Ritorno nella Valle II

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view post Posted on 6/9/2013, 16:18
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Sono contenta che l'evoluzione della storia ti sia gradita, Tenshina! :lol:

Basta tragedie!

Capitolo trecentocinquantasei

“Il diario di Masumi Junior”



Hector introdusse Marcus Anderson nel saloncino della baita che divideva insieme a Laura.
Il modello lo ringraziò con un cenno un po’ teso del capo.
Quando la porta fu chiusa, si avvicinò alla Sakurakoji per salutarla con un bacio sulla guancia:
“Mi sembra stiate bene. Certo, il principino è un po’ calato, quanto a tono fisico, ma sembra sereno. Deve essere molto felice.”
“Lo siamo.” Confermò Laura ancora arrabbiata per i dubbi che egli aveva saputo instillarle nella precedente conversazione telefonica “Che cosa sei venuto a fare sin quassù, Marcus?”
“Se sono di troppo, tolgo subito il disturbo.” Fece laconico l’uomo.
“Non ho detto questo. Solo, mi pare strano che abbia accettato di vedermi nella casa di Hector.”
“Non mi sono mai nascosto.” Disse Anderson “Non ho nulla di cui vergognarmi. Tutto ciò che ho detto, lo riaffermerei senza indugio. Penso davvero che il tuo compagno stia solo prendendosi una pausa dalla politica. Dopodiché, sarete punto e a capo.”
Laura scosse la testa come chi si trova davanti a uno che non ha speranza alcuna:
“Capisco che Hector, tempo addietro, ne abbia combinate tante, ma ce la sta mettendo tutta per cambiare.”
“Brava, hai centrato il problema.” Fece Marcus lanciando una occhiata attraverso la porta a vetri.
Il principe, riverso sul pavimento, giocava con entrambi i bambini incurante e ignaro di tutto. “Infatti, è proprio questo, <il punto>: lui dovrebbe, secondo la tua prospettiva, cambiare. Ma Filippo è stato istruito per essere il capo di uno Stato e, anche dopo aver rinunciato al trono, ha continuato a lavorare coi comunisti. Dovrebbe essere indicativo anche il fatto che hanno finito per rapire <te> così da costringerlo a prender parte alla rivoluzione…”
“Basta.” L’interruppe Laura “Se hai qualcosa da dirgli, fallo di persona, piuttosto che tormentare me.”
Marcus ingoiò il rospo, alzando le spalle:
“Sei totalmente cieca, ma, no, non sono venuto qui a perder tempo col tuo moroso. Piuttosto, mi interessa darti una cosa.”
E le mostrò con grande entusiasmo una agenda nera che Laura ben conosceva perché appartenuta a Masumi.
“Credevo..” balbettò prendendola tra le mani “che fosse sparita chissà dove. Come…fai ad averla?”
“E’ stato un caso.” Rispose Anderson “Mia cugina Erminia stava traslocando dal suo vecchio appartamento, quello che ha condiviso con Hayami. Tra le cose che ha deciso di buttar via, c’erano alcuni degli effetti personali di quel poveretto: tra cui questo diario e altri quaderni…”
“Stava buttandoli?” esclamò scandalizzata la Sakurakoji “Gli dèi te ne rendano merito! Fra questi fogli, c’è tutta la vita di Masumi! È stato il cielo, ancora una volta, a guidare i tuoi passi!”
Marcus assentì:
“Ne sono sempre più convinto anche io. Allora, pensi che possano esserti utili?”
“Decisamente.” Rispose Laura “E ti ringrazio di avermeli portati all’istante. Io non avevo idea che Masumi avesse <nascosto> le cose cui più teneva a casa di Erminia.”
“Beh, è come per te ed Hector.” Le fece eco il modello “Vi siete amati <comunque>, no? Così anche Hayami credo abbia tenuto molto ad Erminia. Ciò lo dimostra ampiamente. Ho visto che le ha dedicato anche dei versi.”
La scrittrice tacque un poco punta sul vivo: Marcus era troppo intelligente per non avvedersene e sorrise sornione.
“E’ ora che vada.” Annunciò prendendo congedo “Farò un servizio fotografico piuttosto impegnativo e lungo, nei prossimi giorni. Se hai bisogno di me, ogni sera, finito il lavoro, mi troverai al Ritz.”
Laura Sakurakoji rimase nel salotto con in mano il diario di Masumi.
Non accompagnò il modello alla porta, come se tutta la sua attenzione fosse stata catturata da quel <libro> scritto a mano dall’ex compagno:
23 dicembre: gli dèi sembrano con me. Quando credevo di non poter più tornare a sorridere, è arrivato questo angelo biondo, con il suo sorriso carico di aspettative, che sembra vivere per me solo.
Il riferimento ad Erminia era chiaro: Laura cambiò pagina quasi con rabbia.
2 gennaio: mi sento sereno. Erminia è malata, ma sono felice solo standole accanto. Non debbo più misurarmi con i fantasmi del cuore di Laura, forti quanto me. È dura prendersi cura di qualcuno che non è in salute. Prego gli dèi che non mi privino di quest’unica consolazione.
12 gennaio: è stata tutta una beffa. Non ci sono chance a che io possa tollerare tutto questo. Non faccio che pensare a lei. A lei insieme a quel gaglioffo che non la merita. È diventata così bella che, solo vedendola in foto, sento di andare in apnea. Erminia è dolcissima, ma il mio cuore è ancora altrove.
Laura chiuse il diario cogitabonda: non aveva idea che Masumi avesse vissuto i suoi medesimi turbamenti, i suoi stessi dubbi.
Anche Hector, come Erminia, pur con tutti i suoi errori inanellati, era risultato dolcissimo ed appetibile ai suoi occhi. Al punto da decidere di sposarlo, di condividere la sua vita con lui.
Solo che, differentemente che per Laura, il musicista dei Borderline non aveva mai smesso di pensare a lei. Anche quando aveva espresso la sua affezione nei confronti della principessa danese, Hayami aveva continuato a tormentarsi all’indirizzo della sua ex, chiedendosi se fosse felice o anche solo <giusto> lasciarla nelle mani di Hector.
Laura rifletté a lungo su questo aspetto: quando il principe di Augusta era entrato nella sua vita, non aveva più pensato a Masumi se non in riferimento al suo lavoro coi Borderline.
Mai per un istante, trovandosi in contatto con lui, si era posta dei dubbi sulla solidità dei suoi sentimenti all’indirizzo di Hector.
Si sentì, a torto, in colpa.
Non riusciva a ponderare con positività il fatto che il suo per Hector, da subito, era stato vero amore.
Guardò il ragazzo che, lasciati i bimbi, lavorava all’addiaccio come se fosse la giornata ideale: il suo volto era sereno e neppure scosso dal benché minimo sospetto.
Si girò d’istinto verso di lei, salutandola con la mano e rivolgendole un sorriso a labbra strette che le scaldò il cuore.
Ricambiatolo, Laura tornò alla sua scrivania per riprendere a scrivere.

***



All’uscita dell’ospedale, una settimana dopo, una sorpresa attendeva Elizabeth: Masashi e sua figlia Alicia erano venuti a prenderla.
“Non posso crederci…” sorrise l’attrice “Hai ancora il Porsche Carrera…E’ una macchina con più di cent’anni…”
Alicia si avvicinò a lei e le diede la mano:
“Sono contenta di vederti in salute: sei sempre bellissima.”
Lizzie arcuò le labbra imbarazzata, quindi si rivolse a Masashi:
“Non è il caso che venga addirittura a stare da te. Riportami a casa mia, te ne prego.”
“Credo ti annoierò un poco anche io, tesoro.” Disse fissando poi Alicia “Non sono mai stata molto brava a giocare coi bambini, ma, da piccola, adoravo le Barbie. Ne avevo a centinaia…”
La Stanford la fissò come fosse una principessa delle favole:
“Ci credo che ti piaceva: le assomigli davvero…Hai dei capelli bellissimi, che profumano di fragola.”
“Sei tanto cara..” fece la donna piacevolmente sorpresa.
“Anch’io possiedo tante Barbie: potremmo giocarci insieme…”
“Alicia, non fare stancare Elizabeth, per favore…” si intromise Masashi un po’ preoccupato.
“Lasciala fare, caro.” Disse l’attrice, che tornò subito a rivolgersi alla bambina “Io sono cresciuta molto in fretta: alla tua età, ero già attrice e potevo giocare solo nei ritagli di tempo. Sarò molto felice di recuperare il tempo perduto con te.”
“Yeah!” urlò la bimba appendendosi al collo della Himekawa, la quale, ancora debole, barcollò vistosamente.
Masashi la sorresse con prontezza, quindi le sussurrò:
“Stai bene? Prendimi a braccetto: ti porto fino in macchina.”
Alicia la prese per mano, imitando in qualche modo il gesto protettivo del padre.
L’attrice soffocò un singhiozzo commosso e si fece condurre.
L’appartamento di Masashi lo conosceva bene: era stato acquistato quando ancora non erano separati e Masumi aveva solo pochi mesi.
Insieme c’erano vissuti forse una estate: Lizzie lo aveva scelto perché incantata sia dalla vista <miracolosa> su Manhattan sia perché pieno di luce.
Quella luce era tale da far male agli occhi.
“L’appartamento, se rammenti, ha solo due camere da letto.” Disse Hayami portando il suo bagaglio nella stanza più grande “Io mi sistemerò in salotto, così tu e Alicia avrete tutta l’intimità di cui avete sempre goduto.”
“Posso dormire con Elizabeth?” cinguettò la bambina ancora atavicamente attaccata alla sua mano.
“Tesoro…<non> è il caso.” Protestò il padre, allontanandola un poco.
“Quest’orso ha ragione.” Disse simpaticamente la donna “Rischieremmo di star sveglie a parlare tutta la notte! Vuoi, piuttosto, farmi vedere la tua stanza?”
“Ci ho portato tutti i miei giocattoli stamattina!” annunziò trionfante Alicia “Tomo ha dovuto noleggiare un pick up!”
“Davvero?” fece Lizzie curiosa “…doveva essere stufo di vederli sparsi per tutta casa…”
E seguì la piccina in camera sua, sotto lo sguardo esterrefatto di Masashi.
Alicia era riuscita a scuoterla ancora una volta da pensieri autolesionisti: un <sogno> di fanciulla pareva averle restituito un barlume di serenità.
Si affacciò alla cameretta e vide le due, inginocchiate davanti a una casetta di plastica rosa, armeggiare coi vestitini delle bambole: invero, Elizabeth non era molto loquace, ma la verve della piccola Stanford era tale da distrarla.
Per Alicia, quella donna dai lunghi capelli biondi era da sempre la fata dei boschi.
“Io prendo la regina del deserto, che è nera come me.” Disse la bambina, impossessandosi della Barbie di colore.
Quindi ne porse una biondissima all’amica:
“Questa sei tu. Una volta, ho visto una tua foto, nel cassetto delle mutande di papà. Avevi un vestito come questo ed eri bellissima…”
Masashi arrossì ed Elizabeth sorrise di piacere.
“Nel cassetto delle mutande?” ripeté l’attrice “Non è molto …romantico!”
“E, invece, sì!” sbottò Alicia “Sei il suo sogno erotico, questa è la verità!”
Hayami tossicchiò, quindi, presa finalmente la parola, pose fine al dialogo tra le due. Per lo meno, così credette.
“Si riferisce a una foto del matrimonio…” si trincerò quasi intendesse giustificarsi.
“In seguito, ho trovato tutto il servizio fotografico…” disse la bambina, andando a spingere suo padre fuori dalla stanza e chiudendo la porta “Eravate molto belli insieme. Avete gli stessi colori: sembrate l’uno lo specchio dell’altro. Anche adesso.”
“Il colore non conta.” Sorrise grata Lizzie “Che vuoi che sia? Però, quando ci si ama, è come se, realmente, si vedesse la persona amata riflessa nei nostri occhi. Si fanno le cose come se il suo sguardo vegliasse costantemente su di noi.”
Alicia sospirò:
“E’ vero, ti capisco!”
La Himekawa aggrottò le sopracciglia.
“Mi capisci?” fece di rimando.
“Io mi sento proprio così. Lo sai che ho già trovato <quella persona>…” dichiarò Alicia romanticamente.
“Non vorrei essere indiscreta o, peggio ancora, apparire come una vecchia imbecille, ma…sei un po’ troppo giovane per fare affermazioni di tal fatta.”
“Figurati!” sorrise la Stanford “Non mi hai offeso: mamma diceva sempre che ero tanto avanti, rispetto alla mia età. Hai ragione su una cosa: io lo amo, lo amo pazzamente! Vorrei stare sempre con lui…”
Andò ad aprire l’uscio per verificare che Masashi non stesse origliando.
“Posso confidarmi, spero…” sussurrò piano “ho delle <novità> riguardo al mio grande amore…”
Lizzie annuì basita.
“Che cosa ti avrebbe detto Tomo, quand’eravamo nella Valle?!” esclamò due secondi dopo sgranando gli occhi azzurri “Quel Tomo?! …E avrebbe detto di sì? Che ti avrebbe aspettato?! È quasi da linciaggio!”
“E’ ovvio che sono solo una bambina, ma, quando avrò l’età giusta, io lo sposerò!” affermò solennemente la piccina “Credo se ne sia reso conto anche lui, finalmente…”
“Come ti ho già detto tempo addietro, ci sono molti anni di differenza, tra voi. E, quando tu sarai maggiorenne, Tomo avrà superato i trenta da qualche annetto…” disse Elizabeth trattenendo a stento una espressione di ilarità, mista a preoccupazione.
“Non importa.” Dichiarò Alicia convinta “Il tempo non esiste, quando ci si ama. Non esistono età, aspetto, rango…ha scritto Ichiren Oozachi…”
“Non è una lettura un po’ troppo impegnativa, per te?” chiese l’attrice guardando la <nutrita> libreria della Stanford.
“Ultimamente sto leggendo Jane Austen.” Sorrise la figlia di Masashi.
“Cos…?” fece la Himekawa esterrefatta.
“Persuasione” spiegò Alicia “è, di gran lunga, il mio romanzo preferito. Due tizi un po’ sfigati si lasciano e, dopo alcuni anni, si rivedono. Credono non possa nascere nulla e, invece, finiscono per sposarsi. In pratica, Oozachi ha scritto le stesse cose parlando delle anime gemelle e, forse, ha copiato dalla scrittrice inglese…Ora che ci penso, sì…potrebbe averlo fatto davvero…”
Lizzie sbuffò, lasciandosi andare ad una fragorosa risata:
“Perché no? Forse, hai ragione! Sei davvero un genio, Alicia.”

