Ritorno nella Valle II

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Yayoi
view post Posted on 10/10/2013, 22:31




Anche la complicità può essere positiva o negativa!

Che paura vedere girare due come Hainz e Marcus per Augusta!!!!
 
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fufu1973
view post Posted on 11/10/2013, 08:58




CITAZIONE
Che paura vedere girare due come Hainz e Marcus per Augusta!!!!

Quoto! Dimostra quanto sia "fuori" Marcus...dare retta a quell'essere!!!
Masashi e family sono adorabili e anche Angie e David, spero che lei si rimetta completamente e credo che abbia ragione su Eriko, David dovrebbe parlarle faccia a faccia, non è bene che sia ancora arrabiato.
 
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view post Posted on 11/10/2013, 12:12
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Sono proprio fuori! Soprattutto Marcus, ma come gli viene in mente di prestare fede ad Heinz, soprattutto vista la sua professione di avere i sentimenti di Maasumi e quanto Heinz gli ha fatto male!
A parte questo, concordo con Fulvia per quanto riguarda la famigliola newyorkese!
 
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view post Posted on 14/10/2013, 16:17
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Sì, i pazzi sono tra noi, ma Marcus non è Heinz, questo posso dirlo...

Capitolo trecentosessantanove

“Momenti di tensione”



David Silvermann arrivò al Lovely Bistrot e trovò ad attenderlo una ragazza ancora provata dall’intervento, ma incantevole alla vista.
Indossava un bel vestitino leggero di colore azzurro, che evidenziava la vita stretta e le belle gambe affusolate.
“Sei bellissima.” Le disse guardandola in modo così significativo da indurla ad arrossire.
Ella fece un passo verso di lui, restando stupita del fatto che l’attore le porgesse galantemente il braccio.
“Sei proprio un gentiluomo d’altri tempi.” Ridacchiò condiscendente.
Egli non replicò: uscirono nella sera oramai iniziata, rilassati e felici solo delle confidenze che si scambiavano.
Le strade erano solo loro e gli sguardi dei curiosi non li toccavano.
Del resto, Silvermann aveva sempre parcheggiato liberamente per le strade di Los Angeles.
I paparazzi lo avevano beccato nelle più strambe situazioni, ma egli non se ne era mai dato cura.
Anche in quel contesto nulla cambiava: anzi, ostentava quasi con fierezza la sua <ragazza-non-ancora- ragazza> nuova di zecca.
Ogni tanto, mentre incedevano <raccontandosi>, l’attore fissava di sottecchi la sua accompagnatrice come a spiarne le intenzioni ed ella faceva parimenti, essendo, tra i due, quella più <ansiosa> di vedere l’evolversi della vicenda.
Quello di David si rivelò essere un corteggiamento in piena regola, ma tranquillo: le prendeva le mani, le portava dolcemente alla bocca, sorprendendola quando meno se lo aspettava.
Le cingeva, poi, la vita, abbracciandola sempre all’improvviso.
Angie avvertiva il suo tepore, quel profumo delicato e deciso che, a tratti, le toglieva il fiato.
Ed egli provava lo stesso, lieto solo di chinare il viso su di lei, sul suo capo bruno lucido e setoso. L’intreccio delle loro dita gli era gradito come non mai, ché gli provocava, talvolta, vere e proprie scariche di adrenalina lungo la schiena.
Ad un certo punto, mentre incedevano su un ponte, David l’abbracciò di nuovo. Stavolta, la <presa> fu più decisa delle precedenti, ché l’aveva indotta a guardarlo negli occhi.
Non diceva nulla, ma l’eloquenza di uno sguardo, talvolta, è ben più forte di una qualsiasi dichiarazione.
“Sono contraddittorio, forse, ma, come ti ho detto qualche giorno fa, per quanto non intenda affrettare i tempi, non voglio neppure perdermi una sola di queste emozioni.”
“Cosa ti detta il cuore, David?” chiese la ragazza con tono sordo.
Egli le prese il mento tra due dita e accostò il viso al suo, assaporando, per la prima volta, il contatto con due labbra tenere e ancora asciutte.
Fu investito da una ondata di piacere, che lo spinse <a cercare> un più intimo contatto con la dolce bocca di Angie.
Ed era splendido scoprire quella bocca piano piano.
Quando si staccarono, egli tirò un lungo sospiro:
“Caspita…siamo già a buon punto, credo.”
“Diciamo,” mormorò la giovane ancora tra le sue braccia “che la nostra può già definirsi una profonda amicizia.”
Egli, allora, le accarezzò il viso, quindi appose le sue labbra sulla sua fronte:
“Ti ho già detto quanto bella ti trovi? Quanto mi carichi la tua presenza?”
“Credo di sì.” Rispose Angie col fiato corto “Ma fa sempre piacere sentirselo dire una, due, cento volte.”
“Per stasera, no.” Disse David dolcemente “Se continuo a ripetertelo, non mi limiterò ad un casto bacio.”
E, riprendendo a cingerla per la vita, si avviarono verso il Lovely Bistrot.
“L’altro giorno, in ospedale, hai detto che hai delle priorità o qualcosa del genere…” fece la giovane durante il tragitto “Posso sapere a che cosa ti riferivi?”
Silvermann rimase stupito:
“Mi pareva…di avertelo detto.”
Ella lo fissò con sincero stupore.
“La famiglia.” Rivelò finalmente con chiarezza l’attore “Voglio averne una e presto.”
Angie si rabbuiò un poco: il suo medico le aveva detto che ci sarebbe voluto del tempo per rimettersi dopo l’intervento subito.
Non che desiderasse restare subito incinta di un ragazzo che, in fondo, non era ancora il suo, ma, di certo, l’espressione sincera della sua voce l’aveva un poco turbata.
Sentì che David le stringeva la mano:
“Per <famiglia> intendo una casa cui tornare. Qualcosa di mio. Non importa che sia composta di due o di cento persone.”
“Non devi specificarlo.” Soggiunse la Bergson con tono sordo “Conosco le teorie dei gimnosofisti sulla <non dispersione del seme>. Me ne sono informata.”
“Caspita…” ridacchiò l’altro “Come ho detto prima, siamo già a buon punto…”
“Non fraintendermi…”
L’attore rise fragorosamente:
“Ma che vai a pensare, Angie! Tu puoi dirmi tutto quello che vuoi senza offendermi minimamente, te lo assicuro.”
Ma ella era confusa davvero e aveva dentro il gran desiderio di porgli una domanda cruciale: quella domanda, ancora una volta, era relativa ad Eriko e al perché non fosse mai rimasta incinta.
“Tu e <lei> non ne avete mai parlato?” chiese incerta la giovane donna.
Silvermann si rabbuiò, confessandole di sospettare da sempre che ella prendesse precauzioni per bocca e senza dirgli nulla:
“All’inizio, forse. Lei era dolce, arrendevole quasi e aveva un disperato bisogno di ricevere affetto. Così, mi sono affezionato e, via via, innamorato di lei. Ne abbiamo parlato certo, ma solo ora mi rendo conto di quanto le nostre conversazioni dopo i primi, puerili approcci a base di bisticciate e rimbrotti, siano rimaste sostanzialmente…banali. Non c’è stato alcun approfondire, ma solo un pianificare blando, un po’ come fanno i bambini che guardano al futuro con curiosità, ma senza determinazione alcuna.”
Sedette su un muretto basso.
La tentazione di David, davanti ad un argomento tanto spinoso, era quella di andarsene, ma lo inquietava vedere Angie così perplessa.
“Vieni qui.” Le chiese “Sei pallida. Ti senti, forse, stanca?”
“Un poco.” Rispose la giovane “Ci sono momenti in cui mi sento proprio mancare e non credo sia solo per via dell’anemia.”
Si rifugiò tra le sue braccia:
“Con te è stato diverso dall’inizio. Pensavo…pensavo fosse chiaro quanto io…”
Si guardarono negli occhi provando un imbarazzo incredibile.
Le labbra di David sfiorarono di nuovo la fronte della Bergson.
“Non voglio neppure pensare ad Eriko e al nostro passato.” Soggiunse l’attore “Tutto ciò che voglio è qui davanti.”

