Posts written by tenshina

view post Posted: 22/5/2013, 18:43 Incontri - Fanfictions
CAPITOLO 34
“Sei pronta?” – la voce di Masumi era piena di aspettativa.
La settimana che aveva trascorso con Maya era volata via in un lampo. Avevano passato attimi che gli sarebbero rimasti incisi nell’anima, momenti che fino a poche settimane prima non osava nemmeno sognare.
“Come potrei non esserlo?” – gli rispose, con quel caldo sorriso che aveva imparato essere solo per lui.
Stavano per lasciare la villa per tornare a Tokyo. Era giunta finalmente la domenica della verità.
Non era ancora l’alba. Mitsuki e Shiori li stavano aspettando. Hijiri presiedeva al servizio d’ordine. Tutto era pronto.
Salirono in auto e si diressero verso casa.
Le mani unite, come da abitudine, con nel cuore la speranza che quello sarebbe stato un nuovo inizio.

Hayami senior aveva fatto preparare dai domestici il suo più ricco kimono cerimoniale. Quel giorno sarebbe stato chiaro a tutto il bel mondo chi era il vero ‘imperatore’. Si congratulava con se stesso e con il suo acume: aveva giudicato il vecchio Takamiya un debole ed aveva indovinato.
La fusione dei due patrimoni portava molti più vantaggi alle imprese Hayami che al gruppo Takamiya. Mancava solo il perfezionamento del contratto tramite il matrimonio tra suo figlio e la nipote del vecchio.
Erano quasi le nove del mattino quando chiamò il suo cameriere personale per prepararsi.
Si avviò verso la chiesa in modo da accogliere in tempo tutti gli ospiti. Inizialmente la cerimonia avrebbe dovuto svolgersi in un antico tempio shintoista. Non capiva come mai la sua futura nuora avesse alfine optato per quella piccola chiesa di periferia: sembrava così dozzinale, povera.
L’edificio era intonacato di bianco e spiccava nel pallido sole invernale. Il sagrato era ornato con composizioni di rose bianche e scarlatte: una scelta curiosa visto l’odio che Shiori nutriva per quel fiore maledetto.
Si avvicinò al portone sbirciando l’interno: la navata era illuminata da ricche vetrate colorate e le composizioni floreali proseguivano fino all’altare.
Dovette attendere poco tempo prima che il consuocero lo raggiungesse. Si salutarono come fossero stati vecchi amici. Idiota!

Rei, Mina e Sayaka si stavano preparando, entusiaste di poter partecipare all’evento dell’anno: si erano chieste il perché dell’insistenza di Maya, ma alla fine avevano rinunciato a darsi una risposta. Si erano solo concentrate sui preparativi: le prove per le acconciature ed il trucco; l’acquisto degli abiti adatti e, naturalmente, i pettegolezzi su dove fosse andata Maya in quella settimana.
Rei aveva mantenuto fede alla promessa, ma anche per questo si arrovellava la mente come e più delle altre due: non riusciva proprio ad immaginare con ‘chi’ fosse andata.
Chiamarono un taxi e si fecero portare alla chiesa indicata nella partecipazione: che strano posto aveva scelto la rampolla dell’impero Takamiya per coronare il suo sogno. Era una piccola chiesa non tanto distante dal loro quartiere. A volte ci passavano davanti. Era semplice e graziosa, certo, ma non si addiceva al lustro della buona società.

Quando aveva ricevuto la telefonata di Maya circa il matrimonio di Masumi, per un attimo Chigusa Tsukikage era rimasta interdetta. Pensava di aver capito il segreto che la sua protetta nascondeva, invece il matrimonio dell’uomo con l’ereditiera era confermato.
Questo aveva creduto finché non aveva ricevuto la partecipazione in cui il nome della sposa era assente.
Chiamò Genzo e con una risata gli ordinò di fare tutti i preparativi necessari perché sarebbero andati al matrimonio di Masumi Hayami.
“Il signor Hayami?” – chiese l’uomo, non comprendendo come mai la signora volesse assistere alla cerimonia.
“Sì, Genzo! Te lo assicuro, ne vedremo delle belle!”
Aveva indovinato: quell’uomo aveva trovato veramente la sua dea e avrebbe anche fatto in modo di vendicarsi di suo padre. Per niente al mondo si sarebbe persa la disfatta del generale millepiedi.
Giunti alla domenica, con l’auto del presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo, si fecero accompagnare alla chiesa.
La vista del piccolo edificio non fu che un’ulteriore conferma: Shiori Takamiya non si sarebbe mai sposata in un luogo simile.
Adocchiò le sue allieve in un angolo della piazza ancora semi-deserta. Sul sagrato erano fermi Eisuke Hayami e Yeyasu Takamiya. La figura di quest’ultimo le pose qualche dubbio. Che si fosse sbagliata?! Ormai mancava poco… non avrebbe dovuto attendere molto per soddisfare ogni interrogativo.

