L'ultimo ballo

« Older   Newer »
  Share  
Yayoi
view post Posted on 7/7/2014, 20:25




OUT!!!
Abbinata a Shiori, è un'espressione molto carina! :D

"A che pro sei qui? ", mi sono chiesta.
Se poi tanto hai deciso che noi farai niente, se non sbirciare nella vita degli altri!
Ti senti defraudato, e questa cosa ti fa incazzare!
Se è solo questo il motivo che ti ha fatto muovere, ti meriti tutto quello che ti sta capitando!

La scorsa settimana ho letto un libro. Un altro!
Punto centrale del libro: assunzione (al 100%) della responsabililtà di tutto quello che accade nella nostra realtà.
Il nostro mondo è così perchè così lo abbiamo voluto (inconsciamente o meno) Cose belle ma anche cose brutte!

Quindi, caro Masu, hai poco da incazzarti!
 
Top
view post Posted on 8/7/2014, 07:48
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Grande filosofia, Barbara! :lol: Quoto in pieno!!!

Hijiri lo lasciò da solo: la loro conversazione si era svolta al riparo da occhi indiscreti e il giovane Presidente della Daito rimase celato per diversi minuti, dopo la dipartita del collaboratore.
Fu l’istinto o, più semplicemente, il desiderio di vederla ancora una volta. Contemplarla da lontano non era certo il massimo per un uomo che si era scoperto pieno di aspettative e desiderio.
Un uomo che aveva saputo frustrarle in modo così netto e repentino da straziarsi l’anima!
Come allontanarsi da quel luogo sacro senza versarsi l’unico balsamo in grado di lenire ferite così profonde?
E gli dèi furono con lui.
Concretamente.
Maya, con indosso un kimono lasciato aperto a mo’ di vestaglia da camera, uscì nello spiazzale antistante il tempio, guardandosi intorno. Fece due passi nella neve, coi suoi scarponcini alti e di minute dimensioni. Poi si fermò a contemplare le cime dei susini scarlatti, volando col pensiero oltre quei luoghi.
Masumi sapeva bene dove volava quel pensiero e, per un attimo, fu tentato di uscire per completare l’incanto che viene da due anime in costante comunicazione.
Non lo fece, ché il raziocinio fu ancora una volta dominante.
Il viso di Maya fu percorso, poi, da una lacrima. Non lo vide, ma lo comprese perché ella tirò su col naso dopo averla asciugata con la manica del kimono.
Qui dovette davvero farsi forza per non venire allo scoperto.
“Quando l’universo non era noi eravamo. Non esistono età, aspetto, rango. Dimentica il tuo passato e diventa solo mio…” recitò la giovane piena di sentimento e tristezza “Era tutta una menzogna.”
Ma il cuore, più sapiente, ebbe la forza di volare al di là della siepe, dove un uomo frustato a morte, spiava convinto di non essere scorto.
“Chi c’è laggiù?” chiese infatti Maya avanzando titubante nella neve “Signor Hijiri, è lei? Venga fuori, per favore.”
Masumi si appoggiò con la schiena al susino millenario, percependo tutto il calore che proveniva dal legno sacro: si sentì al sicuro. Si sentì a casa, ma pregò la dèa che Maya desistesse dal proposito di varcare quel <limite> immaginario.
“Non è il signor Hijiri.” Disse a labbra strette.
A questo punto, il cuore di Hayami parve uscirgli dal petto.
“Ti ho visto…ho visto la tua ombra.” Proseguì la ragazza ispirata “Non può essere solo un sogno. Non lo è stato tanti mesi fa e non lo è neppure adesso. Perché sei qui, se non vuoi?”
Ridacchiò passandosi una mano tra i capelli:
“Ma che sto dicendo? Sono proprio una sciocca… A quest’ora, <lui> saprà già che sono qui, che non sono sola. E non sta facendo nulla. Nulla.”
Masumi serrò gli occhi incerto sul da farsi, ma non si mosse di un pollice.
Quando la voce maschile che ben conosceva richiamò Maya all’interno, si rese conto che l’incanto, ancora una volta, era finito.
“Non c’è futuro, per noi. Non c’è futuro.” Disse rammaricato della sua inettitudine.

***




“Signor Masumi, è atteso.”
La voce di Mitzuki, fredda e metallica, fu come un fendente per Hayami, consapevole del fatto che una sola persona poteva attenderlo a quell’ora del pomeriggio e, soprattutto, di ritorno dalla sua breve sortita a Nara.
Prima di tornare in ufficio, s’era visto costretto a passare dalla camera d’albergo dove, da qualche mese, alloggiava, per radersi e docciarsi: sentiva il tanfo dell’alcool ancora in bocca, così come le parole di Hijiri che, dal canto loro, erano impresse nelle sue orecchie.
Potevano voler significare solo una cosa: anche lui era venuto allo scoperto.
Anche lui era innamorato di Maya Kitajima.
E stava facendo ciò che la ragazza si aspettava facesse il donatore di rose scarlatte: la profezia dell’uomo ombra stava avverandosi.
“Non dev’essere granché, questo amore, se si butta tra le braccia di un surrogato dell’altra metà della sua anima. Non deludermi, Maya. Non devi deludermi…”
Si passò una mano tra i capelli, dopo aver preso posto sull’ampia poltrona, in attesa di Shiori Takamiya o di chiunque gli recasse sue notizie.
“Che vado a pensare?” si chiese in ultima istanza più confuso che mai “Non è cambiato niente: non c’è futuro per noi. Non ce n’era prima. Non c’è neppure adesso. Ora che Shiori è in procinto di guarire, ora che anche Eysuke pare aver mollato il suo giogo, non mi resta che liberarmi dell’ultimo mio problema. Quando l’amore lo diventa è il momento di disfarsene.”
Shiori entrò nell’ufficio con un sorriso di circostanza che gli diede i brividi: i capelli lucidi e pettinati presupponevano che le lancette dell’orologio si erano spostate indietro, a prima della loro definitiva rottura.
Vestiva un tailleur rosa intenso e una camicetta a v lasciava intravedere un poco l’incavo di due seni che, a dispetto del digiuno dei giorni trascorsi, apparivano ancora abbondanti.
“Sono lieto di vederti.” L’accolse Masumi “Stai d’incanto.”
Ella annuì in segno di ringraziamento.
“E sono contento anche del fatto che tu mi abbia preceduto.” Continuò l’uomo “Ti avrei chiamata quanto prima per definire alcune questioni col nokodo.”
“Certo.” Disse riluttante la Takamiya. Era addolorata, ma la sua espressione era tipica delle donne capaci di sopportare tutto “E’ ovvio tu voglia rompere ogni contratto. Sappi che, quando tu eri via, ho già disposto che i miei avvocato preparassero le carte. Non ci saranno penali, ovviamente. Come ti ho già detto in precedenza, la colpa di quanto accaduto è solo mia. Sono io ad essere malata ed è perfettamente ovvio che non voglia stare con una come me.”
Altro fendente all’altezza del petto.
“Che ti salta in mente?” chiese Hayami “Pensi che non ti voglia per questo?”
“No, certo.” Rincarò Shiori “Se fosse stata Maya, al posto mio, non l’avresti lasciata neppure per un istante: c’è un problema sostanziale ed è l’amore che non hai mai provato nei miei confronti. Io lo so, adesso. Maya, in fondo, è arrivata prima di me ed io debbo prenderne atto.”
“Mi spiace.” Disse Masumi triste “Credevo davvero di potermi rifare una vita con te.”
Ella sospirò:
“E, dimmi, caro, che intenzioni hai, adesso? Suppongo che la giovane aspirante dèa sia al settimo cielo. Vi sposerete dopo lo spettacolo dimostrativo, immagino. Qualunque donna riamata desidera stare il più vicino possibile alla persona che ama, specie in un momento delicato come questo.”
Shiori si era fatta scaltra: sapeva bene che era del tutto inutile dir male di Maya in presenza di Masumi. Usava, pertanto, metafore sottili, luoghi comuni ed altri espedienti verbali tesi ad instillare il dubbio senza per questo risultare molesta.
“No…” balbettò il Presidente “Niente del genere. Lei non è a Tokyo…”
“Ho saputo” disse mentendo la Takamiya “che è stata avvistata con un giovane uomo dalle parti di Nara. Suppongo sia andata lassù con Sakurakoji per provare: ho visto delle foto su internet. Lui era di spalle e l’abbracciava. Certo, dev’essere stato per esigenze di copione, visto che il testo di Oozaki è estremamente sensuale.”
Se avesse accennato ad un uomo sconosciuto, Masumi si sarebbe sicuramente indisposto: ma, poiché le uscite con Yuu erano un dato acclarato, egli non poté stupirsene. Ma era ovvio che Shiori si riferisse a Karato Hijiri, che nessuno conosceva come suo collaboratore: il fatto che i due si abbracciassero nell’incanto della Valle scarlatta gli procurava dolore e confusione.
Il suo più caro amico, dunque, gli aveva mentito.
Altro che rassicurazioni e castità.
“Quale sito?” chiese il Presidente della Daito abboccando all’amo.
Si ricompose in un istante, tirando in ballo le solite menate commerciali:
“Avevo detto all’agente di quella sprovveduta di non fare passi falsi! La stampa scandalistica è già stata foraggiata abbondantemente dagli affaire di Maya Kitajima!”
Era ovvio che non gli premesse solo l’immagine di una delle candidate al ruolo.
Shiori rispose che si trattava di un quotidiano di Nara e Masumi verificò di persona la sua veridicità.
“Dunque, il tipo di spalle ti pare Sakurakoji?” chiese sarcastico.
“I capelli sono più lunghi, ma non ho dubbi. Chi altri potrebbe essere, se non il suo giovane partner di lavoro. Credo che Maya sia troppo innamorata di te per andarsene in montagna con un altro… abbandonando le prove, per di più.”
“Non se ha intenzione di mollare lo spettacolo.” Dichiarò ingenuamente Hayami.
Shiori assunse una espressione scandalizzata:
“Che dici? Quella ragazza rinuncerebbe? Sarebbe vergognoso, non trovi? È un grande talento. Senza contare, il danno commerciale che porterebbe a tutta l’organizzazione. Alla Daito!”
Masumi sorrise.
“Sei davvero cambiata.” Dovette convenire “La tua è stata una grande rinascita. Dovresti pregare per il fallimento della Daito e, invece, sei qui a dire che Maya potrebbe, con le sue scelte sconsiderate, nuocere a tutta l’organizzazione dello spettacolo. Sei tornata la Shiori che conoscevo e ne sono contento.”
“Io vorrei davvero riscattarmi ai tuoi occhi.” Disse la Takamiya “So che il matrimonio è ormai fuori discussione. Tuttavia, mi piacerebbe restarti amica. Non mi piacerebbe che conservassi un brutto ricordo di me.”
 
