Posts written by tenshina

view post Posted: 14/12/2012, 16:34 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Non ho commentato ancora l'ultimo capitolo. Per quanto abbia già apprezzato la storia di Rossana sul tuo blog, devo però esprimere la mia commozione per la poesia ed i sentimenti di Masumi che mi hanno stretto il cuore.
view post Posted: 11/12/2012, 17:57 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Ah! Che emozione finalmente l'incontro tra i Kostakis!
Yaya si è proprio emozionata!

Invece... Masumi e Laura sono strazianti!! Mi piange il cuore!
view post Posted: 6/12/2012, 21:36 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
E comunque la fedeltà è una delle basi, non la sola... Il fatto che non l'abbia mai tradita non lo mette al riparo...
view post Posted: 6/12/2012, 17:42 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
E tu sei proprio certa che 'dobbiamo' perdonare Hector? La menzogna sta veramente divenendo la protagonista delle loro vite, pur dichiarando tutti di voler vivere con sincerità! Ti prego, perfida scrittora, salvaci!
view post Posted: 5/12/2012, 18:36 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Hai capito Beatriz e la sua storia sul pescatore del sud? Altroché!
Comunque è divenuta talmente cinica da aver dimenticato i suoi sogni e da voler inchiodare anche suo figlio a vivere la vita in cui si è imprigionata ella stessa. Che tristezza!

Chissà?! Chissà Masumi come reagirà? E troverà ancora Laura al suo ritorno a Los Angeles? Sono curiosissima!

Tomo e Cheyenne... Proprio una coppia ben assortita: lui talmente orgoglioso da non accettare che lei possa ancora provare qualcosa per il suo primo amore 'virtuale', lei che prima di lasciarsi il principino alle spalle vuole ulteriori conferme... Che credo otterrà comunque facilmente vista l'attuale disposizione d'animo di Hector.
view post Posted: 4/12/2012, 21:54 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Hai ragione: è un personaggio stupendo, che la vita ha reso saggio già a 35 anni. Spero che Laura segua i suoi consigli! Ma finché Erminia insiste nel suo inganno... :(
view post Posted: 1/12/2012, 18:02 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Shizuka sta con un vero uomo mediterraneo. Pieno di ideali e romanticismo anch'egli, ma pur sempre un UOMO.
Sarà mica Kuros?
view post Posted: 28/11/2012, 18:42 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Che capitoli, cara Laura, che stai postando. Per quanto siano tragici, sono comunque favolosi.
Miro è stato proprio un ingenuo a puntare sulla discrezione di Scarlett.
Masashi ha fatto proprio bene a dargli una prima lezione e... Ha detto bene, al resto penserà Shizuka.
view post Posted: 26/11/2012, 23:15 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
È certo... Ci voleva la Scarlett appiccicosa per fargli capire di aver fatto la ca..ata!!! C'ha veramente la memoria corta: come pensava di sentirsi una volta passata la burrasca? Soddisfatto delle sue azioni? Sollevato? Innocente?
view post Posted: 26/11/2012, 23:02 Incontri - Fanfictions
Grazie a te, perché sono i tuoi commenti a regalarmi tante emozioni!!!
Posto un altro capitolo 'problematico'...
Mi scuso per il ritardo, ma ho il pc in panne e ho dovuto scrivere una parte del capitolo sul cellulare: per i prossimi capitoli credo che dovrò diluire la pubblicazione per quanto proverò a restare il più possibile in linea con la periodicità attuale.

:)