CONTINUA LUNEDI'!...

 
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fufu1973
view post Posted on 9/9/2013, 10:21




Che fenomeno questa bambina! Sì, è molto avanti! :D
Ho trovato molto commovente la scena in ospedale tra Lizzie e Masashi, quell'abbraccio ci voleva proprio, per entrambi.
Marcus continua a preoccuparmi, le sue intenzioni non sembrano affatto buone...speriamo bene!
 
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view post Posted on 9/9/2013, 16:10
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Fulviona, sto cercando di collegare il personaggio della piccola Alicia a quello della short fic dedicata a Tomo tempo addietro... :)

Buona lettura!

Capitolo trecentocinquantasette

“Un cuore in cerca di se stesso”



Laura non contattò più Marcus Anderson, con grande disappunto di quest’ultimo.
Ciò che aveva esperito, leggendo il diario di Hayami e riscoprendo la differenza tra i suoi sentimenti e quelli provati dal musicista le avevano però offerto il <distacco> necessario all’artista per poter approcciare <la materia> senza farsi trascinare da sentimentalismi non del tutto corrispondenti al vero.
Così, dopo un paio di mesi appena, la sceneggiatura per il film documento dedicato a Masumi poteva dirsi conclusa.
E fu subito ricevuta e <studiata> in tempo reale dalla sensei Kitajima.
La sensibile nonna di Masumi scelse di chiudersi nello studio del marito per leggere subito la fatica della giovane Sakurakoji.
Si trovava a Nara, nella Villa di famiglia dove lo stesso Junior era cresciuto, circondato dall’affetto di tutta la famiglia.
Rimase diverse ore, nel totale isolamento per cogliere ogni sfumatura di ciò che aveva davanti.
Alla fine, tirato un lungo sospiro, commentò ad alta voce:
“Penso di aver finalmente capito come si è sentita mia madre quando ha letto il copione de La Dèa Scarlatta per la prima volta.”
Nel mentre, era entrato suo marito con aria un poco preoccupata.
“Ti aspettavo a pranzo.” Disse “Stai bene?”
“Scusami.” Fece prontamente Maya “Ho terminato or ora la lettura dello scritto di Laura Sakurakoji: quello su Masumi Jr, amor mio.”
“Ed è bello?” chiese il Presidente tradendo una nota di ansia nella voce.
“Mi dà la sensazione che tutto finisca con questo.” Rispose un po’ mesta la sensei “Per la nostra autrice, per lo meno.”
“Mentre entravo, ho sentito che menzionavi tua madre...” Fece l’uomo titubante.
“E’ così.” Confermò Maya “Per Chigusa Tsukikage il capolavoro scomparso è stato, di primo acchito, una grande delusione. Mettendo per iscritto la sua <teoria> delle anime gemelle, Oozachi ha inteso porre un punto fermo anche alla loro impossibile storia: da quel momento, essi avrebbero dovuto contentarsi di vivere l’amore autentico solo sul palcoscenico. Fu inaccettabile, all’inizio, per mia madre.”
“Già.” Annuì Masumi senior accendendosi una sigaretta.
“Salvo poi accorgersi,” continuò l’attrice “che recitare era l’unico modo per possedere il cuore di Ichiren. Per sempre.”
“Cosa c’entra questo con Laura?” chiese suo marito “Hai trovato, forse, delle similitudini?”
“Con il copione che ci ha inviato, la figlia di Miro ha consegnato il nostro ragazzo all’eternità e si è finalmente liberata da ogni dubbio. Da oggi in poi, vivrà la sua vita al meglio, al fianco dell’uomo che le ha ridato serenità.”
Udirono bussare piano: la segretaria personale del Presidente, una giovane stagista di ventisei anni, introdusse, con grande sorpresa di entrambi, Marcus Anderson.
La coppia di anziani ebbe un sussulto: si videro davanti un uomo altissimo come il loro ragazzo, i capelli lunghi sulle spalle e un ardente sguardo scuro.
Il modello non aveva nulla dei colori del leader dei Borderline: ciò nonostante, lo ricordava maledettamente.
“Penso mi abbiate riconosciuto.” Disse “Mi scuso per l’improvvisata. So che siete molto impegnati. Avevo chiesto questo colloquio da molto tempo e, non ricevendo risposta, sono venuto di persona.”
Maya si girò a guardare suo marito con volto grave:
“Non ne sapevo nulla. Mi dica, che cosa possiamo far per lei?”
“Mi duole averla ignorata.” Si giustificò con tono piuttosto secco il Presidente della Daito Art Productions, che, a differenza della Kitajima, era a conoscenza dei suoi tentativi “Non è stato per disinteresse o per altro: io sono più smaliziato degli artisti che mi circondano. Non credo che un cuore, quando appartenga ad un altro, possa dettare le azioni di un uomo. Conosco molto bene <i miracoli> dell’autosuggestione: lavorando con degli artisti, capita spesso di incontrare autentici mitomani.”
“Capisco.” Fece Marcus annuendo.
Scelse di ignorare la sua frecciata per non esser messo alla porta.
“Ciò nonostante,” riprese “è stato come se i piedi mi avessero condotto qui. Vorrei poter fare la conoscenza di Ian Sakurakoji. Leggere l’ultima parte del copione di Laura, magari…”
Masumi sospirò, mentre Maya si domandava come fosse venuto a conoscenza del fatto che la sceneggiatura era stata terminata.
Di certo, non poteva averne avuto notizia da Laura, che conosceva bene le regole e non poteva far parte con nessuno di un lavoro originale commissionato direttamente dalla Daito.
“Questo non è possibile. Non sarebbe corretto neppure se facesse leva sul cuore che ha in petto.” Rispose in modo molto professionale Hayami “Del resto, non credo possibile che l’autrice del copione abbia inteso farne parte con lei.”
“Laura ama nascondere i suoi sentimenti.” Disse Anderson amaro “Lo fa per non impensierire l’uomo che ha accanto.”
“E’ questo che pensi?” chiese Maya a bruciapelo “Ritieni che la Sakurakoji finga fino a questo punto?”
“Che a voi piaccia o no - che a lei piaccia o no - c’è stato un momento in cui il cuore di Masumi ha guidato i miei passi. Dopo quei tragici eventi, ho ritenuto di dover andare per la mia strada, salvo, nei giorni trascorsi, accorgermi che i ricordi di Hayami stavano tornando vividi. Secondo lei, perché, signora?”
“Non conosco nulla di te. Non so se sei sensibile al punto da lasciarti trascinare da questa affascinante illusione…” cominciò l’attrice.
“Non è un’illusione.” l’interruppe Marcus “Non può esserlo. Ogni palpito del mio cuore si rivolge a Laura ed è devastante. Ho provato a stare lontano da lei, ma non riesco a farmene una ragione.”
Maya sospirò, scambiando una rapida occhiata col marito.
“Dovrai fartene una, invece.” Rispose perentoria “Quando ho letto questa sceneggiatura, sono rimasta delusa. Non perché sia brutta, ma perché mi rendo conto che, per rendere al meglio il Masumi vivo artisticamente, Laura ha usato una figura retorica assai dolorosa per chi ama: quella dell’ironia. Quella del <distacco>. E, per poterlo fare, lei <deve> necessariamente aver fatto ordine nei suoi sentimenti, scegliendo di vivere al fianco di Hector.”
“Non sono persuaso di quanto sta dicendomi. Vede, io sono venuto dall’America solo per parlare con voi, unicamente sospinto dal desiderio di riappropriarmi di qualcosa…” si difese con foga il modello.
Maya scosse la testa sconcertata e commossa insieme:
“Il mio cuore vibra insieme al suo, come di certo anche quello di mio marito, ma il nostro ragazzo non c’è più. Siamo lieti che una parte di lui continui a vivere in lei, ma non possiamo permetterci di credere in qualcosa di più di quello che vediamo: lei non è Masumi, per quanto lo ricordi tanto.”
Marcus portò indietro il lungo ciuffo scuro.
“So di sembrarle pazzo, ma ho la pregnante sensazione di avere qualcosa da fare. Se non fosse così, non sarei tanto in ansia.”
“E la soluzione alla tua ansia dovrebbe essere la lettura del copione?” chiese, interrompendoli, il Presidente della Daito.
“Io posso aiutarvi concretamente, nella realizzazione di questo film.” Dichiarò Marcus con sicurezza “E, per farlo, devo capire come Laura ha inteso i sentimenti di Masumi. Non sono persuaso che, specie nella parte che non ho avuto modo di leggere, sia stata del tutto onesta. La verità…”
Maya prese il modello per un braccio: il suo volto era carico di tenerezza e rammarico.
“La verità dei cuori è tale solo per chi la vive.” Mormorò affettuosa “Non c’è giustizia o ingiustizia: tutto il resto è <dovere>, imposto dalle convenzioni, ma non dal cuore. Lei crede che Laura abbia sbagliato <per principio>. Io penso semplicemente che stia seguendolo, quel suo cuore.”