Top
view post Posted on 9/7/2014, 14:09
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Stasera c’è una festa, giù al villaggio. Rammenti che giorno è oggi?” chiese Hijiri quando ella fu all’interno della saletta principale del tempio.
Ella sollevò il capo come chi ha una sorta di illuminazione:
“Come potrei dimenticarlo? È il 31 di dicembre…”
“E mancano due giorni alla rappresentazione.” Le fece eco l’uomo ombra scrutandola di sottecchi “Vuoi del tea caldo?”
E le porse una tazza fumante.
Maya l’accettò tra le sue piccole mani con sguardo carico di gratitudine.
“Scusami.” Disse poco dopo l’uomo “Mi sono accorto di essere passato al <tu> senza domandartene il permesso. Ti sarò sembrato cafone e arrogante.”
“Lei è una persona adulta. Tutti gli adulti che mi girano intorno mi danno del <tu>. Tranne uno.”
Hijiri sorrise:
“Il signor Masumi non è tipo da accordare il <tu> a tutti. Ma con te la formalità è necessaria. È un modo come un altro per mantenere distanze che, una volta abbattute, potrebbero essere assai pericolose.”
Maya abbassò il capo tristemente.
“Sembra” sussurrò “che tutto ciò che possa essere riferibile a me costituisca un pericolo per lui.”
“Solo per il suo cuore.” La rinfrancò Karato mettendole una mano sulla spalla.
Il suo volto era pieno di luce.
“E’ successo qualcosa? È molto diverso rispetto a qualche ora fa.”
Col cuore, già, sperava che egli le rivelasse di aver parlato con Hayami.
“Sono solo contento di festeggiare, finalmente, una ricorrenza in modo adeguato.” Rispose l’uomo con semplicità “L’ultima volta è stato quando avevo otto anni, prima che mio padre ponesse fine a tutto…”
Egli sorrise:
“Ricordo tutto, di quell’ultimo natale: l’albero alto fino al soffitto, mia sorella che girava intorno ai regali e cacciava certi strilli che mi davano i brividi! La mamma, in cucina, sfornava dolci a raffica per noi e per i parenti. Papà arrivava a tarda sera e noi lo aspettavamo ansiosi perché portava dei regali del Presidente Hayami: bambole per Lily e libri per me. Il signor Eysuke era molto generoso coi suoi più stretti collaboratori.”
“E’ da non crederci…” fece Maya riluttante “Considerato il modo in cui tratta suo figlio!”
Guardò Hijiri ancora perso nei suoi ricordi:
“Deve avere trascorso momenti splendidi.”
Egli annuì:
“Li conservo molto gelosamente, infatti. E tu?”
“Io mi ricordo un natale, in particolare: noi abbiamo sempre abitato nel retro del ristorante Manpuku, lo sa? E quell’anno, in via del tutto eccezionale, il padrone aveva dato un giorno di ferie alla mamma. Così lo abbiamo trascorso a casa di una signora sua amica, che aveva la TV. Per me è stato il regalo più bello.”
Hijiri sorrise.
“E’ incredibile che tanta passione si nascondesse in una bimbetta di pochi anni…” mormorò ispirato “E’ quanto ha visto in lei il signor Masumi, alla prima di Piccole Donne. L’immagine di Beth gli si è impressa nel cuore come una spina dolorosa. L’amore, con gli anni, è cresciuto. Sino ad adesso.”
Le prese le mani, come se facesse forza a se stesso: sapeva, forse, che dal conforto di lei sarebbe scaturito un male per lui. Era del tutto manifesto, ormai, il suo affetto per Maya: un affetto per nulla fraterno.
“Il signor Masumi, il tuo donatore di rose…è stato qui.”
A Maya parve fermarsi il cuore: dunque, ciò che aveva creduto di provare, di sentire chiaramente, quella cara e silenziosa presenza erano reali.
Tutto era corrispondente a verità.
“Io lo sapevo…” balbettò perplessa “Non l’ho visto fisicamente. Ma tutto mi faceva pensare che era presente, qui, nella Valle.”
Hijiri annuì:
“Non ha avuto il coraggio di venire allo scoperto, ma c’era da aspettarselo. Uno come lui non palesa facilmente i suoi sentimenti, specie quando ci sei tu nel mezzo. Sei l’unica persona, dacché è a capo di una multinazionale, ad avere la forza per bloccarlo. A dimostrazione del fatto che il cuore, sovente, può essere un limite per un uomo d’affari del suo livello: sarebbe stato più semplice favorire Ayumi, che è già della Daito, distruggendo la tua carriera d’attrice, ma non lo ha fatto. I suoi sentimenti per te lo hanno bloccato.”
“Lei crede?” fece Maya un poco delusa “Io credo che il signor Hayami abbia più a cuore l’arte.”
“Sei ingiusta.” Disse Hijri come a volerlo difendere ad ogni costo.
Qui riemergeva la fedeltà incondizionata, la sua lealtà nei confronti di un uomo che conosceva come se stesso.
“E’ vero che l’arte rappresenta, per lui, qualcosa di sacro, ma l’affetto per te è un dato di fatto. Come puoi negarlo, adesso? Per anni, ha avuto a cuore ogni tuo spettacolo, ogni tuo passo in questo mondo così difficile. E, ora, arrivi a mettere in dubbio tutto quanto?”
“Ma è stato lui, quella notte al tempio, a dirmi che gli sono sempre piaciuta a …fini artistici…” bofonchiò piuttosto ingenuamente Maya “E’ ovvio che io debba ancora maturare: che interesse potrei mai far nascere in un uomo così adulto? Io sono solo una ragazzina…”
Egli la fissò con rimprovero:
“Chiediti come sei stata guardata la notte che avete trascorso insieme sull’Astoria. So tutto di essa. E, se non sei cresciuta abbastanza, chiediti anche che cosa saresti andata a fare a Izu!”
Si alzò in piedi come fosse adirato e Maya, nel mentre, avvampò.
“Sono consapevole” mormorò “di sembrarti una bambinetta stupida. Ma ha ragione. È ovvio che andare nella sua casa potrebbe apparire equivoco…”
Hijiri scosse la testa:
“Il signor Masumi è in buona compagnia. Siete due zucconi!”

***



Mitzuki introdusse Shiori Takamiya nello studio di Masumi Hayami.
Ella salutò con un cenno delicato del capo, quindi andò dritto a sedersi sulla poltrona più vicina alla scrivania:
“So che non vuoi saperne di me. E hai ragione da vendere. Ma io non voglio chiederti perdono. Né intendo metterti con le spalle al muro. La nostra storia è finita. Ho rischiato di impazzire, ma, alla fine, sono riemersa. Adesso andrò avanti con la mia vita e tu, finalmente, sarai libero e sollevato da ogni impegno.”
Masumi la fissò interrogativo.
“Questo me lo hai ribadito anche ieri l’altro.” Disse titubante “Come mai senti la necessità di tornare qui a poche ore di distanza per rimarcarlo?”
Sapientemente, ella si limitò ad annuire: da che mondo e mondo, chi dice la verità è di poche parole e il giovane Hayami, ancora preso dai suoi pensieri in relazione a Maya, pensò di nuovo che Shiori fosse in buona fede.
“Pensi che una donna desideri costringere qualcuno che non la vuole? Io ti amo con tutto il cuore, Masumi. Il sentimento che provo per te mi ha condotto quasi alla follia. Ma, se tu non ricambi, io non posso certo sacrificare la mia vita. Me ne farò una ragione: cercherò di essere felice e di fare gli interessi della mia famiglia anche. Lo debbo al nonno.”
“Sei tornata la ragazza speciale che ho conosciuto. Generosa come poche.” La lodò Hayami porgendole galantemente una tazza di tea.
Mentre ella parlava, si era alzato per prepararglielo.
“Io ho amato solo te.” Precisò Shiori con un tono di voce così solenne da non lasciare dubbi.
Masumi, dal canto suo, non scorgeva la malignità insita in quelle parole all’apparenza tenere.
“Ti ho conosciuto il giorno del mio ventiseiesimo compleanno e mai, <mai>, avevo aperto il mio cuore a qualcuno. Quando ti ho visto, tutto il mio mondo ha preso a girare intorno a te perché credevo mi ricambiassi.”
Anche il riferimento al mondo era indirettamente accostabile a Maya: quest’ultima aveva comunque il teatro, l’ovazione del pubblico e una certa esperienza in fatto di passioncelle adolescenziali.
Shiori fu abile a dipingere se stessa come una ragazza sola e in cerca di un raggio di sole.
Al tempo stesso, fu evidente lo sforzo di non farsi compatire.
Quest’ultimo aspetto fu decisivo per Masumi, che si convinse definitivamente di essere la fonte di ogni male: per sé e per la creatura che era venuta con le sue magre e ancora malferme gambette a chiedergli perdono per la pena procurata.
“Non te l’ho mai chiesto.” Chiese Hayami con un poco in imbarazzo “Perché questa cosa di modellare la tua vita proprio intorno ad uno come me? Io che sono scorbutico al punto da essere imbarazzante…e maniaco del lavoro, oltretutto. Ti ho trascurato in ogni modo…”
“Non sei niente del genere.” disse Shiori convinta “Sei l’uomo più tenero del mondo. Ed è normale che chi ti sta accanto desideri solo questo: amarti come meriti, esserti di supporto. Una donna in sensi non può ambire ad altro: non c’è carriera che tenga. La donna di Masumi Hayami deve vivere e morire per lui…”
“Così mi imbarazzi…” fece l’uomo appoggiandosi con le mani alla scrivania.
Anche qui era ovvio il rimando a Maya, ma la Takamiya sfoggiò tutte le sue doti di oratrice per risultare convincente.
Soprattutto per dimostrare che, da nobile cuore qual era, non poteva avercela con Maya.
“Pareva molto realistico: la tua follia è stato un affondo spaventoso.” Disse Hayami con tono sommesso “Hai aperto una breccia nel mio cuore. Lì ho pensato che non potevo lasciarti sola. Sono contento di non averlo fatto neppure quando non sembravi in te.”
“Non ero in me.” Puntualizzò Shiori “Non immagini quanto mi odiassi, in quei frangenti. Ma ero come prigioniera! Il rancore era fortissimo e faceva a botte con la mia indole così naturalmente pacifica…Era ovvio che andassi fuori di testa…”
“Quanto accaduto è stato solo colpa mia: per quanto possa vivere, non me lo perdonerò mai, Shiori. Sono stato un perfetto sciocco.”
“Non dire così: che dovrei dire di me stessa?” fece l’altra al limite dell’autoesaltazione “Sono una viziata ragazza di buona famiglia. Abituata ad avere tutto, ho pensato fosse automatico innamorarsi di me. Credevo fossimo fatti l’uno per l’altra…Siamo così simili…”
“E in che cosa lo saremmo?” chiese tristemente Masumi rammentandosi di quando, una sera, mentre cenavano, ella si fosse incantata davanti al panorama della città, additandone la superiorità rispetto a quello celeste.
“Siamo simili perché abbiamo buon cuore.” Si smarcò abilmente la Takamiya “E sappiamo di avere dei doveri da compiere. Tu non mi hai abbandonata nel bisogno. Non lo dimenticherò: farò in modo che il nonno tenga conto di questo, stanne certo.”
“No…che dici?” disse imbarazzato Hayami.
“Il mio pacchetto azionario del gruppo Chuo è tuo.” Rincarò Shiori “Che al nonno piaccia o no, chiunque sposi in futuro, una parte della mia eredità sarà tua. Ho deciso così e così sarà. Debbo fare ammenda in qualche modo. Non voglio che tuo padre revochi l’adozione o altro solo perché, giustamente, hai voluto non onorare la tua promessa di matrimonio.”
 