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CAPITOLO 30

Quando aprì gli occhi non sapeva quanto tempo fosse passato.
La stanza era ancora avvolta nel buio. Allungò una mano e trovò il vuoto laddove avrebbe dovuto essere Masumi. Si mise seduta portando con sé le coperte.
Arrossì al ricordo dei momenti che avevano passato insieme. Niente era paragonabile alle emozioni che avevano condiviso. Non riusciva ad immaginare nient’altro che potesse dare lo stesso senso di appagante felicità e piena appartenenza.
Era felice. Non c’erano altre parole. E nella sua felicità, si stupiva del coraggio che aveva avuto ad imporsi in quel modo… arrossì ancora di più. Da dove le era uscita tanta audacia? La sfrontatezza l’aveva sempre avuta, ma quella sicurezza?
Con questi pensieri accese la luce di fianco al letto ed aprì le tende. La finestra era oscurata anche da persiane in legno tinte di scuro. Aprì le imposte e si trovò di fronte allo spettacolo mozzafiato del mare mosso grigio piombo che si infrangeva sugli scogli sotto la villa.
Forti correnti ascendenti le scostavano violentemente i capelli dal viso, frustandole la pelle delicata. Si affrettò a richiudere, andando in bagno a lavarsi. Ripercorse con le mani e la memoria le calde carezze del suo amante. Voleva bene imprimersi nella mente quei ricordi, per scongiurare il rischio di perderli.
Andò alla ricerca di qualcosa da mettersi. Abbandonati su una sedia vide i vestiti di Masumi… fu tentata di indossare la sua camicia, ma desistette. Optò invece per un semplice abito di cotone grigio perla dalle maniche lunghe ed affusolate, la gonna ampia ma non tanto corta, una scollatura modesta.
Lasciò i capelli sciolti sulle spalle e si avviò verso la porta.
Uscita nel corridoio, vide che c’erano altre porte, chiuse, che dovevano dare su altre camere. Si diresse verso il lato luminoso. Da quello che aveva potuto vedere fuori doveva essere già pomeriggio inoltrato, ma avrebbe potuto anche capirlo da sola: la fame sembrava divorarla.
Scese le scale impreziosite da gradini in legno ed approdò al piano terra che si apriva su un ampio soggiorno con due divani in pelle scura, un tavolo da pranzo, una grande libreria ricca di volumi ed una porta da cui provenivano rumori indaffarati ed un gradevole profumo di cibo.
Cercando di camminare silenziosamente, si affacciò alla porta della cucina. Di fronte a lei si muoveva Masumi, di spalle, intento a governare diverse pentole sul fuoco. Le sfuggì un sorriso perché non avrebbe mai immaginato di vederlo in quella veste.
Lo avvicinò di soppiatto e lo abbracciò.
“Buongiorno, ragazzina!” – la salutò con calore.
“Buongiorno!” – ma non fece in tempo a finire la parola che un sonoro brontolio si alzò dal suo stomaco.
“Devo sbrigarmi! Non voglio certo che tu muoia di fame!” – e rise sonoramente!
“Ehi! Non è colpa mia…. Sono quasi ventiquattro ore che non mangio!”
“E di chi è la colpa?” – domandò girandosi in quell’abbraccio e guardandola severamente – “Se non ricordo male, qualcuno mi ha bloccato nel letto stamattina!”
“Sicuramente ricordi male! Non mi sembravi per nulla bloccato!” – concluse per poi chiedere – “Cosa stai preparando?”
“Ramen, un po’ di carne e delle verdure.” – le prese il mento con due dita e le ricordò – “Ti devo un favore, lo sai, vero?”
Con un sorriso sbarazzino, sfuggì alla sua presa e si offrì di apparecchiare la tavola.
L’uomo portò le pietanze, si sedettero ed iniziarono a mangiare.
Avevano finito quando si alzò, come preso da un ricordo improvviso.
“Accidenti! Ho dimenticato il centrotavola!” – si diresse in un angolo del soggiorno nascosto alla vista e tornò con un vaso piccolo e snello contenente una rosa scarlatta non ancora sbocciata.
Maya guardò il fiore, guardò Masumi, guardò di nuovo il fiore.
L’uomo restava silenzioso. Sembrava attendere la sua reazione, ma la giovane donna non sapeva cosa dire. Veramente si stava rivelando alla fine? Era quello, no? Era un modo assurdo, ma non poteva essere altro!
Stava per sorridere quando vide Masumi tenderle la mano e guidarla verso uno dei divani. Si sedettero vicini, un braccio dell’uomo intorno alle sue spalle.
“Da quanto tempo sai chi sono?” – le chiese.
La domanda aveva un tono neutro. Non sembrava arrabbiato, ma nemmeno contento. Sembrava solo essere in attesa. Come e quando aveva capito che sapeva?
“Da quando ti conosco so chi sei!” – gli rispose.
“Sai cosa intendo…” – insistette.
“Certo che so cosa intendi! Ed io sto parlando seriamente. La prima volta che ti vidi capii che eri gentile. Le cose che seppi di te successivamente mi offuscarono il giudizio, come anche alcuni tuoi comportamenti. Ma fin dall’inizio avrei dovuto comprendere che eri tu il mio amato ammiratore.” – Maya lo guardava timorosa, non sapendo cosa aspettarsi.
“Invece come l’hai capito?” – la sua voce non era più tanto distaccata. Forse era stata solo una sua impressione.
“Ti ricordi che al planetario ti dissi di aver iniziato a capire di essere innamorata di te durante le prove per la ragazza-lupo?” – al gesto di assenso dell’uomo, continuò – “Quando ci fu la premiazione, mi mandasti un biglietto di congratulazioni citando la sciarpa azzurra di Stewart.”
“Ebbene?” – chiese, non comprendendo il nesso tra il biglietto e la rivelazione.
“Ebbene, quella sciarpa è stata usata solo la sera della prima. Ricordi chi c’era ad assistere a quello spettacolo?”
“E’ così dunque! Sono proprio uno sciocco!” – svelato il mistero si aprì al sorriso, di nuovo.
“E’ stato un po’ traumatico!” – sbottò Maya, quasi a fargliela pagare ora per allora.
“Posso immaginarlo… scoprire che la persona a cui sei tanto legata è anche quella che odi…” – uno sguardo sofferente, ricordo dei tempi trascorsi, comparve sul volto dell’uomo.
“No! Non pensarlo più! Anche se mi lasciavo andare spesso a certe manifestazioni infelici nei tuoi confronti, era perché ero una ragazzina…”
“Sei ancora una ragazzina, ragazzina!” – la interruppe polemicamente lui.
“Non mi interrompere!” – lo pregò, sorvolando sulla provocazione – “Dicevo… anche se spesso ti buttavo addosso il mio odio, era perché ero confusa dai tuoi comportamenti. Eri contraddittorio. Ti conobbi e fosti così gentile con quella bambina spaurita! Poi seppi che volevi usare ogni mezzo per contrastare la signora Tsukikage. Mi offristi un contratto con la Daito, ma mi nascondesti mia madre” – lo guardò comprensiva, ben sapendo quali fossero i sentimenti che dovevano albergare nel suo animo – “Mi aiutasti a venir fuori dalla crisi che ne seguì, ma mi impedisti di recitare con la mia compagnia. Capii dopo, dopo Lande Dimenticate, che così facendo mi indirizzasti verso Le Due Regine. Ogni volta che facevi qualcosa per me mi scaldavi il cuore, ma poi facevi anche qualcosa che io non capivo e che avrei dovuto disprezzare. Non sapevo che senso dare a tutto. Quando scoprii chi eri, tutto conobbe finalmente una ragione.” – concluse.
“Ho sbagliato molto con te!” – la strinse al petto, forte, come se temesse che potesse fuggire via.
“Non hai fatto nulla che non possa essere perdonato! Hai fatto tutto per me, anche se a volte i risultati non sono stati quelli sperati!” – il riferimento a sua madre era chiaro e decise di andare fino in fondo – “Masumi, ti incolpai della sorte della povera mamma, ma prima di tutto avrei dovuto incolpare me stessa: ero fuggita da casa lasciandola sola, non la cercai più. Entrambi abbiamo la nostra parte di responsabilità. Io ti ho perdonato da tempo, fallo anche tu!”
Gli occhi sofferenti la fissarono grati. Nonostante quanto aveva fatto l’amava e l’aveva perdonato. Come poteva essere più fortunato?!
“Grazie.” – le disse solo e le posò un bacio in fronte, mentre la grande mano le accarezzava i capelli sciolti sulla schiena.
“Da quanto tempo hai capito che sapevo?” – ora toccava a lei avere delle risposte.
“Da qualche giorno prima della rappresentazione di prova. Col senno di poi, avrei potuto capirlo anche prima!”
“Quindi… prima dello spettacolo, mi hai donato una rosa bianca per divertirti alle mie spalle?” – gli chiese con tono battagliero, alzandosi a sedere e puntando le mani ai fianchi.