Il vecchio ‘imperatore’ pregustava la disfatta del suo ex-amico. Lo assecondava in ogni commento o lamentela, lo sosteneva nelle sue ciniche tesi e intanto pensava alla sua faccia quando avrebbe realizzato che il matrimonio che aspettava e la successiva fusione delle due aziende non avrebbero mai avuto luogo.
Shiori era stata chiara: doveva distrarlo il più possibile dagli invitati.
Eisuke non era uno stupido: aveva notato che mancava tutta l’alta società, mentre erano presenti soggetti del mondo dello spettacolo del tutto ininfluenti.
Quando gliene chiese la ragione, l’uomo fu pronto nel rispondere che era stato il volere di sua nipote: Shiori aveva optato per una cerimonia riservata, con invitati che fossero vicini a Masumi nel suo lavoro alla Daito.
Il generale si lasciò andare ad una risata cattiva.
“Mio figlio è proprio il mio degno erede! Sfruttare il suo matrimonio per accaparrarsi i diritti della Dea Scarlatta!” – lo sguardo catturato dalla donna che mai gli aveva ceduto.
“Già.” – gli aveva risposto sardonicamente.
Come era successo che non si fosse mai reso conto del caratteraccio con cui aveva a che fare?
La risposta era dura da digerire: prima del tracollo di Shiori, gli era affine.
Solo la crisi di sua nipote ed il successivo intervento di Masumi avevano contribuito a fargli affrontare i suoi errori.
Notò l’arrivo del giornalista che corteggiava la sua bambina: Aki Mikami. Era giusto che fosse presente, altrimenti i giornali si sarebbero fiondati sull’evento come degli avvoltoi su una carcassa.

Aki arrivò alla chiesa quasi un’ora prima dell’inizio della cerimonia.
Camminando ai lati della piazza sfilò verso la porta laterale della sagrestia, adocchiando i capostipiti delle due famiglie.
Voleva vedere Shiori e sapeva dove trovarla.
Entrato nella piccola stanza la sorprese a parlare con il vecchio parroco. Gli stava dicendo di non farsi intimorire da eventuali escandescenze nella famiglia dello sposo: il matrimonio civile era stato registrato quella mattina.
Il sacerdote inarcò le folte sopracciglia cespugliose e la guardò con occhi liquidi e curiosi. Non chiese spiegazioni: alla sua età doveva aver esaudito talmente tante eccentriche richieste da non stupirsi più di tanto… di nulla.
Il giornalista interruppe la conversazione con un lieve colpo di tosse.
Vide la schiena della donna irrigidirsi. La vide voltarsi lentamente ed osservarlo con dolcezza.
“Padre, le presento il signor Mikami Aki. Sarà l’unico addetto stampa della cerimonia!”
“Lieto di conoscerla! Ho seguito spesso i suoi reportage dalle zone disastrate del pianeta. Ora che è tornato in patria si dedica alla buona società?” – era veramente stupito.
“No, padre. E’ solo un favore che faccio ad una coppia di amici!”
“Bene, bene.” – e li abbandonò, andando a ricontrollare la disposizione della cappella.
“Una coppia di amici?” – gli chiese la donna, avvicinandosi.
“Oh, beh… si sarebbe forse scandalizzato se gli avessi detto che lo faccio per la donna che amo.” – le poggiò le mani sui fianchi e la trasse vicina. Osservò i suoi occhi farsi più languidi per quella prima dichiarazione.
La baciò piano, godendo delle sue risposte.
Lentamente approfondì il contatto, ritrovando una sintonia mai persa.

Le aveva detto che l’amava. Rispose al suo bacio ancora troppo stupefatta per pensare.
Un uomo forte ed indipendente come Aki che ammetteva di amarla. La sua voce, le sue parole la sconvolsero nel profondo. Il cuore le tremò. Sollevò le mani ed intrecciò le dita sulla sua nuca, infilandole nei lunghi capelli neri. Si lasciò invadere le narici dal suo profumo. Le era mancato in quei pochi giorni.
Si dovettero separare dopo pochi minuti.
“Fra un po’ dovrebbe arrivare Masumi…”
“Hai preparato tutto. Sei stata brava.” – la sostenne.
“Il problema sarà Eisuke.”
“Ah, tranquilla. Ho visto tuo nonno che lo stava tenendo a bada per ora. Vedrai che quando ci sarà la cerimonia non farà tante scenate. Conosco i tipi come lui. Badano troppo alle apparenze!”
“Ero così anch’io.” – si rammaricò.
“Ma ora non lo sei più, quindi non ho nulla di cui preoccuparmi. Giusto?”
Assentendo lo accompagnò nella chiesa vera e propria, illustrandogli la posizione che riteneva essere la migliore per osservare tutta la scena.
Lo vide ammirare le decorazioni e gli addobbi floreali. Solo un cieco non avrebbe colto il significato di quelle rose scarlatte legate alla sposa.
Lasciandolo a girovagare tra i banchi, la donna andò a definire gli ultimi dettagli con il responsabile del coro. I cantanti stavano provando gli attacchi di qualche pezzo, mentre gli strumentisti erano impegnati ad accordare gli strumenti. Gettando un occhio preoccupato all’ingresso, si ritirò nella sagrestia: non poteva rischiare di essere vista dal padre di Masumi.

