Posts written by tenshina

view post Posted: 25/9/2012, 14:53 Incontri - Fanfictions
Ed ecco qui il capitolo nuovo...
Vi prego ancora di avere pazienza ché i nostri torneranno prestissimo!

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CAPITOLO 21
Era notte fonda ed ancora pioveva: l’acqua sembrava cadere giù senza aver intenzione di smettere. Il cielo era in tumulto come il suo cuore. Non aveva mai provato quelle sensazioni. Quando quella mattina aveva detto alla sua tata che probabilmente Peter Hamill le sarebbe stato al fianco per sempre aveva nella mente la sola sensazione di pace che l’uomo le trasmetteva: niente a che vedere con il fuoco che il suo tocco aveva scatenato e le aveva bruciato il sangue.
Quando negli anni passati aveva studiato l’amore per riuscire meglio sul palco, le sue relazioni erano sempre state fredde, programmate, analizzate: ricordava il primo ed ingenuo ragazzo innamorato con cui era uscita qualche tempo ed anche gli altri partner con cui aveva successivamente recitato e con cui, allo stesso scopo, aveva condiviso serate appena piacevoli.
Era disorientata: seduta in ginocchio nella sua camera, di fronte al lume di varie candele cercava di comprendere e di calmare i battiti del proprio cuore. Non avevano parlato molto dopo quel primo contatto: semplicemente l’uomo l’aveva riaccompagnata alla porta concedendole un’ultima dolce carezza al volto. E ora si trovava lì, da sola, con in testa pensieri che nulla avevano a che vedere con lo spettacolo, a tre giorni dalle prove generali.
Cercò di scacciare l’uomo dalla mente, riportando i suoi pensieri al personaggio: la Dea era legata agli elementi, risiedeva in essi, ma in che modo? Lentamente era riuscita a comprendere che ogni piccolo movimento, di qualunque origine, muoveva tutto il resto: un suo minimo moto faceva tremolare la fiamma delle candele, il fuoco, perché l’aria stessa era in moto.
Ma non le bastava… sapeva, era cosciente che qualcosa le mancava. Si riscosse e si alzò. Attraversò la stanza verso le porte scorrevoli che la separavano dalla pioggia all’esterno.
Aprì con un colpo secco. Avvertì immediatamente la fredda aria umida: vedeva la pioggia, anche senza occhi.
Ah! La pioggia ed il ciclo vitale dell’acqua. La pioggia cade e diviene ruscello che, impetuoso, corre e si getta nel mare, tornando poi ad essere pioggia. L’acqua mantiene tutto in vita, fa prosperare la vita. La Dea Scarlatta era tutto questo! Perché ad ogni suo movimento, anche l’acqua fonte di vita si muoveva e si agitava, era pioggia delicata o tempesta violenta, accarezzava o puniva.
Allo stesso modo la terra, ad ogni movimento della Dea, ad ogni suo desiderio, poteva cullare il seme o decretare la rovina di interi villaggi insediati ai piedi dei vulcani.
L’intera natura rispondeva alla Dea Scarlatta! Tutti gli elementi lo facevano, perché la Dea risiedeva in essi.
Non capiva perché ci aveva messo tanto tempo a comprendere il significato di quelle battute.
Se gli esseri umani non si renderanno conto di aver peccato, il drago ruggirà ed il suolo si aprirà, la terra verrà sommersa dall’acqua per purificare la sporcizia, per purificare gli esseri umani.
La rabbia dello Spirito Millenario era palese, eppure si era sempre e solo concentrata sulla forma della sua interpretazione, senza mai cercare di indagare il significato profondo celato in quelle poche frasi.
Ayumi aveva pensato che fosse solo immaginazione, non aveva mai provato dei sentimenti al riguardo: aveva sbagliato tutto, perché quello non era solo il mondo dello palcoscenico. Era la realtà.

Rei Aoki rispose al telefono appena prima di andare a letto.
Era Sayaka che, insieme a Mina, volevano delucidazioni su dove si dovessero incontrare l’indomani..
“Maya?” – le chiesero poi.
“Maya non c’è… resta alla sala prove. Ha detto che vuole concentrarsi sulla sua esibizione visto che la prova finale è vicina. Può anche essere che le sia difficile tornare a casa con tutta questa pioggia” – si bloccò per un attimo sovrappensiero, come se fosse incerta se concludere o meno la sua frase. Alla fine, rassegnata, continuò – “E’ difficile vivere con Maya. Prima era la ragazza-lupo, ora è Akoya. A volte si sveglia come se fosse la Dea Scarlatta.”
“Sempre meglio della ragazza-lupo” – scherzò Sayaka – “Mi spiace per te, Rei, ma sei la sola che può vivere con lei. Pensa che sia il tuo destino e sopportalo.” – concluse lasciandosi sfuggire un risolino forzato.
La compagna di stanza di Maya sentì solo un “Povera Rei” da parte di Mina prima di chiudere la comunicazione. Le due avevano ragione… vivere con Maya era pesante, ma avere la casa vuota lo era ancora di più. Mangiare da soli o alzarsi nel silenzio più completo era veramente deprimente.
“Chissà cosa sta facendo ora?” – si chiese.

La sala era deserta. Nulla disturbava la sua concentrazione: gli altri attori erano tornati a casa da tempo, lasciandola sola a provare. Il regista l’aveva guardata attonito ma l’aveva lasciata fare.
In piedi, al centro della zona adibita a palcoscenico, con il velo della Dea Scarlatta sul capo che le serviva da costume di scena e strumento di recitazione, solo vagamente sentiva lo scroscio della pioggia che incessantemente continuava a cadere.
In un altro momento, in un altro luogo, i suoi pensieri sarebbero stati dominati da un altro soggetto, ma non lì, lì quello che le premeva era il suo personaggio.
Immaginava di avere davanti a sé tutta la Valle Sacra, la cascata fredda e assordante, la foresta antica. Sapeva di essere il Susino Millenario che, incapace di muoversi, racchiudeva l’anima di una Dea, un’entità che di lì a poco si sarebbe dovuta svegliare, stimolata anche dai crimini imperdonabili dell’uomo contro la terra stessa.
Sapeva questo, come sapeva che la vita immobile dell’albero la stava condizionando nella rappresentazione della sua trasformazione nella Dea Scarlatta: con un moto d’ansia che le sconvolse il cuore si rese conto di non essere in grado di muovere i piedi, come se realmente si fossero tramutati in radici atte a nutrirla direttamente dal terreno; le sue braccia rifiutavano di muoversi se non con lievi vibrazioni, simili a rami scossi dal vento.
In questo modo non ti trasformerai completamente nel tuo personaggio, Maya! Sei un’attrice, recita! Cerca di vedere come appari agli occhi degli altri!
Le parole della sua maestra le risuonarono nella mente. La grande attrice aveva ragione: in quel momento doveva apparire veramente goffa!
Era difficile manifestare la trasformazione in Dea Scarlatta dell’albero di susino e quella in Akoya della Dea Scarlatta senza l’aiuto delle battute. Era cosciente di non poter competere con Ayumi in relazione alla tecnica ed alla padronanza del suo corpo, ma non si sarebbe arresa. Avrebbe continuato a provare e provare fino a che non avesse dominato infine tutte le maschere. Dopotutto, Maya aveva il suo modo, l’aveva sempre avuto.
Il tempo che le rimaneva a disposizione era poco, ma doveva farcela. Dalla rappresentazione di prova dipendeva il suo futuro… e non solo il suo.
Forse anche la sua storia con Masumi avrebbe avuto un impatto diverso se fosse divenuta la nuova stella del teatro giapponese, invece di restare semplicemente una rovina-spettacoli.