***



Anderson fece ritorno in Giappone qualche giorno dopo aver colloquiato con Heinz.
Trovò che le riprese procedessero con insolita rapidità e attribuì la cosa a Laura, desiderosa di porre fine al progetto quanto prima.
Provò fastidio e angoscia insieme: insieme al regista, rivide alcuni spezzoni e giudicò la recitazione di Ian inconcludente in più punti, motivo per cui il figlio di Miro fu convocato <per i necessari aggiustamenti>.
“Non sottolinei abbastanza <l’aspetto emotivo> di Hayami.” Aveva detto il modello prendendo la parola “Il tuo Masumi è dimesso. L’atteggiamento nei confronti di Hector, poi, è poco approfondito. Sembra quasi tu abbia paura di dire le cose <come stanno>.”
Ian entrò in immediato allarme, ma preferì attendere prima di pronunciarsi.
“E’ determinante,” riprese Marcus “sottolineare che, nel periodo in cui Laura si è allontanata da Masumi per stare con quel gaglioffo, anche l’arte ne ha risentito: lei non ha più scritto nulla e lui ha rischiato di perdere se stesso. Quei due non possono vivere lontano dall’altra. Tanto è vero che, poco dopo, si sono ricongiunti.”
Ian tirò un lungo sospiro:
“Tirare in ballo il marito di mia sorella più di quanto è necessario può essere controproducente. Masumi era un artista, con o senza Laura. Posso, inoltre, dire lo stesso di lei. E, poi, scusami: che tempo verbale stai usando? Io e te parliamo perfettamente inglese e mi pare di avere udito il presente, quando, invece, sai bene – come lo sanno tutti! - che Hayami è morto.”
Marcus non vi fece caso: nel suo cuore albergava solo la speranza di minare la fiducia di Ian all’indirizzo di Hector.
Ed era certo che, dopo aver rivelato la ritrovata paternità di Masumi, anche i genitori di Laura sarebbero passati dalla sua parte.
Gli occhi azzurri di Sakurakoji, però, scintillavano di malcelata collera: ogni suo avvertimento, purtroppo, si era rivelato inutile, ché Marcus pareva addirittura peggiorato.
“Non è il marito di Laura.” Si limitò a puntualizzare quest’ultimo “Spero solo che tua sorella non si faccia intortare al punto di ritornare con lui all’altare. Sarebbe un errore gravissimo e, quando verrai a sapere il perché, son certo ti dirai totalmente d’accordo.”
“Ma che cazzo blateri…?” disse Ian schifato e avanzando verso di lui in modo minaccioso.
“Non devi prendertela con me, se non sei in grado di interpretare il genio di Masumi Hayami.” Soggiunse inopportunamente Anderson “Del resto, c’è una sola persona, a questo mondo, che potrebbe farlo ed è lui stesso.”
“Masumi è morto!” esclamò esasperato Sakurakoji ignorando del tutto i richiami alla pace del regista “Devi smetterla di rompere le balle con questa storia del cuore! Tu non sei lui!”
“Allora, se non sono io, perché sono perfettamente in grado di dirti dove sbagli e dove migliorare?” chiese l’altro “La verità è che manchi di umiltà: me lo aveva detto Laura che eri una testa calda.”
“Che vuoi farci?” chiese ironicamente Ian “Siamo tutti figli di Miro. Ma questo, dovresti saperlo già, visto che ha tenuto a battesimo Masumi.”
Fece una pausa, durante la quale si trattenne a stento:
“Sei solo un rincoglionito! Tu non sai niente: è tutta autosuggestione!”
“Basta!” gli intimò il regista “Il signor Anderson è qui per aiutarci a realizzare il miglior film documentario che sia mai stato prodotto e che ha per soggetto la storia di una leggenda del rock. In effetti, quel che finora ha suggerito si è rivelato assai valido. Prendine atto, ragazzo.”
Ian scosse il capo scettico.
“Ti avevo avvertito di non ronzare attorno a mia sorella.” Ringhiò abbassando un poco i toni.
La voce del primogenito di Miro conservava, però, una nota stridula: di solito calda e sensuale, si modificava del tutto quando sentiva evidente il pericolo.
“A quanto pare, il principino piace a tutti! Persino a tuo padre. Ma che avete nella testa? Credevo…credevo foste felici che io e Laura stessimo insieme! Io ho qualcosa, dentro, che appartiene ad una persona che amavate moltissimo!”
“Te lo ripeto:” ribadì Ian “Avere qualcosa non significa che tu sia quella persona. Cerca di farti curare. Non sopporto più la tua vista e sono certo che, se non fosse per te, noi tutti ce ne saremmo fatti già una ragione da tempo! Che cosa vuoi fare? Arrivare ad Elizabeth o allo zio? Loro non ti ascolteranno: loro sanno che non sei il loro ragazzo!”
Sedette stanco sulla seggiola del regista, tirando indietro il ciuffo scuro.
I suoi occhi azzurri erano in fiamme, divisi tra la commozione per la perdita irreparabile di un amico fraterno e la rabbia strisciante:
“Non puoi sapere quanto abbiamo pianto per lui! Se solo pensassimo di vedere lui in te, faremmo i salti di gioia. E, invece, provochi orrore in tutti noi! Chigusa non sopporta neppure la tua vista ed io anche.”
“Se ti dicessi che Hector ha preso in giro tutti? Che la figlia di Laura è di Masumi Hayami? Il principe ha preso in giro tutti: ha prodotto un falso con la complicità di Vince Ottenbourgh.”
“Ma che cazzo stai dicendo?”
“E’ esattamente come ti ho detto.” Fece Marcus recuperando una calma glaciale “E ci sono testimoni.”
Ian non poteva sapere che <il testimone> era la persona più invisa ad Hector, un uomo che, pur di vedere il fratello in rovina, avrebbe dato metà della sua stessa vita.
E mentito, soprattutto.
“Qualunque cosa sia, ammesso sia vera, è la vita di Laura.” Replicò Sakurakoji.
Anderson scosse il capo:
“E’ incredibile…il tarlo della falsità è dentro ognuno di voi. Perché proteggete tutti quel falso di Filippo? Odi così tanto tua sorella da volerla in mano ad un essere indegno?”
“Se anche fosse, è una sua scelta. Io non conosco Hector. Se è vero ciò che dici, sarà Laura a dargli il benservito. La perderà per sempre, stavolta. Ma io non credo ad una sola parola di ciò che dici: riconosco i mentitori. E li riconosce anche mia sorella.”
Si diresse alla porta arrabbiato:
“Se hai ancora qualche…appunto da fare riguardo alla mia recitazione, rivolgiti al Presidente Hayami. Non c’è battuta di quel copione che non sia stata sottoposta a lui e alla sensei Kitajima, gente vissuta nel teatro più di quanto non abbia mai fatto tu. Un loro giudizio soltanto potrebbe stroncarmi. Del tuo non mi importa proprio nulla.”
“Che succede?” chiese Chigusa Hijiri raggiungendo il compagno “Mi hanno detto che sei stato convocato dal regista. Ci sono anche i nonni?”
“Non c’è nessuno.” Rispose Ian “E ho la quasi totale certezza che il coro di critiche udito quest’oggi abbia una precisa matrice.”
La giovane rivolse uno sguardo truce in direzione di Marcus:
“Sei sempre tra le palle, eh? Quando te ne tornerai nel tuo igloo, nel nord Europa?”
“Nell’igloo finirà Filippo di Augusta, stanne certa.” Ridacchiò il modello provando a darle un buffetto sulla guancia.
Ian ne bloccò la mano prima che sfiorasse la pelle della compagna:
“Non osare. Se lo fai, non rispondo di me.”
“Bravo.” Masticò Anderson “La violenza è una caratteristica di famiglia.”
“Anche questo l’hai già detto.” L’interruppe subito Sakurakoji “Sei talmente abituato a immischiarti nei fatti e nelle vite altrui da aver perso del tutto il senso della misura. Necessiti di cure immediate o la tua vita sarà realmente in pericolo.”
“Non ho paura di te e di quelli della <tua> specie. Quando avrò Laura al mio fianco, potremo ben fare a meno di voi. Siamo fatti l’uno per l’altra e ce ne staremo all’altro capo del mondo. Giocate pure alla famiglia felice: non durerà molto. Non potrà mai perdonare o anche solo provare a capire perché copriate Filippo e non lei e la sua bambina.”
Ian gli saltò al collo, esasperato, ma Chigusa lo placcò prima che accadesse l’irreparabile.
“Smettila!” urlò rivolgendosi a Marcus “Se ci fosse davvero mio cugino, non diresti mai porcate come questa! Sei un essere detestabile!”

CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 14/10/2013, 20:24




CITAZIONE
ma Marcus non è Heinz, questo posso dirlo...

E questo non promette niente di buono!

La presenza mi Marcus mi infastidisce tantissimo!
Farebbe perdere la pazienza ad un santo!
 
