Masquerade

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view post Posted on 21/10/2011, 09:03
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Stregone/Strega quasi professionista

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CAPITOLO 14

Mentre il tempo passava, Maya migliorava sempre di più, tanto che anche Kuronuma poteva dirsi soddisfatto.
Anche Sakurakoji non poteva non riconoscere che mai l’aveva vista risplendere in quel modo.
Dopo quel giorno in cui si era assentato dalle prove, aveva cercato di recuperare almeno il rapporto di amicizia che lo legava alla ragazza. Aveva capito che il suo modo di fare l’aveva fatta chiudere in se stessa, facendole rinunciare anche a quello che lei considerava essere il suo migliore amico.
E aveva anche capito, soprattutto, che Kuronuma aveva ragione: se Maya non ricambiava i suoi sentimenti dopo tutto il tempo che avevano trascorso insieme, nulla sarebbe cambiato anche se l’ammiratore non si fosse più fatto sentire: lei avrebbe continuato a considerarlo alla stregua di un amico.
Aveva pertanto ripreso le prove, approcciando la ragazza con atteggiamento franco e privo di secondi fini. Le aveva dichiarato di aver compreso la sua posizione, che si sarebbe impegnato ad essere solo un amico per lei e che avrebbe voltato pagina.
Restava convinto che la ricomparsa dell’ammiratore non fosse una buona cosa per lei e, quindi, voleva comunque essere presente e sostenerla quando se ne sarebbe presentata la necessità.

Maya guardava il nuovo Sakurakoji. Non credeva fosse possibile un cambiamento tanto repentino di atteggiamento.
Forse neanche lui si era reso conto che il sentimento che nutriva per lei evidentemente non era tanto profondo quanto lui si era ostinato a pensare. Lei ricordava lo shock che aveva subito quando aveva scoperto del fidanzamento del signor Hayami. Aveva pianto lacrime e sangue. Non era riuscita a guardarlo negli occhi per molto molto tempo.
Ora la situazione sembrava migliorata perché il suo povero cuore sperava in qualcosa visto il rinnovato interesse dell’ammiratore. Ma il suo dolore non era certo fugato. L’unica spiegazione che le venne in mente fu la sostanziale differenza di carattere del ragazzo. Evidentemente era più realista di quanto non fosse essa stessa. E, forse, era da considerare anche la filosofica spiegazione delle anime gemelle: se Sakurakoji non era la propria anima gemella, Maya non poteva essere quella del ragazzo.
Le prove avevano giovato di questo nuovo rapporto che si era creato tra i due protagonisti. Entrambi sembravano aver scelto finalmente la strada da percorrere. Non vi erano più insicurezze o titubanze nei loro occhi.
A tarda serata, con il cuore leggero, Maya si diresse verso casa.
Ad attenderla trovò una Rei stranamente agitata.
“Maya! Maya! Devi venire! Non perdere tempo a cambiarti! C’è un messaggio per te ed un grosso pacco! Sono troppo curiosa… ti prego aprilo!”
L’euforia dell’amica contagiò anche lei ed in fretta si tolse le scarpe avvicinandosi al tavolo su cui era appoggiato il tutto.
Rei le disse che era venuto un facchino durante l’ora di pranzo. Lei immaginò che si trattasse del signor Hijiri. Prese la pesante busta, l’aprì e lesse.

Cara Maya,
come promesso le invio oggi l’abito per il ballo in maschera che si terrà domani sera.
Spero che il costume sia di suo gradimento.
Manderò qualcuno a prenderla alle 20.00 domani sera.
Attendo di vederla.
Il suo affezionato ammiratore.


Maya strinse al petto il biglietto e lo ripose sul tavolo.
Sotto gli occhi spalancati dell’amica tolse il coperchio alla grande scatola. Vi era un insieme di scatole più piccole ed un costume piegato con cura.
Da quello che poteva vedere era in un bel velluto pesante di colore viola. Vi erano degli inserti in velluto nero che modellavano la linea sottile del corpetto. Un fine profilo di raso nero rifiniva la discreta scollatura quadrata.
Passò ad aprire le altre scatole. Quella più grande conteneva un ricco mantello in velluto viola. In un’altra vi era un grazioso paio di scarpe in raso nero con un leggero tacco. E poi, una splendida maschera bianca e lucente decorata finemente con delle rose viola su un lato ed un velo in merletto nella parte bassa; dei gioielli e dei decori per l’acconciatura ornati da piccole ametiste che rilucevano dei loro splendidi riflessi.
La giovane donna guardò estasiata tutti i tesori che il signor Hayami le aveva inviato. Non riusciva a credere ai propri occhi. Tutto era stato fatto per lei. Ormai avrebbe dovuto essersi abituata alle sue attenzioni, invece trovarsi di fronte a tali oggetti le faceva mancare il fiato. Richiuse tutte le scatole, le prese e, chiedendo a Rei di aiutarla l’indomani ad indossare tutto, si diresse in camera.
Era troppo scossa.

Nel frattempo, a villa Takamiya, Hijiri stava predisponendo i dettagli per la strategia dell’indomani. Avrebbe dovuto muoversi con cautela, ma era più che certo di raggiungere il risultato sperato.

Masumi era in piedi di fronte all’ampia vetrata della sua camera.
Il momento più importante della sua vita si stava avvicinando. Probabilmente da lì alle prossime ventiquattr’ore avrebbe rischiato tutto ciò che di prezioso aveva.
Sperava di cogliere in Maya dei segnali che potessero rincuorarlo e spingerlo ad agire.
I doni che le aveva inviato quel giorno forse sarebbero stati gli ultimi da parte dell’ammiratore segreto. Il loro incontro lo faceva ben sperare.
Avrebbe voluto vedere il suo sguardo mentre apriva le scatole. Purtroppo quello era un piacere che da sempre si era negato, dipendendo in tutto dai resoconti del suo collaboratore.
Avrebbe aspettato l’indomani per poterle finalmente parlare.
 
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fufu1973
view post Posted on 21/10/2011, 13:22




domani, e vai!!! stà arrivando il giorno del ballo!
che meraviglia che le ha fatto recapitare, mi sembrava di vederlo,tutti gli accessori eh.. che sogno!
hai ragione Masumi non poteva non invitare Shiori, ma ora ho il vago sospetto che la vuole accollare al quel Santo di Hijiri!!! si dovrà sacrificare e... ma dai!!!! non è che indosseranno lo stesso abito lui e Masumi e Shiori ci cascherà come una polla di prima categoria?? e magari si spupazza pure Hijiri così Masumi ha la scusa per mollarla???
mi è venuto questo Flash!!!non ci fare caso Tenshina alcune volte sclero un pò, mi faccio certi film.
Masumi dolcissimo che pensa al giorno fatitico dicendo che sarà il giorno più importante della sua vita!!
come si vestirà Shiori? dai vestitini che la Miuchi gli disegna e quella crocchia in testa non mi sembra abbia molto buon gusto!!! :D
 
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view post Posted on 21/10/2011, 13:33
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hihi felice di averti interessato tanto!
sarei anche felice di dirti ora come si svolgerà la vicenda, ma non posso altrimenti ti rovino l'attesa. Posso solo dirti che la storia dei costumi uguali mi era venuta in mente e poi l'ho accantonata.. ahah.. pero' sarebbe stato proprio divertente farci cadere Shiori come una polletta.
Su un'altra cosa ti sei avvicinata tantissimo... ma tanto la settimana prossima ci avviciniamo all'evento fatidico.. in fondo manca una metà dei capitoli.
 
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view post Posted on 24/10/2011, 08:47
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buona settimana a tutte!
Capitoletto di transizione per iniziare...

_______________________________________________________

CAPITOLO 15

La mattina giunse troppo tardi per Maya.
Già da tempo era sveglia nel suo letto pensando alla serata che l’attendeva. Visto che le prove procedevano con soddisfazione di Kuronuma, aveva chiesto al regista di potersi assentare per motivi personali.
L’uomo aveva acconsentito, ben sapendo che erano più le volte in cui la ragazza si assentava senza dire nulla per capire i propri personaggi che quelle in cui chiedeva del tempo per se stessa.
Appena il sole iniziò a fare capolino all’orizzonte si alzò ed uscì per recarsi alla “sua” altalena. Quante volte il signor Hayami l’aveva ripescata dal suo nascondiglio? Quanta pioggia aveva dovuto prendersi l’uomo per farla tornare in sé? Ricordava ogni singolo momento. Rimpiangeva di non essere stata più avvezza alla comprensione dei cuori, perché altrimenti avrebbe presto capito il motivo della persistenza nella sua mente e nel suo cuore di quei ricordi; avrebbe certamente compreso l’origine della sensazione di pace e calore che provava ogni volta che il signor Hayami si mostrava gentile con lei.
Ripensare a quei momenti nel freddo sole mattutino le stava riscaldando il cuore. Chissà cosa sarebbe successo quella sera? Cosa le avrebbe detto il signor Hayami? Sarebbe stata capace di convincerlo a rivelarsi? E… sarebbe stata in grado di non lasciar trapelare il dolore che albergava nel suo cuore sapendolo di un’altra?