***



Alicia chiese il permesso di poter andare a giocare con alcune bambine.
Lizzie fu ancora una volta stupita della sua educata cortesia e Masashi senior ne sorrise.
Sedevano in Central Park, all’ombra di gradevolissime conifere.
Seguirono con lo sguardo la piccina fino a che non fu <a distanza di sicurezza>.
Solo allora presero a parlare di lei.
Elizabeth non poté fare a meno di constatare quanto bella e gentile fosse la figlia adottiva dell’ex marito.
“Sua madre era una donna intelligente e di buon cuore:” raccontò quest’ultimo “faceva volontariato in una struttura di recupero per persone con problemi d’ogni sorta, dall’alcolismo alla droga. È scoppiato un incendio ed è rimasta intrappolata tra le fiamme. Aveva solo ventidue anni ed era…la ragazza di Tomo Sakurakoji. Ecco perché Alicia ha finito per affezionarsi così tanto a lui...”
All’apprendere la tragica storia, Lizzie fu stupita e addolorata.
“E’ stato terribile per lei.” Proseguì l’attore “Alicia e sua madre crescevano insieme. Lei è nata che Mia era ancora una bambina…”
“C’è così tanto dolore, al mondo…” sospirò Elizabeth tristemente “E non risparmia neppure i piccini, che, spesso, ne sono vittime.”
Masashi assentì:
“Occuparmi di lei mi ha fatto capire quanto fortunato io sia stato ad avere Maya per madre. E, poi, il mio patrigno e Hijiri, naturalmente.”
“Finora, non mi ero resa conto di quanto fosse difficile la realtà a me estranea. Tutti mi hanno sempre chiamata <principessa>. La mia vita è stata un letto rosa di pizzo, bei vestiti, una carriera internazionale, figli bellissimi e un ex marito altrettanto. Tutto da…calendario per Elizabeth Himekawa. Sono arrivata ben oltre le aspettative della mia stessa madre, che pur aveva il doppio del mio talento. Salvo scoprire, ora, che si è trattato di un atroce inganno, che quella felicità si sarebbe rivelata fittizia.”
“Colpevolizzarsi per la propria buona sorte è inutile.” Sorrise Masashi prendendola per mano.
Se la strinsero entrambi, avvertendo un chiaro senso di benessere.
Il cellulare dell’attore squillò in quell’istante: era Bianca, che gli comunicava di essere a New York per conto del presidente Hayami già da qualche giorno.
Ed era impaziente di vederlo.
Egli lasciò la mano di Lizzie con volto quasi terreo.
“Che significa? Debbo venire da te giusto ora?” aveva domandato interdetto.
La Mitzuki obiettò il fatto che non si vedevano da molti giorni.
Nel mentre, Elizabeth aveva ben compreso con chi egli stava parlando.
“Ti prego…” si intromise a bassa voce vergognandosi come una ladra “Tornerò io a casa con Alicia. Corri da lei…”
Hayami la fissò costernato, mentre Bianca, all’altro capo del filo, si spazientiva per quell’ennesima ingerenza.
Era ovvio che Lizzie non gli avesse raccontato del loro drammatico colloquio, ma il suo discorso non era servito a nulla, se Masashi si trovava ancora lì con lei ed era reticente nel seguirla.
Quest’ultimo si alzò dalla panchina, allontanandosi un poco:
“Abbi pazienza. Elizabeth ha tentato il suicidio e, grazie ad Alicia, oggi, sembra aver acquistato un minimo di serenità…”
“Grazie ad Alicia…” ironizzò la segretaria “O grazie a te?! Non me ne frega un tubo: rivoglio il mio compagno e, inoltre, ti rammento che non puoi permetterti di assentarti dal teatro così a lungo. Vuoi che Miro ti soffi i copioni più impegnativi ancora una volta?”
“Che m’importa?!” urlò finalmente l’uomo “E, già che ci siamo, <grazie> della tua vicinanza in frangenti tanto drammatici! Sono esterrefatto dal tuo comportamento!”
“Tra te e la signora Himekawa c’è stata Lily!” disse concitatamente Bianca “Non venire a raccontare la ciarla che siete legati per via dei figli! Quella donna per la quale ti preoccupi li ha abbandonati! Ha delegato ad altri la loro educazione!”
“Ma come ti permetti di giudicare!” sbottò l’attore “Quanto dici è vero, ma come si può infierire su una donna che, oggi, ha subito una perdita tanto grave?! Che, per inciso, è anche <la mia> perdita! Il <mio> dolore! Non esistono individui <perfetti> e c’è un momento in cui tutti siamo chiamati a redenzione! I bacchettoni sono sempre convinti che, per chi ha vissuto egoisticamente, sia una ingiustizia! Che i cattivi dovrebbero marcire all’inferno per sempre! Ma gli dèi non sono bacchettoni quanto gli uomini, per fortuna. E non emettono condanne senz’appello, concedendo a ciascuno un riscatto. Non capisco come tu possa parlare in termini così perentori nei confronti di Elizabeth, Bianca!”
“Come posso?” ripeté la giovane “Dovrei essere io a consolarti e, invece, tu tieni la mano ad una che, quando è tornata in Giappone, ha causato solo dispiaceri, rivoluzionandoti vita e famiglia! Io ho raccolto i cocci della tua esistenza…”
Udì d’improvviso il silenzio.
Masashi aveva riattaccato, con grande sconcerto della Mitzuki, che non credeva ancora a quanto si erano detti e, soprattutto, a come egli aveva troncato la conversazione.
L’uomo si accorse che Elizabeth era dietro di lui:
“Masashi, te lo dico ancora una volta e per favore: torna a casa. Lasciami! Ti giuro: non farò più stupidaggini. Farei di tutto per non recare dispiacere a quell’angelo di tua figlia. Ma tu torna dalla tua ragazza, te ne prego!”
Egli la fissò sorpreso.
“Ma di che ti preoccupi?” chiese “Non mi curo neppure io di quanto sta accadendo! Bianca è… del tutto irragionevole. Non ha compreso che siamo noi due i genitori di Masumi e che, per quanto il nostro matrimonio sia finito, è normale che il legame resti.”
“No, no! Non è così!” pianse la donna “Mi sento in colpa. Ho già combinato così tanti casini a te, ai ragazzi…Vattene…”
Hayami sospirò:
“Facciamo così: voglio stare esattamente qui, dove mi trovo adesso.”
“Ma non capisci che Bianca ha ragione? Io stessa l’ho compreso! Solo tu sembri non rendertene conto!” sbottò la donna.
“Lizzie, sono io a decidere per me.” Rispose sicuro di se stesso il figlio di Maya “Mi fa bene starti accanto, occuparmi di te. Non voglio pensare ad altro, adesso. E, quando ti sarai rimessa in sesto, me ne andrò.”
“Almeno, prova a spiegare a Bianca le tue motivazioni vis à vis.” Lo pregò la Himekawa “Se lo merita e, inoltre, è pur sempre la tua ragazza.”

CONTINUA!...

 
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view post Posted on 10/9/2013, 16:08
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Capitolo trecentocinquantotto

“Sentimenti inquietanti”



Ian andò incontro a Marcus con la mano tesa e un bel sorriso rilassato.
Era del tutto ignaro delle intenzioni del modello.
Accanto a lui, Chigusa, più scettica e razionale di quanto non fosse il ragazzo e, forse, anche un bel po’ preoccupata.
Entrambi erano stati messi al corrente per tempo dai signori Hayami dell’arrivo inatteso di Anderson e delle sue <strane> pretese.
“E’ un piacere conoscerla.” Esordì Sakurakoji “Il suo viso è dappertutto: non per niente viene considerato il modello più corteggiato dalla pubblicità e dagli artisti anche.”
“Ti ringrazio.” Gli fece eco Anderson “Sono felice di fare la tua conoscenza: noto con piacere che hai gli stessi occhi di Laura.”
“Siamo entrambi figli di nostro padre…” rispose Ian un po’ imbarazzato.
“Invero,” dichiarò Marcus spontaneamente “sono venuto in Giappone anche per ringraziarti di ciò che stai facendo. Ho sentito la tua intervista, qualche giorno fa. Affermare che Masumi vive per come il suo cuore ha saputo guidare i miei passi mi ha molto commosso. La penso esattamente come te. In fondo, ho ereditato i ricordi e i pensieri di Hayami.”
“Ah, è così?” sbottò in modo assai ironico Chigusa “Avrebbe ereditato non soltanto i ricordi, ma persino i pensieri di mio cugino: trovo sia stupefacente…”
“Non capisco perché sia così stupìta.” Sorrise conciliante il modello “Continuare a proteggere Laura è quanto anche Masumi vorrebbe.”
“Allora, se ho capito bene, lei ha ereditato i ricordi, i pensieri e…anche il ruolo di cavaliere…” disse non paga la Hijiri “Ma dobbiamo ancora starlo a sentire, Ian?”
Quest’ultimo le fece un cenno col capo e la giovane si allontanò a malincuore:
“La prego di scusare la veemenza della mia compagna: era legatissima a Masumi.”
“Dovrebbe essere felice che egli viva…” parve lagnarsi Anderson.
Sakurakoji scosse la testa, scettico.
“Signore,” esordì “io la penso come Chizu. Niente e nessuno potrà restituirci l’affetto del nostro congiunto. Siamo…contenti che il suo cuore sia ancora al mondo, ma…lei non è Masumi. Lei è un’altra persona cui è stato trapiantato il suo cuore.”
“No…non sono soltanto questo…” fece il modello convinto “Non potete immaginare che cosa s’agiti nel mio cuore. Vedere Laura soffrire è per me fonte di preoccupazione continua…”
“Per quel che ne so io…” replicò Ian imbarazzato “mia sorella non è per nulla infelice. Anzi. Vorrei comprendere per quale motivo a lei risulti il contrario.”
“Perché percepisco ogni suo pensiero.” Rispose Marcus con semplicità “Masumi e Laura erano anime gemelle e, per conseguenza, anche io lo sono diventato di Laura.”
Sakurakoji entrò nel panico: dovette chiamare a raccolta tutto il suo talento artistico per non rispondere per le rime.
“Mi lasci dire che, ad oggi, noi tutti, Hayami e Sakurakoji, riteniamo…la teoria delle anime gemelle più fonte di grattacapi che di beatitudine…”
Sedette su un muretto basso, le braccia strette attorno alla vita.
“Le anime gemelle esistono nell’arte, non necessariamente nella vita.” Continuò Ian “Se, poi, queste due persone hanno la possibilità di dividere anche le loro esistenze come marito e moglie è un altro discorso. Pur sempre possibile. Ma, per come la penso io, si può essere anime gemelle anche senza avere rapporti carnali. L’amore è l’armonia che lega l’universo intero ed è questa, ad oggi, la naturale evoluzione filosofica della teoria di Oozachi. Si rammenti del fatto che il Maestro non ha mai sposato la sensei Tsukikage.”
“Le convenzioni sociali hanno avuto la meglio anche sulla <verità>. Ecco perché è stato punito dagli dèi. Che tristezza…” rimarcò Marcus con una inflessione amara nella voce.
Ian cercò di utilizzare quel discorso a suo favore:
“Mia sorella è innamorata di Hector. Se pensasse al cuore di Masumi come a Masumi stesso, starebbe con lei, non col principe. Credo…debba farsene una ragione.”
“Laura tornerà da me.” Disse Anderson “Se ne accorgerà ancora una volta: ha creduto di vivere bene lontana da Masumi, ma è stato un disastro. Solo tornando con Hayami ha ripreso a vivere. Io lo so. Ho il cuore…”
“Deve” scandì perentorio Sakurakoji “farsene una ragione! Viva la sua vita e lasci che Laura viva la sua!”
“Non si può andare contro il destino…” masticò Marcus scuotendo la testa “Pare che tutti abbiate paura di abbracciarlo: a tutto c’è un fine. Questo cuore è andato a me, che già avevo una ovvia propensione per tua sorella. Non sono un mitomane psicopatico, ma ho le mie certezze. Non costringerei mai Laura a fare ciò che non vuole; ho provato a dimenticare, ma non ci sono riuscito. Se lei tornasse a frequentarmi stabilmente, converrebbe con me su tutto!”
“Deve stare lontano da mia sorella!” rimarcò Ian esasperato “Nessuno ha mai detto che sia matto, ma è giunto il momento di farsi una propria vita! Non le consentirò di confondere Laura con le sue assurde astrazioni!”
“Si sbaglia.” Disse il modello tranquillo “Non sarò io a…importunare Laura. Sarà lei a venirmi a cercare.”
Si rivolse a Chigusa, che, per quanto a distanza dai due, fremeva: divisa tra il pensiero che nel petto di Anderson batteva il cuore dell’amato cugino e la tentazione di dirgliene quattro, aveva taciuto per tutto il tempo.
“La bellezza è patrimonio di questa famiglia.” Mormorò romanticamente Marcus “Come anche l’amore. È stato un piacere conoscervi o ritrovarvi…”
Se ne andò con una nota di amarezza dipinta sul volto.
I due fidanzati, rimasti soli, si abbracciarono stretti.
“Pensi sia fuori di testa?” chiese la figlia di Rika titubante.
“Dopo l’ultima sua frase hai ancora dubbi?” domandò a sua volta Ian “Inoltre, se debbo essere sincero, ti ha guardata in un modo che non ho ben inquadrato: Masumi non si sarebbe mai rivolto a te in quel modo sdolcinato e galante.”
“Sei geloso!” rise Chizu stringendolo ancora più forte.
“Non ho certo paura di lui, ma non posso negare che mi dia molto fastidio.” Disse Ian un po’ teso.
Le prese il viso tra le mani:
“C’è stato un momento in cui ho creduto di averti persa. Takumi Otori è riuscito a portarti via da me ed io ho commesso un mare di cazzate, nel maldestro tentativo di dimenticarmi di ciò che provavo al tuo indirizzo…”
“Ma smettila!” lo rimbrottò la Hijiri “Ho appena conosciuto quell’individuo e ne ho già piene le scatole…!”
“Davvero?” domandò l’attore alzando ironicamente il sopracciglio sinistro “Non pensi anche tu che sia figo e romantico? Uno come quello lì è viscido da far paura.”
“Taci!” fu l’ultima frase di Chigusa prima di baciarlo appassionatamente “Se vuoi preoccuparti per qualcuno, fallo per tua sorella. Posso assicurarti che non avrò mai nulla a che fare con Marcus Anderson…”