Ah! Gli era mancata! La sua Maya guerriera. Eccola lì, di fronte a lui, gli occhi furenti, il sottile corpo sporto in avanti, le mani sui fianchi, una gamba ripiegata e l’altra puntata in terra. Quanta passione! Doveva incanalarla in qualcosa di più produttivo di una piccola schermaglia tra innamorati.
“No! I miei auguri erano sinceri! La rosa mi serviva solo per sapere se avevo indovinato.” – la sua voce era divenuta roca e se Maya non fosse stata troppo occupata a fulminarlo con lo sguardo, se ne sarebbe resa subito conto.
“Non è vero! Ricordo bene il tuo sguardo divertito! Ed io che me ne chiedevo la ragione! Sei sempre il solito!” – l’accusò.
“Mi odi?” – le chiese, lo sguardo cupo e la voce bassa.
“Sì!” – assentì, ma gli occhi brillanti, le gote arrossate e le labbra socchiuse lanciavano messaggi ben diversi.
Masumi allungò una mano ad afferrarle il collo, senza che lei opponesse resistenza.
“Dimostramelo!” – le disse avvicinandosi. Le sue labbra stavano per toccare quelle della donna. Gli occhi erano incatenati. Non c’erano dubbi: non era il fuoco dell’odio che bruciava.
“Cattivo… non puoi farmi capitolare in questo modo… non vale… stavo sfogando la mia rabbia…” – gli sussurrò sulle labbra.
“Allora non capitolare!” – la provocò – “Oppure sfoga la tua rabbia in un altro modo” – suggerì prima di baciarla.
Con sua soddisfazione, la risposta della giovane non si fece attendere e fu infuocata come al solito: ne dedusse che aveva colto il suggerimento.
Adorava il suo sapore, come adorava le sue labbra. Le morse, le leccò, le stuzzicò, le assaggiò. Le mani non erano ferme, intente ad accarezzarle la schiena languidamente, scivolando poi sui fianchi e sulla vita sottile.
Spostò la sua attenzione all’esile collo: conosceva bene ormai i suoi punti deboli. Un bacio sulla carotide, un leggero morso dietro l’orecchio, un lieve sussurro.
“Mi odi ancora?”
Maya gli morse il collo prima di rispondere – “Ti amo..:”
“Brava ragazzina….” – si complimentò e, sporgendosi in avanti, la fece stendere sul divano.
Riprese a baciarla suadente, mentre con le mani tracciava piccoli sentieri sulla pelle liscia della scollatura. Masumi scese sul suo seno che rappresentava una calamita irresistibile. La sentì tremare, mentre le sue rotondità si protendevano a ricevere il suo tocco. Il sottile cotone rivelò l’assenza del reggiseno e quella scoperta l’infiammò ancora di più, come l’infiammavano le mani della sua compagna che tiravano la maglia, si infilavano, stuzzicavano i suoi muscoli facendoli tendere.
Masumi alzò il viso, osservando Maya che, con il capo completamente reclinato all’indietro, si beava dei suoi baci e delle sue carezze. Puntando un piede in terra si dedicò a sfilare lentamente i piccoli bottoncini dell’abito dalle asole. Uno dopo l’altro rivelarono la sua pelle bianca e dolce quanto il latte. L’uomo si liberò del maglioncino e si riabbassò riprendendo da dove aveva lasciato. In modo lento e calcolato fece scivolare l’abito dalle sue spalle, liberandole le braccia che tornarono sul suo corpo caldo in lente carezze.

Non le importava più se si era divertito con quei piccoli giochetti. Era felice che quell’ultimo segreto fosse stato svelato ed era troppo impegnata a toccarlo per ricordare il motivo che l’aveva infiammata. Sentire di nuovo le sue labbra su di lei e le sue mani sulla sua pelle l’estasiò.
Aveva visto uno strano luccichio negli occhi di Masumi quando le aveva sfiorato il seno attraverso l’abito: aveva capito ed apprezzato che non indossasse biancheria intima. Si sentì sicura di sé, sensuale. Si sentì donna!
Passò le mani e le piccole unghie sulle sue spalle e sul suo petto: adorava il suo grande petto caldo. Quante volte l’aveva confortata nel corso degli anni?! Dentro quel petto batteva il cuore che l’amava tanto da sacrificare se stesso. Lo baciò sullo sterno, risalendo la gola. Sentiva le mani dell’uomo scorrerle sulla pelle, dalle spalle alla vita, dai fianchi ai seni. Lo vide abbassare il volto. Sentì le sue labbra chiudersi su uno dei suoi capezzoli già tesi per la passione. L’altro venne conquistato dalle sue dita, mentre con la mano scivolava dal ginocchio alla coscia, arrotolandole la gonna in vita.
Sentiva di avere le guance in fiamme. La sua pelle scottava. Vide la bionda testa di Masumi scorrere verso il ventre alla conquista dell’ombelico. Leggeri morsi sul piccolo pancino la fecero fremere incontrollabilmente. L’uomo portò entrambe le mani sulle sue gambe, sfiorandone la pelle delicata e sensibile.
Sospirò di soddisfazione quando scoprì che il reggiseno non era l’unico indumento che mancava.
“Che ragazzina previdente!” – approvò, mentre sentiva le sue dita che l’aprivano.
“Masumi…” – lo pregò.
“Cosa c’è?” – le chiese continuando la dolce tortura con lente carezze.
“Ti prego…” – gemette.
“Cosa?” – chiese ancora imperterrito.
“Ti voglio!” – c’era urgenza nella sua richiesta.
Masumi prese a baciarle l’interno coscia in risposta. Pian piano si avvicinò alla sua femminilità fremente. Quando infine giunse a baciarla, Maya si fece sfuggire un piccolo grido.
Come poteva farle provare sempre nuove sensazioni? Sentiva la sua bocca e la sua lingua muoversi lente eppure non era abbastanza: voleva di più, ne aveva bisogno!
Allungò una mano tra i suoi capelli e, del tutto inconsapevolmente, lo trasse più vicino.
Sentì Masumi intensificare le sue carezze in risposta alla sua tacita richiesta. Stava per raggiungere di nuovo il suo personale paradiso quando l’uomo si allontanò. Un mugolio di insoddisfazione le sfuggì, finché non lo vide liberarsi dei pantaloni.
Aprì le braccia per accoglierlo.
“Ti voglio, Masumi!” – ripeté.
L’uomo le si coricò addosso con la sinuosità di un grande felino.
“Ti devo rendere il favore di ieri sera… ricordi?” – le sussurrò all’orecchio mentre la penetrava lento.
“Io non ti ho torturato quanto stai facendo tu!” – riuscì a malapena a ribattere l’amante.
“Ne sei sicura?” – le spinte lente e cadenzate erano veramente una tortura di piacere. Maya era divisa tra il desiderio di prolungarla e quello di finirla, ma questa volta era lui a dettare legge.
Aprì gli occhi e lo vide sopra di sé, il petto liscio ed i capelli spioventi, le braccia tese a sostenerne il peso.
“Ti amo!” – gemette lei, come se potesse smuovere la sua volontà con quella dichiarazione, ma la danza in cui Masumi la stava conducendo questa volta era lenta.
Provò a muovere i fianchi e sentì sfuggirgli un ringhio di piacere. Visto il risultato continuò ad accompagnarlo.

