo appartato e proruppe in una risata con cui pregustava la vittoria che avrebbe assaggiato la domenica ventura.

Le prove generali per il gruppo di Kuronuma erano iniziate molto presto quella mattina: avevano a disposizione solo quel mercoledì per conoscere l’area del palcoscenico e valutare come recitare al meglio in base alla disposizione del pubblico.
Le scene corali erano quasi del tutto definite, con gli attori che pian piano si rendevano conto che, in mancanza di scenografie, divenivano loro stessi il mezzo con cui far immaginare al pubblico la realtà rappresentata.
Sakurakoji aveva compreso, finalmente, il consiglio che gli aveva dato il suo regista, ossia quello di tornare all’origine del teatro, al suo scopo principale. Grazie a questo la sua interpretazione era lievemente mutata: sfruttava meglio la mimica ed il linguaggio del suo corpo per rendere più consapevole il pubblico. Vedeva che Kuronuma apprezzava il suo cambiamento perché mentre lo guardava annuiva leggermente.
Il ragazzo era però preoccupato per Maya. Mentre nei giorni passati l’aveva trovata superba, ora sembrava impacciata. Era una Dea rigida ed un’Akoya imbranata. Non riusciva a capire cosa potesse aver influenzato tanto negativamente la sua interpretazione. Per un momento temette che c’entrasse Hayami, ma rifiutò subito quel pensiero visto che fuori dal palco la giovane appariva serena.
Il ragazzo notò comunque che non era l’unico ad essere preoccupato: il regista seguiva i suoi movimenti e le sue battute con attenzione silenziosa, come se stesse valutando come intervenire.

Come tutti i suoi colleghi, quella mattina era andato alla vecchia stazione abbandonata per seguire le prove generali della squadra di Maya Kitajima. Aki Mikami giunse prima di tutti i suoi colleghi complice anche l’agitazione che lo stava pervadendo in vista dell’appuntamento con Shiori fissato per quella sera.
Quando arrivarono i suoi colleghi, ansiosi di avere un’anticipazione sullo spettacolo, le prove erano ormai in pieno svolgimento. Il giornalista se ne stava in silenzio, come era solito fare quando non era richiesta la sua partecipazione. Tuttavia non poteva fare a meno di ascoltare i commenti degli altri. Commenti impietosi, cinici, sarcastici. Sembravano non trovare nemmeno un fattore positivo in quello che stavano guardando: Sakurakoji era ‘un pezzo di legno’ con le sue stampelle, Kitajima sembrava alla sua prima esperienza recitativa, il regista non dava alcuna indicazione, gli attori tutti sembravano muoversi senza ordine apparente.
Erano talmente concentrati su quella che sarebbe stata la rappresentazione della squadra di Onodera da non vedere il pathos di Isshin, la tensione di Akoya, la concentrazione di Kuronuma e la vivacità di tutti gli altri.
Era curioso di vedere l’interpretazione di Ayumi Himekawa, ma dubitava che, nella gara, avrebbe potuto assistere a qualcosa di livello superiore a quello di Maya Kitajima. Aveva fiducia nel suo talento: da che poteva ricordare mai, in nessuno spettacolo, durante le prove aveva reso come sul palcoscenico. Quando arrivava il momento, quando il pubblico attendeva i suoi personaggi, tutto cambiava, non era più Maya Kitajima che provava, diveniva Beth di Piccole Donne, Bianca la Regina dei Pirati, lo shakespeariano Puck, la bambola di Sorriso di Pietra, Jane di Lande Desolate, Akoya e la Dea Scarlatta.
Quello che lo stupiva era come potevano essere sempre tanto ciechi: la routine si ripeteva identica prima di ogni spettacolo. Le prove erano insoddisfacenti e le aspettative di successo minime: i giornali la stroncavano prima ancora di vedere lo spettacolo, salvo poi osannare il risultato finale dimentichi delle parole stampate solo il giorno precedente.