Il nuovo Isshin arrivò con la sua ragazza di lì a qualche minuto.
Era passato a prenderla e si erano avviati verso la chiesa. Sayuri, nel suo abito color smeraldo, era magnifica. Aveva coperto la leggera seta del vestito con un corto cappotto scuro. Un paio di lucidi stivali neri completava la sua mise.
Mano nella mano arrivarono alla piazza.
Sakurakoji la strinse, notando la presenza del padre del signor Hayami ed il signor Takamiya.
“Cosa ci fa qui il signor Takamiya?”
“Chi è?” – gli chiese, ignara.
“Il nonno di quella che dovrebbe essere la fidanzata di Masumi Hayami.”
“Non saprei… ma lo scopriremo presto. La cerimonia dovrebbe iniziare tra poco. Credo non manchi molto prima che lo sposo arrivi.”
“Già,” – masticò – “vedremo.”
La coppia si avvicinò alle amiche di Maya. Sembrava che attendessero l’arrivo dell’amica. Senza metterle a parte di quello che sapeva (o sospettava), le salutò, iniziando a scambiarsi opinioni su quella giornata, sulla chiesa, sulla cerimonia.
Impegnati com’erano in quelle pigre chiacchiere quasi non si avvidero dell’arrivo del signor Kuronuma. E non era solo!
Era accompagnato da una piccola signora che doveva essere di una decina d’anni più giovane. Aveva in volto un dolce sorriso, dei lunghi capelli raccolti in un basso chignon ed un completo dai colori vivaci. Insomma, niente era più lontano dall’immagine del drago casalingo che avevano in mente dalle descrizioni che ne dava il marito.

Eh, si! Kuronuma non si sarebbe perso quello spettacolo per nulla al mondo. Se conosceva bene Masumi Hayami come pensava, la maggior parte degli invitati quel giorno era del tutto inconsapevole di quanto quella cerimonia sarebbe stata diversa dalle previsioni.
Sarebbe stata un ottimo laboratorio di studio per carpire espressioni, reazioni, sentimenti. Senza considerare che avrebbe potuto vedere la sua Dea Scarlatta felice con il proprio Isshin.
Si era assicurato di non arrivare con troppo anticipo: odiava le lunghe attese e non aveva intenzione di rispondere alla curiosità degli altri invitati.
Notò che la maggioranza era costituita dagli amici di Maya, c’era la signora Tsukikage e qualche altro esponente del loro entourage.
Vide quel giornalista… come si chiamava? Ah sì, Aki Mikami.
Naturalmente non potevano mancare due degli attori principali: Eisuke Hayami ed il mancato consuocero in attesa dello sposo sul sagrato della chiesa.
Camminò fiero nella loro direzione con la sua adorabile moglie al braccio. Le aveva spiegato la situazione e lei, con il solito sorriso dolce sulle labbra, gli aveva detto che le sarebbe piaciuto assistere. Erano sposati da ormai quindici anni e non passava giorno che non ringraziasse il cielo di averla incontrata. Purtroppo non avevano mai avuto figli e questo era l’unico rammarico che covava in cuore. Sapeva che sua moglie ne soffriva, si sentiva inadeguata: non avrebbe mai permesso che si crogiolasse in quegli incubi.
La strinse a sé quando vide la segretaria del presidente Hayami raggiungerli.

Saeko Mitsuki non perse la sua professionalità neanche quel giorno. Soprattutto quel giorno. Non poteva permettersi di allentare la tensione perché Eisuke Hayami restava uno squalo anche quando era rilassato.
Durante quella settimana si era sentita spesso con la signorina Takamiya e doveva riconoscere di averla trovata piacevole, seria, concreta. Era del tutto diversa da quando era fidanzata con il suo capo. Sì, aveva sofferto, ma le aveva fatto bene.
Quella mattina si incontrò con il presidente Hayami e Maya per accompagnarli all’ufficio anagrafe. Avevano registrato il loro legame sotto lo sguardo allucinato dell’impiegata che aveva riconosciuto entrambi: vedere arrivare mano nella mano Masumi Hayami della Daito Art Production e la nuova Dea Scarlatta, Maya Kitajima, che nell’ultima settimana era stata irrintracciabile, andava oltre ogni possibile immaginazione.
Mitsuki aveva soffocato un sorriso.
Quell’uomo enigmatico doveva aver fatto un enorme sforzo per trattenere uno sbuffo di fastidio.
Dopo quell’incombenza aveva accompagnato i due in albergo per farli preparare.
Per quella mattina aveva quasi concluso i suoi compiti. Quasi.
Doveva ancora parlare con il regista Kuronuma e con la signora Tsukikage.
Avvicinò prima l’uno e poi l’altra chiedendo loro di esaudire un piccolo desiderio.
Kuronuma la guardò stupito, ma anche onorato.
Chigusa Tsukikage assentì con consapevolezza.
A quel punto si diresse verso Eisuke Hayami, rassicurandolo che tutto stava andando come da programma, sorvolando sul fatto che il programma era cambiato.
Sorrise furbescamente.