In quella mattina, dopo il temporale notturno, tutta la compagnia Ondine si stava interrogando sullo stato di Ayumi: sembrava stanca, debilitata. Seduta in un angolo dello studio non si era ancora prestata a recitare in alcuna scena.
Peter Hamill si chiese se non fosse ancora sconvolta per quanto era accaduto tra loro la sera prima. In quei momenti non sembrava turbata, ma forse era solo apparenza.
Come infastidita da tutte quelle chiacchiere, la vide alzarsi e dirigersi verso l’esterno. La seguì, non poteva evitarlo. Ormai la sua vita era strettamente legata a quella della giovane donna: solo lei sembrava non essersene accorta.
La vide alzare il viso verso il sole e bagnarsi della sua luce. Sembrava stare meglio ora. Forse si sentiva solo oppressa all’interno con tutti quei rumori, quel chiacchiericcio, quei commenti.
Mise inavvertitamente la punta di una scarpa in una pozza d’acqua, risultato delle piogge copiose che erano cadute fino a poche ore prima.
Come incantata, si fermò con entrambi i piedi nell’acqua e si raccolse su se stessa, le mani al volto, come se finalmente avesse capito qualcosa di fondamentale.
La giovane girò su se stessa e tornò dal regista: senza mezzi termini gli chiese di chiudere lì le sue prove per quel giorno ché aveva bisogno di tempo per pensare. Senza chiedere niente il fotografo l’accompagnò a casa, certo che il suo turbamento non dipendesse dal bacio che si erano scambiati.

Lo sentiva, Ayumi ne era certa. Stava per capire l’essenza della Dea Scarlatta. Quando aveva messo un piede nella pozzanghera d’acqua si era resa conto che le immagini che sicuramente vi erano rilesse dovevano essere sparite al suo tocco, il mondo che vi era riflesso era scomparso. In quel preciso istante aveva compreso che la Dea Scarlatta era in grado di trasformare, mutare, modificare, muovere l’intero mondo, come era in grado di farlo con gli elementi. L’entità che doveva impersonare risiedeva negli elementi e li governava. Allo stesso modo risiedeva nel mondo, composto da quegli stessi elementi, e lo muoveva.
Si era diretta immediatamente dal regista chiedendogli il resto della giornata libera: era vicina alla comprensione e non poteva lasciarsi sfuggire quel momento. Pur con tutte le proteste dell’uomo, si fece accompagnare a casa da Peter, ormai suo compagno abituale. Il fotografo le chiese con sollecitudine se stesse bene, visto che era raro che abbandonasse le prove.
Rilassandosi sul sedile posteriore dell’auto che la stava riaccompagnando nella camera d’albergo che le fungeva da dimora, gli rispose brevemente che aveva solo bisogno di provare da sola. Voltò lo sguardo cieco verso il finestrino ed arrossì lievemente al ricordo di quanto c’era stato tra loro la sera prima.
Peter non ne aveva fatto parola, che aspettasse un suo segnale?! Se lo chiese, ma scacciò subito la domanda: ora non aveva tempo!
Concentrata ad afferrare l’essenza della divinità non si rendeva conto che doveva comprendere anche i sentimenti di Akoya e che il suo vissuto non le sarebbe stato di alcun aiuto.
Ringraziando l’uomo di averla accompagnata, si diresse immediatamente nella sua stanza ed accese tutte le candele che era stata in grado di recuperare. In piedi in mezzo alla camera con in mano il manto della Dea Scarlatta cercò di ricordare l’ambientazione della Valle Sacra, laddove tutti gli spiriti si riunivano. Le candele rimandavano una leggera luce soffusa, ma Ayumi non riusciva a vedere comunque il mobilio. Con i lievi movimenti della stola sentì vibrare tutte le fiamme e cercò di riprendere il filo dei pensieri che l’aveva colta quella mattina.
D’un tratto sentì un lieve capogiro… già un’altra volta le era capitato, ma non vi aveva dato peso. Perse temporaneamente l’equilibrio, ma fu sufficiente a che urtasse uno dei candelieri che, cadendo a terra, incendiò una delle tende. Fu un attimo. La tenda ed il suo stesso manto caddero vittime delle fiamme.
La giovane sentiva il fuoco bruciarle il viso e le membra mentre, paralizzata, capiva che il rogo prendeva il sopravvento in tutta la stanza. In quell’inferno, alla fine, comprese il vero significato del fuoco della Dea Scarlatta: l’elemento che, bruciando, punisce e distrugge e che, allo stesso tempo, rigenera coadiuvato dall’aria, dall’acqua e dalla terra.

Hamill era perso nelle sue riflessioni quando la sua attenzione venne catturata dagli addetti alla sicurezza. Allarmati, correvano verso la camera dell’attrice invocando l’aiuto dei pompieri.
Senza alcuna esitazione si accodò agli uomini: Ayumi era riuscita a mettersi in salvo? Nelle sue condizioni, pur con gli altri sensi affinati, sarebbe riuscita a trovare una via di fuga?
Sfondarono la porta in un attimo e la trovarono in ginocchio al centro dell’ambiente: gli altri non potevano rendersene conto e solo Peter riconobbe un sorriso soddisfatto sul suo volto.
Sospettò che quell’incidente le fosse stato utile per trovare uno dei tasselli che ancora le mancavano per interpretare il suo personaggio.
Le guardie si fecero largo tra le fiamme e la portarono fuori dalla stanza. Avrebbe preferito farlo lui stesso, ma avevano fermato sul nascere i suoi propositi.
Quando la ragazza fu al sicuro tra le sue braccia gli addetti alla sicurezza si concentrarono sull’incendio, dimenticandosi dei due.
“Ayumi, stai bene? Cosa è successo?”
“Mai stata meglio!” – il sorriso non abbandonava il suo volto – “Ho capito… finalmente ho capito l’essenza della Dea Scarlatta!”
L’uomo la guardò stranito.
“Ti rendi conto di cosa hai rischiato? Potevi finire bruciata tra le fiamme! Cosa ti è saltato in mente?” – le parole fluivano appassionate dalle sue labbra mentre con le mani strette sulle sue spalle la scuoteva duramente.
Era appena scampata alle fiamme e pensava ancora e solo alla Dea Scarlatta: non poteva tollerarlo!
La giovane restava in silenzio, guardandolo con occhi tanto espressivi da non poter credere che fossero praticamente ciechi.
“E tu? Non mi hai forse detto che mi avresti protetta? Sapevo che saresti venuto…” – disse alla fine.
“Ma non potevi esserne certa!” – e arrendendosi al sollievo di averla sana e salva tra le braccia la strinse a sé, nascondendole il viso nell’ampio petto. La grande mano iniziò ad accarezzarle la nuca intrecciandosi ai lunghi capelli.
“Non farlo mai più!”

