Sono vissuta per diciassette anni sotto lo stesso tetto con una donna che mi ha amato moltissimo, ma non ha mai, mai detto che mi voleva bene né ha avuto nei miei riguardi manifestazioni d'affetto. Quando me ne sono andata, ho detto a me stessa che non sarei tornata indietro. E, difatti, non l'ho fatto.
Ci sono molti modi di palesare o di non palesare l'amore che si prova.
Io, come al solito, provo a descrivere ciò che penso, che maturo (o non maturo) dentro di me, con le esperienza della vita - belle o brutte che siano. Mi piace il punto di vista buddhista perché, come ti ho detto precedentemente, non mi piace pensare a nessuno come a una causa persa. E'pur vero che nel rigido mondo dell'alta finanza chi mostra d'avere un cuore lo fa a scapito degli affari. Eysuke è un uomo d'affari, non un santo. Spero che si notino tutte le contraddizioni insite in chi vive in un ambiente e, nel contempo, cerca di reprimere ciò che ha dentro per ovvi motivi. Grazie mille della tua attenzione. Te ne sono grata.
Capitolo ventisette
Seiichi Hokuto era dentro la sua Pontiac, incerto sul da farsi. Dietro di lui era arrivata quasi alla chetichella anche Hiromi, alla guida della macchina aziendale.
“Perché sei qui?” le chiese subito il suo capo scendendo “Non eri tu quella che si preoccupava di mantenere segreta questa notizia?”
“Non credo che Gin sia così stupido da pensare che lei vada a far visita ad Eysuke Hayami.” Replicò la sua collaboratrice “Neppure io, per quanto smaliziata, lo sarei, ma ero… preoccupata per lei.”
“Preoccupata?...” ripeté ironico Seiichi “Non ne hai motivo. Ho passato l’età dei colpi di testa.”
“Non ne sarei persuasa.” Fece Hiromi altrettanto sarcastica “Specie, se c’è di mezzo mia sorella.”
“Torna in ufficio e aspettami lì.”
La frase l’aveva buttata a caso, mentre, datole le spalle, i passi lo avevano portato sulle scale.
“Io credo che lei sia qui perché spera di incontrare Saeko.”
Hokuto si girò, gli occhi ridotti a fessure come faceva, di solito, quando stava per bastonare verbalmente qualcuno.
Hiromi, ancora una volta e senza preavviso, stava orinando fuori dal suo perimetro.
Non poteva permetterglielo. Non poteva permetterlo a nessuno.
“Perché mi dici questo? Se anche fosse come dici, tu non avresti alcun diritto di farmelo notare.”
“Ne sono consapevole.” Rispose la donna “Non è un’ingerenza nel suo privato: è ovvio che io non possa imporle alcunché. Mi riferisco al fatto che so, come lo sa bene anche lei, che Saeko non tornerà indietro.”
“Certo.” Disse Seiichi con il cuore in fiamme. Sentiva di avere ingoiato un peperoncino piccante dietro l’altro: una vera follia che gli contorceva ora il petto ora la bocca dello stomaco “Suppongo di non essere degno di lei.”
“C’è un altro uomo.” Disse Hiromi “E’ quel collaboratore ombra di Masumi Fujimura, la guardia del corpo di Maya.”
All’uomo parve fosse precipitata una tegola in testa: il malessere era, ora, generalizzato, per non dire galoppante.
“E’ una fortuna che mi trovi davanti a una struttura sanitaria.” Provò ad ironizzare “Saeko è troppo giovane per me. Per quanto sia un’abile manager, è pura. Non sopporta i sotterfugi. Se l’ho persa è solo colpa mia. Ma non l’ho mai cercata né intendo cercarla in futuro.”
Il suo cuore aveva avuto un deciso sussulto, come un crac improvviso.
Sperava, forse, in un minimo di delicatezza in più, ma quella delicatezza non c’era stata: Hiromi era stata quasi brutale e infelice.
Diversamente dalle altre volte, però, essendo l’oggetto del parlare sua sorella Saeko, la donna amata da Seiichi, quel colpo risultava <basso>, <cattivo> e gratuito.
Sì, pareva uno schiaffo inferto a un bambino indifeso e, come tale, moralmente inaccettabile.
“Lei è cambiato.” Perseverò la segretaria “Ciò rischia di mettere in difficoltà gli affari. Si ricordi che c’è un progetto importante in ballo: non è il momento di perdere lucidità.”
Hokuto riacquistò padronanza di sé:
“Non sono venuto per Saeko e credo tu stia preoccupandoti di cose che non sai e non saprai mai. Non mi interessa conquistare il cuore di una donna che non mi vuole e sapevo da prima che arrivassi tu che il mio tempo con lei è scaduto. Ma hai ragione, sotto un certo punto di vista: sono qui per mio figlio. sono qui perché voglio vedere il suo sguardo mentre si occupa di quel bastardo di Hayami. Sono qui per farmi del male.”
