“Stasera c’è una festa, giù al villaggio. Rammenti che giorno è oggi?” chiese Hijiri quando ella fu all’interno della saletta principale del tempio.
Ella sollevò il capo come chi ha una sorta di illuminazione:
“Come potrei dimenticarlo? È il 31 di dicembre…”
“E mancano due giorni alla rappresentazione.” Le fece eco l’uomo ombra scrutandola di sottecchi “Vuoi del tea caldo?”
E le porse una tazza fumante.
Maya l’accettò tra le sue piccole mani con sguardo carico di gratitudine.
“Scusami.” Disse poco dopo l’uomo “Mi sono accorto di essere passato al <tu> senza domandartene il permesso. Ti sarò sembrato cafone e arrogante.”
“Lei è una persona adulta. Tutti gli adulti che mi girano intorno mi danno del <tu>. Tranne uno.”
Hijiri sorrise:
“Il signor Masumi non è tipo da accordare il <tu> a tutti. Ma con te la formalità è necessaria. È un modo come un altro per mantenere distanze che, una volta abbattute, potrebbero essere assai pericolose.”
Maya abbassò il capo tristemente.
“Sembra” sussurrò “che tutto ciò che possa essere riferibile a me costituisca un pericolo per lui.”
“Solo per il suo cuore.” La rinfrancò Karato mettendole una mano sulla spalla.
Il suo volto era pieno di luce.
“E’ successo qualcosa? È molto diverso rispetto a qualche ora fa.”
Col cuore, già, sperava che egli le rivelasse di aver parlato con Hayami.
“Sono solo contento di festeggiare, finalmente, una ricorrenza in modo adeguato.” Rispose l’uomo con semplicità “L’ultima volta è stato quando avevo otto anni, prima che mio padre ponesse fine a tutto…”
Egli sorrise:
“Ricordo tutto, di quell’ultimo natale: l’albero alto fino al soffitto, mia sorella che girava intorno ai regali e cacciava certi strilli che mi davano i brividi! La mamma, in cucina, sfornava dolci a raffica per noi e per i parenti. Papà arrivava a tarda sera e noi lo aspettavamo ansiosi perché portava dei regali del Presidente Hayami: bambole per Lily e libri per me. Il signor Eysuke era molto generoso coi suoi più stretti collaboratori.”
“E’ da non crederci…” fece Maya riluttante “Considerato il modo in cui tratta suo figlio!”
Guardò Hijiri ancora perso nei suoi ricordi:
“Deve avere trascorso momenti splendidi.”
Egli annuì:
“Li conservo molto gelosamente, infatti. E tu?”
“Io mi ricordo un natale, in particolare: noi abbiamo sempre abitato nel retro del ristorante Manpuku, lo sa? E quell’anno, in via del tutto eccezionale, il padrone aveva dato un giorno di ferie alla mamma. Così lo abbiamo trascorso a casa di una signora sua amica, che aveva la TV. Per me è stato il regalo più bello.”
Hijiri sorrise.
“E’ incredibile che tanta passione si nascondesse in una bimbetta di pochi anni…” mormorò ispirato “E’ quanto ha visto in lei il signor Masumi, alla prima di Piccole Donne. L’immagine di Beth gli si è impressa nel cuore come una spina dolorosa. L’amore, con gli anni, è cresciuto. Sino ad adesso.”
Le prese le mani, come se facesse forza a se stesso: sapeva, forse, che dal conforto di lei sarebbe scaturito un male per lui. Era del tutto manifesto, ormai, il suo affetto per Maya: un affetto per nulla fraterno.
“Il signor Masumi, il tuo donatore di rose…è stato qui.”
A Maya parve fermarsi il cuore: dunque, ciò che aveva creduto di provare, di sentire chiaramente, quella cara e silenziosa presenza erano reali.
Tutto era corrispondente a verità.
“Io lo sapevo…” balbettò perplessa “Non l’ho visto fisicamente. Ma tutto mi faceva pensare che era presente, qui, nella Valle.”
