L'amore di Isshin

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 26/8/2015, 10:25
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Sì, il parallelismo che tracci è plausibile, ma io non ho inteso mettere a confronto la megera (mi duole parlare così di una donna, ma il genere non ne esce vincitore, se si pensa a tale tipologia di donna) con il nostro. Piuttosto, ho provato a tracciare il parallelismo tra Masumi e l'artista Oozachi. L'anima del maestro è confluita nel nostro - o è autosuggestione per essere vissuti per anni sulla scorta delle vicende legate al capolavoro scomparso? - ma, mentre il primo è stato indotto al suicidio dalla consapevolezza di avere portato a termine ciò che lo esprimeva appieno, il secondo rinuncia alla vita a causa del senso di colpa e dell'impossibilità di sfuggire alle regole. All'inizio della mia parentesi forumistica, sono stata molto contestata per avere tracciato spesso una società - quella nipponica - restia al cambiamento dei costumi. C'è molta apparenza, nel Sol Levante, e sovente a farne le spese è il cuore. Poco importa se i ragazzi abbiano imparato a vestire all'Occidentale. Ci sono regole che non mutano. Io non faccio alcuna analisi sociologica, per carità: mi baso su ciò che leggo qua e là sui siti dedicati, sui testi di storia giapponese che, a volte, ho consultato in biblioteca. Nulla di che.
A proposito di questa storia, siamo quasi all'epilogo. Grazie ancora.

Capitolo quattordicesimo



Maya si ridestò quasi di colpo.
Avvertì il tepore della coperta di pile che, un giorno lontano una vita, aveva regalato a Masumi. Il fuoco crepitava nel camino: una bella fiamma alta e vigorosa le diede speranza, così come la sagoma di un uomo di spalle.
“Masumi…” balbettò sperando di avere solo sognato.
Ma la persona che si girava piano verso di lei era un’altra.
Le lenti ambrate scintillavano al ritmo del fuoco.
“Signor Hijiri…”
E le parole, mentre le pronunciava, suonavano come una triste conferma.
Gli occhi dell’uomo erano bassi e portavano il suo stesso carico di tristezza. La tristezza di chi non ha fatto in tempo e, a torto, teme di non aver fatto ciò che era necessario o anche solo sufficiente fare.
“Maya.” Disse a sua volta l’uomo ombra della Daito.
Aveva tirato su le maniche della camicia: la sua mise era terribilmente informale e, a dispetto della situazione tragica, l’attrice non poté non avvedersene.
Ella si lasciò cadere per terra.
Un singhiozzo dietro l’altro si mesceva malinconicamente al crepitio del fuoco.
“Non riuscirò mai più…mai più a recitare…senza il sostegno del mio più grande fan, senza il suo sguardo sulla mia schiena…chi avrà cura di me? Io sono una ragazza inutile e priva di talento…”
Il volto di Hijiri si fece <ruvido>, arrabbiato come forse mai s’era visto:
“Così intendi onorare l’uomo che dici di amare? E credi davvero che la morte possa eliminare per sempre l’ombra scarlatta che, da sette anni, veglia su di te? Come può la prescelta per il capolavoro scomparso dire cose come questa?”
Le si era avvicinato, aveva preso a scrollarla con vigore:
“Rammento che, una volta, il signor Masumi ti ha chiesto di farlo credere nella dèa scarlatta! Guarda me, adesso: io e tutti gli altri tuoi fan aspettiamo lo stesso miracolo! Lui è qui. Ti sta ascoltando e ogni tua parola suona come un’ulteriore condanna. Guarda alla tua insegnante come ad un esempio: anche lei ha avuto il cuore straziato dal medesimo dolore, ma è tornata sulle scene e ha dato voce a quell’uomo straordinario che è stato il maestro Oozachi. Vivi, Maya. Vivi perché anche Masumi possa vivere ancora.”
“Ho ereditato l’anima e la vita stessa della sensei…” mormorò la giovane rammentandosi delle parole della signora Tsukikage.
Un lampo di collera le attraversò lo sguardo:
“E’ tutta autosuggestione, signor Hijiri. Questo non può essere vero. Per tutta la vita, non ho avuto nulla, a parte la recitazione e, ora che scopro di volere vivere in pienezza anche l’amore, mi è negato. È ingiusto! È del tutto ingiusto! Anche mia madre…è morta nel momento in cui ha accettato le mie scelte! Perché l’uomo non può essere sereno e appagato? Perché deve perdere tutto in un istante, nel momento stesso in cui è realizza di essere felice?”
Batteva con i piccoli pugni sul petto dell’uomo, che aveva un che di inerte, di smorto, come se si facesse sacco da boxe per lei, perché, dopo lo sfogo, potesse riprendersi la vita e la coriacea volontà di calcar le scene.
“Non lo so.” Disse in un soffio “Non posso rispondere alle tue domande, Maya. Io stesso, ancora oggi, non mi capacito di essere vivo pur essendo legalmente morto. Debbo tutto al signor Masumi, anche l’unica parvenza di vita che vedi.”
Le prese le mani, stringendole forte, quindi l’abbracciò con calore.
“Io stesso, ora,” pensò tra sé “non posso far altro che darti un anonimo conforto. Ho detto al signor Masumi che ti avrei voluta per me, ma solo ora percepisco la medesima disperazione che lo ha condotto a quel passo estremo: neppure io posso averti, Maya. Perché non si può pretendere di amare qualcuno essendo nessuno.”


