Fulvia, per me è un vero piacere sapere di riuscire a farti immergere nella storia.. Ormai penso manchi poco (massimo una decina di capitoli!)... È arrivato il momento dell'esito della gara...
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CAPITOLO 27
Gli spettacoli si erano chiusi in orario. Erano le tre del pomeriggio: la giuria si sarebbe ritirata e la decisione sarebbe stata resa nota dopo tre ore per bocca della stessa signora Tsukikage. Il pubblico rimase nel teatro improvvisato, curioso di conoscere l’esito di quella magnifica gara. A poco a poco gli attori uscirono dai camerini e vennero gradualmente circondati dagli spettatori. Ayumi Himekawa e Maya Kitajima tardavano ad uscire: forse erano ancora troppo scosse dallo spettacolo per poter sopportare il bagno di folla osannante. Lasciato il suo fidanzato, Shiori si diresse verso i seggi dedicati alla stampa. Con lo sguardo vagò sui volti stupiti dei giornalisti, ma non incontrò quello desiderato. Stava per voltarsi delusa quando una voce familiare le giunse all’orecchio. “Non credevo saresti venuta da me. Mi sembravi molto presa dal tuo fidanzato!” – la donna avvertì una chiara nota di irritazione nella sua voce. “Ho la mia parte da recitare… per qualche altro giorno…” – gli disse solo, sperando di chetarlo. “Se lo dici tu…” “Come stai?” – gli chiese, sorvolando sull’ultima provocazione. “Non male.” – rispose solo. Gli si avvicinò un poco per poter parlare liberamente. “Non sei di molte parole, oggi, non è vero?” “Mi piacerebbe averti con me, non mi piace vederti con un altro che si dichiara tuo fidanzato!” Era strano, ma quella manifestazione di gelosia le dava un sottile piacere. “Ci sarai alla festa di premiazione stasera?” – chiese. “Se ci sarai tu, non mancherò.” – la voce ora era calda, ammaliante. “Ci sarò!” – confermò Shiori. “Bene.” – e l’uomo passò oltre, senza dimenticare di sfiorarla leggermente ad un braccio, come a ricordarle i loro precedenti contatti. La scena non sfuggì ad Eisuke Hayami. Sapeva che Masumi aveva ragione, ma non riusciva a tranquillizzarsi.
Con il cuore in gola, Masumi era fermo di fronte alla porta del camerino della sua Maya. In che stato l’avrebbe trovata? Soddisfatta? Stremata? Alzò una mano e bussò piano alla sua porta. “Avanti!” – sentì la sua voce giungere dall’interno. Aprì lentamente la porta, entrò e se la richiuse alle spalle. Maya era seduta di fronte allo specchio, gli occhi rossi per le recenti lacrime, la sua rosa stretta al petto. Lo guardava tramite il riflesso. “Ti aspettavo!” La sua voce… non era quella di Akoya, ma aveva la stessa dolcezza, la stessa tenerezza, la stessa sensualità. Incapace di resisterle, si allontanò dall’uscio raggiungendola. Le pose le grandi mani intorno al collo sottile in una calda carezza. “Ti sei ripresa?” La ragazza annuì, guardandolo attraverso lo specchio, in attesa di conoscere la sua opinione sullo spettacolo. “Hai mantenuto la tua promessa!” – le disse, riferendosi a quella che le aveva chiesto sul cavalcavia – “Ho sentito il tuo richiamo!” “Siamo una cosa sola!” – confermò la ragazza accostando il volto alle sue mani. “Maya…” – la chiamò. “Masumi…” – gli rispose. “Qualsiasi cosa accada, ti proteggerò. Ricordalo sempre!” Fissò il suo sguardo con preoccupazione. “Non parlare così!” – gli disse. “Così come?” – chiese abbassando il volto sopra la sua testa. “Come se non dovessimo più vederci! Non riesco a sopportarlo!” – e le lacrime tornarono a fare capolino tra le sue lunghe ciglia scure. Gli occhi di cioccolato si spalancarono spaventati. Masumi le girò lo sgabello. Le si inginocchiò davanti e le incorniciò il volto con le mani. “Non mi perderai! Mi hai sempre avuto anche se non lo sapevi! Non volevo allarmarti. E’ solo che… mi sono innervosito… c’è anche Eisuke Hayami oggi.” Non l’aveva chiamato ‘padre’. Ormai, nel suo cuore, non aveva più alcun legame con quell’uomo spietato. La baciò piano sulla fronte, sulla punta del naso, sugli occhi umidi, sulle guance, sulle labbra. Una pioggia di tanti piccoli baci che contribuì a tranquillizzarla. “Hai preparato le valige?” – le chiese con l’intento di distrarla. Ci riuscì ché la vide arrossire fino alla radice dei capelli. “E’ un sì?” – chiese ancora. Maya annuì, movendo energicamente il capo. “Bene.” – sorrideva con soddisfazione l’uomo. Era sempre bello vederla tanto emozionata – “Sei stata magnifica, Maya!” Maya alzò una delle mani che fino ad allora erano rimaste raccolte in grembo e lo accarezzò al volto. Gli si avvicinò e lo baciò ancora, un lieve tocco di labbra, l’ennesimo sigillo per il loro amore. “A dopo…” – la salutò. A malincuore doveva lasciarla. Si era assentato già troppo. Doveva tornare al fianco di Shiori e del vecchio.
