Masquerade

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tenshina
view post Posted on 27/10/2011, 08:51 by: tenshina
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Stregone/Strega quasi professionista

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CAPITOLO 19
La cena procedeva con Shiori che mangiucchiava mentre interrogava Hijiri sulla vita che aveva preceduto l’assunzione presso la sua casa: presso quali famiglie aveva lavorato? cosa l’aveva portato a Tokyo?
Hijiri rispondeva secondo il copione che aveva stabilito con il suo principale. I dati del suo curriculum erano certo noti anche alla signorina.
Arrivata all’ultima portata, Shiori iniziò a fare domande sulla sua vita privata: aveva una fidanzata? No!? Come mai?
Hijiri rispondeva in modo garbato lasciando intendere che aveva provato un sentimento non corrisposto verso una sua datrice di lavoro che l’aveva poi portato ad abbandonare quella casa. Mentre raccontava la vicenda, assumeva un’aria sofferente mista all’imbarazzo che avrebbe provato se tali fatti tanto personali ed equivochi fossero stati veri e ne avesse trattato effettivamente con lei.
Intrecciando le dita delle mani appoggiate al tavolo, l’uomo raccontò di come la figlia del suo “padrone” fosse tanto buona d’animo quanto cagionevole di salute. Lui se ne era innamorato osservando la sua gentilezza nel trattare con i subordinati: mai un minimo di rabbia, mai un moto di superbia. La sua figura ispirava il suo istinto protettivo ed il proprio cuore aveva risposto al suo animo tanto solo.