Pur con tutta la sua volontà, non avrebbe resistito ancora a lungo… i movimenti della sua donna lo stavano facendo impazzire. Accelerò il ritmo cercando sollievo… la vide inarcarsi e la sentì sospirare il suo nome. Quanto gli piaceva vederla in quello stato!
Rallentò per poi riprendere. Non poteva resisterle ancora.
Si abbassò sui gomiti catturandole le labbra mentre sentiva le piccole unghie artigliargli la schiena. Si mossero all’unisono fino a che entrambi esplosero: i respiri affannati, i piaceri magicamente fusi come i loro cuori e le loro anime.
Si abbandonarono ancora l’uno sull’altra.
Restarono per qualche minuto in quel modo fino a che Maya non pose un dolce bacio sulla sua spalla.
Masumi alzò il capo dal suo seno.
“Sposami.” – disse solo.
“Sì.” – gli occhi di lei si erano illuminati. Una luce che adorava, perché era la stessa che l’aveva fatto innamorare.
“Domenica!” – incalzò.
Quando non la vide assentire iniziò con la sua arringa.
“Non posso passare ancora del tempo lontano da te! Non dopo questo! Non preoccuparti…. Risolveremo tutto: la sistemazione, la rappresentazione, la cerimonia, tutto! Ma sposami!”
“Mmhh.”
“Mmhh sì o mmhh forse?” – il ‘no’ non era contemplato.
“Sì!” – capitolò alla fine – “Come faremo con la cerimonia?”
Un sorriso furbo si fece largo sul suo volto.
“Ti ho detto che Shiori sta mettendo su un’agenzia che organizza anche matrimoni? Si è offerta di fare tutto mentre noi siamo qui. Sarà un bel lancio per lei occuparsi dell’evento dell'anno. ”
“Masumi...” – iniziò – “Lo sai... Non vorrei nulla di sfarzoso...”
“Tranquilla, farà una cosa semplice” – la rassicurò baciandole il mento.

Masumi si alzò, allungò un braccio sull’altro divano e prese un plaid.
Si stese sulla schiena, se la sistemò sopra e coprì entrambi con la coperta.
“Lo riconosci?” – le chiese sornione – “È il plaid che hai donato al tuo ‘vecchio’ ammiratore!”
Un risolino sfuggì dalle labbra della giovane donna.
“Vedi che gli è tornato utile allora?”
Dopo qualche minuto di silenzio Maya gli chiese:
“Perché... Perché non mi hai mai detto chi eri? Anche quando inveivo ingiustamente contro di te, perché non ti sei rivelato?”
Masumi la guardò pensieroso.
“È complicato...”
“Perché tu lo sei!”
“Già, hai ragione. Quando iniziai ad inviarti le rose ero veramente convinto di ammirarti come un fan e, nella mia posizione, non potevo farlo apertamente. Un produttore non può permettersi di inviare omaggi floreali ad un’attrice senza che commenti spiacevoli inizino a correre implacabili nel nostro ambiente. All’epoca poi avevi solo tredici anni. Non era possibile, senza considerare che già allora pensavi il peggio di me!” – si interruppe, forse voleva far mente locale su quegli anni lontani.
“È vero... Ma se avessi saputo...” – provò a dire lei.
“Se avessi saputo, non mi avresti creduto e mi avresti accusato di approfittarmi della bontà di uno sconosciuto.” – le disse con sguardo sicuro.
La vide abbassare gli occhi rassegnata – “Hai ragione, ero proprio una ragazzina.” – dovette riconoscere.
“Poi crescesti, le tue apparizioni si moltiplicarono e io rimanevo abbagliato ogni volta di più. Arrivò la tua competizione con Ayumi per il personaggio di Hellen. Ah... Non puoi immaginare quanto mi sconvolse quell’abbraccio! Tu che non avevi per me che sguardi di disprezzo e rabbia, quel giorno mi sorridesti e mi abbracciasti con un calore che mi scaldò il cuore. Eppure... Anche allora non capii.”
Maya lo guardava con un velo di tristezza.
Le sfiorò il viso per scacciarlo. Non era giusto che soffrisse ancora. Ormai erano insieme!
“Riuscii a farti firmare un contratto con la Daito e mi sentii vittorioso: almeno sulla carta eri mia! Non è sciocco? Un uomo quasi trentenne che trionfa solo per aver firmato un contratto con una ragazzina nemmeno maggiorenne... Ma quel contratto ti legava a me, anche quando vivesti il tuo primo amore con quell’idol.” – la vide allargare gli occhi per lo stupore. La capiva. Scoprirlo geloso a distanza di anni dava un senso a molte delle sue battutacce.
“E poi... E poi tua madre morì.” – le pose una grande mano sulla testa lisciandole i lunghi capelli scuri – “Io caddi nella disperazione perché capii che non potevo manovrare sempre tutto, che le mie mosse potevano avere conseguenze disastrose. E finalmente capii anche che ti amavo, con tutto il cuore. Seppi dare un nome a quel sentimento che mi dilaniava.” – i suoi occhi erano fissi su di lei, ma sembravano perdersi in un mondo lontano.
“Mi ripromisi che ti avrei restituito tutto! La vita, la passione ed il teatro. Mi dedicai a te, completamente! E ti liberai dal vincolo che ci univa. Eri magnifica, fiera, orgogliosa, bella, di nuovo piena di quella passione che avevo sempre ammirato ed invidiato!” – la baciò dolcemente – “Quando hai scoperto chi ero... Devi aver capito che la sera che ti invitai a vedere Anna Karenina stavo per rivelarmi...”
“Lo sospettai.” – rispose solo.
“Io quella volta ricevetti l'ordine di mio ‘padre’ di sposarsi. Decisi di giocarmi il tutto per tutto pur di scoprire se c’era anche solo una possibilità per noi. Ma quella sera...”
“Quella sera fuggii via dicendoti che non ti avrei mai perdonato se fosse successo qualcosa alla signora Tsukikage...” – Maya aveva ormai le lacrime agli occhi. Troppo. Masumi aveva sofferto troppo nel corso degli anni – “Perdonami!” – lo pregò abbracciandolo.
“Ehi... Non hai nulla da farti perdonare. Non potevi sapere cosa in realtà provassi!”
“Ma avrei potuto almeno darti la possibilità di spiegarti, invece di attaccarti e fuggire sempre!”
“Sh... Sh... Ormai è passato! Ricordi? Siamo qui, no? E siamo felici...”
Maya annuì. Gli era grata per averle raccontato tutto: le sembrava di capirlo meglio.