***



Masashi senior fu abbracciato con veemenza da Bianca.
Pur riluttante un poco, egli ricambiò.
“Sono così felice che tu sia venuto.” Disse la segretaria “Non ce la facevo davvero più: mi sei mancato tanto, amor mio…”
“Perdonami.” Fece un po’ freddo l’attore “Ho avuto altro a cui pensare. Mio figlio, in primis.”
Qui aveva palesemente mentito, ma in buona fede: Masashi si era limitato a sentire Junior ogni giorno per sincerarsi delle sue condizioni psicologiche.
“Quanto a questo,” riprese sarcastico “ti ringrazio per <non> essermi stata vicina, rimbrottandomi ogni volta che ci siamo sentiti e sempre in riferimento ad Elizabeth: mai un <come stai>…mai un <ti sono accanto>…Ti sei messa in testa questa storia dell’ingerenza da parte della mia ex moglie e hai continuato a portarla avanti ad oltranza. Quando finirà, Bianca? Io sono a pezzi: Masumi era una parte di me: la più pura, la migliore. L’ho visto…nascere e, quando è venuto al mondo, quella donna che odi tanto era lì con me. Abbiamo pianto insieme, in questi giorni. Ci siamo sorretti e, quando l’ho vista in una pozza di sangue, ho creduto io stesso di morire!”
All’udire quella dichiarazione, Bianca divenne ancor più intransigente:
“Mi pare ovvio che arrivasse a tanto! Che cosa ti aspettavi? Era da copione: lei sta tentando in ogni modo di ricondurti a sé. È solo uno squallido mezzuccio e tu, da allocco qual sei, non te ne accorgi neppure!”
“Come puoi parlare così?” chiese Masashi sconvolto “Tu non l’hai vista! Non hai carpito le inflessioni drammatiche nella sua voce!”
“Sì che l’ho vista!” confessò del tutto inopportunamente la Mitzuki “E ti assicuro che non mi ha fatto alcuna pena! La signora Himekawa è un’abile attrice! Vive per attirare l’attenzione di sempliciotti come stai dimostrando di essere tu, Masashi!”
Tacque, ché egli aveva preso a fissarla con evidente disappunto:
“L’hai…vista?”
Aveva posto la domanda, riducendo gli occhi a fessure.
“Quando?...”
“Poco prima della sua ennesima menzogna, suppongo!” disse Bianca convinta “Fingeva di non volere gravare su di te ed io le ho chiesto rispettosamente di togliersi di mezzo, che era del tutto inutile frignare dopo una vita di nefandezze…”
Hayami si mosse verso la porta.
“Dove vai?” chiese la segretaria in preda al panico.
Gli fu dietro in un istante, come se già presagisse di vederlo per l’ultima volta.
“Lontano da te.” Rispose con sicumera l’altro.
“Ma noi stiamo insieme…” obiettò Bianca, prendendolo per un braccio.
“Non so che farmene di una donna che manca di pietà e pensa solo a se stessa in un frangente per me così drammatico. Ho un altro figlio da preservare, che ha perduto un fratello. Non posso permettere ad Elizabeth di commettere una sciocchezza, dovessi restare con lei giorno e notte.”
“Se è il suo Fato, non potrai mai impedirlo!” urlò la Mitzuki.
“E questo che significa?” gridò a sua volta Masashi “Che è meglio che muoia? Masumi amava teneramente sua madre! Aveva…carpito la sua intima essenza, come l’ho capita io quando mi sono innamorato di lei.”
“E allora fottiti insieme a lei!” sibilò la segretaria “Distruggi la tua carriera, la nostra vita in comune per restare chiuso in un appartamento di New York con una mentecatta egoista!”
“E sia, se è il mio, di Fato!” dichiarò solennemente l’uomo uscendo e sbattendo la porta.

CONTINUA!...

 
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view post Posted on 10/9/2013, 16:23
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Mai titolo fu più adatto ad un capitolo! Marcus è veramente inquietante: mettendomi nei panni di Chizu ed Ian non ho potuto fare a meno di avvertire un brivido freddo lungo la schiena. Sono stati molto pazienti!
Spero che avvisino Laura, anche se forse è ben consapevole di tutto.
 
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view post Posted on 11/9/2013, 16:26
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Sì, Laura è ben consapevole che qualcosa si è "rotto" anche nel posato Marcus. Vedremo...

Buona lettura! :wub:

Capitolo trecentocinquantanove

“Confidenze”



“Posso entrare?” chiese Alicia bussando alla porta della camera da letto di Lizzie.
Le chiese quindi, dopo essersi sdraiata sul letto di fianco a lei, dove fosse suo padre.
“E’ con la sua fidanzata.” Rispose la donna con dolcezza “E’ per questo motivo che siamo tornate a casa da sole.”
La bambina sospirò:
“Bianca è una brava ragazza, ma è sempre molto dura col papà: fai questo, fai quello; mangia questo, lavora su quello…”
“E’ la sua manager, oltre che la sua compagna.” Disse piano Elizabeth “E, poi, quando si è innamorati, è normale che si diano dei consigli.”
“Mamma e Tomo non erano così.” Rispose Alicia “Quando mi sposerò con Sakurakoji, mi comporterò come lei.”
La Himekawa sorrise di cuore:
“Sei proprio convinta!”
“Certo che sì.” Affermò seria la bambina “A me piace tanto. So che anche la mamma ne sarebbe felice. Lui è un ragazzo buono.”
“Credevo lo vedessi più come un padre…” affermò stranita l’attrice.
“E’ troppo giovane.” Fece la creatura accoccolandosi contro il petto della donna.
Ciò provocò in Lizzie enorme tenerezza: la strinse a sua volta a sé:
“E, poi, un padre non mi serve: c’è Masashi, che ha l’età giusta per esserlo.”
Ci pensò su un istante e riprese.
“Non ho idea di cosa significhi stare con qualcuno: sono troppo piccola. Però, so che essere innamorati significa essere molto felici. È così che mi sento quando sto vicino a Tomo. Sono felice. Lui non lo sa, ma ci sposeremo.”
“Sei una strana ragazzina.” Soggiunse Lizzie “E mi fa bene stare con te…Quando parli, mi pare tu sia più adulta di quanto non lo sia io. Se non altro, hai le idee chiare…”
“E tu?” l’incalzò Alicia “Non le hai?”
“Sono molto triste.” Rispose con sincerità l’attrice “Non so ancora se riuscirò a superare questo momento.”
La fanciulla assunse una espressione quasi atterrita.
“Non devi fare come Lily!…Promettimelo!!!” e le si avvinghiò atavicamente al collo.
Elizabeth si sentì invadere dal rimorso più cupo.
“Ho già fatto tante stupidaggini.” Sorrise la Himekawa “E, poi, mi mozzerei una mano piuttosto che creare dispiacere a te. Vogliamo giocare con le Barbie?”
La piccola Stanford acconsentì entusiasta.
“Ma…” titubò dopo qualche istante “il mio papà ti piace, è così? Voi siete anche stati sposati: siete i genitori di Masumi e Masashi.”
L’attrice arrossì fino alla radice dei capelli:
“Che dici? Non riesco neppure a pensarci all’amore, adesso.”
“Mia madre – quella vera – diceva che solo l’amore cura il dolore.” Affermò con saggezza Alicia “Come un chiodo che schiaccia un altro chiodo.”
“E’ vero.” Sorrise Lizzie “Ma esistono tante forme di affetto. E debbo dire che quello che stai comunicandomi tu da qualche tempo è veramente meraviglioso. Mi fa sentire Masumi presente, qui, accanto a me…”
La bambina la guardò negli occhi azzurri:
“Volevo bene a mio fratello maggiore. Quando mi sento sola, ascolto le sue canzoni e mi sembra di averlo qui. Ma io non credo che tra te e mio padre sia tutto finito. Lui ti guarda in modo strano…”
“E come sarebbe?” rise Elizabeth, deponendo la Barbie di colore tra le sue mani.
“Come io guardo Tomo.” Rispose l’altra con semplicità “Come fossi una cosa fragile e preziosa. Ed è così, in un certo senso. Anche per me sei fragile e preziosa. Ma devi farti forza, perché, se tu non ci fossi, sarebbe anche peggio.”
La Himekawa scosse il capo:
“Sei davvero una ragazzina eccezionale, Alicia Stanford. Ma non crescere troppo in fretta. Dispensa solo a me le tue perle di saggezza. Per il resto, goditi l’infanzia. Passa così in fretta…”
La figlia di Mia colse al volo lo sguardo perso nei ricordi dell’attrice.
“Tu hai quasi undici anni.” Riprese quest’ultima “Io, alla tua età, ero assai irrequieta e credo che Masashi mi piacesse già da un pezzo.”
Alicia chiese che ella raccontasse la storia del loro amore e Lizzie acconsentì di buon grado.
“Lui era un ragazzino alto e magro come un’acciuga, coi riccioli biondi che gli lambivano le spalle. Eravamo cresciuti insieme, nel teatro di Oozachi rifondato dalla sensei Kitajima. Quando mi accorsi di essere innamorata di lui, Masashi aveva perso il suo patrigno da poco. Stava attraversando un brutto periodo ed era sempre cupo e scontroso. Eppure, con me, specie quando eravamo soli, mostrava una gentilezza fuori dal comune. Il mio cuore si riempiva d’affetto, giorno per giorno e così anche il suo. Peraltro, da più parti, si vociferava che, quando avessimo raggiunto l’età giusta, avremmo interpretato gli storici amanti del teatro giapponese del secolo scorso.”
“Parli de La Dèa Scarlatta?” chiese Alicia rapita dal romanticismo di cui la voce di Elizabeth era intrisa.
Quest’ultima annuì col capo.
“Ci siamo preparati per anni, per quel ruolo.” Riprese “Il punto è che, diventati adolescenti, il romanticismo tipico dell’infanzia è andato a farsi benedire. E siamo cresciuti di botto. Ci siamo scoperti dipendenti l’uno dall’altra. Ci siamo soffocati fino a lasciarci. Eravamo nella più difficile età, del resto: l’età in cui ci si dichiara eterno amore, ma, nonostante questo, non si è pronti per prendere decisioni definitive. Così, io sono corsa tra le braccia di Miro Sakurakoji. Più per reazione che per effettivo trasporto.”
“Quel figo del padre di Tomo?” fece Alicia perplessa “Credevo fosse innamorato di Shizuka Kaikei da sempre.”
“Proprio così.” Rispose Elizabeth “Il padre di Tomo. Ma Miro ha incontrato Shizuka alcuni anni dopo la nostra…relazione. Solo in quel momento, tutte le altre donne sono sparite dal suo orizzonte. Con lui, comunque, non ho avuto una storia vera e propria…”
“Ti riferisci al sesso? Parla liberamente: io so tutto di esso. Mia madre mi ha avuta che aveva quattordici anni.”
Il sospiro dell’attrice fu profondo:
“Il mio pensiero correva sempre a Masashi, così cupo e solitario, così concentrato a realizzare il suo sogno di interpretare Isshin. Volevo attirare la sua attenzione facendogli credere che ero persa per Sakurakoji. Ma non era così e, infatti, dopo poco tempo sono tornata con tuo padre. Abbiamo concepito il nostro Masumi e ci siamo sposati a tempo di record. Ricordo nitidamente le sensazioni provate nella Valle scarlatta, quando accudivo il bambino e lui, poco distante da noi, cercava di studiare il copione. Eravamo in perfetta sintonia. Ci amavamo. Se è finita come sai, la colpa è solo mia.”
“Non siamo infallibili. Ma ho letto da qualche parte che aspiriamo ad esserlo.” Sorrise la piccola Stanford “Forse, la tua stagione <perfetta> è questa e, a giudicare da come ti guarda mio padre, credo proprio di avere ragione.”
Lizzie picchiettò il dito indice contro la fronte di Alicia:
“Smettila di fomentare illusioni. Non mi fa bene.”
“Vedendoti e vedendo papà, mi pare di rivedervi nel racconto che hai appena fatto. Non avete il coraggio di parlarvi, di aprirvi, ma è perfettamente ovvio, ai miei occhi, che voi due continuiate ad amarvi.”
“Non so cosa frulli nella testa di Masashi, ma averlo accanto mi rende felice.” Confessò Elizabeth “Come mi rendi felice tu, tesoro mio.”