Intanto, nella strada che costeggiava il parco cittadino era parcheggiata una berlina scura di grossa cilindrata. Era da poco ferma in quel punto e non sembrava che qualcuno ne volesse uscire. Solo un fil di fumo usciva dal finestrino leggermente aperto e volteggiava disperdendosi piano nell’aria.

Shiori era particolarmente euforica quel giorno.
Aveva passato una notte agitata da sogni riguardanti Masumi e la serata che avrebbero condiviso.
Si accinse a far colazione con il suo solito latte macchiato: il suo sguardo tradiva il desiderio che il tempo passasse in fretta.
Dopo colazione si ritirò nella sua serra sperando che le sue care orchidee potessero chetare la sua anima.

Masumi Hayami spense la solita sigaretta e rimise in moto.
Andando al lavoro era passato per il parco e lì, sull’altalena, aveva scorto la sua ragazzina. Quanto era bello osservarla anche solo da lontano: la vedeva dondolarsi sulle snelle gambe, appoggiata con le mani ed il viso ad una delle catene. Le guardava gli occhi sognanti, le mani sottili e piccole, tutto il suo essere che tanto amava.
Ripromise a se stesso che niente e nessuno l’avrebbe tenuto lontano da quel tesoro! Anche se avesse dovuto rischiare di rimanere per sempre nell’ombra.
 
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view post Posted on 25/10/2011, 08:31
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CAPITOLO 16

Masumi Hayami lavorò per tutta la giornata, facendo susseguire briefing con la sua segretaria a riunioni con il direttivo della Daito, appuntamenti con influenti personaggi della società nipponica a firme di documenti di poco conto.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando si decise finalmente a recarsi a casa per prepararsi alla serata.
Giunto all’ingresso della villa il maggiordomo lo informò che la signorina Shiori era impossibilitata ad accompagnarlo al ballo in maschera. Si dichiarava molto dispiaciuta, ma aveva avuto uno dei soliti mancamenti ed il nonno le proibiva di muoversi da casa.
Gli angoli della sua bocca si alzarono impercettibilmente: il suo piano stava funzionando.
Il vecchio servitore lo informava infine che il padre voleva incontrarlo. Chiedendosi cosa mai volesse e stando in guardia si diresse verso la sua camera.

Eisuke Hayami aveva sentito della telefonata ricevuta da suo figlio a proposito del malore della fidanzata e sapeva della commissione di confezionare uno splendido costume rinascimentale impartita ai sarti della Daito da parte della segreteria della presidenza. Ora la presenza di Hijiri a casa Takamiya iniziava ad assumere dei connotati più nitidi.
Forse il figlio aveva finalmente deciso di muoversi e di non indugiare oltre.
Voleva vedere come avrebbe reagito se l’avesse punzecchiato un po’.
Ascoltò il figlio bussare alla porta ed entrare con passo lento ma fermo.
“Volevi vedermi, padre?”
“Sì, Masumi. Ho sentito che la tua fidanzata ha avuto un malore.”
“Sì, padre. Non sembra essere niente di preoccupante tuttavia. Ho intenzione di chiamarla, comunque.”
“Perché non le fai una visita piuttosto che andare a quel ballo? Sarebbe sicuramente contenta!”
Un brivido freddo corse lungo la schiena del giovane. Non avrebbe rinunciato per niente al mondo alla sua partecipazione a quel ballo. Si stava giocando tutto, arrivando anche ad ingannare la donna che si supponeva diventasse sua moglie. No, non avrebbe certo rinunciato per un “consiglio” del genitore.
“Penso che una chiamata sia sufficiente. Non credo gradisca che la si veda debilitata. Inoltre devo prendere parte all’evento organizzato dall’Associazione Nazionale Cinematografica”.
L’accento sul “dovere” non sfuggì al padre. Rise sotto i baffi: sembrava molto impaziente di partecipare all’evento. Di solito era così disinteressato, invece. Era una situazione veramente divertente.
“Ho capito. Ma ti toccherà andare solo al gran galà! Attento a che non si spargano strane voci sull’assenza della tua fidanzata.”
“Certo padre, come sempre. Non devi preoccuparti. In fondo è un ballo in maschera. Nessuno ci farà caso.”
“Ho capito. Va pure allora. Divertiti.”
Appena chiuse la porta sentì la risata del padre risuonare tra le pareti dell’ampia stanza. Non credeva di aver detto nulla di divertente: cosa stava tramando?

Rientrato in camera chiamò Villa Takamiya. Rispose il maggiordomo: riconobbe la voce del suo collaboratore. Chiese notizie della signorina e se era possibile parlarci.
“Certamente signore, gliela passo subito. La signorina ha avuto un leggero mancamento. Ora è nella sua camera.”
Restò in attesa mentre la chiamata veniva inoltrata all’interno.
Passò i successivi interminabili minuti ad ascoltare le sue lacrime, il suo dispiacere ed il suo rammarico per non poterlo accompagnare. Cercò di rassicurarla dicendole che ci sarebbero state altre occasioni e che l’evento comunque si sarebbe risolto in uno dei soliti noiosi e convenzionali galà.
Si salutarono in modo formale, come sempre.
Iniziando a prepararsi, Masumi avvertì in fondo al cuore il senso di colpa per averla delusa e averle provocato il leggero malore. Aveva preso accordi con Hijiri perché le somministrasse un leggero farmaco sedativo durante la mattinata. Aveva previsto che il comportamento iperprotettivo del nonno di lei non le avrebbe mai consentito di uscire quella sera.
Era proprio un affarista senza scrupoli. Shiori non lo meritava. Ma non poteva più ignorare il senso di soffocamento che provava ogni volta che si trovava vicino a lei. Doveva trovare il modo ed il motivo per uscire da quella farsa.

Nella sua bella camera, una Shiori Takamiya ben diversa da quella che Masumi Hayami conosceva tracciava passi stizziti e furiosi da un lato all’altro della stanza. Avanti e indietro.
Non si capacitava della sfortuna che aveva avuto quel giorno.
Di solito non era avvezza allo svenimento, semplicemente li manovrava. Aveva capito fin dalla più tenera età che mostrare una salute cagionevole l’avrebbe favorita. Quindi aveva “imparato” a svenire quando più le faceva comodo: sfuggire una punizione dei genitori, sviare un’interrogazione da parte dei suoi precettori, farsi corteggiare da Masumi.
Il fatto che quella mattina, invece, non avesse avuto nessun controllo la preoccupava. In più ci si era messo suo nonno che le aveva fatto sfumare l’occasione di sedurre Masumi.
Santi Dei! Più ci pensava e più si alterava.
In quel mentre bussarono alla porta.
In tutta fretta si infilò sotto la calda coltre delle coperte adagiandosi sul mucchio di morbidi cuscini in piuma d’oca. Assumendo un’espressione debilitata e sofferente fece entrare il domestico.
Inaspettatamente era il bel maggiordomo.
 
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view post Posted on 26/10/2011, 08:53
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CAPITOLO 17

“Le ho portato la cena, signorina. Spero di non averla disturbata. So che sarebbe stato meglio che gliel’avessi fatta portare dalla sua cameriera, ma ero preoccupato…” – si trattenne un attimo e poi aggiunse – “Mi scusi.”
Shiori sorrise del suo imbarazzo. Sapeva di essere affascinante. Evidentemente aveva fatto colpo su di lui. Questo le fece migliorare leggermente l’umore.
“Non preoccuparti. Prego, entra. Non ho mai seguito molto le convenzioni sociali.”
Hijiri pensò a quanto ipocrita fosse quell’affermazione. Non aveva forse incontrato a scopo matrimoniale il signor Masumi proprio in funzione della sua appartenenza ad una famiglia di spicco dell’alta società giapponese?
Tuttavia non lo diede a vedere: non era andato in camera sua per mostrare sentimenti negativi.
“Si, signorina. Grazie.”
Entrò con il carrello delle vivande ed apparecchiò velocemente in modo impeccabile il piccolo tavolo al centro della camera. Sentiva gli occhi della donna scorrergli addosso, lungo la schiena.
Stava per congedarsi quando la calma voce della donna lo fermò – “Ti andrebbe di farmi compagnia?”
“Ma… signorina… non è decoroso che un domestico segga allo stesso tavolo della sua padrona!” – di proposito aveva usato un tono esageratamente deferente.
“Takeshi… posso chiamarti così, vero? Ti ho già detto che non mi formalizzo. Ti prego accomodati. Fammi compagnia durante la cena e anche dopo. Mi sento così sola questa sera…” – i suoi occhi spaziarono da destra a sinistra, abbracciando tutto lo spazio vuoto dell’elegante camera. Alla fine si fermarono su di lui: sembrava volessero implorarlo.
“Si… signorina.”
Mentre Shiori si alzava con studiata lentezza dal suo letto, Hijiri si avvicinò per sorreggerla. Tuttavia non sembrava che ne avesse bisogno. La fece accomodare al tavolo e, mentre lei iniziava a piluccare le prelibatezze che la cuoca le aveva preparato, lui studiava il suo volto. Cosa che non sfuggì alla donna.
A ben vedere poteva dar ragione ai rotocalchi che la giudicavano bella quanto una dea: l’incarnato diafano come alabastro, i profondi occhi neri, i lineamenti delicati, i lunghi capelli neri come il carbone. Quello che però gli altri non vedevano e lei non lasciava trasparire era uno spirito cinico che annullava l’aspetto angelico. Lui aveva colto alcuni sguardi che Shiori aveva lanciato al suo principale e nulla avevano degli occhi innamorati che invece vedeva sul volto di Maya.
Ora voleva capire se aveva colto effettivamente la sua essenza o si era trattato di un banale errore di valutazione.