“Maya?”
“Sì?”
“Domenica... Non sposerai Masumi Hayami, ma Masumi Fujimura. Domani saranno depositati gli atti di annullamento dell’adozione.”
“Bene.” – gli disse solo, come se la cosa non la toccasse.
“Non sarò indigente, ma neanche ricco e potente come sono ora...” – spiegò.
La ragazza lo guardò stranita.
“Pensi che me ne importi qualcosa? Quello conta è che tu sappia cosa fare e che tuo padre non abbia frecce al suo arco per colpirti!”
“Non posso più sopportare questo cognome. Troppo mi ha fatto soffrire nel corso della mia vita. Abbandonandolo, mio padre non avrà più alcun diritto su di me. E l’unica freccia al suo arco sarebbe quella da scagliare contro di te, ma ti proteggerò, te lo giuro.”
“Mi fido di te, lo sai!”
“Ti amo, ragazzina!”
“Lo so...”
“Solo?” – si lamentò.
“... Anch'io ti amo! Pensavo fosse chiaro.”
“Mi piace sentirtelo dire!” – concluse soddisfatto.
Era sollevato. Maya non era minimamente preoccupata e questo lo rallegrava. D'altro canto, avrebbe dovuto saperlo. Aveva passato una vita di stenti, cosa mai poteva importarle se lui era ricchissimo o semplicemente ricco?
Nei suoi anni alla Daito, aveva investito i suoi compensi di dirigente prima e di vice-presidente poi in varie attività che si erano rivelate lucrative. Il suo patrimonio personale non era attaccabile da Eisuke perché intestato ad una società che l’aveva in amministrazione e di cui era l’unico azionista tramite un’impresa domiciliata all’estero. Era astuto intreccio di partecipazioni azionarie faceva sì che fosse difficile risalire alla sua persona. Le ricchezze mobiliari ed immobiliari di cui disponeva (tra cui anche il futuro teatro Shuttle X) sarebbero state più che sufficienti a rappresentare la nuova Dea Scarlatta.
Suo padre avrebbe perso tutto: la fusione con i gruppo Takamiya, l’erede e, quello che più contava, la Dea Scarlatta.
view post Posted: 23/11/2012, 18:10 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Mon Dieu!! Che capitolone!! Sono in pieno trasloco eppure non ho saputo resistere a leggerlo tutto d'un fiato.
Stavolta Rika ha ragione: non ci sarà perdono. Ma spero che il tutto non si riveli essere una tragica fine per Shizuka (ricordo dei problemi di cuore durante la gravidanza di Shannon).
Felicità per Laura, invece!

... E ora torno a scatoloni, borsate, facchinaggio e riordino...
view post Posted: 22/11/2012, 21:15 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Ma veramente, Erminia è paragonabile alla peggiore arpia che si possa immaginare. Nemmeno la principessina Elisabeth era arrivata a tanto.

Masumi mi fa tenerezza. Spero che scoperto il misfatto si tenga pure Jon e corra da Laura.
view post Posted: 20/11/2012, 18:17 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Non avrei mai creduto di arrivare a dirlo, ma voglio il divorzio. Voglio una sana lezione a quello scavezzacollo di Miro. Shizuka ha diritto ad un po' di tranquillità... Se non la può avere con lui, che è la sua anima affine, con cui si è sempre trovata, tanto vale che l'ottenga senza di lui!
Sono spietata, forse, ma è troppo volubile e capriccioso da parecchio tempo a questa parte.

Laura invece... È tutta un'altra storia. Povera! Sta vivendo il periodo più bello per una donna (credo) e non può condividerlo con Masumi..
view post Posted: 19/11/2012, 09:14 Incontri - Fanfictions
Felice che le due scenette ti abbiano fatto ridere! Le ho messe proprio per questo.
Eccomi qui... Finalmente a Izu.
Spero sinceramente di non snaturare troppo i personaggi.

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CAPITOLO 29

Mentre tornavano a casa, Maya ascoltava il vivace chiacchierio di Rei che le commentava tutti gli avvenimenti della serata: come erano vestiti gli ospiti, quanto fossero stupefatti i giornalisti, quanto fosse stata bella e brava la stessa Maya.
La Maya in questione invece era concentrata su una valigia lasciata in un angolo della sua camera, pronta ad essere presa per andare ad Izu quella notte stessa. Doveva dirlo all’amica. Ma cosa dirle?
“Senti Rei…” – cercò di iniziare.
“Dimmi.”
“Una volta tornate a casa, vado via per qualche giorno…”
“Oh, beh fai bene. Dopo tutta la fatica che hai fatto in questi ultimi mesi ti meriti proprio un po’ di relax. A che ora pensi di partire domani?”
“Sì, ecco… non intendevo dire che parto domani. Parto stanotte!” – sentiva le guance cambiar colore, ma era una cosa che andava fatta. Non poteva partire senza dirle nulla, si sarebbe preoccupata inutilmente!
“Ma Maya… sei sempre la solita sbadata! Dove pensi di andare a quest’ora? I treni non cominceranno a transitare prima delle sei!”
“Non andrò con il treno…” – l’imbarazzo stava diventando palpabile.
Finalmente aveva attirato l’attenzione della ragazza che iniziò a guardarla come se la vedesse per la prima volta in quella serata.
“Dunque non andrai da sola, giusto?”
“No.” – un monosillabo, detto con un fil di voce.
“E’ per questo che ti è venuto tanto naturale recitare Akoya, quindi?”
“Sì.” – altro monosillabo.
“Lo conosco?”
“Sì.” – Rei si stava pericolosamente avvicinando alla verità. Doveva fermarla – “Ma per ora non posso dirti altro. Sappi comunque che è una brava persona e non dovrai preoccuparti della mia assenza. Va bene?”
L’amica la guardò un momento prima di rispondere, perché voleva essere certa di aver ben compreso le dichiarazioni della giovane: quando era successo che Maya si fosse innamorata tanto da abbandonare tutto? Quando era maturata fino a quel punto?
“Va bene.” – rispose infine pacatamente.
“Se qualcuno dovesse chiederti dove sono… risponderai che sono in vacanza da qualche parte a nord del Giappone?”
Rei assentì – “Sei felice?”
“Sì!” – l’ennesimo monosillabo, stavolta privo di esitazioni.
Arrivate al loro piccolo appartamento, Maya si cambiò in fretta, controllò di nuovo il contenuto della valigia e si accinse ad aspettare il suo compagno. Rei le fece compagnia e poi si ritirò per la notte, non volendo invadere la sua privacy.
Dopo qualche decina di minuti la ragazza sentì il rombo di un’auto che rallentava in prossimità della loro palazzina, uno sportello che sbatteva e dei passi veloci e decisi su per le scale esterne. Era arrivato.
Un sommesso bussare precedette l’uscio che si aprì repentinamente: Maya aveva riconosciuto quei rumori e l’aveva atteso pronta.
La porta d’ingresso si chiuse subito: Rei immaginò che si stessero baciando. Chissà da quanto tempo non si vedevano?!
Quando l’auto riprese la sua corsa, finalmente la ragazza si abbandonò al sonno che la stava già reclamando.