***



Dopo la morte di Masumi, qualcosa si era rotto anche nella relazione tra Tomo e Cheyenne.
Non erano più riusciti a comunicarsi alcunché: non facevano musica, non parlavano e, inoltre, la presenza spesso costante di Alicia, li allontanava per qualche strano motivo.
Era come se il chitarrista preferisse stare con la bambina, piuttosto che con la fidanzata.
Si sentiva triste al pensiero che ella fosse trascurata a causa di un genitore giustamente affranto per una gravissima perdita: lo <zio> Masashi non era ancora pronto a riprendere le redini della propria vita e, inoltre, stava accanto a Lizzie, in condizioni decisamente <critiche> dopo il tentativo di suicidio.
Fortunatamente, Alicia era una panacea per la Himekawa: la bambina prendeva sempre più confidenza con l’ex signora Hayami.
Invero, in quell’ultimo periodo, la <terribile fanciullina> aveva accresciuto la portata delle sue già epocali affermazioni anche per indurre Tomo a darle più attenzioni.
La figlia di Mia aveva ben chiaro il proprio futuro: e rimanere attaccata alle costole di Sakurakoji <per evitare che prendesse decisioni sbagliate> era uno dei suoi imperativi categorici.
Di certo, l’imperativo categorico principale era allontanarlo dalla sua compagna, rea di essere del tutto inadatta ad affrontare situazioni di ogni tipo.
Non ultima, la grave perdita di Masumi.
Il suo problema non era riconducibile al fatto di non essere in grado di parlare, ma proprio all’inadeguatezza di fondo: era una ragazza che, secondo il nasino infantile e sensibile di Alicia, tratteneva i sentimenti in superficie.
Tomo non meritava nulla del genere.
Non una mummia, per lo meno.
Così, la piccola Stanford si preoccupava di tendere tranelli d’ogni sorta alla ragazza.
Le nascondeva le cose, le faceva battute appuntite e questo al fine di farla uscire fuori di testa.
Cosa che, all’inizio, non accadeva, ma che, con l’andar del tempo e conseguentemente al mutismo di Tomo, aveva finito per amplificarsi.
Una mattina, complice un toast cotto non proprio alla perfezione, la bambina andò a lagnarsi dal chitarrista.
Astuta, gli raccontò che Cheyenne le aveva <sbattuto> il piatto con la colazione davanti agli occhi, come chi, implicitamente, chiede di levare le tende.
Il figlio di Miro, punto sul vivo, era andato a pretendere spiegazioni dalla compagna, che, sollevate le spalle, non aveva dato giustificazione alcuna.
Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso fu riconducibile all’indimenticato principe di Augusta.
Dopo aver letto di nascosto di uno scambio di messaggi tra la bassista ed Hector, Alicia aveva portato in casa una rivista in cui si parlava della sua <nuova vita> .
Messala sotto il naso della ragazza, era poi andata a raccontare a Tomo di aver visto Cheyenne rientrare con la stessa rivista e sospirare all’indirizzo del compagno di Laura.
Non che Sakurakoji prendesse la cosa seriamente, ma era rimasto un poco sconcertato del fatto che, in effetti, ella si fosse tenuto il giornalino da parte come fosse una sorta di icona sacra.
Che senso aveva?
Così, si erano affrontati di petto ed erano venuti fuori elementi non del tutto chiari, primo fra tutti la sostanziale mancanza di comunicazione.
Poi, la scelta che Tomo le aveva comunicato repentinamente, sulla scorta dell’ennesima arrabbiatura, ebbe il potere di gettare benzina sul fuoco.
“Io e Junior abbiamo deciso di metter su un complesso. Cominceremo col jazz.”
L’esordio era stato del tutto inopportuno perché, tra le altre cose, Alicia era presente.
“Tu e Junior?” scrisse Cheyenne sul palmo della sua mano.
Ma il suo viso appariva già incattivito:
“E quando avreste deciso, di grazia?”
Tomo arrossì:
“Senti, so che il contesto non ti piacerà. Ma, dopo la morte di Masumi, abbiamo capito che né io né lui possiamo prendere le redini del complesso…”
“E cercare un altro cantante?!” scrisse con foga la giovane.
“Non è così semplice.” Rispose Sakurakoji “Lo stile dei Borderline era tutto fondato sulla voce del suo artista di punta, su quelle <inflessioni> che solo lui sapeva dare ai versi…Noi vorremmo ricominciare da zero. Dai pub, da quei contesti nei quali non vorrei stessi. Perché, in tutta onestà, non ti ci vedo bene. Tu sei abituata al successo, mentre io e il mio amico abbiamo iniziato da lì, insieme a Masumi.”
“Ma questa è una assurdità!” fece Cheyenne sempre più indignata “Ed è vero, sì, che non ripartirei mai da zero! Siamo i Borderline! Abbiamo fatto l’incasso delle vendite di cd più alto degli ultimi dieci anni! Potremmo vivere di rendita come hanno fatto i Queen molti anni fa dopo la morte di Freddie Mercury!...”
“Non è questo.” Provò a spiegare Tomo “Noi siamo dei musicisti: è ovvio che si è pensato di non dimenticare Masumi e di fare dei concerti in suo onore, magari nel giorno del suo compleanno. Coinvolgendo complessi altrettanto famosi, certo. Ma, non nascondiamoci dietro ad un dito: Masashi ed io abbiamo ancora tutta la voglia di rimetterci in gioco. Non avendo una voce adatta, ci limiteremo a suonare.”
“Io non voglio suonare in un complesso di soli musicisti!” confessò Cheyenne tutto d’un tratto.
Tomo sorrise bonariamente, ma iniziava a innervosirsi:
“Ma io lo so bene. È per questo che non ti ho detto nulla. So che è troppo pesante, per te…”
Ella scoppiò in lacrime.
“Vuoi escludermi dalla tua vita, io lo so…” pianse.
Alicia, nel mentre, aveva arcuato le labbra soddisfatta.
“Non voglio escluderti,” la rassicurò Tomo “e, forse, dovresti provare anche tu a farti una tua, di vita. Sei bravissima, ma non credo abbia <la mano> per il jazz. Forse, dovresti guardarti intorno…”
“Guardarmi intorno!” ripeté la ragazza, che pareva perforare il palmo della mano del musicista “Non ne ho alcuna intenzione! E, per quanto mi riguarda, possiamo anche troncarla qui. Me ne torno ad Augusta! Poi, deciderò sul da farsi.”
Il figlio di Miro la fissò con tristezza.
Non immaginava neppure che una ragazza che tanto assennata gli era parsa agli esordi della loro relazione potesse impuntarsi tanto puerilmente.
Di fatto, stava come cavalcando la tigre per disfarsi, a sua volta, di lui.
Sakurakoji non poté non pensare che una parte della giovane doveva essere rimasta romanticamente legata all’immagine del principe di Augusta.
“Hai…intenzione di rivedere Filippo?” la prevenne “Vorrei ricordarti che è legato a mia sorella.”
Ella non gli diede retta e prese ad armeggiare con le sue cose.
Alicia, allora, rimasta sola in salotto con lui, lo prese per una mano.
“Non era <cosa> per te, Tomo.” Gli disse “Tu sei un ragazzo sensibile, che ha necessità di comunicare il suo bisogno di fare musica. La mamma, questo, lo aveva capito. Ed è per questo che avete vissuto un grande amore.”
“Ma che ne sai, tu, ranocchia?” chiese il ragazzo dandole un buffetto sulla guancia.
“La mamma teneva un diario e, spesso, di notte, ci confidavamo. Lei non mi vedeva come una bambina, ma come una giovane donna e mi spiegava ogni cosa.”
“E che cosa ti avrebbe… spiegato di me?” si informò Tomo, facendola sedere sulle sue ginocchia.
Parlare di Mia lo rinfrancava: ogni volta che lo faceva, si sentiva invaso da tenerezza e rimpianto.
Del resto, la loro relazione era stata interrotta in modo tragico e non per volontà di uno di loro.
“Diceva che sei un ragazzo che ha bisogno di essere capito.” Spiegò Alicia “Che gli artisti sono <una razza> a parte, nel senso che devono seguire il loro istinto. Io ti capisco se credi di dover ricominciare da zero e, soprattutto, da qualcosa che sia solo tuo. Lo farò anche io, crescendo.”
Sakurakoji le passò una mano sulla testa lucida:
“Sei proprio una saggia signorina, ma non crescere troppo in fretta. Potresti pentirtene. L’infanzia è una parentesi troppo transitoria per prescinderne!”
“Pentirmene!” sbottò la ragazzina “Ho perso due madri e un fratello. Renditi conto del fatto che nulla, nella mia vita, è stato mai <scontato>. Piuttosto, voglio crescere, sì e avere una famiglia, magari. Quando avrò sedici anni, poi, potrò portare avanti il mio progetto…”
Tomo sollevò le sopracciglia scure del tutto ignaro.
“Ti riferisci alla patente?” domandò simpaticamente.
“Mi riferisco all’amore!” ribadì Alicia, scendendo dalle sue ginocchia “Ovviamente, alla mia età, non posso neppure immaginare cosa possa essere. So solo che voglio stare insieme a te, quando sarà il momento.”
“Ancora con questa storia!” fece il chitarrista divertito “Facciamo così: non parliamone fino ad allora, vuoi? Cerchiamo di goderci questi anni. Attraverso te, mi sembra di tornare bambino e mi piace un sacco vedermi casa invasa dei tuoi giochi.”
“Ma non è vero!” protestò la bimba “Li ho portati tutti a casa di Elizabeth!”
Tomo la invitò, allora, a guardarsi intorno: il suo appartamento era un disastro, occupato da centinaia di oggetti della fanciullina, che, dopo essere arrossita deliziosamente, prese a ridere insieme al suo amico.

CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 11/9/2013, 20:14




Avevo un pò di capitoli arretrati! :D
Wow, da dove comincio?

Marcus ha guadagnato un cuore, ma ha perso il senno!
Il discorso fatto con Ian è più che inquietante! Non è che adesso mi diventa uno stalker?
Il passo è veramente breve!

Bianca è stata silurata! Bene!!!
Ma non mi è piaciuto il modo in cui ne è uscito Masashi. Alla fine non le ha mai detto la verità!

Lizzy è diventata molto carina, un bel personaggio!
Speriamo che si riprenda presto, grazie anche a una famiglia ritrovata!
Con Alicia ha già un bellissimo feeling.
Ma il merito è di Alicia. Se le vai a genio, diventa adorabile. In caso contrario, un pò meno! :D
Scaltra ma anche un pò subdola! :D
Ma come si fa a non innamorarsi si una bimba così!!!
 
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view post Posted on 12/9/2013, 16:11
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Il personaggio di Alicia piace molto anche a me e credo che si veda! :lol:
Me la immagino già adulta, con la faccina alla Rihanna... :lol: Tomo andrà fuori di testa. Ops, c'è già andato (la storia loro dedicata l'ho già scritta... :lol:).

Buona lettura!

Capitolo trecentosessanta

“Amara scoperta”



“È da molto tempo che non ci vediamo…” disse Masashi entrando nel chioschetto di taiyaki a ridosso del quartiere Shinjuku di Tokyo.
Miro si girò lentamente e mise a fuoco la sagoma alta dell’amico più caro.
Dietro di lui, le ombre della sera avevano piano piano la meglio sul colore azzurro del cielo.
Sakurakoji sospirò, tendendogli la mano in segno di saluto.
“Ho saputo che eri in Giappone da tua madre.” Fece titubante “Quanto tempo ti fermerai?”
“Neppure ventiquattr’ore, come al solito.” Disse l’uomo mentre prendeva posto sullo sgabello alto davanti a lui “Ho molto da fare.”
“Con Elizabeth?” chiese l’amico sbirciandolo di sottecchi.
Masashi fece un gesto vago della mano, accompagnato da una smorfia di incertezza:
“Elizabeth, certo, ma anche l’altro Junior. L’ho trascurato un po’ troppo.”
“L’ho visto alla Festa delle Stelle e mi è parso abbastanza sereno.” Commentò Miro versandogli del sakè in tazza.
“Mio figlio è sempre stato forte, è vero, ma non deve sforzarsi, in questo frangente, di ottenere da se stesso più di quanto possa dare: la perdita di Masumi è stata devastante anche per lui. Il fatto che i Borderline siano rimasti <fermi> credo sia motivo di grande dolore per lui. So che, insieme a Tomo, provano a rimettere in piedi qualcosa di loro, ma è difficile.”
“Vedrai che, proprio dall’arte, essi sapranno trovare un riscatto.” Lo rassicurò Sakurakoji pensando con affetto a suo figlio minore “Anche io ho perso di vista il mio ragazzo, nonostante fossi legatissimo a lui. Spero tornino tempi migliori.”
Stavolta fu Masashi a cercarne i grandi occhi azzurri:
“Sono molto felice di averti visto, ma…ho come la sensazione che siamo qui per un motivo preciso, o sbaglio?”
Miro tergiversò un istante: dire al suo migliore amico che la piccola Beatrice, invero, non era sua nipote costituiva un colpo basso di portata devastante.
Ed era ciò che, per un mese intero, l’aveva indotto a desistere dal proposito.
Ma non poteva attendere oltre: scopertolo, forse, Masashi non lo avrebbe più guardato in faccia. Dov’era finita la sincerità, il senso di fraternità tra loro?
“Sei sempre stato perspicace, a mio riguardo.”
“Anche tu, riguardo a me.” Gli fece eco Hayami “Allora, credo sia il momento di sputare il rospo…”
“Hai ragione.” Sottoscrisse Miro “Il punto riguarda Beatrice.”
Masashi ebbe un sussulto, quasi una premonizione immediata:
“Non dirmi nulla, te ne prego…Non sono certo di poterlo sopportare. Tutta la mia vita è stato un continuo credere in qualcosa, con la delusione subito dietro l’angolo…”
“Allora…non ripeterò quanto tu hai già compreso.” Mormorò Sakurakoji con sincero dispiacere “Non devi fraintendere Laura. Io e mia moglie abbiamo sospettato della verità quando s’è verificato l’incidente alla Casa dell’Orfano: in quell’occasione, la nostra nipotina ha avuto bisogno di una trasfusione e il suo sangue è risultato compatibile con quello di Hector. Ho chiesto a Vincent Ottenbourgh di fare i controlli di rito e, purtroppo, hanno confermato ogni cosa.”
Masashi annuì:
“Non è colpa tua e non ti dirò che avresti fatto meglio a parlarmene per tempo. Ho avuto troppi pensieri per occuparmi anche di questa cosa. Sono contento per Laura e il suo compagno, visto che sono tornati insieme. Per quei ragazzi è come ricominciare dal punto in cui hanno interrotto.”
“Non devi dire frasi di convenienza.” Disse Miro con tono sordo “So che ne stai soffrendo. E il mio cuore vibra insieme al tuo, credimi.”
Hayami mise una mano dentro l’altra soffocando i singhiozzi:
“L’ultimo legame col mio ragazzo è spezzato…”
Sakurakoji lo abbracciò fraternamente, tacendo.
“Sai bene che non è vero.” Disse dopo un poco “Stai cercando di ricostruire qualcosa di importante, adesso. Qualcosa che ha a che fare col tuo passato interrotto. Io sono molto fiero di te.”
“Lizzie ha compreso perfettamente i miei sentimenti.” Raccontò l’attore “Ma, ho capito di non essere ancora abbastanza, per lei.”
Raccontò all’amico del tentativo di suicidio da parte dell’attrice.
“Capisco fosse sconvolta: Bianca deve avere usato toni molto violenti.” Rivelò tutto d’un fiato “Ma mi chiedo se abbia pensato per un istante a Junior o a me… Neppure stavolta, saremmo riusciti a trattenerla, perché l’anima di Elizabeth <fugge> in ogni dove e nessun amore può mai farla posare.”
“Ne sei persuaso?” chiese a bruciapelo Sakurakoji “Ritieni che ella non ricambi il tuo affetto? Eppure, neanche per un momento, ha mai smesso di averti sulla bocca. È diventata la migliore amica di tua sorella, pur di riaverti. Anche se ti cercava nel modo peggiore, i suoi sentimenti erano comunque un fatto.”
“Eppure…” balbettò Masashi “non so come riconquistare la mia Akoya: devo sembrarti ridicolo.”
“No, invece.” Lo rassicurò l’altro “E non fingere di dimenticare com’era diventato Miro Sakurakoji quando, stoltamente, ha creduto di poter fare a meno di Shizuka Kaikei.”
“Sei un idiota romantico.” Rise il figlio di Maya “Ma suppongo tu dica cose così sdolcinate solo per tirarmi su di morale…”
“E, così,…” fece Miro “sei uscito finalmente allo scoperto. Hai capito di essere ancora innamorato di Elizabeth. Lascerai la solerte segretaria. Mi spiace un po’: Bianca era figa e intelligente, ma al cuor non si comanda e il tuo carattere non è dissimile dal mio. Siamo abitudinari.”
“La mia storia con Bianca è già finita.” l’informò Masashi bevendo il suo sakè tutto d’un fiato.
“E quando avevi intenzione di dirmelo?” chiese scandalizzato l’amico “Bravo, vedo che anche tu hai i tuoi segreti…”
“Non te l’ho detto perché ho scoperto che non era più importante da molto tempo. Perdonami.”
“Non importa…” disse Miro sospirando “Sono molto più contento di sapere che tornerai alla carica con Lizzie. Voi due siete anime affini.”