Isshin terminò di preparare le sue cose con volto assente.
Dietro di lui, un bastone di legno di susino, alto circa un metro e mezzo, era appoggiato alla parete.
Egli si girò e, inquadrandolo, sorrise.
Era talmente preso dal pensiero di Akoya che non udì il bussare quieto alla porta del tempio.
Kusunoki avanzò, riportandolo alla realtà.
“Scusami.” Gli disse subito “Ho visto la vecchia. La cerimonia ha avuto luogo, ma io proprio non me la sentivo di lasciarti andare senza farti un saluto.”
“Ti ringrazio.” Mormorò lo scultore “Ma io sono solo un umile servitore degli dèi e non merito tanta attenzione da un generale alle dirette dipendenze dell’imperatore.”
L’altro alzò un sopracciglio, stranito.
“Adesso ti metti a parlare di dèi? Mi stranizza davvero: in fondo, ti ho conosciuto come un miscredente...e parevi convinto di ciò che dicevi. Che cosa è cambiato?”
“Ho amato una dèa.” Rispose fissandolo negli occhi. L’azzurro che emanava dai suoi era pari a certi cieli che raramente si vedono, se non in primavera “Mi è svanita davanti agli occhi. Io l’ho stretta tra le braccia, salvo poi realizzare che era puro spirito in sembianze umane.”
“Sicché…” fece il generale “Ora credi negli dèi.”
“Lo hai visto anche tu.” Svicolò Isshin “Akoya è scomparsa con il suo stesso spirito. Dove credi sia andata, se non in cielo. E, adesso, è pace. Persino la nonna, ora, mi guarda con benevolenza.”
Kusunoki osservò il bastone nodoso a ridosso della parete:
“Che cosa farai adesso?”
Il ragazzo richiuse lo zaino in juta e si girò verso di lui.
“Non ho un progetto. Ciò che intendo fare è particolare: in un certo senso, proverò a riavvolgere il mio gomitolo. Quando l’avrò fatto, Akoya sarà di nuovo qui, di fianco a me.”
“Gomitolo?” ripeté l’altro “Che intendi?”
“Quand’ero al tempio – mi pare passato un secolo – circolava una vecchia leggenda cinese: le due parti di una stessa anima sono legate l’una all’altra da un filo scarlatto. Non importa che i corpi muoiano perché quelle due parti son destinate a reincontrarsi: c’era un uomo cui fu predestinata in sorte un’anima gemella bambina. Lui era già in là con gli anni e, ovviamente, riteneva la cosa assurda e al limite dell’immorale. Così mandò un emissario a uccidere la creatura quand’era ancora in culla. L’emissario tornò e disse di avere compiuto l’efferato gesto e l’uomo visse per tanti anni convinto di essersi liberato di una imbarazzante anima gemella. Ma il sicario non aveva ucciso la fanciulla: ella, divenuta di incomparabile bellezza, aveva un unico sfregio, nel mezzo della fronte. Quando l’uomo, del tutto casualmente, reincontrò la fanciulla, se ne innamorò perdutamente. Pur essendo lui in là con gli anni, anche lei prese a ricambiarlo e, un giorno, gli narrò di quanto le era accaduto da bambina. L’uomo finalmente comprese.”
Isshin guardò il cielo come a una fonte d’ispirazione:
“Da qualche parte, Akoya sta rinascendo. Non avrò pace finché non l’avrò ritrovata. E accadrà perché è una promessa di eterno amore, la nostra, scritta nella notte dei tempi.”
 