Top
view post Posted on 10/7/2014, 13:50
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Masumi rimase a guardare Shiori Takamiya a bocca aperta:
“E’ assurdo. Non puoi parlare sul serio.”
“Sì, invece.” Disse con dolcezza la ragazza “Ed è il minimo che possa fare, credimi.”
Troppo radicale era il mutamento della sua ex fidanzata: a Masumi pareva di essere sollevato finalmente da ogni peso, da ogni ossessione o senso di colpa. Ma era vero?
“Il mio pacchetto azionario, essendo l’unica erede dell’imperatore Takamiya, è quello di maggioranza. Sarà tuo. Oramai, ho dato disposizioni al nokodo perché agisca indipendentemente dal matrimonio…Non dirmi di tornare sui miei passi, Masumi. Io ho già deciso. Voglio che diventi il Presidente del gruppo Chuo.”
“Sei eccessiva e incauta. Che direbbe tuo nonno, se ti sentisse?”
“Mio nonno è concorde.” Rispose senza dubbio alcuno Shiori “E sa perfettamente, visti i miei trascorsi mentali, che nessuno vorrà avere a che fare con me. Quand’anche gli fosse balenato in mente di farmi fidanzare ad un altro, non sarebbe servito allo scopo. Tu sei il migliore sulla piazza: lavori nel mondo dello spettacolo, sei un abile e scaltro uomo d’affari.”
“Lui è d’accordo…?” fece Masumi senza fiato.
In quel mentre, era entrata nello studio Saeko Mitzuki con la scusa non troppo infondata di carte da far firmare al Presidente: sconvolto com’era, egli aveva udito a stento il suo bussare discreto.
La segretaria si scusò dopo aver deposto i documenti sulla scrivania.
Rimase in attesa che egli le restituisse i fogli, tenendosi lontana dal duo per apparire quantomeno discreta.
“Non posso credere” continuò Hayami “che tuo nonno sia d’accordo. È…quasi assurdo.”
“Assurdo che egli ti riconosca dei meriti? Adesso, sei ingiusto, Masumi.” Disse la donna lentamente “Gli affari, a certi livelli, valgono molto più di un matrimonio.”
Si alzò, gettando uno sguardo su Saeko Mitzuki: era consapevole di aver recitato meglio che aveva potuto. Anche davanti alla segretaria, il suo comportamento era stato praticamente perfetto e nulla poteva, ora, lasciar dubbi sulla sua rimessa a nuovo.
Shiori dichiarò solennemente di aver terminato la sortita a Palazzo Daito e prese congedo:
“Ti manderò un plico domani stesso.”
Il tono di voce quasi alto destò l’attenzione di Mitzuki ancora di più.
Quando la porta fu chiusa, un sospiro profondo giunse alle orecchie della segretaria.
“E adesso vediamo le <tue> carte urgenti…” disse Hayami nel vano tentativo di riprendersi dallo shock.
“Mi auguro” fece la donna cogitabonda “che lei veda le cose con la stessa chiarezza con cui le vedo io.”
Egli la fissò sorpreso:
“Domani arriveranno i documenti. Sarai tu la prima a trarre le debite conclusioni, studiando ogni cavillo legale nascosto in essi. Io non penso, però, che Shiori menta. Sarebbe veramente allucinante.”
“Allucinante è che, fino a una settimana fa, ella giaceva in stato di trance o deambulava blaterando di omicidi e suicidi. Oggi, invece, arriva qui, tirata a lucido, piena di sé e con le sue…allettanti carte. Non mi dica che non lo trova un tantino strano, signor Masumi.”
Egli arcuò le labbra:
“Mi darà la Presidenza del Gruppo Chuo senza pretendere nulla in cambio. Sei davvero senza cuore, signorina Mitzuki. Sono o non sono il migliore sulla piazza…?”
“Sarà anche il migliore, ma non mi fido di uno che è un disastro sul piano sentimentale: essendo di gran lunga questa la sfera dominante, finirà per mandare tutto a rotoli. Anche la sua carriera!”
Masumi ridacchiò: stava per replicare che bussarono alla porta.
L’assistente di Mitzuki introdusse Eysuke Hayami, il cui viso radioso cozzava terribilmente con quello serio e provato del figlio.
“Siamo a cavallo e tu hai una fortuna sfacciata!” urlò quasi.
“Non soltanto puoi disfarti di un matrimonio che non ti interessa contrarre, ma puoi addirittura mettere le mani sulla presidenza del Gruppo Chuo per volontà di Shiori e dell’imperatore in persona!”
Masumi si accese una sigaretta:
“Già, a quanto pare, il tuo vecchio…amico ha mantenuto la promessa fatta quando la nipote giaceva in condizioni semidisperate…”
“Hai superato di gran lunga le mie aspettative, figliolo. Oramai, è cosa fatta. E tu puoi tornare a casa: non ha senso pernottare in quell’albergo così vicino alla villa dei Takamiya.
Nel mentre, Mitzuki era uscita dallo studio del Presidente per nulla persuasa di ciò che aveva udito.
“Mi chiami <figliolo> solo quando ti conviene.” Masticò Masumi mettendosi in piedi “E non intendo tornare a casa. Non ancora, per lo meno.”
Eysuke lo fissò perplesso:
“Che hai in mente?”
“Non capisco il perché del tuo ottimismo. Da uomo d’affari, se fossi in te, aspetterei la stipula del contratto, prima di esultare. Pensi che Shiori sia guarita? Io non sono del tuo stesso avviso. La sua…bipolarità è paurosa. Se anche avesse recitato per tutto questo tempo, è sintomo di malattia il modo in cui sia passata da una situazione all’altra: più grave è pensare che non è un’attrice…”
“Ma che t’importa? Avremo ciò che abbiamo desiderato. Null’altro conta!” minimizzò Eysuke in preda ad esaltazione.
“Questo è un tuo desiderio. È un tuo progetto. A me bastava rendere grande la Daito e l’ho fatto.” Mormorò il figlio schiacciando il mozzicone dentro un posacenere.
Lo fissò con sfida:
“Ora che tutto va secondo i tuoi piani, puoi tornare coi piedi per terra e pensare che, tra due giorni, ci sarà lo spettacolo dimostrativo? Credevo fosse quello il tuo scopo: mettere le mani sul capolavoro scomparso…Beh, se non ne sei informato, lo faccio io: rischia di andare tutto a monte. Una delle candidate – e tu sai chi – è, al momento, irrintracciabile. Non vuole più competere.”
Eysuke arcuò le labbra:
“Balle. Si taglierebbe una mano piuttosto che darti soddisfazioni.”
“In ogni caso,” rimarcò Masumi “senza spettacolo dimostrativo, non dimostrerai la superiorità dei tuoi cavalli di razza Ayumi Himekawa e Ajime Onodera…Sarà una vittoria a tavolino: e questo darà meno risalto allo spettacolo…”
Suo padre assunse una espressione cogitabonda.
“Allora…” fece dopo un poco sornione “non ti resta che andare a riprenderti ciò che è tuo…”
“Sei fuori strada come sempre.” Osservò il giovane Hayami con fastidio.
“Certo.” Disse il vecchio “Sono fuori strada. Ma se io sono fuori strada, il tuo cuore è completamente fuori controllo.”