CAPITOLO 18

Maya rientrò a casa a metà mattina.
Preparò alcune pietanze per il pranzo attendendo il ritorno di Rei. Si erano messe d’accordo che l’amica l’avrebbe aiutata ad abbigliarsi per il ballo in maschera prendendo un pomeriggio libero dal lavoro.
Dal canto suo, Rei non voleva perdere l’opportunità di ammirare la piccola Maya nelle vesti della solare Ardis fuori dal palcoscenico!
Fecero pranzo silenziosamente perse ognuna nei propri pensieri: Maya ancora indecisa sull’atteggiamento da tenere, Rei curiosa della piega che stavano prendendo gli eventi. Nel frattempo il piccolo televisore trasmetteva le notizie di cronaca e attualità del giorno.
Verso le quattro del pomeriggio iniziarono a stendere sul letto il contenuto delle varie scatole.
Maya si rilassò nella vasca da bagno colma di calda acqua profumata, mentre Rei pensava all’acconciatura da fare.
Sarebbe stato bello intrecciare i sottili fili di perle e ametiste ai suoi setosi capelli, raccogliendoglieli alla nuca e lasciando sfuggire qualche ciocca.
In un festoso clima iniziarono la “vestizione”: di fronte alla modesta toeletta Maya vide trasformarsi.
Dapprima il lungo e pesante abito, poi l’elaborata acconciatura, infine il leggero trucco. La “ragazzina” era scomparsa per lasciare spazio ad una gran dama del Rinascimento. La maschera donava una nota misteriosa all’insieme. Nessuno avrebbe potuto riconoscerla e lei si sentiva meno inadeguata ed imbarazzata del solito rimirandosi nello specchio. Forse era l’effetto della maschera, pensò.
Quando puntualmente alle venti l’autista bussò alla sua porta, quello che si presentò davanti agli occhi dell’uomo era una piccola creatura che si muoveva con leggiadria ed eleganza, creando tenui fruscii con il velluto. Il pesante e lungo mantello la copriva interamente ed il grande cappuccio era calato sugli occhi.
Velocemente si diressero verso il centro e l’hotel che era stato allestito per l’evento. Maya approfittò dei brevi attimi di calma per cercare di chetare il proprio cuore. Quella sera avrebbe cambiato il suo futuro: nel bene o nel male la sua vita non sarebbe più stata la stessa. Respirò profondamente più volte: l’avrebbe visto subito? sarebbe stato presente? avrebbe dovuto cercarlo? come si sarebbe presentato? Queste erano solo alcune delle domande che le affollavano la mente mentre scendeva dalla vettura e si avvicinava all’ingresso camminando con passo leggero e a testa alta sul tappeto scarlatto della scalinata.
I flash dei fotografi giunti per l’occasione la abbagliavano ma non vi prestò attenzione. Si stava dirigendo verso il futuro.

Masumi Hayami era arrivato ormai da una decina di minuti. Era entrato in incognito, mascherato come si conveniva. Certo, la sua statura non lasciava molti dubbi sulla sua identità, ma non era l’unico giapponese alto un metro e ottanta che si occupava di spettacolo: c’erano anche parecchi attori.
Una volta lasciato il mantello di velluto al guardaroba si era diretto nel grande salone, appoggiandosi con le spalle alla parete di fondo da cui dominava tutto l’ingresso e a cui gli altri invitati non davano importanza.
Fu con un bicchiere di champagne in mano che notò l’ingresso di Maya. Se non avesse conosciuto nei minimi dettagli il suo costume non l’avrebbe mai riconosciuta.
Ne rimase abbagliato: emanava eleganza e grazia. Era di una bellezza sfolgorante.
Non credeva possibile una tale mutazione: dove era finita la sua ragazzina impacciata? dove si era nascosta? Non riusciva a rispondersi, perché davanti a lui vi era una favolosa giovane donna dal corpo minuto ma proporzionato che si muoveva con calma e sicurezza apparenti, piccole mani candide dalle lunghe dita affusolate ornate da un piccolo anello d’ametista. La scollatura quadrata dell’abito metteva modestamente in evidenza dei piccoli seni che si abbassavano e si alzavano al ritmo del suo respiro: l’elegante ciondolo che aveva al collo vi attirava l’attenzione. L’alta acconciatura esaltava la curva delicata del collo e della nuca. Le poche ciocche che sfuggivano sembravano chiedere alle sue mani di rimetterle al proprio posto. Le piccole labbra che si scorgevano appena sotto il pizzo della maschera erano leggermente socchiuse e velate di rosso. Si stava lentamente voltando da destra a sinistra cercando, pensava lui, di individuare colui che l’aveva invitata.
Guardandola, doveva ammettere con se stesso che i sarti della Daito avevano fatto un ottimo lavoro.
Con eleganza si staccò dalla parete prendendo un’altra coppa di champagne da un cameriere di passaggio. I suoi occhi non l’abbandonavano un istante. Muovendosi con lenti passi pregustava ogni momento del suo incedere.
Stava andando incontro al suo destino, lo sapeva: ora che l’aveva vista, non avrebbe resistito e non si sarebbe tirato indietro. Avrebbe lasciato decidere a lei della sua vita e anche della morte della sua anima.
 
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view post Posted on 27/10/2011, 08:51
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CAPITOLO 19
La cena procedeva con Shiori che mangiucchiava mentre interrogava Hijiri sulla vita che aveva preceduto l’assunzione presso la sua casa: presso quali famiglie aveva lavorato? cosa l’aveva portato a Tokyo?
Hijiri rispondeva secondo il copione che aveva stabilito con il suo principale. I dati del suo curriculum erano certo noti anche alla signorina.
Arrivata all’ultima portata, Shiori iniziò a fare domande sulla sua vita privata: aveva una fidanzata? No!? Come mai?
Hijiri rispondeva in modo garbato lasciando intendere che aveva provato un sentimento non corrisposto verso una sua datrice di lavoro che l’aveva poi portato ad abbandonare quella casa. Mentre raccontava la vicenda, assumeva un’aria sofferente mista all’imbarazzo che avrebbe provato se tali fatti tanto personali ed equivochi fossero stati veri e ne avesse trattato effettivamente con lei.
Intrecciando le dita delle mani appoggiate al tavolo, l’uomo raccontò di come la figlia del suo “padrone” fosse tanto buona d’animo quanto cagionevole di salute. Lui se ne era innamorato osservando la sua gentilezza nel trattare con i subordinati: mai un minimo di rabbia, mai un moto di superbia. La sua figura ispirava il suo istinto protettivo ed il proprio cuore aveva risposto al suo animo tanto solo.