Il cambiamento del luogo della cerimonia aveva favorito di molto il suo compito. Quasi nessuno sapeva dove si sarebbe svolto il matrimonio, quindi erano veramente pochi i curiosi che si avvicinavano alla chiesa per indagare o rubare alcuni scatti.
Karato Hijiri perlustrava il perimetro coadiuvato da alcuni addetti alla sicurezza della Daito.
Con sua somma soddisfazione, i propri compiti riguardanti la nuova stella del teatro si erano notevolmente alleggeriti in quell’ultimo mese.
Era stato con enorme felicità che aveva compreso che la persona che più si avvicinava al concetto di ‘amico’ stava finalmente avviandosi a percorrere la giusta via senza più incertezze o infelicità.
Inquadrò la sua segretaria e si lasciò sfuggire un cenno di saluto.
La conosceva di fama, sapeva quanto avesse pungolato Masumi nel corso degli anni: era una donna affascinante, bella, sofisticata, arguta, si muoveva nel mondo degli squali senza ferirsi.
Avrebbe voluto conoscerla, non solo inquadrarla da lontano.
Sarebbe stato interessante scambiarsi vecchi aneddoti su quel disperato che era stato il loro superiore. Ora potevano permetterselo, forse.
Vide l’oggetto dei suoi pensieri avvicinarsi furtivamente.
“Ci conosciamo?”
“Lei non mi conosce.”
“Come immaginavo… è uno dei collaboratori-fantasma del signor Hayami?”
“Arguta come pensavo. Fortunatamente però sono l’unico collaboratore-fantasma del signor Masumi.”
“Da quanto tempo lavora per lui?”
“Direi che siamo quasi cresciuti insieme.” – al suo sguardo stupito, continuò – “Eisuke ha sempre creduto che l’avrei ‘servito’ più fedelmente se fossimo cresciuti come fratelli.”
“Ha avuto ragione?” – la domanda nascondeva il timore per il suo capo.
“Sì, ma solo perché il signor Masumi è decisamente diverso da suo padre. Non trova anche lei, Saeko?”
“Già. E’ così. Stiamo mettendo a rischio le nostre vite per lui. Non l’avremmo fatto per uno meno generoso o meno gentile.” – aveva sorvolato sul fatto che l’avesse chiamata per nome. Interessante.
“Fra quanto arriverà?” – chiese Hiijri scrutandone lo sguardo nascosto dalle lenti ambrate. Anche quel giorno indossava uno dei suoi famosi tailleur. Mai rilassarsi!
“Ormai dovrebbe esser qui.” – la vide fissare la strada da dove sarebbero dovuti arrivare.
L’uomo approfittò di quel momento per spezzare una rosa bianca da uno dei cespugli lì vicino. La pulì dalle spine e con gentilezza le si avvicinò appuntandogliela tra i capelli.
“Oggi è giorno di festa. Si diverta anche lei…”
Un raro sorriso si allargò sul suo volto.
“Mi rilasserò alla fine di questa giornata, quando il signor Hayami sarà Masumi Fujimura per tutti e Maya farà finalmente parte della sua famiglia. Eisuke Hayami a quel punto non potrà più nulla, vista anche la protezione dei Takamiya.”
“Andrà tutto bene…” – la rassicurò. Un clacson li interruppe.
Entrambi volsero lo sguardo verso quel rumore. La lucente auto nera dello sposo stava arrivando.
view post Posted: 22/5/2013, 18:35 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Che bei capitoli che ci regali ogni volta!
Non vedo l'ora di vedere come tutti i personaggi si evolveranno...
Grazie, come sempre!
view post Posted: 9/5/2013, 23:45 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Angie da studiare sicuramente, ma mi preoccupa Laura ed il suo rifiuto della realtà con conseguente omissione per Hector. Ammetto che possa essere dispiaciuta per Masashi e per la perdita dell'ultima legame che pensava di avere con Masumi, mail povero Hector lo merita?
view post Posted: 30/4/2013, 17:29 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
È sempre un piacere leggerti! Che poesia stai esprimendo in questa nuova riscoperta dell'amore per Laura ed Hector.
Grazie! Ti seguo sempre!
view post Posted: 13/4/2013, 22:29 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Ci sono rimasta di sasso quando Laura ha lasciato Hector in mezzo alla pista! Non me l'aspettavo proprio.
Poi, invece, all'ospedale un'immensa tenerezza! Che bello!
Commovente anche 'l'auto coinvolgimento' di David!
view post Posted: 25/3/2013, 20:35 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Laura è stata posta di fronte all'evidenza... a quell'evidenza che una persona 'esterna' riesce a cogliere.
Per quanto abbia adorato Masumi, non posso fare a meno di apprezzare la maturazione di Hector (ah! se ripenso a quello che ha combinato!!)
Penso che la rivelazione della reale paternità del principe sarà il colpo di grazia... forse... dipende anche dai desiderata della "perfida" scrittora (anche se... da lettrice, non riesco a considerarla perfida proprio visti i momenti magici che ci regala sempre!)
Attendo pazientemente gli sviluppi della storia!
view post Posted: 23/3/2013, 22:25 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
È sempre un piacere leggerti! Come è emozionante leggere queste novità: il dubbio su Bea mi era venuto perché ogni tanto mettevi il seme sul fatto che somigliasse alla tipologia scandinava. Chissà che colpo per Laura.
È bello vedere anche il ravvicinamento tra Shizuka e Miro.
A presto!
view post Posted: 14/3/2013, 20:15 Incontri - Fanfictions
Ciao a tutte!!
Visto che oggi compio gli anni, vi faccio un regalino... scusatemi ancora con l'aperiodicità con cui posto ultimamente, spero comunque che gradirete questo capitolo...