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view post Posted on 14/10/2013, 22:34
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Che belli David e Angie... Anche se poi ci tocca sopportare Marcus...

Ricordo male oppure qualcuno dei sakurakoji assistette alla donazione di sangue di Hector? Ho nella mente l'immagine di Laura che guarda. Ma forse ricordo male.
 
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view post Posted on 24/10/2013, 16:10
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Capitolo trecentosettanta

“Amaro incontro”



Bianca Mitzuki ricevette Masashi senior nel suo studiolo di fianco al più grande ufficio del Presidente della Daito Art Productions: ella si rivolse al suo cliente ed ex fidanzato con cipiglio professionale e distacco.
Del resto, il figlio di Maya non era neppure propenso all’idea di restare sotto il suo tutoraggio, visti gli ultimi avvenimenti e ne parlò subito con la stessa manager.
“E, così, Elizabeth è riuscita a convincerla del fatto che sia stata io ad indurla al suicidio…” masticò amara la nipote di Saeko Mitzuki.
“Piantala di darmi del <lei>” disse tagliente Hayami “e, soprattutto, smetti di colpevolizzare Lizzie per qualcosa che non ha mai fatto. Neppure una volta, dalla sua bocca, è uscita parola che fosse falsa o tendenziosa: mi ha sempre incitato a tornare da te.”
“Pensi che io sia stupida?” chiese Bianca “Le donne posseggono molte tecniche di seduzione e la signora Himekawa ha più frecce al suo arco di quanto tu non creda: una di queste è quella di far credere il falso agli allocchi come te.”
Masashi scosse il capo:
“Non ho mai giocato coi <se> e i condizionali, ma, forse, se mi fossi stata vicina, la nostra storia sarebbe durata di più. Di certo, sarei stato subito franco con te.”
“Cerchi ancora di infinocchiarmi con queste balle?” ironizzò la segretaria “Se mi avessi amata un minimo, non saresti rimasto a New York per mesi. Io ho pur sempre una figlia da mantenere, qui in Giappone. E, anche se ti avessi seguito insieme a lei, che cosa mi avresti presentato, alla fine della corsa? Esattamente questo: saresti tornato comunque da Elizabeth.”
“Non voglio in alcun modo creare imbarazzo o distoglierti dal tuo lavoro, che svolgi benissimo.” Cominciò l’attore titubante “Per questo credo sia meglio per entrambi separare del tutto le nostre strade. Debbo trovarmi un altro manager.”
“Che idea esaltante…” sbottò Bianca “Scommetto che anche questa non viene dalla tua ritrovata mogliettina…Hai parlato con tua madre, è così? Volete buttarmi fuori.”
“Hai già tanto da fare con mio padre, essendo la sua segretaria particolare. Non è il caso che ti prenda cura anche di me. È meglio per entrambi.”
“Se è questa la tua idea, fa’ pure.” Masticò la giovane donna “Liberati del tutto di me, se lo desideri.”
“Non si tratta di nulla del genere.” l’interruppe Masashi offeso “Io sono tornato per lavorare ed ho una compagna in ansia a causa della distanza: intendo risparmiarle la fatica di sapermi vicina alla mia ex.”
“Tutto è fatto in funzione della principessina egoista, come sempre.” Osservò la segretaria levandosi in piedi “Non crescerà mai, perché ci saranno sempre persone, come tuo padre e te, che la vizieranno ad oltranza. Ho saputo che vestirà i panni di Akoya. Beh, lascia che te lo dica e predica: sarà un fiasco. Lei ha talento solo per fare la modella. Non è sua madre.”
“Ci sono persone che non sono forti come te.” Rispose fermo Hayami ignorando il suo veleno “Ma che mostrano comunque fermezza ed anche il desiderio di reggersi sulle proprie gambe: Lizzie non è affatto come tu dichiari. Se, oggi, sono qui è solo perché mi ha spinto a tornare. Altrimenti, me ne starei beatamente a New York, insieme a lei e a mia figlia, che l’adora così tanto da desiderare di restare con lei.”
“Mi pare che, a questo punto, noi non si abbia più niente da dirci.” Disse Bianca alzandosi in piedi “Chiederò al Presidente di procurarti subito un altro manager. Possibilmente maschio o, comunque, avanti negli anni.”
“Non sarà necessario ti prenda il disturbo.” Minimizzò l’attore “Non sei tu ad essere sbagliata. Come manager, sei il meglio sulla piazza. Chiederò io a mio padre di trovarmi un curatore dei miei interessi più distaccato. Ti ringrazio del tuo lavoro.”
“Ma vaffanculo…” sibilò Bianca dirigendosi alla porta e sbattendola poi con un forte spintone.

***



Marcus andò diritto come un treno.
Le sue peregrinazioni tra il Giappone ed Augusta si fecero a dir poco <convulse>. Durante quei lunghi tragitti, rabbia, frustrazione e aspettative si erano fatte ancor più grandi. Per quanto disdegnasse l’omicidio, iniziò a <capire> cosa avesse spinto Heinz ad agire in modo sconsiderato nei confronti del fratellastro. I sentimenti del principe cadetto, adesso, erano anche i suoi.
Convintosi della verità delle sue affermazioni – ovvero del fatto che Beatrice fosse realmente figlia di Masumi Hayami Jr – si recò ancora una volta alla baita che la Sakurakoji divideva col compagno per dare l’assalto finale. Ed era persuaso che la ragazza avrebbe lasciato per sempre sia Hector che il suo Paese senza possibilità di ripensamenti.
Non metteva minimamente in dubbio il fatto che Heinz, più astuto di lui, potesse menarlo per il naso e il cuore di Masumi, che credeva di <sentire> minimamente, non faceva che avallare pericolosamente le tesi del principe.
Filippo di Augusta era <il male>: come tale, andava debellato.
Quando giunse a destinazione, chiamò Laura al cellulare così da indurla ad uscire nell’ampio spazio antistante la casa di legno: pensava, in questo modo, di destare in lei meno preoccupazione e, in effetti, la cosa rincuorò la giovane figlia di Miro.
Gli era andata incontro con volto teso, ma meno spaventato dell’ultima volta: questo, ad Anderson, bastava.
“Basta, Marcus.” Aveva però esordito la scrittrice “Basta! Sei di nuovo qui! Quando fino all’altro ieri stavi a Tokyo, col fiato sul collo di mio fratello…”
“Vedo che le notizie viaggiano in fretta.” Masticò il modello appoggiandosi allo steccato.
Il sole era basso, nel cielo, ma insolitamente <caldo>. Per lo meno, egli sentiva calore dappertutto ogni volta che si trovava vicino a Laura.
“Che vuoi farci?” chiese quest’ultima stupita “E’ mio fratello. Siamo molto legati.”
“Proprio un bel fratello…” ridacchiò Anderson, cogliendo la palla al balzo.
L’allusione era troppo evidente per non essere colta nel modo dovuto: la Sakurakoji si indispose come succedeva, del resto, ogni volta che qualcuno parlava male della sua famiglia.
“Ian non ha mai avuto scheletri nell’armadio.” Disse “Sfido chiunque a dichiarare il contrario e non lo permetto a te, che sei estraneo a tutti noi.”
“Meno di quanto pensi.” Soggiunse affettuoso Marcus “Io conosco tutti i particolari: li ho uditi direttamente dalla tua voce.”
Laura si allontanò da lui con profondo schifo impresso negli occhi azzurri: non era cambiato nulla. Egli continuava a vaneggiare, ad alludere al cuore di Masumi. Ma la Sakurakoji sapeva bene che sentimenti tanto vergognosi non potevano scaturire da ciò che restava al mondo del suo antico amore.
Marcus la placcò con la mano.
“La tua famiglia, la tua adorata famiglia…” specificò “non ti merita. È stato tutto un bluff, ordito da quel fantoccio di tuo padre per allontanarti dal posto in cui devi stare.”
“Sei pazzo…” mormorò Laura sconvolta “Fai paura davvero…”
“Io <so>” le fece eco Anderson “qualcosa che ti farebbe ravvedere in pieno, riguardo a tuo fratello, ai tuoi genitori e a quel porco cui, scandalosamente, ti sei concessa…”
La giovane scosse il capo, ma i suoi passi erano fermi e decisi:
“Sono proprio curiosa di sapere anche io questa…epocale verità.”
“Mi avevano parlato della mentalità giapponese, così incline al…profitto.” Spiegò Marcus con tono calmo, ma leggermente cantilenato “Per fortuna, tu non sei della loro stessa pasta. Quella della tua famiglia, intendo. Si tratta di gente votata alla menzogna più becera, pur di raggiungere i suoi scopi: quello di Miro e Shizuka era mettere piede alla corte di Augusta, vivere alle tue spalle, mentre giocavi a fare la regina del regno più ghiacciato ed inospitale della terra. E sono arrivati al punto di falsificare le analisi del sangue di Beatrice, così da rimandarti dritta tra le braccia del gaglioffo.”
Laura soffocò a stento una risata amara.
“E questa verità epocale” lo sbeffeggiò “da chi l’avresti appresa? E, soprattutto, quando avresti disposto un’altra analisi del DNA della mia bambina?”
Egli fu sorpreso del suo atteggiamento: socchiuse gli occhi con sospetto e attese un istante prima di replicare.
“Fammi capire.” Disse poi “Non credi a una parola di quello che dico? Significa che non sei rosa neppure un po’ dal tarlo del dubbio?”
“Proprio no.” Fece Laura scuotendo di nuovo il capo “Quelle analisi del sangue sono quanto di più vero ci sia sotto questo cielo, credimi. E non c’è stata persona più triste e delusa di mio padre nell’apprendere che Bea non è di Masumi, ma di Hector. Forse, <non lo sai>, ma aveva tenuto a battesimo il mio ex ragazzo: lo amava come un figlio e, quando ha rivelato la verità al di lui padre, si è sentito morire. Mi stupisce <che tu non lo sappia>.”
“Allora, sei proprio cretina… Non vedi oltre il tuo nasino sottile di principessina viziata. Possiamo procedere, almeno, ad un altro test per verificare l’attendibilità del primo?”
“Sei pazzo.” Masticò in ultima istanza Laura “Non intendo agire per sapere qualcosa che non ha motivo di essere messa in discussione: Bea è figlia mia e di Hector. Ed, ora, sparisci per sempre. Hai davvero toccato il fondo, con questa tua…affermazione epocale. Ma chi credi ti darebbe credito? Renditi conto di quel che sei: Marcus Anderson, non Masumi Hayami.”
E lo piantò in asso, mentre la neve, sottile, cominciava a cadere sulle spalle del modello.
Al contatto con lui, pareva sciogliersi, evaporare: la rabbia che covava era ormai tanta e tale da avergli ottenebrato la mente.