Top
view post Posted on 27/8/2015, 12:31
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Capitolo quindicesimo



Eysuke Hayami, il volto impietrito di chi non è in grado di ponderare ciò che vede, era fermo davanti alla grande vetrata. In fondo, aveva sostato lì tutta la vita, con Masumi seduto al grande tavolo da pranzo intento a mangiare o a scorrere con lo sguardo attento le sue carte.
Ma quel giorno Masumi non c’era.
Le sue ceneri, sul tavolino basso, segnalavano un’assenza più che dolorosa.
Mitzuki, vestita di uno yukata scuro, entrò nella sala seguita da Ryu Takamiya.
“Le mie condoglianze, Eysuke.” Disse quest’ultimo col tono grave.
L’espressione della segretaria, di solito eloquente e ironica, recava altrettanto dolore e costernazione. Il vecchio non rispose neppure e l’imperatore andò a sedersi su una poltrona: di lì a poco, giunsero alla chetichella altre dieci, venti persone, ma non <lei> né Hijiri.
Lei, Maya, era ancora ad Izu e solo alla <ragazzina senza alcuna bellezza> andava il pensiero desolato di Hayami. Che cosa stava facendo? Che ne era, adesso, del suo cuore? Stava straziandosi l’anima come già Chigusa Tsukikage aveva fatto vent’anni prima?
Per la seconda volta, la colpa era sua, di Eysuke.
Si alzò a stento dalla sedia a rotelle e, ignorando tutti gli astanti, si rivolse a Mitzuki:
“Prendi la macchina. Devi accompagnarmi in un posto. Tu sai dove, suppongo.”
La segretaria annuì pronta, ma perplessa.
“Te ne vai adesso?” chiese Takamiya quasi fosse lui stesso il padrone di casa.
“Non è affar tuo.” Sibilò il presidente della Daito “Andatevene tutti. Ci rivedremo alla cerimonia ufficiale, ammesso abbia voglia di avervi tra i piedi.”
Le persone lì convenute mormorarono malignamente e qualcuno disse che era andato fuori di testa per l’enorme perdita.
Una perdita commerciale, ai loro occhi.
Un’occasione perduta.
E si profilava <la necessità> di trovare nuovo erede da trovare a tempo di record.
Mitzuki, ignorando anch’ella ogni commento, guidò la sedia a rotelle fino all’ingresso, dove Asakura aspettava. Ma Eysuke gli ordinò di restare e di assicurarsi che gli ospiti andassero via quanto prima.
“Masumi non vorrebbe che loro stessero qui.” Pensò, ma non lo disse.
Salì sull’auto senza dire una parola.
Non parlò lui e non parlò neppure Mitzuki. Non era necessario.
Quando egli entrò nella casa di Izu, tre ore dopo, la situazione non era delle migliori e si sentiva già stremato: Maya, tra le braccia di Hijiri, pareva il fantasma di se stessa. Erano entrambi sul divano, pallidi e silenziosi.