Shiori ascoltava rapita mentre comprendeva che la figura che Takeshi stava dipingendo si adattava perfettamente a se stessa, o per lo meno all’immagine di sé che lasciava trasparire: forse l’attesa per il matrimonio sarebbe stata meno noiosa di quanto si aspettava.
“Visto che ora sei qui, deduco che questa storia non abbia avuto un lieto fine. Non è così?”
“No, signorina. Nonostante non avessi fatto nulla per mettere in imbarazzo la signorina, i miei sentimenti trasparivano dai miei atteggiamenti troppo solerti. La signorina ne sembrava felice, lo stesso non posso dire di suo padre che pur non potendomi attribuire comportamenti sconvenienti preferì allontanarmi dalla residenza.”
I suoi occhi mesti dicevano che il suo cuore era ancora preso da quella fanciulla.
“Takeshi, non voglio riaprire vecchie ferite. Ora che me ne hai parlato, capirò se vorrai starmi lontano!”
“Signorina! Non potrei mai! Mi scusi se mi permetto, ma lei mi sembra talmente sola che una persona amica potrebbe aiutarla” – e aggiunse con deferenza – “Naturalmente, so di non poter aspirare a tanto”.
Lei colse la palla al balzo.
“Tu sembri conoscermi perfino più di me stessa. Hai ragione, sono sola. Non bastano le attenzioni di mio nonno, né la cortesia del mio ‘fidanzato’ a rallegrare le mie giornate!”
Hijiri si rese conto del tono che lei aveva utilizzato al momento di pronunciare “fidanzato” e ne approfittò per indagare sui reali sentimenti della signorina per il signor Hayami.
“E’ facile, signorina. Chiunque si renderebbe conto al solo guardarla che nonostante il matrimonio imminente non è felice. Mi chiedo solo come mai possa essere possibile!”
“Saresti felice se dovessi sposare una persona che vede in te solo un ‘affare’? Fin dall’inizio l’incontro con il signor Masumi è stato dettato dalla volontà delle due famiglie di unirsi. Io non ho fatto altro che adeguarmi. E continuerò in questo modo. Neanche il mio fidanzato è molto partecipe, ma va bene così…”
“Ma signorina… eppure quando gli parla mi sembra così innamorata!”
Lei si rese conto delle attenzioni inavvertite che il maggiordomo le aveva riservato in quei pochi giorni e si sentì lusingata e potente.
“E’ l’ipocrisia del nostro ceto. Si conviene che io mi mostri innamorata e allora io mi mostro tale. Se devo essere sincera, come sembra che questa sera debba succedere, ti confesso che non penso di essermi mai innamorata. L’amore non va d’accordo con le esigenze di famiglia.”
Shiori sollevò il capo e lo guardò con occhi che volevano comunicare tutta la sua tristezza.
Hijiri, fedele al suo personaggio, decise di essere partecipe della sua malinconia, pur rendendosi conto della visione fondamentalmente cinica che aveva la signorina nei confronti di tutto l’affare.
“Signorina, non posso credere che non voglia essere felice! Se non vuole sposare il signor Hayami, sono sicuro che suo nonno capirà! Se io stesso soffro a vederla tanto affranta, posso solo immaginare i suoi sentimenti!”
“No. Tu hai in mente l’immagine di un nonno affettuoso. Devi capire che le sue attenzioni per me sono limitate all’utilità che rappresento per la famiglia.”
Una lacrima scese solitaria sulla sua guancia. La lasciò scorrere. Evidentemente ben sapeva l’effetto che le lacrime possono avere sul cuore di un uomo.
Hijiri l’osservò e ricordò un’altra lacrima. Quanto era diversa questa, caduta nel mezzo del compassionevole monologo, da quella che Maya si era lasciata sfuggire giorni prima quando era da sola e guardava le stelle, pensando che la persona a cui più teneva l’avesse abbandonata.
“Signorina, le posso solo dire di lottare per la sua felicità. Non si arrenda per convenzione!”
L’uomo sorrise tra sé: quante volte aveva cercato di far capire lo stesso messaggio al suo capo? Non ricordava neanche più…
“Non c’è modo di uscirne. Cercherò di far funzionare il mio matrimonio tentando di avere un rapporto sincero almeno con mio marito e prendendo quel che di buono vorrà venire.”
I suoi occhi si posarono per qualche secondo sulla figura del maggiordomo per poi tornare alla luce pulsante del fuoco che ardeva nel caminetto. Vivaci bagliori si riflettevano sul suo volto.
Proseguì dicendo che era stata felice di parlare con lui, ma che era ora che si riposasse.
Si alzò lentamente ed iniziò a camminare verso il grande letto.
Fece qualche passo per poi sentirsi mancare. Immancabilmente, pensò lui, con un pensiero segretamente malizioso.
Hijiri fu pronto a sorreggerla ritrovandosela tra le braccia.
Le sue piccole mani si aggrapparono alle sue spalle, rendendogli più semplice il compito, mentre un leggero rossore si diffondeva sul viso della donna.
“Perdonami… sono proprio incorreggibile” – sussurrò.
“Non si preoccupi signorina.” L’uomo la prese in braccio e l’adagiò nel letto, mentre gli occhi di lei continuarono ad essere allacciati ai propri e le sue rosse labbra restavano socchiuse lasciando intravvedere i piccoli denti di perla.
Lentamente Hijiri la lasciò e con la mano seguì il suo esile braccio, finché, arrivato alle sue dita, non avvertì una leggera stretta. La guardò negli occhi, lei sostenne il suo sguardo per soli pochi secondi per poi abbassare le ciglia ed arrossire ancora di più.
Forte dell’atmosfera che si era creata, Hijiri trattenne la sua mano e con l’altra le diede una leggera carezza sul volto appoggiando brevemente le labbra sulla sua fronte.
La vide spalancare gli occhi e trattenere il fiato.
In tutta fretta si volse, uscendo dalla camera e chiudendosi la porta alle spalle, non senza prima notare un leggero sorriso di trionfo aleggiare su quelle labbra.

Il maggiordomo, conclusi i compiti della sera, si ritirò nella sua stanza. Pensò soddisfatto di aver posto le basi per un’eventuale rottura del fidanzamento del suo capo. Inoltre, le informazioni che stava raccogliendo erano proprio interessanti.

 
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view post Posted on 28/10/2011, 09:23
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CAPITOLO 20

Aveva lasciato il pesante mantello nel guardaroba all’ingresso. Si era diretta verso il salone adibito all’evento. Aveva sceso i pochi gradini che la separavano dagli altri invitati.
Ora voltava lo sguardo intorno a sé, osservando quello che si presentava ai propri occhi.
L’ambiente era sontuoso. L’alto soffitto dominato da stucchi e trompe-d’oeil rimandava allo stile barocco occidentale. Semplici colonne in marmo bianco sormontate da capitelli sorreggevano il soffitto circondando tutto l’ambiente. Grandi finestre in legno davano su quello che doveva essere il terrazzo affacciato sul giardino interno. Un lato della sala ospitava una piccola orchestra che suonava melodie classiche.
Coloro che erano già riuniti sfoggiavano costumi e maschere all’altezza dell’evento: i colori erano vivaci come variegate erano le fattezze ed il taglio dei costumi. Qualcuno si era prestato al gioco con una maschera talmente ridotta da renderne facile il riconoscimento: era il caso del presidente dell’Associazione Nazionale Cinematografica che stava dando in quel momento il benvenuto a quanti erano convenuti prima di far riprendere i musicisti a suonare.
Lo sguardo della ragazza vagava per la sala: il signor Hayami era già arrivato? come avrebbe fatto ad individuarlo?
Nel frattempo notò un uomo che si stava dirigendo verso di lei con andamento fermo: era alto e teneva in mano un paio di coppe di quello che doveva essere champagne.
Si chiese se non fosse lui. Il suo cuore accelerò i propri battiti. Sembrava volerle uscire dal petto!
La distanza si accorciava…

Masumi si dirigeva verso la ragazza ammirandone i dettagli a mano a mano che si avvicinava. Ad un certo punto però vide un uomo che la puntava. Le si stava avvicinando di lato.
Vide gli occhi di lei illuminarsi d’aspettativa. La vide protendersi in avanti: i bicchieri rischiarono di infrangersi al suolo e poteva affermare con certezza che solo la maschera che indossava stava salvando il suo autocontrollo dallo stesso destino.
Arrestò il suo cammino, osservando il nuovo venuto. Il suo occhio allenato riconobbe le movenze e gli atteggiamenti di un giovane attore che aveva collaborato anche con la Daito Art Production. Doveva ricordarsi di allertare Mitsuki sul fatto di non chiamarlo più ai loro provini: ironizzò sulla sua gelosia immediata.
Pur dovendo ritardare il suo incontro con Maya, voleva restare nelle vicinanze: nel caso avesse avuto bisogno di lui, certo!
Certo… e chi pensi che ci creda? – Si chiese.
Con i due calici si avvicinò ad una colonna e riprese la sua posizione iniziale. Da lì poteva avere una visione chiara di entrambi i protagonisti di quel siparietto.
L’uomo stava sfoderando un sorriso magnetico.
Accidenti! E’ proprio vero che non è più una ragazzina! Ovunque si muova ha pretendenti affascinati pronti a corteggiarla!
Appoggiò la coppa della ‘ragazzina’ sul tavolo vicino: non voleva attirare l’attenzione.
Con apparente indifferenza continuò a sorseggiare la propria.

Quando la distanza si annullò, l’uomo le offrì il calice che teneva in mano salutandola con voce ferma ma allo stesso tempo gioiosa:
“Buonasera! E’ venuta sola al gran ballo?”
Gli occhi d’ebano la scrutavano in attesa da dietro la maschera.
Ebano? Ebano?! Oh no! Non è lui! Devo trovare il modo di liberarmi!
“No, mi scusi! Sto aspettando una persona!” rispose lei lasciandogli in mano la coppa.
“Ma quanto sono sfortunato!” – insisté il ragazzo – “Una così bella dama! Non è un cavaliere fidato se la lascia venire da sola. Io invece…”
L’accenno all’inaffidabilità del signor Hayami le fece perdere le staffe. Si rendeva conto del luogo dove si trovava, ma non poteva fare a meno di insorgere in sua difesa: troppe volte l’aveva attaccato lei stessa ingiustamente.
“Lei invece che cosa? Lei mi starebbe vicino qualsiasi cosa succeda? Lo farebbe se cadessi in disgrazia? Lo farebbe se perdessi la gioia di vivere? Non credo debba paragonarsi ad una persona che neanche conosce! E ora, se vuole scusarmi, devo cercare il mio accompagnatore!”
La sua voce che era partita in tono abbastanza sommesso aveva alzato i toni fino a raggiungere le orecchie di alcuni invitati poco lontano. Le signore guardavano l’uomo con un mezzo sorriso di scherno, mentre Maya lo lasciava impalato con le due coppe di champagne. Gli uomini invece gli riservarono occhiate di comprensione, mentre seguivano quella piccola donna che si era rivelata oltremodo decisa.