***



Karato Hijiri rientrò nel tempio della dèa scarlatta scuotendo energicamente gli scarponi da neve all’ingresso.
“Ci saranno almeno trenta centimetri, qui fuori.” disse a Maya che, nel mentre, si era affacciata dalla saletta principale “I mezzi sono in azione poco più in basso. Per arrivare in Paese sarà necessario usare lo slittino.”
“Sarebbe divertente.” Mormorò la ragazza con un sorriso <stretto>.
Egli colse al volo la venatura pensierosa del suo dire.
“Sto bene.” Si affrettò a dire la giovane senza attendere la domanda “Sto solo pensando allo spettacolo. A quello che il regista, i compagni, Ayumi…diranno di me.”
“Un modo per non pensarci è tornare indietro.” Disse tranquillo l’uomo ombra “Andiamo a Tokyo. Maya, corri ad abbracciare il tuo destino.”
“O la mia totale disfatta…”
“Può darsi.” Sottoscrisse Karato “Tuttavia, da che mondo e mondo, le sconfitte fortificano gli uomini. E, nel tuo caso, ti spronano a dare ancora il meglio di te.”
Le mise le mani sulle spalle come per scuoterla:
“La tua giovane vita ha ruotato intorno al copione di Oozachi. Vuoi sapere come la penso? È la tua storia: la ricalca in toto, ma non è una profezia.”
Il suo sorriso si fece sempre più largo.
“La tua vita è solo agli inizi. Questa filosofia ti ha aperto la mente, ma non riassume tutto ciò che gli dèi hanno previsto per te. È…solo una parte. Non puoi lasciartene condizionare al punto da fermare le lancette del tuo orologio.”
Maya lo fissò negli occhi.
“Se anche dovessi restare sconfitta, resterai comunque una grandissima attrice, Maya Kitajima. Sei passata attraverso le prove più dure, temprata da un’insegnante inflessibile! Nessuno copione può avere la meglio su di te, sia che diventi Akoya sia che non lo diventi. E, poi, per dirla tutta, tu sei già Akoya. A nessun altro, se non a te e ad Ayumi, è stato concesso di recitare parti intere o parziali del capolavoro scomparso.”
Ella deglutì:
“Dice davvero, signor Hijiri? Crede che la mia carriera di attrice potrebbe continuare comunque?...”
“I giapponesi sono persone strane. Talvolta, rasentiamo l’assurdità: è bello ambire all’eccellenza, ma ci sono tanti gradi di eccellenza. Se fallisci in un affare, non significa che non sei un bravo uomo d’affari. È una lotteria, in fondo. Che vuoi fare? Restare qui, a divertirti con me o calcare le scene come è giusto che sia e come tu, dal profondo del cuore, desideri?”
“Voglio fare entrambe le cose.” Disse Maya in un soffio “Andremo alla festa e, poi, domani, torneremo a casa.”
 
Top
Yayoi
view post Posted on 10/7/2014, 20:10




Ero rimasta un pò in arretrato!
Però vedo un spiraglio di luce, alla fine di questi tre capitoli.
Masu ha dei dubbi!!! (In verità ne basta SOLO UNO!!! :D)
E meno male. Ero già in apprensione!

Grande, Karato!
Le parole giuste al momento giusto!!!
 
Top
view post Posted on 12/7/2014, 16:37
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Vedremo, Barbara...


Hai presente quando il mondo prende a girare intorno a te?
Gira, gira ed è come una vertigine infinita. Sei stato per tutta la vita un tassello minuscolo di un più grande mosaico e, alla fine, ti ritrovi al centro.
Ci sei solo tu e c’è colei che, all’apparenza piccola come te, ti ha ridato una parvenza di vita, un che di umano che ti era stato strappato senza consenso.
Il Fato è davvero infame, talvolta.


Karato Hijiri vide Maya vestita di un kimono di colore scarlatto e rimase senza fiato. Dire quanto bella gli paresse risultava arduo, se non impossibile. Parlò il suo sguardo, sempre carezzevole e mai eccessivo; parlò il suo sorriso gentile, che produsse in lei un cauto rossore.
Ciò gli graffiò il cuore una volta di più perché sapeva che nei pensieri di Maya non c’era spazio per lui.
Ma, quella sera, erano comunque insieme: la loro vicinanza era un fatto e, ancora una volta, egli si apprestava a darle il conforto di cui aveva bisogno.
La vita, sovente, è paragonata a un gioco di ruolo e Hijiri ben sapeva che, a certi livelli, in determinati contesti, quei ruoli potevano dirsi <assegnati>. Ineluttabile il Fato, specie se si prova amore per qualcuno che ha già incontrato l’altra metà della sua anima.
Karato levò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole bianche e seghettate che rompevano l’azzurro ormai scuro del cielo della sera: udì il rumore di un aeroplano, il rintocco della campana del tempio shintoista lì prossimo.
La favola sua – invero ridotta ai pochi istanti trascorsi con Maya all’interno del santuario che li ospitava – era lì per terminare. La sera della festa, già giunta, con la neve rada che circondava come per magia la radura calda ed accogliente dei susini millenari, volgeva al termine e non era neppure all’inizio! Così accade nella testa di molti, così proiettati nel futuro da godere in minima parte del presente.
Hijiri porse la mano a Maya, la quale, a sua volta, gli diede la sua e avanzarono tra due ali di gente. Il tragitto dal tempio al villaggio era stato incredibilmente breve, almeno per come lo visse lui.
“Ti sembrerò sfrontato e forse lo sono.” Le disse pacato stringendole di più la mano “Stupidamente, temo di perderti di vista.”
“Ho già vissuto tutto questo.” Mormorò la ragazza con quella semplicità che ha il potere di uccidere ogni istinto negli spiriti amanti e non riamati.
“Col signor Hayami.” Precisò “Due volte e sempre in questi luoghi.”
“Avete camminato mano nella mano?” si stupì Karato.
Ella annuì perdendosi in un ricordo che era solo suo.
La stretta di Hijiri, per un decimo di secondo, parve allentarsi, perdere di forza.
Doveva immaginarselo.
Troppo era l’amore nutrito per indurre Masumi Hayami a desistere e a resistere.
L’uomo ombra tirò un lungo sospiro e, avvistata la pista da ballo, chiese a Maya se desiderasse danzare. La giovane consentì e si portarono al centro del cerchio destinato ai danzatori: la musica era piacevole e piana.
I due iniziarono a muoversi, stretti e muti, a tempo.
Le tragedie, sovente, si consumano nel momento in cui uno meno se lo aspetta.
 
Top
view post Posted on 14/7/2014, 20:32
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Shiori Takamiya sapeva bene, nella sua testa lucidamente malata, che l’unico sistema per eliminare l’acerrima rivale era darle la morte. Lo aveva già sperimentato, mentre recitava in modo convincente davanti alla famiglia e all’ex fidanzato: per tutto il periodo intercorso tra l’incendio nella sua camera fino al presunto tentato suicidio, Masumi non aveva visto altri che lei.
La piccola attrice era del tutto scomparsa col suo carico di romantiche illusioni tinte di scarlatto.
Così pensava.
Uccidere Maya era l’ultima carta da giocare.
Ciò che la preoccupava – e questo rivelava la sua follia a tratti schizoide – era l’indagine che, inevitabilmente, avrebbe seguito il tragico evento.
Pensò perciò di mobilitare la yakuza e, in particolar modo, il Presidente della compagnia rivale della Daito Art Production, la stessa persona che aveva assoldato dei malfattori per pestare a sangue il giovane Hayami. Seichi Tachibana, del tutto escluso dalla produzione de La Dèa Scarlatta a causa delle macchinazioni di Masumi Hayami, più seducente agli occhi della Associazione Nazionale per lo Spettacolo, gridava vendetta. Un omicidio, a qualche giorno dalla rappresentazione di prova, avrebbe fermato per sempre la macchina e nessun altro produttore giapponese, complice una cultura da sempre assai superstiziosa, avrebbe accettato di rimettersi in gioco per assecondare l’ultimo, sciagurato desiderio della signora in nero.
Shiori aveva studiato bene ogni mossa assieme alla signora Azuki, l’avvocato suo assistente che, in precedenza, aveva provato a corrompere Maya Kitajima e il regista Ryuzo Kuronuma.
Nell’arco di poche ore, complice il nome potente e un fato a suo dire benevolo nei confronti degli animi puri e realmente innamorati – tale si credeva! – organizzò il luttuoso evento, che coincise, per beffa o altro, con la sera della festa del villaggio di Nara.
Hijiri e Maya ballavano nel bel mezzo di un gruppetto abbastanza nutrito: il sicario di Shiori, vestito di abiti tradizionali, era perfettamente mimetizzato.
Karato, tuttavia, era troppo scaltro per non accorgersi di un tizio che, con la scusa di danzare, si era avvicinato talmente tanto da risultare molesto: si fingeva ubriaco; il suo volto era assente e li urtava ogni volta che poteva.
“Si sposti.” Gli intimò con tono fermo il collaboratore ombra della Daito frapponendosi tra Maya e il sicario.
“Mi scusi.” Biascicò quest’ultimo “Mi reggo a stento in piedi…mi sa indicare dove si trova una fontana?”
Maya sorrise in modo disarmante, quindi gli indicò il punto di ristoro.
“Non lo vedo…” disse il sicario “Mi dia il braccio per favore…può condurmici…Sono così vecchio…”
“Lei non è vecchio!” l’interruppe Hijiri furente “E’ solo dannatamente ubriaco e, se non ci vede, le consiglio degli occhiali!”
Credeva fosse un maniaco e scansò Maya ancora di più.
Il malvivente abbassò il capo in segno di scuse e proseguì nella danza, costringendo una donna poco distante a fargli da partner.
Karato scosse la testa:
“Che uomo volgare e prepotente…”
La tranquillità di Maya e del suo cavaliere, però, durò solo qualche istante perché, nella concitazione dei tanti astanti felici, accadde ciò che Shiori, per giorni, aveva visto con l’immaginazione.
Il sicario, portatosi di nuovo a ridosso dell’attrice, colpì Maya senza esser visto da chicchessia in mezzo alla schiena: il fendente penetrò così veloce che la giovane donna non ebbe a rendersi conto di quanto accadeva. Hijiri soltanto notò una sorta di torpore, una pesantezza innaturale: ella s’accasciò tra le sue braccia dopo avergli rivolto un incredulo, sconvolto sorriso.
 