Si erano salutati con un abbraccio ed un bacio. Silenziosamente avevano preso i bagagli e li avevano caricati in macchina, partendo alla volta di Izu.
Avevano atteso quasi un mese dalla crociera e finalmente avrebbero avuto del tempo da passare insieme senza interferenze, senza impegni, solo loro due.
Masumi osservava la giovane donna al suo fianco: era bello vederla tranquilla e rilassata nel sedile della sua auto. Le loro mani erano intrecciate, come quando erano andati al Planetario. Ogni tanto i loro sguardi si incontravano e le loro anime si univano appagate.
Erano appena usciti da Tokyo quando Maya cedette alla stanchezza e chiuse gli occhi, senza lasciare la mano dell’uomo. Mancavano circa due ore ad Izu. Probabilmente sarebbero giunti poco prima dell’alba.
Masumi era orgoglioso di lei: aveva vinto ed aveva gestito tutta la situazione in modo impeccabile.
Ora stavano andando alla sua villa e finalmente l’avrebbe avuta tutta per sé, un preludio di quella che sarebbe stata la loro vita insieme.
Guidava con sicurezza. Conosceva la strada a memoria perché quella villa era il suo rifugio e vi andava ogni volta che poteva. Aveva avvisato Mitsuki che si sarebbe assentato ‘in vista del matrimonio’ così anche suo padre non si sarebbe allarmato.
Ogni tanto accarezzava la mano chiusa nella sua: quel semplice contatto gli infiammava le viscere perché gli ricordava quanto c’era stato tra loro.
Se ripensava che solo un mese prima era convinto che Maya l’odiasse e si era rassegnato a sposare una donna che non amava, il fatto di essere con lei in quell’auto e di dirigersi verso il suo rifugio segreto gli sembrava veramente un sogno.
Volse lo sguardo: sembrava talmente innocente. Un dolce sorriso le illuminava il volto; le bianche palpebre vibravano di tanto in tanto come stimolate da sogni invisibili; i capelli erano sciolti sulle spalle e qualche ciocca ricadeva sul suo volto sereno.
Maya era… Maya. Non c’erano aggettivi per descriverla.
Rallentò in vista della villa. Entrò con l’auto nel vialetto acciottolato e parcheggiò vicino alla porta d’ingresso.
Spense il motore, prese i bagagli e li trasferì in casa, lasciando che la ragazza continuasse a riposare. In casa provvide ad accendere solo qualche luce. Ormai stava albeggiando. Tornò in macchina e la prese in braccio. Maya si raggomitolò contro di lui, come se l’avesse riconosciuto. Mugugnò un ‘Masumi’ appena udibile e si lasciò condurre in casa.
L’uomo salì le scale verso le camere da letto senza sforzo, aprì la porta della sua e la depositò delicatamente nel suo letto. Maya nel suo letto!
Scosse il capo, costringendosi a soffocare l’istinto di svegliarla e farla sua.
Era incredibile. Aveva il sonno talmente pesante da non svegliarsi nemmeno quando l’aveva spogliata per lasciarla in canotta e biancheria… una biancheria che non era per niente infantile come si era aspettato. Chissà perché si era immaginato di trovare degli orsetti.
La fece infilare nel letto e la vide girarsi su un lato in posizione quasi fetale. Le voltò le spalle e si diresse in bagno. Aveva bisogno di una doccia. Fredda.
Tornò in camera poco dopo massaggiandosi la testa bagnata con un asciugamano. Un altro telo di spugna lo fasciava ai fianchi mettendo in evidenza l’ampio petto e le lunghe gambe.
Maya ancora dormiva. Doveva rassegnarsi a fare la stessa cosa… indossò un paio di boxer attillati, chiuse le pesanti tende e si infilò nel letto di fianco alla ragazza.
Non appena le posò in fronte un leggero bacio, la giovane donna si volse e gli si avvicinò. Sarebbe stata una lunga notte.
Il ricordo di un fuoco che ardeva fioco, di una pioggia che non accennava a smettere, di un vecchio tempio e di una ragazzina vestita quasi esclusivamente del suo impermeabile gli giunse alla mente. Sorrise e si rilassò.