Masumi stentò a credere ai proprio occhi!
Aveva visto e sentito tutto. Eppure ancora non ci credeva.
Aveva notato il momento in cui Maya si era irrigidita ed aveva concluso che l’uomo non era il suo ammiratore: dedusse che doveva averlo giudicato troppo giovane per esserlo. Era l’unica spiegazione che era in grado di darsi.
Aveva visto il sorriso sornione del tipo ed aveva stretto i pugni per evitare di prenderlo per il bavero del suo bel costumino.
Come si permette di essere tanto ammiccante?
Aveva alfine udito le gelide eppur furiose parole che Maya aveva scagliato come frecce su quel pover’uomo, difendendo colui che neanche ancora conosceva.
Gli si strinse il cuore ed allo stesso tempo, non senza divertimento, constatò che si era destreggiata proprio bene e che una volta tanto il suo temperamento non era stato rivolto al famigerato affarista senza scrupoli Masumi Hayami.
Preso da una gioia inaspettata, riprese il calice e si diresse nella direzione che aveva preso la ragazza.
Una volta raggiunta, attrasse la sua attenzione con le stesse parole con cui il damerino l’aveva salutata: l’avrebbe accolto allo stesso modo? anche lui sarebbe sembrato troppo giovane rispetto all’idea che si era fatta?
Dissimulando leggermente la propria voce disse:
“Buonasera! E’ venuta sola al gran ballo?”
E si preparò all’attacco frontale.
 
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view post Posted on 31/10/2011, 12:28
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CAPITOLO 21

La vide bloccarsi.
Passarono un paio di secondi prima che la donna si girasse con occhi furenti:
“Se ancora non ha capito, io sono…”
“Lei è ‘cosa’ signorina?” – il tono più dolce.
Aveva colto il momento in cui gli occhi della giovane avevano afferrato che non era l’individuo inopportuno di prima. Ma ora, come l’avrebbe accolto?

Maya si girò di scatto.
Ma cosa aveva quella sera attaccato alla schiena? Un cartello con scritto “Vi prego, sono sola fatemi compagnia?”
Ad ogni festa a cui era andata aveva fatto da tappezzeria, tranne naturalmente quando il signor Hayami pensava a curare le sue pubbliche relazioni ed anche lì non si poteva certo affermare che lo facesse per farle avere successo con l’altro sesso. Possibile che il solo vestito fosse in grado di provocare tutto questo?
“Se non ha ancora capito, io sono…”
La parole le morirono in bocca!
Non era possibile… era lui! Finalmente era lui! L’aveva raggiunta. Doveva averla sentita battibeccare con lo sconosciuto ed il sorriso divertito che vedeva aleggiare sulle sue labbra bastò a darle la conferma.
“Lei è ‘cosa’ signorina?”

Cos’è questo sguardo? Pensavo che dovessi battibeccare! Invece come mai la sua furia si è subito spenta? Forse non vuole essere scortese con uno sconosciuto?! Si deve essere così!
“Io sono… molto felice di incontrarla. Finalmente. Non sa da quanto tempo aspettavo che si palesasse a me…”
Come? Come può aver capito che sono io l’ammiratore? Non le ho detto nulla, non sa che aspetto lui abbia. Il mio costume non richiama in alcun modo il suo!
Masumi non riusciva a credere alle sue orecchie, ma i suoi occhi gli confermavano ciò che aveva udito. Le mani giunte della ragazza, il profondo inchino in cui si era profusa ed il suo sguardo, tanto simile (eppur diverso) a quando dava vita ad Akoya innamorata non gli lasciavano dubbi: lei sapeva che aveva di fronte il suo donatore di rose, il suo ammiratore.
“Non capisco signorina! Chi pensa che io sia?”
Gli era venuto spontaneo. Non aveva resistito. Lei l’aveva preso in contropiede.

Maya senza farsi demoralizzare da quell’interrogativo espresso, sembrava, per confonderla rispose:
“Lei è il mio prezioso ammiratore! Lei è colui che dal mio primo spettacolo mi è stato vicino e mi ha aiutata in tutti i modi possibili, a volte anche senza che me ne rendessi conto. Lei è colui a cui debbo ciò che sono ora. Non mi sbaglio!”
Dopo che aveva rialzato la schiena dall’inchino, aveva visto l’incertezza comparire nei suoi occhi azzurri – sì, finalmente era lo sguardo giusto!
Aveva immaginato che non si sarebbe aspettato un simile riconoscimento da parte sua, ma per una volta voleva essere lei a spiazzarlo.
Quando l’aveva visto, aveva concluso che tutti i suoi interrogativi su come comportarsi o quale atteggiamento assumere erano spariti di colpo: avrebbe detto e fatto quello che il momento le avrebbe ispirato. Non c’era un copione da seguire stavolta. Avrebbe seguito la marea delle sue emozioni.
Per questo si era voluta prendere una piccola soddisfazione.

Con voce calma l’uomo le chiese come potesse esserne certa.
Maya lo guardò, pensando a come formulare la sua risposta. Dopo un breve momento e guardandolo dritto negli occhi rispose:
“Ne sono certa perché anche questa sera, come ha sempre fatto, mi ha seguita da vicino nel caso avessi avuto bisogno. Me l’ha fatto capire il suo saluto.” – e, con un leggero rossore, ammise – “Immagino abbia assistito al mio poco decoroso battibecco con quell’individuo!”
“Rag… Maya, la devo ringraziare per la sua strenua difesa della mia persona. Inoltre, mi ha stupito. Non è facile, gliel’assicuro. Ma lei l’ha fatto ben due volte questa sera. Speravo che sarei stato io a sorprenderla, invece prima ho visto come ha liquidato un corteggiatore inopportuno e poi ho saggiato sulla mia povera pelle il suo spirito d’osservazione! Decisamente non è più una bambina.”
“Ma lei mi ha sorpresa così tante volte che per una volta ho voluto farlo io. Volevo anche ringraziarla per tutti i suoi doni: sono magnifici. Quasi non mi riconoscevo!”
Ed ecco ricomparire la ragazzina gioiosa…
Masumi non capiva! Dove era stata nascosta quella Maya così aperta?! Pur riconoscendo che era cresciuta, immaginava comunque di trovarsi di fronte una ragazza impacciata come l’aveva sempre ricordata. Invece aveva incontrato una giovane dal piglio deciso.
La serata si stava svolgendo in un modo del tutto inaspettato.
“Maya devo essere io a ringraziarla: ogni personaggio a cui ha dato vita mi ha rubato il fiato. Lei è quello che è oggi perché mai si è arresa in passato. I miei aiuti sono stati ben poca cosa. Come ben poca cosa è l’abito che le ho donato stasera. Indosso ad un’altra donna non avrebbe dato lo stesso risultato!”
Vide i suoi occhi dietro la maschera allargarsi per lo stupore e vide le piccole labbra tremare leggermente. Si chiese se non avesse esagerato!
Non voleva pensasse che la stava adulando. Credeva ad ogni lettera che aveva pronunciato… come poteva essere altrimenti?
Sperando di togliersi d’impaccio le porse una mano invitandola a ballare.
Lei accettò chinando lievemente il capo e appoggiando le sue dita nel palmo lo seguì al centro della pista da ballo insieme alle altre coppie.


CAPITOLO 22
Con la mano posta in quella dell’uomo, Maya si diresse verso la pista da ballo. La mano di Masumi scivolò sulla sua vita sottile, mentre quella della giovane si appoggiava sulla sua spalla. Sembravano aver trovato armoniosamente il loro posto nell’universo, lì, l’una nelle braccia dell’altro.
Masumi si muoveva con passo sicuro intorno alla pista. Maya lo seguiva lasciandosi guidare.
La ragazza ancora ripensava al breve dialogo che avevano avuto. Sembrava quasi che il signor Hayami l’avesse considerata una donna. Era gentile il signor Hayami quella sera. Ed affascinante. Proprio come se lo ricordava al loro primo incontro. Lei così spaurita. Lui così sicuro di sé. Non era cambiato. Lei invece si era fatta donna: certo, a volte non se ne rendeva conto e le sembrava di essere ancora una bambina, ma i suoi pensieri ed i suoi sentimenti erano maturati, grazie a lui.
Alzò lo sguardo con occhi sognanti: voleva guardargli il viso, ma sapeva che avrebbe incontrato solo una maschera. Diversa da quella che indossava di solito come Presidente della Daito Art Production, ma era comunque una maschera. Tutte le loro vite sembravano essere segnate dalle maschere che indossavano.
Lo trovò intento a fissarla: solo gli occhi erano rivelati dalla maschera. Quei favolosi occhi azzurri che la scrutavano come non ricordava avessero mai fatto.
Li ricordava beffardi nelle loro scaramucce; preoccupati e colpevoli dopo la morte di sua madre; pensierosi e nostalgici il giorno del giro in barca; titubanti la sera dell’appuntamento; infuocati la notte al tempio. Arrossì e riabbassò lo sguardo al ricordo ed al pensiero che aveva formulato: ringraziò il velo della maschera che nascondeva il suo imbarazzo.
Poi ricordò che quella era la sua occasione quindi, decisa, rialzò il volto: ed eccoli ancora lì quegli occhi!
L’abbraccio dell’uomo si strinse iniziando i giri vorticosi del valzer. Maya non staccò più i suoi occhi dallo sguardo di zaffiro dell’uomo.
Mai coppia appariva più affiatata! Sembrava di ammirare un unico corpo che girava e girava leggero sul lucido pavimento.