***



Eriko, dall’altro lato della strada che David stava percorrendo, si fermò a guardarlo con insistenza fino ad attirare davvero l’attenzione del ragazzo.
Era molto carina e sembrava anche consapevole di esserlo: il personal stylist di sua madre era riuscito finalmente a trasformare una ragazzina accettabile in una giovane donna dotata di sex appeal.
Attraversò la strada, incurante del fatto di essere stata mollata da David nel peggiore dei modi e sulla scorta di un tradimento: Silvermann, del resto, non aveva neppure idea di ciò che era accaduto tra lei e Steven. La <motivazione > ufficiale era sempre stata costituita dal ragazzo greco con cui la Hijiri si era a lungo accompagnata.
Non che, ormai, gli interessasse.
Di certo, però, non avrebbe gradito l’ennesima presa in giro a suo carico.
Eriko si era rivelata ben diversa dai <presupposti> di partenza.
“Che cosa vuoi?” quasi l’aggredì l’attore “Non posso credere che stia venendo a salutarmi. Non sopporto neppure di vederti, sappilo.”
“E non ti chiedi neppure perché?” fece ammiccante la Hijiri “Per me è ovvio, David. Tu sei ancora innamorato di me. Anche se non vuoi ammetterlo e non lo ammetterai mai, orgoglioso come sei.”
“Forse, ti piacerebbe!” esclamò il ragazzo “Ti assicuro che niente e nessuno potrebbe ricondurmi a te. Neppure la più colossale delle notizie. Se anche mi dicessi – cosa impossibile – di aspettare un figlio, io me ne prenderei certo cura, ma non starei mai più con te. Ciò che hai fatto, il modo in cui si è evoluto il nostro rapporto, mi porta a tenermi alla larga.”
“Per uno stupido flirt?” chiese Eriko sconcertata “Ti rendi conto che il soggiorno ad Augusta ti ha letteralmente allambiccato il cervello? L’influenza di quell’Hector è stata devastante, che il diavolo se lo porti.”
“Non bestemmiare, Eriko!” l’interruppe l’attore “E’ un’ottima persona e tu non puoi neppure immaginare quanto abbia imparato da lui.”
“A mentire di certo!” disse la giovane “La menzogna, il nascondersi dietro ad un dito per giustificare la nostra rottura! Come…? Come hai potuto mollarmi con una scusa così idiota?”
“Non è stata una <scusa>! Sei stata tu ad…andare con quel ragazzo greco per…per chissà quale accidenti di motivo!” si difese David.
“Andare?” ripeté Eriko “Io non ci ho neppure fatto sesso! Tu eri lontano, continuavi a dire che non intendevi raggiungermi! Neppure dopo che ho perso Masumi!”
Egli le piantò addosso due occhi scuri e fiammeggianti di collera:
“Sai benissimo che non avevo né ho intenzione di tornare a Mykonos per via di Kuros. Non riesco a guardarlo in faccia. Mi fa letteralmente schifo. Quello che la vita mi ha tolto, quando avevo tre anni, non mi sarà più restituito ed io sono persuaso che la colpa sia in parte di Kuros. Mia madre è andata fuori di testa a causa sua.”
“Kuros se ne è andato appena lo hai fatto tu.” Rispose Eriko “E’ andato da Shizuka, con cui ha avuto una relazione, come penso tu sappia.”
“E proprio per questo, ancor di più non riesco a perdonarlo!” sbottò “Ma non capisco perché queste cose debba dirle proprio a te!”
“Perché sono l’unica che ti comprenda a fondo. Anche io sono passata per le tue stesse traversie con due genitori che se ne fregavano altamente di me.”
“Io e te non siamo uguali.” Replicò David “Io non c’entro niente, con te! Ho provato in ogni modo a coinvolgerti nella mia vita, ma ti sei tenuta sempre in disparte, prendendo senza mai dare! Per un lungo periodo, ho pensato che era mio dovere proteggerti, ma, poi, dopo aver constatato che, nonostante tutto, continuavi a stare in disparte, a non fare del tuo per far star bene anche me, ho iniziato a disinnamorarmi.”
“E <la ragazza malata> sarebbe la soluzione?” fu il perfido commento di Eriko.
“Ma che stai dicendo? Cosa vai blaterando? Il problema di Angie è risolvibilissimo.” Sibilò l’attore “Inoltre, vorrei tanto sapere dove hai preso queste informazioni! Non hai il diritto di averne, dal momento che esiste una legge sulla privacy.”
“Tu non leggi il gossip.” Rise la Hijiri “Ma io, sì e - forse ti parrà strano - i giornalisti trovano tutto di tutto su chiunque. Allora…sei innamorato o no?”
“Non abbiamo fretta.” Disse Silvermann passandosi una mano tra i capelli.
“Allora, non la ami.” Replicò la ragazza “Perché, conoscendoti, so che sei uno che non ci pensa due volte, da quando ti ho <iniziato> al sesso, a trombarsi una ragazza.”
“E chi mi sarei…<trombato>, oltre a te?!” si spazientì David.
Ella arcuò le labbra perfidamente:
“Appunto. Tu, ora, dici di odiarmi, ma so benissimo di non esserti indifferente. Mi basterebbe un istante per rivoltarti come un calzino, caro il mio gimnosofista…”
“Tu vaneggi.” L’offese l’attore “E, ora, se permetti, vado a trovare una persona che vale un milione di volte più di te.”
“Sei riuscito persino a perdonarle l’affaire degli spettacolini porno?” rincarò Eriko prima che egli si allontanasse “Ce l’hai nel sangue. Vai sempre in cerca di esperienze estreme, ma non le dirai mai che l’ami. Perché non la ami affatto.”
“Vedi di andare a farti fottere, Eriko.” Replicò David “E trovati presto un fidanzato degno di te. Non vedo l’ora di leggere del tuo matrimonio. Ti assicuro che brinderò per te.”


CONTINUA!...

 
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view post Posted on 24/10/2013, 16:56
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Stregone/Strega quasi professionista

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Ma che bei personaggi che abbiamo e rincontriamo: a questo punto temo una pazzia di Marcus: rapimento e salvataggio di Hector? Una vicenda speculare a quella che vide Laura e Masumi da protagonisti ed Hector spettatore inerme?