Hijiri annuì:
“Non ha avuto il coraggio di venire allo scoperto, ma c’era da aspettarselo. Uno come lui non palesa facilmente i suoi sentimenti, specie quando ci sei tu nel mezzo. Sei l’unica persona, dacché è a capo di una multinazionale, ad avere la forza per bloccarlo. A dimostrazione del fatto che il cuore, sovente, può essere un limite per un uomo d’affari del suo livello: sarebbe stato più semplice favorire Ayumi, che è già della Daito, distruggendo la tua carriera d’attrice, ma non lo ha fatto. I suoi sentimenti per te lo hanno bloccato.”
“Lei crede?” fece Maya un poco delusa “Io credo che il signor Hayami abbia più a cuore l’arte.”
“Sei ingiusta.” Disse Hijri come a volerlo difendere ad ogni costo.
Qui riemergeva la fedeltà incondizionata, la sua lealtà nei confronti di un uomo che conosceva come se stesso.
“E’ vero che l’arte rappresenta, per lui, qualcosa di sacro, ma l’affetto per te è un dato di fatto. Come puoi negarlo, adesso? Per anni, ha avuto a cuore ogni tuo spettacolo, ogni tuo passo in questo mondo così difficile. E, ora, arrivi a mettere in dubbio tutto quanto?”
“Ma è stato lui, quella notte al tempio, a dirmi che gli sono sempre piaciuta a …fini artistici…” bofonchiò piuttosto ingenuamente Maya “E’ ovvio che io debba ancora maturare: che interesse potrei mai far nascere in un uomo così adulto? Io sono solo una ragazzina…”
Egli la fissò con rimprovero:
“Chiediti come sei stata guardata la notte che avete trascorso insieme sull’Astoria. So tutto di essa. E, se non sei cresciuta abbastanza, chiediti anche che cosa saresti andata a fare a Izu!”
Si alzò in piedi come fosse adirato e Maya, nel mentre, avvampò.
“Sono consapevole” mormorò “di sembrarti una bambinetta stupida. Ma ha ragione. È ovvio che andare nella sua casa potrebbe apparire equivoco…”
Hijiri scosse la testa:
“Il signor Masumi è in buona compagnia. Siete due zucconi!”
***
Mitzuki introdusse Shiori Takamiya nello studio di Masumi Hayami.
Ella salutò con un cenno delicato del capo, quindi andò dritto a sedersi sulla poltrona più vicina alla scrivania:
“So che non vuoi saperne di me. E hai ragione da vendere. Ma io non voglio chiederti perdono. Né intendo metterti con le spalle al muro. La nostra storia è finita. Ho rischiato di impazzire, ma, alla fine, sono riemersa. Adesso andrò avanti con la mia vita e tu, finalmente, sarai libero e sollevato da ogni impegno.”
Masumi la fissò interrogativo.
“Questo me lo hai ribadito anche ieri l’altro.” Disse titubante “Come mai senti la necessità di tornare qui a poche ore di distanza per rimarcarlo?”
Sapientemente, ella si limitò ad annuire: da che mondo e mondo, chi dice la verità è di poche parole e il giovane Hayami, ancora preso dai suoi pensieri in relazione a Maya, pensò di nuovo che Shiori fosse in buona fede.
“Pensi che una donna desideri costringere qualcuno che non la vuole? Io ti amo con tutto il cuore, Masumi. Il sentimento che provo per te mi ha condotto quasi alla follia. Ma, se tu non ricambi, io non posso certo sacrificare la mia vita. Me ne farò una ragione: cercherò di essere felice e di fare gli interessi della mia famiglia anche. Lo debbo al nonno.”
“Sei tornata la ragazza speciale che ho conosciuto. Generosa come poche.” La lodò Hayami porgendole galantemente una tazza di tea.
Mentre ella parlava, si era alzato per prepararglielo.
“Io ho amato solo te.” Precisò Shiori con un tono di voce così solenne da non lasciare dubbi.