Era proprio a suo agio. Non ricordava da quanto tempo non dormiva tanto e tanto bene. Quel letto costituiva un bozzolo di calore e sicurezza: il tepore delle coperte, il profumo di pulito delle lenzuola, il forte braccio che l’imprigionava…
Il forte braccio che l’imprigionava?
Di colpo si svegliò. Stentò a ricordare dove si trovasse. Aprì gli occhi, ma solo qualche lama di luce proveniente dalla finestra sfidava le tenebre della stanza. Lentamente ricordò che aveva vinto ed era partita alla volta di Izu con Masumi. Il braccio che la cingeva alla vita era il suo. Sospirò di sollievo e si rilassò. Anche il tepore che aveva avvertito nel dormiveglia doveva aver origine dal corpo che giaceva addormentato alle sue spalle. Sentì la pelle dell’uomo sfiorarle le scapole lasciate scoperte dalla canotta. Si accoccolò ancor di più contro di lui, godendo di quel contatto a lungo sognato. Era talmente bello aderire a quel corpo che sorrise nel buio rabbrividendo.
Improvvisamente avvertì qualcosa premerle contro: arrossì ché immaginò di cosa dovesse trattarsi. Stese una mano ad accarezzare il braccio che l’avvolgeva. La pelle era calda, morbida e solida sotto il suo tocco. Provò a girarsi. Nella penombra vedeva appena il volto dell’uomo a pochi centimetri dal proprio.
Non sapeva che ora fosse, né quanto avessero dormito, sapeva solo che voleva baciarlo. Ancora e ancora. Allungò il collo e poggiò leggermente le labbra sulle sue. Un breve contatto che non ottenne il risultato sperato.
Ripeté il tentativo, questa volta più a lungo. Masumi sembrava non volersi svegliare.
Riprovò, assaggiando il labbro inferiore prima con la lingua e poi con i denti. Un leggero brontolio, ma nulla di più.
Prese coraggio. Alzò una mano ad accarezzargli i capelli ed il collo. Allontanò le ciocche bionde dal suo viso e lo baciò ancora. La mano scese a solleticargli il petto meravigliosamente libero da ogni indumento.
Maya si stava facendo veramente audace in quella nuova esplorazione.
Non sapeva se desiderava o meno che Masumi continuasse a dormire. Non aveva finito di pensarlo che il braccio dell’uomo intorno alla sua vita si strinse in una morsa.
“Hai finito di torturarmi?” – le sussurrò sulle labbra.
“Volevo svegliarti…” – replicò innocentemente.
Sentì il sorriso dell’uomo contro la sua bocca mentre prendeva possesso delle sue labbra.
“Ti posso assicurare che ci sei riuscita molto bene… già al primo movimento…” – e continuò a baciarla ipnoticamente, lasciando intendere che si era prestato volontariamente a quel gentile assalto.
Stesi entrambi sul fianco, si trovavano l’uno di fronte all’altra. Masumi la stringeva alla vita mentre con l’altra mano le incorniciava il volto e la baciava suadente.
Maya passava incessante le proprie mani sul suo petto, sul suo addome, sulla sua schiena muscolosa, ancora troppo timida per andare oltre, pur sentendo contro di sé l’eccitazione prepotente dell’uomo.
Con un movimento fulmineo Masumi scostò le coperte e la girò sulla schiena. Continuando a baciarla senza sosta, lo sentì allungare un braccio. Poco dopo un piccolo lume si accese.
“Voglio guardarti…” – sembrò volersi giustificare mentre tornava da lei, le mani sulle sue, la bocca sul suo collo. Lento come il fuoco, tracciava sentieri brucianti dall’orecchio alla clavicola per poi risalire dall’altro lato a sussurrarle roventi promesse.
La bocca sulla sua; gli occhi azzurri nei suoi di cioccolato fuso; le grandi mani intrecciate alle sottili dita; il petto possente sul corpo morbido di lei.
Le bocche, le lingue, le braccia si muovevano nella ricerca reciproca dell’altro.

“Sta ferma!” – le chiese mentre afferrava i suoi polsi e li portava all’altezza del suo viso – “Lasciami fare…”
“Ma…” – provò a protestare la donna riportando le mani su di lui.
“Non questa volta…” – Masumi le prese ancora una volta i polsi allontanandoli da sé – “Rischio di perdere il controllo… e non voglio! Non ora! Sta ferma!” – ripeté infine.
Posò un nuovo bacio alla base del collo, scorrendo con la punta della lingua il profilo della clavicola fino alla fragile spalla. Vi depose dei piccoli morsi, beandosi dei pesanti sospiri che la sua compagna non riusciva a trattenere.
Lentamente lasciò le sue mani e le carezzò le braccia seguendone la linea, assicurandosi che Maya non si muovesse.
Alzò lo sguardo: i suoi occhi e la sua rossa bocca erano socchiusi; i magnifici capelli scuri sparsi sul cuscino candido; le gote arrossate. Quella sola visione ebbe il potere di incantarlo.
Con le mani le carezzò i fianchi morbidi risalendo sotto la canotta a sfiorare la tenera pelle del ventre.
Depositava leggeri baci sullo sterno mentre liberava il suo corpo del leggero quanto ingombrante indumento. Un delicato reggiseno in raso nero ornava la sua figura indifesa.
Masumi si fermò in contemplazione. Non c’era niente da fare. Ogni volta rimaneva estasiato ed incredulo di fronte alla ragazza ché ancora non si capacitava del sogno che aveva afferrato.
“Maya… sei bellissima!” – le sussurrò sulla bocca.
La vide aprire leggermente gli occhi e sorridere timidamente rispondendo ai suoi baci. Aveva tirato le mani fin sopra la testa e si offriva generosamente al suo sguardo. Maya. Maya. Solo il suo nome riempiva la sua mente.
Tanti baci umidi percorsero il suo corpo fino ai seni coperti del leggero raso, mentre le mani solleticavano e tenevano fermi i suoi fianchi che già tentavano di muoversi impazienti. Masumi assaporò i suoi frutti maturi attraverso la stoffa mentre la giovane amante sospirava di piacere. Con lente carezze le tolse anche quell’indumento e le mani tornarono ad accarezzare la delicata pelle sottile dei suoi seni che sembravano adattarsi perfettamente ai suoi palmi, mentre i pollici ne stuzzicavano le sommità.
Incapace di resistere oltre si impadronì di una delle sue gemme con la bocca affamata, stuzzicandola e vezzeggiandola finché non sentì le mani di Maya di nuovo tra i suoi capelli. Incurante della sua richiesta, seguitò il suo cammino verso il morbido ventre. Lo baciò e si impossessò del suo ombelico. Sentiva le sue snelle gambe tentare di muoversi sotto il suo corpo, impossibilitate a stare ferme dalla frenesia del piacere.
Tornò a baciarla ed infilò una mano nei suoi slip fino a trovare il suo calore già liquido. La sua lingua si impossessò della sua bocca come le sue dita si fecero largo nel suo intimo. Maya gli afferrò la testa, gemendo nel suo bacio ed esplodendo tra le sue braccia.
Era fantastica, abbandonata alla passione e totalmente disinibita sotto le sue mani, non nascondeva il suo piacere.
Le sfilò anche l’ultimo capo d’abbigliamento spogliandosi a sua volta. Si posizionò tra le sue gambe guidando il suo corpo nel suo, ancora fremente.
“Amor mio…” – sussurrò piano, come pregandola di accoglierlo.