Ricevere un ordine non le era mai stato gradito, ma in quel momento le parole dell’uomo le riscaldarono il cuore. Solo con se stessa poteva ammettere di aver avuto paura e la vicinanza con lui la stava rassicurando.
Si rilassò contro il suo petto, stese le braccia a circondargli la schiena e sussurrò:
“Va bene.”
Peter fu solo capace di stringerla di più.

Era ormai giunto mezzogiorno e le prove prima di quelle generali del giorno successivo procedevano a ritmo serrato nella compagnia guidata dalla regia di Yuzo Kuronuma. Il suo sguardo seguiva tutti gli attori in scena, ma la sua attenzione era concentrata su Maya.
La ragazza era in crisi. Come succedeva prima di ogni spettacolo, si calava tanto nel suo personaggio da esserne sopraffatta e sentirsi insoddisfatta della sua interpretazione. Lo sarebbe stata fino a che un evento, una frase, un incontro non l’avesse resa consapevole del giusto cammino da intraprendere.
Fosse stato uno spettacolo ‘normale’ non si sarebbe preoccupato, ma non ne era uno qualsiasi quello che si preparavano a rappresentare. Era ‘lo’ spettacolo della vita, quello che avrebbe segnato la loro entrata indiscussa nel gotha dei talenti del teatro.
Quella mattina l’aveva trovata addormentata in un angolo del palco di prova. Doveva aver ceduto alla stanchezza al termine di una notte di prove ininterrotte. L’uomo aveva compreso che il problema della giovane era costituito dallo Spirito del Susino Millenario: la sua interpretazione di Akoya era pressoché perfetta, come l’aveva sempre immaginata; la sintonia con Isshin era palpabile; solo il carattere della Dea le sfuggiva e forse non era nemmeno quello il problema. In tutta franchezza, Kuronuma credeva che Maya avesse compreso talmente bene l’essere divino da non riuscire a renderlo per il pubblico con il suo corpo umano.
Definito il problema si era chiesto come porvi soluzione. Aveva visto la prima attrice riprendere le prove con gli altri, come se nulla fosse successo, ma lo stato catatonico dello sguardo non poteva sfuggirgli. Sapeva bene che generalmente era l’odioso presidente della Daito a riportarla sulla retta via. Il regista l’aveva capito ormai: Masumi Hayami aveva spesso contribuito a rendere superbe le interprestazioni della ragazza. A volte era stato sufficiente un suo commento sarcastico! Altre volte Maya aveva necessitato di interventi più drastici. Ma ora… ora… cosa avrebbe potuto fare Masumi Hayami dopo aver calato la sua maschera? Avrebbe potuto comunque aiutarla senza le sue battute pungenti quanto il sale su una ferita aperta?
Quella vecchia volpe stava veramente valutando se cercare o meno l’intervento dell’uomo. Si chiese come l’avrebbe presa il giovane Hayami: un conto era fargli capire implicitamente che ‘sapeva’, un altro era richiedere il suo aiuto per Maya ammettendolo esplicitamente.
Decise di attendere l’esito delle prove generali che si sarebbero svolte l’indomani prima di prendere qualsiasi tipo di provvedimento.
view post Posted: 24/9/2012, 16:32 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
E Tomo torna con furore oppure è solo una comparsata?
Per quanto riguarda Erminia, l'ha pensata proprio bene: metterli in disaccordo in ambito musicale è il primo passo...
Spero solo che Hector non capisca o che non si riveli suo complice.
Aspetto di leggere il seguito.

PS: Masashi ci è andato giù pesante con Bianca, spero che si ravveda...
view post Posted: 21/9/2012, 16:28 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Ohhh Gnoooo! Non farai ritornare la subdola Erminia, vero?

Hijiri, a dispetto della sua età, mi sembra ancora molto immaturo: come può far sopportare alle figlie colpe sue e di Rika? Il fatto che Chigu nomini i Sakurakoji non è che la conferma della loro inadeguatezza (dei genitori naturali intendo).
view post Posted: 20/9/2012, 17:20 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Cosa?? Cosa gli sta nascondendo?
CITAZIONE
Erminia non era mai stata una santa e si era accorta d non esserlo iniziando a nascondergli anche l’essenziale.
La strada, pertanto, era tutta in discesa.

E' incinta? Sa qualcosa di Laura ed Hector?