Eriko è tornata con tutto il suo spirito 'strafottente': mi chiedo quanta pazienza abbia David.

Grazie come sempre Laura.
 
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Yayoi
view post Posted on 24/10/2013, 20:13




Un bel 'vaffa' da parte di Bianca a Masashi un pochino ci vuole. E' sicuramente molto liberatorio! :D

Marcus è sempre più fuori come un balcone.
Era un personaggio partito così bene. Pazienza..... anche i più equilibrati, ogni tanto, vanno fuori di testa.
Dopo il due di picche di questa sera, anche io prevedo una sua brutta reazione.

E Eriko? Da dove rispunta???
Non so, ma è una bella occasione per David per chiarisi e per...troncare definitivamente! :D
Non è stata molto gentile! :D
 
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fufu1973
view post Posted on 27/10/2013, 12:45




Recuperato! :D
Marcus è impazzito e pericoloso, anche io mi aspetto brutte cose e me le aspetto anche da Eriko!
ha fatto questa bella entrata da simpaticona, vediamo quanto ci farà ridere..!
Un bacio a tutte ragazze, è bello ritrovarvi sempre!
 
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view post Posted on 30/10/2013, 17:14
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Scusate il ritardo, ragazze. Quest'anno scolastico è un delirio: pur continuando a scrivere giorno per giorno, cerco di riposare il più possibile e di collegarmi...il meno possibile. :lol:

Capitolo trecentosettantuno



"Una gradevole prospettiva"



“Alicia, stavo riflettendo sulla possibilità di fare ritorno a Nara, questo Natale. Potremmo fare una sorpresa a Masashi. Che ne pensi?”
La proposta di Elizabeth, formulata davanti ad un gigantesco parfait al cioccolato, stupì la piccina: l’attore era rimasto più a lungo a Tokyo per alcuni servizi fotografici.
Questo perché l’inaugurazione del teatro in California era stata rinviata. Inaugurazione che si sarebbe svolta a metà gennaio e non a dicembre come convenuto in precedenza: il Presidente Hayami desiderava che tutto fosse perfetto, preferendo posticipare piuttosto che giocare d’anticipo.
“Penso sia un’idea stupenda!” esclamò entusiasta “Anche Tomo tornerà in Giappone e potremo vederci a tutte le cene tra le nostre famiglie!”
“Per favore, tesoro, non citare <il tuo futuro marito> ad ogni pie’ sospinto…” disse comicamente la Himekawa “Non ci crederai, ma mi impressiona un poco.”
“E perché?” fece Alicia con semplicità.
Elizabeth ci pensò su:
“Posso chiederti una cosa? Sembri…così convinta di ciò che senti…Come hai fatto a comprendere che si tratta di amore? Mi è un po’ difficile entrare nella psicologia di una undicenne e vorrei davvero capirti a fondo.”
In quel momento, suonò provvidenzialmente – almeno per la piccola Stanford – il campanello.
Era proprio Tomo e recava con sé un enorme pacco regalo.
Lizzie lo introdusse nella stanza in cui era stata sino a qualche minuto con la bambina, che gli saltò subito al collo.
“Che veemenza!” sorrise il chitarrista ricambiando quella stretta carica di affetto.
La Himekawa osservò il figlio di Miro scettica: si disse che dal sangue di Miro c’era da aspettarsi di tutto, ma subito si vergognò dell’orribile pensiero.
In Tomo, infatti, c’era tutta la tenerezza di un fratello maggiore, non altro.
Del resto, non avrebbe potuto essere diversamente: l’intento del ragazzo, sin dall’inizio, era stato infatti quello di adottare la figlia della compagna defunta, cosa che gli era stata negata sia a causa della sua giovane età sia perché non aveva ancora i mezzi necessarii per sostentarla.
La loro complicità era comunque un fatto: si capivano al volo e Tomo non appariva per nulla infastidito dalle domande a volte un po’ troppo esplicite della ragazzina. Le rispondeva a tono, con la <saggezza> di un ragazzo di ventiquattro anni consapevole di non poter prendere in giro colei che sedeva sulle sue ginocchia.
Era incredibile come il loro fosse un rapporto alla pari.
Davanti al loro discorrere, Elizabeth Himekawa non poté non constatare come la distanza tra loro in termini di anni fosse quasi annullata: ebbe un tuffo al cuore.
L’incredulità dell’attrice montò alle stelle quando il giovane Sakurakoji chiese ad Alicia se voleva ascoltare una sua nuova canzone: si trattava, naturalmente, di un pezzo strumentale, che la piccola ascoltò in religioso silenzio, gli occhi azzurri semisocchiusi, come a carpire punti di forza ed imperfezioni.
E il suo commento a posteriori fu spiazzante: Alicia eviscerò senza affettazione alcuna ciò che pensava, compreso quello che non le era garbato. Non si era curata di ferirlo, sospinta solo dal desiderio di essergli realmente utile.
Elizabeth scosse la testa.
“I neri hanno la musica nel sangue.” La lodò Tomo, facendole una carezza affettuosa sulla testa lucida “Sei veramente eccezionale. Mi è sembrato di vedere tua madre, lo sai?”
Ella incassò il complimento senza commentare.
Mentre preparava il tea per il suo ospite, la compagna di Masashi intercettò un altro stralcio di conversazione tra i due.
“Anche Mia, come sai, mi dava qualche dritta. Tua madre aveva una bella voce.”
“Io sento tutto ciò che dice anche adesso.” Gli rispose Alicia con tono sommesso.
Troppo per essere falso.
Ad Elizabeth venne un gran magone: la piccola pensava davvero quelle cose.
“Sento che ciò che lei ha lasciato incompiuto dev’essere portato avanti da me.” Continuò quest’ultima.
“Vorresti diventare insegnante o scrivere, allora…” fece Tomo sorpreso.
“L’altro giorno sono passata davanti al centro sociale in cui lei è morta.” Raccontò la Stanford “Come sai, ora è inagibile: ma c’era qualcuno dei ragazzi, fuori. Dormono all’addiaccio e quest’inverno si preannuncia assai freddo.”
Sakurakoji tacque cogitabondo: non era più andato in quei luoghi pieni di dolore da molto tempo. Eppure, quando i Borderline non erano ancora famosi, i clochard avevano costituito il suo pubblico: avevano cantato insieme tante volte.
“Non c’è niente che possiamo fare?” chiese Alicia prendendo l’amico per un avambraccio.
“Mi hai letto nel pensiero…” sorrise Tomo stupito.
Lizzie, che aveva ascoltato tutto, era sempre più sconcertata dal loro corrispondersi.
“Quei due” pensò “si leggono davvero nel pensiero…”
“Forse, potrei organizzare un evento.” Azzardò il chitarrista “Con Masashi Junior avevamo intenzione di prendere contatti con un pub della zona. Potremmo destinare i soldi del biglietto per il concerto a quei ragazzi.”
“Ma certo!” disse Elizabeth irrompendo nella stanza col tea.
Le tazzine avevano tremato, tanta era stata la sua irruenza:
“E’ una idea splendida! Tra qualche tempo, inaugureremo il nuovo teatro Daito! Potrei chiedere allo <zio> di devolvere una parte degli incassi per la stessa causa. Avrete i soldi per ricostruire il centro sociale.”
Tomo scambiò una rapida occhiata con Alicia, quindi armeggiò col cellulare.
“Masashi?” chiamò “Sono io. Prepara la sala prove: dobbiamo iniziare subito.”
Si alzò per raggiungere la finestra, mentre Lizzie, compreso che all’altro capo dell’apparecchio c’era l’altro suo figlio, si emozionò ancora di più.
Giurò a se stessa che non avrebbe mai e poi mai mancato a quell’evento.
“Sono da tua madre.” Disse Sakurakoji all’amico “Ho portato un regalo ad Alicia, visto che non sono sicuro di passare le feste con lei…”
La piccola assunse una espressione corrucciata.
“Puoi raggiungermi, se vuoi.” Fece Tomo un poco imbarazzato.
Riattaccò un minuto dopo, annunciando che Masashi sarebbe arrivato di lì a poco per portarlo in sala prove.
“Pensi che venga su?” chiese Elizabeth emozionatissima.
Sakurakoji provò molta tenerezza per quella donna così provata dalla vita ed evidentemente desiderosa di riavvicinarsi al figlio.
“Lo costringerò, se non vuole.” Disse franco.
Alicia, però, continuava a tirarlo per la giacca:
“Come sarebbe che non passerai il natale con me?!”
Tomo spiegò che sarebbe potuto rimanere a New York insieme all’altro Borderline per lavoro e anche Lizzie fu delusa di quella prospettiva.
“Sarebbe stato troppo bello.” Mormorò piano.
Vide il chitarrista piegarsi sulle ginocchia per guardare Alicia negli occhi:
“Allora, festeggeremo il nostro natale prima della vostra partenza per il Giappone, che ne dici?”
La bambina saltò in aria per la felicità.
“E’ una splendida idea.” Commentò la Himekawa “L’hai resa davvero felice.”
“Anche Masashi sarà contento, vedrà.” Rincarò il figlio di Miro “Addobberemo insieme l’albero di natale, così ci sembrerà di essere tutti a casa. In fondo, basta sia presente una mamma.”
Elizabeth si sciolse in lacrime, mentre continuava a ringraziare Tomo e gli dèi per quell’insperato dono.
“Io non avevo ancora deciso cosa fare…” disse “Ne stavo giusto parlando con la bambina. Mi hai proprio tolto ogni dubbio, caro Tomo…”