Hiromi scosse la testa sconfortata e si accinse a seguire il suo capo.
***
Eysuke si mosse sul letto con un lentissimo movimento. Alla stregua di chi ha dormito per lungo tempo, riacquistava contatto con la realtà quasi tastandola. E il letto, come il mondo, costituiva in quel momento l’unica realtà possibile.
Un mugugno uscì dalle labbra appena dischiuse, che erano stranamente morbide, come se, per tutto quel tempo, si fosse idratato normalmente. Girandosi alla sua sinistra, notò svariati prodotti: un burro di cacao, un detergente per pelli delicate e un vaso stretto contenente tre rose scarlatte.
Il suo pensiero corse subito a Maya.
Ella entrò in camera in quell’istante, recando con sé una bacinella d’acqua e delle salviette pulite.
“Dèi!”esclamò riconosciutolo cosciente.
S’affrettò a deporre ciò che portava per accostarsi al letto.
“E’ tutto ciò che sai dire?” tossicchiò Eysuke “Per giorni non hai fatto altro che parlare. Non ne potevo più e, inoltre, hai fatto tutto tranne che la sola cosa fondamentale.”
Maya l’osservò sconcertata: aveva sentito ciò che gli aveva detto, i suoi monologhi tratti dal capolavoro scomparso!
Del resto, lo sguardo del vecchio, per quanto burbero e saccente, non mentiva.
Decise di stare al gioco:
“E sarebbe?”
Hayami l’afferrò per la sciarpetta, costringendola ad avvicinare il visetto di lei al suo:
“Il tuo dannato
parfait al cioccolato.”
Maya scoppiò a ridere. Ciò che non si aspettava era di trovarsi davanti la persona gentile che aveva sempre creduto di intravedere dietro alla scorza di forte uomo d’affari.
Anche Eysuke, pur in un contorno di colpi di tosse dolorosi, sorrise a sua volta.
L’attrice si congedò un istante per andare a chiamare il medico, il passo leggero di chi ha trovato un tesoro e desidera generosamente farne parte col mondo.
Il vecchio chiuse gli occhi, quindi si passò una mano sui capelli già ben ravviati. L’immagine dello specchio davanti a lui era inequivocabile.
“E, così, si son presi cura di me davvero.”
Respirò profondamente e il dottore, quando accorse con Maya, lo trovò seduto.
“Signor Hayami!” esclamò “E’…quasi un miracolo.”
“Non è che il canto del cigno.” Disse l’altro “Io no vivrò a lungo, questo è certo.”
“Saranno gli dèi a deciderlo.” Sorrise benevola la ragazza.
Il sanitario visitò scrupolosamente Eysuke e sorrise: il peggio era decisamente passato.
Pochi istanti dopo, prima che Seiichi Hokuto e Hiromi svoltassero l’angolo del corridoio, giunse anche Masumi.
Questi, vedendo che la porta era aperta e che una barella era posizionata giusto all’ingresso della camera dell’ex patrigno, ebbe un tuffo al cuore: temendo il peggio, si precipitò nella stanza, ma lo trovò seduto, con Maya che provava ad imboccarlo e lui – Eysuke! – che protestava puerilmente di voler fare da solo.
“Perché non sono stato avvertito…?” chiese con un filo di voce.
Parve che la tensione lo lasciasse tutto d’un colpo e la cosa fu evidente alla sua fidanzata come anche al vecchio Hayami, che lo conosceva assai bene. Fu stupito di quel tono accorato e ne provò sottile piacere perché era sincero: Gin, di certo, non avrebbe reagito allo stesso modo.
“Mio caro,” parve giustificarsi Maya “è successo tutto giusto adesso. Io ero andata un attimo in bagno e tuo padre si è svegliato!”
Si morse le labbra, rivolgendosi all’anziano.
“Chiedo scusa.”
Masumi deglutì:
“Sono lieto di vederti in salute. Ovviamente, adesso lasceremo tutto nelle mani di tuo fratello. Immagino sia tuo desiderio non vederci mai più.”
“E’ così.” Disse seriamente Eysuke.
Maya ci rimase malissimo: aprì e chiuse la bocca quasi in simultanea, seguendo l’implicito consiglio del fidanzato.
Sì, era meglio tacere.
Decisamente.
“Questa qui” precisò il vecchio riferendosi proprio a lei “ha già perso troppo tempo a darmi il trucco. E ha uno spettacolo importante da preparare.”
La fissò con imbarazzante ironia:
“Mai, MAI, in tutta la mia vita, qualcuno si è permesso di darmi il burro di cacao! Io sono un uomo vecchio stampo, capito?”