Per il resto... so di ripetermi... ma è tutto magnifico.
Mi spiace per Eriko... avrei preferito una porta chiusa... ma... tant'è, l'animo umano è strano!
view post Posted: 20/9/2012, 13:31 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Concordo con Fulvia... sono tutti ad una svolta!
Masashi come reagirà? penserà di essere stato preso in giro o comprenderà finalmente il comportamento di Bianca?
Fulvia seguirà il consiglio di sua nonna?
David inizierà a valutare che l'assoluto (in ogni ambito) ha vita breve?
view post Posted: 19/9/2012, 12:49 Incontri - Fanfictions
AHAHAH!! Sei grande!
E comunque mi rassicuri!
view post Posted: 19/9/2012, 12:35 Incontri - Fanfictions
Speriamo che le tre donne (Maya, Ayumi e Shiori) non si somiglino troppo... ho il timore di renderle simili nei caratteri.
view post Posted: 19/9/2012, 09:07 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Concordo... mi rispecchio anch'io in questa situazione. Mi sono sentita sempre una "bruttina" pur essendo nella norma. Una volta accettata me stessa le cose sono migliorate.
Tutto sta nell'opinione e nella stima che uno ha di sé.
view post Posted: 18/9/2012, 17:09 Incontri - Fanfictions
CAPITOLO 20
Era ormai tardi quando Masumi venne annunciato a Shiori. La giovane donna stava nel suo salotto, intenta a visionare i documenti che la consulente le aveva consegnato quando era comparsa la cameriera a dirle che era giunto il signor Hayami che voleva vederla.
Shiori le aveva detto di farlo entrare, ignara dell’incontro che l’uomo aveva appena avuto con Aki. Masumi entrò con passo spigliato, indossando uno dei suoi eleganti completi chiari.
“Ciao Shiori.”
“Masumi… qual buon vento ti porta? Non ti aspettavo…”
“Beh… questa mattina ha chiamato Mikami, chiedendomi un’intervista. Gliel’ho concessa questo stesso pomeriggio. L’ho appena conclusa.”
“Oh.” – disse solo la donna, non sapendo cosa aspettarsi dall’incontro tra i due.
“C’è qualcosa che pensi io debba sapere?” – la domanda era semplice, cionondimeno la donna colse una vena insinuante nella sua voce.
“No… non credo.” – ma sentiva il rossore salirle alle guance.
Masumi si accomodò su una delle poltrone della stanza, senza mai spostare gli occhi dal suo volto.
Quando parlò di nuovo, Shiori colse una nota di dolcezza sconosciuta…
“Non hai nulla da temere da me. Siamo amici, ora, ricordi? Ti ho fatto quella domanda perché mi è parso di capire che il tuo bel giornalista sia abbastanza preso.”
“Non è il mio giornalista!” – puntualizzò, ma il rossore non l’abbandonava – “Preso da cosa?” – chiese poi senza capire.
“Da te.” – rispose semplicemente il suo interlocutore.
“Cosa… cosa te lo fa credere?” – Shiori era titubante. Non sapeva cosa si fossero detti per far nascere dei sospetti tanto circostanziati in Masumi.
“Il fatto che mi abbia fatto domande volte a scoprire i miei reali sentimenti per te ed anche il fatto che mi abbia sfidato apertamente dicendo, più o meno, che avrebbe cercato di conquistarti.”
Shiori pensò che l’imbarazzo non l’avrebbe più abbandonata. L’imbarazzo ed una lieve eccitazione che sentiva iniziare a scorrerle nelle vene. Aki si era veramente spinto fino a quel punto?
“E tu… tu cosa gli hai risposto?”
“Io? Io ho recitato la mia parte. Hai presente? L’affarista senza scrupoli irritante e spocchioso, disposto a tutto per un buon guadagno, anche ad un matrimonio d’interesse…” – concluse con un sorriso coerente con il personaggio.
“Non pensavo… non credevo… mi sembrava di essere stata all’altezza della situazione, non volevo instillargli dei dubbi…” – era veramente mortificata, ma nonostante tutto si sentiva anche leggera.
L’uomo tentò subito di tranquillizzarla.
“Non devi preoccuparti. Ti posso assicurare che non ha dubbi in merito al nostro fidanzamento. Ne è talmente sicuro che è venuto da me… ora però, mi puoi spiegare cosa è successo? Mi ha detto di averti incontrata sabato.”
Shiori rifletteva velocemente. Masumi non sembrava arrabbiato e si chiedeva fin dove poteva realmente spingersi con le confidenze.
Aki aveva effettivamente dimostrato di nutrire interesse nei suoi confronti, ma cosa sarebbe successo se la donna avesse ceduto alle sue provocazioni?
“Sì, l’ho incontrato fortuitamente sabato. Non so perché, ma era irritato per qualcosa. Mi ha volutamente provocato e abbiamo litigato…” – ed ecco ricomparire insistente il rossore.
Shiori distolse lo sguardo concludendo che alla fine avevano appianato le loro divergenze ‘in qualche modo’.

Da come si comportava la donna, Masumi dedusse che doveva esserci qualcosa di più che forse non era pronta a rivelargli. Decise di non forzarla e di rassicurarla circa i suoi progetti.
“Shiori, se Aki Mikami dovesse piacerti, non farti scrupoli per me. La rappresentazione di prova si avvicina, così come la data presunta del nostro matrimonio. Comunque il nostro segreto non andrà oltre quel momento. Muoviti come meglio credi sia giusto anche per te.” – non voleva che dopo tutto il dolore che la donna aveva sofferto a causa della sua indecisione ora dovesse anche trattenere i suoi sentimenti: dalle sue reazioni aveva capito che il giornalista la intrigava, era dunque giusto che seguisse il suo istinto senza lasciarsi sfuggire quell’occasione.
In quel momento furono interrotti da una telefonata.
Shiori rispose e Masumi colse di nuovo un leggero imbarazzo nella voce quando disse:
“Passamelo!”
La conversazione fu breve. Da parte di Shiori vi furono domande succinte, ‘va bene’ imbarazzati, tanti rossori ed una mania spasmodica alla tortura del cavo telefonico. Doveva essere Mikami.
“A domani allora” – e riattaccò tornando a sedere alla sua comoda poltrona.
“Era lui, vero?” – chiese l’uomo di fronte a lei.
“Come fai a saperlo?”
“Ti si leggeva in viso” – uno sguardo sornione che Shiori non gli riconosceva – “Ti ha invitata fuori, giusto?”
“Sì, hai ragione. Domani.”
“Ottimo! Ora vado sapendo che è tutto a posto. Mi raccomando! Ricorda quello che ti ho detto! Fa quello che vuoi e non preoccuparti delle conseguenze. Uno o due appuntamenti prima dello scoppio della bomba non avranno nessuna importanza.”
“Grazie, Masumi” – si sentì rispondere in un soffio.
“Non ringraziarmi! E’ tutto merito tuo se sei riuscita a risollevarti tanto bene da dove avevo contribuito a farti cadere.”
Si salutarono cordialmente, certi che non erano mai stati tanto vicini come in quel momento.

Shiori ripensò alla telefonata avuta con il giornalista nel momento stesso in cui Masumi si lasciò la porta chiusa alle spalle.
“Ti avevo detto che ti avrei chiamato!” – la voce che le era giunta all’orecchio era calda e suadente come la ricordava.
“Sì, è vero. L’avevi detto.” – Shiori aveva tenuto gli occhi fissi su Masumi.
“Sai? Oggi sono andato ad intervistare il tuo fidanzato…”
“Come mai?” – aveva chiesto, pur avendo già saputo dell’incontro.
“Dopo la nostra conversazione ero curioso di conoscerlo!” – avrebbe dovuto tirargli fuori le parole con le pinze.
“E dunque?”
“E’ pieno di contraddizioni. Riesce ad inviare segnali tanto distanti l’uno dall’altro che non posso pensare che sia solo l’affarista che si dice che sia.”
“Hai ragione.” – aveva mormorato con affetto la donna.
“Parlando d’altro… ti andrebbe di uscire?” – la voce dell’uomo si era fatta rigida e fredda per un momento. Shiori non ne aveva capito la ragione.
Alla fine si erano dati appuntamento per l’indomani nel tardo pomeriggio al caffè che aveva fatto da scenario alla loro intervista. Aki aveva detto di volerla portare a cena e Shiori non aveva rifiutato.
Fu colta da uno strano senso d’aspettativa che sicuramente l’avrebbe accompagnata fino al giorno successivo.