***



Hector entrò nel bistrot incerto.
Fu subito <assalito> da una nube di fumo che gli procurò fastidio.
Si guardò intorno, fino a che non riconobbe, seduta a un tavolino, Cheyenne.
Le andò incontro abbozzando un sorriso:
“Sono…contento di vederti. Ti trovo bene.”
“Sono tornata ad Augusta a tempo indeterminato.” Scrisse velocemente la giovane su un taccuino. Sapeva che il principe sconosceva il linguaggio dei segni.
Il ragazzo annuì ignaro.
“Posso sapere” scrisse poco dopo “come mai hai chiesto di vedermi?”
“Credevo fossimo amici.” Replicò la giovane un po’ delusa.
Il tono delle sue parole scritte era lo specchio dei grandi occhi tristi.
“Dovresti parlare dei tuoi problemi con il tuo ragazzo.” Le raccomandò Hector “Ho frequentato poco Tomo, ma so che è molto devoto alla sua compagna, quando ha una relazione. Sei una ragazza fortunata, sotto questo punto di vista.”
“Io non sono la compagna di Tomo. Mi ha lasciata.” Rispose piccata Cheyenne “Per colpa di quella bambina americana, sono tornata single. Anche se credo che egli abbia cercato una scusa: non vuole che suoni con la sua band. Afferma di volere tornare al blues, cosa per cui non mi trova d’accordo, visto che dovremmo arroccarci sull’impronta lasciataci da Masumi…”
“Tutto il mondo pare girare intorno a lui…” mormorò il principe con una punta di amarezza nella voce.
Cheyenne lesse perfettamente il suo labiale.
“So che sei infelice.” Scrisse “Deve essere terribile, per te, essere considerato <il secondo>. Ho letto che Laura sta scrivendo il copione per un film dedicato ad Hayami: devi sapere che la considero una grossa mancanza di rispetto nei tuoi riguardi.”
“E perché mai?” fece il ragazzo alzando le sopracciglia “Ascolta bene: non ci sarà mai nulla che potrà gettare ombra sul mio rapporto con la donna che amo. Non ci sono lati oscuri, tra me e Laura. Siamo sinceri l’uno con l’altra e non tollererei neppure che ella <nascondesse> ciò che ha realmente provato. Lo riterrei un atto irrispettoso e quanto mai sospetto. Lo ha amato. E io devo accettarlo.”
Cheyenne si alzò dal tavolo:
“Accettare anche il fatto che il cuore di Masumi è in quell’uomo che le sta dietro?”
La domanda fu ancora una volta tendenziosa e, stavolta, fece male ad Hector.
“Non si ferma il cuore degli uomini.” Rispose soltanto “Per quanto facessi, non potrei impedirlo.”
Il suo pensiero, per qualche motivo, indugiò un istante sulla baita, su Laura che aveva lasciato a casa coi bimbi per poter incontrare quella ragazza che, come nella prima occasione di incontro, gli stava ispirando sentimenti assai negativi.
“Sei sempre così passivo, quando si tratta di lei!” scrisse Cheyenne punta sul vivo.
“Sbagli.” Fece Hector alzandosi “Sino ad oggi, è stata sempre mia moglie a <recuperarmi>, a salvarmi la vita. Ho fatto una promessa: per quanto mi è possibile, non la deluderò più.”
“Sarà lei a deluderti.” Pensò la musicista guardandolo allontanarsi a grandi passi.
Nel mentre, Marcus Anderson entrava nella baita di Laura ed Hector, dopo avere a lungo bussato.
Trovò i bimbi abbracciati e dormienti sul divano, coperti parzialmente da una graziosa coperta con disegni scozzesi.
Sospirò, notando come la biondissima Beatrice mostrava tratti decisamente - ed inequivocabilmente! - scandinavi: credette che il cuore di Masumi andasse in pezzi e provò pena e sgomento.
Invero, non si rendeva conto che, come già gli era stato da più parti spiegato, molta parte di ciò che sentiva era dovuto ad autosuggestione.
Non sarebbe potuto essere altrimenti, visto che non possedeva <ricordi> veri.
Era rimasto deluso dall’accoglienza da parte dei nonni di Masumi.
Inoltre, aveva sperato di farsi amico Ian: anche qui aveva ricevuto un sonoro due di picche. Fortunatamente, la concretezza di Chigusa aveva reso ancor più forte la determinazione di Sakurakoji.
Non gli restava che tornare alla carica con Laura.
Non poteva essere finita: era inaccettabile che ella stesse con qualcun altro ben sapendo che il cuore di Hayami batteva ancora.
La giovane scrittrice uscì in accappatoio dalla stanza da bagno e saltò quasi in aria per lo spavento.
“Marcus!...” urlò “Come hai fatto ad entrare? Non…ti ho sentito bussare!”
“Scusami.” Fece calmo il modello “Non intendevo farti paura. Sono tornato ad Augusta per vedere come stavi.”
“Entrando di soppiatto in casa mia?” chiese l’altra di rimando.
Marcus non le diede retta:
“Sei sempre bellissima.”
“Ti prego di uscire, fino a che non mi sarò cambiata.” Disse perentoria la figlia di Miro.
“Quante formalità.” Rincarò Anderson “Una volta, non eri così. Sei diventata puritana dopo il tuo riavvicinamento al principino?”
“Sono sempre stata gelosa della mia privacy!” urlò Laura esasperata “Ti prego di uscire.”
“Sai bene che non ti toccherei neppure con un dito!” esclamò Marcus a sua volta “Fingi di aver paura di me, quando, in realtà, hai solo paura di te stessa.”
“Tu sei cambiato, Marcus!”
La dichiarazione di Laura, seppur breve, turbò l’uomo:
“I capelli, il portamento…sembra…sembra voglia far di tutto per imitare Masumi! Che cosa è cambiato rispetto al nostro incontro al cimitero di New York? Eri così tranquillo, allora…!”
“Lo sono anche adesso.” Rispose il modello asciutto “A differenza di te. Mi guardi come fossi un profittatore: sei solo tu ad agitarti. Io sono rimasto in piedi davanti alla porta e me ne andrò via subito, piuttosto che continuare a subire i tuoi ingiusti commenti.”
La Sakurakoji chiuse gli occhi, a metà tra il costernato e il dispiaciuto:
“Scusami…è…è che mi hai spaventata! Come poteva essere diversamente. Ti presenti qui, completamente trasformato…”
“Si tratta di esigenze di copione.” Spiegò Anderson “Ho fatto un servizio in cui mi si richiedeva di fare dei riflessi biondi e di mettere le lenti a contatto azzurre…”
“E ti presenti da me così conciato?” domandò Laura sconvolta.
Con un cenno della mano lo invitò a prendere posto fino a che non si fosse rivestita.
Il modello consentì ringraziandola.
La scrittrice corse nel soppalco a cambiarsi, mentre Marcus, gli occhi semichiusi, osservava la fiamma del camino.
Disse qualcosa a mezza voce e Laura, che aveva udito solo in parte, fece capolino dalla rampa di scale, i capelli ancora bagnati.
Fu proprio in quel momento che Hector, aria stanca e corrucciata, entrò in casa.
Una espressione significativa, ironica e soddisfatta insieme, prese campo sul viso di Marcus, che si levò in piedi per salutarlo:
“Altezza, i miei…omaggi.”
Seguì un inchino fatto a regola d’arte.
“Non sono necessari convenevoli.” Tagliò corto il principe “Basta che mi chiami Filippo.”
Osservò sconcertato il mutamento estetico del modello, quindi deglutì come chi incassa un colpo inatteso.
Finalmente, Laura ridiscese, i capelli ancora gocciolanti: Hector comprese subito, ma a modo suo, la situazione imbarazzante in cui la compagna doveva essersi trovata.
“Non sapevo” disse pungente “che saresti venuto ad Augusta. Sei stato chiamato da Laura?”
La Sakurakoji trasalì.
“No.” Fu la sincera risposta di Marcus “Laura non ne sapeva nulla. Come suppongo non sapesse del tuo incontro al Bistrot con l’ex ragazza di suo fratello…”
I due innamorati si scambiarono un paio di occhiate taglienti.
“E’ stato casuale.” Si giustificò Hector “Mentre ero al lavoro, Cheyenne mi ha inviato un messaggio. Non c’è nulla di male a prendere un caffè con un conoscente. Mentre si potrebbe molto equivocare sulla situazione che vede voi due assoluti protagonisti. Non credo di aver mai agito in questo modo.”
“Hector…” cominciò Laura spaesata “Anche io non sapevo dell’arrivo di Marcus…”
“Non devi giustificarti.” Disse il ragazzo “Piuttosto, mi scuso per Cheyenne. So che ti disturba che io abbia rapporti con lei.”
“Che bravo ragazzo…” ridacchiò Anderson “Sei proprio un uomo da sposare…”
“E, infatti, è così.” Fece Laura cogliendo la palla al balzo “Stiamo per risposarci. E stavolta sarà per sempre.”
Il colorito di Marcus divenne terreo:
“Dunque, la signora Hayami aveva ragione: a quanto pare, hai messo una pietra sul passato.”
“Che cosa ti aspettavi?” chiese il principe scandalizzato “Per quanto dolore si possa provare, il mondo va avanti!”
“Stai parlando di te!” replicò il modello offeso “Di te che non hai mollato la presa neppure per un secondo. Dovresti vergognarti, principino dei miei stivali! Sei stato peggio di uno stolker. Ma lascia che ti dica una cosa: Laura non dimenticherà mai Masumi!”
“Ci sono <io>, per Laura, adesso.” Fu il commento di Hector.
Mai, nei suoi occhi verdi, era trapelata tanta determinazione.
E rancore, anche.
“Sei sempre stato bravo a pisciare su quello che ritieni <il tuo territorio>.” Rise Anderson in modo del tutto scortese “Salvo, poi, accorgerti che non è il tuo territorio.”
“Non utilizzerei mai una terminologia simile in riferimento a Laura!” protestò il principe “Dovresti solo vergognarti.”
“Marcus,” si intromise la Sakurakoji ponendo teneramente una mano sull’avambraccio del compagno “credo sia arrivato il momento di andartene. Sono stata chiara in mille modi e tu hai finto di non ascoltare o…non hai voluto farlo. E’ finita: tra noi è finita da molto tempo. Non ho più nulla da dirti.”
“Me ne vado.” Fece il modello seriamente “Non disturberò mai più, Laura, a meno che non sia tu a volerlo.”
Quelle parole, quella porta aperta, suonò come un augurio amaro, alle orecchie di Hector.