Con il sapore di Masumi ancora sulle labbra, Maya si cambiò velocemente. Indossò un completo non troppo appariscente e si diresse in platea. Alla sua entrata, come rispondendo ad un silenzioso comando, il pubblico ammutolì e, dopo qualche secondo, riesplose l’applauso che aveva accompagnato la fine del suo spettacolo. Maya ne fu talmente scossa da essere capace solo di inchinarsi profondamente in segno di ringraziamento. Venne avvicinata dalla folla che iniziò a complimentarsi e a rivolgerle domande ammirate sulla sua interpretazione. Conscia del suo ruolo, la giovane rispose a tutti, ringraziò, firmò autografi. Ad un tratto si fece largo sulla sua sedia a rotelle il suo amico, il signore dei parfait. Il suo volto si aprì ad un gioioso sorriso di benvenuto. “Come le è sembrato lo spettacolo?” – chiese, inconsapevole della vera identità dell’uomo. “Non ha fatto rimpiangere la sua maestra, signorina!” – vista la sua reazione allo spettacolo, apparve incredibile come il vecchio riuscisse a fingere tanto bene. Maya lo ringraziò calorosamente, fin quando non vide l’alta figura di Masumi avvicinarsi alla carrozzina. Cercò di mantenere uno sguardo indifferente mentre salutava il nuovo venuto. “Padre, non sapevo che conoscessi la signorina Kitajima!” – quelle parole, pronunciate con il tono freddo che Maya sapeva essere indirizzato al genitore, le gelarono il sangue e con esso lo sguardo. Quello che lei credeva essere un simpatico vecchietto, amante del teatro e dei parfait, che l’aveva anche aiutata in certi frangenti, altri non era se non lo spietato padre di Masumi ed il nemico della sua maestra, il generale millepiedi, Eisuke Hayami. Giunse perfino la sua conferma, con un tono che più nulla aveva dell’amichevole vecchietto. “Potevi anche lasciarmi solo! Non era necessario che sapesse chi ero!” “Come, non ti eri presentato?” – il tono innocente di Masumi spinse Maya a guardarlo negli occhi dove scorse il suo solito calore. Ricordò quanto le aveva detto nel camerino: ‘qualsiasi cosa accada, ti proteggerò!’ Ora capiva cosa intendeva. “Signor Hayami, poteva anche dirmi chi era dall’inizio! Non l’avrei mica mangiata!” – quella battuta suonò come un assurdo. Maya Kitajima che rassicurava Eisuke Hayami. “Ragazzina.” – masticò l’uomo con astio – “Qui se c’è qualcuno che viene mangiato non sono io. Probabilmente vincerà quei diritti! Stia attenta a cosa ne farà!” “Non è lei che può chiamarmi ragazzina!” – Maya sostenne il suo sguardo, forte anche della presenza rassicurante del suo amante – “E cosa farò dei diritti è un argomento di conversazione ancora inadatto visto che non sono in mio possesso!” “Si ricordi con chi ha a che fare!” – la voce era tagliente. “E’ una minaccia? Lo so, lei è potente. Lei ha impedito alla signora Tsukikage di lavorare. Lei è stato la causa della sua rovina. Ma io sono giovane e non mi sono mai fatta intimidire dai potenti. Chieda a suo figlio. Non è con le minacce che otterrà qualcosa, se mai dovesse ottenerlo da me!” Gli occhi di Hayami senior si ridussero a due sottili fessure. Maya non dubitava che si stesse chiedendo come osava opporglisi. Prima di mettere nei guai Masumi, in linea con la versione ufficiale data alla stampa secondo cui i rapporti tra loro due si erano in qualche modo distesi grazie all’intervento della signorina Takamiya, chiuse il discorso affermando: “Lei è il nemico della signora Tsukikage. Se mai dovessi trattare con qualcuno della sua famiglia, non sarà con lei, ma con suo figlio.” – e si voltò lasciandoli da soli a riflettere sulle implicazioni di quell’ultima frase.