Mikami aveva chiuso la telefonata soddisfatto del risultato. Non aveva incontrato resistenza e quindi, da una parte, Shiori non si era pentita di quanto successo tra loro e, dall’altra, il suo fidanzato non si era ancora mosso per tenergliela lontano.
Solo quando aveva detto che Masumi Hayami non era solo quello che appariva e la donna gli aveva dato ragione aveva stentato a soffocare la gelosia (sì, gelosia!) e l’irritazione.

Era calata ormai la notte e come al solito Ayumi, accompagnata dal fotografo Peter Hamill, era sul palcoscenico apocalittico della Dea Scarlatta.
Ogni sera la procedura si ripeteva identica: arrivavano, Ayumi si dirigeva allo spazio destinato agli attori e memorizzava con i propri passi le dimensioni della scena. Doveva ricordare la posizione di ogni muro, rudere, colonna, detrito presenti. Non di rado inciampava e cadeva rovinosamente al suolo.
Hamill la guardava ammirato: non poteva fare altro che stare a guardare. Ayumi era stata chiara: sul palco sarebbe stata da sola, non avrebbe avuto nessuno ad aiutarla. Infatti, ogni caduta era seguita da una ripresa. Imperterrita, Ayumi recitava e recitava: ripeteva all’infinito le parole della Dea. E ogni volta si poneva delle domande perché non riusciva ad afferrare il significato profondo che il maestro Ozachi vi aveva nascosto.
Anch’egli non riusciva a capire: la sua cultura, di stampo occidentale, poco si addiceva ad immaginare Dèi insiti nel suolo, nella natura tutta, che tutto originano e tutto controllano. Il suo mondo era caratterizzato attualmente da religioni in prevalenza monoteiste che professavano l’Unico Dio creatore del cielo e della terra che aveva lasciato all’uomo la libertà di agire in libero arbitrio. Dio non interveniva.
Questi Dèi orientali che vivevano vite parallele e, allo stesso tempo, interconnesse a quelle degli uomini erano diversi dal Dio che semplicemente prometteva la ricompensa o la dannazione eterna a seconda degli atti compiuti in vita. C’era un che di mistico, di inarrivabile in questi Dèi tanto vicini da soffrire per come la terra era martoriata dall’uomo, dallo stesso Uomo che in passato era stato una divinità.

Venne interrotto nelle sue riflessioni quando Ayumi lo informò che era ora di andare a casa perché sentiva aria di pioggia.
Fu talmente stupito che nel prendere la chiave dell’auto inavvertitamente la lasciò cadere nella fossa dei binari.
Si stupì ancor di più quando l’attrice gli disse dove trovarla: l’acutezza dei suoi sensi lo sorprendeva sempre. Accese l’accendino ed illuminò le travi di legno tra i binari dove la ragazza gli aveva detto di cercare… ed ecco lì le chiavi.
Quando le tornò vicino, l’accendino sempre acceso, si rese conto che effettivamente aveva iniziato a piovere: alla fine l’autunno aveva vinto inevitabilmente su quella giornata primaverile fuori stagione.
“Andiamo, signor Hamill.” – gli disse la giovane passandogli di fianco.

L’aveva ‘visto’. Quando era passata di fianco al fotografo la fiamma dell’accendino l’aveva seguita nel movimento.
Quando mi muovo, anche il fuoco si muove…
Ricordò quando si allenava con le candele per interpretare il fuoco nella Valle Sacra. Anche allora era giunta a quella conclusione.
La Dea risiede nel fuoco…
Sapeva che era vicina ad afferrare qualcosa di fondamentale che ancora le sfuggiva: quelle sensazioni, quei sentimenti… dovevano essere legati alla Dea Scarlatta. Era vicina, ma non abbastanza. Lo era sempre stata, ma sembrava che un velo che non riusciva ad alzare le impedisse di capire.
Il signor Hamill la prese per mano e la tirò verso la sua auto, distogliendola dalle sue riflessioni. Era la prima volta che l’uomo l’approcciava in modo tanto diretto: di solito si teneva discretamente a distanza.
“Ti bagnerai tutta, se continuiamo a restare sotto la pioggia…” – tentò di giustificarsi.
“L’acqua è la mia dimora…” – forse era proprio quello il significato che il maestro voleva dare alle sue battute. La Dea dimorava negli elementi, gli elementi erano la sua manifestazione.
“L’acqua è anche la dimora dei malanni, se la si prende a novembre!” – sostenne risoluto.
Ayumi cedette e lo seguì nell’auto scura. Sentiva i lunghi capelli biondi appesantiti dalla pioggia gravarle sulle spalle. Era vero: la pioggia di novembre era fredda, quasi quanto la neve. Non contava che il giorno fosse stato sereno ed assolato: non si poteva contravvenire al corso delle stagioni.
“Sul sedile posteriore trovi la mia giacca invernale… nel caso volessi scaldarti…” – il fotografo lasciò la frase in sospeso mentre accendeva il motore e sfrecciava lontano da quel tetro scenario.
La giovane avvertiva distintamente lo sguardo del signor Hamill su di sé: riusciva a sentirne la preoccupazione. Decise di accontentarlo. Con un ‘grazie’ appena sussurrato allungò una mano verso il retro dell’abitacolo ed afferrò il morbido tessuto che costituiva il giaccone imbottito.
Se l’appoggiò sopra: non appena il calore del suo corpo riscaldò il capo, l’odore dell’uomo inizio a pervaderle le narici. Lo riconobbe subito: sorrise perché non avrebbe mai pensato di trovare piacevole il suo profumo visto che fin dal loro primo incontro l’aveva messa sulla difensiva. Inspirò profondamente: sì, confermò a se stessa, le piaceva.
Non parlarono molto… la giovane si rese conto che erano arrivati a casa quando il moto rallentò fino ad arrestarsi.
“Cerca di riposare bene stanotte” – la voce dell’uomo le sembrava più calda del solito ed anche più vicina.
Si voltò verso di lui ed avvertì il suo respiro sulla pelle. Senza avere la possibilità di controllarsi indietreggiò quel poco che poteva fino al vicino poggiatesta e spalancò gli occhi.
Stava provando delle sensazioni che non conosceva: il respiro la lasciò per un istante mentre il cuore accelerò i suoi battiti. Quella stessa mattina aveva lasciato intendere alla tata che c’era qualcosa tra lei ed il signor Hamill, ma non era successo realmente niente fino a quel momento: era sempre rimasta troppo sulle sue.