***



Masashi Hayami senior si mosse un poco nervoso sulla seggiola di metallo.
Vide Laura Sakurakoji avvicinarsi al suo tavolino e, subito, prese a sorriderle.
“È davvero difficile contattarti…Oramai, vivi ad Augusta in pianta stabile. Cosa ti induce a cercarmi sin qui, tesoro?”
Erano parecchi mesi che non si incrociavano per ovvi motivi, primo fra tutti la convivenza con Hector della giovane figlia di Miro e, secondariamente, l’aver saputo che Beatrice non era figlia di Masumi junior.
“Mi spiace averti distolto dal tuo lavoro.” Disse la scrittrice “Ma era importante. Anzitutto, era mia intenzione chiedere scusa a te e ad Elizabeth per aver portato via mia figlia così repentinamente.”
Hayami scosse il capo:
“E’ <tua> figlia e puoi condurla dove vuoi. Ma ti ringrazio della delicatezza: noi abbiamo amato Beatrice come nostra e credo tu sappia che le vogliamo bene tutt’ora.”
Laura annuì.
“Soprattutto,” sottolineò “mi premeva dire che questo allontanamento non ha nulla a che vedere con il fatto che le analisi del DNA abbiano confermato la paternità di Hector.”
Si morse un labbro come chi è incerta e Masashi colse al volo quell’espressione un poco costernata.
“Ci mancherebbe.” Fece convinto “Io ti conosco bene: non agiresti mai male consapevolmente. Però…non stai dicendomi tutto. Cos’è che non va?”
La Sakurakoji sospirò:
“Siete stati contattati da Marcus Anderson, di recente?”
La domanda suonò strana alle orecchie di Masashi: i suoi anziani genitori si erano guardati bene dall’avvertirlo che il destinatario del cuore di suo figlio non aveva mai mancato di intrufolarsi agli studios e, non meno marginalmente, nelle loro vite.
“Avremmo…dovuto?” chiese l’attore facendo indiretto riferimento ad Elizabeth “So che la mia compagna lo ha visto una volta, molto tempo fa, ma null’altro.”
“Il punto è che, ultimamente, quell’uomo è diventato strano.” Disse Laura “Continua a cercarmi e, per quanto ne so, si reca spesso a teatro per assistere alle riprese della pellicola documentario su Masumi.”
“E perché lo farebbe?” fece Masashi senior di rimando.
“Non credo distingua più tra se stesso e ciò che crede di rappresentare dacché ha subito il trapianto: anche il suo aspetto, di recente, è assai cambiato. Somiglia sempre di più a…”
“A mio figlio…?”
Il quesito di Hayami era stato formulato in modo piuttosto incerto, come se il suo stesso cuore si fosse fermato.
“Dice” spiegò Laura “che <sente Masumi> ad ogni passo che fa, in ogni movenza. Percepisce – o così crede - i suoi sentimenti per me, che, ora, sono diventati i suoi. Vedi, ti ho cercato per avere una conferma di questo e l’ho avuta: sono io ed io sola l’oggetto della sua ossessione.”
“Cos…?” fece Masashi rabbuiandosi di colpo “Che razza di mentecatto?...stai dicendomi che ti si è incollato addosso dietro la scusa di …”
Fu fuori di sé nel momento in cui Laura prese a raccontargli di come fosse convinto di vivere anche <per conto> del leader dei Borderline.
“E’ assurdo.” Sbottò fremendo “Non è degno di allacciargli le scarpe: mio figlio non sarebbe mai diventato un molestatore…”
“Marcus ha passato un brutto periodo.” Cercò di giustificarlo la scrittrice “Era sul punto di morire ed ha ricevuto il cuore in extremis. Non credo che sia incline alla violenza o al sopruso. Penso, però, che si possa davvero uscire fuori di testa, specie in situazioni difficili come questa.”
“Ma non puoi vivere nel terrore!” disse il figlio di Maya “Se ti sei rivolta a me, ci sarà pure un motivo, no? Scommetto che non hai allertato tuo padre.”
“Papà ha già incontrato Marcus, una volta e ne ha avuto una pessima impressione. Ho paura di rivelargli altro. Sai com’è fatto…”
“Senti,” l’interruppe Masashi senior “è del tutto ovvio che debba parlarci io con quell’Anderson. Cerca di star serena e torna dalla tua famiglia. Ti prometto che porrò fine a questa situazione incresciosa.”