Kuronuma decise. Vedere Maya in quello stato non era di aiuto per nessuno.
Doveva fare qualcosa e quel qualcosa era chiedere l’aiuto del giovane presidente Hayami, colui che sospettava, pensava, credeva fosse nel cuore della sua prima attrice.
L’avrebbe contattato alla prima pausa utile. Nel frattempo tornava ad osservare le prove della troupe, incurante dei commenti che fuoriuscivano dalle bocche dei giornalisti che erano giunti sul posto ad osservare il loro lavoro.
Era soddisfatto di tutti: contrariamente ai giornalisti, il regista si trovava nel posto che sarebbe stato del pubblico e vedeva tutto lo spettacolo come sarebbe stato la successiva domenica. Riusciva a scorgere anche la potenziale interpretazione di Maya perché sperava che avrebbe completato e dominato il suo personaggio in tempo.
Giunsero alla fine del primo atto e ordinò una pausa di dieci minuti. Si appartò in un angolo nascosto della struttura e si accinse a chiamare la sede della Daito Art Production.
Il telefono squillò un paio di volte prima che una cortese voce femminile rispondesse. L’uomo si presentò e chiese di poter parlare con la presidenza. La chiamata fu inoltrata e Saeko Mitsuki lo salutò cordialmente.
“Vorrei parlare con il giovane presidente Hayami, è possibile?” – chiese.
“Un attimo, prego.” – e venne messo in attesa.
Passarono solo alcuni secondi prima che la voce calda dell’uomo d’affari lo salutasse e gli chiedesse come stavano andando le prove generali.
“E’ proprio di questo che volevo parlarle…” – gli disse il regista.
“Mi dica tutto…” – la voce si fece grave.
“Maya. Maya si è bloccata.” – rispose l’uomo.
“Si spieghi meglio!”
“Non ha problemi con Akoya, anzi, è perfetta da quel punto di vista. Temo tuttavia che si stia lasciando sopraffare dalla parte divina del personaggio. E’ rigida nell’interpretazione, sembra che il corpo non le risponda come vorrebbe e questo non fa che metterla in crisi.”

“Ma come pensa che io possa esserle d’aiuto?” – chiese il produttore, sorvolando sulla solita giustificazione del fantomatico odio che Maya doveva nutrire per lui: con Kuronuma ormai era inutile.
“Signor Hayami, Maya attraversa una simile fase prima di ogni spettacolo e lei, più o meno consapevolmente, l’ha spesso aiutata a superarla. Mi chiedevo se non volesse…”
Masumi si lasciò sfuggire un lieve sospiro. Volere? Certo che voleva! Ma ormai non sarebbe più riuscito ad indossare la maschera dell’affarista con Maya. Come poteva spronarla provocandola?! Forse l’avrebbe aiutata, ma l’avrebbe anche ferita, ora che lo ricambiava. Si era reso conto perfettamente che la ragazza doveva per forza aver sofferto delle sue battute dopo essersi resa conto di amarlo.
“Vedrò quello che posso fare… ma la Dea Scarlatta non è Jane né Ardis!”
“Mi basta questo.” – gli rispose convinto l’uomo.
“A che ora finiranno le prove generali oggi?”
Kuronuma lo informò che sarebbero durate fino al tardo pomeriggio ma che probabilmente Maya avrebbe continuato ad esercitarsi al Kid’s Studio fino a tarda notte come aveva fatto anche la sera precedente.
“Grazie per la chiamata.” – così dicendo Masumi chiuse la conversazione e prese una delle sue sigarette.
Gli mancava. Maya gli mancava come l’aria. Erano passati poco più di quattro giorni da quando l’aveva incontrata, ma non aveva importanza. Gli era mancata fin dalla sua uscita dalla porta dell’ufficio. Nonostante tutto aveva evitato di dar seguito al suo istinto e rivederla perché pensava che avrebbe influito negativamente nella sua preparazione dello spettacolo.
Tirò una boccata di fumo. Ora era Kuronuma stesso che gli chiedeva di incontrarla perché, secondo lui, avrebbe potuto contribuire a farle comprendere alcuni lati della Dea Scarlatta a livello interpretativo. Si chiese come poteva riuscirci. Non era con qualche battuta che le poteva far capire che doveva conquistare e dominare il suo personaggio, non solo viverlo. Doveva far sì che la Dea si muovesse come la stessa Maya poteva. Se non c’era riuscito il suo regista, come poteva sperare di riuscirci lui?