Peter l’aveva osservata di nascosto per tutto il tragitto fino a casa. Non aveva forzato il suo silenzio e l’aveva lasciata a cullarsi nel suo giaccone. L’aveva vista riscuotersi solo quando aveva capito che erano giunti a destinazione. Non voleva lasciarla andare come al solito: vederle i lunghi capelli bagnati dalla pioggia e le gocce d’acqua scivolarle sulle gote l’aveva in qualche modo infiammato. Si era sempre chiesto come avrebbe reagito la ragazza se avesse provato ad andare oltre il rapporto impersonale che avevano sempre avuto.
Le si era avvicinato, sussurrandole una frase innocente, sapendo che la giovane avrebbe comunque avvertito la sua presenza.
La vide infatti voltarsi e, quasi contemporaneamente, scostarsi indietreggiando nel bel misero rifugio del sedile.
La sentì trattenere il fiato, ma non sembrava spaventata, nonostante avesse provato ad allontanarsi… spaventata… Ayumi Himekawa spaventata?! Come gli era venuto in mente?!
Decise di azzardare una mossa. Le carezzò il collo con una mano, le posò un lieve tocco all’angolo della bocca e con un ‘buonanotte’ appena sussurrato tornò al suo posto.
Se ben la conosceva, la sua reazione non si sarebbe fatta attendere: avrebbe capito immediatamente se aveva trattenuto il fiato per l’aspettativa o il timore.
“E questo cos’era?” – avvertì l’irritazione nella sua voce e ne fu soddisfatto. No, non era intimorita!
“Il bacio della buonanotte!” – rispose serio.
“Mi è parso un po’ sbiadito per essere un bacio della buonanotte!”
Stavolta sorrise ascoltando le sue parole spavalde. Era la conferma di cui aveva bisogno: era delusa, non offesa.
“Ne vuoi uno ‘vero’? – le chiese riavvicinandosi.
“Non ho detto questo.” – sostenne, girando il volto verso il finestrino.
“Ah, no?!” – le sussurrò prendendole il mento tra due dita e voltandola verso di sé – “Ne sei sicura?”
“Sì!” – ma era solo un debole sussurro.
Questa volta Peter non le baciò l’angolo delle labbra, ma le morse delicatamente il labbro inferiore per poi sfiorarle la bocca in una lenta carezza. La sentiva immobile, ma non ostile. La stuzzicò ulteriormente leccandole le labbra con la punta della sua lingua, ne sentì il sapore e ne fu inebriato, tanto che fece scorrere le sue dita ad intrecciarsi con i capelli ancora umidi di lei ed iniziò a baciarla con passione crescente. La sentì cedere tra le sue braccia ed il loro contatto si approfondì.
view post Posted: 17/9/2012, 16:52 Ritorno nella Valle II - Fanfictions
Ho provato puro terrore quando ho "visto" Eriko affacciarsi nel vuoto con il rasoio alla mano!
Volevi per caso farmi prendere un colpo?
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Passato lo spavento posso affermare che Eriko e David mi piacciono sempre di piu' anche se devono un pochettino lasciarsi andare e smetterla con i "combattimenti".
Allora... non vedo l'ora di leggere il seguito mercoledì...
view post Posted: 14/9/2012, 09:37 Met(eora) - Racconti erotici... solo per gli adulti!
Non credo ci siano parole per esprimere quanto siano coinvolgenti le sensazioni che riesci a trasmettere con le parole. Veramente favolose!
view post Posted: 13/9/2012, 10:20 Incontri - Fanfictions
E' vero... hanno tutto un altro suono...
view post Posted: 12/9/2012, 17:50 Incontri - Fanfictions
Grazie Fulvia... a me ha fatto morire dal ridere scrivere

CITAZIONE
Decise di conservare la sua maschera: non poteva certo alzarsi in piedi e stringergli la mano per congratularsi!

view post Posted: 12/9/2012, 16:43 Incontri - Fanfictions
Ecco qua il nuovo capitolo, come promesso.