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CAPITOLO 33
Si era operata.
La sera stessa in cui la signora Tsukikage aveva assegnato la Dea Scarlatta a Maya, era partita con Peter e sua madre e si era ricoverata in un centro ospedaliero d’eccellenza in Hokkaido per sostenere l’intervento al cervello.
Aveva trascorso due giorni facendo esami ed accertamenti. Alla fine i dottori decisero che il trauma poteva ancora essere operato pur non essendo sicuri che del risultato: i nervi ottici potevano essere stati danneggiati irrimediabilmente.
Non avrebbe potuto togliere le bende prima di una settimana: sarebbero stati giorni d’angoscia. Sentiva vicino la presenza del fotografo: non l’aveva mai lasciata sola. Né lei gliel’aveva chiesto. Ormai l’aveva accettato. Volse il viso al giardino. Sentiva la brezza soffiarle sulla pelle e tra i capelli; i bambini giocavano con la neve per le strade.
La sua mano sul davanzale venne coperta dal calore di quella di Peter.
“Ayumi… vuoi andare fuori?”
“Preferisco andarci quando non avrò più le bende.”
“Sei la solita…”
“Che vuoi dire?” – chiese, già presagendo la risposta.
“La grande Ayumi!” – disse infatti, avvicinandosi la piccola mano alle labbra – “La grande Ayumi non sarà mai vista indebolita!”
La ragazza, punta sul vivo, sentì le guance farsi di fuoco.
“E allora?” – ribatté – “Cosa c’è di male? Non voglio la compassione di nessuno!”
“Chi ti conosce, non ti compatisce. Degli altri, cosa ti importa?”
Il suo discorso non faceva una piega e non lo contraddisse, ma la guerra contro il suo stesso orgoglio era da sempre molto dura: aveva perso molte battaglie.
Sentì un dolce bacio poggiarsi sul suo palmo. Piccoli brividi la percorsero, brividi che ormai aveva imparato a riconoscere perché comparivano sempre e solo quando Peter era nelle vicinanze.
Non si ritrasse e con quella stessa mano gli accarezzò il volto amato: avrebbe voluto ammirarne di nuovo i tratti. L’ultima volta che l’aveva visto era stato alla Valle e allora non vi aveva prestato attenzione. Ora lo ricordava vagamente e se ne rammaricava, perché lo poteva ‘osservare’ solo con le mani.
Sì, più di ogni altra cosa avrebbe voluto vedere Peter.
Peter.
Senza accorgersene, aveva iniziato a chiamarlo per nome.
Senza rendersene conto, se ne era innamorata.
Senza prestare attenzione, era diventato parte della propria vita.
“Peter…” – assaporò ancora quel nome, facendo scorrere le sue dita sottili sulla sua nuca.
L’uomo sapeva cosa voleva. Sempre, quando lo chiamava con quella dolcezza, seguiva un bacio.
La strinse a sé, possessivamente, facendole sentire tutta la sua vicinanza ed il suo calore.
I suoi lunghi capelli gli coprirono le braccia che l’avvolgevano. Si tuffò sulle sue labbra, famelicamente all’inizio, poi sempre più dolcemente, come se pian piano la sua sete si placasse.
Si sentì incorniciare il volto dalle sue grandi mani ed una pioggia di piccoli baci caddero sulla sua pelle. Nonostante il trasporto reciproco fosse ormai evidente, l’uomo non si era ancora spinto oltre. Ayumi se ne chiedeva il motivo e finora aveva atteso.
Ma… se si fosse stancata di aspettare che superasse i suoi scrupoli? Dopo aver assaggiato i suoi baci, dopo aver provato l’emozione di un abbraccio o del cuore che le saltava in petto, come poteva pensare Peter che non sarebbe voluta andare oltre?
Baciandolo, accompagnò la sua mano vicino al seno, troppo audace per non farlo, troppo pudica per andare fino in fondo.
“Ayumi?” – si sentì chiedere.
“E’ passato il tempo dei baci…” – disse solo, nascondendo il volto nel suo petto. Già sentire la sua mano gentile su di sé l’emozionava. Come avrebbe reagito ad un contatto più intimo?
Ebbe subito la risposta, ché il fotografo alzò piano il palmo fino ad accogliere il suo piccolo seno.
Fremette.
Se non avesse avuto la benda, probabilmente avrebbe spalancato gli occhi. Trattenne il respiro e lo rilasciò quando la carezza si fece più sicura.
“Ayumi…” – chiamò ancora l’uomo, ma stavolta la sua voce era più calda, più vibrante. Il suo accento francese era sempre più evidente quando si trovava in situazioni ‘critiche’. La strinse di nuovo con il braccio libero e le divorò le labbra, scorrendo poi a baciarle la gola ed il collo.
La ragazza gli cinse le spalle, beandosi dei suoi baci e delle sue carezze, dimentica di trovarsi in una stanza d’ospedale, conscia solamente della presenza maschile che la sosteneva.
Era cieca, ma era come se avesse visto i suoi occhi azzurri socchiudersi, i suoi muscoli tendersi, le sue mani farsi frementi.
Si sentì sollevare e deporre, dopo pochi passi, sul morbido letto.
Il cuscino si abbassò ai lati della sua testa. Peter vi aveva appoggiato le mani? Perché ancora non la baciava?
Merveilleuse!” – ecco perché. La stava guardando.
“Baciami!” – lo pregò. Non sopportava quella lontananza.
Sentì il suo respiro sulla pelle e di nuovo le sue labbra su di sé. L’uomo stava stendendosi al suo fianco, senza gravarle addosso. Mentre con una mano le teneva il capo, con l’altra vagava indisturbato sul braccio, sul fianco, sulla vita sottile, sul seno agognante.
Ayumi sentiva tendere tutto il suo corpo in attesa della carezza successiva. Non aveva mai immaginato un simile universo di sensazioni: calore e brividi, sospiri e ansimi. I suoi occhi ciechi scoprirono nuovi colori, una luce che non ricordava.
Era strano poter vivere tutto senza vedere: sentiva i respiri affamati, le mani di Peter che si muovevano gentili, il suo corpo sotto le proprie, il suo profumo fresco, il calore.