Il collaboratore ombra della Daito fece per alzarsi, ma Eysuke, con un gesto della mano, lo trattenne.
“Signore…” disse comunque Karato “Sono dolente di non riceverla con adeguati onori, ma oggi non è una buona giornata per nessuno. E perdonerà la mia mancanza di educazione, spero.”
Anche Mitzuki, dietro a Eysuke, non credeva ai suoi occhi.
“Signorina…” disse il vecchio Hayami “No, Maya…il tuo spettacolo è prossimo. Ormai, ti sei impadronita del capolavoro scomparso. Vengo da te perché so che, se esiste una forza in grado di riportare <mio figlio> qui, sei tu ad averla. Tu e tu sola. Puoi fare il miracolo?...tu sei la dèa…”
Maya si raddrizzò un poco, mantenendo, però, la mano in quella di Hijiri.
“Il miracolo?” ripeté “Lei domanda <a me> un miracolo?”
Eysuke si mise una mano sugli occhi come chi non riesce più a trattenersi:
“Vengo da te, come ci si reca al tempio. Ho fede…ho fede…”
“Pensa che io…che io possa?...” ribadì Maya con voce tremante “Viene da me! Da me! Ma perché, Hayami-san? Non era sufficiente il potere già in mano sua? Perché ostacolare il legittimo desiderio di un cuore?”
E prese a singhiozzare, richiudendosi nel dolore che era solo suo.
“Devi tornare a Tokyo.” Disse Mitzuki con voce dolce, ma ferma “E’ tuo dovere, Maya. Anche Ayumi sta attraversando un momento molto grave, eppure non molla. Tutti noi, compresa la Tsukikage sensei, aspettiamo che tu possa far rivivere la sua anima: l’anima della dèa. Io sono certa che è a questo che il signor Eysuke si riferisce.”
Egli, come avvolto nell’oscurità, nel mentre piangeva sommessamente.
“L’anima…del maestro Oozachi è confluita in Masumi…” disse tra sé l’attrice.
Gli sovvenne la loro conversazione, prima dell’arrivo di Hijiri e si sforzò una volta di più di credervi con tutte le sue forze.
“La luce. Ha visto la luce. Nonostante abbia perpetuato il suo errore...”
E Ayumi, poi?
Che problemi poteva mai avere?
Stava soffrendo al par suo, ma diversamente.
Fu Mitzuki a svelarle il segreto, ché lo aveva carpito con astuzia a Ajime Onodera.
“Non è una semplice malattia degenerativa della retina.” Rivelò la segretaria “C’è dell’altro e la ragazza deve essere operata con molta urgenza. Vanno rimossi dei coaguli e non solo, temo.”
“Dèi…” esclamò Maya “Che cosa è mai questo?”
“Non puoi fare un torto come questo ad Ayumi.” Disse Mitzuki “Devi tornare adesso e recitare. Fino in fondo. Mettendoci tutto il tuo cuore.”