Masumi passò i brevi minuti del ballo ad osservare la ragazza.
Scrutava con attenzione il volto tanto amato. Avrebbe voluto che nessuna maschera potesse offuscarne la vista, ma allo stesso tempo ringraziava quell’artificio che gli avrebbe permesso di passare quella magica serata insieme a lei.
Non sapeva neanche lui cosa sperava di vedere nei suoi occhi. Inizialmente aveva tenuto il volto basso, forse presa dalla sua timidezza proverbiale. Poi si era accinta ad alzarlo ma, evidentemente, non si aspettava di incrociare il suo sguardo perché l’aveva quasi subito riabbassato.
Infine, decisa, gli aveva puntato in viso i suoi caldi occhi color del cioccolato senza più riabbassarli. Approfittando del momento, l’uomo strinse la presa sul suo corpo sottile ed iniziò una serie di giri vorticosi che Maya seguì con entusiasmo.
Avrebbero avuto tutta la sera per parlare. Per ora, decise, avrebbe semplicemente goduto di quel momento insieme.

 
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view post Posted on 2/11/2011, 09:41
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CAPITOLO 23
Mentre le ultime note svanivano e permettevano ai ballerini di rallentare gli ampi giri, Masumi si chinò ad accostare il suo volto all’orecchio della ragazza.
Beandosi del sottile profumo che Maya emanava la informò con voce dolce:
“Maya, l’orchestra ha appena suonato una delle composizioni di un musicista austriaco noto per i suoi valzer e vissuto nell’Ottocento. Vuol conoscere come si intitola il pezzo che abbiamo appena ballato?”
Maya rimase nel suo abbraccio, godendo della sua vicinanza e dei gentili brividi che le percorrevano la schiena. Sentiva le guance che le stavano andando a fuoco. Come potevano quelle semplici parole provocarle un tale effetto?
Un flebile “Sì” uscì dalle sue labbra.
Lentamente, rialzandosi e guidandola ai margini della sala, con voce pacata la informò che il pezzo si intitolava “Rose del Sud” e che era stato dedicato ad un re d’Italia dallo stesso compositore.
“Non trova, Maya, che sia stato gentile da parte dell’orchestra omaggiare il nostro incontro con una tale accoglienza?”
La giovane donna, con ancora la mano destra appoggiata in quella dell’uomo, osservava il suo profilo seminascosto.
“Sì, è vero.” – Maya non capiva se fosse serio, vedeva solo la curva morbida delle sue labbra piegate in un lieve sorriso.
“Venga Maya, andiamo a prendere un po’ d’aria fresca. Ci aiuterà a riprenderci dal vortice del valzer e potremo parlare in tranquillità.”

Con gentilezza la condusse sulla terrazza lievemente illuminata. Entrambi si appoggiarono con le mani alla bianca balaustra in marmo. Le loro dita erano talmente vicine che un unico piccolo movimento sarebbe bastato a farle sfiorare.
Per qualche minuto tennero lo sguardo fermo e perso sul buio giardino. Solo le sagome degli arbusti più alti e dei pini erano riconoscibili grazie al tenue riverbero che proveniva dalle luci della città.
Alzando gli occhi al cielo, Maya scorse ben poche stelle che potevano considerarsi abbastanza luminose da vincere contro la cupola illuminata di Tokyo.
Era la prima volta dall’incontro nella Valle che si ritrovavano a guardare il cielo notturno insieme. Masumi la osservava silenzioso e, senza saperlo, i suoi pensieri corsero nella stessa direzione di quelli della ragazza. Chissà se poteva permettersi di esprimere quel desiderio che al tempo non aveva avuto il coraggio di formulare.
Maya voltò il viso per osservarlo.
Senza riflettere gli chiese: “Guarda spesso le stelle?”
Masumi la osservò e decise che non valeva la pena dissimulare. Pertanto rispose sinceramente: “Quando ero ancora un bambino? Sì. Ora non più. Allora osservare le stelle era l’unica cosa che mi dava sollievo. L’universo è così vasto, così immenso… il solo osservarlo ridimensiona tutti i problemi che in genere ci angustiano. Maya, ha mai fatto caso a quanti siano i problemi risolvibili per cui perdiamo inutilmente il sonno? E quante poche siano invece le avversità che meritano le nostre lacrime ed il nostro dolore?”
Lei lo fissava. Era veramente il signor Hayami, quell’uomo mesto e fatalista con cui stava parlando? Effettivamente aveva la stessa rassegnazione di quando si era rifiutato di esprimere il desiderio irrealizzabile sotto la volta stellata della Valle.
“Sì, me ne sono resa conto molto presto nella mia vita, ma ho capito appieno il significato di ciò che mi sta dicendo solo recentemente.”
Il non detto fece sospettare all’uomo che la sua latitanza avesse fatto maturare in quel verso la sua ragazzina. Avrebbe dovuto sentirsi responsabile anche di quella dura lezione impartita alla giovane donna?
Masumi fece cadere l’argomento, anche per evitare che Maya ricollegasse il loro discorso a quello che avevano affrontato nel pomeriggio al planetario.
“Allora… Maya…” – iniziò voltandosi leggermente verso di lei – “Come mai voleva incontrarmi?”
“Ho voluto incontrarla per vari motivi. Il primo, naturalmente, è ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me in questi lunghi sette anni. Grazie a lei sono diventata un’attrice che merita di concorrere al ruolo della Dea Scarlatta nel capolavoro scomparso. Grazie a lei non sono più una ragazzina.” – Maya usò volontariamente quell’appellativo. Voleva che il signor Hayami se ne rendesse conto anche per il suo dire.
“Lo sa che quel poco che ho fatto per lei non ha bisogno di ringraziamento?! Il mio miglior premio è sempre stato, è e sarà sempre vederla risplendere…”
“… nel mondo dell’arcobaleno!” – concluse lei.
“Come?!”
“Sì.” – continuò la ragazza – “Il mondo dell’arcobaleno: quello in cui si può essere chi si vuole e vivere tante vite diverse. Me ne ha parlato la prima volta una persona che credevo di odiare.”
Masumi non si aspettava di sentir parlare di sé in quel frangente. Maya aveva finalmente incontrato colui che diceva di amare. Perché iniziava a parlargli di colui che invece doveva odiare?
Titubante ed incerto si accinse a chiedere: “E ora… ora non lo odia più?”

 
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view post Posted on 3/11/2011, 14:58
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CAPITOLO 24

I tratti malinconici della ragazza si distesero in un’espressione di dolcezza:
“No, non lo odio più da molto tempo. Da quando ho capito che anche lui, pur con metodi discutibili, si è sempre mosso per aiutarmi. Mi addolora molto non avergliene mai parlato. L’ho spesso accusato ingiustamente.”
Masumi era sconvolto. Il cuore gli batteva in petto come il galoppo selvaggio di un cavallo finalmente libero di correre.
A tal punto è mutata la sua visione del vero me stesso? Come ho potuto non rendermene conto?
“Sono sicuro che gli farebbe piacere saperlo. Come mai non gliene ha mai parlato? Il coraggio non le manca, non le è mai mancato! Spesso si è opposta con successo a personaggi del calibro di Masumi Hayami, che certo non gode di buona fama.”
Cosa mi risponderà ora? Perché parlava di me, no? Doveva parlare di me!
“Sì, ha ragione. Ma proprio perché non mi è mai mancato il coraggio di attaccare il signor Hayami, quando ho capito, finalmente, era tardi. Lui è convinto che io lo odi, come potrebbe altrimenti? Avrebbe sicuramente delle riserve sulle mie parole. Capirei come potrebbe stentare a credere ad un mio cambiamento tanto radicale nei suoi confronti.”
“Sono sicuro, invece, che se è una persona che l’ha aiutata sarà felice di sapere che non lo odia più.” – insistette l’uomo.
Allora è vero… mi ha perdonato per sua madre e per tutti gli altri miei intrighi.
L’uomo non capiva come la sua ragazzina avesse compreso il suo comportamento. Forse era diventato troppo imprudente quando si trattava di lei.