Quando Ayumi aveva portato la sua mano quasi all’altezza del seno, Hamill aveva temuto di aver compreso male, ma quella frase ‘E’ passato il tempo dei baci’ non aveva lasciato dubbi.
L’aveva sempre osservata da lontano e solo da poco gli aveva aperto il cuore: quella richiesta l’aveva emozionato. Una leggera euforia aveva iniziato a corrergli sotto pelle. Quando aveva accolto il suo piccolo seno nel palmo della sua mano aveva sentito una scarica elettrica percorrergli la schiena: Ayumi indossava una vestaglia da camera e un pigiama tanto sottile da fargli percepire le sue forme seducenti.
L’aveva baciata ancora, con maggior passione e, incapace di resistere, l’aveva sollevata ed adagiata sul letto.
Bella. Ayumi era bella. I lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino, le labbra umide e socchiuse, le gote rosse sotto le bende. Peter desiderava che tutto andasse per il meglio perché voleva vedere ancora i suoi occhi brillanti accendersi di passione, il suo sguardo altezzoso e le fiamme dell’amore che finalmente l’incendiava.
Si abbassò per baciarla ancora, mentre con una mano scorreva piano lungo il suo corpo snello. Slacciò la vestaglia, andando a scoprire il leggero tessuto in cotone del pigiama. Poteva sentire il calore della sua pelle.
Non gli importava che fossero in una camera d’ospedale. La signora Utako era tornata in albergo per qualche ora sapendo che sua figlia non sarebbe stata sola. A quell’ora del pomeriggio il personale della clinica non avrebbe invaso la privacy della paziente. Tutto ciò non aiutava il suo autocontrollo, come non contribuiva avere un’Ayumi arrendevolmente appassionata tra le braccia.
La ragazza lo allacciava alle spalle, rispondendo ai suoi baci e gemendo leggermente alle sue carezze.
Lentamente sfilò i piccoli bottoni del pigiama dalle asole, lasciando scoperti lembi di pelle vellutata via via più ampi. Tenendole la nuca, scorse con le labbra lungo il suo sottile collo inarcato. Aveva un lieve profumo speziato, così delicato, così buono. L’uomo non resistette ed assaggiò quella pelle con la lingua. La sentì tremare.
“Peter…”
Le rispose solo deponendo un bacio umido tra i suoi seni.
Finì di slacciarle il pigiama e tornò a concentrarsi sulle sue labbra mentre con le mani raggiungeva le sue curve piene e con le dita saggiava i suoi capezzoli turgidi. Gli sembrava di aver raggiunto già il paradiso. Sembrava in grado di plasmarla con le sue mani mentre quel corpo snello si prestava senza remore alle sue carezze.
Sentì Ayumi infilare le dita sotto il bordo del suo maglione. Com’era delicato e leggero il suo tocco! Gli fece scorrere le mani sul petto in una muta richiesta.
Il fotografo seguì il suo comando e si tolse il capo, ricongiungendosi con lei subito dopo ed assaporando per la prima volta il contatto della pelle della sua compagna contro la propria.

Ayumi capì che l’uomo si stava togliendo il pullover quando lo sentì sollevarsi dal letto. Fu una sorpresa poi scoprire l’inebriante contatto dei suoi seni con i muscoli di Peter. Gemette incontrollabilmente muovendosi appena e carezzandogli la pelle con le sue piccole gemme.
“Ayumi…” – stavolta fu lui a chiamarla con desiderio, ma il sorriso di trionfo che aleggiò sulle sue labbra fu breve, ché l’uomo presto racchiuse quei piccoli frutti tra le labbra.
Si inarcò offrendosi alle sue mani ed alla sua bocca.
“Sicura di voler andare oltre?”
“Non mi sembra di averti chiesto di fermarti!” – dichiarò certa.
Le piaceva fare la donna di mondo. Non voleva che notasse la sua tensione. Voleva solo farlo suo. Aveva da poco scoperto l’amore ed il desiderio: voleva soddisfarli entrambi.
“Sei così seducente quando ti abbandoni ai tuoi desideri!” – le sussurrò a fior di labbra.
Si sentì imprigionare una gamba, mentre la mano che prima era occupata ad accarezzarle il seno si spingeva lentamente verso la vita, sul fianco, fino ad abbassarle lentamente i pantaloni e gli slip, quel poco che bastava perché si rendesse conto di dove sarebbero arrivati.
Ma Ayumi non si sarebbe tirata indietro. Gli avrebbe fatto capire cosa voleva, a dispetto della sua scarsa esperienza.
Era forte, nessuno poteva negarlo, e lo sarebbe stata anche in quel momento.
Amava Peter, lo voleva e non si sarebbe fermata.
Con uno scatto deciso, alzò il bacino, invitandolo chiaramente a completare l’opera iniziata. Gli catturò ancora le labbra.
“Hai capito?”
Non ebbe bisogno di risposte perché sentì la sua mano lungo la gamba. Non vedendo, le sensazioni le risultavano amplificate. La pelle rispondeva alle sue mani come se avesse vita propria: brividi, tremiti, calore. L’aria sulla sua nudità l’inebriava: significava che stava per essere sua.