***



Masumi vive.
Fu ciò che Maya si ripeté fino a quel giorno.
E, salendo sul palcoscenico, aveva porto la mano a Sakurakoji – trasfigurato anch’egli nel suo aspetto abituale - e immaginato di dare la mano a lui, al suo amato.
Masumi viveva.
In ogni parola del capolavoro scomparso, un libro sacro portatore di speranza per ogni amante deluso, egli riemergeva con forza.
Karato Hijiri, seduto al posto S che sarebbe spettato al donatore di rose scarlatte, adempì al suo compito fino all’ultimo. Silenzioso e appassionato, aveva ordinato che a Maya venisse recapitata una corona di rose scarlatte. E un biglietto scritto di pugno da Masumi era nel mezzo del grande bouquet: quel messaggio era stato redatto a poche ore dall’incontro mai avvenuto a Izu.

“Amor mio, di vero cuore e certo del tuo trionfo, attendo di alzare il calice insieme a te. Adorata, piccola donna, in questo giorno, apro il mio cuore come non ho mai fatto. Ti amo. Sono tuo per sempre.”

Sakurakoji, ritto davanti allo specchio, si sistemò lo yukata sulle spalle, quindi, sollevato un lembo delle fasce sottostanti, nascose il delfino con la pietra azzurra.
I capelli, acconciati come da copione, erano stati tirati indietro, ravviati in una coda bassa.
Lo sguardo era serio e composto, tipico di chi si gioca non solo la carriera, ma la vita stessa. E Maya rappresentava non soltanto la sua preziosa partner artistica, ma anche la donna di cui era innamorato da sempre.
Non doveva deludere né se stesso né lei.
Almeno sul palcoscenico, si ripeteva, io e lei siamo anime gemelle. Lei avrebbe visto una volta di più il suo cuore sincero. Doveva pur valere qualcosa, ai suoi occhi. Anche se non era Masumi Hayami, i suoi sentimenti <dovevano> giungere al suo cuore poiché erano altrettanto intensi e anche lui, al pensiero di perdere Maya, si sentiva assalire dall’ansia. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di sostenerla, pur di asciugare le sue lacrime. Il loro sodalizio artistico non poteva essere fine a se stesso.
Vide Genzo Otori bussare alla porta semiaperta del camerino. Anch’egli era elegantemente abbigliato, come si confà alle occasioni speciali. E quella era decisamente un’occasione speciale.
“Io, come Genzo…” balbettò.
Quelle parole giunsero alle orecchie dell’anziano, che sorrise.
“Ho molto apprezzato la sua interpretazione di Isshin, nella Valle.” Arrossì Sakurakoji “Lei e la signora Tsukikage eravate in perfetta sintonia.”
“Sul palcoscenico,” diss’egli ispirato “io e la sensei siamo un’unica cosa, la stessa voce. Esprimiamo entrambi ciò che il maestro Oozachi ha inteso lasciare al mondo.”
Yuu si mosse verso di lui, incerto:
“E, mi dica, questo le è bastato?”
Deglutì, il respiro era un poco affannoso.
“Non c’è stato onore né gioia più grande.” Rispose l’anziano, che aveva colto perfettamente il senso della domanda “Vivere giorno per giorno con lei, fare ciò che un uomo innamorato fa per la propria compagna mi ha dato più gioia di un comune matrimonio. Il mio cuore è irrimediabilmente di Chigusa Tsukikage. Lei non mi ha mai ricambiato: del resto, come avrebbe potuto? La sua unione con Ichiren era stata un fatto.”
Lasciò quelle parole in sospeso, come chi fa trapelare un barlume di speranza nel cuore di un innamorato bisognoso di conforto.
“Ora, Maya Kitajima elaborerà il suo lutto, come la sensei Tsukikage non ha avuto modo di fare. Molti pensano che quello carnale sia un legame semplicemente fisico: i giovani vivono il sesso in modo spensierato, senza riporvi significato alcuno. In realtà, però, esso è ciò che, più di ogni altra cosa, realizza l’originaria unità dell’anima.”
E fissò Sakurakoji, che era rosso sino alle orecchie: era davvero il timido Genzo a parlare? L’uomo solitario che non aveva occhi che per lei, la sua preziosa sensei?
“Cosa intende dirmi, signore?” chiese con un filo di voce il ragazzo.
“L’unione tra Maya e il signor Hayami non ha mai avuto luogo.” Disse l’altro “E nessun dio, per quanto geloso possa essere, può desiderare che una propria creatura sprechi la sua vita soffrendo. Il signor Masumi, come il maestro Oozachi, non ha avuto fede, ma Maya, quella fede, l’ha e ne verrà fuori con il sorriso della festa perché scoprirà di poter essere felice ancora una volta.”
“Che cosa significa?” chiese Yuu scioccato.
“Le anime gemelle sono destinate a reincontrarsi. Anche tu ne hai una, da qualche parte nel mondo. Ma non è detto che quell’incontro appartenga a questa vita, ragazzo. E, ad oggi, sei obbligato a vivere la vita che hai. Come lo è Maya. Io la conosco da quand’era piccina: il legame tra voi è sempre stato molto forte e, ora, siete Akoya e Isshin. Ciò, per chi venera l’arte come fosse il libro degli dèi, varrà pur qualcosa.”
“Mi sta dicendo di non perdere la speranza? …che c’è un futuro per Maya e me?”
Genzo indicò il delfino nascosto dietro al colletto.
“Aveva già fatto un passo verso di te.” Rispose criptico.
“Maya non mi ha mai rifiutato…” disse tra sé Sakurakoji.
 