Maya avvertiva il cambiamento nella voce dell’uomo. Sembrava stentare a pronunciare anche quelle poche parole. Aveva la voce rotta dall’emozione. Riusciva a percepirlo nonostante la maschera. Sarebbe bastato a farlo svelare? Le sue mani tremavano dall’agitazione. Solo il tenerle appoggiate alla balaustra le permetteva di nasconderlo.
Era così forte l’emozione in quel momento. Quell’attimo era il culmine dei sette anni che avevano vissuto dacché si erano incontrati. Sentiva che quell’istante sarebbe stato fondamentale per il suo futuro. Voleva lottare fino alla fine per vivere l’amore della sua vita.
Non sapeva cosa provasse per lei il signor Hayami: forse era davvero la sola ammirazione per le sue doti di attrice a spingerlo ad aiutarla. Ma come poteva allora essere così triste? Aveva tutto! L’amore di una donna stupenda come la signorina Shiori, il successo negli affari… proprio quella tristezza, paradossalmente, sembrava darle speranza.
“Non credo… vede, il signor Hayami oramai non ha più tempo per me. Si sta per sposare ed io sono solo la sua gallina dalle uova d’oro!”
Accidenti! C’è sempre Shiori di mezzo! Chissà se il suo ammiratore riesce a convincerla?!
“Secondo me dovrebbe provare. Sono proprio sicuro che l’apprezzerebbe! Se si è preso cura di lei, anche se in modo maldestro, deve considerarla importante!”
La giovane donna sollevò una mano al viso e, coprendosi le labbra, si lasciò sfuggire un risolino nervoso. Masumi la guardò interrogativo.
“Signor Ammiratore, lo sa che ha utilizzato quasi le stesse identiche parole del signor Hayami nei suoi confronti? Vi conoscete forse?”

Ragazzina… ci sei andata vicina stavolta!
Un lieve rossore imporporò il viso di Masumi, che benedisse l’oscurità che lo proteggeva.
“Forse…” – rispose laconicamente, ma subito riprese – “Quali sono gli altri motivi per cui voleva incontrarmi?”
Lo capiva… era stato un codardo. Quale migliore occasione per rivelarsi se non quella? Sarebbe stato talmente facile!
Non ho mai gradito le cose facili. Si rimproverò.

Uff… lo sapevo! Non è bastato. Ma quanto è difficile signor Hayami?!
“Beh… il secondo motivo riguarda anche il signor Hijiri. Lui mi ha detto che lei sarà sempre presente per me. Ma io come potrei esserne sicura?”
Poi lentamente, impiegando tutto il suo talento di attrice, si girò togliendosi la leggera maschera. Gli piantò in volto i suoi occhi sfavillanti: erano sul terrazzo deserto, protetti dall’oscurità. Il suo era un palese invito a rivelarsi.
“Nel suo messaggio mi diceva che dovevo essere libera di vivere la mia vita senza sentirmi in obbligo nei suoi confronti! Ma io… io non voglio vivere lontano da lei!”

Lui era abbacinato, incantato.
I suoi occhi lo guardavano come non avevano mai fatto! Con più passione di quanta ne riservava alla recitazione ed alle sue rose.
Quanto ancora a lungo poteva resisterle?
“Hijiri… Hijiri ha espresso bene il mio… pensiero. E’ vero, non l’abbandonerò mai! Lei è veramente troppo importante per me! Lei è capace di farmi sentire vivo con un solo sguardo, una sola espressione fuggente, un solo movimento inaspettato, un solo messaggio!”
Lo sentiva… mancava poco.
Il suo autocontrollo proverbiale stava lentamente ma inesorabilmente andando a farsi benedire. Infatti, continuò incoscientemente:
“Esserle accanto, aiutarla in caso di bisogno, vederla superare le difficoltà anche grazie ai miei piccoli aiuti è per me fonte di gioia. Lo strano legame che ho, che abbiamo intessuto mi salva ogni giorno dalla disperazione di una vita fatta di un lavoro che non mi entusiasma più da tempo e… e basta.”
Non poteva parlarle della sua vita privata. Sarebbe stato ingiusto.

Maya lo guardava estasiata. Tutto il suo piccolo corpo si protendeva nella sua direzione. Le piccole mani erano strette al petto. La maschera abbandonata sulla balaustra. Il suo volto era rivolto a quello nascosto dell’uomo. Il signor Hayami la guardava, eppure i suoi occhi sembravano persi altrove. Forse era vero che la sua vita non era come appariva.
 
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view post Posted on 4/11/2011, 09:49
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CAPITOLO 25

“Allora… allora… resti qui con me, la prego. In tutti questi anni non ho fatto altro che cercarla. Aspettavo… e aspettavo che lei si rivelasse a me. Nell’attesa riflettevo e pensavo a quanto generoso lei fosse, che animo nobile dovesse avere per prendersi cura di una ragazzina che ancora così poco sapeva della vita. Lei mi ha permesso di continuare a fare l’attrice. Lei ha pagato i miei studi. I suoi messaggi sono gli unici apprezzamenti che attendo con trepidazione. La prego… mi dica… si sveli!”
Mai Maya aveva utilizzato una voce più accorata. Le parole sembravano seguire la forza della corrente dei suoi sentimenti, tanto erano forti. Masumi non ricordava di averla mai vista in quel modo.
Come posso resisterle? Come?
Con un ultimo barlume di lucidità si oppose:
“Se io ti rivelassi chi sono mi odieresti!”
Nemmeno si era reso conto di essere passato ad un linguaggio informale. Solo la sua voce, abbassatasi di un tono, sembrava aver colto quel cambiamento.
I suoi occhi limpidi si spalancarono quando videro la piccola mano di Maya staccarsi dal suo petto e muoversi al rallentatore verso il suo viso. Le dolci e sottili dita si appoggiarono sulla piccola porzione di pelle scoperta del suo volto saggiandone la morbida consistenza.
Brividi percorsero contemporaneamente le schiene dei due innamorati inconsapevoli.

Era la prima volta che Maya toccava in modo tanto dolce il signor Hayami. Lo sapevano entrambi. Una sola volta, prima di quel momento, lei lo aveva toccato volontariamente, ma allora voleva solo asciugarlo dalla pioggia del tifone. Ora, invece, vi era il chiaro intento di accarezzarlo.
No! Non sta accarezzando me! Sta accarezzando il donatore di rose!
Con tutta la tenerezza e la forza di cui era in grado Maya lo salvò dal baratro.
“Non ti odierei neanche se tu fossi un affarista senza scrupoli come credevo che fosse il signor Hayami.” – fece una pausa, lasciando che la sua mano facesse piccoli movimenti, carezze leggere come le ali di una farfalla – “Ti prego… fidati di me!”
Come fosse stata la sua stessa anima a rispondere, dal suo intimo emerse una sola sillaba che avrebbe cambiato per sempre i loro destini.
“Sì.”
Lentamente, quasi temesse che un movimento troppo brusco potesse fargli cambiare idea, Maya gli tolse il copricapo che aveva nascosto per tutta la serata le tanto amate ciocche bionde.
E poi, con il fiato in gola e gli occhi che le brillavano per le lacrime che stavano iniziando silenziosamente e lentamente a scendere, con entrambe le mani prese la maschera.
Masumi era ipnotizzato dalla scena che si parava davanti ai suoi occhi. Cosa sarebbe successo? La paura ed il terrore si riaffacciarono nella sua mente. Avrebbe voluto abbassare le palpebre come fossero state delle pesanti tende che lo avrebbero protetto dal mondo.
Ma resistette: probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe visto Maya tanto vicina a sé.
Era giunto infine al termine del suo tormento. Come avrebbe reagito la sua piccola Maya? Avrebbe fatto librare in alto il suo cuore o l’avrebbe precipitato nel pozzo più profondo della disperazione?

Dal canto suo Maya stava assaporando ogni singolo istante. Il signor Hayami si era infine affidato a lei. Leggeva nei suoi occhi il timore, ma allo stesso tempo scorgeva un piccolo lume di speranza.
Con un ultimo, lento movimento delle mani sfilò la maschera.

Silenzio.

Niente sembrava turbare quell’attimo.
Non il vento, che si era fermato e non accarezzava più gli aghi dei pini del giardino.
Non la musica, che solo lievemente giungeva attraverso le vetrate.
Non la città, che sembrava immobile, anch’essa in attesa di scoprire se quelle due anime si sarebbero infine incontrate.
Non loro due, che, muti, continuavano a fissarsi.

Maya finalmente poteva vedere con i propri occhi quello che aveva scoperto mesi addietro.
Masumi era stupito di non veder comparire ancora le espressioni di disprezzo e di odio che tanto aveva temuto.

La giovane donna ruppe per prima l’immoto incantesimo. Quasi temendo di essere respinta, piano, si avvicinò al signor Hayami, stese le braccia e lo strinse, affondando il volto infuocato nel suo petto.

Non ci credo! Deve essere un sogno! Adesso mi sveglierò, lo so!