Shiori ascoltava rapita mentre comprendeva che la figura che Takeshi stava dipingendo si adattava perfettamente a se stessa, o per lo meno all’immagine di sé che lasciava trasparire: forse l’attesa per il matrimonio sarebbe stata meno noiosa di quanto si aspettava.
“Visto che ora sei qui, deduco che questa storia non abbia avuto un lieto fine. Non è così?”
“No, signorina. Nonostante non avessi fatto nulla per mettere in imbarazzo la signorina, i miei sentimenti trasparivano dai miei atteggiamenti troppo solerti. La signorina ne sembrava felice, lo stesso non posso dire di suo padre che pur non potendomi attribuire comportamenti sconvenienti preferì allontanarmi dalla residenza.”
I suoi occhi mesti dicevano che il suo cuore era ancora preso da quella fanciulla.
“Takeshi, non voglio riaprire vecchie ferite. Ora che me ne hai parlato, capirò se vorrai starmi lontano!”
“Signorina! Non potrei mai! Mi scusi se mi permetto, ma lei mi sembra talmente sola che una persona amica potrebbe aiutarla” – e aggiunse con deferenza – “Naturalmente, so di non poter aspirare a tanto”.
Lei colse la palla al balzo.
“Tu sembri conoscermi perfino più di me stessa. Hai ragione, sono sola. Non bastano le attenzioni di mio nonno, né la cortesia del mio ‘fidanzato’ a rallegrare le mie giornate!”
Hijiri si rese conto del tono che lei aveva utilizzato al momento di pronunciare “fidanzato” e ne approfittò per indagare sui reali sentimenti della signorina per il signor Hayami.
“E’ facile, signorina. Chiunque si renderebbe conto al solo guardarla che nonostante il matrimonio imminente non è felice. Mi chiedo solo come mai possa essere possibile!”
“Saresti felice se dovessi sposare una persona che vede in te solo un ‘affare’? Fin dall’inizio l’incontro con il signor Masumi è stato dettato dalla volontà delle due famiglie di unirsi. Io non ho fatto altro che adeguarmi. E continuerò in questo modo. Neanche il mio fidanzato è molto partecipe, ma va bene così…”
“Ma signorina… eppure quando gli parla mi sembra così innamorata!”
Lei si rese conto delle attenzioni inavvertite che il maggiordomo le aveva riservato in quei pochi giorni e si sentì lusingata e potente.
“E’ l’ipocrisia del nostro ceto. Si conviene che io mi mostri innamorata e allora io mi mostro tale. Se devo essere sincera, come sembra che questa sera debba succedere, ti confesso che non penso di essermi mai innamorata. L’amore non va d’accordo con le esigenze di famiglia.”
Shiori sollevò il capo e lo guardò con occhi che volevano comunicare tutta la sua tristezza.
Hijiri, fedele al suo personaggio, decise di essere partecipe della sua malinconia, pur rendendosi conto della visione fondamentalmente cinica che aveva la signorina nei confronti di tutto l’affare.
“Signorina, non posso credere che non voglia essere felice! Se non vuole sposare il signor Hayami, sono sicuro che suo nonno capirà! Se io stesso soffro a vederla tanto affranta, posso solo immaginare i suoi sentimenti!”
“No. Tu hai in mente l’immagine di un nonno affettuoso. Devi capire che le sue attenzioni per me sono limitate all’utilità che rappresento per la famiglia.”
Una lacrima scese solitaria sulla sua guancia. La lasciò scorrere. Evidentemente ben sapeva l’effetto che le lacrime possono avere sul cuore di un uomo.
Hijiri l’osservò e ricordò un’altra lacrima. Quanto era diversa questa, caduta nel mezzo del compassionevole monologo, da quella che Maya si era lasciata sfuggire giorni prima quando era da sola e guardava le stelle, pensando che la persona a cui più teneva l’avesse abbandonata.
“Signorina, le posso solo dire di lottare per la sua felicità. Non si arrenda per convenzione!”
L’uomo sorrise tra sé: quante volte aveva cercato di far capire lo stesso messaggio al suo capo? Non ricordava neanche più…
“Non c’è modo di uscirne. Cercherò di far funzionare il mio matrimonio tentando di avere un rapporto sincero almeno con mio marito e prendendo quel che di buono vorrà venire.”
I suoi occhi si posarono per qualche secondo sulla figura del maggiordomo per poi tornare alla luce pulsante del fuoco che ardeva nel caminetto. Vivaci bagliori si riflettevano sul suo volto.
Proseguì dicendo che era stata felice di parlare con lui, ma che era ora che si riposasse.
Si alzò lentamente ed iniziò a camminare verso il grande letto.
Fece qualche passo per poi sentirsi mancare. Immancabilmente, pensò lui, con un pensiero segretamente malizioso.
Hijiri fu pronto a sorreggerla ritrovandosela tra le braccia.
Le sue piccole mani si aggrapparono alle sue spalle, rendendogli più semplice il compito, mentre un leggero rossore si diffondeva sul viso della donna.
“Perdonami… sono proprio incorreggibile” – sussurrò.
“Non si preoccupi signorina.” L’uomo la prese in braccio e l’adagiò nel letto, mentre gli occhi di lei continuarono ad essere allacciati ai propri e le sue rosse labbra restavano socchiuse lasciando intravvedere i piccoli denti di perla.
Lentamente Hijiri la lasciò e con la mano seguì il suo esile braccio, finché, arrivato alle sue dita, non avvertì una leggera stretta. La guardò negli occhi, lei sostenne il suo sguardo per soli pochi secondi per poi abbassare le ciglia ed arrossire ancora di più.
Forte dell’atmosfera che si era creata, Hijiri trattenne la sua mano e con l’altra le diede una leggera carezza sul volto appoggiando brevemente le labbra sulla sua fronte.
La vide spalancare gli occhi e trattenere il fiato.
In tutta fretta si volse, uscendo dalla camera e chiudendosi la porta alle spalle, non senza prima notare un leggero sorriso di trionfo aleggiare su quelle labbra.

Il maggiordomo, conclusi i compiti della sera, si ritirò nella sua stanza. Pensò soddisfatto di aver posto le basi per un’eventuale rottura del fidanzamento del suo capo. Inoltre, le informazioni che stava raccogliendo erano proprio interessanti.

 
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