Maya scoppiò a ridere di nuovo, ma non Masumi, che si mantenne serio.
“Non è necessario venire qui tutti i giorni e quel tuo regista sarà arrabbiato.” Disse Eysuke non pago “Te ne devi andare. Dopo, potrai venire a darmi il…rossetto o quel cavolo che è quando prepareranno la pira per il mio funerale.”
La ragazza non colse il suo implicito riferimento, ma non il manager, cui, a dispetto del rancore provato, si strinse il cuore.
Il medico stesso scambiò una rapida con Masumi e spinse Maya delicatamente verso la porta così che i due potessero parlare.
“Non mi pare possibile che tu ti sia ripreso così bene.” Disse il giovane.
“Perché non posso morire prima di rivederla.” Fece Hayami recuperando la medesima serietà “E quella ragazza è la prescelta di Chigusa Tsukikage. Non può farmi da balia.”
“Non ha trascurato le prove. Né io il mio lavoro: siamo venuti qui ogni volta che abbiamo potuto, questo sì.”
“Non avevate obblighi nei miei confronti.” Mormorò l’anziano “Ma ve ne sono grato. E suppongo debba ringraziare anche Tetsu, che si è abilmente preso il merito pur non mettendo mai piede qui dentro.”
“Tuo fratello aveva da lavorare.” Disse l’altro dirigendosi alla finestra.
“Succedono cose strane, quando si è tra la vita e la morte: nel mio caso, si è trattato di un sonno profondo e ristoratore. Non pensavo di potermi sentire così bene nel momento del pericolo. E mi son risvegliato bene, riposato.”
Il racconto di Eysuke, molto formale e descrittivo, rimandava a ciò che Masumi aveva intuito scambiando implicite occhiate col medico curante.
“Non durerà a lungo: la tua salute è compromessa per sempre. Ma suppongo sia in tuo potere <resistere> fino a che non avrai ottenuto ciò che vuoi.” Osservò il giovane con una punta di amarezza.
“I diritti di rappresentazione non sono più una priorità.” Disse l’ex patrigno “E solo ora scopro che non lo sono mai stati. Ciò che è prioritario, ora, è rivedere lei, la dèa. Io non mi perderei per nulla al mondo quel passaggio di testimone definitivo e Maya non mancherà di darmi soddisfazioni, quando trasfigurerà il suo volto in modo tale da far rivivere la giovane Chigusa.”
“Che cambiamento…” masticò Masumi, gli occhi azzurri dentro a quelli del vecchio.
“Ho sempre saputo questa cosa, ragazzo. È solo che…quando hai accettato di incontrare Shiori Takamiya a scopo matrimoniale, sei riuscito a spiazzare anche me. Tutto quel denaro…tutto quel potere mi hanno fatto perdere di vista l’opzione fondamentale di una vita: produrre La Dèa Scarlatta, che è poi lo scopo per cui la Daito Art Productions è nata.”
Lo fissò di sottecchi:
“Perché lo hai fatto? Tu sapevi di amare quella ragazza. Perché, dunque, Shiori?”
Masumi sospirò profondamente.
“Mi sono fatto questa domanda molte volte, ma c’è una sola risposta possibile.” sorrise “All’epoca, io e Maya eravamo come cane e gatto: io ardevo per lei, ma il suo ardore era di tutt’altro genere e, qualunque cosa dicessi o facessi, era ritenuto da lei uno sgarbo orribile. Eravamo stati insieme amabilmente, una sera: ho fatto con lei tutto ciò che un ragazzo normale fa con una donna dalla quale si senta attratto. Poi, è arrivata l’inattesa notizia: la sensei aveva avuto un collasso e io sono stato il sacco da boxeur su cui Maya ha scaricato tutta la sua rabbia. In quei frangenti così drammatici, ho capito che il mio amore non poteva essere corrisposto. Il giorno dopo, ho chiesto ad Asakura di presentare la mia domanda ufficiale a Ryu Takamiya.”
Eysuke ridacchiò:
“Piuttosto che massacrare lei, come ho fatto io con Chigusa, hai fatto a pezzi il tuo cuore. È questo, dunque, l’amore di anime?”
“Credo di sì.” disse Masumi, il tono piano di chi è finalmente sereno.
Andò a sedersi sullo sgabello di fianco al letto, mentre Seiichi, ancora non visto, osservava la scena dalla porta semiaperta: ciò che vedeva davanti a sé era suo figlio – suo figlio! – che rivolgeva attenzioni a un uomo crudele e bestiale.
Desiderò rivelarsi al più presto.
Desiderò che Masumi rivolgesse a lui quella tenerezza.
Desiderò riprendersi disperatamente ciò che restava della sua famiglia.
E invidiò Eysuke.