Top
view post Posted on 15/7/2014, 15:33
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Hijiri si svegliò di soprassalto in un letto d’ospedale.
Gli doleva il braccio: il medico entrò nella stanza con un sorriso un po’ tirato.
“Abbiamo i risultati delle analisi. Potrà essere dimesso dopo pranzo.”
“Che cosa mi è successo?” chiese debolmente il collaboratore di Masumi “Dove mi trovo?...”
Non rammentava gli ultimi istanti né l’idea di Maya ferita gli attraversava la mente.
“Lei è a Keyo, nella clinica privata Megumi. È stato il signor Hayami a dare precise istruzioni, stia tranquillo…”
“Il signor…” ripeté Hijiri mettendosi piano a sedere “Maya…!!!”
Pronunciò il nome con una veemenza tale da provocargli dolore alla testa.
Eysuke Hayami, in quel mentre, fece il suo ingresso in kimono e sorretto da Asakura, suo storico braccio destro.
“Presidente!” disse il giovane uomo “…lei ha stabilito che io venissi ricoverato qui?...E Maya?...dov’è Maya?”
L’anziano si fece serissimo: il volto severo, quasi granitico.
“Lei è scomparsa.” Rivelò infine Eysuke.
“No…” balbettò Hijiri, che, pian piano, riacquistava coscienza di quanto accaduto la sera precedente “L’ho sentita cadere pesantemente tra le mie braccia…Non sono stato io ad essere colpito e non so come né perché mi ritrovo, ferito su questo letto…”
Il volto dell’anziano divenne interrogativo:
“Quindi, pensi ad un sequestro?”
“Lei è ferita! Devo assolutamente trovarla!” quasi urlò istericamente il collaboratore di Masumi “Maya è affidata a me ed io non sono stato in grado di onorare la promessa fatta a suo figlio!”
“Tu non ti muovi di qui.” Ordinò Eysuke “Ti sei esposto sin troppo per essere l’ombra che tutti si aspettano. Devi rimetterti in forze e tornare alle dipendenze della Daito: come sai, né io né mio figlio accettiamo pusillanimi e parassiti. E tu, Karato, non sei mai stato tale perché somigli a tuo padre.”
Hijiri portò una mano alla testa:
“Maya…aveva deciso di tornare a Tokyo, di competere per La Dèa Scarlatta…Non può rinunciare all’occasione della sua vita. Inoltre, visto ciò che quel pazzo ha fatto, potrebbe essere in gravi condizioni di salute. Si è accasciata tra le mie braccia, signor Presidente! Lei non l’ha vista!”
Eysuke Hayami parve stupito del suo dire.
“E così…” ridacchiò “ci aveva ripensato? Dici davvero? Quanti giorni siete stati quassù? Quanto si è esercitata? Non hai idea di quel che io ho visto, lì, nella Capitale, mentre voi due giocavate a fare la principessa disperata e il fido cavalier servente: Ayumi Himekawa è talmente cresciuta da rasentare la perfezione.”
“Si ostina ancora a ironizzare?” sbottò il collaboratore ombra della Daito “Le ho detto che è ferita!”
“Ed io ti dico che ha lasciato quella piazza con le sue gambe.” Lo corresse Eysuke “Ma, da pusillanime qual è, ha preferito correre a nascondersi da qualche parte. È spacciata, ormai. E, siccome non è una stupida, sa che è meglio evitare le espressioni violente che, inevitabilmente, Chigusa Tsukikage le rivolgerebbe dopo il suo collasso artistico.”
Lo fissò con sfida:
“Chiediti cosa è meglio, ragazzo: vivere da numero uno o vivere nell’ombra. Maya Kitajima è destinata all’ombra e saprà trarne gioia assoluta perché i mediocri conoscono la soddisfazione che deriva da una vita priva di sfide.”
Karato Hijiri stentava a credere che a parlare fosse il padre di Masumi: era convinto che nutrisse stima per la giovane pupilla della signora in nero. Scopriva invece come gli fosse sgradita.
“Credevo…considerasse Maya un genio…” balbettò spiazzatissimo.
“Lo è stata fino a che non ha deciso di dare ascolto al suo cuore.” Disse Eysuke con una punta di amarezza “Ma anche il genio va coltivato. E lei non lo ha fatto.”
 
Top
Yayoi
view post Posted on 15/7/2014, 20:24




:urlo: :urlo: :urlo:
Che 'zoccola', questa Shiori!!!!


Però secondo me ha sbagliato tattica.
Era più facile portasi a casa Masu continuando la sua superba interpretazione! :Dù
O no??? :huh:
 
Top
view post Posted on 17/7/2014, 16:02
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Vedremo, Barbara... :lol:

Hai ragione! Che zxxxxxx!!!


Karato Hijiri sedette sul letto con le gambe penzoloni: subito, la testa parve girargli e tornò in posizione orizzontale.
“Non posso starmene con le mani in mano.” Pensava “Io ero lì: qualunque racconto, anche se viene dal Presidente Hayami, è da considerarsi privo di fondamenta. Il mio cuore è stretto dall’angoscia: che fine ha fatto Maya? Io ho avuto davvero la sensazione che ella sia stata ferita da quel bruto: mi è svenuta tra le braccia…”
“Mi sembri in gran forma…” disse una voce alle sue spalle.
Ebbe i brividi: era quella di Masumi Hayami ed era così fredda da sembrare la lama di un coltello.
“Signor…Masumi…” balbettò “stavo giusto alzandomi per andare a cercare…”
“Non so di cosa tu stia parlando. Chi dovresti cercare?” si informò blandamente il giovane figlio di Eysuke.
“E’ andato fuori di testa anche lei! Maya potrebbe essere ferita…!” sbottò il collaboratore ombra con toni più che accorati.
“Ti assicuro che la persona di cui parla è stata avvistata non più di un’ora fa dalle parti della Valle dei Susini.”
“Laggiù! Maya è tornata laggiù da sola! Ma lei voleva tornare a Tokyo…!”
“Il tuo compito è finito.” Disse Masumi senza guardarlo in viso. Ora devi pensare solo a guarire e a tornare alla Daito. Naturalmente, non avrai più le stesse mansioni…”
Hijiri fece per alzarsi di scatto, ma fu vinto da una vertigine:
“Perché? Io ho vegliato su Maya anche quando mi ha chiesto di non farlo! Anche…a rischio della mia stessa vita!”
“Lo vedo.” Mormorò serissimo il Presidente della Daito “L’hai dimostrato, ma, ora, sei chiamato ad altri incarichi. Del resto, non hai motivo di seguire un’attrice data per fallita.”
“No…no! Che sta dicendo?...” si disperò Hijiri “Lei era sicura di tornare sulle scene!”
“Tra qualche giorno avrai la prova che quanto sto dicendoti corrisponde alla pura verità.” Chiosò Masumi Hayami prendendo congedo.
Gli pareva di avere deglutito un macigno: ogni parola del suo collaboratore, pronunciata con passione non comune, faceva presupporre un rapporto assai stretto tra lui e la sua <ragazzina>. Un rapporto così profondo da superare la stessa amicizia: dunque, a Izu era stato onesto. Non si era trattato di mera provocazione: Hijiri aveva provato davvero a <prendersi> Maya Kitajima.
Del resto, Masumi riconosceva a sé un atteggiamento estremamente remissivo di fronte agli eventi: ma cosa avrebbe potuto fare di fronte alla malattia di Shiori? La poverina andava ad ogni costo aiutata e poteva farlo solo lui, responsabile inconsapevole della rovina.
Ora che la Takamiya pareva tornata in sesto, Hayami poteva ben tornare al suo interesse principale, ovvero la buona riuscita dello spettacolo e il lancio definitivo della sua società nell’Olimpo del teatro giapponese d’alto livello.
Certo, la promessa di sposarla fatta al vecchio imperatore dell’alta finanza ai tempi in cui ella aveva arso letto e rose scarlatte insieme costituiva ancora il suo peggiore incubo: come anche il fatto che Shiori avesse deciso di intestargli le quote del pacchetto di maggioranza del gruppo Chuo indipendentemente dal matrimonio.
Era assurdo che suo nonno accettasse una simile richiesta.
Per di più, per quanto l’<attentato> alla vita di Maya non fosse andato in porto, restava comunque il sospetto che la regia fosse proprio della <redenta> Takamiya. Col benestare della compagnia rivale della Daito, ovviamente, già coinvolta nel suo pestaggio.
Masumi era molto incerto sul da farsi e il fatto di non vedere con chiarezza il futuro lo rendeva nervoso e inquieto.
Eysuke Hayami attendeva il figlio all’ingresso dell’ospedale di Keyo.
“Che cosa sei venuto a fare qui?” gli chiese il giovane stizzito.
“E tu?” fece a sua volta l’anziano “Sei venuto a far pipì sul tuo territorio? Povero Hijiri, costretto a restare un’ombra non solo nella vita reale, ma anche in quella della sua amata Maya…”
“Che linguaggio…” ridacchiò ironico Masumi “Ma da te c’è da aspettarsi di tutto, vero, padre? Il cuore degli altri, il loro amore, ti inducono semplicemente al riso. Mai alla commozione. Mai al compatire…”
“Te ne sei andato di casa…” svicolò l’altro “hai detto addio al mondo e, in qualche modo, anche a me…Sono venuto a verificare che stessi comportandoti come si deve…”
“Non mentire.” Gli disse il Presidente in carica della Daito “Sei venuto fin quassù per lo stesso motivo per cui sono arrivato io annullando ogni altro impegno, compresa la firma delle carte di Shiori: accertarti che Maya stesse bene. O sbaglio? Eppure è strano che a comportarsi così sia uno che vuol mettere le mani sulla compagnia Takatsu…”
“Il mio interesse primario è La Dèa Scarlatta.” Bofonchiò l’anziano “E mi stupisce che tu possa ritenerlo inverosimile. Sì, metteremo le mani sul gruppo Chuo, ma, prima, abbiamo altro da fare. Del resto, la Daito Art è nata per questo…”
“Te ne devi andare.” Sibilò Masumi “Non c’è motivo per cui tu debba stare qui.”
“E tu? Hai intenzione di andare fino in fondo, stavolta?” chiese Eysuke scrutandolo nei profondi occhi azzurri.
“Ho intenzione di agire per me. E non intendo farne parte con chicchessia, tantomeno con te. E, ora, scusami…”
 