“Visto?” – chiese il figlio in questione – “Potevi anche fare a meno di intrometterti e minacciare! L’hai solo innervosita. Ti avevo assicurato che i nostri rapporti si erano ammorbiditi!” “Non era mia intenzione minacciarla, ma mi hai fatto scoprire.” “Perché non le avevi detto chi eri? Perché ingannarla?” – il tono cercava di essere freddo come al solito, ma stava sforzandosi per non far trapelare la sua rabbia. Masumi non si aspettava di scoprire che Maya conosceva suo padre né che lo scambiava per un anonimo vecchietto affettuoso! Chissà quali subdoli piani la mente malvagia del genitore avrebbe potuto concepire con una simile arma a disposizione. “Perché è divertente! Pur essendo un’attrice non è in grado di riconoscere una menzogna. E’ talmente ingenua da far venir voglia di ingannarla!” Come non riconoscere l’odioso tono del capofamiglia degli Hayami? Era tornato ad essere il generale millepiedi, con il suo bieco sorriso ed il suo sguardo crudele. “Non è tormentandola che otterrai ciò che vuoi! Lo so bene io!” – il giovane imitava il suo tono dando a vedere il suo abituale cinismo. “Me ne sono accorto… da quando non la provochi meno battagliera nei tuoi confronti.” – e dopo un istante aggiunse – “Va bene, seguirò i tuoi consigli per ora. Ma se non porteranno ad alcun risultato sai quali saranno le conseguenze!” “Certamente!” – convenne il figlio. “Ora mi farò accompagnare a casa… so che vincerà quella ragazzina, non mi interessano i proclami ufficiali. Comunque vedi di non mettere a rischio il tuo matrimonio. Ho visto di nuovo Shiori parlare con quel tizio della stampa.” “E’ tutto sotto controllo. Dovresti conoscermi!” “Già… ti conosco bene.” – e ridendo odiosamente si allontanò. Rimasto solo, Masumi cercò Maya con lo sguardo. La trovò circondata dagli altri membri della compagnia. Era riuscito a limitare i danni: quando l’aveva vista parlare cordialmente con suo padre aveva temuto un qualche raggiro da parte di Eisuke ed aveva visto giusto. Rivelandole con chi stava parlando, il suo atteggiamento era diametralmente mutato: Maya doveva aver ricordato l’ultimo episodio di cui era stato protagonista il vecchio. Non era facile dimenticare Masumi Hayami perdere il controllo in preda alla rabbia. L’aveva amata ancor di più quando gli aveva tenuto testa: non aveva voluto che la chiamasse ‘ragazzina’ perché quello era un ‘suo’ privilegio. Maya. Come se l’avesse chiamata ad alta voce, la giovane lo guardò e gli rivolse uno dei suoi sguardi di caloroso benvenuto. Non vedeva l’ora che giungesse la sera, voleva vederla indossare il suo nuovo vestito. Voleva ballare ancora con lei. Voleva rapirla e condurla ad Izu per la successiva settimana. Voleva farla sua! No! Non andava bene per niente. Doveva distrarsi. Individuò tra la folla la sua fidanzata. Stava ancora parlando con Mikami. Le si approssimò e salutò l’uomo con soddisfazione. “Buonasera, signor Mikami! Immagino di dovermi congratulare con lei per aver vinto la sfida!” “Non è stato corretto. Non v’è stata alcuna sfida tra noi! Avrebbe dovuto dirmelo!” – Shiori li guardava incuriosita ché Masumi non le aveva detto nulla a proposito della sfida che il giornalista gli aveva lanciato. “Per perdermi tutto il divertimento? Proprio no, guardi! E comunque non ero io ad avere in mano la facoltà di decidere…” – guardando Shiori continuò – “Mi capisce, no?” “Sì, posso capirla… la sfida dovevo vincerla, ma non era lei il mio avversario!” – concluse. “Esattamente.” – confermò il produttore. “Quello che le dissi, però, lo confermo: è irritante!” Masumi se ne andò ridendo apertamente. Gli piaceva quell’uomo. Non ricorreva a sporchi trucchi, una novità nel loro mondo, aveva un forte intuito ed era coraggioso. Gli sarebbe piaciuto conoscerlo meglio e se, come credeva, la sua storia con Shiori fosse continuata, non era da escludere.