Per la prima volta da quando aveva incontrato la sua rivale si sentiva sicura della sua interpretazione. Sapeva finalmente di aver trovato il suo personaggio. Sentiva di vivere come lo Spirito del Susino Millenario. Sapeva di muoversi come l’entità avrebbe fatto. Pronunciava le battute con la potenza e la saggezza di una dea. Non sapeva che interpretazione avrebbe dato Maya, ma Ayumi credeva con convinzione che mai avrebbe potuto eccellere come in quello spettacolo. Riusciva ad infondere anche in Akoya una nota divina, misteriosa, intrigante: quando si rivolgeva ad Isshin si sentiva risplendere, sentiva di avere in sé la conoscenza che elargiva all’amato.
Pensare che era stata vicina fin dall’inizio a comprendere tutto e che solo il giorno prima era stata in grado di raggiungere quel risultato le faceva tremare il cuore. Aveva rischiato di arrivare impreparata alla grande prova.
Il ricordo del pomeriggio precedente le riportò alla memoria il tono preoccupato di Peter quando l’aveva trovata immersa nella stanza in fiamme. Sorrise dolcemente. Peter. Con l’approfondirsi del loro rapporto aveva automaticamente iniziato a chiamarlo per nome. Le piaceva quel suono sulle sue labbra, come le piaceva sentirsi chiamare da lui. Ormai la chiamava sempre con calore misto a dolcezza.
Gli altri non sembravano essersi resi conto del cambiamento che era intercorso: le si rivolgevano sempre allo stesso modo e non riservavano attenzioni particolari all’uomo che le era ormai sempre di fianco.
Sentì il regista interrompere le prove ed abbandonò la scena per dirigersi a bere un bicchier d’acqua. Arrivata al distributore trovò il fotografo ad attenderla. Con indifferenza gli sfiorò un braccio con una spalla e gli sorrise.
“Come stai? Sicura di non volerti riposare almeno oggi?” – si sentì chiedere con sollecitudine.
“Sta tranquillo, non sono mai stata tanto in forma.” – e gli sorrise di rimando – “Come ti sembra la mia interpretazione oggi?”
Si sentì osservare per qualche secondo e poi giunse il suo commento.
“Superlativa! Hai aggiunto lo spessore che le mancava!” – si interruppe, forse indeciso se continuare o meno – “Non sei mai stata tanto bella!”
Il tono intimo con cui aveva fatto quell’aggiunta l’inebriò. Sentì il rossore salirle alle gote e si girò subito per tornare verso gli altri ché non voleva essere scorta da lui in quel modo, ma non fece in tempo, perché si sentì seguire da una risatina sommessa.

Per Shiori la giornata rotolò freneticamente verso l’ora del suo appuntamento con il giornalista. L’umore balzava dall’aspettativa all’ansia per l’incontro. Per la prima volta in vita sua temeva di non essere all’altezza della situazione. Era stata educata a presenziare ad eventi mondani rilevanti, non ad uscire incolume da un appuntamento: le serate che aveva trascorso con Masumi non contavano ché l’uomo non era ‘pericoloso’, non per lei!
Il tempo passava e la giovane si interrogava su cosa indossare e come porsi nei suoi confronti. Come doveva comportarsi per non lasciargli credere che fosse una donna in cerca d’avventure? Era formalmente fidanzata, quindi Aki come avrebbe considerato delle reazioni eccessivamente condiscendenti da parte sua?
Erano tutte domande che le turbinavano nella mente, domande che non trovavano risposta. Nonostante le rassicurazioni che aveva ricevuto da Masumi il giorno precedente, non poteva fare a meno di essere in tensione. Sapeva che suo nonno e la tata la osservavano preoccupati, ma non aveva tempo di spiegare loro il continuo mutare del suo umore.
Era metà pomeriggio quando iniziò a prepararsi: indossò un abito elegante ma sobrio in fine lana color cobalto. Una scollatura arrotondata evidenziata da un semplice collier d’oro bianco lasciava intravedere le sue forme generose. La vita sottile era cinta da una morbida fascia blu scuro fermata da una spilla dal disegno minimalista. La gonna dritta lasciava scoperte le ginocchia mentre le lunghe gambe erano valorizzate da un paio di scarpe alte intonate all’abito. Lasciò i corti capelli d’ebano liberi sulle spalle, si truccò leggermente, prese un lungo soprabito scuro e si fece accompagnare dall’autista al solito caffè.
Scese dall’auto e subito attirò gli sguardi ammirati degli avventori del locale. Non si sentiva affascinante quella sera, ma quelle reazioni sembrarono tranquillizzarla. Non restava che vedere come l’avrebbe accolta il giornalista.