Top
view post Posted on 27/8/2015, 14:07
Avatar

Stregone/Strega professionista

Group:
Member
Posts:
2,572

Status:


La tristezza un po' si stempera nella tenue speranza finale di questo ultimo capitolo postato.
Ma l'ultimo biglietto di Masumi, in cui rivela finalmente il suo amore è stato un colpo doloroso al cuore.
La primaria reazione di Maya, la rabbia per l'assurdità del fato, per l'impossibilità di vivere quell'amore l' ho condivisa tutta... anch'io come lei ho pensato che non fosse giusto.
No, non è giusto... ma la vita molto spesso non lo è affatto.
E gli uomini devono andare avanti, nonostante tutto; è quasi un obbligo.
Eisuke è un padre provato, e la sua reazione di rabbia di fronte alle condoglianze "formali" dei Takamiya mi è piaciuta, l' ho trovata molto coerente col suo carattere, con quel sentimento che verso il figlio non ha mai rivelato, ma forse era lì, molto ben nascosto sotto strati di scorza dura, quella scorza che solo Maya ha ammorbidito.
E non mi ha sorpreso che sia andato da lei a Izu... le ha riconosciuto quel legame profondo che aveva col figlio, legame che non è nato con la fidanzata ufficiale.

So che non hai inteso fare confronti o paragoni tra Masumi e la cozza (megera ci sta tutto, almeno per l'evoluzione in negativo del personaggio miuchiano); la questione è che di fronte a un atto estremo e disperato come quello di Masumi qui, o dello stesso Ozachi, ridimensiono per forza tutto l'agire della pazza psicopatica.

Bello il dialogo tra Yuu e Genzo, chiarificatore di molti risvolti umani e di una certa verità su cosa sia la felicità, in cosa si possa trovare motivo di gioia profonda; Maya dunque potrebbe ancora rifarsi una vita... ma lo vorrà? Ha dalla sua che è giovane e forte.
Mi sembra che tu abbia previsto questa possibilità per lei, e in effetti se non ci fosse stato Masumi anche nella storia originaria, Yu era il candidato più probabile.
Aspetto l'epilogo a questo punto... e nonostante tutta la tristezza e il rimpianto per quello che non sarà mai... bella storia sul serio.
 
Top
view post Posted on 28/8/2015, 10:25
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Grazie, ScarLett e, soprattutto, grazie del "non giudizio" riguardo alle mie scelte "editoriali", se così si può dire. Non volevo scrivere il solito finale perché la vita, come spesso affermo, non ha mai finali univoci e "necessari". Per quanto, poi, possa apparire contraddittorio il fatto che parli di anime confluite nel tempo in diversi corpi e di destini coincidenti. Il punto è che sono in una fase della vita in cui provo a far ordine in ciò che "credo" e in ciò che "credo possibile". Come sai, son cose molto diverse tra loro. Questa storia mi è venuta di getto, come tutte le altre,del resto, ma ha la particolarità di presentare me e il mio spirito per come sono, perennemente oscillante fra certezze inoppugnabili e tesi possibiliste... Fa parte del retaggio dei miei studi, temo. ;) Ciao, this is the end...

Epilogo



Il sole è caldo.
Cesare Pavese scriveva:

“È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.”

Osservo questo orizzonte bianco, la sabbia fine che si perde a vista d’occhio, il mare blu, così vicino e lontano insieme. Lei è laggiù, ma anche sopra e sotto di me. È in ogni elemento terreno, ma anche nel mio spirito. Mi permea, mi oltrepassa: ancora adesso mi dà un senso.
Vivi, Maya. Vivi.