Mancava ormai poco più di un’ora alla proclamazione della vincitrice. Gli spettatori si muovevano nervosamente, impazienti di conoscere l’esito della competizione. Gli attori vagavano nell’ampio spazio della stazione in rovina parlando ora con l’uno, ora con l’altro. Sakurakoji era impegnato a rispondere ad una domanda che gli aveva posto un regista, amico di Kuronuma, quando vide approssimarsi Sayuri, bellissima nel suo semplice abito dritto e lungo appena sotto il ginocchio. L’avorio del tessuto esaltava il suo incarnato. Lo stava salutando con un sorriso smagliante. Si scusò con il suo interlocutore e la raggiunse. Galvanizzato dall’esito dello spettacolo l’abbracciò senza pensare alle possibili conseguenze. La ragazza, alta quanto lui, ricambiò l’abbraccio, felice dell’accoglienza. “Siete stati magnifici! Tu… sei stato magnifico!” – sussurrò al suo orecchio. Sakurakoji la strinse un po’ più forte in segno di ringraziamento e la lasciò. Si guardarono negli occhi per un istante e si presero per mano. “Vieni.” – le disse – “Ti presento gli altri.” L’accompagnò verso gli altri membri della compagnia e la presentò come sua ‘amica’. Avrebbe potuto dire altro, ma non ne avevano più parlato e non voleva mancarle di rispetto. Maya lo osservò e spostato lo sguardo su Sayuri la salutò calorosamente. Era chiaramente felice che si stesse guardando intorno e che non soffrisse più per il suo rifiuto. “Sono contenta che la tua amica mi abbia accolta bene! Alcune ragazze sono gelose dei loro ex anche se non sono più interessate.” – Sayuri non aveva peli sulla lingua. “Non ti devi preoccupare. Per come conosco Maya, non ti nasconderà mai ciò che pensa. E… noi non siamo mai stati insieme, quindi non sono un suo ex.” – tenne a precisare. “Meglio così.” – concluse Sayuri passando a commentare le varie scene del capolavoro scomparso, dimostrando di essere stata molto attenta a tutti i passaggi fondamentali. La maggior parte dei presenti non l’aveva mai visto, nemmeno quando Chigusa Tsukikage ne aveva dato l’ultima rappresentazione nella Valle Sacra. Pertanto era stata una sorpresa conoscere la profondità dei contenuti dell’opera. Non poteva bastare assistere ad una sola rappresentazione per cogliere tutto il simbolismo che vi era rinchiuso. A mano a mano che il momento della verità si avvicinava il pubblico tornava ad inginocchiarsi sulle stuoie da dove aveva assistito ai due spettacoli. Di lì a poco sarebbe uscita Chigusa Tsukikage ed avrebbe annunciato chi avrebbe detenuto i diritti di rappresentazione e avrebbe quindi conquistato il ruolo di protagonista. Le chiacchiere si spensero a poco a poco, mentre anche gli attori delle due squadre ed i rispettivi registi si accomodavano in prima fila. La tensione divenne palpabile: ora che non dovevano più dedicarsi al loro pubblico, tornavano ad assaporare l’inquietudine dell’attesa. Maya guardava fisso davanti a sé, timorosa di incontrare lo sguardo orgoglioso di Ayumi. Ayumi parlava invece con il suo compagno, il fotografo Hamill, concentrata a non far trapelare lo stato della sua vista. Lentamente il sipario si alzò sull’ultima scena di quello spettacolo. Sul palco vi era Chigusa Tsukikage accompagnata dagli altri membri della giuria. Tutti avevano uno sguardo serio ma sereno, segno che la decisione non doveva essere stata sofferta. La grande attrice fece un passo avanti: la sua presenza scenica era sempre ingombrante. Da sola riempiva l’intero palco. Il lungo abito nero la faceva apparire imponente, mentre la cascata di capelli corvini brillavano sotto i pochi riflettori che erano stati accesi. Batté il bastone da passeggio sul palco per attirare l’attenzione: gesto superfluo perché nessun fiato si levava già dalla platea. “Ayumi, Maya, alzatevi.” – iniziò con voce solenne. “Avete dato il meglio di voi stesse. Questa