Mikami era arrivato da poco nel locale e si era accomodato al tavolo dove avevano chiacchierato la prima volta. L’aveva trovato vuoto e ne aveva approfittato. Sembrava passato molto tempo da quell’intervista invece non era passata neanche una settimana. Molte cose erano cambiate: da uomo che rifuggiva le relazioni con donne impegnate e ricche si era ritrovato a corteggiare la nipote dell’imperatore Takamiya, fidanzata del potente Masumi Hayami. Non solo! Aveva spudoratamente sfidato quello squalo del suo fidanzato e non era minimamente pentito. Mentre era in attesa, si chiese se il rivale non avesse detto qualcosa alla sua fidanzata… sarebbe venuta Shiori? O si sarebbe fatta fermare da Hayami?
Se lo chiedeva mentre la sua mente ricordava il dolce sapore della sua bocca ed il suo corpo la morbida sensazione della donna nel suo abbraccio. Era strano: credeva di essere immune ai colpi di fulmine ed alle infatuazioni, invece con lei era stato sufficiente un primo incontro per accendergli nell’animo la voglia di rivederla ed un secondo per fargli desiderare di farla sua. Cosa avrebbe voluto alla fine di quella serata?!
Le sue riflessioni furono interrotte dalla voce professionale della cameriera che annunciava l’arrivo della sua ospite. Si riscosse mettendo a fuoco sul cristallo della finestra il riflesso della donna, che era giunta in barba ai suoi più neri presagi. Non credeva ai suoi occhi. Non ricordava d’averla mai vista tanto bella, nemmeno nelle serate in cui l’aveva notata di sfuggita al braccio del fidanzato. Si voltò per sincerarsi che non fosse solo un gioco di riflessi, ma quello che vide gli tolse il fiato. Come aveva potuto pensare che la realtà non sarebbe stata all’altezza dell’immagine riflessa?
Era lì, in piedi di fianco al loro tavolo e lo guardava con occhi carichi di tensione, in attesa di un suo commento.
Si alzò in piedi, le porse la mano e, quando la donna gliela strinse, non resistette e l’attirò a sé, come aveva fatto nei loro precedenti incontri. Avvicinò la bocca al suo orecchio e le sussurrò un “Sei bellissima” per poi lasciarla libera.
Vide una scintilla di sollievo ed appagamento nei suoi neri occhi e si meravigliò di quanto apparisse insicura, a volte.
Quell’impressione venne confermata da un “Grazie, anche tu non sei male” pronunciato quasi balbettando mentre si accomodava sulla sedia di fronte. Mikami sorrise di rimando. Aveva curato particolarmente il suo aspetto. Aveva lasciato i capelli sciolti come era solito fare, ma aveva abbandonato i consueti occhiali scuri sul letto della sua camera. Aveva indossato una camicia e dei pantaloni neri che facevano risaltare il suo corpo asciutto ed era uscito.

“Come stai?” – le chiese mentre entrambi erano intenti a studiare il menù fingendo un interesse che non provavano.
“Bene grazie!”.
Il giornalista sentiva l’imbarazzo che stava nascendo e pensò di fugarlo chiedendole:
“Ti ha detto qualcosa Hayami dell’appuntamento che abbiamo avuto ieri?”
“Un vago accenno…” – rispose solo, ma il rossore che la colse non sfuggì allo sguardo attento dell’uomo.
“E ti ha fatto venire ugualmente?” – le chiese spavaldo.
“Aki… non è come pensi…” – la vide alzare uno sguardo incerto dal menù e fissarlo negli occhi – “Non posso dirti nulla, per ora. Ma… ti prego… fidati di me.”
“Sai… nonostante non ci conosciamo da molto tempo, stranamente non mi risulta difficile fidarmi di te… solo… vorrei ricordarti che fra dieci giorni ti sposerai. Cosa pensi di fare?” – Accidenti! Si era ripromesso di corteggiarla con delicatezza, senza farle pressione, e guarda cosa aveva detto dopo neanche due minuti dacché si erano seduti!
Shiori lo osservava stupita, con i neri occhi sgranati, incapace di rispondergli.
“Perdonami, sono stato indelicato…” – sussurrò prendendole una mano abbandonata sul tavolo.

Come poteva mantenere il segreto ora? Masumi le aveva raccomandato di lasciarsi andare, ma avrebbe comunque dovuto mantenere una certa riservatezza, no? Avesse seguito il suo istinto, gli avrebbe rivelato tutto ma non credeva di poterlo ancora fare.
“Perdonami, sono stato indelicato…” – le aveva sussurrato prendendole una mano.
Quel solo contatto fu sufficiente a tranquillizzarla. Gli sorrise rassicurante e gli rispose ricambiando la stretta delle sue dita:
“Non sei indelicato, ma, ugualmente, ti prego di attendere. Saprai tutto, te lo prometto. Saprai prima di chiunque altro!”
Lo guardò significativamente, sperando e temendo che giungesse alla conclusione corretta.
Quando lo vide rilassarsi sulla sedia e sentì una leggera carezza al polso gli ricordò scherzosamente:
“Ricordi che non dovevamo parlare del mio matrimonio, sì?”
“Mmhh… vagamente, ma è piuttosto difficile visto quanto è prossimo!”
La sua risata proruppe argentina dalle sue labbra velate di rosa.
“Non ti arrendi mai, non è così?”
“Mai, in qualunque campo!” – ed il caldo sguardo che le rivolse era più esplicito di mille parole.