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CAPITOLO 19
Masumi si stava preparando all’intervista ipotizzando le varie domande che Mikami avrebbe potuto porgli e predisponendo mentalmente le risposte adeguate quando la sua segretaria ne annunciò l’arrivo. Le disse di farlo attendere un paio di minuti e di farlo entrare subito dopo.
Si accomodò meglio nella poltrona in pelle della sua scrivania, prese una delle sue sigarette ed iniziò quella nuova sfida. Non aveva mai incontrato il giornalista, quindi la vista di quell’uomo dagli abiti sportivi, con i capelli scuri lunghi fino alle spalle e la barba fintamente incolta lo stupì. Non era comune osservare una tale mise nel mondo professionale nipponico dove il completo scuro dominava indiscutibilmente. Comprese come una tale abitudine derivasse dai suoi lavori all’estero: negli scenari ‘caldi’, l’importante è la comodità e praticità del vestiario, non certo la sua apparente eleganza. Lo vide avanzare con passo sicuro fino al centro della stanza ponendosi di fronte alla sua scrivania e togliendosi al contempo gli occhiali scuri. Masumi si alzò e gli tese la mano, lasciando che la sigaretta bruciasse indisturbata sul bordo del posacenere di cristallo.
Entrambi si accomodarono.
“Allora, mi dica pure.” – non doveva avere più di quarant’anni visto che vi era solo un lieve accenno di rughe sul suo volto, forse derivante più dalla vita all’aria aperta che dall’età.
“Mi chiedevo… Come è andato l’incontro di venerdì con le due candidate al ruolo della Dea Scarlatta?”
E’ partito subito in quarta.
“Vuole sapere qualcosa in particolare? Capirà che la maggior parte delle informazioni sono abbastanza riservate… Sa, la concorrenza è spietata.” – aveva risposto in tono calmo e aveva approfittato dell’argomento per dirgli che non gli avrebbe raccontato quasi nulla (in effetti c’era ben poco da raccontare ad un giornalista, visto che con Ayumi si era trattato di un appuntamento fatto di convenevoli e con Maya…).
“Mi interessa sapere di che umore erano le due candidate e come si sono poste nei suoi confronti.”
“Mi faccia pensare… Ayumi Himekawa è stata molto sicura di sé e disponibile. L’ho trovata molto determinata.”
“E Maya Kitajima? So che l’appuntamento con lei si è protratto molto più a lungo. Ha incontrato dei problemi?”
“Problemi? No, non direi. E’ stata più malleabile rispetto alle altre volte…” – Mikami vide un leggero sorriso aleggiare beffardo sulle labbra dell’uomo. Sembrava divertirsi.
“Avete forse già preso accordi?”
“No. E’ prematuro, non pensa anche lei? Il mondo del teatro è molto superstizioso.”
“Allora perché le ha incontrate?” – effettivamente Mikami non capiva quelle incongruenze.
“Per rendere ben chiaro alle due attrici e alla concorrenza che la Daito è in prima posizione per la rappresentazione del capolavoro scomparso. E’ un messaggio che deve essere chiaro a tutti!” – lo sguardo e la voce dell’uomo si erano fatti taglienti. Ora iniziava a capire perché lo ritenessero un freddo affarista senza scrupoli.
“Come definirebbe il suo rapporto con Maya Kitajima? I vostri scontri sono famosi…”
“Come ha detto lei, i nostri scontri sono famosi. E’ tutto alla luce del sole, cos’altro c’è da aggiungere?” – ecco da chi aveva imparato Shiori a rispondere in quel modo irritante. Decise che non valeva la pena puntualizzarlo per il momento e proseguì con l’intervista.
“Ha ragione. Ma vede… Contrariamente ai miei colleghi, sono convinto che lei non la veda come un’avversaria… o un ostacolo.” ¬– vide comparire un lampo di curiosità nel suo sguardo indifferente e capì che si era avvicinato.
“Cosa glielo fa credere? Ho ostacolato la sua prima compagnia teatrale e l’ho fatta fallire. Ho stracciato il contratto che la legava alla Daito. L’ho ridicolizzata in pubblico più di una volta. Come può pensare che io non la veda come un’avversaria o, al massimo, come fonte di guadagno e divertimento?” – il giornalista vide i suoi occhi color cobalto, tanto strani per un giapponese soprattutto se coniugati ai capelli biondi, farsi più scuri. Il presidente aveva ripreso a fumare la sigaretta che sembrava essere stata dimenticata fino a quel momento. Doveva interpretare tutto come un segno di nervosismo?
“Tutto vero. Ma sempre lei ha assunto alla Daito la sua insegnante, dandole una fonte di reddito adeguata dopo che era finita sul lastrico. Ha provveduto a curare il suo precario stato di salute. Ha stracciato il contratto che legava la giovane alla Daito perché, se non ricordo male, se l’avesse rescisso la stessa Maya Kitajima avrebbe dovuto pagare una penale che l’avrebbe indebitata per il resto della sua vita. Infine, ho notato che ogni volta che la strapazza la stampa fa pubblicità gratuita agli spettacoli di cui è protagonista. Siccome non è conosciuto per essere un ingenuo, ho considerato che il suo obiettivo non sia quello di ostacolarla, ma quello di favorirla.” – Hayami lo aveva guardato con occhi socchiusi e poi era scoppiato in una risata divertita quanto sarcastica.
“Mi sta dicendo che, secondo la sua teoria, avrei una predilezione per lei?”
“Lo sta dicendo lei. Io me lo sono solo chiesto.”
“Allora le posso rispondere solo che Maya Kitajima ha un grande talento e la ritengo una delle future gemme della mia casa di produzione. E… Se mi sta per chiedere il motivo per cui l’ho liberata dall’impegno con la Daito, se era così che la pensavo, le posso rispondere che, per esperienza, preferisco collaborare con persone convinte di ciò che stanno facendo. Maya Kitajima non lo era.”
Aki lo ammirò. Era stato in grado di mantenere il suo sangue freddo: certo, nulla confutava la versione che gli stava raccontando, ma il giornalista sentiva a pelle che doveva esserci dell’altro oltre all’interesse meramente professionale.
“Quindi i vostri dissapori sono una montatura?” – la domanda sorgeva spontanea.
Un’altra boccata di fumo e Masumi Hayami si alzò dalla scrivania per affacciarsi alla grande vetrata. Gli diede le spalle per alcuni secondi, poi si girò e rispose:
“Le ho forse dato a intendere questo? La signorina Kitajima non mi sopporta. E’ un dato di fatto. Quello che lei vede e che i giornali scrivono è realtà.” – una mano era stretta dietro la schiena, il suo portamento era fiero ed il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione. Il giornalista riusciva quasi a comprendere come la sua freddezza e la sua capacità di calcolo fossero divenute leggende. Aveva ammesso di ammirare la giovane attrice, ma allo stesso modo aveva dichiarato che quel sentimento non era reciproco.
“Non la sopporta nemmeno dopo che la signorina Takamiya le ha parlato?”
Masumi non poteva sostenere di divertirsi. Il dialogo con il giornalista poteva rivelarsi disastroso se l’uomo avesse avuto intenzione di pubblicare tutto quanto si erano detti prima che il tempo fosse compiuto. Ammettere di ammirare Maya Kitajima, di aver agito per favorirla fomentando la stampa si discostava troppo dall’immagine che si era creato. Doveva arginare i danni: quell’uomo era veramente troppo intuitivo.
“Shiori è stata molto utile in questo frangente. Grazie a lei sono riuscito a discutere in modo relativamente pacato con la signorina venerdì scorso, come ricordava anche lei poco fa.” – e così aveva ulteriormente avvalorato la tesi sull’incontro tra Shiori e Maya. Pensava ormai di essere su un terreno meno pericoloso avendo sviato l’argomento, quando la domanda successiva lo spiazzò:
“Utile? E’ questo che è la signorina Takamiya per lei?”
Masumi era rimasto fino a quel momento in piedi con le spalle rivolte alla finestra. Alla sua domanda si riposizionò alla poltrona, lo guardò fisso negli occhi, intrecciò le mani davanti a sé e, sfoderando il suo miglior sorriso da affarista senza scrupoli, rispose:
“Anche! E’ la mia fidanzata. E’ normale che sia così, no?” – era dura fingere in quel modo, ma doveva farlo. Il giornalista aveva ormai avuto parecchi contatti con gli attori in gioco in quella faccenda e doveva essere coerente il più possibile con quanto il grande pubblico si aspettava da lui.
“Beh, un uomo normale la considererebbe da un punto di vista esclusivamente romantico.” – l’uomo accentuò particolarmente l’ultima parola.
“Ma io non mi trovo in una posizione normale. Devo per forza avere una donna utile al mio fianco!” – e sfoderò un altro dei suoi sorrisi indisponenti.
Notò che lo sguardo del giornalista si era fatto scuro. Masumi non si aspettava una reazione tanto accentuata da parte sua e se ne chiese la ragione.
“E pensare che la signorina Takamiya nutre profondi sentimenti di stima ed affetto nei suoi confronti…”
Masumi non sapeva se sostenere lo stesso o continuare a puntare sulla dura immagine che aveva provato a costruire.
“Potrei dirle che anche per me è lo stesso…” – la scelta di quelle parole doveva dare a Mikami a conferma che il loro era solo un matrimonio d’interesse. Sapeva di star percorrendo un terreno minato, ma sapeva anche che, in caso di necessità avrebbe potuto sfruttare le informazioni che stava dando al giornalista a proprio vantaggio. Se si fosse reso necessario, al momento dell’annuncio della cancellazione del matrimonio, Mikami avrebbe potuto scrivere che i due non si volevano piegare ad un matrimonio d’interesse. Sarebbe andato bene anche se l’avesse dipinto come tutti gli altri facevano. Tuttavia, non si spiegava quello strano attaccamento che il giornalista manifestava in relazione al suo matrimonio ed alla sua fidanzata. Avrebbe voluto scoprirne la ragione.
“Potrebbe dirlo… ma non lo dirà, da quanto ho capito.” – l’affermazione giunse secca.
“No, non lo dirò.” – e non aggiunse altro, aspettando la sua prossima mossa.
Si fronteggiarono per alcuni secondi, divisi solo dall’imponente scrivania. La sigaretta era ormai spenta da un pezzo, Masumi conservava il suo sorriso beffardo mentre osservava il suo interlocutore stringere contrariato la penna che aveva in mano.