***



Eriko era lì, davanti ad Angie: e appariva molto cambiata dacché aveva lasciato David.
Si era rimessa in tiro e, complici i capelli scuri, i suoi tratti, oltre ad esser diventati più <gentili>, si erano fatti anche meno marcati.
La figlia di Jen fu sorpresa di vederla al Lovely Bistrot: era ovvio che fosse venuta lì per cercare David.
“Sei la cameriera?” chiese la figlia di Rika, sedendo al bancone del bar.
Non aveva palesato alcun rispetto per la giovane anche perché ce l’aveva maledettamente con lei.
“Sono la proprietaria.” Replicò Angie.
“Ah, ho capito.” Fu l’ulteriore, sprezzante commento della Hijiri “Non avete soldi e vi riciclate nei ruoli.”
Le fu versato da bere, quindi la ragazza diede le spalle ad Eriko.
“Non sei un granché.” Disse quest’ultima, saltando alla più ovvia delle conclusioni “Di certo, non vai bene per David. Non che mi interessi più nulla di lui, eh. Non capisco a che serva avere a fianco un ragazzo che non ti è vicino quando hai massimo bisogno di lui.”
“Non capisco perché dovrei <andar bene> per uno con cui non ho alcuna relazione ufficiale.” Replicò Angie decisa.
Voleva difendere la sua privacy ad ogni costo e la Hijri ne comprese perfettamente gli intenti.
“E, allora,” l’incalzò Eriko “perché ti fai vedere con lui?”
Quest’ultima era infastidita dalla calma glaciale della giovane barista.
“David è un attore famoso.” Rispose la Bergson “I paparazzi lo braccano da sempre. Inoltre, potrei anche essere la ragazza delle consegne, visto che il mio ristorante è anche da asporto.”
“Credi di essere furba?” domandò la figlia di Rika prevenendola.
Quel colore così azzurro degli occhi – identico a quello di Miro - le metteva nostalgia, ma anche tanta rabbia.
“Non servirà a un bel nulla. Finché David non ti ripeterà un milione di volte che ti ama, come ha fatto con me, il tuo destino sarà legato alle consegne di questo …roseo ristorante…”
“Non sono furba e non sono la ragazza di David! Quindi, per favore, togliti dalle palle.”
E lasciò Eriko sola e ammiccante.
Angie si rammentò, allora, di una massima:
“Ciò che viene taciuto o non si ha il coraggio di esternare non esiste. La sacralità della parola si fonda sulla sua onesta verità, anche quando è difficile dirne.”
Se David non aveva deciso nulla di definitivo, forse aveva ragione la figlia di Rika: nutriva per lei solo blandi sentimenti d’affetto.
In effetti, a parte i baci struggenti che si erano scambiati, niente era accaduto ancora, a conferma che solo di amicizia, per lo meno da parte del ragazzo, doveva trattarsi.
Angie sospirò sconfitta.
Dopo la dipartita di Eriko, fece il suo ingresso David, vestito di un bel giubbetto sportivo e di una t-shirt nera a stampe arancio.
“Hai qualcosa di bello da indossare?” chiese lietamente il ragazzo.
Ignorava che la sua ex avesse soggiornato al Lovely Bistrot, umiliando Angie nel modo più puerile possibile.
“Perché?” fece di rimando quest’ultima.
L’attore spiegò che era suo intento condurla a cena: non in un ristorante qualsiasi, bensì a casa sua.
“Ero convinta volessi evitare i posti nei quali si poteva restar soli…” disse riluttante la figlia di Jen “Del resto, mi hai riportato a casa mia dopo quella strana e irripetuta <parentesi> tra noi. Ma non devi preoccuparti: non ho equivocato. So che sei innamorato di Eriko Hijiri. Ci sono storie che non finiscono: lei è stata la tua prima ragazza.”
“Per un gimnosofista non esistono i concetti di <prima> e <dopo>.” Replicò Silvermann sorridente “E’ la qualità della relazione a conferirle importanza.”
“Beh, io e te non si ha alcuna relazione.” Fece Angie seccata “L’amore è altra cosa, giusto? Quando lo si prova, nessuno dei due ha il desiderio di nasconderlo.”
“Certo, ne sono persuaso anche io.” rispose David senza sapere di averla gettata nella costernazione.
Era divertente vederla corrucciata, ma, se avesse saputo che dietro a quell’atteggiamento si celava l’intervento inopportuno di Eriko, sarebbe corso ai ripari all’istante.
Si rese conto, però, di non avere chiarito un concetto basilare e, pertanto, ribadì subito, come già qualche giorno prima aveva fatto, che nessun sentimento lo legava più alla sua ex fidanzata.
“Posso sapere” proseguì “come ti è venuto in mente di rivangare i fantasmi del passato? Ti ho già spiegato di non nutrire alcuna nostalgia…”
“E’ appunto questo.” Disse Angie “Se fosse davvero finita, non avresti alcun problema a parlarne.”
“Sbagliato.” Troncò David “Non ne parlo perché <non esiste>. Lei è del tutto sparita dalla mia vita e da ogni mia aspettativa.”
La prese per mano:
“Pensi che sia tipo da stare dove non voglio? E a che titolo dovrei venire qui? Mi piace la tua compagnia, mi piace come parli: adoro la tua ironia spiazzante che colpisce come se fendesse l’aria. È tutto un andare e venire del mio cuore: ci sono momenti in cui, avvertendoti vicina, mi sento mancare il respiro. Se non è innamoramento questo, gli somiglia molto.”
“Ho sempre pensato che i ragazzi corressero molto, in queste cose.” Disse la figlia di Jen evitando di guardarlo negli occhi.
Ciò che le era stato appena detto l’aveva emozionata grandemente.
“E tu, dopo gli uomini con cui, in qualche modo hai avuto a che fare, vorresti andasse così? Che saltassi subito al dunque? Il bacio che ci siamo scambiati – unico! – lo tengo nascosto nei miei pensieri e lo tiro fuori di notte, quando non riesco a dormire. Solo che, pensando a quel che ho provato, mi emoziono così tanto da prolungare ancor di più la mia insonnia.”
Le cinse la vita, chiedendole implicitamente il permesso di tornare a baciarla.
Ed ella si abbandonò, ancor più desiderosa ed arrendevole del primo giorno in cui si erano sfiorati.
“Io ti amo, David.” Gli disse sussurrandogli all’orecchio “Non importa quanto tempo trascorrerà, prima che i miei sentimenti siano pienamente ricambiati. Non c’è nessuno, a questo mondo, che meriti sacrifici e attesa quanto te.”
Egli le accarezzò il viso con entrambe le mani:
“Grazie.”
Le fronti l’una attaccata all’altra, le mani sulla nuca tenera, Silvermann sentiva nascere dentro di lui emozioni sempre più forti.
Per la prima volta, stava godendosi il piacere dell’attesa, quel constatare di essere quasi al punto di non ritorno prima di abbandonarsi del tutto all’amore che, già, in boccio, serpeggiava in ogni anfratto del suo corpo.
Era soddisfatto di se stesso, perché, da buon gimnosofista, mescolava in qualche modo la solidarietà, la condivisione, l’amicizia disinteressata e una passione che, di per sé, nulla di distruttivo aveva.
Angie rappresentava ciò che aveva sempre desiderato.
La sua unica fragilità non era <della sfera di competenza dei sentimenti>: era solo fisica e dettata dall’amore per quella madre che, per quanto affettuosa, l’aveva avviata ad una carriera indegna, cui la giovane non poteva e non doveva rassegnarsi.
Era destinata a fare altro e, di certo, a stare con lui. Affrettare i tempi non era cosa auspicabile, ma l’attesa di David non era affannosa né piena di dubbi e perplessità: lei lo avrebbe aspettato.
Lei lo amava già come lui avrebbe dovuto amare lei.

CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 4/11/2013, 21:58




Lizzy è molto carina, in questa fase.
Recupera con Alicia la maternità perduta. Sono un bel duo :D

Masashi intenzionato ad affrontare Marcus?
È una buona idea, ma dubito che Marcus si ravveda.
Spero solo che Masashi non si metta nei guai!

E poi arriviamo ad Eriko!
Che stronzetta!!! Ma non si era felicemente ri-fidanzata?
 
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view post Posted on 5/11/2013, 17:07
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Grazie del commento, Barbara!

Ecco il nuovo capitolo! :wub:

Capitolo trecentosettantadue

“Cambiamenti”