Top
view post Posted on 20/7/2014, 14:11
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Lasciami!” urlò Maya Kitajima divincolandosi.
L’uomo che l’aveva portata di peso all’antico tempio della dèa scarlatta quasi la scaraventò per terra, tanto fu rude nel tentativo di sfuggire alle unghie della giovane, ben piantate sulle sue braccia muscolose.
“Mi spiace <tanto> per la mancanza di buone maniere!” sbottò dandole una occhiataccia “Ma non ho mai visto, in tanti anni, una ragazza più cocciuta e violenta di lei!”
Maya ricambiò con uno sguardo che era parimenti rancoroso:
“E’ sequestro di persona! Come si è permesso di rapirmi?...Che cosa ha fatto al mio amico?!”
“E’…ardente il suo interesse per un uomo che stava per mandare in pappa la sua carriera!”
“Lei non sa un bel niente!” pianse l’attrice nascondendo il viso tra le mani “Che cosa vuole farmi? Che ne è stato di Karato Hijiri?”
“Mi chiamo Chioichiro Gin. E sono uno dei più cari amici di una persona che lei conosce bene.” Disse l’uomo attenuando il tono di voce fino a quel momento assai concitato “O debbo pensare che la sua permanenza tra questi monti con un uomo che ha tradito ciò che aveva giurato di proteggere le ha fatto dimenticare <l’essenziale>?”
“Gin? Ripeté Maya “Il suo nome, davvero, non mi dice nulla. E io non so di quale <amico> possa trattarsi, dal momento che trovo del tutto fuori luogo questo modo di porsi…Come si è permesso di ordinarle di condurmi qui, contro la mia volontà?!”
“Tornare al tempio non era, forse, sua intenzione?” chiese stupito Gin aiutandola a rimettersi in piedi “E la smetta di frignare: le donne come lei mi fanno capire perché, a trent’anni suonati, sono ancora single…!”
“Io devo andare a Tokyo quanto prima!” urlò di nuovo la giovane “Karato sapeva bene che queste erano le mie intenzioni! Lo dica al suo amico, che, a quanto pare, è interessato soltanto alla mia carriera e al suo profitto…”
“Lei è presuntuosa, oltre che per nulla femminile!” disse Chioichiro “Se è davvero come dice, la condurrò di persona a teatro. Così la smetterà di pensare che sono qui per farle del male!”
Maya lo guardò male di nuovo:
“Si rende conto che ha usato un coltello?! Lei ha aggredito un uomo disarmato!”
“Ed è proprio per questo che non è più in grado di proteggerla!” l’interruppe subito l’amico fraterno di Masumi Hayami “Né lei né quel cretino vi siete accorti del grave pericolo in cui siete andati ad incappare. Un pazzo armato si è avventato su di lei: Hijiri l’ha protetta col suo corpo, rischiando di restarci secco. Sono stato io a portarla via, dopo…”
“E come sta adesso?” chiese la Kitajima allarmatissima.
“Uno che è già morto non può morire di nuovo.” Si limitò a dire quasi con disgusto Chioichiro Gin “Ho qualcosa per lei.”
Dalla sua valigetta ventiquattrore estrasse una busta di color lavanda, che le porse:
“Legga la sua <letterina> prima possibile. Ho il compito di ricondurla a Tokyo entro sera. Col treno ci metterebbe troppo tempo e non può permettersi di sprecarne dell’altro!”
Maya ricevette la busta: comprese subito che proveniva dal donatore di rose scarlatte.
Tutto ciò che aveva appena vissuto parve terminare di colpo: solo Masumi, ora, occupava l’intera sua mente, la vasta gamma di pensieri positivi che, ogni volta che egli si palesava, si ritrovava a vivere.
Certo, Gin l’aveva rassicurata sulle condizioni di Hijiri, ma la consegna della preziosa lettera le diede l’ennesima prova che nessun altro uomo poteva ambire a prenderne il posto.
Maya viveva e moriva per la sua anima gemella. Impossibile immaginarsi lontano da essa.
Tirò fuori il foglio: era una scrittura fitta, veloce, a tratti scomposta.
Pareva che egli si fosse sbrigato a mettere nero su bianco sentimenti preziosi.
“Adorata, poche parole per ribadirti come i miei sentimenti non siano cambiati. Mai una volta ho dubitato di essi e, se ho agito nel modo più assurdo o contraddittorio, è stato perché ho temuto davvero di perdere il senno. La mia vita attuale, senza te al mio fianco, non ha alcun senso. Per sette anni ho atteso che giungesse finalmente il momento in cui avrei potuto palesarmi per come sono realmente e senza il timore di apparire il mostro che, ai tuoi occhi, sono sempre stato. Il Fato è stato benevolo con me. Su quella nave ho scoperto che, nonostante i tanti miei errori, anche tu hai iniziato a nutrire per me gli stessi sentimenti. Ti ho chiesto da quanto tempo le cose erano cambiate: mi hai risposto che non lo sapevi, che tutto era cresciuto insieme a te all’improvviso. Per me, per quanto più grande, è stata la stessa cosa: non ho amato altre che te ed ora sono qui, a presentarti il mio cuore. Ancora una volta senza paura. Non mi importa più dei sensi di colpa, dei miei errori. Ho provato in ogni modo a porvi rimedio, ma il mio cuore…quello…non posso proprio ingannarlo né metterci sopra un cerotto. A meno di non voler morire, debbo assecondare il mio amore. A te sola va la mia devozione. Aspettami, amor mio. Verrà il nostro tempo.”
 
Top
view post Posted on 21/7/2014, 15:27
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


“Non posso crederci…” balbettò Maya sorpresa dopo aver scorto, al di là del susino sacro tanto caro alla signora Tsukikage, il padre di Masumi Hayami, Eysuke.
Stringeva ancora la lettera del suo amato tra le piccole mani.
Egli la fissò bonariamente: si reggeva con l’ausilio di un bastone e, per un istante, l’attrice si chiese se fosse salito sin lassù da solo o con l’aiuto di qualcuno.
“Quale coincidenza…!” disse in un soffio “Che piacere rivederla!”
“Il piacere è solo mio, signorina…” ridacchiò l’anziano mettendosi a sedere su una grossa roccia lì prossima.
“Ma… ha percorso dei sentieri tanto scoscesi senza aiuto?…” fece Maya ignara.
Nel mentre, si era portata proprio di fronte a lui.
“Non è la prima volta che accade: quassù ci siamo già incontrati. Ricorda che le suggerii di interpretare Yaoya Oshichi per il tema del fuoco? Vengo spesso in montagna: ho una proprietà da queste parti…”
La Kitajima aveva capito da molto tempo che Eysuke doveva essere stato un personaggio di spicco della società giapponese, ma mai le era passato per la testa che potesse trattarsi del padre adottivo del suo donatore di rose.
Se lo avesse saputo, probabilmente, il suo atteggiamento sarebbe stato meno consenziente.
“Capisco.” Disse Maya “Ma, qui, nel cuore della Valle, nessuno arriva se non per un motivo preciso.”
La domanda era implicita: il Presidente emerito della Daito Art Productions sospirò.
“Sono qui per la dèa. Come lei, del resto.” spiegò “Vengo per pregare e anche per ritagliarmi la mia parte di sogno.”
“La sua…parte di sogno?” ripeté la giovane “Io…sono stata condotta qui da una persona che mi è molto cara.”
Eysuke notò il bagaglio che aveva di fianco.
“Oh, ma vedo che è di partenza. Lei è una ragazza pratica: poco vestiario, poche esigenze. Teatro a parte, naturalmente. Ed è una fortuna, per lei, avere così pochi problemi.”
“Non direi, signore.” Sorrise Maya “La Dèa Scarlatta e la mia interpretazione segneranno una svolta definitiva nella mia vita, nel bene o nel male.”
“Vero.” Ammiccò bonario l’anziano “Ma la sua vita attuale è tutta costruita attorno all’arte. È divorata da quel sacro fuoco. Se tutte le giovani donne godessero della sua infinita consolazione, nessuna perirebbe a causa del mal d’amore.”
Il volto della Kitajima si fece intenso:
“Ma io…ho anche quel tipo di amore. Per quanto abbia sofferto tanto, prima di ottenerlo. Prima di viverlo.”
Ad Eysuke quasi mancò il fiato.
“Lei…” ripeté “ha dunque ottenuto l’amore di un ragazzo? E, mi dica, ha intenzioni serie? È una brava persona, spero: lei non potrebbe mai accompagnarsi ad uno che non capisce il suo modo di vivere…”
La ragazza annuì.
“Ora che ci penso…” disse l’anziano prevenendola “ho letto da qualche parte di un suo legame particolare col suo partner ne La Dèa Scarlatta. È meraviglioso che questa storia così delicata vi abbia congiunti anche nella vita!”
“Oh, è un fanatico del lavoro anche lui.” Spiegò ingenuamente Maya perdendosi con lo sguardo nella vastità del cielo blu. In esso, rivedeva gli occhi chiari e sinceri di Masumi “Ma non è un attore. Il suo mestiere, in un certo senso, è complementare al mio.”
Eysuke deglutì.
“Così, avete intenzioni serie…” disse con tono così basso che parve parlare con se stesso “Spero siate consapevoli di ciò che vi attende.”
L’attrice tornò a rivolgersi a lui con viso interrogativo, ma ancora non aveva colto il significato del discorrere del suo anziano fan.
“Non c’è nulla di certo.” Continuò lei “Il nostro futuro è tutt’altro che certo. Se decidessimo di vivere liberamente, di certo tante cose cambierebbero. Ma lui ha il mio incondizionato amore per sempre: perché la sua generosità è tale che sarebbe follia anche solo provare ad elencare ogni suo gesto! Oggi lo so: nessuno merita d’essere amato più di lui.”
Hayami ridacchiò:
“Già una volta le dissi che somiglia ad un’attrice che conosco. Persino il modo di parlare è identico: vi esprimete come foste ispirate da una filosofia creata ad hoc per giovani sognatori. Avrei voluto ardere quel copione maledetto, ma, alla fine, mi sono arreso e ho preso ad amarlo con tutto me stesso.”
Maya lo fissò incredula.
“La Dèa Scarlatta è…la vita di tante persone, Maya-chan. Non capisco il perché del suo sguardo stupefatto.”
“No, mi aveva già detto che era rimasto affascinato, tanti anni fa, dall’interpretazione della sensei Tsukikage…” si giustificò la giovane con un fil di voce.
Qualche tassello, finalmente, iniziava ad incastrarsi conducendola laddove non avrebbe voluto.
“Direi più che <affascinato>: se si fosse trattato di semplice infatuazione, avrei fatto presto a dimenticare. Non avrei costruito il mio impero. Né avrei addestrato il mio delfino…”
Il volto dell’attrice si fece di pietra:
“E…quanto avrebbe desiderato ardere il copione di Oozachi?”
Le parole, pronunciate come un richiamo irresistibile, furono autentica musica per le orecchie di Eysuke, che, ormai, non aveva più motivo alcuno di mantenere il segreto.
“Ogni parola di quel dannato quaderno era sinonimo di estasi e morte insieme. Era una condanna che si perpetuava ogni volta che Chigusa Tsukikage varcava la soglia del palcoscenico del Teatro della Luna…Mi conduceva in Paradiso e, con nonchalance, mi scaraventava all’inferno. All’epoca – no, anche adesso – avrei dato la metà dei miei averi per essere guardato come lei guardava quel pusillanime sognatore di Ichiren…”
“E, così, ha distrutto qualunque cosa abbia impedito che ciò avvenisse.” Disse Maya.
Una lacrima le aveva rigato il viso, dando l’impressione di spezzarlo in due parti, proprio come la maschera distrutta dalla sensei nel giorno del suo ultimo, meraviglioso spettacolo.
“Ha mai pensato…” mormorò con profonda pena nella voce “che l’amore non è una colpa? Ci si innamora tutti i giorni! Si soffre in ogni parte del mondo! Se potessimo essere ricambiati da chiunque attiri la nostra attenzione, non esisterebbero lacrime né sofferenza!”
Eysuke negò col capo:
“Chigusa Tsukikage è stata vittima delle attenzioni di un pervertito. Il maiale sapeva benissimo di poter essere il padre di quella sedicenne indifesa! Ciò nonostante, ha avallato i suoi sentimenti, i suoi sospiri! L’ha sedotta impunemente. Spero stia bruciando nella parte più profonda dell’inferno, adesso…”
“Come può parlare così?” chiese Maya affranta “Sta dicendo delle cose terribili: il maestro Oozachi e la sensei hanno sofferto tantissimo…”
“E anche io…IO!” sbottò altrettanto tristemente Hayami “Non puoi immaginare quante lacrime abbia versato per colpa di quei due! Io amavo Chigusa Tsukikage! Nessun’altra donna ha mai toccato il mio cuore: Aya, che gli dèi l’abbiano in gloria, l’ho conosciuta poco. E’ morta prima che potessi capire quanto speciale fosse. Mi ha regalato un erede superbo!”
“Un erede cui ha rovinato la vita…” mormorò Maya “Come ha potuto?...”
 
