Masquerade

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tenshina
view post Posted on 19/10/2011, 08:36 by: tenshina
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Stregone/Strega quasi professionista

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CAPITOLO 12
Maya era tentata, si vedeva che era tentata. Voleva prolungare ancora i momenti da passare con lui.
“La ringrazio, signor Hayami. Accetto volentieri!” – e gli si avvicinò abbassando leggermente lo sguardo. Non voleva che le leggesse dentro l’agitazione che le aveva provocato dire quelle poche parole.
Se non avesse abbassato lo sguardo avrebbe invece visto l’impassibilità scomparire dal viso dell’imperturbabile presidente della Daito. Vedendola avvicinarsi, si scostò dall’auto, aprì la portiera e galantemente, togliendosi il guanto, le offrì la mano per aiutarla a salire.
Quelle dita sottili nel suo palmo parvero imprimere il loro marchio. Una volta chiuso lo sportello strinse a sé quella mano: avrebbe voluto trattenere il suo calore per sempre.
Salì in auto e mise in moto: non voleva certo che ci ripensasse.
“Quasi non ci credo ragazzina! Per farla salire in macchina non ho dovuto ordinarglielo, né sbraitare e nemmeno portarla di peso. Cosa c’è? Non sono più inaffidabile e odioso?”
Ora era lui che si chiedeva come mai non riusciva a chiudere la sua boccaccia: perché vederla tanto docile scatenava in lui l’istinto di provocarla?
Dopo qualche istante, in cui lui pensò che Maya non avrebbe detto una parola, la sua risposta giunse inattesa nei toni e nei contenuti. Con voce pacata la ragazza rispose: “E’ strano signor Hayami, ma ultimamente mi sono resa conto che è sempre stato una persona affidabile e… no, non la odio più. L’ho perdonata da tempo per la morte della povera mamma. All’epoca ero veramente una ragazzina e feci sopportare anche a lei il peso del mio dolore e dei miei sensi di colpa. Non è certo stata solo colpa sua quello che è successo. L’ho capito da tempo.”
Finalmente era riuscita a dirglielo. L’aveva in cuore da prima che scoprisse la sua vera identità, ma solo dopo se n’era accorta. Prima era troppo accecata da quello che lei credeva rancore e disprezzo. Aveva poi capito che non si rivelava anche perché pensava che lei l’odiasse. Ora l’aveva detto. Chissà se qualcosa sarebbe cambiato?
Sicuramente lei non era la sua anima gemella, vista la sua splendida fidanzata, ma almeno poteva sperare di veder evolvere il loro rapporto in qualcosa di migliore rispetto a quello che era stato finora.

“Grazie… Maya”

Quelle parole, sospese nel silenzio dell’abitacolo, pronunciate dalla sua voce calda e fremente, senza inflessioni ironiche o provocatorie, furono la prova del grande peso che gravava sul suo cuore. Quel nome, pronunciato quasi con dolcezza, era il riconoscimento più gradito.
“Prego, signor Hayami. Era da tanto che volevo dirglielo, ma le nostre conversazioni non sono mai abbastanza…” – si fermò in cerca dell’aggettivo adatto.
“Serene” – dissero entrambi.
Si guardarono brevemente e sorrisero.
“Signor Hayami, lei è comunque un affarista senza scrupoli!” – alzò la voce lei.
Lui volse i suoi occhi azzurri verso quella figurina perduta nel comodo sedile della sua auto e scoppiò in una risata liberatoria.
“Anche lei è comunque una ragazzina!”
Sorridendo Maya gli rivolse una linguaccia.
Nel frattempo erano arrivati.
Masumi spense la macchina.
Il tempo era trascorso velocemente. Quello di cui avevano discusso era il massimo a cui aveva mai osato aspirare. Il perdono della sua ragazzina… non l’odiava più. Gli aveva parlato con calma, cullata dai rumori attutiti che si percepivano nell’abitacolo. Non avrebbe mai dimenticato quel giorno: sarebbe sempre rimasto in fondo al proprio cuore.
Si voltò a guardarla. Lei era ferma, in attesa di una sua parola.
“Maya, faccia del suo meglio. Si ricordi la promessa che mi ha fatto!”
“Non si preoccupi, signor Hayami. Sto entrando molto bene nel personaggio di Akoya e della sua dea. Ogni giorno vedo più in là e più a fondo.” – stette un attimo silenziosa, poi riprese, con voce più tenue: “Ricordo la promessa che le ho fatto! E’ mia intenzione mantenerla signor Hayami. Lo farò per lei… e anche per il mio ammiratore.”
“Il suo ammiratore è sempre molto importante per lei, vero?”
Dèi, fate che non possa sentire il battito del mio cuore! pensò Maya mentre abbassava lo sguardo arrossendo.
“Sì, signor Hayami. Lui è sempre più importante per me.”
“Se fossi in lui, anche lei lo sarebbe per me…”
I suoi occhi si spalancarono. Le sue gote si imporporarono.
Cielo! Come erano arrivati a quei discorsi? L’uomo non lo sapeva. Era stato sul ciglio del dirupo della verità e si era tirato indietro. Non poteva rischiare tutto, non subito, non ora che sapeva che lei l’aveva perdonato. Doveva muoversi con cautela.
Con questi pensieri, Masumi ritornò ad essere un Hayami, riprese il controllo del proprio corpo e, insieme, della situazione: “Venga, l’aiuto a scendere.”
Maya annuì, gli occhi sempre bassi, aspettando che la portiera si aprisse.
Con studiata lentezza e cortese garbo il presidente della Daito Art Production tese la mano alla ragazza e l’accompagnò fuori dall’abitacolo.
Si salutarono con un sorriso che ricordava ad entrambi i momenti appena vissuti.
Maya si diresse verso le scale dal suo piccolo appartamento guardandolo.
Masumi Hayami rientrò in macchina e si diresse verso casa.

 
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