***



“Sei pronta?”
Sakurakoji, alle spalle di Maya, aveva bussato dolcemente alla porta del suo camerino.
Quella sera, erano terminate ufficialmente le otto repliche previste per il rilancio definitivo del capolavoro scomparso.
La giovane si girò piano, rivelando un tenero sorriso, che Yuu ricambiò con il consueto, timido entusiasmo.
“Sei bellissima…” soggiunse mentre lo sguardo indugiava sull’abito scarlatto con spalline sottili e corto al ginocchio. Era lo stesso abito che Masumi aveva regalato a Maya la sera del loro fortuito incontro sull’Astoria. Era stato conservato appositamente per una occasione speciale e quella era davvero una giornata particolare.
Al collo dell’attrice, figurava il piccolo delfino con la pietra azzurra. Yuu ebbe un chiaro sussulto, scorgendolo.
“Grazie.” Rispose Maya arrossendo.
Si levò in piedi e, raggiuntolo, gli porse il braccio.
“Dove andiamo di bello?” chiese la giovane condiscendente.
“Non sono molto originale, ma mi piacerebbe condurti nel posto in cui ci siamo visti la prima volta. Rammenti il ristorante sul fiume?”
Ella ebbe un tuffo al cuore: come dimenticare quel giorno che pareva lontano un secolo? Sorridevano entrambi, erano felici e brindavano ad un futuro fausto e pieno di prospettive: Rei si era preoccupata di consigliarla al meglio, ché quello era un appuntamento in piena regola e <doveva> vestirsi elegante. Poi, dopo quella parentesi solo loro, in cui né Masumi né Mai erano entrati, una rosa scarlatta era arrivata al loro tavolo. Quella rosa aveva rotto l’incanto, restituendo Maya all’unica realtà possibile.
Perché si era allontanata? Il profumo di <lui>, nascosto da qualche parte, era stato un richiamo irresistibile. Masumi la stava guardando dall’alto e lei, per quanto non ne conoscesse la collocazione, sentiva i suoi occhi sulla sua esile figura. Non aveva ancora realizzato l’amore del suo donatore, pensava che Masumi non avesse occhi che per lei, Shiori: e come non avrebbe potuto pensarlo? Con le nozze ormai prossime, con quelle parole durissime ancora nelle orecchie…?
“Spero parteciperà al matrimonio con una buona disposizione di spirito…”
Ma Maya, in quei frangenti, aveva scoperto anche la dolcezza di Sakurakoji. Una dolcezza che si manifestava nella semplicità della vita di due ragazzi appena usciti dal mondo dell’adolescenza.
Anche a distanza di mesi, Yuu riusciva a farla sentire serena, al sicuro. Maya si sentiva al suo posto e non c’era senso di inadeguatezza né timore nei confronti di un mondo tanto più grande di lei. Inoltre, lui faceva il suo stesso lavoro ed era il suo Isshin sul palcoscenico.
“Grazie di avermi aspettata.” Sussurrò Maya stringendosi al suo braccio.
Egli si fermò di scatto per guardarla negli occhi.
“Ne valeva la pena.” Disse piano, un nodo di emozioni intense che gli si fermavano all’altezza della carotide.
“Qui dentro…” soggiunse indicando il suo petto “nel mio cuore…io ho spazio solo per te, Maya. Non so se le anime gemelle siano realtà, ma per me sei tu l’unica anima gemella possibile. Puoi accettarmi?...”
Ella sorrise e fu un sorriso splendente, che non lasciava dubbio alcuno:
“Con tutto il mio cuore.”

FINE

 
Top
view post Posted on 31/8/2015, 10:40
Avatar

Stregone/Strega professionista

Group:
Member
Posts:
2,572

Status:


"Vivi Maya, vivi"
Già, è questo che si deve fare, andare avanti, sempre e comunque vada la vita.
Ma per come sono andate le cose, io credo che la sola cosa che salva Maya, sia davvero solo il teatro... Yu è una possibilità concreta di felicità, o almeno è il compagno che potrebbe dare serenità al suo cuore.
Probabilmente una necessità comprensibile e umana.
Onestamente mi sembra di percepire più rassegnazione che speranza... sarà che il mio animo in questo momento non la percepisce, sarà che questa storia mi lascia una grande amarezza di fondo, e un rimpianto altrettanto grande, quello delle cose intraviste, sfiorate e mai raggiunte... ma la vita è piena di queste cose, di possibilità non colte, di parentesi mai aperte o chiuse troppo in fretta e male, e lasciano un senso di malessere profondo.
Non posso giudicare le tue scelte narrative, ma sono sicura che sono sincere e oneste, e questa credo è la cosa più importante per chi scrive, è una cosa che condivido.
Spero di leggerti ancora molto presto, ma di soffrire un po' meno.
Scrivi Laura, scrivi. Ma so che non debbo dirtelo io.
 
Top
19 replies since 10/8/2015, 13:25   413 views
  Share