Thomas entrò nel giardino privato della regina di Augusta usando una entrata laterale.
Era quella che, quand’era ragazzo, era solito utilizzare al fine di raggiungere la sua donna nella parte più privata e protetta del castello.
Il suo cuore batteva all’impazzata, come accadeva del resto ogni qualvolta sapeva di dover incontrare Beatriz.
Vide che ella giocava coi nipotini seduta direttamente sull’erba.
Quella mattina c’era un bel sole, sopportabile come può essere per uno scandinavo abituato a temperature sostanzialmente rigide.
Beatriz lanciava una palla colorata in direzione ora di Bea ora di Jon, che, recuperatala, gliela rendevano con forza maggiore: ella, platealmente, ricadeva all’indietro, suscitando le risate dei piccini.
Thomas fu stupito di trovare lì i fanciulli: non credeva che Laura riuscisse a lasciarsi indietro il passato molesto per ricominciare daccapo anche con la regina.
Di fatto, però, stava accadendo così: per quanto non ci fossero rapporti diretti tra Hector e sua madre, la regina vedeva regolarmente i fanciulli e senza sapere ancora che Bea era proprio sua nipote.
L’avvocato sorrise soddisfatto e, finalmente, si palesò.
“Mi ha fatto chiamare, Maestà?” chiese con cipiglio professionale e sussiegoso.
Ella annuì col capo, accennando ad una giovane inserviente di condurre via i bambini.
Rimasti soli, si levò in piedi, accettando la mano pronta e galante di Schenkenberg.
“Verrò subito al dunque.” Esordì tornando a dargli del <tu> “Vorrei ripensassi alla possibilità di tornare a sedere nel Gran Consiglio Reale.”
“Prego?” chiese l’uomo stupìto.
La regina mise le mani l’una dentro l’altra, dandogli le spalle.
“E’ così.” Confermò “Desidero che torni al tuo posto. Ho bisogno di persone di fiducia, in questa fase così delicata.”
“Fase…delicata?” ripeté Thomas.
“Schenkenberg, intendo avviare quel progetto di riforma delle istituzioni da te propostami tempo addietro. Voglio spianare la strada alla monarchia costituzionale con regolare parlamento eletto a suffragio universale. Intendo allinearmi alle monarchie dei Paesi fratelli. Come sai, non intendo accondiscendere ad un regime che non mi dice nulla di buono: non ho la tua formazione marxista e, del resto, poco mi importa di sommovimenti popolari di sorta…”
Egli abbassò la testa sconcertato:
“Perché? Perché proprio ora?”
La semplice domanda fece trasecolare la sovrana di Augusta.
“Hector ha ormai deciso di rinunciare al ruolo di guida del Paese, ma non posso pensare di istruire un’altra persona. Sono stanca. Certo, visto che rinuncerò ai miei ruoli di Capo effettivo dello Stato, mi piacerebbe che mio figlio maggiore mi succedesse comunque. Ritengo sarebbe l’ideale rappresentante di questo popolo, assieme alla sua graziosa compagna. Hanno messo su famiglia, sono fedeli l’uno all’altra e hanno regalato a tanti ragazzi il sogno condiviso di due che, dopo tante peripezie, si reincontrano con la massima convinzione e decidono di ricominciare.”
“Ed Heinz?” chiese l’avvocato a bruciapelo.
Beatriz pareva trasalita di colpo.
“Che cosa vuoi che ti dica?” chiese.
“Che intendi <assicurarlo> in galera.” Rispose franco Thomas “Se dovesse saltargli su il ghiribizzo di far del male a te o al di lui fratello, sarebbe una tragedia.”
“Mio figlio non mi farà mai del male.” Minimizzò la sovrana.
“Ma potrebbe farne ad Hector! E alla sua famiglia!” sbottò l’uomo, prendendola per un braccio.
Beatriz abbassò la testa sconfitta:
“Non temere.”
Di solito – e Thomas lo sapeva – quando reclinava il capo, c’era qualcosa che non andava.
O stava preparandosi a dirgli qualcosa di altrettanto epocale.
“Terrò io a bada Heinz.” Lo rassicurò infatti “Sarà <al sicuro> in una struttura sanitaria di massima sicurezza. Dopo quanto accaduto a quel povero ragazzo innocente, dopo quanto stava per accadere ai miei nipoti, non può certo circolare a piede libero.”
Schenkenberg strinse gli occhi incredulo:
“Ma dici sul serio?”
Beatriz annuì.
“Non è che <tenerlo al sicuro> abbia causato poi chissà quali benefici...” Mormorò “Anzi, si può dire che abbia acuito una situazione già drammatica. Mio figlio minore, purtroppo, ha bisogno di cure e non so neppure se queste saranno sufficienti a rimetterlo in sesto. Comincio a pensare che si tratti di una situazione irreversibile.”
“Finalmente…” sospirò Thomas più tranquillo.
Diede uno sguardo ai bambini che giocavano dentro la serra:
“Chi te li ha portati?”
“Laura.” Rispose secca la donna.
Quindi, arrossì un poco.
“Sono contento che tu abbia un qualche rapporto con quella ragazza. La trovo carina ed educata da sempre.”
“E’ vero.” Soggiunse Beatriz “Credo potrebbe diventare una buona regina: Hector deve ripensarci. Vederlo come primo sovrano di una monarchia costituzionale mi riempirebbe di orgoglio. E, in un certo senso, modifiche legislative a parte, renderebbe il re suo padre molto fiero di lui. Mio marito, per quanto facesse trasparire poco i sentimenti, amava molto Filippo: teneva al fatto che crescesse sano e maturo, come han fatto prima di lui gli altri re di Augusta. Si è detto, più volte, che mio figlio è un mentitore, ma la verità è che è un bravo ragazzo - con tanti problemi, certo, molti dei quali causati da me. Ed Heinz, purtroppo, è stato guastato da un eccesso di benevolenza da parte mia.”
Shenkenberg le prese una mano, portandola alle labbra:
“Sono contento che abbia cambiato idea riguardo a tuo figlio minore: lascia che ti dica che sono anche io molto fiero di te. So bene quanto ti costi e, se Heinz fosse mio figlio, probabilmente costerebbe anche a me agire come stai facendo tu.”
“Non posso più salvaguardare solo lui.” Rispose stancamente la regina “E, così, ho scelto di proteggere il resto della famiglia. Quei bimbi meritano di crescere sereni.”
Thomas la fissò di sottecchi:
“Che ne è della tua sperticata preferenza per Erminia?”
“Lasciamo perdere.” Minimizzò Beatriz “Al di là del fatto che sarebbe potuta essere una regina d’alto rango e in vista, non ho mai apprezzato che prendesse per marito uno dei miei figli solo per <una questione di vetrina>. Fino a qualche tempo fa, ho creduto fosse mia amica, fino a realizzare, purtroppo, di quanto opportunismo sia capace. Non ama Hector, ma ha lasciato che la stampa credesse in un loro riavvicinamento. Che senso ha, Thomas? Che donna avevo mai scelto per il futuro re di Augusta? Più invecchio, più mi rendo conto di essere stata fortunata. Non ho sposato te, è vero. Magari, mio marito non è mai stato <il grande amore> che tu hai rappresentato, ma, per lo meno, mi ha amata, evitando di giudicarmi come altri avrebbero fatto. Ha cresciuto il mio Hector come meglio ha potuto. In tal senso, non mi pentirò mai della mia scelta.”

***



La cena al Lovely Bistrot, nella solitudine del tavolino a lui riservato – quello con vista sulle cucine – fu molto gradevole per David.
Mangiò con appetito, senza mai perdere di vista la figlia di Jen Sakurakoji.
Ella era concentrata sul proprio lavoro e non badò a questo particolare.
Quando terminò di desinare, constatato con piacere che anche la ragazza aveva finito il turno, David le chiese se volesse andare a fare una passeggiata.
Angie consentì, ma, dopo che furono fuori dal locale, mano nella mano, il ragazzo le chiese di seguirlo nel suo appartamento.
La Bergson era stanca, ma accettò di buon grado la proposta: nel suo cuore, tuttavia, nasceva una sorta di inquietudine, come se sapesse che da quell’accettare sarebbe derivato qualcosa di <diverso> e, di certo, un punto di non ritorno rispetto al passato.
Entrò, quindi, a casa di David, dopo esserci stata una volta soltanto, e tornò a godersi la vista notturna sulle bellezze di Los Angeles.
Davanti alla vetrata, a braccia conserte, pareva avere freddo.
D’un tratto, sentì una musica dolce partire dall’impianto hi-fi dell’attore: There’s somebody who loves you era un pezzo vecchissimo, ma a Silvermann piaceva immensamente ascoltarlo, specie quand’era solo e un poco depresso.
Quella sera si sentiva proprio così, nonostante la presenza di Angie.
La conversazione tra loro languiva, complice un nuovo, inatteso imbarazzo.
“Non posso continuare a fare velate allusioni. E ti ho già detto che provo dei sentimenti per te.” Le rivelò a bruciapelo “Sento l’esigenza di…Io vorrei…”
“Che cosa, David?” l’incalzò la ragazza.
Nel mentre, lo aveva raggiunto: quella vicinanza, per l’attore, era stordente.
Le cinse la vita e la baciò con passione.
Angie rimase senza fiato e senza forze:
“Caspita…”
Si era staccata a fatica.
“Questo sì che era un bacio…” soggiunse sorridendo.
Ma il viso dell’attore era così serio che ella tacque di colpo, richiedendo spiegazioni:
“Che succede, David? Ho fatto qualcosa che non va?”
Vide che il ragazzo deglutiva e negava con la testa. Quindi, la sua bocca si apriva ad un debole – per non dire rassegnato – sorriso.
Egli, poi, si allontanò verso la vetrata, ficcandosi le mani in tasca.
“Non è colpa tua.” Soggiunse “Sono io che non capisco molto me stesso. O, meglio, mi capisco benissimo…”
Si girò di nuovo a guardarla e quasi gli prese un colpo, ché se la ritrovò dietro le spalle.
Il cuore di David batteva così forte che pareva uscirgli fuori dal petto.
“Ho paura che, dicendoti cosa mi passa per la testa, tu possa sparire, Angie.” Confessò tutto d’un fiato “Temo tu possa giudicarmi perché …”
Ella non lo lasciò terminare e si gettò tra le braccia di lui con foga: l’attore, quasi barcollò all’indietro.
Le sue mani <presero> i fianchi sottili di lei, percependo, attraverso la stoffa leggera, una pelle bruciante quanto la sua.
Esse risalirono poi lungo la schiena parzialmente scoperta, mentre le labbra dei due ragazzi si univano senz’appello.
Egli la prese in braccio e la condusse con passo ancora titubante verso il letto che si intravedeva al di là della parete a vetri.

CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 7/11/2013, 21:19




Beatriz mi sembra diventata una persona abbastanza obiettiva!

Anche se su questa affermazione:

“Mio figlio non mi farà mai del male.” Minimizzò la sovrana.

non ne sarei così sicura!!!

Brava, Angie!
A noi donne ci tocca sembre fare tutto!!! :D
 
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fufu1973
view post Posted on 9/11/2013, 11:36




CITAZIONE
“Mio figlio non mi farà mai del male.” Minimizzò la sovrana.

non ne sarei così sicura!!!

Sì, non ne sarei affatto sicura!
Che carini Angie e David.. ma Eriko è in agguato e non credo che gli concederà di viversela serenamente!
Masashi parlerà con Marcus...speriamo bene!
A presto bellezze e un piacere ritrovarvi!
 
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1840 replies since 27/9/2011, 13:38   33841 views
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