Aveva rovinato tutto! Avevano avuto l’occasione di provare tutto lo spettacolo sul palcoscenico che avrebbe ospitato la rappresentazione di prova e, per colpa sua, tutto era andato storto.
Da sola, al Kid’s Studio, Maya ripensava alle prove di quella giornata. Era talmente concentrata a trovare un modo efficace di rendere la Dea Scarlatta da aver recitato in modo distratto e freddo anche la parte di Akoya.
Sakurakoji e Kuronuma dovevano essersene accorti perché l’avevano guardata straniti e preoccupati. Forse avevano troppa fiducia nelle sue capacità visto che non le avevano detto nulla.
Era sul palco improvvisato della sala prove. Era di nuovo l’albero millenario. Immobile nei secoli era stato spettatore impotente delle guerre, dei conflitti, delle nascite e delle morti degli umani.
In lontananza sentì un debole cigolio, ma non vi diede peso: l’edificio era vecchio ed era normale che nel silenzio della notte si udissero tutti i piccoli rumori che durante il giorno erano sopraffatti dal frastuono cittadino.
La giovane pensò alla sensazione che doveva aver provato la Dea Scarlatta nel riconoscere nell’uomo di passaggio la metà della propria anima. Come l’aveva capito? Quali erano state le sue sensazioni? Come si era mossa?
Con il suo misero corpo le sembrava di non essere capace di risvegliarsi, ma la Dea non doveva avere di questi problemi.
Un altro cigolio, questa volta più vicino, la destò dai suoi pensieri. Sembrava provenisse da dietro le quinte. La maggior parte delle luci era ancora spenta. Non c’era nessuno.
La Dea aveva riconosciuto Isshin e si era semplicemente destata? Aveva trasformato i suoi rami in braccia accoglienti, le sue radici in gambe e piedi svelti e scattanti ed il suo tronco nel giovane corpo di Akoya ed era corsa dalla sua metà?
Sempre immobile, la fronte imperlata dal sudore derivante più dallo sforzo mentale che da quello fisico, colse d’un tratto una nota profumata ben conosciuta: muschio e tabacco. Era lui! Era venuto da lei! Senza pensare, morbidamente, abbassò le proprie braccia, ‘sfilò’ i piedi dal suolo del palcoscenico e si voltò alla ricerca di Masumi.
“Dove sei?” – chiese a voce alta, guardandosi intorno e provando a sfidare la penombra. Sapeva che era lì, non poteva essersi sbagliata.
D’un tratto due braccia l’accolsero ed una voce calda quanto agognata le rispose:
“Sono qui, per te. Come sempre.”
view post Posted: 29/9/2012, 16:06 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Veramente anche io pensavo di assistere allo spettacolo! È stato magnifico assistere alla 'resa' di Fuoco!
Molto bella anche la serata di Tomo!
Sono in ansia per Fulvia!
view post Posted: 28/9/2012, 11:05 PROMESSA D'AMORE ETERNO - Fanfictions
Pur con questi capitoli in cui la crudeltà e la povertà d'animo la fanno da padrone, riesci a scrivere in modo talmente poetico da commuovere!
view post Posted: 26/9/2012, 10:43 Incontri - Fanfictions
Grazie Fulvia! Hai il potere di tranquillizzarmi... So che sono parecchi capitoli che i ns due eroi non si incontrano e quindi temo sempre che la descrizione di queste scene complementari possa risultare pesante. Il fatto che tu abbia comunque apprezzato mi rasserena.
Intanto ti anticipo che il 23° sarà tutto dedicato a loro (già scritto, ma ancora da mettere in bella copia nel file e da rivedere)... Un piccolo accenno si avrà anche nel 22° capitolo.
view post Posted: 25/9/2012, 16:32 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Già già! Aspettiamo di vedere la serata di Tomo... A meno di pagare tutto il pubblico, dubito che Erminia potrà riaprire bocca in tal senso.
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Povera Fulvia... è vicino un altro grande scossone!
323 replies since 30/11/2010