sera abbiamo trovato la nuova Dea Scarlatta grazie ai vostri sforzi ed al percorso che voi stesse avete compiuto.” Maya ed Ayumi l’ascoltavano silenziose, la prima troppo timida per dar per scontata la vittoria, la seconda conscia che la Dea Scarlatta non sarebbe stata sua. “Entrambe avete dato prova di una recitazione perfetta, avete creato un vostro personaggio. Le due Dee, pur rispettando il copione, avevano l’impronta della vostra personalità.” Era un bene o un male? Si chiesero le contendenti. Avevano snaturato la volontà del maestro Ozachi? “Ayumi, grazie alla tua condizione hai acquisito un’interpretazione di maggiore profondità, percependo l’ultima natura della Dea.” – si interruppe per alcuni secondi, il tempo per far rendere consapevole la giovane che la sua maestra aveva infine compreso lo stato dei suoi occhi – “La divinità è stata palpabile in tutto lo spettacolo. Mentre Akoya amava e si sacrificava, la regalità e la solennità della Dea Scarlatta sono state sempre presenti. Akoya non si è liberata della sua natura divina per amore di un umano!” – concluse. Ayumi comprese. Quando aveva studiato la Dea Scarlatta aveva completamente trascurato Akoya ed il suo amore di anime, convinta che le bastasse ciò che già dell’amore sapeva. Ecco dove era stata la differenza con Maya. Maya aveva amato sul palco, aveva dato prova del vero amore di anime, era divenuta davvero umana. Non era più una dea. Infatti la loro maestra proseguì. “Maya, sono felice per te. Prima ancora che per l’esito dello spettacolo, sono felice che tu abbia trovato la tua anima gemella.” – un brusio si levò dal pubblico incuriosito, subito tacitato, di nuovo, dal pesante bastone nodoso della sensei – “Hai dato vita alla nuova Dea Scarlatta. Una Dea spietata, che punisce e flagella, ma che, alla comparsa della metà perduta della sua anima, non esita ad abbandonare se stessa per seguire il suo amore. E non esita a sacrificarsi per il bene della razza cui il suo Isshin appartiene, conscia della vita eterna delle anime. Il pubblico se n’è reso conto! Maya, sei tu la nuova Dea Scarlatta e la tua compagnia è a pieno titolo la squadra che la riporterà sulle scene dopo quasi quarant’anni!” Un boato esplose nella platea, mentre tutti si chiusero intorno alla ragazza. Maya cercò di farsi largo tra la folla perché voleva ringraziare la sua maestra e voleva abbracciare la sua rivale. Ayumi era andata dalla signora Tsukikage e stavano parlando concitatamente quando infine riuscì a raggiungerle. “Mi raccomando, Ayumi, fallo subito!” – le stava dicendo l’attrice. “Sì, signora, non si preoccupi. Partirò questa sera stessa!” “Ayumi, signora Tsukikage!” – chiamò Maya. “Maya.” – disse solo l’anziana. La ragazza corse ad abbracciarla commossa, sotto i flash dei fotografi entusiasti. Una mano le stava accarezzando la testa in un modo tanto materno da farla piangere. “Grazie, signora Tsukikage.” – singhiozzò la giovane. “Grazie a te, Maya. Hai esaudito il mio sogno! Non vedo l’ora di vederti nello spettacolo!” “Sì, risponderò alle sue aspettative signora, glielo prometto!” “So che lo farai!” – confermò l’attrice del passato scostandola da sé. Conscia del problema di Ayumi, prese le mani delle due ragazze e le giunse. Le giovani se le strinsero e si abbracciarono calorosamente, non più rivali, ma amiche. La loro sfida per la Dea Scarlatta era finita. Avrebbero combattuto ancora per altri spettacoli, ma per ora sarebbero state solo amiche. “Ci sarai stasera?” – chiese Maya. “No, non penso. Devo partire immediatamente. Ci vedremo presto, te lo prometto.” “A presto allora!” Il sipario si chiuse di nuovo e la scena si spostò nell’hotel che aveva messo a disposizione la sua sala dei ricevimenti per la festa di premiazione della nuova Dea Scarlatta.
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