Top
Yayoi
view post Posted on 21/7/2014, 20:16




Non sono ancora riuscita a posizionare tutti i tasselli di questa storia! :D

Però, in questo capitolo, Eisuke è quasi magnetico!
 
Top
view post Posted on 25/7/2014, 15:47
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


E' una fiction sperimentale. Non rammento, invero, di aver mai scritto qualcosa che fosse logicamente incastrabile. Vedi Miro e affini... :(

Buona lettura, dear!


“Anche a costo della sua felicità.” Rincarò Eysuke “Cosa c’è di più importante de La Dèa Scarlatta? Tu dovresti saperlo più di chiunque altro, signorina…La sensei Tsukikage ti ha umiliata in ogni modo possibile, in questi anni, pur di farti pervenire al risultato attuale.”
Maya scosse il capo:
“Ciò che dice mi spezza il cuore: non si può parlare così a cuor leggero della vita delle persone.”
“Ma non ti ho mai mancato di rispetto, mi sembra.” Disse tranquillo l’altro “Non preoccuparti per Masumi. Lui è di scorza più dura di quanto non appaia: e farà il suo dovere sino in fondo.”
“Perché è venuto qui?” domandò di nuovo l’attrice.
Ma già conosceva la risposta.
“Il primo dovere di un individuo è assicurare alla sua attività il massimo rendimento.” Rispose il Presidente emerito della Daito con semplicità “Il secondo è essere fedele alla donna che ha scelto per tutta la vita. Onorare le promesse fa parte del corredo naturale di un vero uomo.”
La giovane fece un passo indietro.
“Significa che obbligherà suo figlio a sposarsi con la signorina Takamiya?” balbettò con voce tremante.
Tra le mani, strinse più forte – sino ad accartocciarlo – il foglio con le care parole che Masumi le aveva dedicato.
L’anziano strinse gli occhi:
“Non obbligherò nessuno. Sarà lui, da uomo qual è, fare ciò che, in piena autonomia, ha scelto. È questo che gli ho insegnato.”
Sospirò come se cercasse, ora, di prendere ispirazione da quei luoghi a lui cari:
“Vedi…non ce l’ho con te. E mi sei sempre stata simpatica: riconosco il tuo grande talento e lo rispetto. Ma, la tua situazione, la tua vita…non possono mescersi con <le nostre>. Tu vivi in una dimensione del tutto estranea a quella di Masumi. Masumi e Shiori, dal canto loro, appartengono allo stesso mondo: sono figli di famiglie d’alto livello e debbono fare ciò che tutti si aspettano da loro.”
“E’ assurdo…” disse Maya con voce rotta “E’ assurdo: lei ha detto di avere giurato eterno amore alla signora Tsukikage, che, come sa, era di umilissime origini.”
“Io sono io.” replicò Eysuke “Chigusa non mi ha mai ricambiato: dice che il mio è un amore egoista e <sbagliato>. Ma è tutta colpa di Oozachi. Io la perdono perché non sa quel che fa.”
La giovane attrice ricadde sulle ginocchia, incapace di replicare:
“Masumi, dunque, farà ciò che tutti si aspettano…”
Lo aveva detto tra sé, ma Eysuke aveva perfettamente letto il labiale.
“Qualunque illusione abbia fomentato in te è stato solo per convincerti a tornare a Tokyo e anche io voglio che torni laggiù, che riporti La Dèa Scarlatta nel posto d’onore in cui merita.”
Maya lo fissò con sfida:
“Non ha ancora capito che la comprensione dell’amore di anime è fondamentale per interpretare Akoya?!”
“Allora, sarà Ayumi a raccogliere la sfida.” Rincarò l’anziano “Se non ti ritieni in grado di assumere le sembianze della dèa, altre lo faranno.”
La ragazza portò di nuovo le mani al viso.
“Come può parlare con tanta leggerezza?!”
“Io, adesso, ti parrò un despota, ma, col tempo, finirai per darmi ragione: sei una ragazza generosa. Se hai saputo di Shiori, non puoi che provare pietà per lei: è letteralmente impazzita, dopo che quel sempliciotto di mio figlio le ha comunicato la sciagurata decisione di annullare il matrimonio. Io mi sono opposto. L’imperatore Takamiya ha minacciato di distruggerti. Pensi che la vostra passioncella adolescenziale possa valere il sacrificio di tante vite? Io credo tu conosca bene la risposta.”
Maya deglutì:
“Il sacrificio di due cuori per evitare quello di tante vite…E’ veramente terribile. Il suo out out mi devasta. Ma suppongo che debba piegarmi. E che debba farlo anche suo figlio.”
Gli porse la lettera.
“Tenga.” Disse perentoria “Spero l’aiuti a capire che cosa ci sta facendo. Ogni parola che vi è scritta è incisa nella mia mente. E mi auguro serva anche a lei: forse, si farà realmente un’idea di che cosa stiamo passando. Forse, capirà finalmente la signora Tsukikage.
 
Top
view post Posted on 28/7/2014, 14:55
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
Administrator
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Fondamentalmente, non è che le parole di un vecchio rancoroso valessero un granché.
Per quanto rivolte con tono di voce autoritario – quello tipico di chi sostiene di conoscere il mondo – tutto era comunque dipendente dalla volontà di entrambi.
Il ricatto interiore poteva ben essere evitato se solo avessero deciso di optare per la strada della perseveranza. E niente e nessuno avrebbe potuto fermarli. Però, c’era la pietà, sentimento quasi dominante negli spiriti buoni: e Maya e Masumi erano tali.
Spiriti buoni.
Se il ricatto, la minaccia di distruggerli entrambi, aveva preso un minimo, non così era stato per l’immagine sofferente di Shiori, che, subito, aveva ridotto al lumicino lo spirito battagliero dell’attrice.
Con esso, il proposito di vivere la propria vita costruendo la felicità tassello per tassello.
Le parole che Masumi le aveva dedicato erano, però, impresse nella sua mente: lo aveva detto a quel vecchio acido, incattivito da un amore non ricambiato.
Ma, ancora una volta, ebbe pena del destino altrui più che del proprio.
Con questo stato d’animo, la promettente interprete – o splendida perdente! – Maya Kitajima varcò la soglia dell’area Kyoshoto Myeki Atoshi e salì sul palcoscenico Shuttle X.
Arrivando, s’era limitata a fare un cenno al regista, il quale, senza replicare verbalmente, aveva annuito.
Invero, il volto di Ryuzo Kuronuma, solitamente vivo e severo, era apparso granitico, impenetrabile. Lo sguardo era proiettato nell’abisso del mistero che stavano per vivere e tradurre in realtà.
Recitare un copione che mai era stato messo in scena da quel cast, se non a spezzoni, costituiva per i più un salto nel buio senza precedenti. Sicuramente, ai faciloni avrebbe ispirato incoscienza, indegna impreparazione.
La critica teatrale, perfettamente al corrente della difficoltà incontrata dagli attori - in special modo, dai protagonisti – attendeva solo di stroncarli con ansia quasi smodata.
Nessuno sapeva cosa Maya recava nel suo cuore traboccante di amore.
Era ovvio che, dentro di lei, la certezza dell’amore di Masumi costituisse motivo di grande gioia.
Si stupiva a pensare che quello <bastava>.
Si stupiva di dover ammettere che la <profezia> della signora in nero non era poi così strampalata.
Chigusa Tsukikage era vissuta per Ichiren nonostante il prematuro distacco da lui: ora, la Kitajima poteva ben comprenderlo.
E Sakurakoji?
Non aveva trovato la sua metà dell’anima nella vita, ma sul palco Maya era solo sua: lo confortava l’idea che la visione di Akoya, così amorevole, fosse rivolta a lui solo.
Così <doveva> essere.
Ed anche per lui era sufficiente: chiunque vivesse per il teatro e credesse nella propria arte era portato a pensare che non di sola finzione si trattava, ma di tanto altro. Il mondo dell’arcobaleno era degli attori e questo doveva pur significare qualcosa.
I due protagonisti, attorniati da un silenzio tombale e quasi rancoroso da parte della gran parte del cast, per nulla convinto del successo della pièce teatrale, si prepararono a calcare le scene.
Prima di uscire, Karato Hijiri, arrivato alla chetichella dietro le quinte, si palesò a Maya: le rivolse un tenero sorriso, come se si fossero lasciati il giorno prima.
“Signor Hijiri!” esclamò la giovane “Lei qui! Sono così felice di vederla in salute!”
“Grazie.” Disse solo il collaboratore di Masumi “Grazie per avere dato un senso al mio lavoro: attendevo da tempo il momento in cui, nelle vesti di Akoya, avresti realizzato il tuo grande sogno.”
“Il mio sogno più grande è davvero questo, signor Hijiri?” chiese Maya con semplicità “Oggi, io credo che il copione di Ichiren Oozachi non parli agli esteti del teatro, ma agli animi delle persone. Senza di esso, probabilmente, non avrei neppure riconosciuto l’altra metà della mia anima. Né avrei avuto la forza di lottare per essa.”
Karato sorrise condiscendente:
“Credo tu abbia ragione. Ed è il motivo per cui in pochi riescono ad essere davvero felici.”
L’attrice gli prese una mano.
“Sono io che debbo ringraziare lei per tutto.” sussurrò commossa “Non ha mai smesso di credere in me. È venuto a cercarmi, a persuadermi. È stato lei a farmi desistere dal proposito di disertare lo spettacolo. Gliene sarò grata per sempre, signor Hijiri.”
Lo fissò con grande intensità:
“Pregherò sempre perché anche lei possa trovare l’amore che merita.”