Masumi, dal canto suo, non scorgeva la malignità insita in quelle parole all’apparenza tenere.
“Ti ho conosciuto il giorno del mio ventiseiesimo compleanno e mai, <mai>, avevo aperto il mio cuore a qualcuno. Quando ti ho visto, tutto il mio mondo ha preso a girare intorno a te perché credevo mi ricambiassi.”
Anche il riferimento al mondo era indirettamente accostabile a Maya: quest’ultima aveva comunque il teatro, l’ovazione del pubblico e una certa esperienza in fatto di passioncelle adolescenziali.
Shiori fu abile a dipingere se stessa come una ragazza sola e in cerca di un raggio di sole.
Al tempo stesso, fu evidente lo sforzo di non farsi compatire.
Quest’ultimo aspetto fu decisivo per Masumi, che si convinse definitivamente di essere la fonte di ogni male: per sé e per la creatura che era venuta con le sue magre e ancora malferme gambette a chiedergli perdono per la pena procurata.
“Non te l’ho mai chiesto.” Chiese Hayami con un poco in imbarazzo “Perché questa cosa di modellare la tua vita proprio intorno ad uno come me? Io che sono scorbutico al punto da essere imbarazzante…e maniaco del lavoro, oltretutto. Ti ho trascurato in ogni modo…”
“Non sei niente del genere.” disse Shiori convinta “Sei l’uomo più tenero del mondo. Ed è normale che chi ti sta accanto desideri solo questo: amarti come meriti, esserti di supporto. Una donna in sensi non può ambire ad altro: non c’è carriera che tenga. La donna di Masumi Hayami deve vivere e morire per lui…”
“Così mi imbarazzi…” fece l’uomo appoggiandosi con le mani alla scrivania.
Anche qui era ovvio il rimando a Maya, ma la Takamiya sfoggiò tutte le sue doti di oratrice per risultare convincente.
Soprattutto per dimostrare che, da nobile cuore qual era, non poteva avercela con Maya.
“Pareva molto realistico: la tua follia è stato un affondo spaventoso.” Disse Hayami con tono sommesso “Hai aperto una breccia nel mio cuore. Lì ho pensato che non potevo lasciarti sola. Sono contento di non averlo fatto neppure quando non sembravi in te.”
“Non ero in me.” Puntualizzò Shiori “Non immagini quanto mi odiassi, in quei frangenti. Ma ero come prigioniera! Il rancore era fortissimo e faceva a botte con la mia indole così naturalmente pacifica…Era ovvio che andassi fuori di testa…”
“Quanto accaduto è stato solo colpa mia: per quanto possa vivere, non me lo perdonerò mai, Shiori. Sono stato un perfetto sciocco.”
“Non dire così: che dovrei dire di me stessa?” fece l’altra al limite dell’autoesaltazione “Sono una viziata ragazza di buona famiglia. Abituata ad avere tutto, ho pensato fosse automatico innamorarsi di me. Credevo fossimo fatti l’uno per l’altra…Siamo così simili…”
“E in che cosa lo saremmo?” chiese tristemente Masumi rammentandosi di quando, una sera, mentre cenavano, ella si fosse incantata davanti al panorama della città, additandone la superiorità rispetto a quello celeste.
“Siamo simili perché abbiamo buon cuore.” Si smarcò abilmente la Takamiya “E sappiamo di avere dei doveri da compiere. Tu non mi hai abbandonata nel bisogno. Non lo dimenticherò: farò in modo che il nonno tenga conto di questo, stanne certo.”
“No…che dici?” disse imbarazzato Hayami.
“Il mio pacchetto azionario del gruppo Chuo è tuo.” Rincarò Shiori “Che al nonno piaccia o no, chiunque sposi in futuro, una parte della mia eredità sarà tua. Ho deciso così e così sarà. Debbo fare ammenda in qualche modo. Non voglio che tuo padre revochi l’adozione o altro solo perché, giustamente, hai voluto non onorare la tua promessa di matrimonio.”