Alcuni brevi secondi che sembravano eterni passarono prima che Masumi si rendesse conto che no, non stava sognando e Maya lo stava realmente abbracciando.
Non avrebbe fatto fuggire quel momento: avrebbe colto la possibilità di essere felice.
Alzò le braccia e la strinse, forte, come un naufrago stringe il suo unico appiglio nell’oceano in tempesta.
La strinse come aveva fatto nella sua villa a Nagano, ma ora non c’erano bende che lo nascondevano ai suoi occhi. Nulla aveva più importanza: solo la presenza della giovane donna tra le sue braccia.
E così, stretti l’uno all’altra rimasero per lunghi momenti.
 
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fufu1973
view post Posted on 5/11/2011, 08:51




che bello!! bello bello!!!!!
Tenshina ho recuperato tutti i capitoli e sono felicissima! mi piace proprio, che emozione, è stato belllissimo, ti giuro mi hai tenuto con il fiato sospeso, quando lei gli toglieva la maschera anche io tratenevo il respiro, meraviglioso veramente, mi stai facendo proprio sognare, ti devo assolutamente rinnovare i complimenti, non ci posso credere che sia la tua prima ff,è bellissima!
 
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view post Posted on 7/11/2011, 09:58
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Che bello che mi hai lasciato il commento! Pensavo di averti persa! Mi eri mancata!!!
Sono contenta che l'attesa dei miei brevi capitoli sia valsa la pena per la rivelazione finale.
Manca poco ormai per l'epilogo.
Ebbene sì, è il mio primo scritto... e spero che non sia l'ultimo ma aspetto l'ispirazione. Non ho mai scritto ma leggo tantissimo.
Ti ringrazio ancora. Spero che i prossimi, ultimi capitoli continuino a piacerti.

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CAPITOLO 26

Dopo alcuni minuti in cui i due stavano stretti, con i loro cuori che battevano all’unisono l’un contro l’altro ed i loro respiri che si confondevano leggeri, sempre tenendola, Masumi sospirò:
“Quando… quando è successo? Come è stato possibile?”
Nel suo animo stava ancora ringraziando il cielo ché non credeva veramente di avere Maya tra le braccia.

Con voce rotta dall’emozione, finalmente Maya poté dare libero sfogo al suo cuore:
“Alla premiazione di Lande Dimenticate l’ammiratore mi mandò un messaggio complimentandosi con me e citando il colore azzurro della sciarpa usata durante lo spettacolo. Quella sciarpa si rovinò la sera della prima, la utilizzammo solo allora. Solo un uomo poteva averla vista. Un uomo che aveva sfidato perfino un tifone per venire allo spettacolo e mantenere la sua promessa. Eri tu… ed era il mio ammiratore.”
La voce le si incrinò mentre poche lacrime scesero lungo le sue guance.
Masumi le asciugò con una leggera carezza della sua mano.
Non voleva interromperla. Intuiva, sapeva, che c’era dell’altro.
“Poi venne l’anniversario della morte di mia madre e trovai un tuo mazzo di rose sulla sua tomba. Avevi dimenticato anche la tua stilografica. Era la certezza che mi mancava. Feci in modo di fartela restituire e tu la mettesti nel taschino.”
Sorrideva Maya. Dimentica del dolore che aveva sofferto. Masumi l’aveva abbracciata, non l’aveva respinta. Ora voleva realmente rivelargli tutto.
“Passai giorni terribili” – si interruppe, ma subito continuò perché non voleva che l’uomo continuasse ad angustiarsi – “non riuscivo a credere che quella persona tanto gentile fossi tu. Allora rimisi in discussione tutto quello che sapevo di te, ricordai tutti i nostri incontri. Ricordai anche come mi stupivo ogni volta che l’ammiratore mi aiutava: come faceva a sapere che avevo bisogno del suo aiuto?!
“E allora capii.
“Capii che eri stato tu, eri sempre stato tu, tu che mi aiutavi come donatore di rose e mi ostacolavi come Masumi Hayami. Eppure, ogni volta che mi ostacolavi ne venivo fuori più forte e più brava.
“E capii quanto dovevi aver sofferto tu stesso per la morte della mamma. Ripensai a tutte le volte in cui ti avevo accusato ingiustamente, mentre tu, imperterrito, continuavi a starmi accanto. Come hai potuto resistere?! Come puoi resistere?!”
“Maya! Basta! Non preoccuparti! Ora è tutto passato! Non sentirti in colpa. Lo sai! Sono un affarista senza scrupoli. Non ho fatto nulla che non avessi previsto di fare. Ogni volta volevo farmi odiare da te perché sapevo che avresti tirato fuori il meglio solo sfidandomi! Quindi, non pensare neanche per un momento di sentirtene responsabile. La tua stessa esistenza per me è diventata indispensabile. Tu mi hai fatto riscoprire di avere un cuore. Ogni nostro incontro è un segno indelebile nella mia mente.”
“Eppure… eppure ti stai per sposare…” – non era riuscita a trattenersi. La sua gelosia aveva avuto il sopravvento.
Con una languida carezza sulla schiena l’uomo rispose: “Non temere. Farò in modo di liberarmi di quel fidanzamento. Doveva essere un matrimonio per fondere le due famiglie ed i due patrimoni. Ma ora che so…” – e la guardò con i suoi veri occhi, non più quelli rassegnati della Valle, non più quelli beffardi di Masumi Hayami, ma quelli dolci e appassionati di Masumi – “ora che so, non ho più intenzione di prestarmi al loro giochetto. Avevo già iniziato a muovermi. Si tratterà solo di accorciare leggermente i tempi. Fidati di me, ragazzina”

L’uomo sorrise tra sé. Non aveva resistito. Voleva vedere se il temperamento “vivace” di Maya c’era ancora. Non conosceva altro modo. Ed infatti, la sua reazione non tardò ad arrivare…
“Ancora?! Pensavo di essere stata chiara: non sono più una ragazzina mio caro Presidente! Si rende conto di quanto mi ha fatto penare questa sera per portarla a rivelarsi? Mi sono dovuta impegnare parecchio, sa?”
Ed eccola lì, la sua risata, quella forte, sincera, quella che faceva ad ogni sua gaffe. Quella che le faceva mancare alcuni battiti al cuore. Quella che la faceva tremare nel profondo. Quella che lo faceva apparire ancora come un ragazzino.
“Hai ragione! Ho visto… ti sei divertita parecchio a tendermi la trappola?!”
“Beh… in quel momento no. Non sapevo cosa sarebbe successo. Ma ora… devo ammettere che sì, è stato divertente…” – e sorrise con il suo sguardo birichino da ragazzina.
Masumi si finse arrabbiato. La costrinse contro la balaustra, imprigionandola tra le sue braccia senza ancora toccarla. Si abbassò, come aveva fatto alla fine del valzer.
“E ora? Ora ti stai divertendo?” – la voce bassa dell’uomo le richiamò i brividi; le gambe sembravano volerle cedere; le solite farfalle le stavano volando nello stomaco.
“Sì, direi di sì.” – la giovane donna sospirò fremente.
“Bene…” – l’uomo sembrava volerla ammaliare. Voleva assaggiare di nuovo le sue dolci labbra. Questa volta lei sarebbe stata con lui. Si avvicinò lentamente al suo viso.
Maya tremava d’aspettativa! Stava veramente succedendo! Masumi ricambiava i suoi sentimenti. E ora sembrava intenzionato a baciarla.
“Ti amo…” – singhiozzò lei.
“Ti amo… ragazzina” – con il tono talmente dolce che Maya avrebbe voluto continuare per sempre ad essere chiamata in quel modo.
Alla fine le loro labbra di incontrarono.
Dolci e pazienti quelle di Masumi, titubanti ed arrendevoli quelle di Maya. Tanti piccoli baci all’inizio: sulle labbra, sulle gote, ancora sulle labbra.
La stava baciando come se volesse accarezzarla. Piano portò le mani alla sua vita e la strinse a sé.
Ora non l’avrebbe più lasciata fuggire.
Mai più.
Troppe volte era corsa via. Troppe volte l’aveva lasciata andare.
In un sospiro, Maya schiuse leggermente le labbra. L’uomo l’accarezzò ed approfondì il bacio.
Quello che fino a quel momento era una tranquilla esplorazione dei sensi, divenne, come in una spirale, un vortice caldo di emozioni. Le labbra si muovevano le une sulle altre; le lingue si intrecciavano. Non erano mai sazi, mai paghi.
Le piccole mani di Maya erano aggrappate al suo petto e si alzarono fino ad intrecciarsi dietro la sua nuca.
Eccola dunque la passione che entrambi avevano coltivato per anni.
 
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fufu1973
view post Posted on 7/11/2011, 13:54




e vaiiii!!!!!!!!!!questa serata è un sogno!!!che sera, marò...!!!
CITAZIONE
Pensavo di averti persa!

ma scherzi!!!i complimenti che ti faccio sono sinceri, figurati se mollo, voglio leggere quello che succederà, assolutamente!
negli ultimi tempi non riesco a essere presente nel forum come piacerebbe a me, la mia vita è un pò incasinata, ma anche se poco, ci sono, e continuerò a seguirti con grande piacere!!!
 
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52 replies since 4/10/2011, 13:01   888 views
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