La sua pelle era talmente bianca e liscia! Quando faceva scorrere la mano su di lei sentiva tutte le sue reazioni. La vide mordersi il labbro inferiore. Si avvicinò lentamente ai suoi fianchi continuando a baciarla.
Coprendola con il proprio corpo, si insinuò tra le sue gambe tornite. Le dita vagavano incessantemente fino a che non raggiunsero il loro obiettivo.
Ayumi si aggrappò alle sue spalle robuste stringendolo a sé ed ansimando emozionata.
Continuò ad accarezzarla lievemente, beandosi egli stesso del suo tocco leggero.
“Peter!” – sentendola pronunciare il suo nome con tale trasporto, non resistette oltre, si liberò freneticamente dei pantaloni ed avanzò in lei e nel suo calore.
Lasciandole il tempo di abituarsi, iniziò a muoversi lentamente, per poi aumentare il ritmo seguendo le reazioni della sua giovane amante.
Era talmente bella: rivoli di sudore le bagnavano la pelle candida; i capelli sparsi in onde voluminose sul cuscino risplendevano nella tenue luce del pomeriggio invernale; le labbra rosse erano socchiuse ma mute. Solo le bende che ancora aveva sugli occhi stonavano con quella perfezione.
Continuando a muoversi sensualmente, abbassò il volto tornando a baciarla e tacitando i suoi lievi gemiti di piacere. Le passò un braccio sotto la schiena traendola ancora più vicina, unendo completamente le due figure e portandola finalmente a conoscere quella passione che aveva tanto desiderato.
L’uomo rimase immobile per qualche momento, poi si girò su un fianco portandola con sé. Coprì entrambi con la leggera coperta bianca dell’ospedale ed iniziò ad accarezzare i capelli di Ayumi, la sua schiena e la nuca, in attesa che gli dicesse qualcosa.