***

Quando Maya e Yuu si guardarono negli occhi, prima che s’alzasse il sipario, compresero di non essere più loro, ma <altro>.
E, così, tutto ebbe inizio: la furia degli elementi confusi, che dominava le prime scene, si sposò perfettamente con ciò che gli interpreti minori de La Dèa Scarlatta provavano.
Pian piano, si fusero a quel contesto all’apparenza ingrato e, all’apparire di Maya in veste di spirito, attesero che ella facesse loro un segno, accordandole di nuovo fiducia, gioendo del fatto che ella costituisse la loro unica speranza per sfuggire al disordine e al caos distruttivo provocato dall’odio tra gli uomini.
Allora, le chiome di abeti e susini scarlatti, <emersi> dal cumulo di macerie, conferì a tutti la pace che ci si aspettava dalla risolutrice finale.
Maya si mosse appena, ma diede l’idea, con quell’unico gesto, di avere immantinente visualizzato la risposta a tante domande.
Il dio prende forma umana quando l’uomo diventa ingestibile: la fanciulla divina doveva andare nel mondo per raccogliere l’ultima scintilla di bontà che avesse reperito nel genere umano.
L’amore, anzitutto, e, a seguire, l’ordine: ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto, nuova e vecchia insieme, perché l’esperienza rende saggi e fortifica la bontà.
La parentesi buddhista di Ichiren era tradotta tutta in passaggi veloci e significativi.
La prima parte del dramma, conclusasi in un tripudio di applausi, impensabili all’alzarsi del sipario, apriva le porte a un’interpretazione ancora più straordinaria e coinvolgente: quella dell’amore tra la dèa incarnata e il Buddha.
Presa com’era dalla sua interpretazione, Maya non aveva avuto modo di pensare a niente e a nessuno.
Per tutta la prima parte dello spettacolo s’era concentrata sugli elementi, su ciò che gli spiriti le dicevano, ignorando l’amore, la ricerca dell’altra metà della sua anima, unica cosa che possa davvero recare felicità.
Ma, quando Sakurakoji, con volto benevolo, le strinse la mano, Maya provò una stretta al cuore.
Era il momento clou del ritrovamento di Isshin nel folto del bosco di susini: il ragazzo, ferito, giaceva inerte a ridosso del grande albero sacro.
Il pensiero di Akoya, per quanto concentrato sullo scultore sacro, <volò> in direzione di una sagoma familiare, seduta al centro della platea.
Stavolta, l’attrice lasciò che l’amore, fonte di tristezza e felicità insieme, permeasse ogni sua cellula.
Non vide più gli occhi neri di Sakurakoji, ma quelli azzurri di Masumi Hayami, vera metà della sua anima.
La gioia provata nel prendersene cura, coma anche la malinconia derivante dal futuro incerto, conferivano a quel viso non più bambino una varietà di toni incredibile: Maya era come un cielo alterno; era montagna e mare; era vento e bonaccia; era acqua e deserto.
Il pubblico era avvinto da tanta intensità.
Masumi Hayami, in cuor suo, pareva galvanizzato; era sul palco con Maya e non poteva essere diversamente.
Tutta l’ansia, i sensi di colpa, le preoccupazioni avevano lasciato il corpo: viveva per Maya.
Viveva in Maya.
Il sorriso, bandito per mesi dal suo bel volto, affiorava spesso, come a comunicargli il suo bentornato.
Il momento più atteso nella vita - quello del reincontro con l’altra metà dell’anima - finalmente, era arrivato.
Non c’erano sentimenti più dolci o romantici; non c’era spazio per altro se non per essi.
“Sono felice solo sfiorandoti.”
A quelle parole, Masumi ebbe una vertigine autentica, poiché rivisse in un istante ogni attimo della sua vita trascorsa insieme a Maya. Precisamente, dal giorno in cui ella aveva messo piede sul palcoscenico, impersonando Beth.
Era così piccola!
Quasi stonava, in un contesto tanto più adulto e maturo. Eppure, la sua combattività di adolescente sgrezzata dalla vita aveva avuto la meglio sulle circostanze che la davano per sconfitta in partenza.
Nessuno avrebbe potuto impersonare la sfortunata piccola donna meglio di lei.
E, ora, Maya era Akoya, la giovane donna innamorata in cerca dell’altra metà della propria anima per essere felice e per riportare, a sua volta, felicità nel caos imperante.
Non c’era ruolo più complesso di quello: doveva incarnare bellezza, consapevolezza, deità.
Al tempo stesso, occorreva apparire naturale, leggera, perfettamente a proprio agio.
Ci riusciva egregiamente sol pensando che per quel ruolo era nata: e ciò nasceva dal fatto di aver finalmente compreso l’amore di anime.
Akoya ed Isshin erano l’emblema di un amore eterno, che rasentava la perfezione.
“E’ stolto anche solo immaginarmi lontano da te.” Aveva detto la sera della festa lo scultore sacro privo di memoria rivolgendosi idealmente alla dèa, che danzava in mezzo agli abitanti del villaggio.
Per Masumi era lo stesso: stolto era stato anche solo figurarsi un futuro privo della pienezza dell’essere.
Il fato di Ichiren Oozachi non era il suo.
Il fato di Ichiren s’era compiuto nel modo peggiore sol perché egli aveva ritenuto allontanare l’amore di anime, che pur aveva compreso, che pur aveva magistralmente descritto.
“Quale dio desidera il dolore delle sue creature?” aveva chiesto Akoya alla nonna, quando questa la metteva in guardia dal frequentare un uomo senza passato, che avrebbe potuto essere chiunque: un ladro, un brigante, un assassino.
Hayami faceva sua ogni parola e, ancora una volta, ne traeva motivo di gioia.
Ma c’era un’altra persona che, in quei momenti, fremeva.
Eysuke Hayami, che teneva ancora in tasca la lettera che Masumi aveva scritto per Maya, era altrettanto galvanizzato dalla vista dello spettacolo: non che mettesse in dubbio il genio della Kitajima, che aveva sempre riconosciuto. L’effetto che le battute producevano in lui, però, era del tutto nuovo; pareva che cancellasse ogni acredine, ogni tumulto interiore.
L’inferno dei sentimenti che Chigusa giovinetta aveva fatto scaturire in lui senz’appello scompariva ad ogni parola, sostituito da una tenerezza senza limiti.
Conobbe il significato dell’amore di anime nel momento in cui Isshin, brandendo l’accetta, inferse il primo colpo sul tronco del susino millenario: calde lacrime presero a rigargli il viso rugoso, levigandolo come solo la sabbia fa.
“Sarò io a spezzare questo amore ancora una volta?” domandò a labbra strette alla maniera di chi prega.
La tentazione di restare fedele al personaggio che era sempre stato era forte, certo.
Lo rodeva l’idea di dover ammettere di avere sbagliato su ogni fronte: con Oozachi, con Chigusa, con Aya e, in ultimo, con il figlio.
Grandi e molteplici erano le colpe che gravavano sulle sue spalle: eppure, la dèa o chi per lei, quel giorno, aveva saputo alleviare anche il suo tormento. Non soltanto quello degli amanti timorosi della loro prossima separazione, ma anche il suo di amante non riamato.
L’armonia del cosmo si rivelava a lui in veste inattesa e, per la prima volta dacché era ragazzino, si trovò a render lode agli dèi e alla loro lungimiranza, ben diversa, ben più profonda rispetto a quella dell’uomo.

Lo spettacolo si concluse in un tripudio di applausi: i tre atti avevano lasciato il posto a incredulità, stupore, senso di pienezza. Quando Maya e Sakurakoji uscirono di nuovo per la chiamata alla ribalta, Masumi era già in piedi ad applaudire. Le lacrime sul ciglio, il sorriso rilassato.
Non si nascondeva più, per quanto di fianco avesse delle persone anziane che lo guardavano scandalizzate.
Poco più avanti, Eysuke Hayami aveva trovato la forza di alzarsi a sua volta senza l’aiuto di Asakura, lì presente, anch’egli commosso.
Il Presidente emerito della Daito Art Productions piangeva e rideva, esattamente come suo figlio.
Questi s’avvide del suo entusiasmo e comprese di essere in salvo: comprese che poteva andare incontro a Maya senza paura, garantendole un futuro.

DOMANI L'EPILOGO!...

 
Top
32 replies since 26/6/2014, 15:12   666 views
  Share