CONTINUA!...

 
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Yayoi
view post Posted on 12/9/2013, 21:04




È veramente così!
Ci sono persone con cui hai un feeling particolare, e anche se sono mesi o anni che non ti vedi, ti siedi a parlare e riprendi il discorso esattamente dal punto in cui si era interrotto.
Dove non c'è neppure bisogno di dirsi tutto! Basta uno sguardo e ci si capisce al volo!
Come Miro e Masashi!
Che bella cosa!!!

E poi....
Io sono per la 'costanza'!
Cioè, se vuoi ottenere qualcosa, è giusto insistere! Ma fino a un certo punto!
C'è un limite che non si può superare!
Se uno dice no, è NO!
Non si entra in casa delle persone così, neppure se hai bussato più volte!
Altro che farlo accomodare....
 
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view post Posted on 15/9/2013, 15:41
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Eccomi qui, Barbara! In via del tutto eccezionale, reduce dalla fiera del camper a Parma, posto la Valle! Che posterò anche domani, ovviamente! :)

Buona lettura!

Capitolo trecentosessantuno

“Marcus non si arrende”



“Sapevi che era entrato di soppiatto?” chiese Hector sconcertato “Perché non lo hai cacciato via?! Come si è permesso di farlo? Con quale diritto! Quello lì ha problemi serii: deve farsi vedere da uno bravo…”
Laura sospirò, ricadendo sul letto:
“Poveretto: in un certo senso, mi fa una pena atroce. Suppongo sia incredibilmente complicato gestire due personalità così forti…”
“E, così, credi alla fatale idiozia che quel mentecatto propina a mezzo mondo?” fece il principe girandosi di scatto.
Erano saliti in camera, così da non disturbare i figli ancora addormentati sul divano.
“Non è che <gli creda>: è lui che ritiene di farlo ed è ovvio gli costi fatica. Ciò mi procura profonda pena perché il Marcus Anderson che conosco io non si comporterebbe mai in modo così sconveniente. Soprattutto, non verrebbe mai a mendicare affetto.”
“Nessun individuo <normale> insisterebbe così tanto.” disse Hector ridimensionando i toni “Ma sta davvero esagerando. Inoltre, non dimentico che è il cugino di Erminia. Quella gente mi sta sulle palle da secoli…”
“Ma è pur sempre la donna che stavi per sposare…” ridacchiò la Sakurakoji provando ad abbracciarlo.
Il principe assecondò quel suo slancio di affetto e la scrittrice tirò un sospiro di sollievo:
“Non volermene, te ne prego. Io non nutro dubbi sul mio amore. Se ne avessi, non vivrei con te. Piuttosto, mi turba che Cheyenne ti abbia cercato. Che cosa voleva?”
“Lei e Tomo hanno troncato.” Spiegò il ragazzo “Non è che ci abbia capito molto. In un certo senso, mi sembra che la ragazza sia l’immagine speculare di Anderson, ma al femminile.”
“Stai dicendo…che è ancora presa da te?” chiese Laura “Avrebbe lasciato Tomo per tornare alla carica qui, ad Augusta?...”
La voce aveva tradito una nota di preoccupazione: era ovvio che Cheyenne volesse far leva sull’istinto di protezione che tutte le ragazze fragili esercitano sugli uomini.
Hector era una persona buona e non le aveva negato un incontro.
“Non credo.” Negò il principe “Non sono la causa della loro rottura, a meno che lei non abbia mentito: ha parlato dell’ingerenza della figlia di Mia Stanford…”
“Alicia?” ripeté Laura sconcertata “Non sapevo neppure che vivesse a casa di Tomo.”
“Per quel che ho capito, si divide tra l’appartamento di tuo fratello e quello del suo patrigno…” spiegò Hector guardando in direzione del camino “Il mondo è davvero strano…Cheyenne vede in una bambina una minaccia al suo rapporto.”
La scrittrice scosse la testa:
“Mi sembra di essere improvvisamente fuori dal mio contesto familiare. Mi sento…esclusa. Che sta combinando il mio fratellino? Ian ed io siamo in costante contatto, ma Tomo l’ho del tutto perso di vista…”
“Tuo fratello è diventato una rock-star.” Sorrise Hector “E tu, nel mentre, sei diventata una principessa. Non credo vi siate mai allontanati davvero: sono legami che non si interrompono, questi. Quando vi rivedrete, sarà come se non vi foste mai allontanati.”
“Forse, però, ha bisogno di me.” Mormorò la compagna con rammarico “Ma io sono così presa dalla mia famiglia da trascurare l’antica…”
“Chiamalo, allora.” la incitò il principe “Comincia con una e-mail, magari: sei brava a scrivere e descrivere i tuoi sentimenti. Spiegagli ciò che provi. Credo che tuo fratello ti risponderà e sarà il primo a gioire del tuo tentativo.”

***



David faceva jogging sotto una pioggerellina sottile.
Passando per un parco, transitò davanti alla fermata dell’autobus: lì c’era Angie, seduta per ripararsi, che leggeva qualcosa.
Ai suoi piedi, una sacca di iuta semiaperta.
“Posso salutare la mia cuoca preferita?” chiese galantemente fermandosi davanti a lei.
La figlia di Jen si aggiustò gli spessi occhiali, drizzandoli sul naso:
“Ciao. Vedo che stai ancora provando a digerire la mia cucina…”
“Sì.” Confermò l’attore “Non avevo mai ingurgitato diecimila calorie in un solo pasto.”
Prese posto di fianco a lei, mentre le sfilava di mano il libro che stava leggendo: era sottolineato in più punti.
“La storia della riforma luterana…” scandì “E’ un testo del liceo Hillmann. Quasi un classico, direi. Lo ha scritto un ex professore di quella scuola, che, per inciso, è stato anche il mio.”
La fissò negli occhi:
“Non credevo fossi ancora alle superiori...”
Angie arrossì.
“In effetti, sono un po’ in ritardo.” Ammise vergognandosi un poco.
“Sei stata respinta?” chiese l’attore divertito.
“Ma no…è solo che ho avuto qualche problema di famiglia, tempo addietro. Così, ho dovuto saltare la scuola per un poco. Mi diplomerò alla prossima sessione autunnale, spero.”
“Non dev’essere facile conciliare studio e lavoro.” Dichiarò David ammirato “Non hai perso poi così tanto tempo…”
“E’ importante, per me, raggiungere questo traguardo.” Sorrise la Bergson “Mia madre dice sempre che un titolo di studi è decisivo, se si vuol dare una svolta alla propria vita. Ed io desidero che ciò avvenga ad ogni costo…Voglio un salto di qualità vero, che mi porti ad essere soddisfatta di me stessa e senza accettare altri compromessi col mondo.”
“Hai un alto senso della moralità e questo ti fa onore.” Mormorò l’attore non cogliendo il significato della sua ultima espressione. Del resto, non poteva farlo:
“Le ragazze della tua età, di solito, non sono così sicure da commettere una stupidaggine dietro l’altra.”
“La <città degli angeli> non è posto nel quale si possa essere adolescenti sereni…” sorrise Angie deponendo il libro nella sacca “Io ci provo e, ormai, ne sono quasi fuori.”
David tacque: un lieve sorriso di soddisfazione gli increspava le labbra.
“Hai citato la moralità…” sospirò la figlia di Jen “Non vorrei mi fraintendessi: non sono credente e non la lego la moralità al sesso o al vendersi per soldi. Ritengo sia più immorale una persona che, pur consapevole di non dover fare qualcosa, agisce ugualmente.”
“E’ un principio non dissimile da quello che professiamo anche noi gimnosofisti.” Disse l’attore alzando le spalle.
Prese la sacca coi libri della ragazza:
“Quando vengo a fare jogging in questo quartiere, lascio l’auto davanti al bar di un mio amico. Vieni, ti do un passaggio!”
“Non occorre.” Fece prontamente Angie “L’autobus passerà tra quindici minuti ed io ne approfitterò per leggere. Mi piace parlare con te, ma perderei tempo con lo studio…”
David sorrise ancora una volta ammirato: non gli era mai capitato che una ragazza rinunciasse alla sua compagnia in modo tanto diretto.
Si compiacque del fatto che ella, pur gradendone la presenza, declinasse l’invito per motivi pratici e del tutto plausibili.
Si convinse che doveva essere speciale e del tutto lontana dalla logica del profitto che animava tante fanciulle di Los Angeles in cerca di un posto al sole.
“Allora, tornerò a trovarti in momenti <non sospetti>.” Propose mollando la borsa “E mi preparerai un pasto un po’ più light. Altrimenti, rischierai di vedermi qui ancora a smaltire inutilmente i kg di troppo.”
Angie Bergson sorrise compiaciuta e riprese a leggere.

***



Un paio di settimane dopo questi eventi, Marcus tornò in Giappone, deciso ad assistere alle riprese di Ian e <supervisionare>, a suo modo, il film: si avvicinò a Chigusa con un gran sorriso stampato sul volto.
La ragazza si mosse sulla seggiola della regista chiaramente indisposta della sua improvvisa comparsa: stava seguendo le prove del suo fidanzato da una posizione privilegiata.
Nonna Maya stava dando dei consigli ad Ian e, quando Anderson era arrivato, ella si era ritrovata da sola: <gestire> la presenza di un uomo che riteneva <insultante> per la sua pretesa di custodire una parte dell’amato cugino le era impossibile.
“Sei inequivocabilmente infastidita dalla mia presenza.” Disse il modello prendendo posto accanto a lei.
In realtà, non era poi una lettura così <miracolosa>: il viso di Chizu, da sempre, costituiva lo specchio della sua anima appassionata.
Chiunque la fissasse a lungo, riusciva a percepirne gli smarrimenti o il tormento.
“E, così,” motteggiò la giovane “adesso leggi anche nei miei pensieri, oltre che in quelli di Laura. È stupefacente…”
“Non leggo i pensieri.” Rise Marcus con semplicità “E il tuo viso ad essere magnificamente eloquente. Inoltre, non so nulla di te. Mi incuriosisci e basta.”
“Ti incuriosisco?” ripeté Chigusa “E’ una affermazione molto interessante, ma non posso dire altrettanto di te.”
“Allora,” l’interruppe l’altro “non sei neppure curiosa di sapere quali pensieri attraversino la mia mente: se quelli di tuo cugino o i miei?”
“Masumi è morto.” Dichiarò con tono amaro e astioso insieme la figlia di Rika “Neppure un mitomane quale stai mostrando d’essere tu riuscirà mai a restituircelo.”
“E’ un peccato che parta così prevenuta.” Sospirò Marcus “In fondo, dovresti averci fatto il callo, col paranormale, visto che il tuo adorato patrigno ha abbandonato te e tua sorella per vivere col suo grande amore. Un amore che si è ricongiunto in barba all’aldilà che s’era frapposto tra loro…Comico per molti, ma tragico per te.”
“Tu non sai niente.” Masticò Chigusa sempre più tesa “Sei andato a rovistare nel passato della famiglia, leggendo le cose in modo distorto: Miro non ci ha fatto mancare mai niente. Sono cresciuta con lui comunque. Anzi, la nostra famiglia si è allargata.”
“Che brava ragazza…” motteggiò Anderson “Questo può essere vero: ma la teoria delle anime gemelle o <anime affini>, come è stata ribattezzata da altri, ha segnato la tua vita. Così, anche tu, ad oggi, sei convinta che la persona che hai a fianco sia l’altra metà della tua anima. Ed è stato lo stesso anche per Masumi e Laura.”
“Stai parlando del nulla. Tu non capisci…” disse Chizu spazientita “Stai impedendomi di seguire le prove.”
“Non sei riuscita a ribellarti al Fato.” Riprese Marcus “Con che coraggio, ora, chiedi a me di rinunciare a Laura? Hai provato a stare con quel Takumi e Ian ha cercato conforto tra le braccia di una attrice greca che ha persino sposato. Per trovarvi, alla fine, al punto di partenza.”
“C’è una differenza sostanziale!” replicò la giovane attrice alzandosi in piedi “Tu non sei Masumi! Non sei l’altra metà dell’anima di Laura!”
“Anche questo è vero, ma i miei sentimenti verso di lei sono autentici. E credo costituiscano un richiamo fortissimo anche per lei.” Mormorò il modello con volto perso, come a fissare un punto indefinito davanti a lui “Laura sta vivendo come <cristallizzata> in un mondo che non è il suo. Quando è stata in pericolo, anche il mio cuore ha vibrato di orrore e paura. È vero che, dopo quell’evento, molti ricordi che credevo di possedere sono scemati, ma io percepisco sempre <qualcosa> in relazione a lei, alla sua condizione. Se è in difficoltà, ne vengo a conoscenza in un istante.”
Chigusa sospirò sconfitta:
“Ma non capisco: che cosa vorresti fare di questo cumulo di sensazioni…?! Laura si è rifatta una vita. Se volesse stare con te, lo farebbe. Perché sarebbe rimasta ad Augusta?”
Si ravviò i lunghi capelli neri con entrambe le mani:
“Sei un uomo intelligente, sai parlare bene: ma sembri quasi <fissato>. Nessuno può pensarla diversamente, vista la portata di ciò che dici.”
“E tu? Cosa hai pensato quando Miro è corso tra le braccia di Shizuka?” chiese a bruciapelo Marcus “E della tua bisnonna, di cui porti il nome, che si è votata ad Oozachi senza mai accettare realmente la corte di Genzo Otori?”
“Vedo che sei più informato di quanto pensassi. Ciò dimostra che sei <grave>” Ammise seccamente Chigusa.
“Non ho preso informazioni, se proprio vuoi saperlo. Mi basta guardarti in faccia per leggere la verità…”
“Sei solo un mitomane.” Troncò la figlia di Rika allontanandosi “E, semmai dovessi intralciare lo svolgimento delle riprese, mio nonno ti metterà alla porta. Non nominare mai più il mio amato cugino in mia presenza, se non vuoi che io stessa ti prenda a calci.”