Il giornalista non capiva come una donna come Shiori Takamiya si fosse potuta innamorare di un simile elemento. Era indisponente, presuntuoso e dal cuore gelido. Cosa vi aveva visto per poter provare sentimenti tanto profondi?
Non riusciva a capirlo ed allo stesso tempo era sempre più determinato nella sua decisione di provare a conquistarla: forse i sentimenti che la donna aveva manifestato sarebbero mutati: era abbastanza comune che quelle che si credevano emozioni profonde si rivelassero alla fine superficiali.
Il ricordo del bacio che si erano scambiati ne era una testimonianza.
“Come ha fatto a convincere la signorina Takamiya ad intraprendere la sua attività?”
“E come ha fatto lei a scoprire che la mia fidanzata si sta muovendo in tal senso?”
Sì, alla fine gli dirò che non mi piace proprio questo maledetto vizio.
Per ora rispose solo:
“Facciamo uno scambio. Lei risponderà alla mia domanda ed io risponderò alla sua.”
Vide l’uomo scrollare leggermente le spalle come se in realtà fosse del tutto disinteressato alla sua risposta. Quella vista lo rafforzò nel suo intento.
“Shiori voleva dedicarsi a qualcosa che non fosse la sola organizzazione del suo matrimonio. Così gliel’ho suggerito e lei ne è stata entusiasta.” – si interruppe per poi aggiungere – “Non so quanto durerà il suo interesse, ma comunque… mi dica invece, come fa lei a saperlo?”
Ogni parola in più che sentiva uscire dalla sua bocca lo irritava. Come poteva un uomo solo avere tanta spocchia?
“Ho incontrato questo sabato la signorina Takamiya. Abbiamo avuto una conversazione molto piacevole.” – cercò di essere anche leggermente ammiccante, accompagnando la frase con un leggero sorriso.
“Non mi ha detto nulla…”
“Non è obbligata a dirle tutto, non le pare? Avrà preferito tenere per sé alcuni particolari.”
“Può fare certamente come vuole.”
“Allora…” – era giunto il momento di lanciare la sfida – “se provassi a portargliela via, lei sarebbe libera di venire con me?”

Ecco dove voleva andare a parare. L’intervista era stata semplicemente una scusa. Masumi non sapeva cosa fosse successo nei due incontri che c’erano stati tra Aki Mikami e Shiori (di uno ignorava perfino l’esistenza!) ma la donna doveva aver fatto colpo.
Non poteva esserne più felice. Mikami era più simile a lui di quanto desse a vedere. Anche lui quando inquadrava un rivale sentiva il bisogno di conoscerlo. Sulle informazioni che ne ricavava basava tutta la sua strategia.
Decise di conservare la sua maschera: non poteva certo alzarsi in piedi e stringergli la mano per congratularsi! Non c’era nulla di definito… non ancora.
“Lei può provare a fare quel che vuole… ma non è detto che ci riesca..:”
“Ho degli indizi che mi fanno supporre il contrario.” – ora era il suo interlocutore ad avere un tono beffardo.
Masumi era divorato dalla curiosità, come lo sarebbero state le vecchie pettegole di un condominio di fronte al sospetto di uno scandalo.
“Faccia come crede.” – e si alzò, tendendogli la mano e segnando così la fine del loro incontro.
Vide Mikami riporre la penna con cui aveva preso ben pochi appunti (altro segno di come l’intervista fosse ‘fasulla’) e prendere la mano che gli porgeva.
“Come ho detto a Shiori, non mi piace che mi si risponda con delle domande. Questo glielo dico nel caso ci incontrassimo ancora.” – e si avviò verso la porta.
Shiori… l’ha chiamata per nome di proposito.
Sull’uscio, una mano ferma sul pomolo, le spalle a Masumi, concluse: “Posso capire come mai si scontri con la signorina Kitajima. Sa essere veramente irritante.”
“Me ne rendo conto! Cerco di fare il possibile!” – gli rispose prima di congedarlo definitivamente.
Era stato un incontro molto interessante e voleva saperne di più. Decise di andare da Shiori: sicuramente avrebbe avuto delle risposte.
Mentre si stava alzando dalla scrivania, entrò bussando la sua segretaria.
“Come è andata?” – chiese.
“E’ un osso duro, come pensavamo. Ma ho motivo di pensare che sia venuto qui più per interesse personale che professionale.”
“Cosa glielo fa credere, signore?”
“Non ho nessuna certezza in proposito, ma mi è sembrato di cogliere una certa predisposizione del signor Mikami per ‘Shiori’…” – rispose, calcando sul nome della giovane come aveva fatto il giornalista.
“Oh…” – disse Mitsuki – “Sarebbe proprio un bel colpo di scena.”
“Lo penso anch’io.”

“Me ne rendo conto! Cerco di fare il possibile!” – quella frase continuava a girargli nella mente. Non poteva credere che fosse l’ammissione da parte di Hayami che i suoi atteggiamenti erano studiati perché avrebbe significato che gran parte delle risposte che aveva ottenute erano false o solamente in linea con il personaggio. Se così fosse stato, solo quella frase scaturiva sinceramente dall’animo di quell’uomo, ma anche quella poteva essere stata lanciata per confonderlo.
Che individuo era Masumi Hayami per essere in grado di fronteggiare un’intervista alla cieca e rispondere in modo fuorviante alle domande?! E se così fosse stato, qual’era la realtà e quale la finzione nel dialogo che avevano avuto?
L’unica cosa si cui era veramente certo era che voleva rivedere Shiori: l’avrebbe chiamata come le aveva promesso.
323 replies since 30/11/2010