Maya aprì gli occhi incontrando quelli blu intenso della sua metà. Gli sorrise rilassandosi e sentendolo avanzare.
Per un attimo sentì un leggero senso di disagio che la spinse a contrarsi, ma le braccia di Masumi non l’abbandonavano, né la lasciavano i suoi occhi fissi nei propri: un silenzioso richiamo a fidarsi di lui.
Si abbandonò di nuovo alle sue attenzioni mentre la prima spinta giunse al termine. L’uomo restò fermo qualche secondo, come a darle il tempo di abituarsi, e poi iniziò a muoversi lentamente in una danza che il suo corpo sembrava conoscere alla perfezione.
Strinse le sue gambe intorno ai fianchi stretti dell’uomo, artigliò la sua schiena con le sue piccole unghie, lo baciò freneticamente, incapace di dare un nome a quelle nuove sensazioni.
Masumi le teneva un braccio sotto il bacino e l’altro sotto il collo sostenendola in quella danza dal ritmo crescente ed ammaliante. I loro gemiti si fondevano come i loro respiri.
Quando le loro anime si unirono caddero esausti l’uno sull’altra, incapaci di proferire parola su quanto avevano vissuto in quegli attimi. Si strinsero come a cercar conforto in quel mare di emozioni in tempesta che avevano attraversato.
Dolci lacrime scorrevano dagli occhi di Maya. Piangeva silenziosamente, grata dei momenti che aveva appena vissuto e di quelli che, sperava, la sorte le avrebbe riservato di poter condividere con l’uomo al suo fianco.

Masumi era emotivamente sconvolto quanto lei.
Si sollevò per guardarla. Piangeva sorridendo. La capiva! Era tutto talmente commovente! Le asciugò le lacrime con dei dolci baci. Fece per uscire da lei, ma le sue mani lo trattennero.
“Resta con me… ancora un po’…” – lo pregò.
“Ragazzina… non ti abbandono sai?” – il tono era serio, in contrasto con le parole che sarebbero potute sembrare canzonatorie.
“Resta con me…” – ripeté.
Masumi abbandonò ogni resistenza. Tenendola stretta si girò portandola con sé.
“Dovresti riposare…” – le sussurro ad un orecchio.
“Sto riposando…” – gli rispose lei, ingenuamente, accomodandosi sul suo petto.
“Ti assicuro che non riposerai… se continui a tenermi dentro di te!”
“Oh…” – fu solo in grado di dire, nascondendo il viso ed il suo rossore nel suo petto.
Non passarono che pochi istanti prima che lo sentisse fremere. Non era esperta e lo sapeva, ma quella reazione l’inebriò. La loro prima unione era avvenuta in modo tanto naturale da farle dimenticare la sua istintiva timidezza. Avrebbe avuto senso, ora, tornare ad essere pudica?
Forte di quella nuova sicurezza si poggiò con le mani sul suo petto e si alzò a cavalcioni su di lui. Erano ancora uniti e gli occhi di Masumi erano tornati ad essere cupi dal desiderio, mentre muoveva impaziente i fianchi cercando di iniziare la danza che ormai la giovane donna aveva iniziato a conoscere.
Maya cercò di bloccarlo sorridendo seducente. I capelli piovevano sulle spalle candide; il volto era raggiante per la passione appena vissuta; le piccole mani poggiate ancora sul suo petto scorrevano leggermente verso le spalle per poi ridiscendere verso l’addome; i piccoli seni erano tesi alla ricerca di un contatto che ancora non arrivava.
Rispondendo al loro comando, Masumi si tirò a sedere e li conquistò con soddisfazione, provocando nuovi gemiti, sussurri e sospiri nella sua amante.
Maya sentì ancora una volta che tentava di muoversi ma ancora una volta gli impedì di proseguire.
Imprigionandole i seni in entrambe le mani, l’uomo fece scorrere lunghi baci fino all’orecchio.
“Ti voglio, Maya!” – Ah! La sua voce calda… sapeva farla cedere.
Arrossendo visibilmente gli rispose ansimando, incredula per l’audacia che stava esprimendo.
“Ora tocca a te… dovrai essere tu a star fermo!” – gli disse, spingendolo sul letto.
Una risata soddisfatta fece capolino sul suo volto virile. Incrociò le mani dietro la nuca e, con un ultimo movimento di fianchi, le disse:
“Sono tutto tuo… fa di me ciò che vuoi… ma non farmi soffrire tanto perché potrei renderti il favore!”
“E’ una promessa?” – chiese, per nulla spaventata.
Si abbassò sul suo petto: gli baciò i muscoli tesi e gli morse la pelle di velluto color del miele. I sospiri dell’uomo si fecero più pesanti, ma anche la giovane faticava a mantenere il controllo.
Si impossessò un’ultima volta della sua bella bocca e si rialzò. Un primo movimento provocò una scintilla di fuoco liquido nello sguardo cobalto di Masumi.
Seguirono altri movimenti, altri sospiri, altri gemiti, finché entrambi non furono più in grado di resistere a quella lenta danza.
Il ritmo aumentò.
Masumi afferrò la donna per i fianchi guidandola in quel vortice finale. Si rialzò perché aveva bisogno delle sue labbra carnose e della sua bocca accogliente per gridare il suo piacere.
Di nuovo giacquero esausti nel letto ormai disfatto.
L’uomo tirò le coperte su entrambi e accolse Maya tra le sue braccia.
“Allora… ti ho fatto soffrire?” – gli chiese.
“No… ma penso che ti renderò il favore comunque!” – rispose con voce assonnata. Aveva perso la cognizione del tempo: non sapeva che ora era, né gliene importava.
“Va bene!” – gli rispose la ragazza.
Si addormentarono felici.
view post Posted: 17/11/2012, 18:08 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Oltretutto Scarlett ha trattato freddamente Masashi anche per arrivare a Miro.
L'antipatia è sorta anche in me. Povera, povera Shizuka.. Ma quanto durerà la sua pazienza?
323 replies since 30/11/2010