Masquerade

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tenshina
view post Posted on 2/11/2011, 09:41 by: tenshina
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Stregone/Strega quasi professionista

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CAPITOLO 23
Mentre le ultime note svanivano e permettevano ai ballerini di rallentare gli ampi giri, Masumi si chinò ad accostare il suo volto all’orecchio della ragazza.
Beandosi del sottile profumo che Maya emanava la informò con voce dolce:
“Maya, l’orchestra ha appena suonato una delle composizioni di un musicista austriaco noto per i suoi valzer e vissuto nell’Ottocento. Vuol conoscere come si intitola il pezzo che abbiamo appena ballato?”
Maya rimase nel suo abbraccio, godendo della sua vicinanza e dei gentili brividi che le percorrevano la schiena. Sentiva le guance che le stavano andando a fuoco. Come potevano quelle semplici parole provocarle un tale effetto?
Un flebile “Sì” uscì dalle sue labbra.
Lentamente, rialzandosi e guidandola ai margini della sala, con voce pacata la informò che il pezzo si intitolava “Rose del Sud” e che era stato dedicato ad un re d’Italia dallo stesso compositore.
“Non trova, Maya, che sia stato gentile da parte dell’orchestra omaggiare il nostro incontro con una tale accoglienza?”
La giovane donna, con ancora la mano destra appoggiata in quella dell’uomo, osservava il suo profilo seminascosto.
“Sì, è vero.” – Maya non capiva se fosse serio, vedeva solo la curva morbida delle sue labbra piegate in un lieve sorriso.
“Venga Maya, andiamo a prendere un po’ d’aria fresca. Ci aiuterà a riprenderci dal vortice del valzer e potremo parlare in tranquillità.”

Con gentilezza la condusse sulla terrazza lievemente illuminata. Entrambi si appoggiarono con le mani alla bianca balaustra in marmo. Le loro dita erano talmente vicine che un unico piccolo movimento sarebbe bastato a farle sfiorare.
Per qualche minuto tennero lo sguardo fermo e perso sul buio giardino. Solo le sagome degli arbusti più alti e dei pini erano riconoscibili grazie al tenue riverbero che proveniva dalle luci della città.
Alzando gli occhi al cielo, Maya scorse ben poche stelle che potevano considerarsi abbastanza luminose da vincere contro la cupola illuminata di Tokyo.
Era la prima volta dall’incontro nella Valle che si ritrovavano a guardare il cielo notturno insieme. Masumi la osservava silenzioso e, senza saperlo, i suoi pensieri corsero nella stessa direzione di quelli della ragazza. Chissà se poteva permettersi di esprimere quel desiderio che al tempo non aveva avuto il coraggio di formulare.
Maya voltò il viso per osservarlo.
Senza riflettere gli chiese: “Guarda spesso le stelle?”
Masumi la osservò e decise che non valeva la pena dissimulare. Pertanto rispose sinceramente: “Quando ero ancora un bambino? Sì. Ora non più. Allora osservare le stelle era l’unica cosa che mi dava sollievo. L’universo è così vasto, così immenso… il solo osservarlo ridimensiona tutti i problemi che in genere ci angustiano. Maya, ha mai fatto caso a quanti siano i problemi risolvibili per cui perdiamo inutilmente il sonno? E quante poche siano invece le avversità che meritano le nostre lacrime ed il nostro dolore?”
Lei lo fissava. Era veramente il signor Hayami, quell’uomo mesto e fatalista con cui stava parlando? Effettivamente aveva la stessa rassegnazione di quando si era rifiutato di esprimere il desiderio irrealizzabile sotto la volta stellata della Valle.
“Sì, me ne sono resa conto molto presto nella mia vita, ma ho capito appieno il significato di ciò che mi sta dicendo solo recentemente.”
Il non detto fece sospettare all’uomo che la sua latitanza avesse fatto maturare in quel verso la sua ragazzina. Avrebbe dovuto sentirsi responsabile anche di quella dura lezione impartita alla giovane donna?
Masumi fece cadere l’argomento, anche per evitare che Maya ricollegasse il loro discorso a quello che avevano affrontato nel pomeriggio al planetario.
“Allora… Maya…” – iniziò voltandosi leggermente verso di lei – “Come mai voleva incontrarmi?”
“Ho voluto incontrarla per vari motivi. Il primo, naturalmente, è ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me in questi lunghi sette anni. Grazie a lei sono diventata un’attrice che merita di concorrere al ruolo della Dea Scarlatta nel capolavoro scomparso. Grazie a lei non sono più una ragazzina.” – Maya usò volontariamente quell’appellativo. Voleva che il signor Hayami se ne rendesse conto anche per il suo dire.
“Lo sa che quel poco che ho fatto per lei non ha bisogno di ringraziamento?! Il mio miglior premio è sempre stato, è e sarà sempre vederla risplendere…”
“… nel mondo dell’arcobaleno!” – concluse lei.
“Come?!”
“Sì.” – continuò la ragazza – “Il mondo dell’arcobaleno: quello in cui si può essere chi si vuole e vivere tante vite diverse. Me ne ha parlato la prima volta una persona che credevo di odiare.”
Masumi non si aspettava di sentir parlare di sé in quel frangente. Maya aveva finalmente incontrato colui che diceva di amare. Perché iniziava a parlargli di colui che invece doveva odiare?
Titubante ed incerto si accinse a chiedere: “E ora… ora non lo odia più?”

 
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