Era…era stato…
Inutile, non trovava le parole.
Nonostante fosse già passato qualche minuto da quando tutto era finito, Ayumi non riusciva a trovare il modo di descrivere quanto era successo, la profondità delle emozioni che aveva vissuto, l’amore che finalmente era sbocciato.
Sentiva l’uomo che amava toccarla con delicatezza, quasi con deferenza eppure era talmente sopraffatta da non riuscire a fare altro che starsene rannicchiata contro il suo petto.
“Come stai?”
Bene! Ma rimase muta.
Solo un rumore indistinto sfuggì dalla sua gola.
“Non capita spesso che tu perda l’uso della parola!” – stava cercando di scuoterla.
“Di solito non sei tanto indelicato!” – mugugnò la giovane senza alzare il volto.
“Mi sembravi imbarazzata, volevo distrarti.”
Ancora una volta non aveva parole per replicare.
“Fra un po’ tua madre sarà di ritorno.” – sembrava scontento – “Non credo sia il caso che ci trovi così…”
“Temo di no.”
Fece per alzarsi, ma Peter la bloccò.
“Lascia fare a me.” – le chiese.
Lo sentì alzarsi e prenderla in braccio, tacitando ogni sua protesta.
Capì che la stava portando nella stanza da bagno.
“Dobbiamo rimetterci in ordine” – le disse solo.
La poggiò in terra, aprendo l’acqua della doccia.
Entrarono sotto il getto caldo. Si fece lavare con tenerezza. Le mani dell’uomo avevano un tocco tanto delicato da commuoverla. Ayumi cercò di rendergli il favore, percorrendo lentamente i suoi muscoli, dal petto alle spalle, dalla schiena alla vita, dai fianchi alle cosce.
Stettero in silenzio sotto la doccia, lasciando che l’acqua scorresse sui loro corpi, lavando via ogni ansia e timore. Si scambiarono baci leggeri e fugaci.
Alla fine si rivestirono, Peter la prese per mano e la riaccompagnò in camera.
Ayumi non sottolineò che avrebbe potuto fare da sola. Amava sentirlo vicino e alla fine era inutile negarlo: con lui, solo con lui, poteva riconoscere che non bastava a sé stessa.
Sedettero sul letto, sempre tenendosi per mano e parlando in toni appassionati di quale sarebbe stata la loro vita insieme.
“Vieni con me!”
“Dove?” – chiese lei, stranamente inquieta.
“Ovunque vuoi! Il mio lavoro mi porta in ogni angolo del mondo. Voglio poterlo condividere con la compagna della mia vita.”
“Ma… il mio teatro?” – gli chiese la giovane titubante, pur sapendo in fondo al cuore che se fosse potuta restare con Peter non ne avrebbe sentito la mancanza.
“Potrai recitare ovunque. Non resto pochi giorni nel paese dove mi reco di volta in volta. Basterà organizzarsi con un buon agente… lui prenderà gli accordi con le varie compagnie, valuterai i copioni e partiremo!” – rispose svelto, troppo svelto.
“Da quanto tempo ci stai pensando?”
Non ottenne risposta.
“Allora?”
“Beh… dal nostro primo bacio ho iniziato a sognare di condurti con me, di vivere con te.”
Ayumi gli strinse un braccio. Da così tanto tempo!
“Sai? Se fossi con te, forse non sentirei nemmeno la mancanza del teatro, ma la tua idea mi piace di più… conoscerei gente nuova, mi misurerei con nuovi copioni e nuovi attori. Mi piace.”
Fu in quel momento che la giovane donna sentì la porta della stanza aprirsi ed i passi di sua madre avvicinarsi.
“Ciao, mamma.” – la salutò, forse con troppo entusiasmo.
Utako si stupì leggermente dell’energia manifestata da sua figlia, guardò interrogativamente l’uomo che le sedeva a fianco e ricambiò il saluto.
“Ha chiamato Maya… voleva rintracciarti. Le ho detto che ti avrei riferito il messaggio.”
“Cosa dice?”
“Ti chiede se hai la possibilità di partecipare al matrimonio di Masumi Hayami. Chiaramente non le ho detto che eri ricoverata.”
“Grazie, mamma. Chissà come mai si interessa del matrimonio del signor Hayami, lo detesta! Comunque sarò bloccata per almeno altri dieci giorni, se tutto andrà bene.”
“Naturalmente… E… dimmi cara, hai pensato a cosa farai una volta uscita?”
Sua madre aveva sempre avuto un buon intuito per quanto la riguardava: quella domanda non la stupì.
Ayumi si strinse ancor più forte al braccio di Peter e le rispose che era sua intenzione recarsi all’estero con lui, voleva allontanarsi temporaneamente dal teatro giapponese e misurarsi con altri generi.
“Cosa dovrei dire a tuo padre?” – scherzò la donna.
“Oh mamma…” – si trovò ad arrossire come un’adolescente – “Farò in modo di parlarci io…”
“Si comporterà come un fidanzato geloso, vedrai!” – continuò.
Utako uscì dalla stanza per parlare con i dottori.
“Sei così sicura che la tua amica detesti Masumi Hayami?”
“Che intendi? Il signor Hayami a volte l’aiuta, ma Maya l’ha sempre attaccato!” – sostenne lei.
“Quando lui la contrasta.”
“Cioè?”
“Cioè… dalla mia posizione ho potuto notare, quelle poche volte in cui non ti stavo dietro, ma chère, che la tua rivale lo guardava con occhi che tutto manifestavano, meno l’astio!”
“Se anche fosse vero, perché mai vorrebbe che andassi al suo matrimonio? Ha perfino chiamato di persona…”
“Questo non lo so… ma la tua maestra ha detto che ha trovato la sua anima gemella. Come te lo spieghi?”
“Accidenti a queste bende. Se non le avessi, andrei a quel benedetto matrimonio e vedrei finalmente cosa sta per succedere!”
Una risata proruppe dalle labbra dell’uomo.
“Ecco un altro lato di te che non conoscevo. Sei dannatamente curiosa!”
“Sono una donna.” – puntualizzò.
“Già. L’avevo notato!”
view post Posted: 11/3/2013, 16:02 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Veramente splendidi i due pargoli...
E Marcus è stato fenomenale.. Speriamo solo che la pazza fosse sola.
Sei sempre bravissima! Non vedo l'ora di leggere il seguito. Ti assicuro che ti aspetto con pazienza!
view post Posted: 6/3/2013, 21:31 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Si si lo so.
Solo che mi era venuta l'ansia ché non riusciva a contattare Laura e pensavo fosse quando Laura era da Hellen.
Poi Laura ha sentito Hector che ha fatto la sua dichiarazione, Tomo è arrivato e Marcus non ha più provato a contattarla o continua a non riuscirci.
Sicuramente ho interpretato male i tempi... Ma non preoccuparti! Tu posta sempre come puoi e io ti leggerò subito.
view post Posted: 6/3/2013, 20:55 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Con tutti questi cavalieri a protezione della ns. principessa, spero proprio che quella pazza non arrivi a lei! E deve arrivare anche Marcus ancora! Che fine ha fatto? È passato del tempo da quando ha vissuto i ricordi di Masumi...
view post Posted: 28/2/2013, 00:58 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Eccomi qui a commentare... Ho recuperato gli ultimi 3 capitoli!
Che dire?! Ho avuto i brividi quando Marcus, guardando la foto della maestrina ha 'ricordato'! Attimi angoscianti e dolorosi.
Fulvia e vincent sono proprio una bellissima coppia (anche se Miro e Shizuka non li batte nessuno).
Concordo con Barbara e Fulvia circa la bella atmosfera che si è venuta a creare tra i tre uomini ad Augusta: serietà e complicità.
Grazie ancora!
Come va l'università?
view post Posted: 13/2/2013, 17:44 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Bellissimo capitolo, pieno di spunti evolutivi.
Sono felice per la tua nuova fase: tornare all'università è una bella sfida!
view post Posted: 13/2/2013, 08:49 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Anche io mi aspettavo un tale misfatto dalla principessa: non amava Jon quando Masumi era vivo... Ora che è morto...
Mi spiace molto per Laura e Marcus: penso comunque che entrambi debbano riflettere sulla novità appresa e far luce sui rispettivi sentimenti.
view post Posted: 7/2/2013, 01:36 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Ah Laura! Tu sai come farci sognare ad occhi aperti e farci avvicinare pian piano all'incontro delle due anime!
323 replies since 30/11/2010