CONTINUA DOMANI!...

 
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Yayoi
view post Posted on 15/9/2013, 20:21




Marcus, come tutti gli invasati che si rispettano, ha una lucidità sconvolgente!
 
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view post Posted on 16/9/2013, 10:49
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Stregone/Strega quasi professionista

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La lucidità di portare avanti la sua tesi sì, ma sbaglia i presupposti!
Volente o nolente sta confondendo se stesso con i ricordi sbiaditi di Masumi e non è bene per nessuno.
 
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view post Posted on 16/9/2013, 16:15
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Bentrovata, Tenshina!
Scusate, ma, con l'inizio della scuola e i continui spostamenti, mi è molto difficile venire in forum.
Anche io, come Barbara, ho bisogno di ferie! :lol:

Capitolo trecentosessantadue

“Tenerezza”



Masashi entrò nella camera da letto di Elizabeth Himekawa, recando un mazzo di fiori: rose scarlatte e ramoscelli di susino.
Ella riposava placidamente sul giaciglio di colore rosa e l’uomo sorrise, disponendo il regalo in un vaso elegante, ma semplice.
Esso si intonava perfettamente con quel contesto <confetto>, degno del gusto della principessina di sempre.
“Sai,” disse pianissimo sedendo sul letto “non so se rammenti, ma, quando eravamo ragazzini e avevamo tredici o quattordici anni, io raccoglievo per te questi fiori, <rubandoli> nel giardino di mia madre, a Nara. Le rose, invece, le prendevo a Villa Hayami. Il giardiniere mi ha beccato un bel po’ di volte e mi ha rincorso, anche, con un fucile caricato a sale.”
Sospirò:
“Non ci crederai, ma ho trovato questi fiori in un negozio sulla Trentaseiesima gestito da giapponesi trapiantati a New York da molti anni. Si sono trasferiti dopo il disastro nucleare di Fukushima: essi hanno perso una figlia, che si è ammalata di una rara forma tumorale. Mi hanno fatto molta pena, ma tu sai come sono i giapponesi. Anche se affranti, non pèrdono mai il loro sorriso gentile. Purtroppo per noi, le nostre origini sono troppo variegate perché valga quella stessa legge: e il sorriso, credo, lo abbiamo perso da un bel pezzo.”
Si sedette sul letto, quindi si sdraiò di traverso rispetto al corpo di Elizabeth, incrociando le braccia dietro la testa:
“I giorni passano, ma il dolore resta, per quanto <più confuso> e meno consistente. Si mescola al rimpianto e, certe volte, alla beffa.”
Qui aveva pensato alla notizia apparsa su tutti i quotidiani europei relativa alla paternità di Hector: stavolta, non c’erano dubbi a che la creatura che aveva ritenuto sua nipote non era stata concepita dall’adorato figlio.
Miro, del resto, era stato molto chiaro.
“Continuo a ripetermi che <è giusto così>, visto che Laura e quel principe si amano ancora, ma mi sento male al pensiero che anche questo pezzo di Masumi sia…evaporato…” soggiunse portando un braccio davanti agli occhi.
“Che ti aspettavi?”
La domanda di Elizabeth lo colse impreparato, ché era convinto che ella dormisse.
“Io lo avevo detto alla figlia di Miro che Beatrice non somigliava per niente a nostro figlio. Non ho voluto fomentare dubbi o sospetti, ché il dolore a nostro carico era già forte di suo, ma si capiva. Si capiva eccome. Io credo che Laura, per quanto onesta, abbia come presentito qualcosa, quando ha accettato che Filippo facesse da padre alla piccola. Credo nell’istinto. Ci credo più di quanto io stessa non osi ammettere.”
Masashi annuì col capo:
“Mi duole averti svegliato…Sono entrato a vedere come stai…”
“Ma se non mi molli mai per più di mezz’ora…” rise Lizzie, mettendosi a sedere sul letto.
Un raggio di sole illuminò gli splendidi capelli biondo naturale: gli occhi chiari, che erano attraversati da quella stessa luce, parevano due cristalli.
“Ti trovo raggiante, oggi.” Disse l’attore ammirato.
“Allora, devi vederci male.” Mormorò la donna stancamente “Credo di avere un febbrone da cavallo. Il mio mal di gola è atroce…”
Anch’egli balzò a sedere sul letto e le tastò la fronte con la mano:
“Cazzo! Perché non me lo hai detto?”
“E tu, quando smetterai di imprecare?” chiese di rimando Elizabeth “Sei proprio un ragazzino maleducato…”
“Non puoi trascurarti.” Disse il figlio di Maya.
Quindi, si dileguò in cerca degli antinfluenzali.
La TV in salotto era accesa e sintonizzata sul canale di All Music.
Stavano dando un video dei Borderline, uno dei più noti e datati del complesso: il Sen’hal.
Masashi si fermò un istante a guardare il figlio, vestito come un buffo principe decaduto, avanzare nel folto di una spaventosa foresta in cerca della sua principessa.
Afferrò il telecomando e spense, rilanciando subito l’oggetto sul divano bianco.
L’armadietto dei medicinali, sistemato in una delle due camere da bagno, era praticamente semivuoto: recuperò il barattolo con le aspirine e tornò da Lizzie con un bicchier d’acqua.
“Non riesco a mandar giù niente…” si lagnò quest’ultima “Devo aver preso una bella influenza…”
“Sforzati.” Parve redarguirla l’ex marito “Ti sentirai meglio già tra un paio d’ore.”
“Sono così stanca…” raccontò la Himekawa “Sai, in ospedale mi ha visitata un ginecologo, che mi ha preso anche in cura.”
“Perché non me lo hai detto?” chiese Masashi preoccupato “E’ strano che il dottore non mi abbia detto nulla, quando sei stata dimessa…”
“Perché non era tenuto a farlo.” mormorò la figlia di Ayumi un po’ tristemente “In fondo, egli sa bene che non abbiamo alcun legame.”
Gli spiegò di una menopausa precoce, probabilmente legata allo stress.
“Questo tizio che ti segue è bravo?” si informò Masashi un po’ preoccupato.
“E chi lo sa?” chiese a sua volta la donna “Dal mio punto di vista, l’uno vale l’altro.”
“Fatti coraggio.” Disse solidale Masashi “Te ne do atto: è una bella lotta. Ma, quando tutto sarà finito, sarai come nuova…”
Lizzie sospirò.
“Sono contento,” soggiunse l’attore accarezzandole la guancia rosea “perché, in qualche modo, stai facendo progressi: sei tornata a farti visitare, a volerti un minimo di bene.”
“Non è proprio così.” Disse la donna “In pratica, avendo fatto un chek-up completo, mi hanno costretta. Inoltre, per quanto faccia, la mia colpa non sarà mai cancellata. Odio anche solo pensare di soffrir meno. Che razza di madre sarei?”
“Una madre che ha anche un altro figlio.” Rispose serissimo Masashi.
“Junior non è ancora pronto a frequentarmi...” Disse tristemente Elizabeth “E’ venuto in ospedale, mi ha abbracciato, ma credo gli faccia male vedermi. Il fatto di volermi bene non significa che abbia dimenticato il mio abbandono.”
“Il dolore per la perdita di suo fratello è forte quanto il nostro: dagli tempo.”
Il viso bellissimo del figlio di Maya e Masumi Hayami si rabbuiò:
“So che è andato a trovare Helen, in carcere. Non ho capito che cosa avesse in mente, ma l’ho reputata una pessima idea. Come si possono cavare spiegazioni da una mentecatta? Gli avrà detto un sacco di bugie o di sconcezze.”
“Perché lo avrebbe fatto?” chiese incerta la donna.
“E’ ovvio che Junior non abbia ancora…trovato pace.” Replicò l’attore “E come dargli torto? Mi sento in colpa, Elizabeth. Credo che mio figlio avesse bisogno di me, mentre io…”
“Sei stato con me.” Disse la Himekawa sconfortata “Hai trascurato Bianca ed anche tuo figlio...”
Si morse un labbro: ribadirgli che egli aveva errato su tutta la linea ancora una volta era inutile.
Egli le avrebbe risposto sempre allo stesso modo.
Masashi sapeva essere terribilmente testardo, quando voleva e, in quelle occasioni, di fronte alle rimostranze di Elizabeth, non aveva accettato alcun consiglio.
“Non è tardi per stare un po’ con lui. Siamo a New York, non all’altro capo del mondo.” Mormorò soltanto, osservando il panorama che si apriva davanti a loro in tutto il suo splendore.
Non s’avvide che il suo compagno, contemplando il suo faccino corrucciato e preoccupato insieme, s’era fatto rosso sino alle orecchie.
“E’ ora di pensare al pranzo…” annunziò ilare “Che cosa ti va di mangiare?”
“Ma, no, lascia, ci penso io.” sorrise Elizabeth alzandosi dal letto “Mi sento già molto meglio. La donna delle pulizie non è venuta e, così, pensavo di fare un po’ d’ordine. Mi vergogno che Alicia torni da scuola e trovi questo caos.”
“Non devi.” Disse Masashi convinto “Io raccoglierò gli indumenti sporchi e passerò l’aspirapolvere, mentre tu ti darai alla cucina.”
“Puoi anche portare tutto in lavanderia?” domandò la Himekawa titubante.
Hayami assentì divertito, quindi prese a deporre in un cesto i vestiti sparsi in camera da letto.
“Masashi?” chiamò dopo un poco Lizzie dalla cucina “Nella omelette ci va il latte? Che disastro…”
Egli non l’udì, impegnato com’era nella raccolta e <frastornato> dalla musica che proveniva dall’impianto stereo: nonostante non fosse più un ragazzo, gli piaceva ascoltare ancora il rock a volume altissimo.
L’attrice fece capolino per vedere a che punto fosse:
“Allora? Il latte?...”
Non terminò la frase, ché lo vide armeggiare con la sua biancheria intima: la cosa le procurò imbarazzo enorme.
“Lascia!” quasi urlò avventandosi su di lui.
Nella foga, la cesta con gli abiti finì per rovesciarsi:
“Non ti ho chiesto di raccogliere anche le mie mutande!”
Masashi prese a ridere come un forsennato: era talmente ilare da contorcersi letteralmente.
“Che vuoi che sia?” le chiese con le lacrime agli occhi “Abbiamo due figli! E centinaia di notti insieme…!”
Lizzie sedette di fianco a lui, sulla moquette:
“Beh, mi imbarazza lo stesso!”
E si <riappropriò> delle sue mutande, provando a nasconderle dietro la schiena.
Masashi smise di ridere, ma permaneva comunque la sua espressione divertita.
“Per essere una donna pudica, la tua biancheria è molto…appariscente…!” continuò imperterrito “Davvero notevole il pizzo nero…”
“Smettila!” sbottò la Himekawa rossa sino alle orecchie “Non è niente di particolare!”
“Il nero ti dona.” Disse l’attore “Anche se il colore che più ti si addice è il bianco.”
“Ti sbagli.” Replicò Elizabeth con serietà “Il bianco è per i puri.”
“Beh,” provò a sdrammatizzare Masashi “a me va bene anche se non indossi nulla. In fondo, quella roba, prima o poi, va via…”
“Cos…?”
Vide che la donna diventava di nuovo paonazza e riprese a ridere forte.
“Masashi, te le lancio in testa, le tue uova!” sbottò Lizzie “Devi portarmi rispetto, hai capito?”
E iniziarono a prendersi a cuscinate, alla stregua di ragazzini ingenui e felici.

CONTINUA!...

 
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view post Posted on 16/9/2013, 17:07
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Stregone/Strega quasi professionista

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Ma che bella evoluzione che stanno avendo questi due: come un riscoprirsi ed innamorarsi di nuovo. Mi piace.
Laura leggo sempre con piacere i tuoi capitoli, ma non sempre trovo il tempo di commentare: perdonami!
 
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Yayoi
view post Posted on 16/9/2013, 19:26




Già, non è mai troppo tardi!!! :lol:
 
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1840 replies since 27/9/2011, 13:38   33841 views
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